Il carattere e le qualità di Tex 6/6

Il nostro eroe è di circa 40-45 anni, più o meno alto 180 cm. Ma per le sue fattezze nel corso degli anni Tex è stato disegnato come uno dei grandi attori western americani. Inizialmente, fu Gary Cooper, poi John Wayne o Clint Eastwood. Oggi, assomiglierebbe a Charlton Heston. In effetti, i riferimenti al cinema western del periodo d’oro di Hollywood è, sin dall’inizio, palese. In un numero del 1989, vi sono delle vere e proprie citazioni di Ombre rosse, famosissimo film del regista John Ford.
In compenso, pare che abbia un solo vestito. La camicia gialla (nei primissimi numeri anche rossa) col fazzoletto annodato al collo di colore nero e un jeans; il tutto corredato di cappello tipo Stetson, cinturone e stivali forniti di speroni. Tex cambia l’abbigliamento sol quando la storia lo porta ad intervenire nel mondo degli indiani, vestendosi, a sua volta, di abiti in stile pellerossa, formato da una giacca indiana (con il disegno di un’aquila nera), pantaloni a frange, mocassini indiani e una fascia alla testa al posto del cappello.

Con le donne Tex è un “cavaliere” perfetto, di nome e di fatto. E’ gentile con loro e tende a proteggerle. Se si trova di fronte un nemico di genere femminile, questo non viene mai ucciso da Tex. Nei suoi episodi se la donna-avversaria muore, ciò avviene a causa  di un suicidio, per mano di terzi o per incidenti fortuiti e inevitabili. Conosciamo il Tex innamorato solo nella parte iniziale della sua serie. Molte sono le figure femminili corteggiate dal nostro eroe, ma dopo la storia dell’amore con l’indiana Lilyth, e il conseguente matrimonio, quest’ultima muore, lasciandolo vedovo e solo. Eviterà, in seguito, qualunque coinvolgimento sentimentale.

Le abilità di Tex 5/6

 

In realtà, i suoi “superpoteri”, consistono nell’avere nervi d’acciaio e sangue freddo, che gli permettono di avere sempre una contromisura dei suoi avversari. In qualunque situazione si trovi, compie sempre la scelta giusta. Ai nemici non rimane che arrendersi o scappare.
Il carattere di Tex è comunque quello di un uomo di ferro. Se torturato non urla e non si lamenta, se colpito alla testa o al braccio  (ma sempre di striscio) non si ferma, riuscendo a guarire velocemente. Con i cavalli è eccezionale: riesce a domarli, cavalcandoli con abilità indiana (da loro ha appreso tutti i trucchi). Uno di questi cavalli domati, Dinamite, diventerà un fedele compagno di avventure per un lungo periodo.  Essendo un cavaliere provetto, riesce a sparare da qualunque posizione mentre cavalca.  Naturalmente con la pistola è un tiratore formidabile.
Ma il nostro piccolo supereroe, riesce a vincere il cattivo di turno anche nel corpo a corpo e con la box, dove mette al tappeto avversari più grossi di lui e, magari, pugili professionisti. Avendo l’esperienza dei navajo, è un campione anche nei cosiddetti “duelli apache”, che sono particolari combattimenti corpo a corpo all’ultimo sangue. 
Non mettetevi contro di lui in una partita a poker, perché, da bravo uomo del west, gioca in maniera perfetta. Praticamente imbattibile, riesce a “ripulire” anche esperti e smaliziati giocatori professionisti. Lo stesso amico Carson si è domandato più volte se Tex riesca a vincere anche barando, ma non conosciamo la verità. Ciononostante, qualcuno che è riuscito a batterlo c’è stato. E’ lo stesso Tex Willer a confessarlo, citando i nomi di questi. Sono solo due: un certo Hoodoo Brown (lo confessa nell’albo 601, “I giustizieri di Vegas”) e il ricco possidente Don Diego Navarrete (nell’albo 225, “Uccidere o morire”).
Tex riesce a dimostrare più volte la sua astuzia combattiva predisponendo piani e tecniche strategiche migliori dei vari ufficiali, provenienti, magari, da accademie militari, sul genere di  West Point. Naturalmente, le sue, sono abilità strategiche di tipo navajo, e quindi sul tipo delle tecniche di guerriglia adottate dagli indiani, che si dimostrano, però, superiori allo scontro in campo aperto con soldati e cannoni, proprio degli scontri militari del tempo. 
La sua astuzia indiana gli permette, inoltre, di essere un detective perfetto. Come in un’indagine di polizia, egli utilizza una forte logica deduttiva, che gli permette, partendo da indizi apparentemente insignificanti, di giungere alla scoperta del colpevole.  

 

Tex Willer, un supereroe normale 4/6

Il Ranger del Texas, Tex Willer, è un personaggio multifunzione e perciò estremamente flessibile. Non è inquadrato, a tutti gli effetti, nel lavoro dei ranger. Tuttavia, il suo essere rappresentante della giustizia, gli permette di essere spedito dal suo Comando in missioni particolari, o gli consente di intervenire di sua volontà, qualora la situazione lo richieda. Ha un rapporto particolare con gli indiani. E’ il capo supremo delle tribù Navajos e prende il nome di Aquila della Notte, ma riveste anche il ruolo di agente indiano della nazione pellerossa.  
Ma non è solo, anzi. Opera sempre in gruppo con altri personaggi (i suoi tre pards), quali Kit Carson, preso dai miti western (anche lui ranger) suo figlio Kit Willer  (procreato con Lilyth, una squaw navajo) Tiger Jack, guerriero pellerossa, ma anche suo fratello di sangue. Sono sempre in missione, in lungo e largo per la prateria, per proteggere gli onesti dai fuorilegge. 
Per lui è “la legge prima di tutto”, ma è pronto ad assumere posizioni al di là di essa, nella costante ricerca della vittoria finale delle regole di questa. Insomma, strade personali. Lo fa, soprattutto, nel periodo d’oro della serie (i primi 200 episodi).

Supereroi, il periodo della Golden Age 2/2

 

I primi eroi in costume ad apparire furono Mandrake il mago e l’Uomo mascherato, dei primi anni trenta, ma, ufficialmente, il fumetto super eroico nasce nel giugno del 1938. Nel numero 1 di Action Comics è presente, infatti, il primo episodio di Superman, creato dalla fantasia di Jerry Siegel e Joe Shuster. Dal nome del personaggio deriva quello di “supereroe”, oltre che una grande parte delle convenzioni del genere stesso. La DC Comics, sorpresa dall’enorme successo della striscia, colse l’occasione per pubblicare storie con protagonisti con superpoteri. Uscirono velocemente nelle edicole Aquaman, Hawkman, Flash, Lanterna Verde, Batman e Wonder Woman, prima (e, praticamente, unica) eroina al femminile. La Fawcett Comics, contemporaneamente, pubblicò Capitan Marvel. La Marvel propose al pubblico i primi racconti di Torcia Umana e Namor, che, con Capitan America, diverranno famosissimi durante la seconda guerra mondiale. Sempre nello stesso periodo, Will Eisner propose il personaggio di Spirit, detectiv mascherato. 
Se in tempo di pace i supereroi godevano di una grande popolarità nella diffusione popolare, in tempo di guerra, nonostante il razionamento della carta, divennero essenziali. Durante la Seconda guerra mondiale i fumetti risposero alle ansie e al bisogno di consolazione e svago di quei terribili momenti, mettendo al servizio della nazione i propri supereroi. Ecco allora che gli eroi della Marvel, Torcia Umana, Namor e, soprattutto, Capitan America, iniziarono una strenua lotta del bene contro il male, combattendo le forze dell’Asse, contro il pericolo nazista. In ogni episodio riportavano una vittoria per un conforto, seppur fittizio, dei lettori. In realtà, anche il settore dei fumetti pagò il suo tributo di sangue. Molti furono gli operatori del settore richiamati al fronte e molti furono i fumettisti che vi morirono. 
Dopo la guerra, nonostante il “servizio” offerto ai lettori, il genere dei supereroi, non solo perse in popolarità, ma venne addirittura messo sotto accusa. Il dottor Fredric Wertham nel suo libro Seduction of the Innocent (“Seduzione dell’Innocente”) criticò aspramente i fumetti dei supereroi, accusandoli di presentare pericolosi sfondi sessuali “devianti” agli ingenui lettori, fomentando, tra l’altro, la delinquenza giovanile. Sotto processo finirono anche i fumetti del genere horror e thriller.

 

L’origine dei supereroi moderni 1/2

 

Se le lontane origini degli eroi moderni possono essere quelle degli eroi mitologici, le origini dirette sono da ritrovare nella letteratura inglese di fine Ottocento. Qui troviamo il famoso detective Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, che risolve tutti i casi polizieschi, e l’avventuriero Allan Quatermain di H. Rider Haggard. Tra gli altri miti letterari del periodo ecco apparire Buffalo Bill, Zorro e Tarzan.

