Cosa chiedere per il prossimo anno l’ho scoperto con Whatsapp

Questa mattina un po’ tutti abbiamo ricevuto sui nostri telefonini dei post spiritosi e figurine di buon augurio. Ne pubblichiamo uno, per sorridere insieme. «Stufo di illudermi ogni anno con la pace, la serenità, la gioia, l’amore e la salute, per quest’anno chiedo a tutti voi maggiore concretezza. Per il Nuovo Anno sono graditissimi assegni, contanti o monete sonanti. Grazie. E se avete bisogno dell’IBAN, non esitate a chiederlo. Auguri!».

Ci siamo domandati se rivolgervi gli Auguri in modo altrettanto spiritoso e spensierato o viceversa fare degli Auguri più formali e compassati. Dopo “ampia ed esauriente discussione” (come si usa scrivere nei verbali), abbiamo infine deciso di pubblicare un articolo già uscito, ma fra i più cliccati del sito, perché tra il serio e il faceto induce come al solito a riflettere. Per cui ora avete tre scelte: leggerlo, rileggerlo se lo avevate già letto oppure semplicemente accettare I NOSTRI AUGURI PER UN 2022 MIGLIORE DI TUTTI GLI ANNI FINORA TRASCORSI.

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di Thomas Ulrich da Pixabay

Milano, Tornabuoni Arte – Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2022

Tornabuoni Arte presenta al pubblico “Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2022”. Appuntamento annuale di una delle più attente gallerie d’arte europee, è una mostra articolata nelle due sedi italiane, di Firenze e di Milano, dedicata ai capolavori oggetto della ricerca e della passione collezionistica di Roberto Casamonti fondatore della galleria. Ad arricchire la mostra, un volume, frutto di un’accurata selezione di opere, che evidenzia lo studio e la conoscenza che la galleria ha maturato nel tempo. Dopo Firenze è ora la la sede di Milano a inaugurare la sua parte di Antologia il prossimo giovedì 16 dicembre 2021.

16 Dicembre 2021 – 26 Novembre 2022
Milano, Tornabuoni Arte

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA.
ANTOLOGIA SCELTA 2022

Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1965-66, idropittura su tela, cm 54×65

Tornabuoni Arte ha saputo, nel corso degli anni, creare un importante circuito espositivo e culturale in Italia e all’estero, coinvolgendo istituzioni pubbliche e private, con una programmazione internazionale, realizzato grazie anche al rapporto consolidato con critici d’arte, curatori e collezionisti. Conferma così la sua vocazione ad essere non solo una galleria privata ma un luogo aperto a tutti e dedicato alla cultura. La preziosa pubblicazione, che accompagna questa edizione, è introdotta da un testo, “La linea evolutiva dell’arte”, della storica dell’arte Sonia Zampini. Partendo da Fattori, con un dipinto dell’Ottocento, per arrivare ad un video di Plessi del 2021 “l’antologia – come sottolinea Zampini – è intesa come una retrospettiva ad ampio raggio di osservazione sulle molteplicità delle dichiarazioni artistiche, dei movimenti, degli intenti che hanno determinato i passi fondanti della storia dell’arte”.
Come per Firenze, anche l’esposizione milanese presenta una parte dedicata alla rappresentazione figurativa magistralmente evidenziata dalla “Carica di cavalleria” di Giovanni Fattori, datata 1870-1880. La storia risorgimentale diventa il soggetto dell’opera dove il tumulto della battaglia è evidenziato dalla compattezza compositiva la cui massa si spinge verso l’estremo oltre del quadro, sospinta da un fervido moto di conquista.
L’arte figurativa e l’attenzione di molti artisti all’elemento femminile si evidenziano bene nella tela di Campigli, “Le due sorelle” del 1942, dal forte richiamo etrusco; nel bellissimo “Nudo nel paesaggio” del 1951 di Casorati, protagonista del Realismo Magico, dove le macchie di luce si scompongono avanzando sul corpo e sull’ambiente, lasciando che l’occhio dell’osservatore si ripieghi completamente sul soggetto in primo piano; infine nel capolovoro di Mirò “Femme dans la nuit” del 1966 in cui la figura femminile posta a destra del campo visivo viene descritta con la sapienza di linee agili e modellanti mentre si rivolge alla grande stella che domina il cielo.
Da segnalare senza dubbio infine il Morandi, scelto come immagine di copertina di quest’anno, datato al 1963 in cui gli oggetti raggiungono una dimensione quasi evocatica attraverso l’uso sapiente della luce.
La seconda parte della mostra raccoglie invece le opere di alcuni dei più importanti maestri del Secondo Dopoguerra italiano. Esempio meraviglioso è la “Combustione plastica” di Alberto Burri, espressione di quella tendenza al rifiuto verso la figurazione per aderire all’urgenza espressiva attraverso il segno, il gesto e la materia. La trasparenza della plastica e la presenza della combustione creano continui rimandi visivi tra la superficie dell’opera e l’ambientazione esterna, introducendo una ideale estensione della stessa nello spazio.
La supremazia del gesto è invece indicata dall’azione dei tagli di Fontana, presente in catalogo con diverse opere, tra cui il “Concetto spaziale, Attese” del 1965-66 dal bellissimo colore rosso, che superano lo stesso concetto di informale in quanto introducono la dimensione fisica e percettiva dell’oltre, come luogo intellettivo generato dalla stessa struttura fisica del quadro.
Sul finire degli anni cinquanta la reazione al coinvolgimento dell’Informale si traduce in una sorta di raffreddamento emotivo che, unito a nuove tendenze analitiche, porta alla volontà di prendere le distanze da ogni forma di rappresentazione e di soggettività come vediamo nell’opera di Castellani del 1973 dove la tensione della tela è data dall’uso di chiodi fissati nel telaio dando alla superficie un movimento ritmico.
Infine da segnalare alcuni importanti artisti internazionali che saranno presenti come Uecker, Vasarely e Matta.
La mostra sarà visitabile fino al 26 novembre 2022 e le opere presenti nell’antologia verranno esposte in momenti diversi sia nella sede di Milano sia in quella di Firenze.


