Aforismi

 

Le raccolte di massime, sentenze, pensieri, proverbi, epigrammi, rispecchiano l’onestà, lo spirito, il sapere estetico e letterario, che ancora possiamo scoprire nei libri antichi. Spesso riguardano tempi tanto lontani da apparire improponibili; altre volte hanno attraversato il tempo e risultano ancora efficaci. Queste citazioni sono riferibili ad autori precisi e, quindi, a specifiche pagine da cui sono tratte. A metterle ipoteticamente insieme ne risulterebbe un’opera dal carattere morale. Una morale che ha fortificato gli animi e ha spinto a migliorare. Non a caso i titoli di queste raccolte si incentrano su “Considerazioni, massime, riflessioni morali”. Noi le riproponiamo perché tutti possano trovarvi un momento di distrazione, un sorriso, ma anche un incentivo alla riflessione oppure un argomento per lo scambio di vedute in una riunione fra amici. Chissà che non producano un miracolo!

Il supplizio ai pastai che infrangevano le regole

 

CLASSI NOBILI E POPOLARI
Le sanzioni erano tutt’altro che semplici o convenzionali. Per chi infrangeva le regole vi poteva essere, non solo una multa pecuniaria, ma anche il supplizio, con tre tratti di corda. In realtà, la tendenza ad infrangere le norme, aveva una sua ragione.

Ad esempio, il calmiere pontificio fissava un prezzo unico per tutti i tipi di pasta. Evidentemente alcuni formati avevano un costo di produzione più elevato, come, ad esempio, la pasta “colorata”, molto ambita dai cuochi romani. Essa veniva confezionata con l’aggiunta di zafferano, prodotto piacevole (bello e buono), ma molto costoso all’epoca.

Nel regno di Napoli, invece, avevano una maggiore attenzione a questa problematica. In città, vi erano prezzi differenti a seconda gli ingredienti, i tipi di farina ed i formati. Questo permetteva la vendita a tutte le classi, dai nobili ai ceti popolari. A Napoli, esisteva la pasta bianca di prima scelta (per gli aristocratici) e la pasta “d’assisa”, per la popolazione, di qualità definibile ordinaria. Se ne deduce, che la diffusione della pasta, nel XVI e XVII secolo, era così ampia da interessare anche i meno abbienti.

Questa “sensibilità” politica nei confronti del prezzo e quindi della vendita (di pasta, come di altro), scaturiva dalle frequenti lamentazioni, proteste, ma anche sommosse popolari. A dimostrarlo vi è la sentenza del Tribunale di San Lorenzo a Napoli (del 1509), che vietò proprio la vendita della pasta. Essendo in un periodo di forte crisi economica, con la carenza di approvvigionamento di farina e semole, alla pasta fu preferito il consumo del pane, ritenuto più essenziale per la popolazione. Ma capitò anche l’inverso. Quando, nel 1551, dopo la grande crisi, si formarono forti eccedenze di farine e semole nei magazzini comunali. Per evitare che tutto quanto andasse a male, panettieri e pastai, furono chiamati ad aumentare la loro produzione.

Il Tribunale di San Lorenzo, inoltre, intervenne, a Napoli, non solo sulla quantità e i prezzi, ma anche sulla qualità. Si raccomandava, infatti, che i vari formati non fossero “infusi o umidi ma asciutti”, proteggendo, per la prima volta, i consumatori di pasta. Lo desumiamo proprio dai Capitula del ben vivere (1509-1615), che era indirizzato a questi ultimi.

Stranamente in Puglia, nello stesso periodo, non vi è notizia di corporazioni di pastai, ma solo di panettieri o fornai che producono “pane e altre cose di pasta a vendere”. Ma ancora più eclatante è la mancanza di ordini professionali in Sardegna, forte produttrice di pasta, che rappresentava il prodotto principale da esportazione dell’isola (nel 1581, da Tommaso Garzoni).

