A Montebelluna la Festa della Musica omaggia Gastone Limarilli

Sabato 21 giugno la serata inaugurale della ventunesima edizione del festival “Gioie Musicali” festeggia la musica con un concerto lirico sinfonico in memoria di un grande tenore “di casa”, due giovani cantanti una dei quali selezionata dal Concorso “Toti dal Monte” di Treviso e l’orchestra giovanile LaRé nel suo assetto Under 35 riuniti sotto la guida di un’autorevole direttrice in uno dei luoghi più rappresentativi del paesaggio culturale montelliano.

GIOIE MUSICALI – Tutti all’Opera.- Musica, giovani e territorio: torna Gioie Musicali, in alcuni dei luoghi più suggestivi del Veneto, tra Asolo e Montebelluna.

A Montebelluna la Festa della Musica sarà un grande evento per l’anteprima di Gioie Musicali. Il festival musicale internazionale giovanileinaugura la sua ventunesima edizione sabato 21 giugno alle ore 21.00 nel giardino di Villa Correr Pisani di Biadene a Montebelluna (TV) con un concerto lirico sinfonico dedicato alla memoria di Gastone Limarilli, un doveroso e reiterato omaggio al tenore montebellunese che fu protagonista sui principali palcoscenici italiani e internazionali con la sua voce sicura e squillante.

Sul palco le preziose voci di Vittoria Brugnolo, soprano, e Paolo Nevi, tenore, la prima vincitrice del ruolo di Prima Dama de “ll Flauto Magico” del Concorso Toti Dal Monte di Treviso 51° edizione, il secondo un giovane artista all’inizio di una brillante carriera. Ad accompagnarli: LaRé-Orchestra Giovanile La Réjouissance sotto la bacchetta e il progetto artistico di Elisabetta Maschio.

Anche quest’anno l’Assessorato alla Cultura del Comune di Montebelluna assieme all’Associazione Musikdrama APS organizzano per il 21 giugno l’appuntamento che si celebra in simultanea in tutta Europa per sottolineare valori e bellezza della musica dal vivo. E anche questa volta Musikdrama APS, di cui Maschio è direttrice artistica, ha realizzato uno dei suoi tanti progetti di ampio respiro e innovativa compartecipazione coinvolgendo la famiglia di Gastone Limarilli nella realizzazione dell’appuntamento. Sul palco i giovani musicisti dell’orchestra giovanile LaRé il più longevo e importante progetto Musikdrama, attivo dal 2002, orchestra testimonial Unicef e nucleo del Sistema delle orchestre e cori giovanili e infantili in Italia) con due promettenti ed applauditi cantanti lirici emergenti sul palcoscenico e un articolato programma che alternerà sinfonie e ouverture operistiche ad arie e duetti di Bizet, Donizetti, Puccini, Verdi, la serata si preannuncia una vera festa della grande musica. 

«Anche quest’anno è per noi un grande piacere e onore poter aprire Gioie Musicali con un evento che celebra la musica come linguaggio universale e la memoria di un artista che ha dato lustro a Montebelluna – dichiara l’assessore alla Cultura, Maria Bortoletto –. Siamo orgogliosi di sostenere un festival che dà spazio ai giovani, promuove l’eccellenza artistica e crea comunità attraverso la cultura.»

Gioie Musicali: un impegno continuo per la cultura musicale

La Festa della Musica, come oramai da tradizione è l’evento inaugurale di Gioie Musicali, Festival Musicale Internazionale Giovanile che si svolgerà ad Asolo e non solo, in luglio, con altri quattordici eventi tutti dedicati ai giovani musicisti e concepiti per promuovere una formazione musicale inclusiva e senza pregiudizi di genere. Un’occasione unica per suscitare idee, formare nuove generazioni di musicisti, e coltivare una comunità musicale ricca e diversificata.

«Il festival Gioie Musicali è un’occasione di incontri sempre nuovi e attesi, dedicati ai giovani musicisti al fine di suscitare idee per formare, per cambiare, per crescere, per ritornare» spiega Elisabetta Maschio, direttrice artistica del festival. «La musica è anche forse una scusa per creare un ambiente e uno stile, sicuramente una comunità musicale. Vogliamo ancora che la musica rimanga sempre con noi a farci sentire ciò che mille parole non possono esprimere».

Gioie musicali è sostenuto dal Comune di Montebelluna, patrocinato da Regione Veneto, Reteventi, Comune di Montebelluna, Comune di Asolo, Sistema, Esta, Festa della Musica, Unicef, Montegrappa riserva della Biosfera Mab Unesco. Pensato anche con: LaRé, Fondazione centro studi Malipiero, Fondazione Efesto, Conservatorio statale di musica “F. Venezze” di Rovigo.

Grazie a: G&G srl, Distline,Bacchin e associati, Assicurazioni Generali Montebelluna; Banca Generali, Banca della Marca, Banca Prealpi San Biagio, Scandiuzzi steel constructions s.p.a., Infotre srl, GTOG SRLS, Cosmo impianti, Vini Graziani, Spaksupermercati, CNA.


PROFILI


L’ORCHESTRA LARÉ L’Orchestra Giovanile La Réjouissance fondata nel 2002, testimonial UNICEF dal 2005 è affiliata al Sistema nazionale delle orchestre e dei cori infantili e giovanili in Italia, organismo fondato da C. Abbado con A. Abreu nel 2010. Per questo programma l’orchestra è nel suo assetto Under 35 che raccoglie giovani musicisti verso la fine del percorso didattico nei conservatori e diplomati.

Tale progetto più che ventennale con le sue numerose produzioni è un punto di riferimento sul territorio e fa dei giovani musicisti i testimoni di valori educativi e aggregativi.

VITTORIA BRUGNOLO

Nata a Vicenza nel 2002, Vittoria intraprende lo studio del canto in giovanissima età.
Consegue la laurea in canto lirico con il massimo dei voti e la lode, sotto la guida del soprano Nemi Bertagni. presso il Conservatorio L. Cherubini di Firenze dove ora frequenta il primo anno del biennio in canto lirico seguita dal soprano Donatella Debolini.
Frequenta inoltre il corso di laurea in Storia e tutela dei beni artistici presso l’Università di Firenze.

Nel maggio 2024 risulta vincitrice del 51° Concorso Internazionale per cantanti lirici Toti dal Monte di Treviso, con il ruolo di Erste Dame da Die Zauberflöte di W. A. Mozart.

Nel gennaio 2025 risulta inoltre finalista del 76° Concorso Internazionale AsLiCo per giovani cantanti lirici con il ruolo di Nannetta nel Falstaff di G. Verdi.

Debutta come Susanna ne Le Nozze di Figaro di W. A. MozartErste Dame ne Die Zauberflöte presso il Teatro Mario Del Monaco di Treviso, Adina nell’Elisir d’amore in una produzione del Conservatorio di Firenze in collaborazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Giannetta nell’Elisir d’amore e Clotilde nella Norma di V. Bellini per il Teatro Comunale di Ferrara.
A partire da luglio sarà impegnata nell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” 2025 di Pesaro, diretta da Ernesto Palacio.

PAOLO NEVI

Tenore, nato a Narni nel 1997, si diploma presso il Conservatorio di Parma, sotto la guida di Nemi Bertagni, con il massimo dei voti nel 2019. Nello stesso anno, entra all’Accademia del Teatro alla Scala. Ha vinto importanti premi, tra cui il Premio della Fondazione Pavarotti e il Premio Miglior Under 25 al Concorso Internazionale Clip di Portofino (2019). Ha debuttato in ruoli prestigiosi come Nemorino ne L’elisir d’amore e Don Ramiro in La Cenerentola Tamino in Die Zauberflöte, Cavalier Belfiore in Il viaggio a Reims e Paolino in Il matrimonio segreto calcando palcoscenici rinomati come il Teatro alla Scala e il Teatro Rossini di Pesaro, il Teatro Verdi di Trieste e cantato presso rinomati festival, tra cui il Rossini Opera Festival e il Festival di Cartagena e il Wexford Festival. Tra i prossimi impegni: Dorvil in La scala di Seta al Teatro Coccia di Novara, Zelmira al Rossini Opera Festival, Il barbiere di Siviglia con l’ensemble barocco Stella Matutina ed Ernesto in Don Pasquale al Teatro di Nizza.

ELISABETTA MASCHIO 

Diplomata in pianoforte sotto la guida di Riccardo Risaliti, Elisabetta Maschio è stata maestro sostituto con Laurence Foster a Parigi e in vari Teatri in Italia e all’ estero. Ha studiato direzione d’orchestra prima con Edoardo Muller e poi con Gustav Kuhn, di cui è assistente dal 1989 al 1992. Ha debuttato sul podio nel 1991 e ha poi diretto repertorio operistico e sinfonico in teatri italiani e internazionali ed ha accompagnato anche spettacoli di balletto con étoiles internazionali. Nel 2002 ha fondato LaRé – Orchestra Giovanile la Réjouissance e nel 2005 ha ideato il Festival Internazionale Gioie Musicali di cui è direttore artistico. Nel 2021 è nominata presidente della Fondazione Teatro di Montebelluna. È docente di esercitazioni orchestrali al Conservatorio F. Venezze di Rovigo.