MILANO, Via Fatebenefratelli 36
16 dicembre 2021 – 26 novembre 2022

FIRENZE, Lungarno Benvenuto Cellini 3
3 dicembre 2021 – 26 novembre 2022

Info:
Tornabuoni Arte
Lungarno Benvenuto Cellini, 3 – 50125 Firenze
info@tornabuoniarte.it / www.tornabuoniart.com / +39 055 68 12 697
Via Fatebenefratelli 34/36 – 20121Milano
milano@tornabuoniarte.it / www.tornabuoniart.com / + 39 02 65 54 841

Studio ESSECI
Tel. +39 049 663499 – e.mail: roberta@studioesseci.net, www.studioesseci.net

Ufficio stampa:
Davis & Co | Lea Codognato e Caterina Briganti
Tel. + 39 055 2347273 – e.mail: info@davisandco.itwww.davisandco.it

IMMAGINE DI APERTURA Jannis Kounellis, Senza titolo, 2010-2011, piastra di ferro, reti metalliche, violino, cavo d’acciaio, cm 200×180.

Il Museo Civico di Modena celebra Umberto Tirelli maestro della caricatura del primo Novecento

A 150 anni dalla sua nascita, l’esposizione celebra la figura di uno dei maestri della caricatura del primo Novecento, attraverso 230 opere, tra disegni, sculture, pitture, maschere e burattini.

MUSEO CIVICO DI MODENA | COMPLESSO SAN PAOLO
DAL 19 DICEMBRE 2021 AL 25 APRILE 2022

UMBERTO TIRELLI.
CARICATURE PER UN TEATRO DELLA VITA

Umberto Tirelli, Caffè San Pietro, 1928, olio su compensato. Modena, Collezione privata

Dal 19 dicembre 2021 al 25 aprile 2022, il Museo Civico di Modena, nei rinnovati spazi del Complesso San Paolo, organizza una mostra che celebra Umberto Tirelli (Modena, 1871 – Bologna 1954), uno dei maestri della caricatura del primo Novecento, a 150 anni dalla nascita.

L’esposizione, curata da Stefano Bulgarelli e Cristina Stefani, propone 230 opere, tra disegni, sculture, pitture, maschere e burattini, in grado di approfondire la centralità di una figura che fece della caricatural’unico e imprescindibile mezzo di espressione, giungendo a imporsi a livello nazionale ed europeo.

Attraverso la sua multiforme produzione, Tirelli è stato in grado di offrire uno sguardo acuto e ironico sulla borghesia e sull’establishment locale e nazionale nel complesso dei loro aspetti sociali, politici e culturali, in un arco storico compreso tra la Belle Époque e la Grande Guerra, il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, fino alle tensioni internazionali che hanno segnato l’inizio della Guerra Fredda e gli albori del primo boom economico.

Intrecciando arti visive e spettacolo, Tirelli ha interpretato il più grande “teatro della vita” nella sua eterogeneità, offrendo una lettura critica del suo tempo e dei suoi protagonisti, delle sfaccettature più nascoste dell’animo umano e delle forme di potere anche nei loro aspetti più deteriori.

Il percorso espositivo, nell’allestimento progettato dalla Facoltà di Architettura di Bologna con il coordinamento di Matteo Agnoletto, in collaborazione con Leo Piraccini e Matteo Giagnorio, prende avvio dallo studio dell’artista con gli arredi disegnati da lui stesso, i libri, le riviste, gli oggetti

e gli strumenti che, nel suo essere spazio fisico e mentale, narra il metodo di lavoro e la personalità esuberante di Tirelli.

Umberto Tirelli, Burattino di Giusuè Carducci, cartapesta e abiti. Modena, Collezione privata

Il cuore della rassegna è rappresentato dalloriginale Teatro nazionale delle Teste di legno, alto più di 6 metri, completo di scenografie e burattini, eccezionalmente sopravissuto ed esposto al pubblico a un secolo dalla sua creazione nel 1921.

È questo straordinario manufatto, caso unico di teatro caricaturale animato da burattini di grandi dimensioni raffiguranti i più noti esponenti della politica, del costume e della cultura nazionale del periodo, di cui fanno parte tra gli altri il re Vittorio Emanuele III, Gabriele D’Annunzio, Papa Benedetto XV, Giovanni Giolitti, Giosuè Carducci, Giacomo Puccini, Mussolini, Eleonora Duse, fino alle maschere della Commedia dell’arte e quella modenese di Sandrone, a tradurre le finalità che animano l’opera di Umberto Tirelli: diffondere, attraverso la caricatura, la consapevolezza nei confronti di un tempo segnato da inquietudini, populismi e ambizioni che dal fascismo hanno portato alla seconda guerra mondiale, non mancando di stimolare l’osservazione critica del mondo contemporaneo.

Lo spettacolo teatrale condensa la pluralità dei linguaggi utilizzati da Tirelli, nonché l’affinamento di uno sguardo già “globale” sul proprio periodo storico e i suoi protagonisti internazionali, come sarà in occasione della sua ultima produzione scultorea, in parte esposta alla Quadriennale di Roma del 1951, tra i cui soggetti figurano Stalin, Churchill e Roosevelt, ma anche Totò, De Gasperi e Togliatti.

La mostra ha favorito la donazione al Museo Civico di Modena di un nucleo di 130 opere rappresentative dell’attività di Umberto Tirelli provenienti da una collezione privata.

Un gesto generoso che arricchisce il patrimonio del museo modenese dedicato al disegno umoristico e ai burattini. L’acquisizione del fondo Tirelli aggiunge un tassello importante per raccontare il ruolo avuto da Modena nel panorama nazionale nel teatro dei burattini, del disegno satirico grazie alle numerose riviste cittadine, infine dal secondo dopoguerra, attraverso la cosiddetta “scuola modenese” del fumetto e dell’animazione.

Accompagna l’esposizione un catalogo Sagep Editori di Genova, realizzato grazie al sostegno di Assicoop Modena & Ferrara, con contributi di Stefano Bulgarelli, Fabio degli Esposti, Giacomo Pedini, Rinaldo Rinaldi, Cristina Stefani, Giuseppe Virelli.

Durante il periodo di apertura della rassegna, si terrà una serie d’iniziative collaterali, come spettacoli di burattini, laboratori didattici oltre alla possibilità di assistere in diretta al restauro dei burattini di Emilio Zago, Tina di Lorenzo ed Errico Malatesta, condotto da Gloria Forghieri del Laboratorio Alma Atelier di Carpi.

Un’occasione unica per capire modalità di realizzazione e di intervento su maschere, burattini in cartapesta e abiti frutto di un meticoloso processo creativo. Affiancato dalla moglie Clara, Tirelli disegnò gli abiti fedelmente ispirati a quelli dei personaggi. Sono creazioni sartoriali di alto livello, per le stoffe impiegate così come per gli accessori, bottoni, spille, collane e orecchini per le figure femminili, fino alla foggia delle acconciature.