 

Aforismi

 

Le raccolte di massime, sentenze, pensieri, proverbi, epigrammi, rispecchiano l’onestà, lo spirito, il sapere estetico e letterario, che ancora possiamo scoprire nei libri antichi. Spesso riguardano tempi tanto lontani da apparire improponibili; altre volte hanno attraversato il tempo e risultano ancora efficaci. Queste citazioni sono riferibili ad autori precisi e, quindi, a specifiche pagine da cui sono tratte. A metterle ipoteticamente insieme ne risulterebbe un’opera dal carattere morale. Una morale che ha fortificato gli animi e ha spinto a migliorare. Non a caso i titoli di queste raccolte si incentrano su “Considerazioni, massime, riflessioni morali”. Noi le riproponiamo perché tutti possano trovarvi un momento di distrazione, un sorriso, ma anche un incentivo alla riflessione oppure un argomento per lo scambio di vedute in una riunione fra amici. Chissà che non producano un miracolo!

 

Aforismi

 

Le raccolte di massime, sentenze, pensieri, proverbi, epigrammi, rispecchiano l’onestà, lo spirito, il sapere estetico e letterario, che ancora possiamo scoprire nei libri antichi. Spesso riguardano tempi tanto lontani da apparire improponibili; altre volte hanno attraversato il tempo e risultano ancora efficaci. Queste citazioni sono riferibili ad autori precisi e, quindi, a specifiche pagine da cui sono tratte. A metterle ipoteticamente insieme ne risulterebbe un’opera dal carattere morale. Una morale che ha fortificato gli animi e ha spinto a migliorare. Non a caso i titoli di queste raccolte si incentrano su “Considerazioni, massime, riflessioni morali”. Noi le riproponiamo perché tutti possano trovarvi un momento di distrazione, un sorriso, ma anche un incentivo alla riflessione oppure un argomento per lo scambio di vedute in una riunione fra amici. Chissà che non producano un miracolo!

L’autonomia conquistata dai pastai

 

LE CORPORAZIONI
Abbiamo visto come, tra il 1500 ed il 1600, nascono le prime corporazioni autonome dei pastai. Lasciata la corporazione dei panettieri e fornai (ma anche associazioni con gli ortolani o con i formaggiari), le nuove corporazioni fanno sentire la propria voce con le autorità. La causa: il forte sviluppo del settore. In questo periodo si formano corporazioni di pastai a Roma, Genova, Palermo, Savona e, naturalmente, a Napoli, dove all’Arte dei vermicellari seguirà quella dei maccaronari. Per dare una sede fisica alla loro rappresentanza, viene comprata una cappella nel monastero napoletano di Santa Maria del Carmelo. La loro affermazione in città si legge già nel bando del 1509 (poi del 1546). Successivamente, nel 1589, ottengono dal viceré spagnolo la condanna di tutti coloro che producono pasta senza essere iscritti alla corporazione.

LE AZIONI LEGALI

Nel 1574 si costituisce la corporazione dei fidelari di Genova, che si occupa dell’approvvigionamento di grano duro, in maniera chiara, per evitare imbrogli sottobanco. Nel 1577 è la volta di Savona. Anche qui, ci si occupa della difesa degli interessi degli iscritti, come capiterà nel 1617, quando verranno cacciati i formaggiari, rei di aver prodotto pasta in concorrenza sleale ai pastai. Più tardi, nel 1605, si costituisce la Maestranza dei pastai palermitani, che concludono un secolo di piccole confraternite professionali cittadine.
Solo nel 1642, i pastai romani si associano in un ordine autonomo, dopo decenni di polemiche con fornai od ortolani ed azioni legali, che si concluderanno con una sentenza a favore dei vermicellari. Nello stesso periodo, a Roma, si prenderanno ulteriori decisioni amministrative a riguardo. Per esempio, nel 1641, le autorità sanciscono che i negozi di pasta mantengano una distanza minima di ottanta metri l’uno dall’altro. La forte domanda, infatti causa la nascita di un numero sempre più alto di botteghe, che tendono ad ammassarsi lungo determinate vie o quartieri romani. Le autorità pontificie, inoltre, imporranno un calmiere (con specifiche sanzioni) alla tendenza di aumentare i prezzi di un prodotto così tanto gradito.

