Pistoia, Palazzo Buontalenti: ’60 POP ART ITALIA

Roberto Crippa, La mia Marilyn, 1964, collage su tavola, cm 117 x 68. Collezione privata, Courtesy Farsettiarte, Prato © ROBERTO CRIPPA, by SIAE 2024
PISTOIA | PALAZZO BUONTALENTI
 
16 MARZO – 14 LUGLIO 2024
’60 POP ART ITALIA
 
A cura di Walter Guadagnini
 
Una grande mostra, un viaggio nei centri italiani della Pop Art con i maggiori esponenti di questo fenomeno artistico,
dalla “Scuola di Piazza del Popolo” alla “Scuola di Pistoia”
da Mario Schifano a Tano Festa, da Franco Angeli a Mimmo Rotella, da Enrico Baj a Valerio Adami, da Emilio Tadini a Michelangelo Pistoletto, da Ugo Nespolo a Piero Gilardi.

In programma a Palazzo Buontalenti la grande mostra ’60 Pop Art Italia, fino al 14 luglio 2024,realizzata da Fondazione Pistoia Musei e promossa da Fondazione Caript con il sostegno di Intesa Sanpaolo.
La rassegna, curata da Walter Guadagnini, presenta 70 opere che ricostruiscono le vicende della Pop Art in Italia, attraverso i suoi maggiori esponenti, tra cui Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli, Pino Pascali, Fabio Mauri, Jannis Kounellis, Renato Mambor, Titina Maselli, Giosetta Fioroni, Laura Grisi, Enrico Baj, Valerio Adami, Emilio Tadini, Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo, Piero Gilardi, Concetto Pozzati, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi.

Prestigiosi i prestiti che provengono da alcune importanti istituzioni pubbliche come la Galleria d’Arte Moderna di Palermo, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il Mart di Trento e Rovereto, i Musei Civici Fiorentini, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da collezioni private di statura istituzionale come quella di Intesa Sanpaolo o da gallerie e collezionisti che possiedono alcuni capolavori di questi artisti.

Il percorso espositivo si configura come un viaggio nei principali centri d’irradiazione italiani di questo fenomeno prettamente metropolitano, nato a Londra nel 1956 e sviluppatosi in contemporanea nei grandi centri urbani dove la moderna società dei consumi e delle comunicazioni di massa si manifesta in maniera più evidente, da New York a Los Angeles e quindi in Europa, al punto da divenire la principale espressione artistica degli anni Sessanta del secolo scorso.

Un itinerario tra quelle città – come Roma, Milano, Torino, Venezia, Palermo e Pistoia – che, attraverso una serie di connessioni, hanno recepito i temi e i linguaggi della moderna società dei consumi e della comunicazione di massa creando un terreno fertile per la diffusione della Pop Art. Un periodo di straordinaria vivacità e ricchezza creativa grazie agli artisti che hanno guardato alla scena internazionale, all’attività delle gallerie private, dei critici d’arte che hanno intessuto i rapporti tra l’Italia e il resto del mondo, dei collezionisti, delle riviste e delle istituzioni pubbliche che hanno saputo cogliere le novità e dare loro il giusto rilievo. Notevole è la presenza in mostra di importanti artiste, alle quali è dedicato anche un saggio in catalogo, un ulteriore segno di quella spinta al rinnovamento e alla messa in discussione dello status quo che investono la società e la cultura italiana del decennio.

Il viaggio prende avvio da Venezia, con la storica Biennale d’Arte del 1964, che ospita quattro artisti americani che anticipano la Pop Art: Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Jim Dine e Claes Oldenburg.

Ettore Innocente, Jasper Johnson alla Casa Bianca, 1964, oggetti e smalto su tela, cm 181 x 120 x 21,5. Collezione eredi Ettore Innocente. Ph: Giovanni Isopi

Rauschenberg vince il Gran premio per la pittura segnando l’affermazione della Pop Art e dell’arte americana sulla scena mondiale. Il percorso si apre proprio con tre lavori di Robert Rauschenberg (Blue Exit, 1961), Jasper Johns (Flag, 1969) e Roy Lichtenstein (Yellow and Black Brushstroke – Eat Art, 1970-1971) invitato alla Biennale del 1966, opere di autori che generano immediate reazioni negli artisti italiani che si appropriarono del loro stile e anche delle icone della società statunitense. Mimmo Rotella, ad esempio, in L’ultimo Kennedy (1963) usa un manifesto relativo alla visita in Italia del 1963 di John Fitzgerald Kennedy per comporre il ritratto del presidente americano con la tecnica del décollage, Ettore Innocente (Jasper Johnson alla Casa Bianca, 1964) cita le opere di Jasper Johns e allude con ironia a Lyndon Johnson, appena incaricato di succedere a Kennedy assassinato proprio alla fine del 1963, mentre Roberto Crippa (La mia Marilyn, 1964) si concentra sul mito hollywoodiano di Marilyn Monroe.

Un’ampia sezione si focalizza su Roma, il principale centro artistico nazionale di quegli anni, dove raggruppati nella “Scuola di Piazza del Popolo”, così chiamata in onore del Caffè Rosati e della Galleria La Tartaruga situati nei pressi della piazza, si ri trovano Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Mario Ceroli, Pino Pascali, Fabio Mauri, Jannis Kounellis, Titina Maselli, Giosetta Fioroni, Laura Grisi e altri ancora, sostenuti da galleristi quali Plinio de Martiis e Giuseppe Liverani, o da intellettuali quali Alberto Moravia e Goffredo Parise.

Il gruppo si caratterizza per varietà di stili e linguaggi. Si va dalle soluzioni liriche, come la nave di Jannis Kounellis, o il cielo americano vagheggiato da Tano Festa (Cielo NewYorchese, 1966) all’analisi della politica del presente e del passato che emerge nei simboli imperiali della lupa capitolina (Testa di lupa capitolina che sbava, 1964) e dell’aquila americana (Frammento romano, 1965) ripresi da Franco Angeli, dal profilo del Segretario della Difesa americano Robert McNamara (1961-1963) di Sergio Lombardo al chepì, un copricapo militare francese, imbiancato da Gianfranco Baruchello (La révision du procès, 1962), per ricordare la lotta di liberazione dell’Algeria dal dominio coloniale della Francia.

Giosetta Fioroni, Particolare della nascita di Venere, 1965, olio su tela, cm 100 x 200. Collezione Intesa Sanpaolo Credito immagine: Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Paolo Vandrasch, Milano

Nelle opere pop i riferimenti all’arte del passato dialogano con le allusioni alla cultura e alla società contemporanea. Se Giosetta Fioroni (Particolare della nascita di Venere, 1965) e Mario Ceroli (Goldfinger / Miss, 1964) rivisitano, trasformandola, la Venere di Botticelli, Renato Mambor crea rebus visivi accostando i monumenti romani come il Colosseo a silhouette di animali (Zebra e Colosseo, 1965).

Gli oggetti quotidiani contribuiscono a dare forma alle rappresentazioni della società degli anni Sessanta. Le opere di Laura Grisi (Model Car Racing, 1967) e Pino Pascali (Baco da setola, 1968) alludono alla civiltà dei consumi e alle sue diverse manifestazioni scegliendo soggetti e materiali sorprendenti; Cesare Tacchi (Sul divano a fiori, 1965) sfrutta invece un elemento tipico dell’arredo borghese, la stoffa trapuntata, per rappresentare scene di vita domestica.

Nella mostra di Pistoia non manca un affondo su Mario Schifano che inizia la sua ricerca con opere monocrome che rimandano all’essenzialità delle forme degli schermi e della segnaletica stradale, ma che già nel 1963 introducono i simboli più riconoscibili del consumismo e dell’influenza americana sugli stili di vita, come i loghi di Coca Cola o Esso. Se Schifano evoca le merci in forma di loghi e icone accompagnandoli con la scritta “tutta propaganda”, Titina Maselli con la sua bottiglia di Acqua minerale le presenta per quello che sono. Anche il corpo, frammentato e riprodotto all’infinito dal cinema e dai media, diventa merce. Umberto Bignardi ritaglia la bocca di Sofia Loren da una rivista, mentre Claudio Cintoli probabilmente riproduce nel suo dipinto quella di Ursula Andress, attrice cult del film Agente 007 – Licenza di uccidere del 1962, che divenne modello per il murale realizzato all’interno del Piper club a Roma, uno dei locali iconici della capitale cui si deve un impulso decisivo all’affermazione della musica Beat in Italia.

Proseguendo verso nord, le sale dedicate a Pistoia, presentano le opere di quattro autori, Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi, collettivamente denominati “Scuola di Pistoia”.