INFORMAZIONI
Sabato 21 giugno ore 21.00 
Parco di Villa Correr- Pisani, Montebelluna (TV) (in caso di maltempo al Palamazzalovo)
FESTA DELLA MUSICA -EVENTO INAUGURALE DI GIOIE MUSICALI
Concerto lirico-sinfonico
in collaborazione con il Concorso internazionale per cantanti lirici “Toti dal Monte” 51° edizione
Orchestra Giovanile LaRé
VITTORIA BRUGNOLO
, soprano
PAOLO NEVI, tenore
Elisabetta Maschio, direttore
 
Biglietti: €10 intero; €5 studenti; gratis per minori accompagnati da due adulti.
Vendita in loco 30′ prima dell’inizio. Vendite online sul sito evients.com
Link diretto per acquisto biglietti: clicca qui
 
GIOIE MUSICALI – XXI EDIZIONE. FESTIVAL MUSICALE INTERNAZIONALE GIOVANILE
Asolo (TV)
Organizzazione: Associazione Musicale Musikdrama APS
Per informazioni e approfondimenti: https://musikdrama.it/

Ufficio Stampa
Studio Pierrepi 
Alessandra Canella
canella@studiopierrepi.it
Da Studio Pierrepi <canella@studiopierrepi.it>

Roma, Camera dei Deputati – Complesso Vicolo Valdina

L’associazione culturale Neoartgallery è lieta di presentare, negli spazi della Sala del Cenacolo del Complesso di Palazzo Valdina/Vicolo Valdina – Camera dei Deputati, il progetto Italia, passato e futuro. Le arti come ponte tra memoria e innovazione, con le sculture e installazioni di Saverio Marrocco, a cura di Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi. 

L’evento si avvale del patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Marino e del CNA Roma ed è realizzato in collaborazione con l’associazione culturale MegaArt. Apertura 17 giugno 2025 ore 11.30. Inaugurazione 18 giugno 2025 ore 11.30.

Saverio Marrocco – Italia, passato e futuro

Inaugurazione 18 giugno 2025 ore 11.30

Camera dei Deputati – Complesso Vicolo Valdina | Roma

Come scrive il curatore Ferdan Yusufi, nel testo di presentazione: «L’Italia, grazie al suo ricchissimo patrimonio artistico e culturale, è, nel mondo,  il ponte tra il passato e il futuro. Le arti, nelle loro molteplici espressioni, non solo raccontano la storia del nostro Paese, ma offrono anche la chiave per immaginare e costruire un futuro condiviso. In questa prospettiva si collocano le sculture di Saverio Marrocco, la cui poetica artistica amalgama materiali, simboli e forme per stimolare una riflessione profonda sull’identità italiana e sulle sue radici. Le opere in metallo di Marrocco evocano un dialogo tra la solidità della memoria e la dinamicità dell’interpretazione contemporanea. L’installazione dell’Italia tricolore, con uno sfondo a specchio, invita ogni individuo a riconoscersi come cittadino attivo e parte integrante della nazione. Nello specchio, il pubblico si identifica, si immedesima e ritrova lo slancio per affrontare il presente, riscoprendo un senso di appartenenza spesso trascurato. Le sagome metalliche, piegate o distese, rappresentano simbolicamente il cittadino, molte volte anonimo e silenzioso, ma sempre portatore di una forza interiore capace di migliorare le sorti del Paese. La maestosa aquila in bronzo con le ali spiegate, richiamo evidente a uno degli emblemi della civiltà romana, richiama il passato glorioso che ha lasciato un’eredità di architetture, reti stradali, codici e modelli organizzativi che ancora oggi sono alla base e plasmano  il vivere comune. Una delle opere più suggestive e ricche di simbolismi è la scultura rotante del DNA, dove l’artista celebra l’inclinazione innata degli italiani verso il bello e il meglio. Questa tendenza, radicata nel profondo, ha generato un patrimonio artistico e culturale che ha reso il “Made in Italy” sinonimo di eccellenza ovunque. Simbolica e di forte impatto è anche la grande sfera che abbatte il muro, metafora delle difficoltà e delle divisioni che il popolo italiano ha saputo affrontare e superare. In questa scultura si legge la generosa e innata forza  degli italiani davanti alle grandi sfide e la loro capacità di mantenere vivo il sogno, simboleggiato nella riproduzione del palloncino a forma di cuore del celebre murale di Banksy. A chiudere questo viaggio artistico è la grande sagoma, in stile cubista, un volto di oltre due metri, realizzato in lucido acciaio e vetro di Murano. Con i suoi colori scintillanti, quest’opera è un omaggio alla bellezza radiosa dell’arte italiana, celebrata da secoli attraverso i volti femminili. Da Monna Lisa di Leonardo alla Primavera di Botticelli, dalla Fornarina di Raffaello alle donne ritratte da Boldini, Corcos e Modigliani oltre alla fotografia di Federico Patellani che con un volto di donna ha dato corpo all’immagine della nascente Repubblica italiana. Per Marrocco le donne hanno incarnato l’essenza di un’estetica che parla al cuore del mondo, per questo le sue proposte offrono una narrazione profonda e simbolica dell’Italia, intrecciando storia, identità e aspirazione. Nelle opere risuona un messaggio universale: il passato non è un semplice bagaglio da custodire, ma un trampolino per slanciarsi verso il futuro. L’arte, con la sua capacità di unire bellezza e pensiero, diventa quindi il filo conduttore che ci ricorda chi siamo stati e ci ispira a immaginare chi potremo diventare. L’Italia, con le sue infinite risorse culturali e la sua capacità di trasformare le difficoltà in opportunità, rimane un faro di innovazione, memoria e creatività nel panorama globale».

Giorgio Bertozzi, invece, precisa: «Il fabbro è un artigiano che possiede maestria tecnica nella lavorazione dei metalli, specialmente del ferro. Tuttavia, alcuni fabbri trascendono la mera funzionalità del loro lavoro per creare opere d’arte che vanno oltre la semplice utilità pratica. I fabbri sono sia artigiani che artisti, poiché uniscono competenze manuali e tecniche con una visione creativa e estetica, la quale,  per essere fruibile sempre degli arti, che “concretizzano”, ha necessità. La vera distinzione tra un fabbro artigiano e un fabbro artista sta nella creatività e nell’originalità della sua produzione. L’arte e l’artigianato spesso si intrecciano, creando opere che richiedono sia la creatività e la visione dell’artista, sia la maestria tecnica e la precisione dell’artigiano. In molti casi, per realizzare opere d’arte di grande impatto e significato, è necessario essere grandi artigiani, capaci di unire competenze manuali e artistiche in un’unica creazione. Michelangelo Buonarroti, celebre, immenso e imparagonabile artista del Rinascimento italiano, è noto per la sua straordinaria abilità sia come scultore che come pittore. Le sue sculture in marmo, come il Mosè, il David e le “Pietà”, sono esempi eclatanti di come l’arte e l’artigianato si fondono insieme. Michelangelo non solo aveva una visione artistica straordinaria, ma possedeva anche una padronanza tecnica  degli strumenti per la lavorazione del marmo di  cui era anche assoluto conoscitore,  che gli permetteva di trasformare blocchi grezzi in opere d’arte senza pari. La sua abilità artigianale era essenziale per portare alla vita le sue visioni scultoree. Allo stesso modo Frank Lloyd Wright, famoso architetto americano del XX secolo, è noto per la sua visione innovativa e organica dell’architettura. Le sue opere, come la Fallingwater in Pennsylvania – la casa sulla cascata -, sono esempi di come l’arte e l’artigianato si fondono per creare architetture iconiche. Wright non solo aveva una visione artistica unica, ma era anche un maestro dell’ingegneria e della costruzione, aveva capacità manuali/pratiche indispensabili per realizzare le sue visioni architettoniche con una precisione e una bellezza straordinarie. Essere grandi artigiani è spesso una condizione necessaria per realizzare opere d’arte che lascino un’impronta duratura nella storia e nella cultura umana. Con l’esposizione “Italia, passato e futuro”, Marrocco invita a riflettere sul significato e sull’importanza del lavoro, dell’artigianato e dell’arte nel contesto nella nostra Italia. La sua opera non solo celebra la Repubblica italiana ma ne suggerisce, come gli artisti sanno fare, anche un profondo pensiero sul suo ruolo attuale e futuro nella geopolitica europea e internazionale».

Saverio Marrocco (Roma, 1971), vive e lavora a Marino. Ha sviluppato negli oltre 30 anni di professione una profonda passione per l’arte e per la lavorazione artigianale del ferro battuto. Allievo del padre, fabbro esperto che gli ha trasmesso tutti i segreti del mestiere, e dotato di un talento raffinato sia come fabbro che come artista, Saverio Marrocco trasforma il ferro battuto in opere d’arte sofisticate e complesse. La sua arte mira a raccontare la natura e a trasmettere il rispetto che le dobbiamo, influenzato anche dal territorio in cui vive, immerso nel verde del Parco dei Castelli Romani. Le sue opere sono state esposte in musei e gallerie. Nel 2019, in collaborazione con il CNA, ha presentato le sue opere alla Fiera di Roma. Nel 2022, presso la galleria d’arte MegaArt a Corchiano, ha ricevuto il premio “Corchiano L’Antica Fescennium”. Nel 2023 ha esposto presso il Museo del Tuscolo Scuderie Aldobrandini di Frascati in occasione della Mostra “Tra ferro e fuoco”. Tra le sue opere, spicca “Lazio”, rappresentazione artistica della regione italiana a cui è dedicata: realizzata con tecnica laser, è stata esposta nell’ottobre 2023 e nel 2024 presso il Museo Mastroianni di Marino e poi donata alla Regione Lazio. Nel 2025, la sua realizzazione “Italia I”, in acciaio inox super mirror, è stata donata al Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Negli anni Saverio Marrocco è stato presente anche a mostre collettive e fiere: 2021 Museo Crocetti SINTESI; 2025 EuroExpoArt di Neoartgallery presso Vernice Art Fair Forlì. 


