Pochi sanno che cosa sono le
"Stanze delle Meraviglie", anche
se molti studiosi le considerano
come le basi dei moderni musei. Il
termine esatto che le definisce è
il tedesco
Wunderkammer,
cioè, camera delle
meraviglie. In esse si
conservavano le collezioni dei
nobili, orgogliosi di mostrarle
agli ospiti. Le raccolte di
oggetti in esse contenuti,
infatti, tendevano a mostrare la
ricchezza del proprietario nella
loro straordinarietà, che,
ovviamente, provocava sorpresa,
meraviglia e interesse. Le
Wunderkammer, mostravano di
tutto, dall’arte alle scienze, da
oggetti di valore a semplici
curiosità. Le Wunderkammer
nacquero nel Cinquecento e si
protrassero fino al Settecento,
epoca in cui furono aperti i primi
musei. Se le arti erano comuni
all’inizio, con la scoperta di
nuovi paesi e nuove culture, si
arricchirono di esemplari
naturalistici e nuove conoscenze
di tipo scientifico. La cultura
illuminista le trasformò in un
collezionismo, particolarmente,
innovatore, proteso verso le
novità scientifiche e culturali.
Il possesso di queste
straordinarietà, spinse ad un
collezionismo molto sviluppato. I
nobili spendevano molto per
accaparrarsi pesci o uccelli
esotici, piante mai viste (le
cosiddette naturalia) o
semplici stranezze della natura,
come frutta gigantesca o animali a
due teste. Oltre le
naturalia, esistevano anche le
artificialia, cioè
composizioni artigianali o strani
prodotti, provenienti da tutte le
parti del mondo.
Le
Wunderkammer erano attrezzate
all’esposizione (che era del tutto
casuale), essendo presenti in esse
grandi teche e scansie di legno,
armadi e piccole vetrine, o
numerosi stipetti con cassetti. In
grossi barattoli di vetro, pieni
di formalina, venivano conservati
parti umane o animali, esemplari
rari impagliati, oggetti etnici,
rocce o pietre sconosciute, piante
essicate, coralli o stranezze
marine, teste di animali
imbalsamati. Nei cassetti,
generalmente, erano conservati gli
oggetti più piccoli o preziosi.
Questi ultimi potevano far bella
mostra di sé anche in vetrine con
serratura. Sui muri o appesi vi
erano animali particolari.
Oggi le considereremmo
chincaglierie, ma allora, in una
Europa desiderosa e affamata di
novità culturali, tecniche e
scientifiche, ben si prestavano le
Wunderkammer. Il
collezionismo, tuttavia, non si
restringeva su di essi,
comprendendo, anche, tutto il ramo
artistico. Così ben conservati,
erano esposti libri e stampe rare,
numerosissimi quadri, cammei,
collane di perle o di coralli,
filigrane, vasi e reperti
archeologici, monete antiche e
raccolte di foglie accuratamente
essiccate, anche di alberi o
piante d’origine americana o
asiatica. Poiché tutte queste
mirabilia, cioè oggetti che
suscitavano la meraviglia (da qui
il nome), erano molto costosi da
acquistare, le Wunderkammer,
non era per tutti, ma solo per
persone particolarmente abbienti.
D’altronde, il mercato era tale da
dare vita ai falsi d’autore, anche
acquistati per il loro prezzo
inferiore.
Curiosamente, il fenomeno delle
stanze delle meraviglie interessò
anche conventi e monasteri.
Conservata la cultura nel
medioevo, essi si spinsero
all’acquisto di tesori
bibliografici di opere
introvabili, antichi manoscritti o
qualche papiro egiziano
o beni artistici e
scientifici. Gli istituti
religiosi, d’altra parte, godevano
di offerte, donazioni, eredità ed
ex voto. Alla fine del
Settecento (il secolo
dell’enciclopedie di Diderot),
abbazie o i collezionisti privati
iniziarono un lavoro di
catalogazione delle enormi
quantità delle mirabilia, aprendo
la loro visione al pubblico, anche
se inizialmente più ristretto. Tra
i conventi-museo, ad esempio, vi
fu il Monastero di San Martino
delle Scale nei pressi di Palermo,
che espose i propri beni già a
partire del XVIII secolo, ma le
cui collezioni, furono frazionate
alla fine dell’Ottocento. Tra
le Wunderkammer più famose
quella di Anna Maria Luisa de'
Medici, di fine Seicento, e la
Camera dell'arte e delle curiosità
di proprietà di Ferdinando II
d'Asburgo.
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