Tra i
musei più famosi ed antichi vi è
il British Museum di Londra (in
Great Russell Street). La sua
storia inizia nel 1753, quando sir
Hans Sloane, noto medico e
scienziato inglese, con il suo
patrimonio letterario ed
artistico, dà vita alla biblioteca
di Montague House a Londra. La
collezione, acquistata dal governo
britannico, fu messa in
esposizione nel 1759. Oggi il
British Museum possiede ben 30
milioni di oggetti, così tanti da
rimanere in magazzino, data
l’enorme superfice necessaria per
esporli tutti. In dettaglio si
contano: 30 milioni di oggetti
solo al British Museum, altri 70
al Natural History Museum e 150
alla British Library. Il Natural
History Museum (che contiene
collezioni di
storia naturale) e la British
Library (la biblioteca) sono
filiazioni del British Museum.
Il museo ha attualmente un
carattere universalistico. Esso,
infatti, si occupa del la storia e
la cultura materiale di tutta
l’umanità, a partire dalla
preistoria sino ad oggi. Il il
cortile centrale del museo è stato
nel 1997 (a meseo chiuso) oggetto
di lavori edili. Nello spazio è
stata realizzata, su progetto di
Lord Foster, la Queen Elizabeth
Great court, la più grande
piazza coperta europea. Il
British Museum, già nel 1923,
contava più di un milione di
visitatori.
Il British
Museum, nato grazir ad una legge
apposita di Giorgio II, poggiava
inizialmente su quattro
collezioni. Oltre quella di sir
Hans Sloane, ne facevano parte la
Cottonian Library, raccolta da Sir
Robert Bruce Cotton (d’epoca età
elisabettiana), e la biblioteca di
Harleiana, composta dai conti di
Oxford. A queste tre si aggiunse,
nel 1757, la Royal Library,
composta fa testi acquisiti dai re
britannici nel corso del tempo.
Per la grande quantità di volumi
conservati, il museo fungeva anche
da “biblioteca nazionale” (la
prima in assolito. Inoltre, con la
cessione della Old Royal Library,
il re trasferì anche al museo il
diritto ad ottenere una copia di
qualsiasi libro che veniva
pubblicato nel regno britannico.
Questo diritto permetteva alla
biblioteca una crescita continua e
perpetua. Tale diritto è posseduto
oggi da tutte le biblioteche
nazionali. Successivamente, una
parte dei libri fu trasferita
nella British Library, dove si
trovano scritti di una rarità
eccezionale.
Il British
Museum fu il primo museo
nazionale, aperto gratuitamente al
pubblico, che non fosse di
proprietà ecclesiastica o reale, e
concentrato su ogni produzione
umana, in generale. Un vero museo
illuminista. Se, tuttavia, in
principio l’attività del museo era
concentrata, soprattutto, sulla
tematica naturalistica e libraria,
nel 1772, ricevette la collezione
di ceramica greca di proprietà di
William Hamilton, che rappresentò
il primo nucleo artistico e
storico, su cui si sarebbe
sviluppato in seguito. Ebbe
donazioni pure di materiali di
“stanze delle meraviglie” e altre
donazioni, come la Collezione
Thomason e la biblioteca di David
Garrick (circa 1.000 opere).
L’Inghilterra di fine Settecento
era protesa verso il mondo.
Numerosi erano gli esploratori che
viaffuavano nei Mari del Sud, tra
cui James Cook. Dal mondo intero,
giunsero al museo oggetti di
culture etniche sconosciute. Da
Clayton Mordaunt Cracherode ebbero
in donazione tutti i suoi libri,
gemme intagliate, monete, stampe e
disegni. La Royal Society era
già in contatto co esploratori,
viaggiatori e lontani ambasciatori
britannici. Tra questi ultimi,
quello di Napoli fece giungere
reperti archeologici da Pompei ed
Ercolano, riproduzioni di questi e
disegni del Vesuvio.
Le
antichità archeologiche
Dopo la sconfitta dell’esercito
napoleonico nella battaglia del
Nilo, l’Egitto e l’intero
Medioriente entrarono a far parte
della sfera politica britannica.
Questo comportò l’arrivo a Londra
di pezzi archeologici egiziani.
Tra questi, nel 1802, apparve la
famosa stele di Rosetta, che fu
presentata agli studiosi dallo
stesso re Giorgio III, da cui
scaturì l’interpretazione
dell’antica scrittura geroglifica
egiziana, mentre nel 1818, fu
esposta la colossale statua di
Ramesse II, recuperata, in loco
(tra i numerosi reperti), dal
console generale Henry Salt.
