Venezia: Kuril Chto UNDER JOVE’S PROTECTION

L’esposizione “Under Jove’s Protection”, curata da Valentin Diakonov e promossa dalla Bahnhof Gallery, è incentrata su un’installazione col tema della sedia Monobloc, un oggetto umile ma di iconico design che da tempo è oggetto di ricerca da parte di Kuril Chto.

Kuril Chto
UNDER JOVE’S PROTECTION

17.04 — 17.05.2024
a cura di Valentin Diakonov
Bahnhof Gallery

KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 5415  – Venezia

La sedia di plastica onnipresente è stata recentemente inclusa dal New York Times nella sua lista dei 25 pezzi di arredamento più significativi degli ultimi 100 anni e descritta come un trionfo del design democratico.
L’artista, nato e cresciuto a San Pietroburgo, che attualmente vive e lavora tra Lisbona e New York qui Indaga le caratteristiche di questo oggetto di uso comune ed estremamente diffuso su tutto il pianeta, quasi come se fosse un personaggio di fama universale attraverso cui conoscere il mondo e riflettere su ciò che sta accadendo.

Volendo aderire al tema della Biennale del 2024, il concetto di straniero e di spostamento, Kuril erige Monobloc, leggero e impermeabile realizzato in polipropilene, ovunque presente in case, locali e spiagge a  simbolo del sentirsi sempre “a casa”.

Per Kuril, l’installazione della sedia Monobloc vuole essere una riflessione su quelle figure che solitamente, nella narrazione generale del nomade e dello straniero, sono spesso assenti, attribuendo alla sedia valori come accoglienza, ospitalità e generosità gratuita che l’artista stesso ha incontrato durante i suoi viaggi.

In un mondo sempre più caratterizzato da instabilità e tumulto, l’esposizione di Chto offre un commento sulla affidabilità e la sicurezza simboleggiata dalla sedia Monobloc. Attraverso l’umorismo e l’ironia, Chto sfida le narrazioni convenzionali e invita gli spettatori a riconsiderare le loro percezioni degli oggetti quotidiani e il loro ruolo nel mondo.


17.04-17.05
Da Mercoledi a Lunedi 
dalle 11 alle 19 
Chiuso il Martedi 
KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 5415
30121, Venezia
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UFFICIO STAMPA
Cristina GATTI
PRESS &P.R.

press@cristinagatti.it

Roma: La riscoperta di un artista straordinario del Novecento italiano

Quella di venerdì 12 aprile, al MAXXI di Roma è stata una di quelle felici occasioni dove il coinvolgimento e la passione di chi parla si incontra con l’interesse autentico di un pubblico, oltre che numeroso, partecipe e curioso. Una curiosità suscitata anche dal soggetto del libro presentato, un artista molto conosciuto e acclamato all’estero, meno nel suo Paese, ancor meno nella sua città, Benevento.

Un artista senza limiti nel panorama artistico 
del Novecento italiano.
 
Presentato al MAXXI a Roma il libro “SENZA LIMITI – Vita e opera di Antonio Del Donno”
di Simona Lombardi

“SENZA LIMITI – Vita e opera di Antonio Del Donno” di Simona Lombardi edito dalla elKozeh Edizioni è il titolo del libro presentato nell’evento del 12 aprile scorso, realizzato in collaborazione con l’archivio dell’Artista curato da Alberto Molinari, moderato dal conduttore televisivo Marco Carrara.  Nella sua introduzione, il Presidente della Fondazione MAXXI Alessandro Giuli, ha voluto evidenziare la polifonicità del libro, che ospita infatti una varietà di voci sulla vita e sul percorso artistico del “Maestro sannita”, figura complessa ed estremamente contemporanea. Se è vera come è vera, ha detto Giuli, l’affermazione di Picasso “l’arte è una menzogna che serve per raccontare la verità”, l’obiettivo è stato centrato da un artista che ha impiegato la pittura accanto agli oggetti e alla parola per raccontare la sua verità, che è profondamente radicata (nella sua città, nella sua religiosità), ma altrettanto aerea.

