Si alza il sipario su “RARA AVIS. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane”

Si è alzato il sipario su RARA AVIS Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane, l’elegante mostra a cura di Sofia Gnoli allestita con grande cura presso le Uccelliere Farnesiane sul Palatino, con l’organizzazione e la promozione del Parco archeologico del Colosseo.

RARA AVIS
Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane
Roma, Parco archeologico del Colosseo
Uccelliere Farnesiane
24 aprile 2024 – 21 luglio 2024

Abiti e accessori, esempi unici di haute couture provenienti dagli archivi delle più celebri maison di moda al mondo, vengono esposti nelle Uccelliere Farnesiane, uno dei luoghi più simbolici della Roma rinascimentale e barocca, incastonate negli Orti Farnesiani del Palatino, il primo giardino botanico del mondo, voluto nel XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese. Il percorso della mostra si snoda all’interno dei due padiglioni ed è suddiviso in tre sezioni: Il MitoCaleidoscopiche Visioni e Le ALI, irreALI, reALILa alata fantasia della ‘mitica’ Anna Piaggi.

La nuova mostra in programma, ancor più che in altri casi, conferma la volontà del Parco archeologico del Colosseo di vivificare i suoi importanti complessi architettonici con eventi culturali che traggano la loro ispirazione dal genius loci, in dialogo con le energie creative che progressivamente emergono dalla società civile. Una successione di straordinari abiti-uccello e accessori piumati anima, infatti, sul Palatino, le Uccelliere Farnesiane“, spiega Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. “Grande attenzione è stata riservata, oltre che alla scelta degli oggetti, anche all’allestimento della mostra, che è immersivo con proiezioni di un paesaggio idilliaco, dei suoni e dei rumori della natura per la voliera che ospita la sezione Caleidoscopiche Visioni e la simulazione di tuoni e lampi nell’altra per la sezione Il Mito“.

La sezione dedicata al “Mito” e al divino, ‘popolata’ di abiti-uccello bianchi, neri e oro, si apre con un omaggio a Giovanni Gastel e al suo scatto Zeus in forma di cigno e Leda (1990).

Queste alcune delle meraviglie che è possibile ammirare: il maestoso abito cigno bianco, una spuma di tulle completata da candide ali di Maria Grazia Chiuri per Christian Dior (Cruise, 2022); l’abito cigno nero, che riporta alla memoria la Odile di Il Lago dei Cigni di Tchaikovsky, di Alexander McQueen per Givenchy (haute couture autunno-inverno 1997); l’abito-corsetto in organza, interamente ricamato con piume di gallo e di fagiano, della Collezione Firenze 2020 di Dolce&Gabbana Alta Moda;  il lungo abito nero, guarnito sul retro da una cascata di caleidoscopiche piume di Thierry Mugler (haute couture autunno-inverno 1997); il micro-abito dorato, in metal mesh ed enormi ali di piume di struzzo disegnato da Donatella Versace appositamente per Katy Perry e dai lei sfoggiato sul tappeto rosso del Gala del MET nel 2018; il look esclusivo realizzato da Alessandro Michele per Gucci con ricami in cristalli 3D e indossato da Florence Welch, al MET Gala del 2019, così come la mise, con bolero pappagallo, della prima sfilata haute couture di Jean-Paul Gaultier (autunno-inverno 1997). Un posto speciale merita inoltre l’abito “Vittoria del colibrì”, progettato appositamente per “Rara Avis” da Tiziano Guardini, realizzato in seta non violenta e dedicato al tema della sostenibilità.

Una sezione è poi dedicata agli accessori “aviari” di Anna Piaggi e provenienti dalla sua collezione personale, tra cui una borsa gabbietta con canarini e cappelli di Schiaparelli e Philip Treacy.

Proprio come due Wunderkammer, le stanze delle meraviglie, che tra il Cinquecento e il Seicento ospitavano rarità naturali e artificiali, – aggiunge Sofia Gnoli, curatrice della mostra – le Uccelliere accoglie abiti visionari e accessori nati dalle idee di designer internazionali. Vorremmo far vivere ai visitatori un’esperienza di stupore, come se si immergessero in un piccolo cosmo strabiliante, in cui c’è una corrispondenza tra uomo e animale, per guardare più lontano, al rapporto stesso con la natura“.