Umberto Tirelli coi burattini di Eleonora Duse e Virgilio Talli, 1923 Gelatina a sviluppo Rubiera, raccolta privata

Umberto Tirelli. Nota biografica

Dopo la  formazione presso il Liceo San Carlo di Modena, Tirelli si confronta con la realtà del suo tempo di cui offre uno spaccato ironico attraverso l’editoria satirica locale. Figura tra le più originali dell’ambiente artistico-letterario modenese degli anni della Belle Epoque, nel 1896 entra nella redazione del giornale satirico “Il Marchese Colombi”, creato da Alfredo Testoni, per poi fondare quattro anni dopo “Il Duca Borso”, il più importante giornale umoristico in cui trionfano le sue caricature delle più note personalità cittadine, stilisticamente aggiornate sulla base dell’editoria satirica europea in particolare francese. La partecipazione di Tirelli alla testata si conclude nel

1908, in seguito al suo trasferimento a Bologna. Nel capoluogo emiliano Tirelli entra in contatto con l’ambiente delle riviste satiriche locali attraverso le testate “Il Fittone”, con cui lavora a fianco di Augusto Majani in arte Nasica, “Il Giornale delle Beffe” e “Il Punto”, che fonda nel 1913. In piena Grande Guerra, con l’amico editore Angelo Fortunato Formiggini pubblica I protagonisti (1917), una cartella contenente le sferzanti caricature dei Reali e i capi di stato coinvolti nel conflitto, in parte esposte a Londra, Chicago e Liverpool. Mantenendo inalterato il suo pungente sguardo sulla realtà, nei primi anni venti concepisce un’originale forma di teatro di burattini caricaturali di grandi dimensioni aventi come soggetti i maggiori personaggi del jet-set italiano del tempo, dalla politica alla cultura, alla religione, allo spettacolo: si tratta del Teatro Nazionale delle Teste di Legno. Mantenendo costante lo sguardo sull’attualità del suo tempo, agli anni trenta e quaranta appartengono creazioni di allestimenti scenici, carri allegorici e illustrazioni caricaturali sulle pagine del “Resto del Carlino”. In queste ultime in particolare, ad imporsi è il panorama dello star system hollywoodiano: da Greta Garbo e Charlie Chaplin, Gary Cooper e Marlene Dietrich, Stanlio e Ollio fino a Buster Keaton e Topolino.


UMBERTO TIRELLI. Caricature per un teatro della vita
Modena, Museo Civico | Complesso San Paolo (via Selmi 63)
19 dicembre 2021 – 25 aprile 2022

Inaugurazione: sabato 18 dicembre, ore 17.00

Orari
dal 19 dicembre al 6 gennaio 2022:
da martedì a venerdì: dalle 15 alle 19
sabato, domenica e festivi: 10-19
lunedì chiuso

dall’8 gennaio al 25 aprile 2022:
venerdì, sabato e domenica: ore 10-19

Biglietti
intero: €6,00; ridotto: € 4,00

Informazioni: Museo Civico di Modena, Palazzo dei Musei, Largo Porta Sant’Agostino 337
museocivico@comune.modena.it

Sito internet: www.museocivicomodena.it

Canali social: FB e IG museocivicomodena

Ufficio stampa Comune di Modena
Laura Elena Parenti
T 059 2032451
M 338 1539642
laura.elena.parenti@comune.modena.it

Ufficio stampa mostra

CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, T 02 36755700; M 349 6107625
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IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Si chiama #ENELINCIRCOLO ed è l’innovativo progetto di economia circolare di Enel Energia

Per il periodo natalizio Cronopios, con il sostegno di Enel Energia e la collaborazione del Comune di Bologna, porterà nella città di Bologna l’innovativo progetto di economia circolare: oggetti in disuso saranno trasformati in opere d’arte.

Dal 20 dicembre al 9 gennaio allestiti all’interno degli Spazi Enel della città centri di raccolta, dove sarà possibile partecipare all’iniziativa consegnando i propri oggetti in disuso. Nel centro città un percorso espositivo delle opere dell’artista Dario Tironi realizzate con oggetti di scarto raccolti nelle precedenti tappe dell’iniziativa.

A Bologna l’iniziativa che promuove l’economia circolare in chiave sostenibile

Si chiama #ENELINCIRCOLO ed è il nuovo ed innovativo progetto di economia circolare che Enel Energia dedica, durante il periodo delle feste natalizie, alla città di Bologna.

L’iniziativa, promossa da Cronopios con il sostegno di Enel Energia e la collaborazione del Comune di Bologna e ispirata ai principi della sostenibilità e del riciclo, prevede la possibilità di portare oggetti in disuso presso i sei negozi Spazi Enel della città emiliana personalizzati per l’occasione. All’interno degli store sono stati infatti posizionati dei mini silos dove i cittadini bolognesi potranno lasciare oggetti “inutili” che non usano più: soprammobili, giocattoli, dispositivi elettronici e molto altro, saranno ritirati dal personale dei negozi per poi tornare a nuova vita, trasformandosi in vere e proprie opere d’arte per aiutare a riflettere sulle tematiche ambientali ponendo l’accento, oltre che sul recupero del materiale quale fonte di energia, anche sulla circolarità dell’energia umana.

Dopo la raccolta è prevista, infatti, la fase creativa: i materiali di scarto saranno affidati alle mani e all’estro dell’artista Dario Tironi che li utilizzerà per realizzare vere e proprie opere d’arte. 

I cittadini di Bologna potranno conoscere da vicino la bontà del progetto attraverso un vero e proprio percorso espositivo, a cielo aperto, scandito dalle opere di Dario Tironi, realizzate con gli oggetti di scarto raccolti nelle precedenti tappe dell’iniziativa. Le opere esposte nel Cortile Guido Fanti di Palazzo d’Accursio, a Corte Isolani, nella Galleria Cavour e nello Spazio Enel di Piazza Liber Paradisus, saranno accompagnate da un totem illustrativo e da un sopporto didascalico, che inviterà i cittadini a recarsi presso gli Spazi Enel per partecipare attivamente al progetto che, dal 20 dicembre al 9 gennaio, coinvolgerà il capoluogo emiliano. Per i possessori della Card Cultura che si recheranno presso gli Spazi Enel per portare un oggetto, inoltre, sarà omaggiato il catalogo dell’iniziativa (fino ad esaurimento scorte). 