Una certa idea di editoria – Non poteva essere più d’accordo l’editore, Jean Pierre el Kozeh, che dopo i ringraziamenti di rito, ha raccontato cosa lo spinge, edizione dopo edizione, a valorizzare con produzioni editoriali di alta qualità – fuori e dentro “le mura” – le eccellenze artistiche, monumentali e culturali beneventane (anche l’imprenditore culturale ed editore, che vive e lavora a Roma, è originario di Benevento n.d.r.). Una città contradditoria, dalle antiche radici storiche e culturali, che fatica oggi a trovare il posto che invece le spetterebbe nel panorama artistico-culturale. Senza polemiche, con atti concreti, el Kozeh mette il suo impegno nell’invertire questa tendenza, attraverso pubblicazioni autentiche, non necessariamente remunerative, che si augura piuttosto vengano lette soprattutto dalle nuove generazioni. La scelta di pubblicare da ultimo questo volume nasce anche dal riconoscere che Del Donno è fortemente rappresentativo della complessità e contradditorietà del territorio che esprime e in cui si esprime, un territorio profondamente religioso, come lui, e nel contempo patria di credenze e archetipi folkloristici e antagonisti, come le streghe. Una contraddittorietà che altro non è che quella insita in ciascuno di noi, il che rende il percorso di ricerca di questo artista universale e che giustifica la extra-territorialità della sua fama. “Prodotto editoriale di altissima qualità per l’apporto cromatico, il font, la cura delle immagini scelte” è il volume per Angelo Piero Cappello, direttore generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. E l’artista che racconta è un artista straordinario, entrato di diritto nella Collezione Farnesina per almeno due ragioni. Per il suo radicamento profondo, che non è solo radicamento alle sue origini cittadine, ma espressione del suo profondo senso di libertà individuale di chi non si piega a mode; e perché come artista che ha attraversato un momento cruciale della storia dell’arte contemporanea senza però precipitare nelle sue correnti, di esse ha tuttavia assimilato materie, caratteristiche e stilemi, che lui ha poi lavorato e congiunto con la parola in una interpretazione libera e totalmente personale. Oggi c’è uno sbilanciamento, ha detto ancora Cappello, verso prodotti estetici, in qualche caso molto validi, ma non portatori di un senso etico molto profondo. Come lo erano quelli di Del Donno.

Da una tesi di laurea al volume presentato al MAXXI: il percorso magico della giovane autrice – Si chiama Simona Lombardil’autrice della tesi di laurea, che poi grazie ad alcuni successivi e fortunati incontri, ha intercettato un editore che vi ha visto dentro un libro, ed un bel libro. Simona aveva scelto Antonio Del Donna per curiosità, proprio perché ne sapeva poco. Scoprendo via via l’arte e la poetica del Maestro e anche la fortuna di questi all’estero, esposti nei maggiori musi del mondo, come il MoMA di New York. E scoprendo altresì la sua vita, personale e artistica, quasi in sordina nella sua città (che tuttavia è ricolma di sue opere) e nel nostro Paese. Il libro, poi, una volta concretizzatasi la possibilità di realizzarlo, nasce dalla volontà di rendere omaggio all’artista, in un riscatto che renda la sua opera conoscibile ai più. 

Fiumi di parole in fiumi di pennellate – Presente all’evento Annarita Del Donno, incappata in autentica commozione alla vista di un filmato, mandato in onda a sorpresa dall’editore, le cui immagini tanto restituivano dell’artista e dell’uomo Antonio Del Donno, suo padre. Un padre la cui figura di uomo non è sta mai disgiunta, ha detto, ai suoi occhi, da quella dell’artista. Il suo candore, la sua timidezza, la sua purezza è tutta nella sua opera: “fiumi di parole in fiumi di pennellate”. Si è detta grata che si possa finalmente mettere ulteriormente ordine scientificamente, con la tesi prima, con il volume poi, a valle del gran lavoro di cui ha ringraziato il curatore dell’archivio Del Donno, Alberto Molinari, nel percorso storico, artistico, culturale di suo padre. Quanto al rapporto tra lui e Benevento, il libro potrebbe rendere giustizia di una certa mancanza d’attenzione verso l’artista da parte della sua città natale. Verso la quale suo padre è stato invece estremamente generoso e prodigo di opere che infatti attraversano diversi luoghi di Benevento. Una città in cui certamente era radicato, ma che non ha trattenuto o mortificato il suo istinto visionario.