Palazzo Valdina. Il Complesso di vicolo Valdina, a poche decine di metri da palazzo Montecitorio, ha una storia ormai millenaria: è sorto, infatti in epoca paleocristiana nel cuore del Campo Marzio come piccolo convento di monache raccolte intorno all’oratorio di S. Gregorio Nazianzeno. Esso ha subito attraverso i secoli notevoli trasformazioni, dal nucleo altomedievale sovrastato dal campanile romanico, alle sovrapposizioni tardo rinascimentali e barocche, fino ai restauri ottocenteschi. Nel 1870, quando gran parte degli edifici degli ordini religiosi passarono al demanio dello Stato, il convento venne parzialmente adibito a deposito dell’Archivio di Stato. Negli anni Settanta di questo secolo fu acquisito dalla Camera dei deputati, che con un radicale restauro ne ha ripristinato i volumi originari ed ha riportato alla luce affreschi di scuola bizantina e decori. La Sala del Cenacolo, originariamente sala del refettorio conventuale, oggi utilizzata prevalentemente per conferenze e mostre d’arte, è caratterizzata dall’ampia volta con cappuccine e stucchi, con una serie di affreschi settecenteschi e, sullo sfondo, la pittura del Cenacolo di origine cinquecentesca.

Comunicato già pubblicato il 13 Giugno ore 10:28


Italia, passato e futuro
le arti come ponte tra memoria e innovazione
Sculture e Installazioni di Saverio Marrocco
A cura di Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi
Promossa dall’Associazione culturale Neoartgallery
In collaborazione con Associazione Culturale MegaArt – Claudio Giulianelli
Con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Marino e del CNA Roma
Immagine coordinata: Stefano Ferracci – Tangram Gallery
Fotografie: Massimo Di Soccio
 
Apertura 17 giugno 2025 ore 11.30
Inaugurazione 18 giugno 2025 ore 11.30
L’ingresso è consentito entro le ore 11:15 fino a capienza della sala con obbligo di giacca per i signori
Nel giorno dell’inaugurazione del 18 giugno, sarà offerto un cocktail accompagnato da prodotti tipici dei castelli romani
Fino al 21 giugno 2025
Orari
: dalle ore 11.00 alle ore 19.30
 
Camera dei Deputati
Sala del Cenacolo Complesso di Palazzo Valdina – Vicolo Valdina
Vicolo Valdina 3/a – Roma
www.camera.it
 
Neoartgallery
Giorgio Bertozzi
tel. +39 3485103480 – www.neoartgallery.it
 
Ufficio Stampa
Roberta Melasecca_Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Da Melasecca PressOffice <info@melaseccapressoffice.it>

DELTABLUES FESTIVAL 2025: al via la 38ma edizione

DELTABLUES FESTIVAL 2025:
AL VIA LA 38ma EDIZIONE DEL BLUES FESTIVAL NEL POLESINE 

Al via la trentottesima edizione del Festival Deltablues, un cartellone con oltre trenta concerti che spaziano dal Blues al Soul, dal Folk al Jazz e al Rock & Roll con inizio il 19 giugno nel Comune capoluogo e poi nei Comuni di Adria, Lendinara, Rosolina, Arquà Polesine e S. Martino di Venezze.

Venerdì 11 e sabato 12 hanno chiuso il Festival a Rovigo due Band di primissimo piano del panorama internazionale: The King ok Blues “superband” con Kenny Wayne, Vasti Jackson, Waldo Weathers, Russell Jackson, Tony Coleman e The Cinelli Brothers esplosiva band rivelazione del “British Blues” capitanata dai fratelli Marco (chitarrista e voce) e Alessandro (batteria) Cinelli, italiani di nascita ma trasferitesi all’estero (prima in Francia e Olanda, poi dal 2018 in Inghilterra) per esprimere il loro genio musicale.

Il primo appuntamento giovedì 19 giugno a Rovigo: “Deltablues on the Road” con ben otto gruppi che dalle 20,30 alle 23,00 riempiranno le piazze e vie del centro storico con la loro musica Blues, Jazz, R ‘n B, Soul, Folk, country rock. 

Tra questi alcuni nomi di rilievo: Crowsroads duo (Matteo Corvaglia, voce e chitarra / Andrea Corvaglia, voce e armonica), Alice Violato & Paolo Bacco Blues duo (voce e chitarra/voce), My Soul Trio (Ilaria Mandruzzato, voce / Emanuele Ruggiero, chitarra / Federico Alvino, contrabbasso), Sylvie Trio (Silvia Belluco, voce / Mary Tracanna, chitarra / Claudio Ursino, basso).

Tutti i concerti sono ad ingresso libero.

Il secondo evento del Festival domenica 22 giugno unisce la musica con la visitazione del Polesine e alla degustazione dei suoi prodotti di qualità.  

Si parte dal pontile dell’Ostello Canalbianco di Arqua Polesine (però a poche centinaia di metri dal centro di Bosaro) alle ore 14,00 con la Blues Cruise sul “Fiume di Mezzo” il Canalbianco per arrivare ad Adria e visitare il Museo Archeologico Nazionale, nel tragitto di ritorno concerto a bordo dei Wild Tales duo (Andrea Boschetti, chitarra e Uliana Fila, voce).  

Al termine della Blues Cruise previsto ore 19,30 aperitivo e degustazione prodotti Polesani curata da Slow Food e alle ore 20,00 concerto che vedrà protagonisti Stephanie Océan Ghizzoni Quartet. 

  • Blues Cuise + visita Museo Archeologico Nazionale di Adria + ingresso concerto con aperitivo / buffet € 45,00 (Info e prenotazioni per la Blues Cruise ARCI Rovigo: 0425 094943 / 349 4955818)
  • Ingresso concerto Stephanie Océan Ghizzoni Quartet con aperitivo e buffet € 15,00 (previa prenotazione al tel 351 3732657 oppure alla mail info@deltablues.it)
  • Ingresso solo concerto Stephanie Océan Ghizzoni Quartet € 5,00 

WEB: www.deltablues.it
FACEBOOK: deltablues.it
INSTAGRAM: deltabluesrovigo
EMAIL: info@deltablues.it


Deltablues è organizzato da Ente Rovigo Festival, grazie all’importante sostegno economico della Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il patrocinio e il sostegno della Provincia di Rovigo, della Regione del Veneto, dei Comuni di Rovigo, Adria, Rosolina, Lendinara, il patrocinio dei Comuni di Arqua Polesine e S. Martino di Venezze. 

Partner di questa trentaottesima edizione del Festival sono: l’Ass. Delta Foggy Rokets, Rovigo Jazz Club, Assonautica Veneto Emilia, Slow Food Rovigo, ARCI Rovigo, il magazine Il Blues, A- Blues e Rootsway. Si ringraziano COOP Alleanza 3.0 main sponsor del Festival, NEBULA Birrificio Rodigino. 

Per informazioni consultare il sito internet www.deltablues.it, spedire una mail a info@deltablues.it, telefonare al 346 6028609, visitare le pagine Facebook Deltablues.it e Instagram DeltabluesRovigo. 

Tutti i concerti con ingresso a pagamento prevedono la riduzione sul costo dei biglietti del 20% per i minori anni 18, i soci Rovigo Jazz Club e Slow Food Rovigo, i soci COOP Alleanza 3.0


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Mozart allo Squero – L’integrale dei quintetti per archi

Sabato 21 giugno Bruno Giuranna e il Quartetto di Venezia tornano protagonisti a Lo Squero con la seconda e ultima tappa dell’integrale dei Quintetti per archi di Wolfgang Amadeus Mozart.

Sabato 21 giugno
Wolfgang Amadeus Mozart 
Integrale dei Quintetti / 2
Bruno Giuranna viola
Quartetto di Venezia

Dopo il grande successo del concerto che ha inaugurato l’edizione 2025 di Asolo Musica Veneto Musica a Lo Squero, tornano in scena nel bellissimo palcoscenico a filo d’acqua il celebre violista Bruno Giuranna, tra i più famosi violisti italiani di tutti i tempi, e il Quartetto di Venezia, con Andrea Vio e Alberto Battiston al violino, Mario Paladin alla viola e Angelo Zanin al violoncello, formazione che dal 2017 è “Quartetto in Residenza” alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

Con il prossimo atteso concerto di sabato 21 giugno, i musicisti portano a compimento il progetto di esecuzione integrale dei quintetti per archi di W.A. Mozart, un intenso viaggio musicale sviluppato in due tappe con l’esecuzione di tre quintetti per concerto. Mozart dedicò sei lavori alla formazione del quintetto d’archi, organico che, con l’aggiunta di una seconda viola al gruppo classico del Quartetto, consentiva al compositore, nel dialogo degli strumenti, una maggiore ricchezza di soluzioni. Ad aprire il programma del concerto è il primo quintetto, il Quintetto per archi n. 1 in si bemolle maggiore, K. 174, composto a Salisburgo nel 1773, pochi mesi dopo aver concluso la prima serie dei suoi Quartetti detti “viennesi” e con sguardo volto ai lavori di Michael Haydn, il fratello minore di Franz Joseph Haydn, anch’egli compositore e vicino alla famiglia Mozart. Il programma del concerto prosegue con il Quintetto per archi n. 4 in sol minore, K. 516, composto a Vienna nella primavera del 1787. Annoverato tra i vertici della produzione cameristica mozartiana, è un’opera dalla scrittura densa e raffinata che esalta le potenzialità espressive e tecniche degli archi, con la drammaticità e una vena malinconica che si combina a un’alta aspirazione.

