Hammershøi e i pittori del silenzio, per la prima volta in Italia al Roverella

Dal 21 febbraio al 29 giugno 2025 a Rovigo a Palazzo Roverella si terrà la prima mostra italiana dedicata a Vilhelm Hammershøi (Copenaghen, 1864-1916), il più grande pittore danese della propria epoca, uno dei geni dell’arte europea tra fine Ottocento e inizio Novecento. A promuoverla è la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo. La mostra, prodotta da Dario Cimorelli Editore, è a cura di Paolo Bolpagni.

HAMMERSHØI
e i pittori del silenzio tra il nord Europa e l’Italia
Rovigo, Palazzo Roverella
21 febbraio – 29 giugno 2025

Del grande artista danese giungerà a Rovigo un nucleo fondamentale di opere, selezionate da Paolo Bolpagni nella rarefatta produzione dell’artista. Allievo prima di Niels Christian Kierkegaard e Holger Grønvold, poi di Frederik Vermehren alla Kongelige Danske Kunstakademi, e infine di Peder Severin Krøyer, debuttò nel 1885. Da anni è ormai in atto la sua riscoperta a livello internazionale: grandi e importanti mostre a lui dedicate sono state realizzate a Parigi al Musée Jacquemart-André, a Tokyo al National Museum of Western Art, a New York alla Scandinavia House, a Londra alla Royal Academy, a Monaco di Baviera alla Kunsthalle der Hypo-Kulturstifung, a Toronto alla Art Gallery of Ontario, a Barcellona al Centre de Cultura Contemporània, a Cracovia al Muzeum Narodowe etc. A oggi, mancava ancora una retrospettiva italiana, che ponesse nel giusto risalto la figura di Hammershøi, protagonista appartato ma fondamentale dell’arte di fine Ottocento e del primo quindicennio del XX secolo. Una lacuna che la grande esposizione rodigina ha l’ambizione di colmare.

“La mostra di Palazzo Roverella, tuttavia, non si propone semplicemente di offrire al pubblico del Bel Paese un’occasione per conoscere più da vicino le opere di un pittore straordinario, riconoscibile per l’intimismo minimalista dei suoi interni e per l’atmosfera inquieta che si sprigiona da un apparente rigorismo, ma di scandagliare filoni di ricerca rimasti finora pressoché inesplorati: da una parte il rapporto tra Hammershøi e l’Italia, dall’altra il confronto con artisti europei soprattutto coevi che, con sfumature diverse, praticarono una poetica basata sui temi del silenzio, della solitudine, delle ‘città morte’, dei ‘paesaggi dell’anima’. I francesi Émile-René Ménard, Henri Duhem, Lucien Lévy-Dhurmer, Charles Marie Dulac, Henri Le Sidaner, Charles Lacoste e Alphonse Osbert, i belgi Fernand Khnopff, Georges Le Brun e William Degouve de Nuncques, gli olandesi Jozef Israëls e Bernard Blommers, la svedese Tyra Kleen, i danesi Peter Vilhelm Ilsted, Carl Holsøe e Svend Hammershøi. E, beninteso, gli italiani: Umberto Prencipe, Giuseppe Ar, Oscar Ghiglia, Vittore Grubicy de Dragon, Mario de Maria, Giulio Aristide Sartorio, Vittorio Grassi, Orazio Amato, Umberto Moggioli, Domenico Baccarini, Giuseppe Ugonia, Francesco Vitalini, Mario Reviglione”, anticipa il curatore.

“Hammershøi – sottolinea Paolo Bolpagni – viaggiò varie volte nella Penisola, visitò Roma, collezionò cartoline con vedute di città, e soprattutto rifletté sull’antichità classica e guardò ai cosiddetti Primitivi: Giotto, Beato Angelico, Masolino, Masaccio, Luca Signorelli, Desiderio da Settignano. Benché abbia dipinto una sola opera di soggetto italiano (che sarà in mostra), durante le proprie permanenze esercitò un’attenzione estrema e recepì spunti e insegnamenti, che contribuirono a delineare il suo personalissimo linguaggio. Non bisogna del resto ignorare il ruolo che il canonico soggiorno a Roma rivestiva tradizionalmente nella formazione dei giovani artisti danesi”.

“La relazione, comunque, funzionò in senso biunivoco: non pochi pittori italiani di differenti provenienze geografiche, infatti, furono suggestionati dalla visione o della conoscenza di opere di Hammershøi, sia a lui contemporanei, sia della generazione successiva. Inoltre alcuni critici, nella Penisola, si interessarono piuttosto precocemente al lavoro di Hammershøi: Vittorio Pica, Ugo Ojetti, Emilio Cecchi, e riviste importanti come «Il Marzocco» ed «Emporium» gli dedicarono articoli”.

“Gli spunti di ricerca, insomma, non mancano, e l’obiettivo della mostra è di far luce su di essi, anche sulla base di indagini documentarie che svelino aspetti inediti, e di riflessioni critiche che approfondiscano filoni meritevoli d’interesse, dal topos della figura ritratta di spalle al motivo degli interni silenziosi e dei paesaggi privi di presenze umane, dall’isolamento umano di Hammershøi alla ‘povertà’ cromatica dei suoi dipinti”.

“Hammershøi e i pittori del silenzio”, dopo un breve affondo sui precedenti storici del tema degli interni silenti, approfondirà i quattro ambiti portanti della ricerca dell’artista: gli interni, le vedute architettoniche, quasi sempre prive di presenze umane, i ritratti e la pittura di paesaggio.

A essere per la prima volta approfondito sarà poi – anticipa il curatore – il rapporto di Hammershøi con l’Italia: “dalle ricadute iconografiche (per esempio con la sua raffigurazione della Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, visitata nella capitale) alla presenza di lavori dell’artista in mostre dell’epoca, come la Quadriennale di Roma del 1911, per concentrarsi in special modo sugli accostamenti e confronti con la poetica e i soggetti di pittori italiani, anche con l’indagine dell’impatto che la visione diretta o la conoscenza in riproduzione di opere di Hammershøi esercitò fino all’incirca agli anni Trenta del Novecento”.

A completare il percorso sarà una originale comparazione di carattere tematico e stilistico tra la produzione di Hammershøi e i dipinti di artisti coevi scandinavi, francesi, belgi e olandesi, per evidenziare affinità e differenze, nell’enucleazione di alcuni Leitmotive: gli interni silenziosi, la solitudine, le “città morte”, i “paesaggi dell’anima”.