Gianni Ruffi, Riposo, 1965, tempera su legno ritagliato, cm 95 x 75 x 5. Collezione dell’artista, Archivio Aurelio Amendola

Quello di Pistoia è un caso unico nel panorama artistico degli anni Sessanta. Muovendo dal piccolo capoluogo di provincia questi artisti sono in grado di dialogare, ciascuno con un proprio linguaggio personale e caratterizzato, con le forze più innovative della ricerca artistica del periodo e di fornire una precisa e riconoscibile interpretazione della Pop Art.

L’itinerario continua a Torino, dove le gallerie Il Punto e Sperone, in collaborazione con la galleria Sonnanbend di New York e Parigi, introducono in Italia i lavori di Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Rauschenberg. In questo clima crescono ed espongono autori come Michelangelo Pistoletto con i suoi quadri specchianti (Scala, 1964) e Piero Gilardi con i tappeti-natura (Cocomeri, 1966), due personalità che saranno presto protagoniste del fenomeno artistico dell’Arte povera nato proprio a Torino, oltre ad Aldo Mondino e Ugo Nespolo che rappresentano invece una versione particolarmente ironica e giocosa del linguaggio pop, che mischia riferimenti alla tradizione artistica moderna con i più popolari giochi enigmistici e puzzle. A questi autori si aggiungono nomi più defilati come Pietro Gallina o Anna Comba.

Enrico Baj, La mondana con gli ultracorpi, 1959, olio, collage, ovatta, vetri, passamaneria su tela ready-made, cm 92 x 73. Collezione privata, Courtesy Gió Marconi, Milano

Milano, punto di riferimento per la modernizzazione del Paese, anche in ambito artistico, vede affermarsi una versione della Pop Art più prossima al Nouveau Réalisme francese, e in seguito, anche per l’azione della Galleria Milano e dello Studio Marconi, un’altra d’ispirazione londinese, con autori quali Valerio Adami, Lucio Del Pezzo, Emilio Tadini. A questi si aggiunge Enrico Baj che, unendo gusto kitsch a raffinate citazioni, riesce a creare un collegamento tra dadaismo, surrealismo e Pop Art.

Questo tour lungo la Penisola, che tocca realtà come Firenze, Bologna e Genova, ciascuna delle quali ha ricoperto un ruolo particolare nella diffusione della Pop Art in Italia con autori come Alberto Moretti, Roberto Malquori, Elio Marchegiani, Concetto Pozzati, Plinio Mesciulam, giunge infine a Palermo dove, a fronte di una situazione sociale complessa, si assiste alla formazione di una scena culturale vivacissima, come dimostrano le due edizioni della mostra Revort, che nel 1965 e nel 1968 presentano i maggiori rappresentanti della Pop Art internazionale nel capoluogo siciliano. Animatore di queste vicende è il musicologo Antonio Titone che per alcuni anni si dedica alla pittura con opere dal linguaggio pop particolarmente originali.

La rassegna si completa con l’ultima sezione dove s’incontrano due figure icona della Pop Art inglese e statunitense: Richard Hamilton e Andy Warhol. Del primo si presenta una delle sue opere più conosciute, Swingeing London, che ritrae il musicista Mick Jagger e il gallerista Robert Fraser durante il loro arresto per droga nel 1967; del secondo, una serigrafia della serie Flowers, che racconta un immaginario psichedelico che segnerà a sua volta gli anni Settanta ormai alle porte.

Fabio Mauri, Senza titolo, 1968, acrilico su tela emulsionata, cm 89 x 110. Courtesy: Collezione Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani, Bologna. Ph: Carlo Favero

Le opere di Fabio Mauri e Franco Angeli, ancora pop nello stile, ma ben diverse nei contenuti, registrano la crisi della fase del “boom economico” tra contestazioni politiche e sociali.

La mostra è corredata da un volume edito da Electa con un testo critico dedicato al contesto storico artistico della Pop art italiana di Walter Guadagnini, e affondi tematici di Raffaella Perna, Helga Marsala e Marco Bazzini; chiude il catalogo una sezione con apparati biografici e bibliografici.

L’esposizione è realizzata da Fondazione Pistoia Musei e Fondazione Caript con il sostegno di Intesa Sanpaolo, con il patrocinio di Regione Toscana e Comune di Pistoia, la collaborazione di Visit Pistoia e Consorzio Turistico della Città di Pistoia, grazie al supporto delle aziende che partecipano al progetto di Corporate Membership di Pistoia Musei: CMSA Società Cooperativa Muratori Sterratori e Affini, Confcommercio Pistoia e Prato, Conad Nord Ovest, Consorzio Leonardo Servizi e Lavori, Del Pinto Studio Legale e Associati, Fabo Tape Solutions, Florence One, Formitalia, Publiacqua, Tosco Data, Vannucci Piante.


’60 POP ART ITALIA
Pistoia, Palazzo Buontalenti (via de’ Rossi 7)
16 marzo – 14 luglio 2024
 
Biglietti:
Super Pop (mostra + sedi Fondazione Pistoia Musei): intero €12,00; ridotto €9,00
Solo mostra: intero €10,00; ridotto €7,00
 
Info su orari e biglietteria: www.pistoiamusei.it
 
Catalogo Electa
 
COORDINAMENTO COMUNICAZIONE E UFFICIO STAMPA PISTOIA MUSEI
comunicazione@pistoiamusei.it
 
Responsabile relazioni esterne e fundraising
Francesca Vannucci | francesca.vannucci@fondazionecaript.it 0573 974228
 
Digital e social media
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Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | clara.cervia@clp1968.it
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The Shakin’ Apes, esce ‘Animal Farm’, un ritratto rock’n’roll della ‘fattoria degli animali’

THE SHAKIN’ APES, ESCE ‘ANIMAL FARM’, UN RITRATTO ROCK’N’ROLL DELLA ‘FATTORIA DEGLI ANIMALI’

Da venerdì 29 marzo è disponibile in formato fisico e in tutti i digital stores ‘Animal Farm, il nuovo album della band sarda The Shakin’ Apes.  L’annuncio arriva a distanza di cinque anni dal precedente album omonimo, periodo incessantemente dedicato a concerti in live club e festival.

‘Animal Farm’, è un album di sei tracce in cui gli Shakin’ Apes esplorano e contaminano ulteriormente le sonorità dei loro generi di riferimento iniziate con il precedente omonimo lavoro. Inizia con il blues di ‘The Wolf’, prosegue con il surf rock selvaggio di ‘Easy To Tell’ per sfociare nelle tinte country di ‘Drunk Rooster’. È con canzoni come ‘Never Lookin’ Back’ e ‘Run Jack, Run’ che si giunge appieno nelle atmosfere psichedeliche del rockabilly fino a toccare lo swing con ‘The Way You Move’ «Abbiamo immaginato il concept di ‘Animal Farm’ ambientato in un saloon fattoria, come si potrà dedurre già dalla copertina dell’album» dichiarano gli Shakin’ Apes, che continuano «i protagonisti sono tutti compagni di scorribande di Marty, la nostra mascotte già annunciata nel nostro precedente Ep. Anch’essi sono animali con caratteristiche umane: il lupo “allupato” e ossessionato dalla gatta, il cavallo pazzo, il gallo ubriacone “sciupa-galline”, il vile coniglio, la gatta ammiccante dalla camminata provocante. È uno spaccato di un qualunque locale o saloon, una vera e propria ‘Fattoria degli Animali’ in cui Marty si immerge perfettamente.».

The Shakin’ Apes

Gli Shakin’ Apes nascono nel 2018. Sono un quartetto formato da cultori della musica rock and roll, rockabilly country, surf e garage, ovvero di tutte le atmosfere americane degli anni ’40 e ’50.

Nel 2019 danno vita al loro primo Ep omonimo, un concept album che descrive le avventure di Marty, la loro mascotte.

Il loro viaggio li conduce nel 2024 al nuovo lavoro ‘Animal Farm’.

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Big River, nelle radio ‘When We Dance’, il singolo che anticipa il nuovo album

BIG RIVER, NELLE RADIO ‘WHEN WE DANCE’, IL SINGOLO CHE ANTICIPA IL NUOVO ALBUM

Da venerdì 22 marzo è disponibile in rotazione radiofonica e in tutti i digital stores ‘When We Dance’, il nuovo singolo dei Big River, che anticipa l’uscita del nuovo album di inediti in uscita ad aprile.
Un’intensa e costante attività live li ha portati ad attraversare Italia, Germania, Svizzera, Slovenia e Croazia evolvendo il loro stile di matrice classic e southern rock in un alt country dai tratti sperimentali.