Abiti piumati e accessori uccello fanno parte di un lessico allegorico dai molteplici significati, simbolo di contrastanti allusioni – paura, bellezza, prigione e libertà – che ha incantato nei secoli artisti e scrittori, scultori e fashion designer.

Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli fanno parte del lessico delle apparenze sin dall’antichità. È il caso di Maat, dea della giustizia dell’Antico Egitto, spesso rappresentata con ali piumate, così come delle Arpie della mitologia greca, mostruose creature con viso da donna e corpo da uccello.

Pappagalli, aquile, struzzi e pavoni hanno periodicamente incantato cavalieri e regine, principesse e muse del gusto. Pensiamo all’ultimo quarto del Settecento quando la regina Maria Antonietta, giocosamente soprannominata da suo fratello Joseph “Testa di piume”, furoreggiava con le sue altissime acconciature pullulanti di uccellini imbalsamati e piccole gabbie, create da Léonard, il suo parrucchiere personale. Più tardi, come emerge da certe descrizioni di Proust che, in un passo della Recherche, vede trasfigurare la duchessa di Guermantes in uccello del paradiso, le donne iniziarono a subire vere metamorfosi.

Qualcosa di simile sembra accadere con gli abiti e gli accessori in mostra che, attraverso uno stupefacente percorso, fanno dialogare il mondo umano con quello animale.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio Arte dove, accanto al testo di Sofia Gnoli, sono presenti saggi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre Reinach.


1537 Alessandro Farnese, cardinale e nipote di papa Paolo III, avvia un programma di acquisti d’una serie di piccoli appezzamenti, posti fra le falde del Palatino sul Foro e la sommità della collina, fino al versante opposto sul Circo Massimo.

1548 Alessandro Farnese cede la proprietà al fratello Ottavio, obbligando quest’ultimo a contribuire con l’enorme cifra di 1500 scudi d’oro in due anni all’abbellimento del bene familiare, riservandosene l’usufrutto.

1556-1565 subentra il cardinale Ranuccio. Intraprende una serie di lavori centrati sull’assetto vegetale del giardino, ancora per buona parte ortivo e a frutteto, con boschetti di olmi e di allori, alberi di magnolia e di agrumi. L’organizzazione spaziale, a riquadri regolari, si arricchisce di treillage a formare pergolati, cupole, tribune e incerchiate, che coprono i viali e le piazzole fra le aiuole, dove sempre più numerose compaiono le fontane.

1565 alla morte di Ranuccio la proprietà torna al cardinale Alessandro, che acquista altri due terreni limitrofi. Sul fronte nordorientale, affacciato sul Campo Vaccino, realizza: il grande muro con basamento a scarpa che delimita il giardino su questo lato e le torrette angolari alle estremità del muraglione; il portale centrale col teatro d’ingresso retrostante; la rampa di risalita al primo ripiano e il criptoportico incassato nella collina. Risale a questo momento il Ninfeo degli Specchi, erudita esercitazione sul tema della fontana incassata nel terreno a mo’ di grotta, attribuibile forse a Pirro Ligorio.

1591-1626 il giovanissimo Odoardo, nel 1591 ancora sedicenne, riceve l’eredità politica dello zio Alessandro. Fa realizzare un ambiente a grotta: il triclinio estivo che verrà poi trasformato nel Ninfeo della Pioggia fra il 1612 e il 1626. A questo momento risale anche la terrazza conclusa dal fondale scenografico costituito dal fronte dei ruderi della Domus Tiberiana trasformato in prospetto monumentale in cui si incastona il Teatro del Fontanone. Al di sopra di questo basamento sorgeva ancora una costruzione, residuo delle precedenti vigne, definita nei documenti “uccelliera vecchia”.

1627-1635 Odoardo intraprende le ultime trasformazioni, in vista del suo matrimonio con Margherita de’ Medici nel 1628. Alla vecchia uccelliera, disassata rispetto al percorso di risalita venutosi a formare nel corso del tempo, ne viene accoppiata un’altra in modo più o meno speculare, rendendo il sistema nuovamente simmetrico rispetto all’asse monumentale. Entrambe le voliere vengono coronate da aeree coperture trasparenti in rete metallica. Ai lati delle uccelliere, per il collegamento con il ripiano superiore del giardino, due scalee spezzate in tre branche intagliano il volume del basamento, formato dalle strutture della Domus Tiberiana, accentuando lo slancio verticale della composizione. Tutto l’insieme così ricongiunto in un organico sistema di architetture sovrapposte e terrazzate viene ricoperto da una decorazione in parte a graffito in parte a stucchi. Una seconda “catena d’acqua”, o successione di fontane, viene proposta sul versante orientale del giardino, con la nuova Fontana dei Platani, il sottostante e ridecorato Ninfeo degli Specchi e il doppio specchio d’acqua costituito dalle peschiere gemelle. Di quest’ultimo complesso di bacini e fontane resta solo il Ninfeo degli Specchi.