Conclude questa immersione nel sempre fascinoso mondo del genio di Salisburgo un altro capolavoro, il Quintetto per archi n. 5 in re maggiore, K. 593, opera dall’intensa scrittura contrappuntistica, con un finale che si apre con un motivo di carattere popolaresco, e segnato di umorismo haydniano, con pause inattese e motivi vivaci. Composto nel 1790, è il penultimo della serie e apre la strada ai capolavori dell’ultimo anno di vita di Mozart.

Con i celebri musicisti impegnati a guidare il pubblico nella profondità degli intrecci strumentali delle partiture mozartiane, restituendone tutta l’avvolgente intensità, il concerto consente di ritrovare autentici capolavori nel repertorio della musica da camera, in un percorso d’ascolto che alla ricchezza delle trame creative unisce momenti di forte emozione.


Bruno Giuranna

Cittadino Onorario della Città di Asolo.

Una vita spesa nella continua ricerca dell’eccellenza, come solista, nella musica da camera e come insegnante. Molti dei suoi studenti coprono importanti posizioni in prestigiose istituzioni nel mondo intero. Se gli si chiedesse della sua carriera risponderebbe: Ho avuto la fortuna di fare ciò che amo in molti rami della musica, dal concertiamo, all’insegnamento. Il privilegio è che continuo ad amare ciò che faccio. Insegnare o suonare musica da camera con i giovani è come restituire parte di ciò che ho appreso dai grandi musicisti che ho incontrato. Questo scambio mi da il senso di appartenere, come una goccia, al vasto mare della Musica.

Quartetto di Venezia

Della loro vocazione ai vertici più ardui del camerismo è testimone Bruno Giuranna: “E’ un complesso che spicca con risalto nel pur vario e vasto panorama musicale europeo. La perfetta padronanza tecnica e la forza delle interpretazioni, caratterizzate dalla spinta verso un valore assoluto propria dei veri interpreti, pongono il “Quartetto di Venezia” ai vertici della categoria e fra i pochissimi degni di coprire il ruolo dei grandi Quartetti del passato”.

Sfogliando il volume delle testimonianze critiche, l’elogio più bello sembra quello formulato sul “Los Angeles Times” da Daniel Cariaga:”questo quartetto è più che affascinante, è sincero e concreto”. Rigore analitico e passione sono i caratteri distintivi dell’ensemble veneziano, qualità ereditate da due scuole fondamentali dell’interpretazione quartettistica: quella del “Quartetto Italiano” sotto la guida del M° Piero Farulli e la scuola mitteleuropea del “Quartetto Vegh”, tramite i numerosi incontri avuti con Sandor Vegh e Paul Szabo.

Il “Quartetto di Venezia” ha suonato in alcuni tra i maggiori Festival Internazionali in Italia e nel mondo tra cui la National Gallery a Washington, Palazzo delle Nazioni Unite a New York, Sala Unesco a Parigi, IUC e Accademia Filarmonica Romana  a Roma, Serate Musicali – Società del Quartetto – Società dei Concerti di Milano, Kissinger Sommer, Ossiach/Villach, Klangbogen Vienna, Palau de la Musica Barcellona, Tivoli Copenhagen, Societè Philarmonique a Bruxelles, Konzerthaus Berlin, Gasteig Monaco, Beethovenfest Bonn, Laeiszhalle Hamburg, Mosca – Sala Filarmonica, Buenos Aires – Teatro Colon e Teatro Coliseum, San Paolo, Montevideo.

Di particolare rilievo la collaborazione con Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano.

Ha avuto l’onore di suonare per Sua Santità Papa Giovanni Paolo II e per il Presidente della Repubblica Italiana.

È stato “Quartetto in residenza” alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Il repertorio del “Quartetto di Venezia” è estremamente ricco ed include, oltre al repertorio più noto, opere raramente eseguite come i quartetti di G.F. Malipiero (“Premio della Critica Italiana” quale migliore incisione cameristica). La vasta produzione discografica include registrazioni per la Decca, Naxos, Dynamic, Fonit Cetra, Unicef, Navona, Koch. Ultime produzioni sono l’uscita dell’integrale dei sei quartetti di Luigi Cherubini, registrati per la DECCA in tre cd e per la NAXOS con musiche di Casella e Turchi.

Il Quartetto di Venezia ha ottenuto la nomination ai Grammy Award per il CD Navona “Ritornello” con musiche di Curt Cacioppo. Numerose sono anche le registrazioni radiofoniche e televisive per la RAI & RAI International, Bayerischer Rundfunk, New York Times (WQXR), ORF1, Schweizer DRS2, Suisse Romande, Radio Clasica Espanola, MBC Sudcoreana. Spinto dal piacere del suonare assieme, l’ensemble ha collaborato con artisti di fama mondiale tra i quali Bruno Giuranna,”Quartetto Borodin”, Piero Farulli, Paul Szabo, Oscar Ghiglia, Danilo Rossi, Pietro De Maria, Alessandro Carbonare, Andrea Lucchesini, Mario Brunello, Ottavia Piccolo, Sandro Cappelletto, Sara Mingardo, Maurizio Baglini, Marco Rizzi, Gabriele Carcano.

Dal 2017 il Quartetto di Venezia è “Quartetto in Residenza” alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

La X Stagione dei Concerti 2025 è organizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, dalla Regione        Veneto e da Bellussi SpumantiCentroMarca Banca, Hausbrandt, Massignani & C.Zanta pianoforti


AUDITORIUM lo Squero
Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia
Stagione concertistica 2025
 
Tutti i concerti avranno inizio alle 16.30
Per i biglietti: www.boxol.it/auditoriumlosquero
Con biglietto integrato il pubblico avrà la possibilità di visitare la Fondazione Cini, il Labirinto Borges, il Bosco con le Vatican Chapels e il Teatro Verde.
 
Info Asolo Musica
0423 950150 – 392 4519244
info@asolomusica.com 
www.asolomusica.com

Fondazione Giorgio Cini

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Ufficio Stampa

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Contatto radio e tv
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Succivo (Caserta): tre giorni di spettacoli circensi e musica dal vivo

Torna il festival che unisce musica, arte di strada e impegno sociale. Dal 20 al 22 giugno, al Casale di Teverolaccio a Succivo (CE), tre giorni di spettacoli circensi e musica dal vivo. Anteprima il 19 giugno per una giornata di solidarietà con il Free Gaza Circus.

VIII ed. ATELLA SOUND CIRCUS
Festival della Musica e Artisti di Strada
20, 21 e 22 Giugno 2025
Anteprima solidale il 19 Giugno
Casale di Teverolaccio,
via XXIV Maggio, Succivo (Ce)
dalle ore 18:00

INGRESSO GRATUITO

L’Atella Sound Circus, il festival più colorato e tra i più attesi della Campania, torna per l’ottava edizione dal 20 al 22 giugno 2025 nel suggestivo scenario del Casale di Teverolaccio a Succivo (CE) (in via XXIV Maggio). Organizzato dall’Associazione Artenova, con il patrocinio del Comune di Succivo, il sostegno di Terrah! e Fondazione con il Sud, e il contributo di Arci, Spaccio Culturale e Hungry Promotion, il festival propone un ricco programma che fonde la magia delle arti circensi con l’energia della musica dal vivo, in un’atmosfera di spensieratezza dedicata a famiglie e bambini.

Un festival tra spettacolo e impegno sociale

L’edizione 2025 dell’Atella Sound Circus sarà ancora più speciale grazie all’anteprima in partnership con il Free Gaza Circus, realtà nata nel 2018 per portare le arti circensi nella Striscia di Gaza come strumento di resilienza e speranza per i bambini vittime del conflitto e alleviare lo stress psicologico e le difficoltà associate allo sfollamento. Nonostante la distruzione del centro a causa dei bombardamenti, gli artisti palestinesi continuano a operare nei campi profughi di Rafah, offrendo intrattenimento e supporto psicologico ai più piccoli. Giovedì 19 giugno, in una giornata dedicata alla solidarietà, artisti di strada, musicisti, attivisti e personalità del mondo dell’impegno civile si raduneranno al festival per esibirsi e faranno un collegamento in diretta streaming con Gaza, interagendo a distanza con gli artisti e la comunità palestinese. Un momento di condivisione e resistenza culturale, per ricordare il potere dell’arte come strumento di pace. La comunità della Atella Sound Circus raccoglierà fondi a sostegno del centro Free Gaza Circus.
[Scopri il progetto con questo video]

Arte di strada, laboratori e musica dal vivo

Nei giorni successivi (20, 21 e 22 giugno), il festival si animerà con un fitto programma di attività: dalle 18:00, spettacoli di arte circense con 17 artisti nazionali e internazionali provenienti da Polonia, Svizzera, Capo Verde, Argentina, Messico, Francia e Italia: acrobati, clown, giocolieri, trampolieri, mimi, scultori di palloncini, artisti del fuoco e molto altro come la cartomanzia della Maga Artemide e la meditazione armonica con la Dott.ssa Ida Franzese. Attività didattiche e laboratori per bambini, tra cui truccabimbi e teatro di strada, musica busking con Ensemble “Le scalze”, La Murga Los Espositos, Sound From Kelele’ danza con l’Ensemble della scuola di Rosaria De Donato e infine il cibo con Food truck tradizionale e sano, per un’esperienza gastronomica a km zero.