Il nuovo singolo ‘When We Dance‘ descrive il desiderio di liberare il corpo e la fantasia attraverso il ballo. E’ un invito a prender parte alle feste assecondando il proprio stile e autenticità, lasciandosi attraversare dalla musica e danzando disinibito, come se nessuno ti stesse guardando.

Big River dichiarano: «L’album che uscirà conterrà nove brani e, per anticiparlo, abbiamo scelto ‘When We Dance’ perché rappresenta per noi il modo migliore per entrare nelle atmosfere create in studio di registrazione assieme al produttore Fabio ‘Bronski’ Ferraboschi. Crediamo sia il brano giusto per sperimentare l’evoluzione della nostra sonorità, dove l’elettronica giocherà un ruolo ancora più centrale rispetto al lavoro precedente.».

Il videoclip di ‘When We Dance‘ è stato realizzato ricostruendo l’ambiente e l’atmosfera di una discoteca anni ’70, dove impavidi e avvenenti ballerini si lanciano in balli sfrenati liberamente interpretati al centro della pista, sull’onda dell’entusiasmo rappresentativo dell’epoca della ‘Febbre del Sabato Sera‘. Il videoclip è un’autoproduzione dei Big River in collaborazione con SlowMotion Studio (BO).

Big River

Big River è una band attiva dal 2016 che costruisce il proprio sound attraverso un’intensa attività live attraversando l’Italia, giungendo fino in Germania, Svizzera, Slovenia e Croazia. Di chiara matrice classic rock e southern rock il duo evolve la propria visione della musica americana arricchendola con una dose di elettronica aggiungendo synth, loopstation e batterie elettroniche dando vita ad un sound innovativo tra il classico e lo sperimentale. La discografia dei Big River si compone di ‘Live Experience‘ (2017), ‘Girl with Nails Painted Black‘ (2021) e ‘Mustang Hood‘ con uscita prevista per aprile 2024. 

Sito Web: www.bigriverband.com
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Instagram: www.instagram.com/bigriverbandofficial
YouTube: www.youtube.com/bigriverbandofficial
Spotify: https://open.spotify.com/artist/6yxp8DwzmeHhNTPjqXeAj5


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Venezia, TAEX, Scoletta dell’Arte: DIGITAL REFORM – A cura di Antonio Geusa

In occasione della 60ª Biennale Arte di Venezia TAEX presenta la mostra interattiva dedicata all’arte digitale

19.04 > 15.09.2024

Scoletta dei Tiraoro e Battioro
San Stae, Santa Croce 1980
30135 Venezia

Esposta alla Scoletta dell’Arte dei Tiraoro e Battioro — la sede della Corporazione degli artigiani del XVIII secolo che producevano fili e foglie d’oro — dal 19 aprile al 15 settembre 2024, in concomitanza con la 60ª Biennale d’Arte di Venezia, la mostra proporrà un viaggio interattivo attraverso l’artigianato digitale, creando un legame diretto con l’arte del passato e coinvolgendo attivamente il pubblico attraverso il gioco. 

L’esposizione è presentata da TAEX, piattaforma interdisciplinare per artisti, curatori e collezionisti per analizzare, discutere, creare, esporre le nuove forme d’arte digitali. Coinvolgendo esperti provenienti da diversi campi del sapere – dalla sociologia all’antropologia, dall’architettura alla storia dell’arte – la loro missione è dare spazio a una nuova comunità artistica. Una comunità con una solida base di esperienza e un approccio critico. 

La piattaforma TAEX è guidata da curatori alla scoperta di nuovi nomi, contesti rilevanti e volti all’analisi costante del mercato oltre che aver stabilito connessioni con istituzioni offline come Christie’s Education e Art Basel.

Il progetto espositivo presentato a Venezia, curato dal critico Antonio Geusa, restituisce all’antico edificio della Scoletta il ruolo originale di Scuola d’Arte — fili e foglie d’oro vengono sostituiti da linee di codici e opere audiovisive mentre l’allestimento è strutturato come un percorso di apprendimento innovativo e non convenzionale, finalizzato a conoscere la creazione dell’arte digitale e la sua relazione con la storia dell’arte. Come nelle antiche scuole artigiane, la formazione passa qui attraverso l’esperienza diretta delle opere con le quali è possibile anche interagire, un’opportunità per comprendere meglio il mondo delle nuove tecnologie applicate all’arte e il suo contesto storico. 

Tra gli artisti coinvolti ci sono Shu Lea Cheang, pionera della Net Art e artista vincitrice del Premio LG Guggenheim 2024 dedicato alla promozione di artisti che lavorano all’intersezione tra arte e tecnologia, MAOTIK e Funa Ye che già fanno parte della piattaforma TAEX a cui si affiancano nuovi artisti con un curriculum consolidato: Andrea Meregalli, Francesco D’Isa e Accurat. 

Il percorso di apprendimento inizia con un’installazione interattiva di Andrea Meregalli You Are Making Art, che mette lo spettatore nel ruolo sia dell’artista che dell’opera d’arte, grazie all’aiuto di una piattaforma di AI programmata per produrre costantemente nuove immagini durante i 6 mesi di mostra. Le radici dell’opera affondano nella metà degli anni ’60 del secolo scorso, quando gli artisti iniziarono a creare situazioni performative per estremizzare il processo di dematerializzazione dell’opera d’arte. 

L’installazione di Andrea Meregalli riprende questa missione, aggiornandola con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e problematizzando l’idea stessa della paternità del prodotto artistico digitale. 

Da un lavoro concettuale, si passa ad un lavoro analitico incentrato sui canoni che regolano l’estetica. Errors del filosofo artista Francesco D’Isa è costituito da un insieme di stampe digitali e un’installazione interattiva. In entrambe le opere, l’artista commenta la natura soggettiva di ciò che costituisce un errore nel fare arte in collaborazione con l’intelligenza artificiale. Utilizzando programmi text-to-image disponibili su Internet, l’artista compone prompt personalizzati che generano bug nel sistema, causando risposte inaspettate che interrompono la richiesta originale pur mantenendo la coerenza interna. Qui, l’artista si pone come uno psicoanalista umano, cercando di sondare la complessità del subconscio della macchina.

La fase successiva del percorso di apprendimento proposto dalla mostra è rappresentata dall’installazione immersiva di MAOTIK che richiama quei momenti fondamentali della storia della digital art a partire dagli anni ‘60 in cui gli artisti, molti dei quali anche ingegneri, hanno creato attrezzature e software personalizzati per trovare una “nuova visualità” in linea con la loro contemporaneità.

Di conseguenza, l’artista ha sviluppato un software originale e programmato l’installazione multi-canale per creare un’esperienza audio-visiva totale, diretta e coinvolgente per lo spettatore.  

L’esposizione prosegue con una “mostra all’interno della mostra”, schizzi di grandi Maestri in connessione con il percorso proposto. Opere di Theodore Gericault, John Constable, Abraham Bloemaert, George Rouault, Kazimir Malevich, provenienti da una collezione privata, evidenziano i vari passaggi della realizzazione: dal bozzetto al perfezionamento, dall’artigianato classico alla rottura con le convenzioni.

La sezione seguente riporta il visitatore alla contemporaneità con i ritratti Neo-Mastr di Funa Ye, un lavoro che parla di tecnologia e identità. Questa serie di pezzi unici, realizzati utilizzando la tecnologia GAN (GAN è un’architettura di deep learning/apprendimento automatico composta da due reti neurali che competono e si ottimizzano a vicenda, per creare immagini fake indistinguibili da quelle reali) approfondisce l’identità multiforme, la cultura e l’estetica della Cina moderna attraverso la rappresentazione artistica guidata dall’AI. Con l’aspetto di un muro pieno di vecchi ritratti, il progetto analizza le immagini online delle minoranze etniche cinesi e i selfie di Smart – una sottocultura nota in Cina per avere una forte identità culturale e sociale ben definita. I selfie vengono utilizzati poi per creare avatar unici e distintivi. 

Posizionata non a caso vicino alle finestre della Scoletta affacciate sul Canal Grande, l’installazione di Accurat, uno studio italiano che applica l’approccio Data Humanism per analizzare le informazioni. Si tratta di un’opera che mette in discussione il ruolo della “pittura paesaggista” nel contesto attuale e su come possa essere ripensata nell’era digitale. Utilizzando un approccio basato sui dati e con Venezia come soggetto, Accurat crea un nuovo “dipinto” che rappresenta visivamente i metadati relativi alla morfologia della città forma della città e al suo funzionamento sociale, realizzato con un plotter che simula l’azione di un pittore.