Metà del ‘600 comincia il declino, quando Ranuccio II trasferisce la corte a Parma, dopo la sconfitta nella guerra di Castro. Da allora nessun membro della famiglia Farnese fissa più la propria residenza nella città dei papi. 

14 novembre 1692 lettera che attesta che i giardini, che costituiscono una grossa spesa, vengono dati a coltivare a giardinieri d’habilità e fede, che abbiano a contentarsi del frutto, che ne caveranno, invece delle provigioni, che si sono pagati per lo passato.

1718 – 1854 dai documenti si apprende la progressiva trasformazione del giardino in consolidata azienda agricola, la “Reale Azienda Farnesiana”.

1721 – 1727 il duca di Parma Francesco I intraprende lo scavo dell’area. Scoperta di tre grandi ambienti della Domus Flavia: il Lararium, l’Aula Regia e la Basilica. Vengono rinvenute le statue più belle della collezione conservata nel museo della Pilotta a Parma: i due nudi maschili colossali in basalto dell’Ercole e del Dioniso Farnese.

20 gennaio 1731 muore Antonio senza eredi maschi. L’unica discendente, Elisabetta Farnese, sposa Filippo V di Borbone.

1809 – 1814 amministrazione francese a Roma, il prefetto napoleonico conte di Tournon, fa disegnare un nuovo assetto del giardino simile a un parco pubblico. L’idea non vede la luce, invece viene realizzato il progetto, attribuito al Valadier, per una riedizione in veste neoclassica delle uccelliere, prive delle coperture a pagoda, saldate da un corpo centrale e rese abitabili per il conte.

1861 l’imperatore francese Napoleone III compra con fondi del proprio patrimonio personale gli Orti Farnesiani da Francesco II di Borbone, con l’esplicito proposito di condurvi scavi. L’impresa viene affidata all’archeologo italiano Pietro Rosa. Avviene la completa distruzione delle coltivazioni, mentre le costruzioni e le fontane vengono conservate o parzialmente riadattate con lievi modifiche, come le uccelliere, che diventano l’abitazione del direttore degli scavi.

1870 gli Orti Farnesiani vengono acquistati dal Governo Italiano.

1876 Rodolfo Lanciani viene nominato direttore degli scavi. La superficie dei giardini viene drasticamente ridotta. La facciata nord, sul Campo Vaccino, e i casini angolari vengono rasi al suolo. Il portale del Vignola viene smontato.

Inizio del 900 l’archeologo Giacomo Boni prosegue gli scavi e riprende anche a occuparsi del giardino. Reintroduce essenze esotiche a ricordo del ruolo di Orto Botanico del giardino nel corso del ‘600. Riporta alla luce il Ninfeo degli Specchi, dalla metà del XVIII secolo seppellito da detriti di scavo e vegetazione inselvatichita. Viene sepolto negli Orti Farnesiani.

1957 rimontaggio del portale del Vignola in via di San Gregorio, quale accesso monumentale al parco archeologico del Palatino, ancora attuale ingresso.


INFORMAZIONI
Mostra organizzata e promossa dal Parco archeologico del Colosseo
A cura di Sofia Gnoli
Uccelliere Farnesiane
Orti Farnesiani sul Palatino, Via di San Gregorio, Roma

ORARI
24 aprile 2024 – 21 luglio 2024
9.00 – 18.45, ultimo ingresso alle ore 18.30
visitabile tutti i giorni con esclusione delle giornate a ingresso gratuito
 
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, Padova Tel. 049663499;
Roberta Barbaro, roberta@studioesseci.net
Simone Raddi, simone@studioesseci.net

Jesolo, JMuseo: apre al pubblico la mostra “Banksy&Friends: l’arte della ribellione”

Dal 24 aprile la città di Jesolo accoglierà nelle sale del JMuseo una mostra unica nel suo genere: Banksy&Friends: l’arte della ribellione, la mostra che racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi.