La sera, spazio alla musica live: venerdì 20 giugno (ore 22:00) in concerto DADA’ (vero nome Gaia Eleonora Cipollaro) presenta “Core In Fabula”, un concept album che unisce cultura napoletana, world music ed elettronica. A chiudere la serata, il duo torinese Battimenti (BTMT), con un mix tra percussioni dal vivo, techno dance e voci corali.
Sabato 21 giugno (ore 22:00): concerto della Funkool Orchestra che porta in scena un sound tra soul, disco e funk, con pezzi originali e rivisitazioni di brani cult. A seguire il DJ set a cura dell’orchestra per chiudere in festa.
Domenica 22 giugno (ore 22:00) il trio pugliese Mundial presenta il recente album “Culacchi”, un viaggio tra radici folk pugliesi ed elettronica, con campionamenti di suoni tradizionali rielaborati in chiave moderna.

Gli artisti di strada e lo loro spettacoli per la quattro giorni:
Roberto Palloncini, le sue performance prevede la realizzazione di sculture con palloncini; Doisberto Street Show  è uno spettacolo di strada, interattivo per tutta la famiglia, utilizza tecniche circensi tra stupore e poesia; Budka Kuglarska è  un ottimo esempio di come la street art possa intrattenere, ispirare e unire le persone. Brillante, esilarante, coinvolgente e provocatorio è il Mr. Big Circus Cabaret; Cesco presenta “Ridi che ti fa bene”  uno street showideato coinvolgente e sempre diverso; Clown Idà porta in scena “La Fabbrica delle Bolle” uno spettacolo che unisce la magia delle bolle giganti a trucchi con il fuoco; Furious è un mimo che in maniera elegante usa i propri strumenti di giocoleria; Cia. To Do sono due artisti di circo-teatro che sfidano le altezze e le possibilità dei corpi con il bastone cinese, slapsticks, giocoleria, acrobazie, danza. Rulas Quetzal trasfroma la strada in jungla. con suoni naturali unendo il fuoco e le percussioni ritmiche dal vivo con la loop station; infine con Mr. Bang è festa, ribellione come inno alla libertà e all’accettazione tra dialoghi, canzoni e interazione diretta col pubblico.


Facebook : https://www.facebook.com/AtellaSoundCircus
Instagram : https://www.instagram.com/atellasoundcircus

Ufficio stampa Atella Sound Circus
HUNGRY PROMOTION
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Da giulio di donna <feedback@hungrypromotion.it>

Roma: Chiesa Santa Maria Annunziata in Borgo

Fino al 25 giugno 2025 la Fondazione Rezza Pro Cultura et Caritate presenta, negli spazi della Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, la mostra personale Acqua, Luce, Spiritualità di Anna Romanello a cura di Claudio Cremonesi, accompagnata da un saggio introduttivo di Michele Tarroni

L’allestimento propone un percorso multisensoriale e meditativo, dove le opere di Anna Romanello – lavori realizzati mediante innovative tecniche di stampa calcografiche e xilografiche che l’artista fonde con la fotografia, la pittura e moderne tecnologie – dialogano con quelle esistenti, diventando strumento di riflessione sul simbolismo intrinseco dell’acqua. Questo elemento, rappresentato in forma astratta, letterale, fisica ed anche sonora, è simbolo di vita, purificazione e rinnovamento che si fonde armoniosamente con le suggestioni della luce e le iconografie cristiane, creando un dialogo profondo fra il mistero divino e il quotidiano. 

Mostra presso l’Oratorio della Chiesa Santa Maria Annunziata in Borgo
 
Acqua, Luce e Spiritualità
di Anna Romanello
 
a cura di Claudio Cremonesi
 
La mostra proporrà una serie di opere fotografiche e grafiche.

Inaugurazione 4 giugno 2025 ore 19:00
Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo 
Lungotevere Vaticano 1 – Roma
Fino al 25 giugno 2025

Come scrive Michele Tarroni nel testo critico: «Il contesto in cui si inserisce questa iniziativa diviene ancor più significativo, coincidendo con il Giubileo 2025, un Anno Santo che, con il suo motto “Pellegrini di Speranza”, invita i fedeli a coltivare la speranza di un profondo rinnovamento spirituale; un anno speciale in cui i pellegrini di tutto il mondo potranno confermare profondamente la propria fede e connettersi con il ricco patrimonio storico e spirituale di Roma. Tuttavia, se accettiamo il “tuffo” nel simbolismo – che serve solo da innesco metaforico di un discorso sommerso e più articolato – esso rivela una sinergia profonda, radicata in una tradizione millenaria che vede nell’acqua una fonte di vita, purificazione e rinascita spirituale. Esaminiamo dunque: che cos’è una fontana? Le fontane rappresentano simbolicamente diversi aspetti, a seconda del contesto culturale e storico in cui sono inserite. Sono associate alla purezza e al rinnovamento, poiché l’acqua corrente simboleggia il flusso continuo delle energie vitali e l’idea di un costante rinnovo. La fontana, in quanto scrigno del bene più vitale, rappresenta una varietà di significati simbolici che riflettono diversi aspetti dell’esistenza umana, dalla spiritualità alla politica, dalla purificazione alla prosperità. L’acqua contenuta e gestita dalle fontane non è retaggio d’una particolare cultura ma vero simbolo universale. Nella tradizione cristiana, l’acqua è un potente simbolo del battesimo, il sacramento che segna l’inizio della vita spirituale, e che ha luogo dinanzi al fonte battesimale. Acqua, quindi, che rende visibile l’invisibile: prorompe dal lavoro di Anna Romanello l’esperienza dell’ineffabilità elementale espressa nelle forme sempre cangianti che sgorgano in un divenire senza posa, frantumando, e contemporaneamente ricostituendo, ciò che ci permette di vedere l’acqua e ciò che l’acqua a sua volta ci consente di intercettare, ossia la luce, nei suoi infiniti giochi di specchi e bagliori.

Vediamo come la scelta di ospitare la mostra “Acqua, Luce, Spiritualità” nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, assuma un significato ancora più profondo. Questo luogo sacro, testimone di secoli di storia e di fede, diventa uno spazio di dialogo tra l’arte contemporanea e la tradizione religiosa, un invito a contemplare la bellezza del creato e a riconoscere la presenza di Dio in ogni aspetto della vita. Anna Romanello, con la sua sensibilità ed il suo talento, ci offre uno sguardo nuovo ed originale sulle fontane romane, trasformandole in un’esperienza estetica e spirituale. La sua opera ci ricorda che l’arte, quando è ispirata dalla fede e dalla ricerca della verità, può diventare uno strumento potente per la contemplazione del divino e per la crescita spirituale. Questa mostra, quindi, non è solo uno fra i tanti eventi culturali, ma un’occasione per riflettere sul significato della vita, sulla bellezza del creato e sulla presenza di Dio in mezzo a noi; fra fontane esterne e fonti interiori, è vivo il desiderio di condividere con lo spettatore la meditazione di un simbolismo tanto potente e traboccante nella città di Roma, che l’allestimento mira a cogliere in un vortice di luci, rimandi, colori, impressioni: un riverbero infinito, per entrare in contatto in maniera trasversale e multisensoriale con l’elemento Acqua, proprio poco prima di varcare la Porta Santa della Basilica di San Pietro.»

Anna Romanello, artista-performer, già docente di Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, dopo gli studi all’Accademia di Brera a Milano si trasferisce a Parigi, all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts e all’Atelier 17 di S. W. Hayter. A Roma, lavora all’Istituto Nazionale per la Grafica. Sono numerose le edizioni di libri d’Artista in Italia e in Francia. Soggiorna a Londra dove avvia un progetto di opere fotografiche sulla città. Viene invitata a tenere conferenze e workshop in varie Accademie e Associazioni Culturali. Tra le più importanti esposizioni: Parigi, Centre Georges Pompidou, Galleria Arte Viva; Avignone, Festival d’Avignon; Vancouver e Vienna, Istituto Italiano di Cultura; Rende, Museo del Presente, MAON Museo d’Arte dell’Otto e Novecento; Ljubljana, Biennale di grafica; Roma, Centro Luigi Di Sarro, Biblioteca L. Quaroni Sapienza Università di Roma, Bibliothè, Galleria Vittoria, Borghini Arte Contemporanea, Temple University, AREA – Architecture Design Art, Case Romane del Celio, Mo.C.A. Studio; Bruxelles, Fondazione Skriptura “S.W. Hayter & A. Romanello”; Milano, Fondazione Stelline; Terni, Museo Archeologico CAOS, Palazzo di Primavera; Podgorica, Ambasciata d’Italia, Musei e Gallerie; Miami, Aqua Art; Gerace, Museo Diocesano Tesoro della Cattedrale di Gerace; Parigi, Istituto Italiano di Cultura, “A’ Rebours Attraversamenti di memorie Opere 2022-1985”, Roma “MyTale”; Uzice (Serbia), International Graphic Art Biennal; Venezia, Spazio Micromega Arte e Cultura, Roma, Musei Vaticani, 50° Anniversario della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani; Rossano, Io sono radice uomini e ambiente #2023; Toronto, Rotonda del Columbus Centre 2024; Roma, Fondazione Marco Besso, “II Biennale dell’Antropocene”; Roma, Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, Acqua, Luce, Spiritualità 2025.


di Michele Tarroni

La Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, scrigno di storia e fede nel cuore pulsante di Roma, si prepara ad accogliere un evento di rara intensità: la mostra “Acqua, Luce e Spiritualità”, un’esposizione di opere dell’artista Anna Romanello, figura di spicco dell’arte contemporanea, il cui talento le ha valso l’ingresso di diverse opere nella prestigiosa Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.

Il contesto in cui si inserisce questa iniziativa diviene ancor più significativo, coincidendo con il Giubileo 2025, un anno santo che, con il suo motto “Pellegrini di Speranza”, invita i fedeli a coltivare la speranza di un profondo rinnovamento spirituale; un anno speciale in cui i pellegrini di tutto il mondo potranno confermare profondamente la propria fede e connettersi con il ricco patrimonio storico e spirituale di Roma.