Ad accompagnare la mostra, un ampio catalogo edito da Dario Cimorelli Editore (che gestisce anche la segreteria organizzativa della mostra), con saggi originali del curatore Paolo Bolpagni e di Claudia Cieri Via, Luca Esposito, Francesco Parisi e Annette Rosenvold Hvidt.


Info:
Palazzo Roverella www.palazzoroverella.com
 
Fondazione Cariparo
dott. Roberto Fioretto – Responsabile Ufficio Comunicazione
roberto.fioretto@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499
Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Novità su ArtOnWorld.com

Siamo entusiasti di annunciare il lancio del nostro nuovo sito web, completamente rinnovato nel design e nella funzionalità, pensato per offrire ai nostri lettori un’esperienza ancora più completa e coinvolgente.

ArtOnWorld.com presenta
il nuovo sito, la nuova edizione della rivista e i nuovi servizi

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Venezia: Doppia Personale di Karen Bermann e Jason Vigneri Beane

Dal’ 8 al 26 febbraio 2025, la Galleria Itinerarte di Venezia ospita Bone by Jeweled Bone / Cephalon, una doppia personale che accosta due visioni artistiche profondamente diverse eppure intrecciate da un’indagine comune sul tempo, sulla memoria e sulla trasformazione. Karen Bermann e Jason Vigneri-Beane propongono due percorsi distinti: uno intimo e narrativo, radicato nell’esperienza personale e nella materialità del racconto; l’altro visionario e digitale, proiettato verso un futuro possibile in cui tecnologia e natura si fondono in un equilibrio inedito.

BONE BY JEWELED BONE / CEPHALON
Doppia Personale
di Karen Bermann e Jason Vigneri Beane

 
08 febbraio – 26 febbraio  2025
Vernissage 10 febbraio 2025 dalle ore 17.30
Galleria ITINERARTE Rio Tera della Carità 1046, |zona Accademia – Dorsoduro, Venezia

Con Bone by Jeweled Bone, Karen Bermann (USA) porta in mostra un lavoro che intreccia autobiografia e riflessione sulla memoria come dialogo generazionale. Su due pareti opposte, le voci di un padre e di una figlia raccontano due prospettive di vita diverse e complementari.

Fritz, nato a Vienna nel 1922, attraversa la storia del Novecento con la fragilità e la resistenza di chi è costretto a reinventarsi: adolescente in fuga dall’Europa, vive in tre paesi, cambia tre nomi, padroneggia tre lingue. Il suo motto, inciso nella sua esistenza, è “You can never be too careful” (non si diffida mai abbastanza).  Dall’altra parte, Karen, prima generazione americana, cresce nella New York degli anni ’60 e ’70, in un’epoca in cui la libertà personale e l’esplorazione dell’identità si fanno urgenza collettiva. Il suo sguardo è aperto al rischio, al cambiamento.

Questa installazione fa parte del memoir The Art of Being a Stranger, in uscita nel 2025 per la University of Toronto Press. Un’opera che racconta, attraverso poesia, prosa e disegni, l’eredità del trauma intergenerazionale e il fragile senso di appartenenza. La mostra stessa si sviluppa come una narrazione spazializzata: le due voci si fronteggiano sulle pareti opposte della galleria, mentre due grandi ritratti accolgono il visitatore, enfatizzando il carattere teatrale e immersivo dell’installazione.

Se Bermann affonda le radici nella storia e nell’intimità del ricordo, Jason Vigneri-Beane (USA) guarda al futuro e all’interazione tra intelligenza artificiale ed ecologia sintetica con Cephalon. In una serie di trentatré stampe digitali, l’artista esplora un mondo ibrido in cui le infrastrutture autonome, la flora criptica e le micro-macchine disegnano scenari in continua evoluzione.

Vigneri-Beane, architetto e fondatore di Split Studio a Brooklyn, utilizza strumenti avanzati di progettazione algoritmica per ridefinire il confine tra ambiente naturale e costruito. Il suo lavoro spazia dalla realtà aumentata al design industriale, dall’architettura alle infrastrutture robotiche, immaginando un futuro in cui l’intelligenza artificiale diventa parte integrante dei processi ecologici e delle strutture che ci circondano. I suoi progetti, spesso ispirati a microecologie cyborg e a nuovi materiali fisico-virtuali, propongono scenari di convivenza tra organismi e macchine, tra naturale e artificiale, tra caos e ordine.

Se il lavoro di Vigneri-Beane è digitale, concettuale e sperimentale, quello di Bermann è fatto di segni, materia e memoria. Due linguaggi differenti, due direzioni opposte—una rivolta indietro nel tempo, l’altra proiettata nel domani—che si incontrano in un dialogo inaspettato.

L’esposizione mette in relazione passato e futuro, esperienza umana e intelligenza artificiale, radici e mutazione. Un doppio sguardo sulla trasformazione, in cui le storie individuali e le proiezioni immaginarie si intrecciano per restituire una riflessione più ampia sulla condizione umana.

Jason Vigneri-Beane è architetto, designer industriale e professore di architettura al Pratt Institute, dove ha insegnato design, media, tecnologia ed ecologie cyborg. Ha coordinato diversi programmi accademici e nel 2016-17 ha ricevuto il Distinguished Teacher Award, il massimo riconoscimento dell’istituto. Fondatore dello studio Split Studio a Brooklyn, si occupa di design multidisciplinare tra grafica, realtà aumentata, architettura ed ecologia. Le sue ricerche spaziano dagli scenari futuri alle microecologie cyborg, dalle infrastrutture robotiche agli involucri architettonici.

www.splitstudio.com   Instagram: @jcvb_split

Karen Bermann è Professoressa Emerita di Architettura presso la Iowa State University ed è nata e cresciuta a New York, figlia della diaspora ha una spiccata tendenza a viaggiare per il mondo. Ha insegnato negli Stati Uniti e a Roma, dove ha diretto molti semestri di studio all’estero per studenti statunitensi. Sotto l’egida dell’accademia, ha scritto su vari argomenti legati al design sanitario, all’urbanistica e all’abitazione informale, dal nascondiglio di Anne Frank ai campi rom alla periferia

di Roma. Il suo memoir grafico, The Art of Being a Stranger, sarà pubblicato dalla University of Toronto Press nell’estate del 2025.