Il libro, una bussola di senso – Nella lettura di un critico d’arte come Generoso Bruno, il libro consente di comprendere meglio il rapporto di Antonio Del Donno con l’arte campana, italiana ed internazionale. Un lavoro importante perché fissa il campo di gioco e definisce le regole d’ingaggio per conoscere appieno l’artista. Importante, ha sottolineato, nel volume, anche lo spazio riservato al dato biografico e geografico. Il racconto personale assume rilevanza e così il rapporto con la madre, le bombe a Benevento, i lutti e molto altro diventano – ha detto Bruno – elementi che permettono di decodificare l’artista mettendo a valore i momenti biografici: punti di riferimento per interpretare le grandi opere di Del Donno, una sorta di bussola. E infatti apprendiamo che l’artista conosce e frequenta i critici del tempo, anche se la sua opera finirà al MoMA piuttosto grazie ad un incontro. Sui Vangeli, Bruno sottolinea il salto concettuale operato dall’artista, che riavvolge il nastro e ci riporta direttamente al principio del Verbo. Testimoniano la tensione dell’artista nel relazionarsi al Divino, ci riportano all’essenza, all’elemento primigenio. Quanto al rapporto coi suoi coetanei artisti, lo stesso si sviluppa in un momento in cui l’arte diventa performativa, smaterializzata. Mentre il linguaggio di Del Donno è diverso, affonda le sue radici nel “prima” di quell’epoca. Tutto, concludeva Bruno, testimonia di quella figura complessa che è Antonio Del Donno. 

Purezza e incompiutezza tra le parole-chiave del percorso dell’artista e dell’uomo – Dal punto di vista di una curatrice di mostre e critica d’arte come Francesca Barbi Marinetti, non si può prescindere dalla lunga vita di Antonio Del Donno, scomparso con il pennello in mano a 96 anni, e dal lungo rapporto con gli esponenti delle seconde avanguardie, degli anni ’60, ’70, ’80, che il libro restituisce, come ritratto di un mondo che Del Donno attraversa con una timidezza che lo fa definire ‘scorbutico’. I suoi colleghi artisti, nel mentre, andavano avanti e riscuotevano successo diventando più popolari di lui. Perché? Forse, immagina l’esperta, quello che gli interessava era la ricerca della felicità e della purezza e non gli interessava quindi mettersi in gioco nel mercato. Sceglie i Vangeli, infatti, la Parola. Ed è anche l’artista della incompiutezza, che non è solo un aspetto formale, ma tratto della sua poetica. Che si esprime negando i dettami ideologici e di linguaggio. La parola: non solo quella delle Sacre Scritture, ma anche per altri, più leggeri inserimenti. Sempre alla ricerca di autenticità nell’imperfezione.

L’attualità di Del Donno – Concorda Lorella Pagnucco Salvemini, direttore responsabile AW ArtMag, che la contemporaneità di questo artista sta nel suo essere autentico nell’essenzialità della sua opera, nel suo saper togliere e rifuggire da realizzazioni solo gradevoli, preziose. Se l’anima del loro autore è amareggiata, scorbutica ruvida le sue opere la restituiscono, così come la restituiscono quando volitiva e convinta. Si è spesa l’esperta poi sull’importanza dei libri oggi. Pubblicarli, in vesti editoriali così preziose poi, è un atto coraggioso, ma vale la pena perché diventano tracce, granelli, nella grande biblioteca del mondo, ospedali dell’anima. 