Tuttavia, se accettiamo il “tuffo” nel simbolismo – che serve solo da innesco metaforico di un discorso sommerso e più articolato – esso rivela una sinergia profonda, radicata in una tradizione millenaria che vede nell’acqua una fonte di vita, purificazione e rinascita spirituale. 

Esaminiamo dunque: che cos’è una fontana?

Le fontane rappresentano simbolicamente diversi aspetti, a seconda del contesto culturale e storico in cui sono inserite. Sono associate alla purezza e al rinnovamento, poiché l’acqua corrente simboleggia il flusso continuo delle energie vitali e l’idea di un costante rinnovo. Questo simbolismo è presente in molte culture, dove le fontane sono viste come fonti di purificazione, offrendo sia ristoro fisico che rigenerazione spirituale.

Le fontane rappresentano la vita e l’abbondanza, in quanto l’acqua è una risorsa vitale essenziale per la prosperità delle comunità e delle civiltà. Nelle più diverse tradizioni religiose e mitologiche, le sorgenti o le fontane sono spesso associate ai luoghi delle divinità, simboleggiando una fonte di benedizione spirituale e felicità.

Le fontane monumentali, come la Fontana dei Quattro Fiumi o la Fontana di Trevi, testimoniano anche il potere e la maestosità della committenza; rappresentano l’influenza politica e culturale di una città o di un’istituzione, e sono dunque progettate per impressionare ed esaltare la grandezza di chi ne ha promossa la costruzione.

Vediamo dunque che la fontana, in quanto scrigno del bene più vitale, rappresenta una varietà di significati simbolici che riflettono diversi aspetti dell’esistenza umana, dalla spiritualità alla politica, dalla purificazione alla prosperità. L’acqua contenuta e gestita dalle fontane non è retaggio d’una particolare cultura ma vero simbolo universale.

Nella tradizione cristiana, l’acqua è un potente simbolo del battesimo, il sacramento che segna l’inizio della vita spirituale, e che ha luogo dinanzi al fonte battesimale. 

Acqua, quindi, che rende visibile l’invisibile: prorompe dal lavoro di Anna ROMANELLO l’esperienza dell’ineffabilità elementale espressa nelle forme sempre cangianti che sgorgano in un divenire senza posa, frantumando, e contemporaneamente ricostituendo, ciò  che ci permette di vedere l’acqua e ciò che l’acqua a sua volta ci consente di intercettare, ossia la luce, nei suoi infiniti giochi di specchi e bagliori.

Custode di questo bene prezioso, la fontana, come elemento architettonico e simbolico, è anche profondamente legata all’archetipo della Grande Madre, e questo presenta a sua volta affinità e connessioni con la figura della Vergine Maria, in particolare nella declinazione iconografica della Virgo Lactans o, come popolarmente detta, Madonna del Latte, la cui rappresentazione più nota in Roma è quella di Antoniazzo Romano, custodita proprio nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo. 

La fontana è dunque, in certa misura, erede d’un patrimonio simbolico comune alla Grande Madre; raffrontiamo ora questo archetipo con la Madonna del Latte: è un accostamento affascinante che attraversa diverse culture e tradizioni spirituali. Entrambe le figure rappresentano aspetti fondamentali della maternità e della cura, simboleggiando la protezione e il nutrimento in modi diversi ma complementari.

La Madonna del Latte, invece, è una rappresentazione specifica della divina maternità nella tradizione cristiana, ma le sue radici simboliche affondano in un passato più antico e pagano. La scena di Maria che allatta Gesù è un’immagine potente che evoca sentimenti di tenerezza e intimità, ma anche di spiritualità e, in particolare, di nutrimento spirituale. 

Le fontane romane non erano solamente deputate all’approvvigionamento idrico, ma erano anche spazi sacri dove si celebravano rituali e cerimonie legate alla fertilità e alla protezione. Con le loro statue e decorazioni, le fontane romane raffiguravano spesso divinità femminili, sottolineando ulteriormente il legame tra l’acqua, la fertilità e il potere materno – e il potere Romano, così legato al controllo dell’acqua, non poteva trascurare il valore simbolico, religioso, politico e pratico di un dispositivo – la fontana – capace d’un tale impatto sui cittadini.

Per i Romani, l’acqua era dunque considerata un dono degli dei, e quindi sacra.

Vediamo quindi come, la scelta di ospitare la mostra “Acqua, Luce e Spiritualità” nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, assuma un significato ancora più profondo. Questo luogo sacro, testimone di secoli di storia e di fede, diventa uno spazio di dialogo tra l’arte contemporanea e la tradizione religiosa, un invito a contemplare la bellezza del creato e a riconoscere la presenza di Dio in ogni aspetto della vita. Mentre i pellegrini si recano a Roma per il Giubileo 2025, attraversando le Porte Sante delle basiliche principali in cerca di indulgenza e riconciliazione, la mostra di Anna Romanello offre un’ulteriore opportunità di riflessione spirituale, unendo l’arte alla ricerca della verità e della speranza, nel segno della Via Pulchritudinis.

Anna Romanello, con la sua sensibilità ed il suo talento, ci offre uno sguardo nuovo ed originale sulle fontane romane, trasformandole in un’esperienza estetica e spirituale. La sua opera ci ricorda che l’arte, quando è ispirata dalla fede e dalla ricerca della verità, può diventare uno strumento potente per la contemplazione del divino e per la crescita spirituale. Questa mostra, quindi, non è solo uno fra i tanti eventi culturali, ma un’occasione per riflettere sul significato della vita, sulla bellezza del creato e sulla presenza di Dio in mezzo a noi; fra fontane esterne e fonti interiori, è vivo il desiderio di condividere con lo spettatore la meditazione di un simbolismo tanto potente e traboccante nella città di Roma, che l’allestimento mira a cogliere in un vortice di luci, rimandi, colori, impressioni: un riverbero infinito, per entrare in contatto in maniera trasversale e multisensoriale con l’elemento Acqua, proprio poco prima di varcare la Porta Santa della Basilica di San Pietro.

Invitiamo quindi i visitatori a immergersi in questo dialogo tra acqua, arte e sacralità, lasciandosi guidare dalla bellezza delle opere di Anna Romanello e dalla profondità dei significati che esse evocano. Che questa mostra possa essere un’occasione per dissetare la nostra sete di bellezza, di verità e di spiritualità, conducendoci verso una comprensione più profonda del mistero della vita e dell’amore di Dio.


INFO
Anna Romanello
ACQUA, LUCE, SPIRITUALITÀ
A cura di Claudio Cremonesi
Saggio di Michele Tarroni 
Presentato da Fondazione Rezza Pro Cultura et Caritate
Progetto e allestimento: Svjetlana Lipanovic, Arianna Angelini, Sara Zorzino 
Documentazione fotografica: Marco Ravasini 

Fino al 25 giugno 2025
Orari: 09:00 – 20:00
Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo
Lungotevere Vaticano 1 – Roma

Fondazione Rezza Pro Cultura et Caritate
www.fondazionerezza.itsegreteria@fondazionerezza.it

Ufficio Stampa 
Roberta Melasecca_Melasecca Press Office – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Da Melasecca PressOffice <info@melaseccapressoffice.it>

Roma: alla Casa Museo Hendrik Christian Andersen PRESENTAZIONE DEL CATALOGO

Giovedì 19 giugno 2025 alle ore 17.30, presso la Sala dei bronzi al piano terra della Casa Museo Hendrik Christian Andersen, sarà presentato il catalogo della mostra personale di Vincenzo Scolamiero, Come sogni perduti, inaugurata il 12 maggio 2025. Interverranno, oltre all’artista, il Direttore della Casa Museo H. C. Andersen Maria Giuseppina Di Monte, il critico e curatore Roberto Gramiccia e la storica dell’arte Diletta Branchini. Il catalogo è a cura di De Luca Editori d’Arte. 

Vincenzo Scolamiero
Come sogni perduti

Mostra
a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Roberto Gramiccia 

Casa Museo Hendrik Christian Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini 20 – Roma

12 maggio – 22 giugno 2025

Il progetto è promosso dalla Casa Museo Hendrik Christian Andersen afferente all’Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei Nazionali della Città di Roma, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma. 

Vincenzo Scolamiero espone sei grandi tele, concepite ad hoc per la Casa Andersen; la mostra s’incentra su due installazioni in perfetta sintonia con il luogo dove l’artista ha disperso le tracce della sua ispirazione: tra zolle, racimoli e frammenti donati dalla natura, con resti di opere incompiute del padrone di casa. 

Il concetto espositivo è, dunque, parte integrante della mostra, ne segna il tracciato e ne spiega l’intenzione. Non è soltanto un’installazione ma un percorso che entra in dialogo con il sito che Scolamiero vede cristallizzato nel tempo e carico di tracce di vita vissuta e di esperienze creative mosse da una volontà utopica: quella di immaginare una città ideale, sede di un laboratorio perenne in cui l’arte avrebbe dovuto incontrare la scienza, la filosofia, la musica, il pensiero religioso e quello estetico. 

Il progetto ideale di Hendrik Andersen, che è rimasto inattuato, ha animato la sua fantasia, segnandone la strada espressiva. L’utopia che resta un sogno perduto ma che non smette di emanare la sua forza immaginifica, si è concretizzata nel titolo della mostra, Come sogni perduti, che riporta una frase tratta dalla novella Lenz di Georg Büchner, molto amata da Scolamiero. Una metafora del viaggio folle e allucinato attraverso una natura vertiginosa e ostile. In essa egli riconosce la metafora della condizione dell’artista, inesorabilmente spinto a trovare un compimento della sua creatività, un approdo irrealizzabile e inafferrabile del suo sogno espressivo. 