Dal prossimo 24 aprile il nuovissimo JMuseo di Jesolo accoglierà oltre 90 opere tra le più irriverenti e controcorrente dell’arte contemporanea.

Banksy, ma anche Jago, TvBoy, Takashi Murakami, Liu Bolin, David LaChapelle e molti altri: artisti celebri e celebrati in tutto il mondo riuniti in una mostra straordinaria e dedicata all’arte del nostro presente, con opere iconiche e linguaggi compositivi in grado di giungere dritto al cuore di tutti.

Con le sue oltre 90 opere, la mostra rappresenta una summa di quella che è l’arte contemporanea oggi, presentando al pubblico i lavori di artisti amatissimi come Banksy, Jago, TvBoy ma anche di altri nomi celebri e conosciuti a livello internazionale: da Liu BolinDavid LaChapelle, Takashi MurakamiMr BrainwashObey fino ai noti italiani Angelo AccardiLAIKAMaPoLaurina PaperinaPAUNello PetrucciAndrea Ravo MattoniRizek e Giuseppe Veneziano.

Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene.

Curata da Piernicola Maria Di Iorio e con 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.

La mostra è prodotta dal Comune di Jesolo e organizzata da Piuma e Arthemisia.


Sede
J MUSEO
Via Aldo Policek
30016 – Jesolo (VE)
Date al pubblico
24 aprile – 15 settembre 2024
Biglietti
Intero 12,00 €
Ridotto 10,00 €

Info su orari, eventi e biglietti e prenorazioni
www.comune.jesolo.ve.it
www.jmuseo.it
info@jmuseo.it | T. +39 0418 627167

Social e Hashtag ufficiale
BanksyJesolo
@jmuseojesolo
@arthemisiaarte

Ufficio stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 6938030

Il programma del 25 aprile di ARTEVENTO CERVIA

Prosegue ARTEVENTO CERVIA. In diretta su GEO RAI 3 con il “Volo del fenicottero”, Korea Special Guest, l’annullo celebrativo dedicato a One Sky One World e gli spettacoli mozzafiato degli artisti internazionali Nick James e René Maier: la 44° edizione del Festival Internazionale dell’Aquilone celebra così la Festa della Liberazione. Il programma di giovedì 25 aprile 2024



INFORMAZIONI UTILI
44° ARTEVENTO CERVIA FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’AQUILONE
DOVE: Cervia, Spiaggia di Pinarella e altre location
QUANDO: dal 20 aprile al 1° maggio 2024
 
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Sicilia: nuovi sviluppi per ispirare il futuro di altre città e le politiche di governo

Il progetto stimola lo sviluppo di un processo multidisciplinare di formazione e comunicazione delle conoscenze volto a implementare le “comunità di patrimonio” e mediante pratiche collaborative nel paesaggio. Molti sono stati i focus del workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” che si è tenuto a Favara, ponendo al centro l’idea di rigenerazione urbana su cui si fonda il progetto di ricerca “Paesaggi Aperti. Comunicazione, partecipazione, empowerment delle comunità” realizzato in Sicilia dall’Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch con la sezione territoriale IN/Arch Sicilia

Paesaggi Aperti
per abitare Favara

Crolli, aree abbandonate, edifici dismessi. Spazi vuoti si trasformano in paesaggi aperti: tanti in Sicilia i contesti da innovare, nei quali soddisfare i bisogni del presente in ascolto e in dialogo con la natura e la tradizione del contesto. Questi alcuni focus del workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” che si è tenuto a Favara, ponendo al centro l’idea di rigenerazione urbana su cui si fonda il progetto di ricerca “Paesaggi Aperti. Comunicazione, partecipazione, empowerment delle comunità” realizzato in Sicilia dall’Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch con la sezione territoriale IN/Arch Sicilia grazie al bando FRES “Fondo per la ricerca in campo economico e sociale” annualità 2021-22, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Il workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” è stato organizzato con il supporto di Farm Cultural Park e il patrocinio del Comune di Favara e dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Agrigento.

