Nella filosofia post-kantiana, si sviluppa l’idealismo tedesco. Il primo esponente di questa corrente fu Johann Gottlieb Fichte, il quale per modernizzare il pensiero kantiano sintetizzò ragion pura e ragion pratica, avendo origine dall’identico “Io”. Se Kant sosteneva che il soggetto plasmava l’esperienza, Fichte gli contrappone la creazione dell’oggetto da parte dell’esperienza, anche se attuata dall’inconscio, salvando uno dei punti realistici della filosofia kantiana (detta criticismo).
Sempre rimanendo nell’idealismo tedesco, a Fichte seguì Schelling. Egli propose l’oggetto (il non-io), posto dall’io (la natura). Ambedue sostenevano un soggetto e oggetto, che rimanevano distinti ed uniti, allo stesso tempo, a livello puramente intuitivo. Schelling sintetizzò, così, l’idealismo critico di Fichte col razionalismo di Spinoza.
Fichte e Schelling velocemente lasciarono il palcoscenico, sostituiti da Hegel (Georg Wilhelm Friedrich Hegel, 1770-1831). Questo, rielaborando il pensiero circolare di Cartesio, propose un soggetto e oggetto non più uniti ma mediati, sostenendo un’interpretazione dove il divenire logico della Storia, generato dall’Assoluto, serve a rendere ragione dello stesso. Nel suo ragionamento Hegel va oltre la logica sequenziale di Aristotele affermando la supremazia della razionalità sull’intuizione (“ciò che è reale è razionale”), dove ogni principio ha già in sé il suo contrario. Secondo il pensiero hegeliano la filosofia si conclude nella dialettica stessa, che la motiva. Si supera quindi ogni rapporto con una dimensione assoluta dove si ha un azzeramento del pensiero filosofico.
L’eredità di Hegel venne, successivamente, reinterpretata da Feuerbach e Karl Marx (1818-1883) proponendo, quest’ultimo, il suo materialismo dialettico. Secondo Marx, infatti, la teoria hegeliana è sostanzialmente materialista. Per Marx, quindi, l’Assoluto coincide con la Storia. Così come i due principi, la ragione e la realtà, per Marx sono in contrapposizione con la struttura economica e la sovrastruttura culturale. Struttura e sovrastruttura, per il momento differenziate, troveranno alla fine della Storia la loro unità. Dalla teoria hegeliana, Marx rielabora la sua filosofia sulla prassi, da cui in seguito scaturirà il suo impegno politico e sociale, che svilupperà insieme a Friedrich Engels.
Tra gli altri filosofi del XIX secolo, da annotare: John Stuart Mill (esponente britannico) e Ralph Waldo Emerson (del trascendentalismo americano). Quindi, Søren Kierkegaard (1813-1855), che fu fondatore dell’esistenzialismo, che ebbe un atteggiamento critico verso la teoria hegeliana, sostenendo che nella storia operino principi che non si possono conciliare, né unire o mediare dalla ragione. Infine, Friedrich Nietzsche (1844-1900), portatore del superuomo, teoria che ebbe conseguenze nel successivo Novecento. Il filosofo criticò aspramente i contenuti portati dalla religione e dalla metafisica europea, a suo avviso tendenzialmente nichilisti.
Søren Kierkegaard e Friedrich Nietzsche gettarono le fondamenta di quello che sarà l’esistenzialismo, movimento proprio del Novecento. Se la filosofia dell’Ottocento aveva perso la strada, inseguendo universi metafisici, Kierkegaard cercò di ricondurla sulla strada di Socrate, e cioè soggettività, fede ed impegno, per tornare a ragionare della condizione umana, unica per tutti. Il filosofo rilevava gravi mancanze nel suo tempo, caratterizzato “dal disprezzo assoluto nei confronti del singolo uomo”. Anche Nietzsche, discutendo dei valori morali del sua epoca, fu molto critico per quelli tradizionali. Nietzsche, infatti, rilevava una moralità signore-servo, cioè, la differenza tra la moralità degli “schiavi” ed una più consona per i loro padroni.
Nel secolo successivo (XX) si creò una divergenza di vedute tra pensiero europeo (con una grande varietà di tendenze e correnti, dove prevarrà un pensiero ontologico e gnoseologico) e pensiero anglosassone (con un rapporto più utilitaristico, che condurrà alla filosofia analitica). Il dibattito che ne scaturì nel continente (inizio secolo) fu rielaborato e discusso, comunque, nella fucina di idee e proposte rappresentata dal Circolo di Vienna. Questo fu fondato da Moritz Schlick, aperto nel 1922 e chiuso nel 1936, ad opera del nazismo. Al Circolo parteciparono filosofi, scienziati, psicologi e quanto di meglio nel mondo della cultura di allora. Ebbe una grande importanza sul pensiero mondiale, fino alla sua costretta chiusura.
ENCICLOPEDIA TRECCANI: IDEALISMO
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Di giorno in giorno – Logos – L’idealismo tedesco
DIEGO FUSARO: L’idealismo di Fichte, Hegel e Marx
Il sistema filosofico di Hegel – prima parte
Lezione su Hegel – 01 – Fenomenologia
I Capisaldi della filosofia hegeliana (prima metà)
In copertina – Ritratto fotografico di Friedrich Schelling, 1848 – estratta da Wikimedia Commons