Winston Churchill

 

Citazioni e aforismi sono passati dalla carta al web. Ne leggiamo in continuazione, ma noi stessi dimentichiamo di mettere in pratica quanto abbiamo sollecitato all’attenzione degli altri. Non sarebbe il caso di passare dalle citazioni alle citAZIONI? Oppure sforzarci di rifletterci su?

 

Incipit: Giovanni Verga, Mastro Don Gesualdo

 

Edito nel 1889, seconda parte dell’incompiuto ciclo de “I vinti”, Mastro don Gesualdo ha sicuramente un respiro più ampio rispetto a “I Malavoglia”. Il tema è quello dell’alienazione borghese, affrontato in diversi quadri che raccontano l’ascesa sociale, e l’umiliazione, del protagonista, anch’esso alla fine “vinto” nonostante il suo lavoro di una vita ed i denari accumulati.

Dall’incipit del libro:

Suonava la messa dell’alba a San Giovanni; ma il paesetto dormiva ancora della grossa, perché era piovuto da tre giorni, e nei seminati ci si affondava fino a mezza gamba. Tutt’a un tratto, nel silenzio, s’udì un rovinìo, la campanella squillante di Sant’Agata che chiamava aiuto, usci e finestre che sbattevano, la gente che scappava fuori in camicia, gridando:
― Terremoto! San Gregorio Magno!
Era ancora buio. Lontano, nell’ampia distesa nera dell’Alìa, ammiccava soltanto un lume di carbonai, e più a sinistra la stella del mattino, sopra un nuvolone basso che tagliava l’alba nel lungo altipiano del Paradiso. Per tutta la campagna diffondevasi un uggiolare lugubre di cani. E subito, dal quartiere basso, giunse il suono grave del campanone di San Giovanni che dava l’allarme anch’esso; poi la campana fessa di San Vito; l’altra della chiesa madre, più lontano; quella di Sant’Agata che parve addirittura cascar sul capo agli abitanti della piazzetta. Una dopo l’altra s’erano svegliate pure le campanelle dei monasteri, il Collegio, Santa Maria, San Sebastiano, Santa Teresa: uno scampanìo generale che correva sui tetti spaventato, nelle tenebre.
― No! no! È il fuoco!… Fuoco in casa Trao!… San Giovanni Battista!
Gli uomini accorrevano vociando, colle brache in mano. Le donne mettevano il lume alla finestra: tutto il paese, sulla collina, che formicolava di lumi, come fosse il giovedì sera, quando suonano le due ore di notte: una cosa da far rizzare i capelli in testa, chi avesse visto da lontano.

LIBER LIBER:    LEGGI IL CAPOLAVORO DI VERGA

TRECCANI SCUOLA:  Una brevissima sintesi su Mastro Don Gesualdo dal ciclo dei vinti di Verga

WIKIPEDIA: Notizie storiche sul libro e la trama dei capitoli

«Qui ad Atene noi facciamo così»

 