Instagram  @krnbrmnn


ORARI DI VISITA
Orari apertura mostra: 10 – 17
VERNISSAGE  10 Febbraio ore 17.30

Contatti Stampa
CRISTINA GATTI PRESS & PR
press@cristinagatti.it

Bologna: La frammentazione come condizione geopolitica e realtà esistenziale

Dal 6 al 16 febbraio 2025 il Museo civico del Risorgimento del Settore Musei Civici Bologna accoglie la mostra collettiva Fragmented Nations (on dropping bomb*shells), una riflessione sulla natura incerta e fragile del tempo presente attraverso sette opere video degli artisti Bojan Stojčić, Daniil Revkovskyi e Andrii Rachynskyi, Marco Brambilla, Rashid Masharawi, Sasha Kurmaz, Shabi Habib Allah e Younès Ben Slimane.

Il progetto espositivo, a cura di Carmen Lorenzetti e Dušan Josip Smodej, è promosso da Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento in collaborazione con OOU Nomadic Gallery e rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento

Fragmented Nations (on dropping bomb*shells)
Bojan Stojčić | Daniil Revkovskyi and Andrii Rachynskyi | Marco Brambilla

Rashid Masharawi |Sasha Kurmaz | Shabi Habib Allah | Younès Ben Slimane
A cura di Carmen Lorenzetti e Dušan Josip Smodej

 
6 – 16 Febbraio 2025            
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento
In collaborazione con OOU Nomadic Gallery

Nell’ambito di ART CITY Bologna 2025

Inaugurazione venerdì 7 febbraio 2025 ore 17.00  

Fragmented Nations (on dropping bomb*shells) presenta la frammentazione come condizione geopolitica e realtà esistenziale. Giustapponendo display contemporaneo e storico, la mostra fa entrare in risonanza i manufatti conservati nella collezione permanente del Museo civico del Risorgimento, testimonianze delle aspirazioni alla costruzione dell’Unità d’Italia da cui mossero le guerre di Indipendenza del XIX secolo, con le precarietà del (dis)ordine globale del XXI secolo. Il dialogo tra passato e presente illumina così la natura ricorsiva dei conflitti e la fragilità delle identità nazionali.

Nel dicembre 2023, l’Istituto italiano per gli studi politici internazionali ha pubblicato un dossier intitolato Il mondo nel 2024: la grande frammentazione che, a distanza di un anno, in retrospettiva fornisce un quadro convincente e solido per questa esposizione. Il rapporto identifica i principali fattori di frammentazione nel mondo odierno: tensioni geopolitiche, conflitti crescenti, instabilità economica e rottura della cooperazione multilaterale. Guerre come quelle in Ucraina e Gaza illustrano come le divisioni radicali e le mutevoli alleanze stiano rimodellando l’ordine globale. Analogamente, l’ascesa del Sud del mondo e la sua sfida all’egemonia del Nord segnano un riallineamento fondamentale delle strutture di potere internazionali, con le vecchie potenze dominanti che cercano di estendere le loro sfere di influenza a scopo di deterrenza.

Esempi di questa tendenza sono la posizione della Cina nei confronti di Taiwan e le dichiarate ambizioni egemoniche del neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo cui le annessioni territoriali di Canada, Groenlandia e canale di Panama sarebbero una necessità per la sicurezza nazionale. Queste aspirazioni sottolineano un modello ricorrente di espansionismo territoriale e ideologico, evocando domande più profonde sulla natura della sovranità, la persistenza di impulsi neocoloniali e il fragile equilibrio di potere in un panorama globale sempre più diviso.

Le opere selezionate interrogano i temi cruciali delle relazioni geopolitiche, dei conflitti, delle migrazioni e delle tecnologie di sorveglianza invitando gli spettatori a riflettere sulla dissonanza tra le promesse di unificazione e le realtà della frammentazione. Mentre la storia e le narrazioni contemporanee si scontrano, le forze che plasmano sia la persistenza che la dissoluzione delle nazioni vengono sfidate.



Mostra
Fragmented Nations (on dropping bomb*shells)

Artisti
Bojan Stojčić | Daniil Revkovskyi and Andrii Rachynskyi | Marco Brambilla | Rashid Masharawi |Sasha Kurmaz | Shabi Habib Allah | Younès Ben Slimane

A cura di
Carmen Lorenzetti e Dušan Josip Smodej

Promossa da

Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento

Periodo di apertura
6 – 16 febbraio 2025

Inaugurazione
Venerdì 7 febbraio 2025 ore 17.00

Orari di apertura
Martedì e giovedì 9.00 – 13.00
Venerdì 15.00 – 19.00
Sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.00
Chiuso lunedì e mercoledì


Ingresso
Intero € 5 | ridotto € 3 | ridotto speciale visitatori > 19 anni e ≤ 25 € 2 | gratuito possessori Card Cultura | gratuito possessori biglietto Arte Fiera (dal 6 al 9 febbraio 2025)


Informazioni
Museo civico del Risorgimento
Piazza Giosue Carducci 5 | 40125 Bologna
Tel. + 39 051 2196520
www.museibologna.it/risorgimento
museorisorgimento@comune.bologna.it 
Facebook: Museo civico del Risorgimento – Certosa di Bologna
YouTube: Storia e Memoria di Bologna


Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei

Ufficio Stampa Settore Musei Civici Bologna
e-mail UfficioStampaBolognaMusei@comune.bologna.it 
Silvia Tonelli – Tel. +39 051 2193469 e-mail mailto: silvia.tonelli@comune.bologna.it 
Elisabetta Severino – Tel. +39 051 6496658 e-mail elisabetta.severino@comune.bologna.it

Roma: Finissage OPENBOX5 – AVENTINO for FUTURE

Ultimi giorni per ammirare le installazioni di Pino Genovese, Elisa Majnoni e Paola Romoli Venturi per OPENBOX5 – AVENTINO for FUTURE nei Giardini di Sant’Alessio e nei Giardini di Piazza Albina a Roma. Opere che portano l’attenzione sul tema della sostenibilità, delle trasformazioni climatiche, la transizione ecologica con i relativi risvolti economici, politici e sociali, perché, davanti alla catastrofe climatica, l’ecologia si interroghi sulla possibilità della conservazione degli ecosistemi  al collasso e sulla necessità di sopravvivere, accanto ad altri umani e non-umani, nelle rovine di un mondo che, forse, abbiamo già modificato in modo irreversibile. 