Nelle sei tele, disposte come lungo un cammino, trova dunque concretizzazione figurativa ogni suggestione avvertita e vissuta intensamente dal pittore: l’incantevole chimera universalistica di Hendrik Andersen e il fascino di questo tempio utopico ancora intatto e oggi musealizzato, l’evocazione di una lettura che da anni stimola la sua immaginazione, la riflessione sul senso stesso del dipingere e dell’inseguire i propri fantasmi senza pace né tregua.

Scrive la curatrice, Maria Giuseppina Di Monte: «Una fantasmagoria di immagini poetiche che prendono spunto dalla natura e la rielaborano attraverso visioni istantanee che danno origine ad altre visioni oniriche; da un segno ne nasce un altro fino a saturare le tele in cui domina il verde e il bruno, colori della terra, molto presenti nelle opere dell’artista che sembrano scaturire proprio da un’orogenesi naturale».

Il carattere installativo della mostra si adatta all’ambiente, che nelle opere sembra alternare gli estremi di un sogno malinconico e struggente – la coppia di tele verticali nei due imbotti dell’atrio appaiono come fragili e cristalline cineserie che danno il benvenuto agli ospiti della casa che fu – e quelli di un’immersione a occhi aperti nelle viscere della terra nei quattro dipinti che, sostenuti da strutture di travertino di cava, chiudono il visitatore in un circuito compresso e inquietante. 

Dall’oro scintillante delle due tele d’ingresso, riacceso in superficie da sventagliate cromatiche rosse e verdi che ne muovono l’aria e ne livellano lo spazio, si passa dunque al folle viaggio attraverso un mondo instabile e misterioso, in cui le forze della natura, pacifiche sul plinto centrale, prendono vita e sconquassano gli animi, al ritmo ondulante delle forme che emergono da un fondo oscuro e ventoso. 

Non una mostra tradizionale o un’installazione, quella di Scolamiero a Casa Andersen è piuttosto un viaggio tra sogni e utopie, in cui l’arte è insieme ragione e immaginazione, realtà e sogno, sentiero illuminato e burrone profondissimo.  

Vincenzo Scolamiero è docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private. La sua prima personale si tiene nel 1987 presso la storica galleria Al Ferro di Cavallo di Roma, a cura di Antonio Alessandro Mercadante. Ha esposto in gallerie private e in rilevanti spazi nazionali e internazionali, tra Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Palazzo delle Esposizioni, Chiostro del Bramante, Galleria Comunale di Arte Moderna, Macro, Chiostro del Bramante), Milano, Venezia, Bologna, Torino, Rimini, Treviso, New York, Seul, Busan, Pechino, Shanghai, Fenghuang. L’ultima in ordine di tempo (2025) è la mostra Anatomia di un paesaggio-A. Bellobono, L. Coser, G. Frangi, V. Scolamiero a Palazzo Sarcinelli, Conegliano (TV), a cura di Fabio Cosentino e Alberto Dambruoso.


TitoloVincenzo Scolamiero. Come sogni perduti
Catalogo De Luca Editori d’Arte, contributi di Roberto Gramiccia, Francesca Bottari, Diletta Branchini.
Sede: Casa Museo Hendrik Christian Andersen, via Pasquale Stanislao Mancini 20, 00196 Roma 
Ingresso: Intero Euro 6,00; ridotto Euro 2,00; gratuità di legge
Il biglietto per la Casa Museo e la Mostra è acquistabile presso il totem digitale (abilitato POS) o su https://portale.museiitaliani.it/b2c/#it/buyTicketless/4e7c2220-041e-42aa-9ffc-e21888df1eff

Orari: dal martedì alla domenica ore 9.30 – 19.30; ultimo ingresso ore 18.45. Chiuso il lunedì
tel. +39 06 3219089 | dms-rm.museoandersen@cultura.gov.it

Sito webdirezionemuseiroma.cultura.gov.it/museo-hendrik-christian-andersen/
FB: www.facebook.com/CasaMuseoHendrikChristianAndersen
X: x.com/MuseoAndersen
IG: www.instagram.com/casamuseoandersen/

Ufficio Promozione e Comunicazione
Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della città di Roma
dms-rm.comunicazione@cultura.gov.it

Ufficio stampa 
Roberta Melasecca_Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.com – info@melaseccapressoffice.it

Trieste Estate: eventi dal 17 al 19 giugno

Negli oltre 300 eventi in programma nell’ambito della rassegna Trieste Estate non poteva mancare l’appuntamento con il Festival dell’Operetta, che debutta martedì 17 giugno al Politeama Rossetti di Trieste (alle 20.30, in replica il 18 giugno alla stessa ora) con la celebre commedia in musica “Cin Ci Là“, prodotta dall’Associazione Internazionale dell’Operetta FVG.

DALL’OPERETTA AGLI ALTRI GENERI MUSICALI
Trieste Estate entra nel vivo con gli eventi dal 17 al 19 giugno

Scritta da Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato – il primo musicista, librettista, impresario napoletano, il secondo celebre violinista veneziano e “spalla” alla Scala di Milano sotto la bacchetta di Arturo Toscanini – è una delle operette più amate dal pubblico italiano e più rappresentate dalle compagnie di giro. A Trieste viene interpretata da Marzia Postogna, nei panni della protagonista, Petit-gris è Andrea Binetti, mentre la principessa Mjosotis è Ilaria Zanetti. Il tenore Francesco Scalas veste i panni del principe Ciclamino. Gualtiero Giorgini, Alessio Colautti e Julian Sgherla sono i tre comici della compagnia per i ruoli di Fon-ki, Blum e del Mandarino, ai quali sono affidate le più divertenti gag dell’operetta. Chiude la compagine Giulio Gessi nel ruolo del regista cinematografico. La FVG Orchestra è diretta da Romolo Gessi, l’adattamento e la regia sono di Andrea Binetti. In scena i coristi, diretti da Andrea Mistaro, il balletto di Noemi Gaggi e Luca Miclausig. Scene e costumi della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Nato dalla collaborazione tra Comune di Trieste, nell’ambito di TriestEstate 2025, Associazione Internazionale dell’Operetta FVG, Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste e Teatro Stabile FVG, il Festival propone quest’anno due produzioni d’operetta e spettacoli musicali.

Informazioni e prevendita dei biglietti presso la Biglietteria del Politeama Rossetti.

Cambiando genere musicale, sempre martedì 17 giugno, al giardino del Museo Sartorio (alle 21.00, a pagamento) viene proposto il “Concerto d’Estate“, a cura della Camerata Strumentale Italiana. Un viaggio in musica che parte del periodo Classico, attraversa il Romanticismo e arriva ai giorni nostri sulle note di famosi brani tratti da Musical, colonne sonore e canzoni celebri terminando con tanghi argentini ed americani. Una serata da trascorrere nel meraviglioso giardino del Sartorio all’insegna delle splendide melodie ever green in compagnia di un quintetto di ottoni giovane, allegro e divertente.



Passando poi al rock, mercoledì 18 giugno, alla Kleine Berlin (alle 20.30, a pagamento) è la volta dei dieci brani che sconvolsero il mondo, in “Musica anni ’80 – Il libro sui miti“, con le atmosfere letterarie alla Kleine Berlin, evento a cura di Cat – Club Alpinistico Triestino, moderato da Luigi Urdih. Scritto da Maurizio Lozei (Luglio Editore), il libro nasce un’analisi individuale, realizzata attraverso alcuni parametri, che possono essere accettati e considerati validi, oppure criticati e usati come stimolo per stilare un diverso elenco di canzoni.


La presentazione rientra nella terza edizione delle ‘Atmosfere Letterarie‘ in collaborazione con la IV Circoscrizione e si colloca all’incrocio di una carrellata di anniversari: gli ottant’anni del Club Alpinistico Triestino (Cat), nato il 24 maggio 1945 d’alcuni ex soci del CAI “per la salvaguardia dei fenomeni carsici in ogni loro aspetto”, e i trent’anni della gestione del Cat della Kleine Berlin stessa, dalla prima esplorazione dei suoi meandri nel 1995.


Le più famose colonne sonore di Pivio & Aldo De Scalzi, eseguite da un quartetto d’archi formato da giovani musicisti del progetto “Pivio & Aldo De Scalzi “sono invece in programma, sempre mercoledì 18 giugno (alle 21.00, a ingresso libero) al giardino del Museo Sartorio. Ad accompagnare l’esecuzione, la voce di Armanda De Scalzi. Tra un brano e l’altro, una chiacchierata di Aldo e Pivio con Maurizio di Rienzo, direttore di ShorTS International Film Festival.



Giovedì 19 giugno (alle 21.00, a pagamento), replica al giardino del Museo Sartorio dello spettacolo Trieste. Verso le vette/ Trst. Proti vrhovom, una coproduzione Bonawentura/ Teatro Miela, Teatro La Contrada e Teatro Stabile Sloveno, che narra di un ex alpinista e amante della montagna che visita l’omonima mostra con suo nipote, compiendo un viaggio a ritroso nel tempo e nei luoghi. Interpretato da Veronica Dariol, Omar Giorgio Makhloufi, Eva Maver, Kiyan Mauri, con la regia di Lino Marrazzo, mette in scena sentimenti ed episodi che riportano alla memoria il mondo dell’alpinismo triestino.