Interi quartieri soggetti alla caducità del tempo si stanno sbriciolando silenziosamente nell’attesa di essere rivissuti e di brillare di luce nuova, attraverso azioni di condivisione e coinvolgimento delle comunità. “Paesaggi Aperti” rilegge l’esperienza comunitaria sviluppata da Danilo Dolci in Sicilia a partire dagli anni ’50, con l’obiettivo di valorizzare culture e competenze locali rafforzando la complessa rete di relazioni fisiche, economiche e sociali che attraversano questi territori. Il progetto stimola lo sviluppo di un processo multidisciplinare di formazione e comunicazione delle conoscenze volto a implementare le “comunità di patrimonio” e mediante pratiche collaborative nel paesaggio.

Favara, nuova tappa del progetto Paesaggi Aperti, con il suo concentrato di memorie e forze creative, rappresenta un significativo case study per sviluppare pratiche laboratoriali volte a delineare nuovi paesaggi dell’abitare e nuove visioni urbane capaci di essere rigenerative, inclusive ed innovative. «Oltre a sviluppare un progetto locale per Favara – spiega Mariagrazia Leonardipresidente IN/Arch Sicilia – l’intento è quello di offrire una visione per il futuro di tante altre città, ispirando nuove politiche di Governo che promuovano strategie innovative e complesse per orientare nuovi percorsi di rigenerazione urbana nella società contemporanea». «Ci sono delle sfide che sono più grandi delle singole persone o di una comunità o ancora di più di una municipalità. – spiega Florinda Saieva di Farm Cultural Park, Transition For, RUF Regenerative Urban Farming – In alcuni casi la presenza dello Stato è indispensabile. Il centro storico di Favara è una di queste sfide, ma è anche la più grande occasione per sperimentare dei nuovi modelli di città del nostro sud Italia» sottolinea Saieva anche alla luce dell’accordo di collaborazione tra la Prefettura di Agrigento, il Comune di Favara, SPAB e Farm Cultural Park.

Al workshop di rigenerazione urbana sono stati invitati i progettisti Lillo Giglia (Lillo Giglia Architect); Giovanni FiamingoGiovanna RussoDomenica Benvenga (NextBuild); Salvo Terranova, Giorgia Testa, Arianna Lo Re, Fabrizio Parisi (lineaT studio); Francesco Moncada, Mafalda Rangel (Moncada Rangel); Lucia Pierro (AutonomeForme.Architettura) che, dopo una prima analisi dell’area di Via Reale, hanno iniziato a tracciare un percorso volto a definire una strategia per riabitare quest’area del centro storico che, nonostante, l’incuria ed il degrado diffuso conserva intatta la sua identità ed esprime un grande potenziale di rigenerazione urbana ed umana.

Le prime idee progettuali puntano l’accento sui vuoti generati dai crolli intesi come luoghi densi di possibilità e pronti ad accogliere nuove attività, nuovi spazi verdi e aree pavimentate. Per i progettisti quest’area può infatti diventare un nuovo luogo di relazione con la natura che migliorerà la qualità dell’ambiente urbano mitigando gli effetti del cambiamento climatico e promuovendo una strategia insediativa ecologica, basata sull’uso di fonti energetiche sostenibili, sull’efficientamento idrico e sulle pratiche di riforestazione urbana. Negli edifici recuperabili si propone invece un mix di funzioni residenziali, sociali, culturali, di commercio e piccolo artigianato. Tra i temi trattati anche quello dell’accessibilità e della accoglienza della nuova cittadinanza da attuare mediante progetti di coabitazione, scambi culturali e collaborazioni economiche: lungo Via Reale si potrà sviluppare un esempio di convivenza tra persone di generazioni ed etnie differenti generando una nuova città armoniosa e solidale.  

Paesaggi Aperti” con il workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” delinea nuove strategie per realizzare il modello di un quartiere che risponda alle esigenze attuali anticipando anche le domande future. Dopo la prima presentazione pubblica che è servita anche a raccogliere delle nuove sollecitazioni da parte della comunità favarese, i progettisti coinvolti continueranno il lavoro per rigenerare il sistema urbano lungo Via Reale. “Paesaggi Aperti” tornerà a Favara il 21 giugno 2024 quando, nella cornice di Farm Cultural Park, verranno presentati al pubblico gli esiti progettuali.

Le attività del workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” si sono svolte al Palazzo Micciché e con sopralluoghi nelle aree del progetto, sono intervenuti Andrea Bartoli, Florinda Saieva (Farm Cultural Park, Transition ForRUF Regenerative Urban Farming) e Mariagrazia Leonardi (Paesaggi Aperti, Presidente IN/Arch Sicilia) ed i progettisti Lillo Giglia (Lillo Giglia Architect); Giovanni FiamingoGiovanna RussoDomenica Benvenga (NextBuild); Salvo Terranova, Giorgia Testa, Arianna Lo Re, Fabrizio Parisi (lineaT studio); Francesco Moncada, Mafalda Rangel (Moncada Rangel); Lucia Pierro (AutonomeForme.Architettura). Sono intervenuti e hanno seguito i lavori anche Antonio Palumbo (Sindaco della Città di Favara) e Rino La Mendola (Presidente Ordine Architetti PPC Agrigento), Miriam Mignemi (Presidente Consiglio comunale Favara). Hanno partecipato ai lavori anche Filippo Romano (Prefetto Agrigento), Giuseppe Guerrera (DARCH Università di Palermo), Luca Lotti (Ecole d’Architecture et de Paysage de Bordeaux), Alberto Biondo (Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci), Martina Palumbo (Fondazione RadicePura), Annalisa Contato (DARCH Università di Palermo) Gianfranco Tuzzolino (Presidente Polo Territoriale Universitario Agrigento, Università di Palermo), Valeria Scavone (DARCH Università di Palermo), Vito Martelliano (DICAR, SDS Architettura Siracusa, Università di Catania), Silvia Covarino (German University Cairo), Graziella Trovato (E.T.S.A. U.P.M. Madrid), Antonio Liotta (Vicesindaco), Nicola Costanza (Presidente SPAB), Giacomo Sorce (Comune di Favara).


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ARTEVENTO CERVIA: Il programma del 24 aprile della 44° edizione

ARTEVENTO CERVIA, la più completa e longeva rassegna di aquiloni d’arte, torna sulla spiaggia di Pinarella di Cervia dal 20 aprile al 1° maggio 2024 con la 44° edizione del Festival Internazionale dell’Aquilone, promuovendo il pluralismo, il dialogo e l’inclusione come strumenti di pace e celebrando al contempo la cultura e le tradizioni legate all’aquilone.



INFORMAZIONI UTILI
44° ARTEVENTO CERVIA FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’AQUILONE
DOVE: Cervia, Spiaggia di Pinarella e altre location
QUANDO: dal 20 aprile al 1° maggio 2024
 
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Messina: 25 aprile in quattro movimenti di Festa

Mai s’è visto un 25 aprile così a Messina, una giornata intera – dalle 9.30 alle 21 – densa di contenuti, di musica, di argomenti, una vera Festa della Liberazione.
Non mancherà per la prima volta una iniziativa sulle due ruote: l’Uisp e la Fiab “Messina ciclabile”, in collaborazione con Cgil e altre associazioni, organizzano la “Pedalata resistente”. Il raduno è alle 9.30 in via Pascoli (traversa di via Tommaso Cannizzaro) davanti al rifugio antiaereo Galleria Santa Marta e la pedalata durerà fino alle 11.

L’itinerario prevede l’attraversamento delle vie del centro città, con sosta in piazza Francesco Lo Sardo, detta anche piazza del Popolo, per ricordare l’antifascista messinese fatto morire in carcere dal regime. Un’altra sosta avverrà sul lato di via Cesare Battisti della Facoltà di Giurisprudenza, dove una lapide ricorda l’espulsione degli Ebrei da Messina.

Una delegazione dell’Anpi, guidata dal presidente Giuseppe Martino e con il labaro dell’Associazione portato da Paola Fazio, sarà alle 10 in piazza Unione europea, per partecipare alla cerimonia ufficiale per il 79° anniversario della Liberazione. Lo stesso presidente Martino svolgerà l’intervento rappresentativo dei significati, passati e presenti, della Liberazione.

Dalle 11 alle 12.30 in piazza dell’Unione Europea, dopo l’arrivo della pedalata e la conclusione della manifestazione ufficiale, ci saranno letture collettive di poesie, brani di letteratura sulla Resistenza, sulla libertà e sulle biografie di alcuni partigiani messinesi. Si esibirà il corpo bandistico “Santa Cecilia” di Villafranca Tirrena e liberamente si canterà “Bella ciao” e altri canti pregnanti della Resistenza.

A conclusione della giornata presso il Parco Horcynus Orca di Torre Faro si terrà il concerto per la Festa della Liberazione, direttore artistico il noto Giacomo Farina, presentatore Giampiero Neri.