«Rien ne va plus, les jeux sont faits». Ora che la scommessa elettorale si è compiuta saranno gli eventi, a seguire, che determineranno il futuro. Comincia il gioco vero e proprio: gestire la politica. In Italia esistono quattro Casinò autorizzati al gioco d’azzardo. Sono ubicati in luoghi di frontiera per frenare i flussi di giocatori che altrimenti passerebbero il confine; in altri casi sarebbero permessi per consentire lo sviluppo di aree economicamente depresse. Il Parlamento Siciliano non è un Casinò. Non si gestiranno giochi d’azzardo, ma le sorti di un territorio depresso, e i politici che ne siederanno gli scranni dovranno prenderne atto. Depressa è obiettivamente l’opinione pubblica se un post impazza su Twitter e Facebook per lamentare che in Sicilia è impresa straordinaria costruire una famiglia, crescere un figlio e lavorare facendo impresa senza piangere carità: ecco perché occorrerebbe possedere gli attributi per continuare a viverci. A mio avviso, invece, l’impresa straordinaria è cambiare la Sicilia. Il resto è piangersi addosso con straordinario compiacimento. Ora che “les jeux sont faits” ognuno si assuma la responsabilità di chi ha eletto. In tal senso riusciva convincente quel figlio di etera di Pericle (l’appellativo è di Eco): «Noi Ateniesi ci prendiamo cura degli affari della comunità unitamente agli affari privati, e se anche ci dedichiamo ad altre attività non manca in noi la conoscenza delle questioni pubbliche. Siamo i soli, infatti, a considerare non già ozioso, ma perfettamente inutile chi non se ne interessa affatto, e noi Ateniesi giudichiamo o, almeno, ponderiamo convenientemente i vari problemi politici, senza pensare che dibatterli sia un danno, ma che lo sia piuttosto non essere informati dalle discussioni prima di agire». Qui da noi, in Sicilia, è davvero così? Allora, che senso ha lamentarsi?

Pubblicato su 100NOVE n. 43 del 9 novembre 2017

 

Grano duro: il migliore per produrre pasta secca

 

IL TIPO DI GRANO
Nel XVII secolo, si menziona il grano duro come il più adatto alla produzione di pasta secca. Il termine “grano duro”, era citato comunemente dai Fidelari di Genova. Ma, anche se conosciuto ed applicato già molto presto, le proprietà scientifiche del grano duro furono scoperte solo nel 1728, da Jacopo Bartolomeo Beccari, medico bolognese. In particolare, egli effettuò la scoperta della presenza di glutine, in diversa quantità, a seconda i vari tipi di grano.

Nel 1767, fu pubblicata la prima monografia sul mestiere del vermicellaro, opera di Paul-Jacques Malouin, in cui l’autore cita alcune località di produzione del grano duro. Tra queste, la Sicilia, il Sudovest asiatico e dell’Africa settentrionale (Barbaria). I grani siciliani e del Mezzogiorno, avevano una qualità superiore a tutto il resto del Mediterraneo. Lo conferma anche Targioni Tozzetti, medico toscano, sempre nel XVIII secolo, che tentò pure di dare vita in Toscana alla coltivazione di varietà siciliane. Il grano pugliese, chiamato “Saragolla”, invece, era molto utilizzato dai pastai napoletani (a partire già dal XVI secolo). La sua qualità fu ritenuta superiore per molti secoli. Solo con le varietà ucraine e russe si raggiungerà un nuovo traguardo.

Paul Jacques Malouin, Description des arts et métiers (Paris, 1967).


LE ANNONE

La pratica dell’Annona, propria di molte grandi città, si distinse a Napoli. I suoi funzionari reperivano grano ovunque, per spedirlo alla città partenopea, dove venivano conservati in magazzini e depositi. L’approvvigionamento aumentò nel XVIII secolo, con la crescita della domanda di pasta, soprattutto da parte delle classi medio-basse e popolari. Se, da una parte, la farina del pane fu vincolata a rigide regole, dall’altra il mercato del grano duro venne quasi liberalizzato.
Con un bando, del 1713, a Napoli, si regolarizzò anche “dove” macinare i vari tipi di grano, per cui i mulini cittadini saranno riservati d’ora in poi alle farine tenere, mentre i mulini del circondario – a Torre Annunziata, Castellamare e Gragnano – saranno destinati alla macinatura di quello duro. Proprio in conseguenza di ciò, in queste zone si realizzerà un forte sviluppo dell’arte dei pastai.

 

Massimo Gramellini

 

Citazioni e aforismi sono passati dalla carta al web. Ne leggiamo in continuazione, ma noi stessi dimentichiamo di mettere in pratica quanto abbiamo sollecitato all’attenzione degli altri. Non sarebbe il caso di passare dalle citazioni alle citAZIONI? Oppure sforzarci di rifletterci su?