Antonio Del Donno – Pietra d’inciampo nel panorama artistico del Novecento italiano che, con il suo sguardo prospettico, ha saputo reinterpretare in chiave transavanguardistica le mai risolte contraddizioni del nostro tempo e della nostra civiltà. Nell’equilibrio dinamico del costante conflitto tra sacro e profano, spirituale e terreno, tradizione popolare e dimensione universale che Del Donno sublima, si riconoscono, infatti, le tensioni insolute che, consciamente o meno, in ognuno di noi albergano. Del Donno è, dunque, un figlio di una piccola città di provincia, Benevento, ma con un’anima universale che lo rende artista internazionale dal talento indiscusso, apprezzato dalla critica più qualificata e che non ha (ancora) raggiunto il più ampio pubblico solo per la sua ritrosia al piegarsi a logiche di mercato che non condivideva. Nonostante ciò, il suo percorso artistico ha comunque trovato conferma nei traguardi internazionali della presenza delle sue opere al MoMa di New York ma anche nella sezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani, nella cripta del Museo San Fedele di Milano, nonché negli spazi del Museo Pecci di Prato. L’editore, l’autrice e l’archivista si augurano fortissimamente che questa opera contribuisca a dare meritata luce a questo Artista straordinario.


La el Kozeh edizioni nasce nel 2020 con l’obiettivo di far conoscere e valorizzare l’immenso patrimonio storico materiale e immateriale della Città di Benevento attraverso pubblicazioni di alta qualità sia di contenuto che estetico.  La sua prima pubblicazione è stata l’opera illustrata “GIARDINO DI DELIZIE. Del Chiostro di Santa Sofia in Benevento” di Elio GALASSO.  Con la pubblicazione del libro “SENZA LIMITI – Vita e opera di Antonio Del Donno” di Simona LOMBARDI la elKozeh edizioni riprende l’attività interrotta nel 2021 a causa del Covid.

L’Archivio Antonio Del Donno, nato 1995 per volontà dell’artista e del suo procuratore, Alberto Molinari, attuale curatore dell’Archivio, svolge attività di promozione, di raccolta di ogni tipo di documentazione riguardante l’artista e di tutela delle opere del maestro sannita, basandosi sulla loro catalogazione. È l’unica realtà titolata al rilascio delle autentiche, documentazione valida ai fini di certificare l’originalità delle opere dell’Artista e per tale attività si avvale, in caso di difficoltà di decifrazione del materiale, di un qualificato Comitato Scientifico. L’Archivio svolge, inoltre, attività di allestimento di esposizioni e mostre in Italia e all’Estero, utilizzando il proprio patrimonio artistico, ed è impegnato nella pubblicazione di materiali divulgativi e informativi su media e social, di articoli su riviste specializzate, di brochure per mostre e dibattiti.  Nel 2016 ha pubblicato il primo catalogo delle opere del Maestro.  Ha sede in Roma, in viale Giuseppe Mazzini n. 1.


Diana Daneluz
Giornalista Pubblicista
Contatti: dianadaneluz410@gmail.com

Prima che arrivi il 25 aprile, a Messina

Il 25 aprile dell’Anpi di Messina inizia il 18. In vista della Festa della Liberazione, la Sezione comunale Anpi “Aldo Natoli” di Messina, la Sezione provinciale Anpi “Mimmo Trapani” di Messina, l’Aned, sezione di Milano, e la Libreria Feltrinelli Point di Messina organizzano per giovedì 18 aprile 2024, alle ore 18, presso la Libreria Feltrinelli Point di Messina, sita in via Ghibellina 32, un incontro di presentazione del libro “Siciliani testimoni di libertà – 12 storie di deportati nei lager nazisti” di Guido Lorenzetti, vice-presidente della sezione milanese dell’Aned, l’Associazione ex deportati.

Coordinerà l’incontro lo storico e vice-presidente dell’Anpi di Messina Giuseppe Restifo; tra gli altri interverranno la presidente della Sezione comunale Anpi di Messina “Aldo Natoli” Patrizia Caminiti e il presidente del Comitato Provinciale di Messina Giuseppe Martino.

La partecipazione all’incontro è libera e gratuita.

La mattina di venerdì 19 aprile 2024 l’autore Guido Lorenzetti sarà ospite dell’Istituto comprensivo “Boer – Verona Trento”, dove, insieme a rappresentanti dell’Anpi e con il coordinamento della prof.ssa Antonella Arena, incontrerà i ragazzi delle terze classi, con i quali dialogherà sui temi della lotta di Liberazione e delle deportazioni nazi-fasciste.