MOSTRA
Dalla montagna al mare, viene presentata martedì 17 giugno, la mostra “Archeoplastica: antichi rifiuti arrivati dal mare” allestita all’Immaginario Scientifico – Museo della Scienza (Magazzino 26, Porto Vecchio) e BioMa – Biodiversitario Marino (Scuderie del Castello di Miramare) e visitabile fino al 17 agosto. Un’esposizione che mette in mostra antichi rifiuti venuti dal mare, per raccontare una storia senza fine: quella della plastica e della sua incredibile persistenza nell’ambiente.


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di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it
Da Federica Zar <zar@apscom.it> 

Ogni pietra nasconde un destino, ogni frammento di storia scolpisce il presente

Forse è stata colpa della piccola luna seducente,
se ho fatto questo passo e ho preso come marito uno spaccapietre.
In gioventù mi aveva promesso ogni cosa:
“Se mi sposi, vivrai come una signora”.

(Traduzione e adattamento dal dialetto sloveno di Repen sul Carso triestino)

Ogni pietra nasconde un destino, ogni frammento di storia scolpisce il presente: con questa suggestione si inaugura la mostra Spaccapietresabato 14 giugno, alle ore !8.00, alla Portopiccolo Art Gallery in baia di Sistiana (Duino Aurisina, TS), una grande installazione multimediale dedicata alle storie delle donne che hanno legato il proprio lavoro e destino alla pietra del Carso.
L’esposizione è organizzata nell’ambito del progetto “CAVE 2 – La vita sociale delle pietre” – promosso dal Comune di Duino Aurisina – Devin Nabrežina, con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, Servizio geologico per la promozione del patrimonio geologico e della geodiversità e la collaborazione dell’Associazione Casa C.A.V.E.

SPACCAPIETRE
Una mostra dedicata a storie di donne che hanno legato il proprio lavoro e destino alla pietra del Carso, in un mosaico di memorie e resistenza.


Inaugurazione sabato 14 giugno – ore 18.00 alla Portopiccolo Art Gallery

“La mostra Spaccapietre è una nuova ode alle donne” – sottolinea Marjanka Ban, Assessora con delega alla cultura del Comune di Duino Aurisina – Devin Nabrežina – “affascinante perché il lavorare la pietra è stato immaginato finora come monopolio maschile. Invece, il mondo dell’economia delle cave, già all’epoca, poteva e doveva contare anche sull’apporto prezioso della presenza femminile. La resilienza e la creatività tipica delle donne ci parlano dal passato e ci spronano nel presente a una riflessione sulle donne di oggi, le artiste che scolpiscono la pietra e insieme ad essa il futuro del territorio. Anche in onore di queste donne del passato e del presente il nostro Museo diffuso delle Cave e della pietra di Aurisina continua a crescere e arricchirsi”.

“Ispirandosi a una straordinaria poesia della poetessa Stana Milič, Lazar, nel colorato e ricco dialetto di Repen” – sottolinea l’artista slovena multmediale Barbara Kapelj – “la mostra ripercorrere la storia di donne il cui destino era legato alla pietra e alla furia della bora. Con Spaccapietre il nostro intento è quello di costruire una mappa femminile del Carso, collegare entrambi i lati del confine, conoscere le storie delle donne che hanno co-creato e che stanno ancora costruendo spazi più ampi di relazione, cultura e lavoro. Abbiamo raccolto storie, catturato luci e ombre, sassolini, ricordi, nodi, destini e li abbiamo intrecciati, tessendoli in una nuova storia che vuole ricreare uno spazio di memoria, un modo di vivere, come punto di incontro e di connessione, come riflessione dell’intreccio tra le storie antiche e le storie delle donne di oggi, che stanno scolpendo nella pietra e nel territorio, una storia completamente diversa. Perché ogni pietra ha mille destini e dietro ognuna di esse c’è una Maria, Olga, Jasna, Fabiola, Maddalena, Melania, Sara…”.

Il progetto è realizzato in collaborazione con il fotografo e filmmaker Gabriele Fuso ed è accompagnato dalle dedicate sonorità della compositrice Larisa Vrhunc.

L’esposizione è visitabile alla Portopiccolo Art Gallery Sistiana sino a domenica 17 agosto 2025 con i seguenti orari: sabato 16.00 /19.30 – domenica 10.00/13.00 – 16.00/19.30 o su prenotazione al numero 338 6045489.

Barbara Kapelj ha plasmato attivamente lo spazio culturale e artistico sloveno per più di tre decenni. È conosciuta come regista teatrale, scenografa, costumista, autrice di opere teatrali, performer, artista visiva e scrittrice. Sembra muoversi con estrema disinvoltura tra i campi dell’arte teatrale, dell’arte visiva e della letteratura. In tutte le sue opere artistiche si può riconoscere la sua impronta unica. Barbara è un’artista, una donna, una femminista che pensa l’arte e il mondo attraverso le prospettive dell’uguaglianza e dell’inclusività. Lo fa fin dai primi anni di vita, senza mai cedere a schemi e tendenze. Il suo atteggiamento verso il mondo, i suoi simili, la società e l’arte è sempre e comunque in sintonia con le sue aspirazioni etiche ed estetiche. Per Barbara l’arte, sia a livello di forma che di contenuto, è sempre una sfida, un’esplorazione, un’avventura verso l’ignoto. Barbara è un’artista che non smette mai di cercare, che non accetta regole rigide, che si spinge oltre i confini con il suo lavoro di artista e di donna.

Gabriele Fuso lavora nel campo della fotografia e dell’audiovisivo; la sua ricerca coniuga competenza tecnica e sensibilità artistica, spaziando tra fotografia, video e progetti sociali. Come un viaggiatore errante Gabriele registra le immagini con una curiosità insaziabile verso le storie non convenzionali spesso in situazioni non comuni. Il suo sguardo si posa su ciò che spesso sfugge, o viene dimenticato/nascosto, con un approccio documentaristico e poetico. Questo desiderio di esplorazione e connessione si traduce in un impegno in progetti che indagano le dinamiche umane e sociali, privilegiando un’immediatezza emotiva/visiva che cattura l’essenza del momento. In questo processo, la macchina da presa e l’obiettivo si rivelano strumenti di conoscenza, interfacce tra il visibile e l’invisibile, tracciando in ogni progetto una geografia intima di sguardi e incontri, dove lo spazio fisico e quello interiore si misurano in una costante tensione tra sguardo e presenza. La sua arte è rappresentazione ed esperienza condivisa.

Larisa Vrhunc 
è una compositrice, ha studiato presso gli istituti musicali superiori di Lubiana, Ginevra e Lione, oltre che in numerose masterclass internazionali. È professoressa ordinaria di teoria musicale presso il Dipartimento di Musicologia della Facoltà di Ljubljana, dove ha conseguito il dottorato di ricerca con la tesi Influenze della musica spettrale sulla creatività compositiva slovena degli ultimi decenni. La sua arte abbraccia un’ampia visione del panorama musicale contemporaneo. L’essenza musicale di Larisa, omogenea e profondamente personale, rivela una tavolozza di colori spettrali, un approccio al rumore strumentale che riecheggia Lachenmann, una fascinazione per le sonorità affini all’elettroacustica e delicati riverberi di musiche antiche. La sua arte sonora si manifesta come un’interazione di timbri tenui, spezzati ritmicamente, di rumori sfumati, di cromatismi selezionati con precisione e assemblati con cura in contesti minimali.


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“La Via degli Angeli”, nuova lettura della vita e dell’opera di Celestino V

Presentato in Grecia, ad Arta, l’antica capitale del Despotato d’Epiro, e a Corfù il volume dello storico Fernando Frezzotti (Ed. Il Lavoro Editoriale) che, attraverso una dettagliata analisi geopolitica, fa luce sulla vicenda storica della Santa Casa di Loreto, uno dei più importanti luoghi di culto della cristianità. Il saggio ricostruisce, infatti, in un arco temporale di oltre 21 anni la traslazione a Loreto della Santa Casa di Nazareth, salvata dalla Terrasanta, individuando il ruolo avuto dagli Angelo-Comneno, Despoti di Tessaglia ed Epiro, da due fra i più noti Grandi Maestri templari, Guillaume de Beaujeu e Jacques de Molay e da due Papi Gregorio X e, soprattutto, da Celestino V.

Arta e Corfù hanno un ruolo nella traslazione della Santa Casa. Nella dote di Ithamar, figlia di Niceforo Angelo-Comneno, ultimo custode ad Arta della Santa Casa, le pietre della Santa Casa facevano parte dei beni mobili, mentre, tra quelli immobili rientrava l’isola di Corfù. Proprio durante la custodia Niceforo inizia il negoziato per far sposare Ithamar con Filippo d’Angiò, figlio di Carlo II, Re di Napoli per ottenerne la protezione.

Le presentazioni del saggio si sono tenute nell’ambito del Progetto internazionale “La Via degli Angeli” promosso dall’Accademia Angelico Costantiniana di Roma presieduta da Alessio Angelo-Comneno, discendente diretto dei Despoti di Epiro e Tessaglia e segnatamente dalla famiglia imperiale degli Angelo-Comneno Ducas, tra i protagonisti principali della Traslazione.

L’iniziativa culturale intende tracciare il percorso del convoglio che, in quattro distinte fasi cronologiche, ha trasportato le pietre della Santa Casa e prevede il coinvolgimento di Terrasanta, Cipro, Grecia e Italia, approfondendo i variegati contesti storici a esso collegati che hanno fatto da sfondo geo-politico e reso possibile il compimento dell’impresa.

I primi risultati degli studi di Frezzotti sulla vicenda storica della Santa Casa di Loreto sono stati pubblicati a partire dal 2018 dalla rivista “Studi sull’Oriente Cristiano” edita dall’ Accademia Angelico Costantiniana.


Da sirenzi@libero.it