OPENBOX5 – AVENTINO for FUTURE
Pino Genovese, Elisa Majnoni, Paola Romoli Venturi
 
Finissage 7 febbraio 2025 ore 10.30 – 12.30

Giardini di Piazza Albina, Giardini di Sant’Alessio | Roma

La mostra, organizzata dall’Associazione Amici dell’Aventino e promossa con il Municipio I Roma Centro, ha colto l’occasione per valorizzare le sperimentazioni artistiche ed offrire al pubblico una panoramica sul ruolo dell’arte nell’ambito del dibattito in corso, seguendo il consiglio dell’ambientalista Bill McKibben: 

What the Warming World Needs Now Is Art, Sweet Art.

In occasione del finissage, nei Giardini di Sant’Alessio, si svolgerà la performance partecipativa SALVA LA TUA BALENA! di Paola Romoli Venturi alla quale parteciperanno maestre ed allievi della Scuola Elementare “Giacomo Badini” che hanno collaborato alla scultura L’ISOLA dell’AVENTINO – L’ARMA DEL DELITTO: l’opera rappresenta lo stomaco della balena morta a causa delle plastiche ingerite ed è stata realizzata con la plastica endogena consumata e raccolta dagli allievi attraverso tre incontri: infatti, in 7 giorni i ragazzi e le loro famiglie hanno messo da parte 23 sacchi con circa 900 contenitori e bottiglie di varie dimensioni in plastica. In questo quarto incontro l’artista aprirà lo stomaco della balena, dove sono stati inseriti i contenitori, i ragazzi estrarranno le plastiche e le schiacceranno facendo un’ulteriore riflessione sullo smaltimento corretto delle plastiche e sui temi più generali dell’inquinamento e del nostro rapporto con l’ecosistema. 


OPENBOX5 – AVENTINO for FUTURE
Pino Genovese, Elisa Majnoni, Paola Romoli Venturi
A cura di AdA-Cultura con Daniela Gallavotti Cavallero, Alessandro Olivieri, Mara van Wees
Testi di: Daniela Gallavotti Cavallero, Sandro Polo, Mara van Wees
Un progetto dell’Associazione Amici dell’Aventino
Promosso con il Municipio I Roma Centro
Associazione Amici dell’Aventino
info@aventino.org
 
Ufficio stampa Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

Da Neolitico a previsioni astrofisiche, attraverso l’inconscio

Lo scopo di questo articolo è evidenziare che lo strumento ultimo per esplorare l’astronomia risiede dentro di noi, come figli della polvere delle stelle, e che Hilma af Klint ha raggiunto qualcosa di veramente notevole in questo senso con le sue visioni.


Da cristi horgos <christiorgos@gmail.com> 

Il Tour “A Due Passi Dal Cielo” di Marco Frattini arriva a Meda


Dopo il successo alla prima milanese di ‘A Due Passi Dal Cielo Tour’, Marco Frattini, atleta e artista audioleso profondo, presenta i suoi nuovi brani, al suo paese. Musica inedita, ospiti nostrani e quel mix tra entusiasmo e incredulità, saranno gli ingredienti per richiamare il pubblico a questo doppio appuntamento


IL TOUR ‘A DUE PASSI DAL CIELO’ ARRIVA IN BRIANZA MARCO FRATTINI SUONA NELLA SUA CITTÁ

Sabato 8 febbraio al Music-Center di Meda, lo show concerto
di Marco Frattini & Time Machine.

Due spettacoli in un solo pomeriggio, ospiti, emozioni e una grande festa

Marco Frattini e il suo gruppo, forti dell’ottimo riscontro al live al Massaua di via Tadino a Milano, sono pronti per ripetersi. Accompagnato da una band d’eccezione, Time Machine, con Cristian Daniel alla batteria, Daniele Sala al basso e Rossella De Lucia alla voce, e assistito da Mauro Teti, nelle vesti di tour manager. Assieme a Marco, il quartetto crea un impatto sonoro in grado di stupire gli ascoltatori. Una kermesse di musica suonata dal vivo, ricca di energia e una prova empirica di vera forza di volontà. Anche per questa occasione non mancheranno ospiti a caratterizzare la seconda tappa del tour. Donato Pradolini, chitarrista e titolare del Music Center, special guest della serata. “Friz” Piergiulio Frigerio, apprezzato armonicista blues, a colorare il sound musicale. Infine, il giovane e talentuoso batterista Gabriele Cabiati.

Anche in diretta radiofonica su Radio Baby 103

Non solo musica e ospiti, ma anche tecnologia e sperimentazione. ‘A Due Passi Dal Cielo Tour’, sarà il primo evento live diffuso dalla webradio di Carate Brianza, Radio Baby 103. Sarà infatti presente in loco la postazione radio che permetterà di seguire l’evento, dalle 16:00 alle 17:00 collegandosi al link www.radiobaby103.it. Poi proseguirà il concerto.

Sabato 8 febbraio previsti due spettacoli Questo il programma:
– ore 15.00, apertura
– ore 16.00, inizio 1° spettacolo
– ore 17.00, saluti e cambio di scena
– ore 17.45, apertura e ingresso 2° set – ore 18.15, inizio 2° spettacolo
Il costo di € 10.00 prevede l’accesso, la bandana ufficiale del tour e il piccolo rinfresco a disposizione durante il concerto. Accedi alla prevendita e assicurati il tuo ingresso: https://iovedodicorsa.com/prodotto/a-due-passi-dal-cielo-tour/
Per richiesta accrediti media: https://iovedodicorsa.com/prodotto/accredito-stampa/
A DUE PASSI DAL CIELO: LE DATE DEL TOUR
Queste le date del tour ‘A due passi dal cielo’ al momento in programma
9 febbraio – Vimercate (MB)
14 marzo – Roma
15 marzo – Expo Run Rome The Marathon, Roma
30 marzo – Matilda, Nova Milanese (MB)
12 aprile – Monte San Giorgio Trail, Piossasco (To)
26 luglio – Expo La Via dei Lupi, Limone Piemonte (CN)

Marco Frattini è nato a Milano nel luglio 1976 e dal 2006 audioleso profondo. Laureato in odontoiatria e protesi dentaria, chef diplomato, autore SIAE, si è occupato di odontoiatria speciale, ma ha lavorato anche come musicista e fonico. Maratoneta e 6 volte campione Italiano per la federazione F.S.S.I, è esperto di sistemi per l’inclusione culturale nella disabilità. Nel 2013 è sottoposto a due nuovi interventi chirurgici, che determineranno un deficit visivo all’occhio sinistro. Abbandonata la professione odontoiatrica, crea il brand IOVEDODICORSA, specializzato nella produzione, vendita di abbigliamento vario per il running e nella promozione di eventi podistici in Italia e nel mondo: www.iovedodicorsa.com. Già ideatore del progetto “Il teatro oltre il silenzio”, ha lanciato nella primavera 2015 CiaoRunner, www.ciaorunner.com, il primo social- network al mondo dedicato all’ambito della corsa presentato in occasione della Milano City Marathon.