“#Enelincircolo – commenta Lucia Cortini, Responsabile Mercato Enel Emilia Romagna Marche – è un progetto unico ed innovativo nel suo genere in cui crediamo fortemente. Si tratta di un’iniziativa dedicata al riciclo e pensata per promuovere l’economia circolare, un modello virtuoso e concreto che, oltre ad avere effetti sulla tutela dell’ambiente, produce vantaggi in termini di competitività, innovazione e occupazione. Gli stessi principi che ispirano e caratterizzano il nostro lavoro quotidiano”.

Gli Spazi Enel Partner in cui è possibile aderire all’iniziativa, nel totale rispetto delle misure di sicurezza, sono quelli di via Massarenti 458 B, via E. Ponente 86E, via M. D’Azeglio 96B, via A. Costa 31 A, via San Donato 21 e p.zza Liber Paradisus 16. Ulteriori dettagli su enel.it.


Culturalia

CULTURALIA DI NORMA WALTMANN
Agenzia di comunicazione e ufficio stampa

tel : +39-051-6569105 mob: +39-392-2527126
email: info@culturaliart.com
web: www.culturaliart.com

Per le Festività i variopinti animali di “Cracking Art” invadono il centro storico di Avezzano

Nuove collocazioni nelle strade e piazze della città per le sculture del famoso collettivo, grazie alla sinergia fra la Fondazione Terzo Pilastro ed il Comune con l’Aia dei Musei

L’Aia dei Musei, Avezzano, fino al 13 febbraio 2022

Coniglio in Piazza Risorgimento

Le mastodontiche e coloratissime sculture animali firmate dal movimento artistico Cracking Art, protagoniste della mostra ospitata presso l’Aia dei Musei di Avezzano (AQ), invadono pacificamente, per l’intero periodo delle Festività natalizie (fino al 9 gennaio prossimo), il centro storico della città, popolando le principali strade e piazze, grazie all’eccezionale sinergia tra la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale che promuove il progetto e l’Amministrazione Comunale di Avezzano con l’Aia dei Musei.

La mostra “Cracking Art” è organizzata della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, in collaborazione con Comediarting e Arthemisia, e si avvale della disponibilità del collettivo artistico.

La mostra – che verrà ulteriormente prorogata fino al 13 febbraio 2022 – ha ottenuto finora un enorme successo mediatico e di pubblico, e continua ad entusiasmare i fruitori di ogni età, tanto che, per il periodo delle Festività natalizie, è stato deciso che la maggior parte delle sculture che la compongono beneficino di nuove collocazioni in alcuni spazi cittadini molto frequentati e idonei ad ospitarle.

In particolare, hanno trovato posto in Piazza Risorgimento un coniglio grande; in Via Corradini una chiocciola grande; nella Piazza del Mercato lupi, orsi, conigli e chiocciole; ancora conigli e chiocciole di varie dimensioni in Via Benedetto Croce n. 4 presso la sede di Avezzano della Fondazione Terzo Pilastro; infine, otto tartarughe presso Villa Torlonia. Queste inedite collocazioni delle sculture saranno apprezzabili fino al 9 gennaio prossimo, data dopo la quale le opere torneranno tutte – fino al 13 febbraio 2022 – all’Aia dei Musei.

Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele

«In occasione delle Festività natalizie, forti dell’entusiasmo con la quale la città di Avezzano ha accolto, fin dal principio, la mostra “Cracking Art”, abbiamo voluto che gran parte delle opere in mostra uscissero dall’Aia dei Musei per rallegrare le principali vie e piazze del centro storico, al fine di contribuire ad infondere gioia e positività ai cittadini in festa. Un evento d’eccezione che è stato reso possibile unicamente dalla proficua sinergia che intercorre tra la Fondazione Terzo Pilastro, che mi onoro di presiedere, e un’Amministrazione pubblica disponibile e lungimirante qual è quella di Avezzano. Ribadisco, pertanto, la mia soddisfazione nell’aver portato ad Avezzano questa mostra, in quanto ritengo che, con il suo forte messaggio ecologista, il tripudio di colori accesi e la rappresentazione degli animali in chiave “pop”, costituisca un messaggio di ottimismo, anche a livello simbolico, che contrasta con il buio periodo della pandemia», ha affermato il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele,Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale.

Amatissime in tutto il mondo, le opere dei Crackers (così si definiscono gli artisti del collettivo) si caratterizzano non solo per i loro colori sgargianti e le dimensioni che vanno dal piccolo formato alle taglie XXL, ma anche per il loro processo di realizzazione in materiale sintetico che deriva dalla rigenerazione della plastica che, in questo modo, da materiale considerato usa e getta si fa arte. La plastica, infatti, si trasforma e si rende mezzo di comunicazione: da semplice materiale di uso comune e sostanza potenzialmente nociva per l’ambiente, si modella divenendo elemento decorativo e fonte di ispirazione.


Gli orari di apertura dell’Aia dei Musei sono i seguenti
Lunedì CHIUSO
dal martedì al venerdì ore 10-13 e 16-18
sabato ore 11-13 e 16-18
Domenica ore 16-18

Apertura straordinaria
venerdì 31 dicembre ore 10-13
CHIUSO 24 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio

Informazioni
info@aiadeimusei.it
T. +39  0863 1809821
M. +39 348 3520447 | 329 5454919

Siti
www.fondazioneterzopilatrointernazionale.it
www.aiadeimusei.it
www.arthemisia.it
www.crackingart.com

Hashtag ufficiale
#crackingartavezzano

Ufficio Stampa Arthemisia
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Roma, Vision & Global Trends – Maurizio Vezzosi: L’asse Londra-Washington contro il multipolarismo

AUKUS
Il ritorno dell’anglo-america sfera e le sue conseguenze

Giovedì 23 dicembre 2021
Palazzo Theodoli Bianchelli, Sala Conferenze – Camera dei deputati
Sito web

Presentiamo una delle relazioni che hanno articolato il programma della conferenza “AUKUS: Il ritorno dell’anglo-america sfera e le sue conseguenze” svoltasi venerdì 23 dicembre 2021 presso la sala conferenze della Camera dei Deputati. Le riprese del video, pubblicato su YouTube, sono di Radio Radicale.