Infine è importante notare che ogni mezzo ha i suoi detrattori, spesso dovuti a un uso scorretto. È questo il punto affrontato nel lavoro di Shu Lea Cheang, UKI Virus Rising, che solleva l’allerta sull’apprendimento tramite le nuove nuove tecnologie. Un monito essenziale sui rischi dell’abuso illustrato sotto forma di un’animazione digitale.

Arricchiscono la mostra due progetti speciali, sempre ideati da TAEX, per rafforzare il concetto principale della mostra insieme all’aspetto educativo: verrà messo a disposizione dei visitatori un computer con Vera, il programma personalizzato di TAEX per convertire testo in immagini. Grazie all’AI addestrata su un database di opere d’arte digitale, gli utenti potranno trasformare i loro input in opere originali che successivamente potranno ricevere via email. 

Per coloro che preferiscono un approccio più analogico per valutare l’affidabilità dell’intelligenza artificiale sulla conoscenza della storia dell’arte, viene proposto ai visitatori un gioco di carte a quiz a cui è possibile partecipare da soli, in coppia o in gruppo. Tutte le domande e le risposte sono fornite dall’AI: ogni carta presenta una domanda, 4 possibili risposte, quella giusta secondo l’AI e una spiegazione quando la macchina non la indovina correttamente.


Shu Lea Cheang, UKI , Digital film, 06″18′, 2023, Image courtesy of Shu Lea Cheang

Shu Lea Cheang è un’artista e regista taiwanese-americana, che lavora con net art, performance partecipative multi-player, video e installazione. Avendo un ampio background nell’attivismo artistico, il suo lavoro promuove la libertà di espressione e critica l’oppressione politica, le questioni tecnologiche e ambientali. Come artista multimediale, ha ottenuto il riconoscimento per il suo pezzo di net art BRANDON (1998-1999), la prima commissione di web art del Guggenheim Museum. Una delle commissioni più recenti e straordinarie di Cheang è la mostra personale 3x3x6 per la 58ª Biennale di Venezia (2019), dove l’artista ha rappresentato Taiwan.

MAOTIK, SUPERNATURAL, interactive installation, 2024

MAOTIK (Mathieu Le Sourd) è un artista digitale francese, che crea lavoro all’intersezione tra arte, scienza e tecnologia – ambienti immersivi, installazioni interattive, sculture architettoniche digitali e performance audiovisive. MAOTIK utilizza strumenti generativi per creare una sinergia speculare tra il mondo reale e quello digitale, codificando algoritmi inestricabilmente ispirati alla natura. Crea sculture audiovisive che possono respirare, muoversi e cambiare forma; una miscela di natura, scienza e tecnologia che porta esperienze uniche e irripetibili al pubblico. Le sue opere sono state esposte ad Art Basel, Frieze London, FIAC Paris, British Film Institute e recentemente alla Digital Art Fair di Hong Kong con TAEX. 

Funa Ye, Neo Mastr Portraits, Video, 01″19′, 2023, Image courtesy of Funa Ye

Funa Ye è un’artista cinese che esplora il rapporto tra le realtà della vita quotidiana e la connessione percepita tra autorità e vita sociale. La sua pratica studia le diverse strutture di potere, i gruppi etnici e lo spazio immaginario della propaganda che si sforza per il concetto di ‘perfezione’ all’interno di un sistema ideologico e di un paesaggio utopico. È stata artista residente presso la K11 Foundation (Hong Kong), Pro Helvetia Swiss Council 2018 Studio Residency (Berna) ed ha esposto il suo lavoro a livello internazionale.

Andrea Meregalli, You Are Making Art, People AI software and mixed media, 2024, Image courtesy of Andrea Meregalli

Andrea Meregalli è un artista e architetto italiano. Si occupa di design a diversi livelli. Ha sempre sviluppato progetti di ricerca attraverso la pittura, il disegno, le tecniche di stampa, le tecnologie digitali e la creazione di libri unici. Ha lavorato per anni senza mostrare nulla, poi, quasi per caso, ha elaborato il suo dolore e ha iniziato a rendere pubblico il suo lavoro.

Francesco d’Isa, Pearls 1, Stable Diffusion, 2024, Image courtesy of Francesco d’Isa 

Francesco D’Isa è un filosofo e artista italiano. Ha esposto le sue opere a livello internazionale in gallerie e centri d’arte contemporanea. Ha debuttato con il romanzo grafico “I.” (Nottetempo, 2011) e da allora ha pubblicato saggi e romanzi con rinomati editori come Hoepli, effequ, Tunué eNewton Compton. Tra le sue opere più note figurano il romanzo “La Stanza di Therese” (Tunué, 2017) e il saggio filosofico “L’assurda evidenza” (Edizioni Tlon, 2022). Più di recente, ha pubblicato il romanzo grafico “Sunyata” con Eris Edizioni nel 2023. Francesco è direttore editoriale della rivista culturale “L’Indiscreto” e contribuisce con scritti e illustrazioni a varie riviste, sia in Italia che all’estero.

Accurat, Data Landscapes: Venice, Pen plotter on paper, 2024, Image courtesy of Accurat

ACCURAT è una società di design data-driven con sede a Milano e a New York. Offre una varietà di servizi di design per i suoi clienti, creando visualizzazioni di dati personalizzati di alto livello e scoprendo correlazioni e tendenze nei dati estratti dalla sua piattaforma di analisi visiva geospaziale. 


TAEX è una piattaforma di arte digitale che sta costruendo una nuova comunità di collezionisti che plasmano il futuro dell’arte. Mostrano e co-producono opere di artisti di spicco con il plauso della critica, selezionati da curatori qualificati.

Da oltre 20 anni la sua missione è quella di facilitare la produzione, la circolazione e la ricezione dell’arte contemporanea. Il suo lavoro comprende l’organizzazione di conferenze e seminari, la cura di mostre e lo studio e l’insegnamento della storia dell’arte. Il suo campo di competenza è l’arte e le nuove tecnologie – ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università di Londra in Media Arts. In particolare, negli ultimi due anni, è stato coinvolto nella realizzazione di progetti di arte digitale. Attualmente è uno dei curatori della piattaforma TAEX, specializzata in arte digitale.  È anche l’iniziatore e curatore del festival di arte ed ecologia “Echoes of Eco” (dal 2011), del relativo “Video Art Laboratory” (dal 2016), di “Art Digital”, il primo festival di arte digitale in Russia (2005-2010), e della piattaforma di arte digitale “Techne” (2016-2020). Inoltre, ha una notevole esperienza nella cura di progetti educativi. Nel recente passato, tra le altre cose, ha lavorato come curatore aggiunto per la Tate Gallery di Londra; è stato membro della giuria e del comitato di esperti per vari premi di arte contemporanea; e ha collaborato con varie università e organizzazioni artistiche in tutto il mondo. Particolarmente noto e frequentemente citato è il suo studio sulla storia della video arte russa. Non meno importante per lui è il suo lavoro come docente e relatore. È titolare della cattedra di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università di Tomsk e collabora con varie istituzioni specializzate nell’insegnamento dell’arte contemporanea. Luoghi in cui è stato invitato a tenere un talk includono: Centre Pompidou, Parigi; Università degli studi di Milano-Bicocca, Milano; Bozar, Bruxelles, Belgio; Photographers’ Gallery, Londra.


Scoletta dell’Arte: Digital Reform
A cura di Antonio Geusa
19.04 > 15.09.2024
Opening 18 Aprile ore 16
ORARI
martedì-domenica ore 10-18
Scoletta dei Tiraoro e Battioro
Santa Croce 1980
30135 Venezia

Responsabile TAEX 
Stefanie De Regel 
stefanie@taex.com

SITO WEB e SOCIAL MEDIA 
taex.com 
instagram.com/taex_com
twitter.com/taex_com

CONTATTI STAMPA 
Cristina GATTI Press & P.R.
press@cristinagatti.it  

Venezia: Kuril CHTO “Under Jove’s Protection”

Blue chair bronze, 2023 Painted Bronze 40 x 34 x 33 cm 15.7 x 13.4 x 13 in
Kuril Chto
UNDER JOVE’S PROTECTION

17.04 — 17.05.2024
a cura di Valentin Diakonov
Bahnhof Gallery
 
PRESS PREVIEW 
16 Aprile dalle 15 alle 19
17 Aprile dalle 11 alle 18 

Con la presenza dell’Artista e del Curatore 
 
KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 541530121, Venezia

L’esposizione Under Jove’s protection a cura di Valentin Diakonov, promossa dalla Bahnhof Gallery, vedrà protagonista l’installazione con a tema la sedia Monobloc, un oggetto di design che da tempo è oggetto di ricerca da parte di Kuril Chto. L‘Artista  nato e cresciuto a San Pietroburgo, dove nel 2012 ha fondato SAM – Street Art Museum, il primo museo al mondo dedicato alla street art – nel 2018 lascia il suo Paese perché il sistema russo non lo vede di buon occhio,  attualmente vive e lavora tra Lisbona e New York, indaga le caratteristiche di questo oggetto di uso comune ed estremamente diffuso su tutto il pianeta, quasi fosse un personaggio di fama universale attraverso cui conoscere il mondo e riflettere su ciò che sta accadendo.