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Bologna: ART CITY Bologna 2025

La tredicesima edizione di ART CITY Bologna, in programma da giovedì 6 a domenica 16 febbraio 2025, torna a catalizzare l’interesse di cittadini e turisti appassionati di arte contemporanea con un cartellone di eventi sempre più ampio e coinvolgente. Promossa da Comune di Bologna BolognaFiere, l’iniziativa è diretta per l’ottavo anno consecutivo da Lorenzo Balbi, direttore di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna.

Come di consueto, ART CITY Bologna si svolge in affiancamento ad Arte Fiera, segnando di fatto l’avvio congiunto con la quarantottesima edizione in programma dal 7 al 9 febbraio 2025 con il titolo Scena Italia.

Nei giorni di ART CITY Bologna, è l’intera città a trasformarsi in un palcoscenico diffuso della cultura contemporanea. Sono oltre 270 gli appuntamenti in calendario, in città e nell’area metropolitana, che – tra mostre, performance, talk, installazioni ed eventi, promossi da soggetti pubblici e privati – mettono in risalto la vivacità e la ricchezza della scena artistica e culturale bolognese.Il programma completo, con le mostre e gli eventi selezionati, è disponibile sul sito www.artcity.bologna.it.

ART CITY Bologna
6 – 16 febbraio 2025
artcity.bologna.it

• SPECIAL PROGRAM LE PORTE DELLA CITTÀ

Lo Special Program del 2025 rende omaggio a Le Porte della Città, celebrando le dieci Porte storiche di Bologna con altrettante iniziative. A queste si aggiunge un undicesimo progetto che, attraverso una performance in movimento, fa da collante all’intero progetto. Un percorso circolare di opere, firmate da artisti e artiste italiani e internazionali, intreccia così un dialogo con la storia, le trasformazioni sociali e i cambiamenti culturali e morfologici che hanno plasmato la città felsinea. Lungo gli otto chilometri dei viali cittadini, il pubblico può scoprire, passo dopo passo, i linguaggi dell’arte contemporanea insieme alla storia del capoluogo emiliano-romagnolo.

Main Sponsor di questa edizione di ART CITY Bologna è Banca di Bologna, che dal 2007 al 2009 ha promosso una campagna di restauro delle Porte cittadine.Presenti sin dal 1300, le Porte sono simboli evidenti dell’evoluzione della città. Dodici in origine, si sono trasformate andando di pari passo ai cambiamenti di Bologna, divenendo, nel corso dei secoli, testimoni silenziosi di importanti accadimenti cittadini, quali ingressi trionfali di eserciti, battaglie perse, cortei danzanti e lotte di resistenza antifascista e di conquista dei diritti civili. Nate a difesa della città, le Porte di Bologna sono diventate simboli architettonici che, come bussole, aiutano a orientarsi nello spazio urbano. Espressioni come “Dentro Porta” e “Fuori Porta” sono parte del linguaggio quotidiano, usate sia dalla comunità bolognese sia da visitatrici e visitatori occasionali per darsi appuntamento, fornire indicazioni o identificare luoghi. Fin dai tempi più antichi, le Porte rappresentano passaggi rituali, spazi fisici che segnano il confine tra esterno e interno, tra passato, presente e futuro. Ancora oggi evocano un’idea di transizione e di movimento, rappresentando un’apertura verso nuove prospettive e scenari inediti.

Un concetto multiforme e dinamico che trova espressione e rivive nello Special Program di ART CITY Bologna 2025, interpretato attraverso il linguaggio e la visione dell’arte contemporanea.

Lo Special Program di ART CITY Bologna 2025 si apre con Porta Mascarella dove Angelo Plessas colloca, nella facciata del varco, l’opera Extropic Optimisms: Portal IV, un vero e proprio portale composto da insegne luminose, raffiguranti diversi simboli scelti dall’artista greco in quanto portatori di conciliazione e rigenerazione, che investirà di fortuna ed energia chiunque incrocerà casualmente il attraversamento bolognese. In Porta San Donato l’installazione sonora Deep Water Pulse di Susan Philipsz evoca il mondo sommerso e l’abisso marino; così come, in modo metaforico, il ritmo del battito cardiaco. Philipsz è presente, inoltre, presso la Collezione di Mineralogia del Museo Luigi Bombicci di Bologna con la sua serie fotografica Elettra, omaggio alle ricerche in campo scientifico di Guglielmo Marconi. Il percorso prosegue in Porta San Vitale con l’artista Judith Hopf e la scultura Phone User 4 attraverso cui, con il linguaggio ironico mutuato dalla slapstick comedy, l’artista si concentra sui nostri gesti quotidiani e sui movimenti inconsci. Franco Mazzucchelli propone a Porta Maggiore il suo nuovo Intervento Ambientale, una grande scultura gonfiabile in pvc che l’artista pone in dialogo con la Porta abbattendo la monumentalità. Negli ambienti di Porta Santo Stefano l’installazione video Elegy di Gabrielle Goliath rimarca la persistenza di una cultura della violenza nella società contemporanea, attraverso la commemorazione intima e corale di persone LGBTQIA+ perseguitate e uccise in Sudafrica. A Porta Castiglione l’installazione site specific Tremendous gap between you and me di Fatma Bucak riflette sulla possibilità di rinascita da un cumulo di rovine mentre Francesco Cavaliere anima Porta Saragozza con la scultura OTTO, doppia curva lingua!, la quale agisce come una giocosa cassa di risonanza attraverso cui diffondere il proprio pensiero e amplificare la propria energia. Sulla facciata di Porta San FeliceDread Scott posiziona A Man Was Lynched by Police Yesterday, una bandiera nera di denuncia dei soprusi da sempre subiti dalla comunità afrodiscendente americana e ancora oggi profondamente radicati. Presentato a Porta Lame, il video Aaaaaaa di Valentina Furian esplora le profondità della terra addentrandosi nel buio per avvicinarsi all’essenza animale che appartiene a ogni essere umano. A Porta Galliera, l’artista Andrea Romano presenta il progetto Anteo ispirato alla storia di Anteo Zamboni, giovane ragazzo bolognese ucciso da un gruppo di squadristi fascisti per aver tentato di uccidere Mussolini. Infine, a chiudere lo Special Program è BARK, la performance di Derek MF Di Fabio sviluppata in collaborazione con Almanac tra il 2020 e 2021 e rielaborata per ART CITY Bologna 2025, che riunisce un coro di persone queer in una biciclettata che si muoverà seguendo le Porte della città e congiungendo idealmente tutti i progetti.