Altre iniziative sono in cantiere e predisposte per il 20 aprile (ore 18, Spazio Saraj, via Citarella 33, proiezione del documentario “The Mayor – Me, Mussolini and the Museum”) e per il 22 aprile (ore 18, presso Mondadori Book Store, “Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia, a cura del Gruppo di lettura Purple Square Messina).

Il 25 aprile non tarderà ad arrivare, e vedrà protagonisti, oltre l’Anpi, Cgil, Rete degli studenti, Udu, Fondazione Messina, Associazione culturale Arb, Emergency, Arcigay, Parco Horcynus Orca, Libera, Messina Ciclabile, Uisp e Feltrinelli Point.


Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia
Comitato provincia di Messina
Comunicato stampa 16 aprile 2024

Stra (Venezia): A Villa Pisani, l’Italia di Federico Garolla

La sontuosa villa affrescata da Tiepolo, con il suo celebre labirinto e il magnifico parco, diventa il luogo della messa in scena di uno spaccato della nostra società nel secondo dopoguerra attraverso la sensibilità di Federico Garolla. La mostra, a cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani, è promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto – Museo Nazionale di Villa Pisani in collaborazione con Suazes e l’archivio Federico Garolla.

FEDERICO GAROLLA.
Gente d’Italia
Fotografie 1948 – 1968
Stra (Ve), Museo Nazionale di Villa Pisani Stra
24 aprile – 27 ottobre 2024

A cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani
 
Mostra promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto – Museo Nazionale di Villa Pisani in collaborazione con Suazes e l’archivio Federico Garolla.

Villa Pisani a Stra, lungo la Riviera del Brenta, è scenario perfetto per la grande monografica di Federico Garolla, a cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani, proposta con il titolo “Gente d’Italia. Fotografie 1948 – 1968”.
La sontuosa villa affrescata da Tiepolo, con il suo celebre labirinto e il magnifico parco, diventa il luogo della messa in scena di uno spaccato della nostra società nel secondo dopoguerra attraverso la sensibilità di Federico Garolla. Anni di ripartenza ma ancora carichi di difficoltà come rappresentato dalla difficile quotidianità di vita nei paesi della Riviera del fiume Brenta, dove la gente comune cercava di sottrarsi ad una stentata sopravvivenza. Quella efficacemente colta da un reportage di Garolla realizzato nel 1956 e che, riprodotto in grandi immagini, popola di ricordi il parco della Villa all’interno dello spazio delle scuderie.

“Una selezione di fotografie realizzate da Garolla proprio nei luoghi attigui al complesso di Villa Pisani e che abbiamo voluto esporre in un’installazione all’interno del Parco” sottolinea Loretta Zega direttrice del Museo Nazionale di Villa Pisani.

Una sezione che s’integra alla mostra (circa 100 fotografie) e che coglie lo spirito dell’Italia del secondo dopoguerra, gli anni in cui, con affanno, si cercava di sanare le divisioni e le ferite di una guerra persa e dalla trascorsa tragedia si traeva forza e creatività per avviare quello che più tardi sarà riconosciuto come il “Miracolo italiano”.

L’obiettivo di Federico Garolla era spaziare, con prontezza e lucidità, dal luccichio delle prime sfilate di moda, al nascente star system, alla gente comune. Un lavoro che ci rende l’immagine di un popolo bisognoso di ritrovare la consapevolezza di appartenere ad una nazione e di partecipare alla ricostruzione attraverso una storia nuova di ottimismo e modernità. Con il suo inconfondibile stile Garolla osserva questa trasformazione cogliendo la modernità, ma al contempo anche le sue profonde contraddizioni. “Garolla fotografa la gente, quella che sta insieme, riappacificata e riunita, la gente che partecipa ai riti collettivi del divertimento, della gioia dell’essere sopravvissuti. Il suo lavoro è attento ai fatti e di esso ci consegna l’anima e l’essenza”, sottolinea Daniele Ferrara, titolare della Direzione regionale Musei Veneti del Ministero della Cultura, istituzione che, con la Direzione del Museo di Villa Pisani a Stra e la collaborazione di Suazes e dell’archivio Federico Garolla, promuove questa grande mostra.