Grazie a lui, il museo inaugurò la
sala della collezione di scultura
egiziana. Nel 1805, invece fu
donata da Charles Townley, la sua
raccolta di sculture romane.
Thomas Bruce, ambasciatore in
Turchia (l’allora Impero
ottomano), nel 1806, sull'Acropoli
di Atene, arrivò a rimuovere dal
Partenone le sue sculture
marmoree. Uguale sorte ebbero i
fregi del Tempio di Apollo
Epicurio di Phigalia, antica città
greca. Inoltre, dal Medioriente,
arrivarono in Inghilterra, nel
1825, reperti archeologici di
antichità Assire e Babilonesi,
stavolta tramite acquisto, da
parte della vedova di Claudius
James Rich. Il tutto (sancito
da una legge), fu acquisito dal
British Museum, che aprì, così,
numerose sale archeologiche. La
crescita esponenziale degli
oggetti reperiti e raccolti, che
aumentava ogni giorno, compreso il
numero di visitatori in costante
aumento, creò la necessità di una
nuova sede istituzionale più
ampia. Con l’ulteriore donazione,
nel 1802, della King's Library,
appartenente al re Giorgio III, i
problemi balzarono agli occhi. La
collezione, infatti, si componeva
di 65.000 libri, 19.000 Pamphlet,
oltre a diverse mappe, carte e
disegni topografici. Per
accogliere, in particolar modo, la
Royal Library, fu deciso di dare
il via alla costruzione di una
nuova sede attraverso un
ampliamento nella zona ad est.
L'architetto neoclassico Robert
Smirke venne incaricato del
progetto. Quando, nel 1823, la
Montagu House, sede del British
Museum fino ad allora, fu
demolita, si iniziò la costruzione
per la King's Library. Tuttavia,
l’anno seguente, si ebbe la
nascita della National Gallery,
che tolse un po’ di fretta a
tutti. Il museo rimase chiuso,
fatta eccezione èer aperture
straordinarie, come quella per
l’Esposizione Universale del 1851.
L’edificio venne ultimato e
riaprì i battenti nel 1852.
Successivamente, furono realizzate
le Infill galleries, per le
sculture assire. La sala di
lettura circolare con volta in
ferro, progettata da Smirke per
ospitarvi un milione di volumi,
venne aperta alla cittadinanza,
come la King's Library, nel 1857.
Durante gli anni di chiusura,
nel museo operò l'italiano Antonio
Panizzi. Egli rese ben organizzata
e strutturata la sezione della
biblioteca, quintuplicandola per
numero di volumi, e portandola ad
essere la seconda biblioteca, dopo
la Bibliothèque nationale de
France di Parigi. Da molti è
ritenuto il "secondo fondatore"
del British Museum. La
collezione libraria di Sir
Thomas Grenville, che contava
20.240 volumi, venne devoluta nel
1847 al museo inglese. Non venne
esèpsta fino alla nascita della
British Library a St Pancras, nel
1998. Proprio per la costante
necessità di spazio, si decise di
trasferire, nel 1887, la
collezione di storia naturale a
South Kensington, in un edificio
che sarebbe divenuto poi il
Natural History Museum. Con questa
suddivisione il museo ritrovò lo
spazio necessario. Verso la fine
del XIX secolo, vennero introdotte
innovazioni, come l’illuminazione
elettrica degli ambienti, come
nella Reading Room e nelle
gallerie.
Nel 1840, durante
gli anni di chiusura, il museo
realizzò la sua prima spedizione
archeologica, al comando di
Charles Fellows. Il sito degli
scavi era a Xanthos, nell'antica
Licia, in Asia minore.
Furono scoperte le tombe dei
notabili della città, poste tra il
Monumento delle Nereidi e la tomba
di Payava. Successivamente il
museo sovvenzionò altri scavi in
Assiria, come a Nimrud e Ninive.
Il rinvenimento delle tavolette
cuneiformi di Sardanapalo,
trasformò il British Museum in un
centro mondiale si studi sulla
cultura assira. Nel 1857
l’archeologo Charles Thomas Newton
scoprì il mausoleo di Alicarnasso,
considerato una delle Sette
meraviglie del mondo antico.