Le descrizioni e i dettagli dei singoli progetti, le biografie degli artisti e le informazioni aggiuntive, come gli orari di apertura delle Porte, sono disponibili a questo link.

Per consentire al pubblico di fruire l’intero circuito dei dieci interventi artistici è disponibile ilTOUR Le Porte della Città. Special Program ART CITY Bologna 2025, un servizio condotto dai mediatori culturali di ART CITY Bologna e organizzato in collaborazione con Fondazione Bologna Welcome e City Red Bus. Il percorso a bordo di un bus – previsto nelle giornate di sabato 8, domenica 9, sabato 15 e domenica 16 febbraio alle h 15.00 – ha una durata di 2 ore e mezza circa.

Biglietto intero € 15,00. Biglietto ridotto € 12,00 (possessori di qualsiasi tipologia di biglietto Arte Fiera, Card Cultura, Bologna Welcome Card, bambine e bambini dagli 8 anni, studentesse e studenti, studentesse e studenti universitari muniti di tesserino, accompagnatori di persone con disabilità). Gratuito: bambine e bambini fino ai 7 anni, persone con disabilità.

Per informazioni e prenotazioni: Fondazione Bologna Welcome, Piazza Maggiore 1, Bologna.Le prenotazioni sono disponibili al link: 


«ART CITY Bologna giunge alla sua tredicesima edizione, forte dei grandi risultati ottenuti negli anni passati che hanno reso l’iniziativa un importante punto di riferimento per la nostra città d’arte. La manifestazione risponde all’obiettivo del Comune di Bologna di porre la cultura al centro del territorio attraverso un’alleanza con le numerose realtà pubbliche e private che aderiscono al ricco programma di iniziative richiamando l’attenzione di un pubblico ampio e trasversale», dichiara Matteo Lepore, Sindaco di Bologna.

«Siamo molto felici dell’ulteriore valorizzazione e continuità di ART CITY Bologna, di Arte Fiera e delle attività artistiche e scientifico-culturali di Bologna “Città dell’Arte moderna e contemporanea” rappresentata dalla recente sottoscrizione del protocollo d’intesa triennale, 2025-2027, tra il Comune di Bologna e BolognaFiere S.p.A. per la realizzazione e promozione di Arte Fiera e dei progetti e delle iniziative artistico-culturali di ART CITY Bologna. L’omaggio alle dieci Porte storiche di Bologna del tema dell’edizione di quest’anno contribuirà ancora di più a rafforzare il forte legame, dialogo e collegamento tra musei, patrimonio culturale, ricerca e sperimentazione artistica, linguaggi dell’arte contemporanea, gallerie, trasformazioni socio-culturali, urbane e territoriali della città felsinea tra passato, presente e futuro»,commenta Eva Degl’Innocenti,Direttrice del Settore Musei Civici Bologna.

«BolognaFiere ed Arte Fiera sostengono da anni ART CITY per offrire il nostro contributo ad affermare Bologna come punto di riferimento dell’arte contemporanea in Italia. La rassegna di mostre ed eventi dell’Art Week bolognese, coordinata dall’Area Arte Moderna e Contemporanea del Settore Musei Civici Bologna, e l’ART CITY White Night, con il suo fittissimo programma di appuntamenti diffuso in tutta la città metropolitana, anche quest’anno offrirà a migliaia di visitatori l’opportunità di vivere l’arte moderna in un contesto urbano straordinario», sottolinea Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere.

«Banca di Bologna è da sempre impegnata a supporto di iniziative che valorizzano il patrimonio artistico e culturale del territorio e che promuovono l’arte in tutte le sue forme – osserva Alberto Ferrari, Direttore Generale di Banca di Bologna – L’impegno che lega la Banca alle Porte monumentali della città di Bologna viene da lontano. Risale al 2007 il primo progetto di intervento per il restauro e la valorizzazione di questi complessi monumentali. Durante il biennio 2007-2009 la Banca sostenne i costi di restauro portando le Porte al loro antico splendore. È quindi con particolare piacere e coinvolgimento che Banca di Bologna si appresta a sostenere un’iniziativa che mira a rendere nuovamente protagoniste le Porte, nel contesto di un progetto pensato per rinnovarne l’immagine e ridefinirne la storia d’uso, continuando la collaborazione con il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, come negli ultimi anni».

«Quella del 2025 è sicuramente l’edizione di ART CITY Bologna più ambiziosa e spettacolare mai realizzata. Per oltre dieci giorni le storiche Porte della città, emblema della Bologna medievale e punto di riferimento visivo, spaziale e culturale per chiunque abbia attraversato e ancora oggi attraversi la città, ospiteranno gli interventi di undici artiste e artisti contemporanei italiani e internazionali – alcuni giovani altri già affermati e noti sul palcoscenico dell’arte internazionale – che esporranno opere, forme e linguaggi espressi attraverso differenti media: disegno, scultura, installazione, video, suono. Le Porte sono simboli di un passaggio e di una trasformazione e l’edizione di ART CITY Bologna 2025 al loro interno si presenta come possibile modello di progetto sull’arte nello spazio pubblico, capace di aprire e portare a disposizione dei visitatori spazi famigliari ma inaccessibili, storie condivise e suggestioni mai rivelate che gli artisti e le artiste sapranno valorizzare con i loro interventi realizzati per l’occasione e concepiti per questi specifici luoghi. Il pubblico sarà invitato a compiere un percorso ad anello, senza inizio né fine prestabiliti, un viaggio nella storia della città e nell’arte contemporanea eccezionale e inaspettato. Il progetto non sarebbe possibile senza l’imprescindibile sostegno di Banca di Bologna che ha creduto dal primo momento a questa impresa unica e che voglio ringraziare per la fiducia, per l’impegno e per l’entusiasmo dimostrato», spiegaLorenzo Balbi, Direttore artistico di ART CITY Bologna 2025.