L’evento, in cui sia alterneranno vari artisti e artiste, inizierà alle 17. Prenderanno la parola Pietro Patti per la Cgil, Gaetano Giunta per la Fondazione di Comunità, Anna Ricevuto dell’Udu, Annamaria Garufi per l’Anpi e Antonella Vadalà in memoria di un partigiano messinese.

Si esibiranno le artiste e gli artisti Paola Fazio, Germano Di Gregorio, David Cuppari, Erika La Fauci, Olivia Cinquemani, Ensemble A. Morabito & G. Fichera, Sicilia e Dintorni. Durante il Concerto per il 25 Aprile sarà letto il monologo di Antonio Scurati che lo stesso scrittore avrebbe dovuto recitare in una trasmissione Rai. La partecipazione di Scurati è stata annullata a meno di 24 ore dalla messa in onda. Il monologo sarà interpretato dalla coppia di attori di teatro Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi.

Arriva il 25 aprile a Messina e vede protagonisti, oltre l’Anpi, Cgil, Rete degli studenti, Udu, Fondazione Messina, Associazione culturale Arb, Emergency, Arcigay, Parco Horcynus Orca, Libera, Fiab Messina Ciclabile, Uisp e Feltrinelli Point.

Anche quest’anno Anpi e Cgil vogliono festeggiare il 25 Aprile organizzando un concerto che si terrà nel Parco Horcynus Orca, a Capo Peloro, a partire dalle 17.

Sette le proposte musicali che renderanno magico l’evento, che si preannuncia già di grande livello alla luce del valore e dello spessore degli artisti che avranno modo di esibirsi. Direttore artistico Giacomo Farina, a presentare e guidare la manifestazione sarà Giampiero Neri.

Aprirà il concerto la cantante Paola Fazio, seguiranno David Cuppari, quindi Germano De Gregorio, Erika La Fauci, il duo composto da Angelo Morabito & Gianfranco Cogliandro Fichera e il gruppo di musica popolare “Sicilia e Dintorni”. Ma l’edizione di quest’anno si caratterizza per il ritorno sulle scene di una grande cantante, Olivia Cinquemani.

E ora conosciamo meglio gli artisti che interverranno alla festa. A cominciare da Paola Fazio, giovane interprete messinese già molto conosciuta. A lei è affidata l’apertura della parte artistica della Festa con canti della Resistenza. David Cuppari è una vecchia conoscenza della scena musicale messinese e non solo per i suoi trascorsi da batterista.

Negli ultimi anni ha sviluppato un energico stile cantautorale esibendo una grande duttilità vocale. Germano De Gregorio è il leader fondatore della band sperimentale degli anni ’90 Lilly for Gulliver. Da qualche anno è tornato in città dopo esperienze all’estero. All’Horcynus si presenta con un repertorio originale cantautorale accompagnato alle percussioni da Marco Macrì. Erika La Fauci è una pianista molto conosciuta ed apprezzata sia in ambito classico, jazz e pop, che ama divertirsi sfoderando doti canore molto apprezzate. Olivia Cinquemani è un’artista straordinaria che torna in pista proprio in occasione del concerto per la Festa della Liberazione. Le sue doti vocali ne fanno una delle cantanti più apprezzate in Italia, grazie alle esibizioni come interprete dei più fortunati e popolari musical messi in scena nel nostro paese, a cominciare da “Jesus Christ Superstar”. Si esibirà in duo con Erika La Fauci prima e subito dopo con un inedito quanto atipico ensemble formato da Giovanni Alibrandi (violino), Gianfranco Cogliandro Fichera (chitarra solista), Giacomo Farina (organetto diatonico), Marco Macrì (chitarra ritmica) e Luigi Polimeni (theremin). Il pomeriggio continuerà con Angelo Morabito & Gianfranco Cogliandro Fichera, due artisti che fanno della musica una vera e propria ragione di vita. Entrambi chitarristi provetti ed entrambi appassionati di blues hanno alle spalle carriere invidiabili e un presente solidissimo fatto di serate e concerti molto partecipati. A chiudere, come lo scorso anno, il gruppo “Sicilia e Dintorni” magistralmente guidato da Giovanni Bombaci. Senza ombra di dubbio possiamo dire che è forse il gruppo più autenticamente popolare della nostra città senza nessuna concessione allo stile folkloristico e alle modernità della world music.


Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia
Comitato provincia di Messina
Comunicato stampa 23 aprile 2024