Maurizio Vezzosi, analista e reporter freelance. Collabora con RSI Televisione Svizzera, L’Espresso, Limes, l’Atlante geopolitico di Treccani, il centro studi Quadrante Futuro ed altre testate. Ha raccontato il conflitto ucraino dai territori insorti contro il governo di Kiev documentando la situazione sulla linea del fronte. Nel 2016 ha documentato le ripercussioni della crisi siriana sui fragili equilibri del Libano. Si occupa della radicalizzazione islamica nello spazio postsovietico, in particolare nel Caucaso settentrionale, in Uzbekistan e in Kirghizistan. Segue con attenzione le transizioni politiche che si stanno concretizzando in Bielorussia ed in Armenia. È assegnista di ricerca presso l’Istituto di studi politici “S. Pio V”.

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Maurizio Vezzosi
L’asse Londra-Washington contro il multipolarismo.
Le implicazioni per lo spazio continentale ed il Mediterraneo

Roma: Gli artisti OPEN BOX2 – In memoria di te

In mostra, da sabato 18 dicembre 2021 fino al 13 febbraio 2022, OPEN BOX2 – In memoria di te, a ingresso libero, con le installazioni di Emilio Leofreddi, Giovanna Martinelli, Mauro Magni, Sandro Scarmiglia, Luca Valentino, a cura di AdA-Cultura e Francesca Perti. Anche questa seconda edizione di OPENBOX è ideata da AdA Associazione Amici dell’Aventino e promossa in collaborazione con il Municipio Roma I centro. 

In concomitanza con il centenario della nascita di Nino Manfredi,attore e illustre residente, che con il regista Luigi Magni strinse un proficuo sodalizio artistico e cinematografico, AdA vuole dedicare questa mostra, In memoria di te, agli illustri personaggi che sono vissuti o hanno lavorato all’Aventino e in particolare agli esponenti del cinema Italiano e ai quali la municipalità di Roma ha intitolato, sul colle Aventino, un giardino, dei viali e un belvedere nel parco Savello. 

OPEN BOX2
In memoria di te

Installazioni di Emilio Leofreddi, Giovanna Martinelli, Mauro Magni, Sandro Scarmiglia, Luca Valentino
A cura di AdA-Cultura e Francesca Perti

Fino al 13 febbraio 2022
Giardino Sant’Alessio, Piazza Albina, Giardino Romano Radici – Roma

Invito

Gli artisti OPENBOX2, in memoria di te…
Biografie

Emilio LEOFREDDI nasce a Roma, dove attualmente vive e lavora, dopo aver viaggiato e vissuto in India, Istanbul e Berlino. Oltre ad essere pittore, realizza video-installazioni e performance impegnate su tematiche politiche e sociali. Come “Balene”, contro la caccia alle balene (1992), patrocinata da Greenpeace e finanziata da Mario Schifano, “Contact” (!993), contro la pena di morte, patrocinata da Amnesty International e Nessuno tocchi Caino e “Media” (i994) sulla pubblicità. Nel 1999 ha fondato a Roma, insieme a Ivan Barlafante, Claudio di Carlo e Andrea Orsini, lo studio d’arte collettivo Ice Badile Studio; sempre nel 1999 espone  nel  M.O.C.A. sua personale “Human being” di Washington D.C. (USA).
Nel 2004 inizia a lavorare sul viaggio come opera d’arte e sul diario di viaggio da realizzare su tappeti tibetani e tende indiane. Il progetto “Dreams” lo riporterà, a rivivere in India, per la realizzazione delle opere che saranno esposte in Italia, ad Art Basel Miami (USA) Biennale del Cairo (Egitto), dove riceve il Premio della Critica. Espone al Vittoriano di Roma l’installazione “Il respiro del mondo”, realizzata con le tende indiane cucite a Goa (India).
Numerose le mostre personali e collettive che lo hanno portato a esporre in Italia e all’estero, tra Inghilterra, Stati Uniti, Germania, India e Cina.

Giovanna Martinelli nasce a Roma e prima di dedicarsi alla grafica editoriale e all’arte della stampa apre con la cooperativa Murales l’omonimo club di Jazz a Trastevere.

Nel  1986/7 frequenta a Parigi l’Atelier 17 di S.W.Hayter dove si perfeziona nella tecnica di stampa calcografica a colori. Insegna arte della stampa nel Istituto Statale d’Arte di Roma. a Venezia alla Scuola Internazionale di Grafica e all’Università di Pécs e a Urbino presso il KAUS. Fa parte dal 2005 dell’Associazione di scultori ungherese “La Fonderia” con sede in Pécs. e dell’ Associazione “I Diagonali” di Roma, che con la Galleria Arte e Pensieri documenta e promuove la ricerca d’arte, con particolare attenzione all’arte astratta.  La sua è una ricerca sempre tesa a sperimentare nuove forme, avvalendosi ora anche di tecniche diverse come la pittura o la scultura in ferro, bronzo o carta. L’ambiguità illusiva che è motivo ricorrente nelle sue opere viene espressa con materiali e forme diverse ma sempre con un’ unica struttura linguistica.

Tra le principali collezioni pubbliche e private ricordiamo: Pinacoteca Comunale di Termoli, GAMC di Viareggio, MUSMA di Matera, Pinacoteca d’Arte contemporanea di Lipik (Croazia), Museo arte contemporanea di Zagabria, Sunshine international art museum di Songzhuang (Cina), Calcografia – Ist. Naz. per la grafica.  

Sandro Scarmiglia nasce a Roma dove frequenta il liceo artistico “Alessandro Caravillani”. A Milano si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera nel corso di pittura. Nello stesso anno ha inizio la sua collaborazione come costumista e scenografo per programmi televisivi in Rai, in Fininvest e nel cinema. In seguito firma scene e costumi per spettacoli teatrali. Con A.m.r.e.f.  e Dulcimer partecipa al progetto di recupero dei ragazzi di strada a Nairobi dando vita allo spettacolo ”Mgona mtaani” che debutta in Italia a Umbria jazz. Recentemente firma per SKY le scenografie per i docufilm :“Caravaggio l’anima e il sangue” e ”Raffaello amori e passioni”.

Parallelamente al suo percorso professionale di scenografo ha sempre mantenuto vivo il suo interesse profondo per una propria e intima ricerca plastica. Per circa 10 anni porta avanti la sua ricerca prediligendo un particolare interesse alla sperimentazione di una pittura materica. La sua ricerca, che ha come analisi l’indagine di uno spazio tattile e visivo, lo spinge sempre più verso forme semplici e essenziali e lo porterà poi a maturare una forte esigenza plastica, che infine risolverà attraverso la scultura. Seguano numerose mostre personali e collettive. E il fondatore e promotore di TERRAARTE (www.terraarte.com) un parco scultorea a Blera, nella campagna Etrusca dell’Alto Lazio.