Silver chair, 2023 – Silver, 925
3 x 3 x 3 cm

Volendo aderire al tema della Biennale 2024 che riflette sul concetto di straniero e di spostamento, Kuril erige Monobloc, tipologia di sedia estremamente diffusa, leggera ed impermeabile realizzata in polipropilene, a simbolo dell’essere sempre “a casa”, in quanto oggetto ovunque presente in abitazioni, nei locali pubblici, sulle spiagge. L’installazione della sedia Monobloc vuole essere per Kuril una riflessione su quelle figure che solitamente, nella narrazione generale del nomade e dello straniero, sono spesso assenti, attribuendo alla sedia  valori come l’accoglienza, l’ospitalità e la generosità gratuita che l’artista stesso ha incontrato durante i suoi viaggi.



17.04-17.05
Da Mercoledi a Lunedi 
dalle 11 alle 19 
Chiuso il Martedi 
KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 5415
30121, Venezia
We are here ! MAP 

UFFICIO STAMPA
Cristina GATTI
PRESS &P.R.

press@cristinagatti.it

Roma: Inaugura “SAPIENZA”, collettiva di artisti internazionali e occasione di attenzione sulla Sindrome di Mèniere

Inaugura “SAPIENZA”, mostra collettiva di artisti internazionali e occasione di attenzione sulla Sindrome di Mèniere

Venerdì 5 aprile alle 18.00 a Roma

Sarà l’IMPACT HUB ROMA ad ospitare il nuovo progetto internazionale, culturale, artistico e sociale, di Nicoletta Rossotti, storica dell’arte, critica d’arte e curatrice, che segue la sua mostra ÀMOR appena conclusa. E sullo stesso binario del parallelismo nelle varie civiltà e culture che riflettono le conoscenze del mito, il titolo della mostra – “Sapienza – evoca la dea Minerva, per una esposizione di opere che nella loro complessità materica, cromatica, simbolica e concettuale, provano a farsi interpreti anche della realtà contemporanea. Tra nuovi artisti emergenti e artisti storicizzati con anni di esperienza, da ripresentare al pubblico di Roma.

 Il Vernissage venerdì prossimo, 5 aprile, alle 18.00, in Via Palermo 41 a Roma.

La mostra ha i Patrocini dell’Accademia Internazionale Medicea di Firenze, di cui Nicoletta Rossotti è coordinatrice nazionale, di Perfomativa Academy, della Fondazione Integria e della Fondazione per la Salutogenesi Onlus.

La presenza delle due Fondazioni è legata al fatto che, in questa occasione, ogni artista è chiamato a consegnare un messaggio che è anche sociale. Tra gli obiettivi dell’evento, infatti, quello di richiamare l’attenzione sugli effetti per la socialità, soprattutto negli adulti, ma anche nei bambini, della Sindrome di Mèniere, caratterizzata da ricorrenti episodi di intense vertigini, perdita di udito e acufene, e di altre patologie legate all’orecchio. Interverrà all’opening il Prof. Lino di Rienzo, presidente della Fondazione Integria e la Prof.ssaNadia Gaggioli, vicepresidente Vicario della Fondazione per la Salutogenesi Onlus. All’opening previsti gli interventi anche del Rettore dell’Accademia Internazionale Medicea di Firenze, Prof. Michele Coppola, della Dott.ssa Ludovica Rossotti, Università La Sapienza e Performativa Academy, della Dott.ssa Laura Buccino, Università di Firenze, e naturalmente della curatrice, la Dott.ssa Nicoletta Rossotti.

Venticinque gli artisti presentati: Piera Bachiocco, Dario Calì, Annamaria Campus, Giuseppe Virgilio Capuozzi, Antonio Caramia, Diego De Santis, Ilaria Di Fabio, Benedetta Dorinzi, Morena Ferrazzi Testa, Nadia Gaggioli, Juni Gigi, Luciano Mancuso, Hosokawa Mika, Alessio Mariani, Alessandra Meschini, Nelly Fonte, Giuseppe Virgilio Pascuzzi, Lorenzo Pazzuello, Paolo Pozzetti, Eleonora Perillo, Riccardo Salusti, Susie Sarracino, Alexandra Scaffer, STRIMI 21, Veronica Van Saften. 

Non casuale la scelta di IMPACT HUB per l’evento. Nato come spazio di coworking per imprenditori, creativi e professionisti per sviluppare idee innovative in un ambiente aperte, lasciarsi ispirare dal lavoro di altri e creare relazioni utili, Impact Hub è un network globale di persone e spazi per la social innovation: idee e progetti per cambiare in meglio la nostra società.

“SAPIENZA” | Vernissage – Venerdì 5 aprile 2024 ore 18.00 | Roma, IMPACT HUB ROMA, Via Palermo 41 |Ingresso libero

La mostra sarà visitabile, con ingresso gratuito, fino al 26 Aprile 2024 – Dal lunedì al venerdì. h. 9.00-18.00 


Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com  

Ochirbold Ayurzana presenterà la Mongolia alla 60a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

Ochirbold Ayurzana
foto di Jörg Wohlfromm ©/cortesia di www.nordart.de
Background: Degree, 2017-2019 Installazione di sculture, filo di ferro
320 x 2100 x 1700 cm (Premio NordArt 2019)

Nomin Chinbat, Commissario e Ministro della Cultura, Governo della Mongolia
©/cortesia di Ministero della Cultura della Mongolia.

Team Curatoriale
(a sinistra) Oyuntuya Oyunjargal, Curatrice e Inviata Culturale della Mongolia
(a destra) Dr. Gregor Jansen, Co-curatore e Direttore della Kunsthalle Düsseldorf
foto di AMPMC & Katja Illner ©/cortesia di AMPMC NGO & Kunsthalle Düsseldorf

Ad esporre per il Padiglione della Mongolia durante la 60ª Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia 2024 – sarà l’artista OCHIRBOLD Ayurzana.

I ruoli di curatore e co-curatore sono coperti da OYUNTUYA Oyunjargal, ambasciatore culturale della Mongolia in Germania, e da Dr. Gregor JANSEN, direttore della Kunsthalle Düsseldorf in Germania.

L’opera è stata commissionata dalla Ministra della cultura della Mongolia NOMIN Chinbat, a testimonianza del valore che lo Stato attribuisce alla collaborazione interculturale e alla condivisione e apprezzamento dell’arte in tutte le sue forme.

OCHIRBOLD Ayurzana, le cui opere nel corso degli anni si sono distinte per l’indagine della dimensione spirituale, presenta durante la mostra “Scoprire il Presente dal Futuro”, esposizioni scultoree interattive che riecheggiano un viaggio nelle profondità della coscienza.
Il tema della coscienza e della connessione dell’anima con il subconscio umano è chiaramente espresso attraverso le installazioni, con il teschio a tre occhi che richiama l’idea del viaggio verso l’Illuminazione; centro e ispirazione della mostra è anche la figura della divinità buddista Citipati, raffigurata spesso come due scheletri danzanti avvolti da fiamme, che OCHIRBOLD riporta grazie alla scultura del teschio con tre occhi e che a sua volta rimanda a l’impermanenza della vita, alla ricerca di una verità oltre la conoscenza e alla pura trasformazione e sviluppo della coscienza umana. Poiché protettrice e simbolo di cambiamento Citipati funge anche da guardia dell’innovazione tecnologica e digitale, una caratteristica della società odierna in continua espansione. Talvolta vista anche come divinità guardiana dell’ambiente, è possibile interpretare Citipati come protettore contro il funesto cambiamento climatico, rendendolo non solo spirito astratto e memoria culturale, ma anima che vive e si realizza anche nei problemi contemporanei.

Ochirbold Ayurzana
Scoprendo il presente dal futuro, 2024
Installazione di una coppia di sculture, alluminio e filo di ferro Ciascuna di dimensioni 260-350 x 800 x 300 cm
foto di Sukhzorig Bayansan
©/cortesia di 2024mongolian-pavilion.org

I movimenti delle installazioni riflettono la volontà di cooperazione e incontro globale, la interconnessione tra vari punti nel Nord e Sud del mondo che, a loro volta, ricordano le danze di Citipati e la rendono finalmente anche guida moderna di incontro e trasformazione culturale.

