La realizzazione di Internet
ha regalato al mondo una
dimensione in più: quella
virtuale. Tutti possono essere in
rete, dalle persone fisiche alle
grandi aziende. E’ una vetrina
gigantesca, oltre che luogo
d’incontro, ricerca d’informazioni
e molto di più. Anche i musei
ne possono usufruire, realizzando
una nuova possibilità di richiamo
e pubblicità. D’altra parte,
sembra impossibili, ma anche i
musei si fanno concorrenza (se si
va agli Uffizi non si va al
Louvre, e vicevera). Ecco perché
essi devono offrire molto di più
che la semplice esposizione
(creare mostre, iniziative,
eventi, informatizzazione,
ospitalità o merchandising). La
visibilità su internet, quindi,
può rivelarsi essenziale.
Ma la realtà virtuale offre altre
possibilità concettuali, prima
impossibili. Così esistono diversi
tipi di museo virtuale. Infatti,
dipendono dal rapporto tra realtà
e virtualità. Ne annotiamo tre:
= può essere
il semplice sito di un museo reale
(con normali foto e testi); =
può offrire la visita virtuale del
museo reale attraverso l’uso di
tecniche informatiche (panoramiche
a 360°, con rappresentazioni 3D;
= oppure
un sito culturale, che
“espone” qualcosa, senza avere
rapporti con qualsiasi forma di
museo reale.
La virtualità
e l’informatizzazione dei musei
offre, quindi, un rapporto
biunivoco tra realtà e virtualità,
che può essere un opzione
determinante. All’interno di una
mostra organizzata dal museo (o in
generale) possono esserci filmati
o schermi che inviano immagini
delle opere (anche poste altrove
sul territorio), illustrazioni
storiche dell’autore o di
argomenti relazionati o impliciti.
Attraverso l’uso di musiche,
suoni, luci e proiezioni, si può
favorire l’immersione dell’utente
nell’ambiente, rendendo
l’esperienza della visita,
emotivamente e culturalmente, più
coinvolgente. Moltissime mostre e
musei offrono già tali
possibilità.
In questo
momento l’Italia è il paese più
ricco di Patrimoni dell’Umanità
dell’UNESCO. D’altra parte, tutte
le riviste d’arte del mondo
riconoscono la nostra ricchezza di
opere d’arte. Se l’informatica e
la virtualità, di per sé,
accrescono enormemente le
variabili possibili, le
potenzialità d’espansione, quindi,
della conoscenza del nostro
ricchissimo patrimonio di beni
culturali e ambientali, sono
incredibili. Ma bisogna entrare
tutti nel terzo millennio.
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