Mauro Magni nasce a Roma dove si laurea in Pittura all’Accademia di BB.AA. Dal 1982 espone in Italia e all’estero (Cina, Cuba, Inghilterra, USA). Lavora a Sutri. Nel 2008, dopo vari viaggi e permanenze all’estero, lascia Roma per trasferirsi a Trevignano Romano, e recuperare così un rapporto più stretto con la natura: una svolta nella sua vita e nella sua pittura, subito espressa nel ciclo delle Montagne – ispirato al monte dominante il lago di Bracciano – e nei cicli successivi (Torri babeliche, Incendi, Vulcani, Isole, Reliquiari, Diari di Viaggio). Luoghi onirici e metaforici, questi temi divengono anche occasione per un’accusa contro i mali odierni. Il lavoro di Magni è infatti caratterizzato da una critica verso l’Uomo e il mondo attuale. Tema base della sua poetica espressa tra pittura, scultura, ceramica e installazioni, è il conflitto umano spesso sfociante nello spregio della natura. E parallelamente è ben presente quello della memoria, intesa come bagaglio indispensabile per indirizzare il proprio futuro. Nelle opere cartacee, il collage stratificato e le bruciature divengono icone di testimonianza e di trasformazione, così come l’uso delle parole spesso scritte a gessetto, riconducono simbolicamente al libero arbitrio, all’impermanenza delle cose, ma anche alla necessità di un dialogo, auspicabile risolutore dei nostri conflitti. 

Luca Valentino, Romano di nascita e formazione. Dopo essersi diplomato in studi scientifici, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma e conclude nel 2021, a pieni voti, il corso di laurea triennale in indirizzo Fotografia e Video. 
Durante il percorso di studi accademici si avvicina alle arti visive e performative scoprendo un’inclinazione naturale alla recitazione e alla composizione grafica. In parallelo realizza diversi progetti video e fotografici, svariati cortometraggi, uno dei quali in collaborazione con gli artisti Lucas Begendi e Pietro Paolo Boccio, sperimenta nell’ambito della videoarte, del fotocollage e della scultura installativa.
Nel dicembre del 2018 espone i propri lavori, diversi collages e una videoinstallazione, in una mostra collettiva e autogestita a Roma. Nel 2019 trascorre un breve periodo in Libano per lavorare in qualità di operatore e insegnante volontario al progetto Sights Without Rights, un documentario interattivo, in realtà virtuale co-prodotto con gli abitanti del campo profughi palestinese di Burj Al Shemali, e supportato delle associazioni ULAIA ArteSud e Beit Atfal Assomoud.

Nel 2021 partecipa all’off circuit del festival di fotografia Les Rencontres ad Arles, al festival di fotografia contemporanea Todimmagina a Todi, e all’esposizione collettiva Artinfila, realizzata nel quartiere di San Lorenzo, in occasione della Rome Art Week.


INFO

OPEN BOX2
In memoria di te
Promosso da: AdA, Municipio I.
Un progetto di: AdA-Cultura, Daniela Gallavotti Cavallero / Alessandro Olivieri / Mara van Wees
Opere di: Emilio Leofreddi, Giovanna Martinelli, Mauro Magni, Sandro Scarmiglia, Luca Valentino
A cura di: AdA-Cultura e Francesca Perti
Testi di Francesca Perti e di Daniela Gallavotti Cavallero

Inaugurazione 18 dicembre 2021 ore 11.00 Giardino di Sant’Alessio – Roma
La mostra prosegue a Piazza Albina e nel giardino Romano Radici – Roma
Ingresso libero

Giardino Sant’Alessio
Piazza Albina
Giardino Romano Radici
Roma

Fino al 13 febbraio 2022

Contatti
www.primomunicipioroma.com
www.aventino.org
info@aventino.org

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next
info@melaseccapressoffice.itroberta.melasecca@gmail.com
3494945612
www.melaseccapressoffice.itwww.interno14next.it

IMMAGINE DI APERTURA

Su Sky Arte IL MIO NOME È LEGGENDA. Quinto episodio: Giovanni Battista Belzoni – Indiana Jones

presenta

IL MIO NOME È LEGGENDA

Quinto episodio: Giovanni Battista Belzoni – Indiana Jones
“Giovanni Belzoni e i templi maledetti“

In onda martedì 28 dicembre 2021 alle 21.15 su Sky Arte
Disponibile anche On demand e in streaming su NOW

Quinto episodio: Giovanni Battista Belzoni – Indiana Jones

L’11 agosto 1816 a Luxor, in Egitto, il gigantesco busto di Ramses II viene caricato su un’imbarcazione sul Nilo direttamente dall’Inghilterra. A dirigere i lavori è un italiano: Giovan Battista Belzoni. Sarà proprio quest’uomo di 38 anni e dal fisico statuario ad ispirare George Lucas per il suo Indiana Jones. E sarà lui il protagonista del quinto episodio de Il mio nome è Leggenda, la nuova produzione originale Sky Arte con Matilda De Angelis ideata e realizzata da Bottega Finzioni. La nuova puntata andrà in onda martedì 28 dicembre 2021 alle 21.15 su Sky Arte e sarà disponibile on demand e in streaming su NOW.

Giovanni Battista Belzoni, padovano, sembra aver vissuto tante vite diverse. Alto più di due metri e dotato di un fisico da culturista, in passato ha dimostrato la sua forza in spettacoli circensi in giro per il mondo. Ma per spostare il busto di Ramses II, pesante più di 7 tonnellate, serve un’altra qualità: l’ingegno. Sfruttando le sue conoscenze di ingegneria idraulica, piuttosto che le sue scarse nozioni archeologiche, Belzoni riuscì a portare a compimento l’impresa, che segnò l’inizio di altre “imprese” archeologiche.

Belzoni visse la sua straordinaria avventura in Egitto dal 1815 al 1819 tramite tre spedizioni in un periodo in cui impossessarsi di oggetti d’arte, sculture, statue dell’antica civiltà egizia rappresentava un’occasione di prestigio per gli Stati europei. Giovanni Belzoni si mise a viaggiare per il Paese scoprendo monumenti di grande valore, dedicandosi a scavi e a prospezioni archeologiche in zone anche poco note.