«Le Porte della Città non è solo una riflessione sui monumenti che costellano il nostro paesaggio urbano e sulle storie che custodiscono. È un’occasione per rileggere il passato per guardare al presente e alle sue sfide. Il simbolo della porta – uno dei pochi nella storia che si impone non solo come immagine, ma come esperienza, come rito – ci ha permesso di addentrarci nelle pieghe del nostro tempo, indagando la natura di un processo, fosse esso storico, sociale, culturale o conoscitivo. Memorie di conflitti e gesti rivoluzionari, discese nelle profondità della terra alla ricerca di un’identità più autentica, dispositivi capaci di trasmettere energie di cambiamento, strumenti musicali psico-magici: queste sono solo alcune delle proposte che animano questa edizione. I monumenti tornano a pulsare, a parlarci, a urlare la loro voce» aggiunge la curatrice dello Special Program Caterina Molteni.



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Bologna, Reve Art Gallery: mostra personale di Fernando Garbellotto

REVE ART Gallery di Bologna presenta la mostra personale di Fernando Garbellotto, intitolata “Respirare l’ombra è come toccare un corpo…”, un omaggio alla ricerca artistica e al legame inscindibile tra arte e scienza, che da sempre contraddistingue il lavoro dell’artista.

La mostra che si svolge nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA” ripercorre, in una sintesi cronologica dal 1984 a oggi, le tappe principali della carriera di Garbellotto attraverso oltre quaranta opere suddivise nei cicli più significativi della sua produzione: “Frattali, Frattali d’aria, Frattali di terra” (1989-2000) e “Reti frattali aeree, Reti frattali, Reti frattali rizoma” (2006-oggi).

Fernando Garbellotto
Respirare l’ombra è come toccare un corpo…

Dal 6 al 16 febbraio 2025

opening giovedì 6 febbraio h 18.00

La ricerca di Garbellotto nasce da una fascinazione per la scienza, indagata nei suoi aspetti epistemologici e tradotta in un linguaggio artistico unico. Come scrisse Andrea Bruciati nella presentazione dell’antologica dell’artista a Palazzo Crepadona di Belluno (2012), testo da cui è mutuato il titolo di questa mostra: “Un’opera d’arte si nutre di sensi e logica e da essi deriva: è un linguaggio basato su ciò che percepiamo e che, secondo la scienza attuale, è molto diverso dalla realtà. La realtà atomica delle cose, di un oggetto, di un dipinto, di una scultura, di un foglio di carta è uno spazio nel quale si aggirano sistemi di particelle che poco hanno in comune con l’apparenza di ciò che vediamo e tocchiamo…”.

Questa riflessione guida l’intera produzione dell’artista, che esplora l’invisibile e lo traduce in materia, geometria e forme pittoriche. Garbellotto è noto infatti soprattutto per aver approfondito e assimilato la scienza teorica facendo sua la figura geometrica dei frattali, scoperta nel 1975 da Benoît Mandelbrot. Su questa ha costruito negli anni un metodo preciso, ineludibile: ripetendo e sommando opere consimili, è riuscito a traslare il proprio bagaglio di nozioni scientifiche al contesto artistico e, nello specifico, alla Pittura. Questo gli ha concesso agli occhi del pubblico una qualifica identitaria con cui si definisce e riconosce il campo d’azione, proprio e unico, del suo stesso peculiare “dipingere”.

I mezzi di espressione artistica con cui Garbellotto si è confrontato negli anni non rientrano esclusivamente nella pittura e lo dimostra facilmente il succedersi dei cicli esposti realizzati utilizzando tecniche molto diverse tra loro. 

Se i frattali d’aria – che nascono con l’intento di descrivere, in una dimensione di scala frattale molto piccola, il mondo aereo che ci circonda – sono costituiti da leggerissime forme velate di colori acrilici all’acqua che sovrapponendosi, su fondo a volte scuro a volte chiaro, danno vita a tonalità monocrome differenti, i frattali di terra – dove l’indagine si sposta al mondo solido, terrestre – sono delle sovrapposizioni di intrecci di fili di sabbia realizzate con un composto acrilico e vinilico fatto cadere, con una frustata di pennello, sulla sabbia asciutta precedentemente distesa a velo sulla tela.

Le reti frattali poi, con esiti formali che si diversificano leggermente nel corso degli anni, diventano il tema sul quale si concentrerà l’artista dal 2006 in avanti. Quelle aeree (2006-2009) sono fettucce di tela, precedentemente trattata, dipinta e tagliata, che vengono annodate tra loro. Ognuna è unica nel suo genere perché non hanno forma fissa, sono libere di fluttuare e vengono generalmente presentate come installazioni aeree pendenti dal soffitto dello spazio espositivo. Dal 2009 Garbellotto monta invece le proprie reti su telai, normalmente sovrapponendone tre/sei, ora monocrome ora con variazioni cromatiche.

Il tema della mostra appare di straordinaria attualità. In un’epoca segnata da crisi globali -pandemie, guerre, emergenze ecologiche e diseguaglianze – Garbellotto offre una prospettiva che unisce razionalità e creatività, portando lo spettatore a riflettere sul ruolo della scienza e sulla necessità di recuperare fiducia in un futuro costruito dall’uomo, non affidato al caso o a credenze irrazionali.

Le opere di Garbellotto oscillano tra rigore scientifico ed emotività, tra logica e intuizione. Le sue reti frattali, in particolare, veri e propri sistemi che traggono la loro forza non dai singoli elementi ma dall’interazione tra essi, incarnano un linguaggio universale, capace di superare pregiudizi, di oscurare dubbi e di aprire alla comprensione delle relazioni profonde che legano tra loro tutti gli elementi del mondo vivente.

Questo infatti è il tema sul quale Garbellotto, ormai da decenni, concentra la sua ricerca, la RETE che può ormai essere considerata il simbolo che meglio rappresenta e sintetizza questi nostri ultimi anni. La percezione del mondo vivente come rete di relazioni rende il ragionare in questa prospettiva la caratteristica fondamentale del pensiero sistemico. L’avvento del “pensiero a rete” infatti sta condizionando il modo di intendere e di descrivere la lunga storia della conoscenza scientifica che oggi, con l’avvento della relatività e della fisica quantistica – responsabili del crollo delle colonne portanti di Galileo e di Newton – viene vista come una rete flessibile di relazioni di conoscenza che si produce autonomamente e non più come il tetragono edificio del sapere. Il pensiero a rete, inoltre, sta conquistando una posizione sempre più centrale per la comprensione dell’ecologia profonda, intesa come studio delle indissolubili relazioni che legano tra loro tutti gli abitanti del pianeta, siano essi appartenenti al regno vegetale che a quello animale. “Il mondo – conclude l’artista – non è altro che la rete di queste interazioni”.

Fernando Garbellotto (Portogruaro,1955) vive e lavora tra Milano e Portogruaro. La sua ricerca artistica, iniziata dopo gli studi umanistici e la laurea in Giurisprudenza, si sviluppa nell’ambito veneziano e prende una svolta alla fine degli anni ’80 quando, affascinato dalle teorie di Mandelbrot sulle geometrie frattali, traccia un nuovo campo di ricerca che prosegue tuttora.

Nella prima metà degli anni ‘90 espone in varie gallerie pubbliche e spazi privati nazionali.

Nel 1997 fonda a Milano con altri artisti il movimento “Caos Italiano” col quale espone in molti spazi pubblici italiani ed esteri tra i quali il Museo Statale di Novosibirsk che acquisisce due suoi lavori. Nel 2005 Paolo Cardazzo realizza una sua monografia edita dal Cavallino di Venezia.

Nel 2006 giunge all’elaborazione di ciò che egli stesso definisce il punto di sintesi della sua ricerca: le “Reti Frattali”. Intensa l’attività espositiva: all’Accademia di Belle Arti di Ripetta a Roma, al Museo Civico di Albona in Croazia, allo Spazio Thetis di Venezia, alla Fondazione Calderara di Vacciago.

Nel periodo che intercorre tra le due importanti antologiche di Palazzo Tornielli ad Ameno nel 2009 e di Palazzo Crepadona a Belluno nel 2012, sono da segnalare, nel 2011, la video performance alla Peggy Guggenheim di Venezia, la partecipazione, nel Padiglione Italia, alla Biennale di Venezia, la presenza alla mostra “TraEdge of Becoming”, curata da Axel Vervoordt ed infine la partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia con il video “Fractal Net Singing”, la cui colonna sonora viene realizzata da Renato Miani e dalla pop star Elisa.

Nel 2014 realizza a Londra, in collaborazione con la prestigiosa MET School, il video: “Fractal Net Dancing”.

Tra il 2017 ed il 2019 espone a Palazzo Sarcinelli di Conegliano, alla Galleria TAG di Lugano e, presentato da Giovanni Bianchi, ai Musei Civici di Treviso nella mostra “Lo Spazio come Condizione – Mario Deluigi, Fernando Garbellotto” che lo vede affiancato al grande maestro, suo riferimento teorico e fonte di ispirazione.

Nel 2020 infine espone le sue reti frattali alla Fondazione Cesare Pavese di S. Stefano Belbo e nel 2021 due importanti personali, la prima al Museo Federico II di Jesi curata da Fabrizio Renzi, la seconda al MACA di Acri, curata da Anselmo Villata.

Nella primavera del 2022 presenta una mostra personale a Milano, Palazzo del Senato e quindi al Museo di Liptovsky Mikulas in Slovacchia. Nell’autunno dello stesso anno un’altra personale alla Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia.

Nell’aprile 2023 la Fondazione Giovani Leoni ETS lo invita ad esporre nella Barchessa di Villa XXV aprile a Mirano e in settembre è alla Fabbrica del Vapore di Milano con la personale FLUO. Sempre a Milano, nel periodo novembre ’23, gennaio ’24 tiene una mostra personale alla Fondazione MudiMa curata da Arianna Baldoni.

Il 2024 si apre con l’importante progetto Shelter Island, realizzato con Luca Pozzi, presentato al Museo M9 e allestito nei due spazi di Venezia e Mestre della Marina Bastianello Gallery. Nell’estate dello stesso anno viene invitato ad esporre una serie di Reti Frattali nella nuova sede di Generali Italia, nei prestigiosi spazi delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia. A fine settembre espone alla Rocca di Umbertide nella mostra Estetica e Geometria. La regolare irregolarità dei frattali, curata da Giorgio Bonomi


Inaugurazione: giovedì 6 febbraio h 18-21
Luogo: REVE ART Gallery, via Dal Luzzo 4 Bologna
Durata della mostra: 6 – 16 febbraio
Informazioni: info@reveartgallery.com

Orari:
giovedì 6 febbraio 11:00 – 21:00
venerdì 7 febbraio 11:00 – 19:00
sabato 8 febbraio 11:00 – 24:00
domenica 9 febbraio 11:00 – 19:00
lunedì 10 febbraio chiuso
martedì 11 febbraio – domenica 16 febbraio 15:00 – 19:00
Apertura straordinaria sabato 8 febbraio fino alle ore 24:00 per ART CITY BOLOGNA WHITE NIGHT

Emanuela Filippi | Eventi e Comunicazione
+39.02.4547.9017 – +39.392.3796.688
press.eventiecomunicazione@gmail.com

FORO G gallery di Messina: presentazione di “MAVARE – Atlante d’artista” di Roberta Guarnera

Un nuovo evento presso la FORO G gallery di Messina. Si tratta della presentazione del nuovo Atlante d’artista “Mavare” realizzato da Roberta Guarnera, a cura di Mariateresa Zagone e Roberta Guarnera, il 16 Febbraio alle 17.

Un ritorno alla memoria dei rituali, alle origini, alle tradizioni popolari tramandate. Le opere, degli artist*, vengono cucite assieme, per raccontare del potere del femminile, delle mavare in un unico Atlante (d’artista).

Domenica 16 Febbraio alle 17 verrà presentato “MAVARE – Atlante d’artista” creata da Roberta Guarnera,
presso la FORO G gallery, con il testo critico di Mariateresa Zagone e gli interventi del Prof. Sergio Todesco e del Prof. Pierpaolo Zampieri, modera la giornalista Giorgia Nunnari. A cura di Roberta Guarnera e Mariateresa Zagone

La presentazione potrà essere visualizzata in diretta Instagram.

Con le opere di: Giulia Bartoccelli, Laura Bruno, Miriana Cantarella, Amalia Caratozzolo, Carmen
Cardillo, Angelo Carmisciano, Marisa Casaburi, Anna Di Leo, Chiara Fronterrè, Pupi Fusci, Federica Gonnelli, Roberta Guarnera, Adelisa Lo Conte, Sara Lovari, Michela Magazzù, Tiziana Menegazzo, Marina Pace, Rita Palla, Veronica Ratselli, Graziella Romeo, Vittoria Spina, Elisa Zadi.


FORO G gallery
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Via Lago Grande 43B 98165 Ganzirri (ME)

Instagram: @forog.gallery