L’intento di OCHIRBOLD Ayurzana quindi è un esame della coscienza umana attraverso i livelli sociali e gli atteggiamenti umani in un contesto globale connesso e ricco di espressione artistica. “Scoprire il Presente dal Futuro” è la manifestazione di questo obiettivo, attraverso le installazioni scultoree intitolate “Scoprire la coscienza” e la rappresentazione storica di Citipati che caratterizza la mostra.

La mostra è collocata presso Arsenale Castello 2127A, di fronte all’ingresso della sede dell’Arsenale della Biennale Arte 2024. “Straniero dentro di me” si presenta come uno spazio dalle intriganti installazioni interattive, dove lo spettatore è trasportato in un viaggio sui diversi livelli di una coscienza superiore di sé e del suo contesto, libero e curioso nella sua meditazione.

Ochirbold Ayurzana
foto di Sukhzorig Bayansan
©/cortesia di 2024mongolian-pavilion.org

L’artista mongolo, nato nel 1976, ha definito il suo percorso artistico dall’analisi dell’idea di “coscienza”, che porta avanti dal 2014 attraverso una originale e unica esplorazione dei cambiamenti sociali verso un contesto di globalizzazione. La sua ricerca si concentra sull’evoluzione di questa “coscienza” in un contemporaneo scenario sovraccarico di flussi di informazioni e dinamismo. L’opera di OCHIRBOLD si caratterizza inoltre per la profonda riflessione sociale e per la critica che egli trasmette nelle sue installazioni scultoree esposte a livello internazionale. Esso consente all’osservatore una libera e personale interpretazione dell’opera e un’attiva riflessione che rende il suo operato unico nel suo genere. Le sue sculture, in particolare, consentono un’esperienza interattiva che invita a esplorare la bellezza interiore, anche all’interno delle idee critiche che rappresentano. Le sculture umane giganti e senza genere trasmettono l’idea di “coscienza”, assumendo una posa meditativa di fronte un centro a spirale che incarna il regno mentale e il mondo intermedio. Esse sono state create grazie all’uso di una fine maglia metallica ossidata che grazie alla sua natura permeabile comunica agli spettatori un senso di trascendenza. OCHIRBOLD rappresenta la sua ricerca sulla “coscienza” e manifesta nei suoi lavori la volontà di connettersi a uno spazio spirituale grazie a una superiore visione del mondo e dell’uomo che invita lo spettatore a meditare sulla propria vita interiore e sulla sua relazione con quello che lo circonda.

Le opere di OCHIRBOLD sono state accolte con entusiasmo in numerose mostre in tutto il mondo, tra cui Germania, Corea, Cina, Russia, Stati Uniti e naturalmente la Mongolia. Inoltre, le sue sculture di grandi dimensioni sono state collocate in spazi pubblici di rilievo, come il parco delle sculture presso la sede delle Nazioni Unite a New York.


Sito: http://www.2024mongolian-pavilion.org/
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Indirizzo: Padiglione della Mongolia 2024, Arsenale Castello Campo della Tana 2127A, Venezia
Ingresso gratuito

Periodo: dal 20 Aprile al 24 Novembre 2024
Orari d’apertura: dalle 10 alle 19


CONTATTO STAMPA:
Padiglione della Mongolia 2024

Zultsetseg Oyunjargal (Ufficio Comunicazione/PR Mongolia)
Cellulare: +976 99169084 (whatsApp, viber) | E-Mail: pr@2024mongolian-pavilion.org

Kathrin Luz (Ufficio Comunicazione/PR internazionale)
Cellulare: +49 (0) 171 3102472 | E-Mail: kl@luz-communication.de

Lisa Balasso, Design33 (Ufficio Stampa per la stampa italiana) Cellulare: +39 3484545145 | E-Mail: lisa@design33.it

Castello di Rivoli: Paolo Pellion di Persano – La semplice storia di un fotografo

1973 Marisa Merz
Paolo Pellion di Persano, Marisa Merz, 1973
Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli
Donazione eredi Paolo Pellion

Paolo Pellion di Persano
La semplice storia di un fotografo

A cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani

21 aprile – 8 settembre 2024
Secondo piano, Sala 18
Inaugurazione: sabato 20 aprile 2024, ore 18.30

La mostra Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani, valorizza la generosa e articolata donazione avvenuta nel 2023 da parte degli eredi dell’Archivio del fotografo, inclusivo di oltre 44.000 negativi, al CRRI – Centro di Ricerca del Castello di Rivoli. Per la prima volta, la mostra presenta un gruppo significativo di fotografie dell’autore, comprendente molti inediti, e restituisce uno straordinario racconto nel quale l’energia artistica e intellettuale di Torino e del suo territorio è protagonista, insieme alla storia stessa del Museo. La mostra avviene in collaborazione con il nuovo Festival della fotografia EXPOSED, di cui è parte della programmazione ufficiale. Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo è sostenuta da Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
 
Allestita nella Sala 18 del Castello di Rivoli, la mostra prende in esame l’attività di Paolo Pellion di Persano (Castagneto Po, Torino, 1947-2017) a partire dagli esordi negli anni settanta, individuando nuclei tematici che scandiscono il suo operato: i viaggi, i fermenti sociali del periodo, gli sviluppi dell’Arte povera, il lavoro per altri settori creativi e l’interesse nei confronti del teatro. Indagine sulla precisione dello sguardo e sul ruolo della produzione dell’immagine fotografica nel processo artistico, la mostra si propone come un’occasione unica per ridefinire il ruolo della fotografia nell’evoluzione artistica nel contesto della vita culturale torinese.
 
Una sezione della mostra è dedicata alla lunga relazione tra Pellion e il Castello di Rivoli, istituzione di cui documenta l’inaugurazione nel 1984 e che segue con continuità fino al 2012 e oltre, arrivando a produrre una narrazione lucida ed emotivamente coinvolgente che restituisce la ricca stratigrafia storica, collezionistica ed espositiva presente in ogni sala del Museo. Oltre alle stampe originali, prodotte dall’autore, la mostra comprende infine anche materiale documentario, tra cui oggetti personali e strumenti di lavoro conservati nel suo laboratorio a Castagneto Po.

1974 Referendum divorzio
Paolo Pellion di Persano, Manifestazione per il referendum abrogativo sul divorzio, Perugia, 1974
Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea,
Rivoli-Torino
CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli
Donazione eredi Paolo Pellion

In occasione della mostra, il Castello di Rivoli pubblica inoltre un libro bilingue (italiano/inglese), a cura di Raffaella Perna, dedicato al lavoro di Pellion.
 
“Attraverso le sue fotografie, si può affermare che Paolo Pellion sia stato il primo biografo della storia del Museo d’Arte Contemporanea al Castello di Rivoli. La mostra riconosce quindi a Pellion tale ruolo, e accade proprio nel 2024, anno nel quale si celebra il quarantesimo anniversario del Museo”, affermano i curatori della mostra Marcella Beccaria, Vice Direttore del Castello di Rivoli e Responsabile del CRRI, e Andrea Viliani, Direttore del Museo delle Civiltà di Roma e già Responsabile del CRRI nel biennio 2020-2022.

Paolo Pellion di Persano – Biografia

Paolo Pellion di Persano (Castagneto Po, Torino, 11 febbraio 1947 – 16 ottobre 2017) studia Scienze Politiche a Torino e scatta le sue prime fotografie negli anni ’70 ritraendo luoghi e persone nei suoi lunghi viaggi in oriente e documentando i fermenti sociali in Italia. Nello stesso periodo inizia a collaborare con più artisti dell’Arte povera: li ritrae, ne documenta le opere, contribuisce alla realizzazione delle loro opere. Dal 1975 al 1986 per il regista Carlo Quartucci fotografa scenografie create da artisti quali Paolini, Kounellis, Weiner, Kirkeby, Buren, Merz, Fabro, Nitsch. Nel 1984-85 fotografa Ouverture, prima mostra del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, del quale documenterà da allora l’attività fino al 2012 e oltre. Parallelamente all’arte, dai primi anni ’80 e per i successivi trent’anni, realizza in Italia e all’estero centinaia di campagne pubblicitarie per noti marchi di abbigliamento. Persona curiosa e inventiva, ha intrapreso svariate attività, legate non solo alla fotografia, e ha brevettato sedie, culle, lettini e sdraio prodotti e venduti nel mondo e una camera oscura portatile contenuta in una valigia. Molto legato alla sua casa di famiglia nella campagna piemontese a Castagneto Po, ha prodotto miele, coltivato lavanda e piante micorrizate per la produzione di tartufi. Negli ultimi anni di vita si è dedicato al riordino del suo archivio e alla produzione di alcune stampe fotografiche tratte dai suoi scatti più significativi legati all’arte.