Nel 1819 Belzoni fece ritorno in Inghilterra, avendo procurato al British Museum importanti monumenti egizi, grazie ai quali la modesta collezione egizia era diventata molto importante. Questa è la storia di un uomo burbero ma appassionato, dotato di grande forza ma anche di un multiforme ingegno.

Saranno proprio queste qualità ad ispirare Indiana Jones, il personaggio protagonista di una delle saghe di maggior successo di George Lucas.

La quinta puntata de Il mio nome è Leggenda vedrà la partecipazione del mass-mediologo Roberto Grandi e dell’antropologo Davide Domenici.

Il mio nome è Leggenda è una produzione originale Sky Arte, ideata e realizzata da Bottega Finzioni. Un programma di Michele Cogo, Giuseppe Cassaro, Gianmarco Guazzo e Antonio Monti, scritto da Michele Cogo e dagli ex-allievi di Bottega Finzioni Gianmarco Guazzo, Alberta Lepri e Silvia Pelati, con la produzione esecutiva di Giuseppe Cassaro e la regia di Antonio Monti. Hanno partecipato in forma di partnership il Comune di Bologna e Bologna Welcome, mettendo a disposizione una delle location più suggestive della città: il Salone del Podestà a Palazzo Re Enzo.

“Giovanni Belzoni e i templi maledetti“ – testi di Michele Cogo e Gianmarco Guazzo.

Nota dell’autore Gianmarco Guazzo:

Tra i tanti modi per raccontare le mille vite di Giovanni Battista Belzoni, le cui imprese hanno ispirato la creazione del personaggio di Indiana Jones, ho scelto quello di calarmi nel ruolo dello spettatore di un film d’avventura, per intraprendere assieme al protagonista una caccia al tesoro un po’ diversa da solito. Un viaggio alla scoperta di quello che ci definisce, che ci porta a lasciare il nostro segno nel mondo e diventare, come nel caso di Belzoni, una leggenda pronta a ispirare le generazioni future.


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IMMAGINE DI APERTURA dal programma di Sky Arte con Matilda De Angelis

Fritz Bleyl – Non era un vero bohémien, ma uno studente di architettura organizzato

di Sergio Bertolami

32/2 – I protagonisti

Hilmar Friedrich Wilhelm Bleyl, noto agli amici come Fritz Bleyl (Zwickau in Sassonia 1880 – Bad Iburg 1966), è uno dei quattro fondatori del gruppo artistico Die Brücke (“Il Ponte”). Forse è il meno conosciuto, rispetto a Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff. Il meno conosciuto, perché prese parte al sodalizio che avviò l’Espressionismo tedesco soltanto per un paio d’anni. I quattro si erano incontrati, ancora studenti, nelle aule del Politecnico di Dresda. Fritz Bleyl conobbe Ernst Ludwig Kirchner durante il primo semestre di corso e divennero subito molto amici. Insieme si sono avventurati in lunghe passeggiate per studiare la natura e discutere delle loro idee artistiche. C’è chi dice che non siamo noi a scegliere la vita, ma è la vita a sceglierci. In questo caso il detto sembra calzare a pennello, perché Fritz, che studiava architettura solo per assecondare i desideri dei genitori, sognava di diventare un pittore, ma fu l’unico fra i quattro amici che condusse la sua esistenza facendo davvero l’architetto e insegnando ai giovani come diventare a loro volta degli architetti. A partire dal 1906, infatti, fu impegnato alla Bauschule (la Scuola Edile) di Freiberg e presso la Scuola di Falegnameria Applicata, dove insegnò disegno a mano libera e disegno ornamentale. È scritto ovunque che Bleyl scelse una “vita borghese” piuttosto che l’anticonformismo: si sposò nel 1907 con Gertrud Tannert e svolse una professione che gli permetteva di mantenere dignitosamente la famiglia. Il convincimento prevalse sulle aspirazioni di cambiare l’arte del nuovo secolo, così in quello stesso anno 1907 si svincolò dal perseguire gli intenti della Brücke e mollò tutto. Da quel momento in poi Bleyl continuò a insegnare e a lavorare, conducendo una vita tranquilla. E questo non è affatto indice di demerito.

Fritz Bleyl, Inverno, 1905
Fritz Bleyl, Flucht nach Ägypten (Fuga in Egitto), 1910

Eppure, in quei primi anni i quattro amici condividevano tutti l’atteggiamento libertario e le idee rivoluzionarie di Kirchner. La ribellione contro la pittura tradizionale e accademica rispecchiava un sentimento comune fra la maggior parte dei giovani artisti dell’epoca. La vera novità che li caratterizzava era invece la nuova proposta estetica: un “ponte” fra la tradizione dell’arte tedesca (quella di Albrecht Dürer, Matthias Grünewald e Lucas Cranach il Vecchio) e il presente moderno, che infervorava di convinzioni innovative le avanguardie europee. Fritz Bleyl stesso descrisse le riunioni del gruppo della Brücke nel primo studio di Kirchner a Dresda, ricavato in un’ex macelleria. Era quello lo spazio «di un vero bohémien, pieno di dipinti sparsi dappertutto, disegni, libri e materiali d’artista. Era molto più simile all’alloggio di un artista romantico che alla casa di uno studente di architettura ben organizzato». L’asserzione suona come una sottile critica. Lo studio di Kirchner era in verità uno spazio dove incontrarsi liberi dalle convenzioni sociali. Schizzi e foto lo dimostrano. Vi si tenevano in gruppo esercitazioni di disegno dal vero, per cui, volendo rompere con le scrupolosità accademiche, iniziarono a fare rapide sessioni estemporanee di un quarto d’ora, prediligendo di riportare su carta atteggiamenti consueti, nel tentativo di catturare ogni spontaneità. Le modelle che ritraevano nude, in quei primi lavori, non erano delle professioniste come quelle che posavano nelle aule didattiche delle accademie. Appartenevano piuttosto alla cerchia di amiche e fidanzate che Kirchner raccoglieva intorno a sé nel proprio studio. In effetti, i rapporti che s’intrattenevano suggeriscono amori istintivi e allegre capriole. Bleyl ha descritto una di queste modelle, Isabella, una quindicenne del quartiere, «molto vivace, dai bei lineamenti, gioiosa, senza alcuna deformazione causata dalla stupida moda del corsetto e pienamente adatta alle nostre esigenze artistiche, soprattutto nella stagione in cui prendeva a germogliare la sua femminilità». Tutto sommato, uno stile di vita spregiudicato che forse poco si addiceva al carattere appartato di Bleyl.