Successivamente, nel 1892, venne
effettuata una campagna di scavi
nell’isola di Cipro. Le
ricerche archeologiche non si
fermarono a questo punto, ma
proseguirono anche nel secolo
successivo. Diversi archeologi
britannici operarono in vari paesi
del globo. Aurel Stein lavorò
nell'Asia centrale, David George
Hogarth, Leonard Woolley e Thomas
Edward Lawrence aprirono un sito
di scavi a Karkemiš, e Emily
Torday, operante in Africa, ampliò
le collezioni etniche
centrafricane del museo. Tra le
acquisizioni più eclatanti vi
furono, in seguito, il tesoro di
Ur, (risalente al 2600 a.C.),
rinvenuto da Leonard Woolley nei
suoi scavi svoltisi dal 1922 al
1934. Dai cimiteri anglosassoni di
Sutton Hoo si scoprirono corredi
funebri in materiali preziosi e in
granato una nave funeraria mentre
da Mildenhall giunsero oggetti
d'arredamento Romani.
Con
l’affermarsi dell’istituzione del
British Museum, molti
collezionisti, a fine Ottocento,
effettuarono donazioni ad essa. In
questo periodo se ne distinguono
due, per la grandezza e la varietà
dei pezzi, quella di A.W. Franks,
grande collezionista e curatore,
avvenuta nel 1897, e quella del
barone Ferdinand James von
Rothschild, del 1898.
Con l’incremento continuo
delle collezioni, il
British Museum
non poteva fermare la sua
espansione edilizia.
Nel 1895, venne
acquistata una vasta area
confinante, situata ad est, nord e
ovest dell’edificio principale.
Nel 1906, si iniziò a costruire
l’ala nord. durante la prima
guerra mondiale, a causa del
pericolo di bombardamenti, alcune
collezioni vennero spostate
altrove per sicurezza. Alla fine
della guerra. Le collezioni
ritornarono alla sede centrale. Fu
constatato su alcuni pezzi un loro
deterioramento. Venne allestito un
piccolo laboratorio di restauro,
nel maggio 1920. Da temporaneo
esso divenne permanente nel 1931.
Quello del British fu il primo
laboratorio di conservazione in
assoluto al mondo. Nella
ricerca continua di spazio furono
ricostrui gli archivi e realizzati
nuovi piani a mezzanino. Nel 1931
fu costruita una galleria apposita
per le Sculture del Partenone,
finanziata dal commerciante d'arte
Sir Joseph Duveen e progettata
dall'architetto americano John
Russell Pope. Su suggerimento di
questo venne modificata la
tinteggiatura delle gallerie,
passando dal rosso cupo, d'epoca
vittoriana, a tinte pastello, più
chiare e moderne. A partire
dall'agosto del 1939, con la
guerra alle porte, iniziò una
grande operazione di traslazione
delle opere più preziose del
museo. Furono utilizzate case di
campagna, la stazione della
metropolitana di Aldwych e la
National Library of Wales. Il
British
Museum, come tutta Londra, venne
pesantemente bombardata. Ebbe i
suoi danni maggiori proprio nella
galleria Duveen, costruita da
poco. Dopo la seconda guerra
mondiale, gli edifici furono
ristrutturati e le collezioni
ritornarono al proprio posto nel
museo. Venne ricostruita, nel
1959, la danneggiata Sala delle
monete e delle medaglie. Nel
1962, nella Galleria Duveen,
ristrutturata, ritornarono i fregi
del Partenone, spostati durante la
guerra.
A partire dlla
fine degli anni sessanta, vennero
introdotte innovazioni rivolte
soprattutto verso il pubblico. Tra
le quali: la fondazione
dell'associazione "Amici del
British Museum" (nel 1968);
l’attivazione di un Servizio
educativo (Education Service),
nel 1970; la creazione di una casa
editrice (nel 1973). Inoltre, con
una nuova legge (del 1963) si
resero più semplici,
amministrativamente, le donazioni
al museo. Nel 1972 fu stabilita la
costruzione della British
Library, con l’edificazione di
una nuova ala ad essa dedicata o
di una nuova sede ex novo. Il
governo suggerì la zona di St.
Pancras. Al museo, vero e proprio,
sarebbero rimaste le sezioni
riguardanti i reperti storici, i
dipinti, le etnografiele, le
monete e le banconote antiche, e
le collezioni di medaglie.
Tuttavia, si completò lo
spostamento della British
Library a St. Pancras solo nel
1998. Nel 2000, fu presentata al
pubblico la Queen Elizabeth
Great court, la più grande
piazza coperta europea. Nel 1997
era stata inaugurata la Weston
Gallery of Roman Britain, sui
reperti britannici d’epoca romana,
una sezione, quindi, esclusiva.
Nel 1953, il museo ha
celebrato il proprio bicentenario
Tra le più visitate
mostre
temporanee (1,694,117 visitatori),
vi fu quella sui "Tesori di
Tutankhamun", del 1972, la più
visitata d’Inghilterra.
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