Il progetto è sostenuto da Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
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Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
Stilema | anna.gilardi@stilema-to.it | tel. 011.530066

Castello di Rivoli: Titolo Primo, Ho sognato, Clara e altre storie – Rossella Biscotti

ROSSELLA BISCOTTI
Princess of Kasiruta (Principessa di Kasiruta), 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 230 x 105, 210 x 100 cm
Annalies, 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 200 x 100 cm ciascuno/each
Surati, 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 240 x 105, 210 x 100 cm
Sanikem—Nyai Ontosoroh—Madame Le Boucq, 2019
fogli di gomma naturale, colorante alimentare/natural rubber sheets, food coloring, 350 x 108 cm, 210 x 100 cm
Mei, 2019
due fogli di gomma naturale, colorante alimentare/two natural rubber sheets, food coloring, 240 x 60 cm ciascuno/each
Veduta dell’installazione /Installation view Gropius Bau, Berlino/Berlin, 2023
Courtesy l’artista/the artist

Titolo Primo, Ho sognato, Clara e altre storie
Rossella Biscotti

A cura di Marianna Vecellio

21 aprile – 25 novembre 2024
Castello, Terzo piano
Inaugurazione: sabato 20 aprile 2024, ore 18.30

Il Castello di Rivoli è lieto di annunciare Titolo Primo, Ho sognato, Clara e altre storie, la prima mostra antologica istituzionale di Rossella Biscotti (Molfetta, 1978), artista italiana di base in Olanda e Belgio. Esponente di punta di una generazione di artisti italiani che si è dedicata alla storia del nostro paese portandone alla luce nodi stratificati ed irrisolti, Biscotti ha fatto della ricerca e dell’analisi finalizzate a porre domande di interesse collettivo il centro del suo lavoro. Se all’inizio della sua carriera Biscotti si è concentrata sull’amnesia strutturale che segna la storia recente, i suoi ultimi lavori guardano alle risorse, al processo e alla circolazione delle materie prime e a come la politica della natura, l’economia e il genere si intersecano in narrazioni complesse. Biscotti combina la ricerca con la potente azione delle forme scultoree e della materia vibrante per creare opere dal potere suggestivo e dalla precisione forense.
 
Le opere di Biscotti sono spesso frutto di collaborazioni con altre discipline tra cui l’archeologia, l’antropologia, la geopolitica e le scienze ambientali. Utilizzando una vasta gamma di linguaggi tra cui l’installazione, la scultura, la performance, il suono e il film, esse si fondano sul rapporto con la storia intesa come ecosistema di relazioni attive. Le sue opere sono oggetto di lunghi periodi di indagine e studio volti a svelare le complesse strutture di potere che condizionano le dimensioni irrisolte del nostro presente.
 
Nelle sale al terzo piano della Residenza sabauda è allestito un gruppo di opere che illustrano i processi di ricerca condotti dall’artista nella sua carriera ventennale attorno a tematiche e soggetti quali gli sconfinamenti tra le dimensioni privata e pubblica; il rapporto tra il passato e il presente, tra il monumento e il documento. Le opere esposte mostrano come, sin dagli esordi, Biscotti abbia impostato la sua pratica sulla forza del gesto e della parola, sul processo di svelamento e scavo, attraverso un linguaggio multivocale in cui è preponderante l’uso del suono. L’allestimento della mostra delinea una narrazione polifonica composta da storie minori e indagini su tematiche ecologiche, politiche e di genere, mettendo in luce le analogie e le motivazioni che animano usi diversi delle tecniche speculari di estrazione e archiviazione.

ROSSELLA BISCOTTI
Princess of Kasiruta (Principessa di Kasiruta), 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 230 x 105, 210 x 100 cm Veduta dell’installazione/Installation view Gropius Bau, Berlino/Berlin, 2023 Courtesy l’artista/the artist


La mostra presenta alcuni dei primi lavori realizzati dall’artista negli anni duemila che esplorano il rapporto tra storia e memorie individuali per arrivare a indagini recenti sulla nozione di energia intesa come strumento di lettura della contemporaneità. Il percorso espositivo include opere chiave come The Trial (Il processo), 2010-2016, un’installazione sul famigerato processo in cui alcuni militanti e intellettuali, già membri di Potere Operaio e Autonomia Operaia, furono processati in tutta Italia con l’accusa di terrorismo. L’installazione multimediale di Biscotti si riferisce ai procedimenti che si svolsero tra il 1982 e il 1984 nell’aula bunker del Foro Italico, di epoca fascista, e comprende calchi di dettagli architettonici dell’aula, suoni e serigrafie che portano alla luce questa storia stratificata.
 
Inoltre, attraverso l’indagine del corpo femminile e la sua oggettificazione, ulteriori opere esplorano le differenti forme di sfruttamento, reclusione e confino. Nel percorso è presente Trees on land (Alberi sulla terra), 2021, dalla collezione del Castello di Rivoli. L’opera traccia l’impatto del batterio xylella fastidiosa che ha recentemente devastato intere piantagioni di ulivi in Puglia, portando gli agricoltori alla combustione di migliaia di alberi per contenerne la diffusione. Biscotti ha mescolato le ceneri rimaste con argilla per creare vasi simbolicamente vuoti, sculture che mappano e visualizzano questa tragedia ecologica ed economica.
 
La mostra include una nuova produzione appositamente concepita dall’artista per il Museo. La nuova opera è una riflessione sulle relazioni, storiche e attuali, tra estrazione, paesaggio e sottosuolo tramite la metafora della circolazione di materie prime ed energia. Protagonisti dell’installazione sono tubi in acciaio disposti come un oleodotto in scala reale che invade lo spazio espositivo in forme diffuse e tentacolari. La nuova produzione affronta il tema del sottosuolo che da bacino estrattivo è riletto dall’artista come spazio creativo e di rigenerazione. Come una creatura viva e in divenire, l’opera prenderà vita cambiando forma nel corso della mostra.
 
Il progetto è accompagnato da un catalogo bilingue, in italiano e inglese. La pubblicazione è la prima monografia esaustiva sull’artista italiana residente in Olanda e offre una estesa analisi della sua pratica espressiva ventennale includendo saggi della curatrice, di Carolyn Christov-Bakargiev e dell’antropologo australiano Michael Taussig.
 
Francesco Manacorda, Direttore del Castello di Rivoli, dichiara “Rossella Biscotti è un’esponente chiave della generazione di artiste e artisti italiani emersa negli ultimi 10-15 anni che pone le vicende italiane sulla scena internazionale e viceversa. Il suo lavoro tocca aspetti irrisolti della recente storia del nostro paese, così come urgenze globali quali il cambiamento climatico, i flussi migratori e le questioni di genere. L’attenzione e la cura che dedica alla trasformazione di narrazioni e materiali storici in interrogativi sociali, culturali e poetici, continua una specificità della produzione artistica italiana inaugurata dall’Arte povera e che gioca un ruolo fondamentale nella generazione di artisti attiva oggi in Italia”.
 
“Rossella Biscotti è tra le voci più interessanti della scena contemporanea. La mostra al Castello di Rivoli”, afferma Marianna Vecellio, curatore dell’esposizione, “si sofferma sulle potenzialità politiche, ecologiche e speculative della circolazione dell’energia intesa, nelle sue varie forme, come strumento di interpretazione e lettura della contemporaneità. Le pratiche di immersione ed “estrazione”, di sprofondamento e dissotterramento, di immaterialità e solidificazione presenti nel lavoro dell’artista diventano strategie di resistenza e liberazione. Dalla prospettiva del sottosuolo, tra archeologia, industria e fantascienza, l’artista dà voce e corpo a ciò che non è visibile, generando nuovi e possibili linguaggi di interpretazione del presente e mostrando il potenziale di resistenza attiva degli esseri umani nel mondo di oggi”.

Rossella Biscotti – Biografia

Rossella Biscotti – Foto Martijn van Nieuwenhuyzen

Rossella Biscotti (Molfetta, 1978) vive e lavora a RotterdameBruxelles. Artista multimediale, impiega lascultura, il video e la performance per indagare, attraverso le sue opere, strati di significato e networkrelazionali, e narrare la costituzione di soggettività e immaginari collettivi spesso in contrasto con struttureeconomiche, storiche e politiche. Nota a livello internazionale, ha esposto il suo lavoro in tutto il mondo,partecipando a importanti rassegne comelaDiriyah Contemporary Art Biennale nel 2024,il Dhaka ArtSummit nel 2020, la Biennale di Venezia e quelladi Istanbul nel 2013, dOCUMENTA (13) a Kassel nel 2012 eManifesta 9,aGenkin Belgio, nello stesso anno. Le sue mostre personali più recenti si sono tenute pressoFabra i Coats, Barcellona,2023;Stadtgalerie Zwergelgartenpavillon a Salisburgonel 2021; ilKunstintituutMellydi Rotterdam nel 2019; la Kunsthaus Baselland di Muttenz in Svizzera nel 2018 e la V-A-C Foundationa Mosca nel 2016. Biscotti ha ricevuto diversi premi, tra cui il Premio ACACIA per l’arte contemporanea,loStipendium Mies van derRohee il Premio MAXXI.Sue opere pubbliche permanenti sono presenti pressol’Artline Parco d’arte contemporanea, Milano, 2023 el’InnovOcean Campus aOstenda, 2022.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
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Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
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Consulenza Stampa
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Brescia, Mo.Ca.: FEDERICO GAROLLA. Saper leggere il tempo

FEDERICO GAROLLA
Saper leggere il tempo
Brescia, Mo.Ca. – Centro per le Nuove culture
16 marzo – 12 maggio 2024
 
La mostra presenta una serie di fotografie in bianco e nero, vintage, provenienti dall’Archivio Federico Garolla, in cui grandi attori teatrali, stelle nascenti della televisione, modelle, artisti ma anche persone comuni sono immersi in ambienti inconsueti e sorprendenti.

Dal 16 marzo al 12 maggio 2024, il Mo.Ca. – Centro per le Nuove culture a Brescia accoglie la retrospettiva dedicata a Federico Garolla (1925-2012), uno dei maestri della fotografia italiana, il cui stile, tra gli anni Settanta e Ottanta, ha illuminato il percorso di molti colleghi.
La mostra, curata da Margherita Magnino e Carolina Zani, dal titolo Saper leggere il tempo, presenta una serie di circa 70 fotografie, tutte vintage, provenienti dall’Archivio Federico Garolla, in cui grandi attori teatrali, stelle nascenti della televisione, modelle, artisti ma anche persone comuni sono immersi in ambienti inconsueti e sorprendenti.

Garolla è stato tra i primi a portare gli abiti degli atelier più prestigiosi nelle strade al mattino presto, nelle periferie urbane ancora libere dal traffico automobilistico, sulle scalinate di una Roma deserta, e anche in contesti inaspettati, creando una fusione suggestiva tra eleganza e realtà urbana.

La sua idea di glamour si basa sul confronto tra immagini dissonanti, su antitesi estetiche e su divisioni di classe inequivocabili, che conferisce alle sue fotografie un’eleganza unica e uno stile sofisticato, in cui ogni dettaglio è orchestrato con cura. Nulla è lasciato al caso, ma tutto appare disinvolto, sofisticatamente casuale.

Influenzato da maestri come Cartier-Bresson e Richard Avedon, Garolla incarna un approccio che va oltre la semplice documentazione visiva, catturando l’essenza e lo spirito di un’epoca in continuo cambiamento. Le sue opere riflettono la vivacità e la complessità della società italiana del secondo dopoguerra, contribuendo a creare l’immagine di un’Italia in rapida trasformazione, pronta ad abbracciare un futuro dinamico e borghese.

Federico Garolla, Massimo Campigli nel suo studio, Roma, 1960

Federico Garolla si distingue come un narratore raffinato della vita sociale e culturale del suo tempo, attraverso reportage per importanti testate. Le sue fotografie, pubblicate su riviste di spicco come Tempo ed Epoca, hanno svolto un ruolo significativo nel plasmare l’immaginario collettivo dell’Italia del dopoguerra, documentando l’ascesa dell’alta moda italiana, ritraendo figure chiave della cultura e del cinema, e narrando gli eventi salienti con uno sguardo sensibile alle realtà sociali del paese.

Federico Garolla, 1960 Roma, 1960. Lo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini gioca a pallone con i ragazzi della borgata romana di Centocelle.

Federico Garolla racconta l’Italia del dopoguerra in una serie di racconti fotografici che spaziano dal fotogiornalismo alla moda, dallo spettacolo alla vita culturale. Vittorio De Sica mentre fuma nella Galleria del Chitamone a Napoli, la modella Sophie Malga al trucco prima di una sfilata, l’artista Renato Guttuso nel suo studio, Totò sul set di I soliti ignoti, Pasolini e Calvino al caffè Rosati di Piazza del Popolo: queste sono solo alcune delle immagini che raccontano la retrospettiva di Federico Garolla. Fotogiornalista, inviato speciale e freelance, si inserisce nel filone del “realismo” anche grazie ai suoi reportage, catturando immagini di straordinario valore. Tra questi ricordiamo, Infanzia abbandonata, Verso sud e L’isola dei pescatori.

Margherita Magnino e Carolina Zani, curatrici.

Federico Garolla (Napoli, 1925 – Milano, 2012) comincia la sua carriera nel giornalismo collaborando col Mattino e con il Domani d’Italia, tra i maggiori quotidiani di Napoli. A Milano inizia il suo percorso nel fotogiornalismo e realizza centinaia di reportage per prestigiose testate italiane – L’Europeo, Tempo Illustrato, L’Illustrazione Italiana, Oggi – e straniere – Paris Match, National Geographic, Colliers, Die Stern.

Nel 1951 diventa inviato speciale di Epoca, e in seguito, a fianco di Federico Patellani, Giancolombo, Paolo Costa e Franco Fedeli, per Le Ore; nel 1956 fonda Foto Italia dell’Agenzia Italia e ne diventa il primo direttore.

Dal 1953 segue la nascita dell’alta moda italiana: riprende nei loro atelier i giovani stilisti che stanno conquistando la scena internazionale, le modelle per strada, fra gli sguardi incuriositi della gente. Sono di quel periodo i servizi apparsi su Eva, Annabella, Donna, Bellezza, Arianna, Grazia e poi Amica. Contemporaneamente coglie la vita culturale italiana in una serie di “fotografie racconto” che ritraggono pittori, scrittori, musicisti, attori e attrici di cinema e teatro, ma anche la gente comune che sta attraversando gli anni del dopoguerra, con un occhio sempre attento alle tematiche a sfondo sociale.

Nel 1976 inizia a collaborare con la Rai in qualità di regista e presentatore per alcune rubriche del TG con una serie di documentari. Realizza reportage su musei d’arte e d’archeologia, su luoghi d’interesse architettonico e paesaggistico, sul turismo enogastronomico, pubblicati poi da Mondadori, Rizzoli, Domus, De Agostini. A partire dagli anni ’80, matura con l’editore e scrittore Mario Monti l’idea di realizzare delle guide sui musei italiani e fonda una casa editrice che attinge proprio a quel cospicuo “serbatoio” di immagini raccolte nel corso del tempo.


Fortemente voluto dal Comune di Brescia, il Macof – Centro della fotografia italiana, è lo spazio espositivo dedicato alla fotografia italiana, aperto nel maggio 2016 nell’importante sede del palazzo barocco Martinengo Colleoni. È affidato alla direzione artistica di Renato Corsini e si avvale della consulenza di un comitato scientifico formato da due indiscussi protagonisti della fotografa italiana, Gianni Berengo Gardin e Uliano Lucas, e dalla storica della fotografia Tatiana Agliani. È un luogo di informazione, studio e ricerca sulla fotografia italiana e sulla sua storia, uno spazio aperto alla discussione sul linguaggio visivo, sulle tendenze che caratterizzano oggi la fotografia italiana e sulle sue prospettive future.


FEDERICO GAROLLA
Saper leggere il tempo
Brescia, Mo.Ca. – Centro per le Nuove culture (via Moretto 78)
16 marzo – 12 maggio 2024
 
A cura di Margherita Magnino e Carolina Zani
 
Orari:
Dal martedì alla domenica
Dalle 15.00 alle 19.00
Ultimo ingresso ore 18.00
 
Ingresso:
5 euro intero
4 euro ridotto (bambini di età inferiore ai 7 anni, adulti sopra i 65 e studenti).
I biglietti si possono acquistare direttamente presso il Ma.Co.f, non esistono prevendite in internet.
 
Informazioni e prenotazioni:
Ma.Co.f Centro della fotografia italiana
Via Moretto 78, 25121, Brescia.
Info@macof.it
Carolina Zani
Tel. 366.3804795

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