Fritz Bleyl, manifesto promozionale della prima mostra Die Brücke, 1906, vietato dalla censura.

Dal punto di vista artistico, in quei primi anni, Bleyl contribuì attivamente e con passione ai lavori della Brücke. Dal momento che si era indirizzato alla progettazione grafica toccava a lui, in quanto pittore e incisore, produrre manifesti, locandine e biglietti per le esposizioni aperte al pubblico dal gruppo. Da settembre a ottobre del 1906 si tenne la prima mostra collettiva, nello showroom di K.F.M. Seifert e Co. a Dresda. Tema scelto era, ovviamente, il nudo femminile, derivato dagli studi dal vero. Bleyl realizzò un manifesto litografico promozionale, stampato con inchiostro arancione su carta bianca. Il suo formato stretto e lungo si distingueva dall’usualità, più simile alle xilografie giapponesi anziché alle stampe contemporanee. Tutt’altra cosa rispetto al manifesto realizzato nel medesimo anno da Otto Gussmann per la Terza Mostra tedesca di arti applicate di Dresda. Immagine liberty di donna, quella di Gussmann, avvoltolata in un abito fluente, con una corona in capo, esibisce una lampada che i visitatori troveranno nei padiglioni in esposizione. Bleyl, al contrario, per pubblicizzare la collettiva artistica della sua Brücke, ritrae le curve sensuali di Isabella in un nudo solarizzato a figura intera, eretta in piedi sulla scritta Mostra del gruppo artistico Brücke (Ausstellung kunstlergruppe Brücke). La censura, manco a dirlo, vietò – appigliandosi a una sottigliezza – la collocazione in pubblico del manifesto, ai sensi dell’articolo 184 della legge nazionale sulla pornografia. Non per il nudo in sé, ma per l’idea dei peli pubici che l’ombra sotto il ventre faceva intuire.

Otto Gussmann, manifesto promozionale della terza mostra tedesca di arti e mestieri,

Gli anni studenteschi che vanno dal 1901 al 1906 sono stati oggetto di studi attenti e approfonditi sulla base della documentazione conservata al Politecnico di Dresda. La domanda spontanea che sorge è come mai quattro studenti che in teoria avrebbero dovuto interessarsi al disegno tecnico di piante ed alzati edilizi, alle geometrie prospettiche ed assonometriche, allo studio della storia dell’arte e della composizione architettonica, fossero presi piuttosto dal disegno a mano libera e da escursioni didattiche naturalistiche. La risposta è semplice, quasi scontata: l’ordinamento universitario, già avanti in quegli anni, offriva alla formazione degli studenti di architettura una vasta gamma di corsi, tra cui arredamento d’interni, disegno artistico, storia e critica dell’arte, nonché aspetti teorici e pratici delle arti applicate. Questo mette in dubbio le affermazioni gratuite che gli artisti della Brücke fossero totalmente autodidatti. Sono stati ricostruiti i corsi impartiti a Dresda in quegli anni, così come si è esaminato il semestre invernale di Kirchner del 1903-1904, trascorso nei laboratori della scuola d’arte Debschitz e della Obrist Art School di Monaco. Parimenti, sono state analizzate le minute delle lezioni di Hermann Obrist e dei due più noti professori di Dresda, Cornelius Gustav Gurlitt e Fritz Schumacher. Questo per comprendere quale influenza possano aver avuto sugli studenti dell’epoca le idee e le posizioni teoriche dei loro insegnanti.

Fritz Bleyl, Susanna II, 1920

Nel 1905, Bleyl completò gli studi universitari e, dall’anno successivo, iniziò a insegnare alla Bauschule. Per il resto dei suoi anni continuò a dividersi fra il lavoro didattico e la professione tecnica. Nel 1910 tornò a Dresda ed entrò nello studio dell’architetto Ernst Kühn fino al 1912, quando lasciò Dresda e lavorò sempre come architetto nell’ufficio immobiliare di Korff a Laage (Meclemburgo-Pomerania). Dopo la chiusura dell’ufficio, fu di nuovo a Dresda nel 1915/16 per coadiuvare Cornelius Gurlitt nel suo studio e sotto la sua guida completare la tesi di dottorato all’Università di Dresda. L’estro artistico Bleyl lo riservò privatamente al disegno e alla grafica, ma si astenne sempre dalle pubbliche esposizioni. Nel corso della Prima guerra mondiale, prestò servizio militare a Sensburg nella Prussia orientale e diresse le officine per disabili di guerra nell’ospedale di riserva di Görden, vicino al Brandeburgo. A guerra conclusa, negli anni Venti e Trenta, annualmente viaggiò per studio in Germania e all’estero. Visitò Boemia, Italia, Svizzera. Nel 1919 era stato nominato Consigliere di Stato per l’Educazione, nel 1940 divenne anche Consigliere di Stato per l’Architettura presso la Scuola Statale di Architettura di Berlino. Sempre dal 1940, trovò lavoro come insegnante e funzionario edile presso la scuola di edilizia di Berlino/Neukölln. Quando il suo appartamento nella capitale fu confiscato nel 1945, si trasferì prima a Calbe/Saale e dall’anno successivo decise di stabilirsi con suo fratello Herbert a Zwickau, dov’era nato, e ci rimase per tre anni, fino al 1948, per raggiungere quindi suo figlio vicino a Colonia. Dopo aver soggiornato in una casa di riposo a Knechtsteden e nell’insediamento forestale Schlebusch vicino a Leverkusen, a partire dal 1959 si stabilì definitivamente in Svizzera, a Lugano. Morì a Bad Iburg, in Germania, all’età di 85 anni.

Fritz Bleyl, Castello di Moritzburg, 1932
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IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay 

Anna Giraldo – Blu Natale

“Non è facile, Eli. Essere straniero in ogni terra e cercare ciò che non esiste… Cosa non esiste, papà? L’onda perfetta, Eli. L’onda perfetta non esiste, credimi. Se esistesse io l’avrei trovata, ma non c’è. Eppure non so fare altro che cercarla, considerò guardando un punto lontano all’orizzonte, tra i tetti delle case, un punto di mare confuso nella foschia, troppo lontano per essere raggiunto”. ‘Blu Natale’ è un racconto breve, spin off del romanzo ‘Meet you on the other side’.

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro