Franz Marc: “Le nuove idee sono difficili da capire solo perché non sono familiari”

di Sergio Bertolami

35 – Der Blaue Reiter: rinnovamento spirituale della cultura occidentale

Se Kandinsky è il teorico del Blaue Reiter, Franz Marc, grazie al suo senso pratico, ne è a tutti gli effetti l’organizzatore: mantiene i contatti fra i membri, informa mercanti d’arte e curatori delle mostre, editori e collezionisti. Kandinsky lo ritroveremo nel dopoguerra, più animato che mai, perché la Rivoluzione russa offrirà all’artista una miriade di possibilità per affermare i propri indirizzi. Per Franz Marc non è così. Lui che poco prima della guerra diceva «Solo a quaranta o cinquant’anni dipingerò i miei quadri migliori», a quaranta o a cinquant’anni non ci arriverà mai. Come era avvenuto un anno e mezzo prima per l’amico August Macke, ucciso sul fronte occidentale, Marc, arruolato in cavalleria, è colpito da schegge di granata durante una ricognizione e muore il 4 marzo del 1916 a Braquis, nella piana di Woevre, a 15 chilometri da Verdun. Quella mattina aveva scritto alcune righe a sua moglie Maria, perché doveva essere l’ultimo giorno al fronte: «Sì, tornerò anche quest’anno. Alla mia intatta, cara casa. Tra le terrificanti immagini di distruzione tra le quali ora vivo, questo pensiero di ritorno a casa ha un alone che non può essere descritto in modo sufficientemente dolce. Non preoccuparti, me la caverò». Unanime è il cordoglio fra gli artisti. «Il cavaliere azzurro è caduto – scriverà cinque giorni dopo sul quotidiano Berliner Tageblatt la poetessa Else Lasker-Schüler, fra i massimi rappresentanti dell’Espressionismo tedesco in letteratura – su di lui scendeva il profumo dell’Eden. Gettava un’ombra blu sul paesaggio. Era lui che sentiva ancora parlare gli animali; ed ha trasfigurato le loro anime incomprese».

Franz e Maria Marc in veranda a Sindelsdorf, in una foto scattata da Wassily Kandinsky

«Io cerco di potenziare la mia sensibilità per il ritmo organico di tutte le cose, cerco di raggiungere una sintonia panteistica col vibrare e scorrere dei succhi vitali nella natura, negli alberi, negli animali, nell’aria…». Proprio così, e il colore è per Marc l’elemento essenziale per entrare in sintonia col mondo che lo circonda, ed ecco allora i suoi cavalli rossi o blu come originale espressione di spiritualità. Aveva conosciuto Auguste Macke nel 1911 e attraverso di lui aveva potuto scoprire le tinte esuberanti dei Fauves e quelle di Kandinsky, che lo attrasse per il «fascino dei suoi colori puri, vigorosi, fiammeggianti». Ambedue amavano l’azzurro: per questo aveva proposto d’intitolare Blaue Blatter (Pagine Azzurre), la rivista da realizzare insieme. Kandinsky, privato della capacità organizzativa di Marc, ammetterà di avere rinunciato alla pubblicazione di un secondo numero dell’Almanacco, nonostante il cospicuo materiale raccolto, perché non si sentiva di affrontare da solo il lavoro editoriale dopo la prematura scomparsa dell’amico. Dobbiamo però riconoscere che a fianco di Kandinsky e Marc c’era la stretta collaborazione di molti altri. August Macke, per primo: senza il suo provvidenziale aiuto e senza il finanziamento di suo zio, il mecenate Bernhard Köhler, l’Almanacco non sarebbe stato mai pubblicato. Il sostegno morale e intellettuale per la conoscenza di testi teosofici di Gabriele Münter ingenerosamente dimenticata da Kandinsky e riscoperta come pittrice solo in anni recenti. Così come altri artisti, considerati di minore spicco e rivalutati solo negli ultimi studi: è il caso di Alexej von Javlenskij e della moglie Marianne von Werefkin per certe tematiche spiritualistiche estremamente interessanti. «Tuttavia, il Blaue Reiter è stato anche questo: l’occasione unica per tener unite figure diversissime e pur legate dalla ricerca di un’alternativa spirituale alla civiltà europea, e di una sintesi di spunti di marca simbolista francese, russa e tedesca, ponte tra le esperienze romantiche e le avanguardie» (Jolanda Nigro Covre).

Auguste Macke, Ritratto di Franz Marc, 1910

Nondimeno, fra tutti è Franz Marc il vero punto di riferimento per Kandinsky nella realizzazione dell’Almanacco del Blaue Reiter. La ragione della pubblicazione, s’è detto, era la riconosciuta necessità di porre rimedio all’incomprensione della nuova arte moderna da parte del pubblico, spiegandone i motivi intrinseci. Marc è un punto centrale, e i suoi tre saggi lo dimostrano: Beni intellettuali (Geistige Güter), Il selvaggio in Germania (Die Wilden Deutschlands) e Due immagini (Zwei Bilder). «Nella nostra epoca di grande lotta per l’arte nuova – evidenzia nell’Almanacco – combattiamo da “selvaggi”, non organizzati, contro un vecchio potere organizzato. La lotta sembra impari, ma nelle cose spirituali non vince mai il numero, ma la forza delle idee. Le temute armi dei “selvaggi” sono i loro nuovi pensieri: uccidono meglio dell’acciaio e spezzano ciò che era considerato indistruttibile. Chi sono questi “selvaggi” in Germania? Una gran parte è nota e ampiamente descritta nella rivista: la Brücke di Dresda, la Neue Sezession di Berlino e la Neue Vereinigung di Monaco». Franz Marc tesse, dunque, il collegamento fra le avanguardie, spiega, chiarisce. Perché? «Le nuove idee – questa è la sua risposta – sono difficili da capire, solo perché non sono familiari». È nel suo carattere comprendere a fondo le cose. L’insegnamento gli proviene dalla famiglia. Nato a Monaco l’8 febbraio 1880, ha imparato a dipingere dal padre, autore di soggetti religiosi. Dalla madre, calvinista, ha acquisito una severa educazione. La sua indole gli fa porre sempre domande, e cercare risposte; a volte però gli capita di non sentirsi all’altezza per comprendere le spiegazioni, come quelle che fornisce il pastore alle sue richieste, tanto che la madre insiste perché Franz intraprenda studi teologici. Nel 1899 opta, invece, per la facoltà di filosofia dell’Università di Monaco; ma è un convincimento fugace, perché già l’anno successivo, dopo aver terminato il servizio militare, in autunno scopre la vocazione artistica ed entra all’Accademia di Belle Arti (Königlich Bayerischen Akademie in München).

Franz Marc, Ritratto della madre dell’artista, 1902

Come allievo di Gabriel Hackl e Wilhelm von Diez, non può che imparare bene il fare artistico della tradizione. Forma e struttura del ritratto della madre lo attestano. Grazie alla sua ottima conoscenza del francese a maggio del 1903 Marc convince un ricco amico a farlo studiare a Parigi per diversi mesi e qui vede le opere di Gustave Courbet ed Eugène Delacroix. È il contraccolpo che lo convince a interrompere gli studi all’Accademia. Si trasferisce in uno studio a Schwabing, famoso a Monaco come quartiere degli artisti, nel quale si concentrano da vari anni pittori, scrittori, musicisti che occhieggiano alle avanguardie e approfittano della vicinanza all’Università e all’Accademia di Belle Arti. Continua a disegnare, soprattutto illustrazioni per accompagnare le poesie di Richard Dehmel, Carmen Sylva, Hans Bethge. Questi lavori sono stati pubblicati postumi solo nel 1917 da Anette von Eckhardt col titolo in italiano di Stella Peregrina. Anette è una pittrice che si dedica a fare copie dei maestri; è sposata e il suo matrimonio pesa molto sulla relazione che ha con Franz, il quale cerca invano di scrollarsi di dosso umori melanconici e incertezze artistiche, viaggiando. Nella primavera del 1906 accompagna il fratello Paolo a visitare i monasteri bizantini del Monte Athos e ne studia i manoscritti. In modo realistico, esegue poche e modeste grafiche di animali e paesaggi. Ancora un altro breve viaggio a Parigi, nella primavera del 1907, dove si entusiasma per le opere di Vincent van Gogh e Paul Gauguin, modificando così la tavolozza dei suoi colori che diventa sempre più chiara quando ritrae vedute. Per mantenersi, cerca di fare fronte alla sua precaria situazione finanziaria, impartendo lezioni di disegno anatomico, che immancabilmente hanno per oggetto studi dettagliati sugli animali.

Franz Marc, Lärchenbäumchen (Larici), 1908

Marc trascorre l’estate a Lenggries con la futura moglie, la pittrice Maria Franck. Studia la natura e dipinge principalmente animali, alla ricerca di una semplificazione sempre maggiore delle forme, utilizzando il colore come mezzo di espressione indipendente, discostandosi dal naturalismo e dal realismo, che da fine Ottocento continuano ad essere insegnati all’Accademia e che lui ha appreso perfettamente. A Parigi aveva scoperto vis a vis i quadri degli impressionisti, ma soprattutto dei post-impressionisti e la xilografia giapponese. Da allora la sua ricerca naturalistica è mutata: «Van Gogh è per me la più grande, la più autentica, la più commovente figura di pittore che io conosca. Dipingere un frammento della più semplice natura e dipingervi dentro tutta la fede e tutto lo slancio dell’anima, questa è veramente la cosa più degna». Nel dipinto Larici l’influenza di van Gogh è evidente. Dà alle sue composizioni un significato poetico e simbolico. Lenggries rappresenta una svolta. La sua ricerca si rivolge completamente al colore, che profonde brillante e puro sulla tela. Inizia anche ad occuparsi sempre più esclusivamente degli animali, dei loro movimenti, singolarmente o in gruppo. Per settimane studia cavalli, mucche, cervi. Li dipinge oppure li modella in creta. L’influenza di van Gogh rimane dominante anche nelle opere dell’anno successivo, quando trascorre del tempo a Sindelsdorf. «Io ora generalmente non dipingo […] che le cose più semplici, poiché solo in esse sta il simbolismo, il pathos, e il mistero della natura. Tutto il resto si allontana da lei, si perde nella meschinità e nelle stonature». Compie un’opera di esplorazione, cercando di «ovviare al rischio della “naturalizzazione” che significa decadenza dell’arte, contrapponendole il concetto di “animalizzazione”, a mezzo del quale egli, secondo la teoria di Cézanne (“guardare più profondamente nella struttura organica delle cose”), intende indagare nelle leggi della natura» (Lara – Vinca Masini).

Franz Marc, Nudo con gatto, 1910

Marc ama talmente van Gogh da aiutare i galleristi Brakl e Thannhauser ad allestire la prima mostra del pittore olandese a Monaco, nell’inverno del 1909. A gennaio 1910 riceve nel suo studio la visita del giovane pittore August Macke e di suo zio Bernhard Köhler, che presto diverrà mecenate di entrambi e chiaramente del sodalizio che a breve i due contribuiranno a realizzare. A febbraio, Marc può esporre per la prima volta il suo lavoro nella galleria d’arte moderna di Brakl a Monaco. È un’affermazione che attira l’interessamento dei collezionisti. Difatti, grazie ad una successiva visita a Berlino, Köhler assicura al giovane pittore il mantenimento, con uno stipendio mensile che gli permette di risolvere le pressanti difficoltà economiche in cui si trova. Decide così di lasciare lo studio di Monaco per abitare nel vicino villaggio di Sindelsdorf, dove può dipingere liberamente a stretto contatto con la natura. Nel settembre 1910, Marc visita la seconda mostra della Neue Künstlervereinigung, grazie alla quale conosce Wassily Kandinsky, Alexej Jawlensky, Gabriele Münter, Marianne von Werefkin e gli altri pittori dell’associazione. Finalmente si è liberato dal suo isolamento artistico e inizia una fase completamente nuova della sua pittura. Il dipinto Nudo con gatto mostra per la prima volta per Marc, che si lascia ispirare dal lavoro di Macke, una intensità cromatica tipica dei Fauves.

Quadri come Cavalli al pascolo I, inizialmente basati su colori naturalistici, trovano nuove forme espressive fino alla famosa composizione Cavalli al pascolo IV. Queste composizioni si avvicinano alle creazioni astratte di Kandinsky, perché il blu di quei cavalli, considerato come un colore spirituale per eccellenza, li rende simili a degli esseri mitici e soprannaturali. La storia di Marc da questo momento in poi corre parallela a quella di Kandinsky. A febbraio del 1911 Marc diventa membro della Neue Künstlervereinigung di Monaco. A maggio tiene la sua seconda mostra alla Galleria Thannhauser. Durante i preparativi per la terza mostra della Neue Künstlervereinigung, la giuria respinge la Composizione V di Kandinsky. È la scissione e il 18 dicembre Marc, Münter, Kubin, guidati da Kandinsky, inaugurano la prima mostra del Blauer Reiter nella galleria Thannhauser di Monaco. Marc, tra le altre composizioni presenta la Mucca gialla.

Franz Marc, Mucca gialla, 1911
Franz Marc, Cervo nel giardino di un monastero, 1912

I propositi artistici di Marc collimano con quelli di Kandinsky: denominatore comune è il desiderio di contribuire a un rinnovamento spirituale della cultura occidentale. Solo che la spiritualità di Marc è in armonia con la tradizione dell’arte religiosa occidentale e usa i suoi animali metafisici per evidenziare i valori del creato. Nell’autunno del 1912 Marc in compagnia di August Macke è di nuovo a Parigi e fa visita a Robert Delaunay. Un incontro questo che influenzerà profondamente il lavoro dei due tedeschi alla luce delle idee francesi sul Cubismo. L’inseparabilità di spirito e materia si riflette nelle successive raffigurazioni come La tigre (1912), Sotto la pioggia (1912) o Cervo nel giardino di un monastero (1912, tutti a Monaco di Baviera, Lenbachhaus).

Dall’alto in basso: Destini animali (a sinistra), Il mandrillo, Immagine con bovino, tutti dipinti del 1913 di Franz Marc

Nell’estate del 1913, Marc si dedica alle grandi e importanti composizioni, realizzate tra le sue due case di Sindelsdorf e Ried, vicino a Benediktbeuren. Sono le opere dell’ultimo periodo prima dell’inizio della guerra, dove il soggetto è quasi del tutto scomposto in strutture prismatiche di diversi colori. Un Marc cubista a sua insaputa. Inoltre, sogna un progetto comune: pubblicare un’edizione biblica illustrata insieme a Kandinsky, Kubin, Klee, Heckel, Kokoschka e comincia a redigere le prime bozze. Su richiesta di Hugo Ball, per breve tempo, si occupa anche di mettere insieme idee per una produzione della Tempesta di Shakespeare, che però non si concretizzerà mai, perché allo scoppio della guerra, il 1° agosto 1914, si offre volontario per il fronte. Ad animarlo è lo spirito nazionalista, convinto che la Germania s’imporrà sull’Europa: «L’aquila tedesca avrà alcuni artigli più appuntiti nel suo stemma. Vorrei disegnare la nuova aquila tedesca quando questa guerra sarà finita». Esattamente all’opposto di quello che scriverà Schmidt-Rottluff per l’aquila che simboleggerà la nuova Repubblica di Weimar. Marc è fermamente convinto della vittoria finale. «Il popolo sente di dover prima attraversare la Grande guerra per dare inizio a una nuova vita e a nuovi ideali». E fra questi ideali non può mancare la nuova arte: «Chi assiste dall’esterno e prefigura la nuova vita che stiamo conquistando, probabilmente penserà che il vino nuovo non debba essere messo nelle bottiglie vecchie. Spingeremo attraverso il nuovo secolo con la nostra volontà costruttiva». Una testimonianza diretta e stringente della guerra vista dall’altra parte del fronte occidentale, come nel libro di Erich Maria Remarque. Marc scrive molte lettere alla moglie, prende appunti e fa disegni. Paul Cassirer pubblicherà questi fogli sparsi con il titolo Franz Marc, Lettere dal campo, schizzi, e aforismi (Briefe aus dem Felde e Aufzeichnungen und Aphorismen, Berlino 1920). Cambia poco, anche per il cavaliere azzurro caduto per la sua Patria. Pure lui sarà diffamato come “artista degenerato” alla mostra del 1937 e 130 delle sue opere confiscate dai musei tedeschi.

IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay 

CESI (Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale) – Università e ONG insieme per lo sviluppo

Il volume racconta la positiva collaborazione tra Università Cattolica del Sacro Cuore e Associazione Centro Orientamento Educativo – COE nell’ambito della realizzazione dell’intervento di cooperazione internazionale “Sguardo oltre il carcere. Rafforzamento della società civile nell’inclusione sociale e nella tutela e promozione dei diritti dei detenuti ed ex-detenuti in Camerun”. Il progetto, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale allo sviluppo (AICS) e avviato nel 2018, ha inteso contribuire al rafforzamento della società civile nell’inclusione sociale e nella tutela e promozione dei diritti dei detenuti ed ex-detenuti in Camerun, con particolare attenzione ai quattro poli di Douala, Bafoussam, Mbalmayo e Garoua. L’Università Cattolica ha partecipato al progetto in qualità di partner grazie al lavoro di docenti e ricercatori della Facoltà di Scienze politiche e sociali e della Facoltà di Psicologia, coinvolti nella realizzazione di un’indagine sulla percezione dei detenuti e di un percorso di formazione rivolto agli operatori locali impegnati nella creazione dei tavoli di coordinamento tra enti del territorio, finalizzati alla presa in carico di problemi che riguardano i detenuti e le loro condizioni di vita nelle carceri. Il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI) nasce nel 2006 per coordinare le attività di cooperazione e solidarietà internazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e si impegna a far sì che l’ingente patrimonio di saperi e competenze tecniche e scientifiche presente e coltivato all’interno dell’Ateneo venga messo al servizio delle popolazioni più vulnerabili in Africa, America Latina, Asia, Europa e Medio Oriente. Per raggiungere questo obiettivo, il CeSI è attivo da anni nell’ambito degli interventi internazionali per lo sviluppo ed è presente in molteplici contesti culturali e geografici ‘di frontiera’.

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 

Marco Goldin – Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo

“Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo”
edito da La nave di Teseo, sbanca su Amazon:
dall’uscita continua a essere il più venduto del comparto

Che “Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo”, il nuovo libro di Marco Goldin edito da La nave di Teseo si configurasse come un grande successo, lo si è capito dall’entusiasmo che ha accompagnato la sua prima presentazione pubblica, lo scorso 21 ottobre a Padova. Lunghi applausi delle 500 persone presenti, richieste di dedica, calore alle stelle.


Il volume (600 pagine, 200 illustrazioni a colori nel testo, 24 euro) era uscito in libreria la mattina stessa e già erano evidenti i segnali che il debutto sarebbe stato assai significativo. Dalle prenotazioni in libreria, decisamente al di fuori da ogni schema per un libro di saggistica, all’effervescenza nell’on line, all’attesa degli ammiratori di Goldin e di Linea d’ombra. E, infatti, puntualmente, “Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo” ha conquistato subito il primato nel suo comparto nelle vendite su Amazon e per tutti questi giorni non si è allontanato da quella posizione. Ottima la risposta anche delle librerie, che stanno chiedendo il rimpiazzo delle copie vendute. Ottimo anche il giudizio dei lettori, affascinati dalla ricognizione critica e storica sull’arte internazionale del XIX secolo fatta da Goldin, con il suo nuovo libro che si presenta come una vera e propria storia dell’arte dell’Ottocento tra Europa e America.
Con una scrittura come sempre coinvolgente anche dal punto di vista letterario, Goldin si muove agevolmente su un terreno che studia da tantissimi anni e che conosce alla perfezione, non soltanto dando voce agli artisti più noti, ma anche riservando la sua attenzione a parti molto meno frequentate, ma ugualmente splendide, del secolo.

Informazioni
0422.3095, www.lineadombra.it

Padova: DAI ROMANTICI A SEGANTINI. Storie di lune e poi di sguardi e montagne

La nuova, grande mostra di Padova, “Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne. Capolavori dalla Fondazione Oskar Reinhart” (Centro San Gaetano, dal 29 gennaio al 5 giugno 2022, promossa dal Comune di Padova e da Linea d’ombra) è il primo capitolo di un nuovo, ampio progetto espositivo, concepito da Marco Goldin con il titolo complessivo di “Geografie dell’Europa. La trama della pittura tra Ottocento e Novecento”. Una sequenza di grandi esposizioni, a dar vita a “un vasto scenario artistico e storico che darà conto della situazione della pittura in Europa lungo tutto il corso del XIX e parte del XX secolo, secondo una divisione nazionale o in aree contigue”, anticipa il curatore.

29 Gennaio 2022 – 05 Giugno 2022
Padova, Centro San Gaetano

DAI ROMANTICI A SEGANTINI.
Storie di lune e poi di sguardi e montagne

Capolavori dalla Fondazione Oskar Reinhart

Mostra a cura di Marco Goldin

http://www.lineadombra.it

Giovanni Segantini, Paesaggio alpino con donna all’abbeveratoio, 1893, circa olio su tela, cm 71.5 x 121.5 Kunst Museum Winterthur, Fondazione Oskar Reinhart © SIK-ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)


