«Qui ad Atene noi facciamo così»

 

«Rien ne va plus, les jeux sont faits». Ora che la scommessa elettorale si è compiuta saranno gli eventi, a seguire, che determineranno il futuro. Comincia il gioco vero e proprio: gestire la politica. In Italia esistono quattro Casinò autorizzati al gioco d’azzardo. Sono ubicati in luoghi di frontiera per frenare i flussi di giocatori che altrimenti passerebbero il confine; in altri casi sarebbero permessi per consentire lo sviluppo di aree economicamente depresse. Il Parlamento Siciliano non è un Casinò. Non si gestiranno giochi d’azzardo, ma le sorti di un territorio depresso, e i politici che ne siederanno gli scranni dovranno prenderne atto. Depressa è obiettivamente l’opinione pubblica se un post impazza su Twitter e Facebook per lamentare che in Sicilia è impresa straordinaria costruire una famiglia, crescere un figlio e lavorare facendo impresa senza piangere carità: ecco perché occorrerebbe possedere gli attributi per continuare a viverci. A mio avviso, invece, l’impresa straordinaria è cambiare la Sicilia. Il resto è piangersi addosso con straordinario compiacimento. Ora che “les jeux sont faits” ognuno si assuma la responsabilità di chi ha eletto. In tal senso riusciva convincente quel figlio di etera di Pericle (l’appellativo è di Eco): «Noi Ateniesi ci prendiamo cura degli affari della comunità unitamente agli affari privati, e se anche ci dedichiamo ad altre attività non manca in noi la conoscenza delle questioni pubbliche. Siamo i soli, infatti, a considerare non già ozioso, ma perfettamente inutile chi non se ne interessa affatto, e noi Ateniesi giudichiamo o, almeno, ponderiamo convenientemente i vari problemi politici, senza pensare che dibatterli sia un danno, ma che lo sia piuttosto non essere informati dalle discussioni prima di agire». Qui da noi, in Sicilia, è davvero così? Allora, che senso ha lamentarsi?

Pubblicato su 100NOVE n. 43 del 9 novembre 2017

 

About the author: Sergio Bertolami