L’obiettivo di questo gigante della fotografia italiana dello scorso secolo immortala paesaggi, gente comune, personaggi famosi, mode e tradizioni, sempre con un tocco lieve e mai indiscreto. Sono gli anni Cinquanta con il periodo d’oro delle riviste illustrate e la diffusione della televisione è ancora un fenomeno lontano. Garolla diventerà principale testimone dell’affermazione delle grandi sartorie dell’alta moda romana di cui diventerà uno dei protagonisti, rendendo un servizio di posa un reportage inserito all’interno della quotidianità.

“Garolla appartiene alla generazione del fotogiornalismo solo perché, nell’epoca in cui si espresse il suo talento, i musei, soprattutto in Italia, non prendevano in considerazione la fotografia come un’espressione artistica. Questa mostra vuole contribuire – sottolinea il curatore Uliano Lucas – a collocare nella giusta posizione questo importante nostro fotografo.”

La mostra riunisce assieme oltre 100 fotografie che offrono uno spaccato completo della sua produzione, dai suoi reportage dedicati al mondo del cinema, il suo innovativo lavoro dedicato al mondo della sartoria romana con ritratti di Valentino, Capucci, le Sorelle Fontana e Schuberth. La sua passione sono però gli artisti come Guttuso e De Chirico ripresi nei loro atelier, i musicisti da Stravinsky a Rubinstein, agli scrittori come Elsa Morante e Ungaretti – cui si prestò di fare da autista pur di godere della sua vicinanza – questi sono solo alcuni dei suoi reportage dedicati all’evolversi della situazione italiana a cavallo fra la spinta a diventare tra i paesi più industrializzati e il profondo legame con la tradizione.

Nasce a Napoli nel 1925. Nel 1936 si trasferisce in Eritrea con la famiglia, dove si avvicina al mondo del giornalismo e della fotografia, scrivendo sul Corriere di Asmara. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale rientra in Italia, a Napoli, dove collabora con il Mattino, il Domani d’Italia, la Settimana Incom Carta. Nel 1950 si trasferisce a Milano dove si dedica completamente al fotogiornalismo: realizza numerosi reportage per prestigiose testate come L’Europeo, Tempo Illustrato, L’Illustrazione Italiana, Oggi. Sui scatti sono pubblicati anche su riviste straniere quali Paris Match, National Geographic, Colliers, Stern. Nel 1951 è inviato speciale di Epoca, e in seguito per Le Ore. Dal 1953 documenta la nascita dell’alta moda italiana, immortalando i giovani stilisti nei loro atelier e le modelle per strada per riviste come Eva, Annabella, Donna, Bellezza, Arianna, Grazia e Amica. Nel 1956 si trasferisce a Roma dove fonda Foto Italia dell’Agenzia Italia di cui è il primo direttore. Nello stesso tempo testimonia la vita culturale italiana immortalano pittori, scrittori, musicisti, attori di cinema e teatro. Ma fotografa anche la gente comune e la vita negli anni del Dopoguerra. Negli anni Sessanta apre l’agenzia di pubblicità Studio GPO e realizza campagne per aziende come Cirio, Locatelli e Spigadoro. Illustra rubriche di gastronomia e libri di cucina pubblicati da Longanesi e De Agostini. Nel 1968 inizia la sua attività in Rai in qualità di regista e giornalista per alcune rubriche del TG e per una serie di documentari. Al contempo realizza reportage fotografici dedicati a musei, luoghi d’interesse architettonico e paesaggistico, pubblicati poi da Mondadori, Rizzoli, Domus, De Agostini. Nel 1982 con Mario Monti costituisce una casa editrice che dà alle stampe guide di musei attingendo al suo ampio archivio fotografico. Alla fine degli anni ’90 si dedica alla catalogazione e al recupero del suo archivio. Negli anni 2000 chiude la casa editrice e si occupa, con la figlia Isabella, alla sola valorizzazione del proprio archivio.


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