Tuttavia, alcuni critici, come Alan Moore o Warren Ellis, pongono la nascita di questo genere a partire dalla pubblicazione dei pulp magazine, che erano delle riviste a basso prezzo di racconti. Uscirono in edicola tra il 1920 e il 1950. Da esse nacque il genere letterario detto Pulp. Il termine “pulp” deriva dalla carta di pessima qualità con cui esse erano stampate. Questa si presentava ruvida al tatto e spessa, ed ingialliva velocemente. I pulp magazine non godevano di una buona fama ed i loro racconti erano considerati sfacciati, violenti, e a volte, osceni, ma si rivolgevano ad un pubblico adulto. Ciononostante, essi sono ritenuti padri del fumetto moderno. Su di loro vennero pubblicate le storie (brevi), di personaggi come Conan il barbaro, Doc Savage, Spider e l’Uomo Ombra.

 

Dino Battaglia interpreta Maupassant

 


 

Fra le opere del disegnatore Dino Battaglia, vanno ricordate le sue interpretazioni di alcuni Racconti della guerra franco-prussiana scritti da di Guy de Maupassant, che presero avvio nel 1880 con un capolavoro come Boule de Suif e si conclusero sette anni dopo con L’Epifania. Proponiamo di leggere l’introduzione al volume Maupassant, uscito per la prima volta nel 2001 e riproposto ora nell’edizione di Nicola Pesce Editore del 2016. Nell’estratto si può ammirare il tratto limpido di Battaglia che trae spunto dal racconto “Due amici”, 10 tavole apparse su «Linus» n.8, agosto 1976. Gli amanti della letteratura possono, invece, leggere la traduzione dal francese pubblicata da Newton Compton (Roma 1995).

La storia disegnata da Battaglia: Guy de Maupassant, Due amici

La storia raccontata dallo scrittore: Guy de Maupassant, Due amici

L’inaspettato successo di Tex 3/6

 

Le pubblicazioni di Occhio cupo, non ottengono il successo sperato, e dopo sei puntate viene interrotto. Ma è Tex Willer a riservare incredibili sorprese. È talmente accettato dal pubblico, sin dalla prima uscita (intitolata Il totem misterioso), che, in breve, si trasforma in uno dei maggiori successi editoriali nel settore dei fumetti di quel periodo. Per Tex verrà utilizzato, successivamente, il formato ancora detto “formato Bonelli”, cioè, un albo di grandi dimensioni, che permette ai fumettisti una libertà d’espressione grafica non ottenibile con un formato più piccolo, come era stato impiegato per le uscite infelici di Occhio cupo. Quegli anni per Galep sono molto faticosi. Quasi non dorme per completare le strisce di Occhio cupo e Tex e le loro copertine. La situazione si normalizza quando vengono assunti dei grafici molto bravi, che lo affiancheranno per gestire le avventure di Tex. I nomi di questi collaboratori, che spenderanno la loro vita sui racconti del ranger, sono: Guglielmo Letteri, Giovanni Ticci ed Erio Nicolò.

Anche Galup, impiegato quasi a tempo pieno su Tex, avrà difficoltà a realizzare altri impegni grafici. Lo fa negli anni Cinquanta, con le copertine de Le Avventure del West (sempre Edizioni Audace) e solo nel 1977, disegnerà un altro racconto L’Uomo del Texas su sceneggiatura di Guido Nolitta, per la serie Un Uomo, Un’Avventura, edita dalla stessa Bonelli (che allora aveva il nome di Edizioni Cepim). Nel 1989, su incarico dell’editrice, Galup disegnò tavole e copertina del terzo albo speciale di Tex Willer, Il segno del serpente, che fu pubblicato l’anno seguente. Nel 1993, dopo quarantasei anni, smise di illustrare le storie del ranger, lasciando l’incarico al fumettista Claudio Villa. A distanza di un anno Aurelio Galleppini (Galup) muore all’età di 76 anni. Sembra stesse realizzando una nuova storia di Tex.

 

Galleppini, il fumettista di Tex 2/6

 

Galleppini (lo pseudonimo è Galep), molto più giovane di Bonelli, era nato nel 1917 a Castel di Pari, in provincia di Grosseto, era un fumettista molto prolifico, anche se il suo nome viene comunemente associato al personaggio di Tex Willer, da lui creato. Insieme a Bonelli, continuò per quarant’anni a disegnare questo storico personaggio del fumetto, smettendo solo nel 1994.

Nato da genitori sardi, Galep inizia a lavorare come collaboratore a produzioni animate, per poi passare, nel 1936, a fumettista con il giornale Mondo Fanciullo, e, successivamente, per l’Arnoldo Mondadori Editore. Per la casa editrice milanese realizzerà i disegni di due storie, Pino il Mozzo e La perla del mar d’Oman (su sceneggiature di Federico Pedrocchi). Nel 1940, passa alla Casa Editrice Nerbini, di Firenze (città dove si trasferì) che pubblicava il giornale per ragazzi “L’Avventuroso”. Per essa compone sia la sceneggiatura che i disegni delle storie La leggenda dei RugiLa conquista dell’Atlantico, e I conquistatori di oceani.

Nel periodo della guerra, Galep sospende il lavoro di fumettista, per dedicarsi alla pittura. Torna in circolazione nel 1947, con la ripresa dell’Italia intera. Collabora con la Casa Editrice Universo, che pubblica gli Albi dell’Intrepido e con la casa editrice Nerbini, per la quale crea la riduzione a fumetti del Pinocchio di Carlo Collodi. Ma è un anno speciale e di grande impegno: trasforma in fumetti dei classici della letteratura, come I Promessi Sposi, I Tre MoschettieriLa maschera di ferroLe Mille e una Notte, e Le avventure del barone di Münchhausen.
L’anno successivo, il 1948, Tea Bonelli lo chiama per le Edizioni Audace (che diverrà la Sergio Bonelli Editore). Compito: realizzare la parte grafica di due personaggi, Occhio Cupo e Tex Willer, ideati da Gian Luigi Bonelli (come abbiamo visto, capo della casa editrice). Per realizzare questi fumetti, da Cagliari si trasferisce prima a Milano, a casa della Bonelli, e poi in Liguria.

 

 

Bonelli, lo sceneggiatore di Tex 1/6

 

Sergio Bonelli Editore, la più importante casa editrice italiana nel campo dei fumetti, fu fondata da Giovanni Luigi Bonelli (detto anche Gian). Questi era il fumettista, che, insieme ad Aurelio Galleppini, diede vita ai fortunati album di Tex Willer. Bonelli, nato a Milano nel 1908, verso la fine degli anni ’20, inizia la sua carriera collaborando con il Corriere dei Piccoli, dove pubblica alcune poesie e tre racconti: Le Tigri dell’AtlanticoIl Crociato Nero e I Fratelli del Silenzio. Subito dopo, negli anni ’30, lavora per diverse case editrici, anche di fumetti. Collabora con la Società Anonima Editrice Vecchi (S.A.E.V.) di Lotario Vecchi e per la Casa Editrice Nerbini. Quest’ultima gestisce le due testate per ragazzi: L’Audace e L’Avventuroso. Per esse scrive sceneggiature (come quella di Rintintin). Nel 1940, Bonelli fa “il grande salto” acquisendo i diritti dell’Audace e dando vita alla sua casa editrice. Prima con il nome della moglie Tea, poi del figlio Sergio e, successivamente, del nipote Davide. Oggi è conosciuta come Sergio Bonelli Editore.

Nel secondo dopoguerra l’Italia comincia la sua ricostruzione. Bonelli dà vita nel 1948 a due nuovi fumetti: Il Giustiziere del West (con disegni di Giorgio Scudellari) e la Pattuglia dei Senza Paura (con disegni di Guido Zamperoni e Franco Donatelli). Contemporaneamente, con il fumettista Aurelio Galleppini (pseudonimo Galep), crea altri personaggi e storie: Occhio Cupo (in formato ad albo) e Tex Willer. Invero, il successo del secondo personaggio sorprende, avendo puntato di più sul primo. Gian Luigi Bonelli è un uomo vulcanico ed instancabile. La sua casa editrice non si ferma a Tex, anche se di enorme successo, ma dà vita (su sceneggiature sue) a moltissimi personaggi per fumetti, come: Plutos nel 1949 (disegni di Leone Cimpellin), Yuma Kid nel 1954 (disegni di Mario Uggeri), Davy Crockettnel nel 1956 (disegni di Renzo Calegari e Carlo Porciani), e Hondo nel 1957 (disegni di Franco Bignotti).

Come romanziere scrive anche un libro Il massacro di Goldena (nel 1951), dove il protagonista è lo stesso Tex Willer. In seguito, come scrittore e sceneggiatore, redige testi per personaggi ideati da Guido Nolitta (nom de plume) o su ideazione del figlio Sergio, quali Un Ragazzo nel Far West, Zagor e l’episodio conclusivo di Il Giudice Bean. Nel 1991, Bonelli scrive la sua ultima storia della serie di Tex (con disegni di Guglielmo Letteri), già in gran parte passata a Claudio Nizzi. Riserva per sé soltanto la supervisione delle storie, cosa che farà fino alla morte, avvenuta nel 2001.

L’attività di Gian Luigi Bonelli, come scrittore e sceneggiatore, ha particolari riferimenti e modalità. I suoi autori preferiti erano proprio quelli del romanzo avventuroso d’appendice di fine Ottocento e primi del Novecento. Tra questi i grandi Alexandre Dumas, Jack London, ed Emilio Salgari. Infatti, egli si definirà sempre un “romanziere prestato al fumetto”. Con modernità Bonelli trasferiva i suoi copioni ai disegnatori attraverso “sceneggiature disegnate”. Erano veri e propri storyboard. Elaborava, cioè, testi accompagnati da schizzi della scena che occorreva disegnare e con il taglio dell’inquadratura da considerare per ogni singola scena. Un “plus” abbastanza significativo.

 

 

Diabolik ed Eva Kant 2/2

 

Diabolik è tutto meno che gentiluomo. È invece spietato e deciso nel suo intento di rubare soldi, oro o gioielli. Le sue vittime, tuttavia, sono banche, miliardari disonesti o ricche famiglie. Diabolik non è solo. Fidanzato con Elisabeth Gay nel primo episodio, incontra, nel terzo, Eva Kant, una bionda bellissima, senza scrupoli come lui. Faranno coppia fissa in rocamboleschi furti, che permettono loro una vita lussuosa e agiata. Come 007, utilizzano trovate tecnologiche, a volte fantascientifiche, ma spesso ai limiti dell’impossibile.

Nel numero 5 del 1968, le sorelle Giussani confezionano una storia, intitolata “Diabolik, chi sei?”, dove narrano le origini di Diabolik. Ancora in fasce, dopo un naufragio, unico sopravvissuto arriva sulla spiaggia di un’isola abitata solo da un piccolo gruppo di malfattori, il cui capo è denominato King. Con esso cresce e impara, oltre la disonestà, anche il loro bagaglio di tecniche criminali. Fuggirà dall’isola con il tesoro della banda, dopo aver ucciso King. Prenderà come alias il nome di una feroce pantera nera, che King chiamava proprio Diabolik.

Fuggito dall’isola, inizia il suo lavoro di ladro in oriente, nel Deccan. Ma l’esordio non è tra i più felici. Viene salvato, comunque, da Ronin, un contrabbandiere. Entra nella sua squadra. Impara nuove tecniche e trucchi per sfuggire alla polizia. Gli viene insegnato il celebre lancio del pugnale, che diventerà caratteristico, tecniche di combattimento ed arti marziali. Una vera e propria università del malaffare. Adotta il suo classico costume nero per confondersi nella notte. Ma il male ha anche il suo peggio. Ronin e la sua squadra vengono uccisi da un “cattivo” più cattivo, Walter Dorian, proveniente da Clerville, e sosia, in tutto e per tutto, dello stesso Diabolik. Diabolik, al solito, si salva e vendicherà i suoi compagni, uccidendo, a sua volta (almeno così sembra), il nuovo nemico. Si impossessa della sua auto, una Jaguar, e della sua identità. Sempre in questa fase iniziale, in oriente, Diabolik incontra l’ispettore Ginko, che stava conducendo indagini su alcuni trafficanti di droga. In un incredibile faccia a faccia, si scontrano. Anche stavolta egli riesce a sfuggire. Da qui inizia la guerra personale tra Diabolik e Ginko.

I primi numeri della serie, naturalmente, servono di assestamento. Diabolik, sotto le mentite spoglie di Walter Dorian, adottandone anche le tecniche, prende di mira la nobile e facoltosa famiglia Garian, mandandola in rovina. Da questo ecco il nuovo personaggio di Gustavo Garian, che farà da assistente nelle ricerche di Ginko. Troviamo pure Elisabeth Gay, la sua ingenua fidanzata, che crede che Diabolik sia solo un ricco uomo d’affari. Quando, nel terzo numero, scopre la sua vera identità, lo denuncia e lo fa arrestare (l’episodio, infatti, si intitola L’arresto di Diabolik). È a questo punto che interviene la bella Eva Kant, che lo farà scappare, iniziando un sodalizio con il ladro nero per il resto della serie.

Se Diabolik esordisce come spietato ladro e assassino, re del terrore, il suo carattere si ammorbidirà nei toni progressivamente (sarà l’incontro con Eva Kant?), facendolo sfociare in una specie di “giustizia” e senso morale. Inoltre, con gli sviluppi sessantottini, Eva Kant acquisisce importanza, spesso nel buon esito delle avventure, guadagnandosi il rispetto di Diabolik stesso.

 

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