Il progetto espositivo nasce in Marco Goldin dalle suggestioni del suo studio, più che ventennale, dedicato all’arte dell’Ottocento in Europa ma anche nel mondo, sfociato nel suo recentissimo e fortunato libro, uscito nell’ottobre del 2021 per La nave di Teseo, “Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo”, vastissimo ed articolato affresco sulla pittura del XIX secolo.
“Padova, recentemente riconosciuta Patrimonio Unesco per il suo essere “Urbs Picta” offrirà a padovani e turisti la prima mostra di questo grandioso ciclo, qualcosa di assolutamente inedito per il pubblico italiano, che si troverà coinvolto entro i confini di una storia meravigliosa, fatta di paesaggi incantati e ritratti indimenticabili” affermano, con legittimo orgoglio il Sindaco Sergio Giordani e l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio.
“Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne. Capolavori dalla Fondazione Oskar Reinhart” è volta a far conoscere il punto di partenza dell’arte in Europa a inizio Ottocento, il romanticismo. Per questo motivo è la Germania ad essere al centro della mostra, assieme alla Svizzera con la quale condivide, almeno in una parte del secolo, intenzioni simili soprattutto sul versante del realismo. Ovviamente le distinzioni poi non mancano, poiché proprio la Svizzera, tra Ottocento e Novecento, con alcuni incantevoli pittori, da Hodler a Segantini giunto dall’Italia, fa comprendere come essa sia più aperta verso il nuovo.
La costruzione della mostra si appoggia sulla stupefacente collezione compresa nella Fondazione Oskar Reinhart, facente parte della straordinaria rete del Kunst Museum di Winterthur, uno dei poli artistici di maggior interesse della Confederazione elvetica.
“Meno rivolto all’arte dell’Ottocento francese, contrariamente ai maggiori collezionisti svizzeri del suo stesso tempo, Oskar Reinhart aveva nei libri e nelle teorie di Julius Meier-Graefe il suo punto di riferimento” annota Goldin. “La grande mostra berlinese del 1906, che lo stesso Meier-Graefe, assieme a Lichtwark e Von Tschudi, dedicò alla riscoperta dell’arte tedesca del XIX secolo, rimase per lui sempre un esempio e da lì nacque il suo collezionismo. Fu quella l’esposizione, tra l’altro, che tornò a rivelare alla pubblica attenzione il romanticismo tedesco. Ma soprattutto riportò in auge la figura inarrivabile di Caspar David Friedrich, incredibilmente, ma comprensibilmente date le nuove spinte culturali dell’epoca, caduto nell’oblio dopo la morte avvenuta prima della metà del secolo. La collezione Reinhart include cinque dipinti meravigliosi di Friedrich, tutti presenti a Padova. Tra essi spicca il capolavoro, Le bianche scogliere di Rügen, universalmente noto e uno degli emblemi del romanticismo”.
“Sono centinaia le opere tedesche e svizzere conservate nella collezione, la cui importanza è sempre stata ben riconosciuta, tanto che quasi trent’anni fa una selezione alta viaggiò in alcuni dei maggiori musei americani ed europei, dal County Museum di Los Angeles al Metropolitan di New York, dalla Nationalgalerie di Berlino alla National Gallery di Londra. E mai più da allora”.
Oggi, a distanza di quasi tre decenni da quella prestigiosa tournée, 75 opere dalla Fondazione Oskar Reinhart, scelte personalmente da Marco Goldin, giungono a Padova per aprire il grande progetto sulle “Geografie dell’Europa”. A partire proprio dal romanticismo in Germania, con i suoi esponenti maggiori da Friedrich a Runge a Dahl. Sette sezioni tematiche, cronologicamente distese lungo i decenni, che consentiranno al visitatore di “appropriarsi” dell’arte svizzera e tedesca dell’Ottocento.
“La mostra sarà – a indicarlo è ancora il suo curatore – un racconto appunto nuovo e pieno di fascino per il pubblico italiano, che verrà condotto a viaggiare, attraverso opere di grande bellezza, entro una pittura che dalla strepitosa modernità dei paesaggi di fine Settecento in Svizzera di Caspar Wolf, che quasi anticipa Turner, arriverà fino a Segantini. In mezzo, una vera e propria avventura della forma e del colore, con paesaggi meravigliosi e ritratti altrettanto significativi. Come detto, procedendo poi dal romanticismo ai vari realismi sia tedeschi sia svizzeri. Quindi, vere e proprie sezioni monografiche come quelle dedicate a Böcklin e Hodler, fino all’impressionismo tedesco e alle novità, francesizzanti, del colore di pittori svizzeri come Cuno Amiet e Giovanni Giacometti, il papà del grande scultore Alberto.
Tra Hodler e Segantini nasce la devozione emozionata per la montagna che è insieme spalto fisico e categoria dello spirito. La mostra ne darà ampia e appassionata testimonianza, innalzando così alla natura un vero e proprio inno”.
Del resto, il nuovo libro di Marco Goldin, “Il giardino e la luna”, dedicato all’arte del XIX secolo, inizia proprio così: “L’Ottocento è il secolo della natura”. Quella natura che, attraverso grandi immagini fotografiche farà da sfondo alle opere, così inserite in un vero e proprio, e straordinario, contesto naturale. Un caleidoscopio vivente.


Info e prenotazioni: www.lineadombra.it

Ufficio Stampa Comune di Padova
Franco Tanel
049.8205235 335.5954981
tanelf@comune.padova.it
ufficio.stampa@comune.padova.it

Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo ref. Roberta Barbaro
Tel. 049.663499 roberta@studioesseci.net

IMMAGINE DI APERTURA Albert Anker, Louise, la figlia dell’artista, 1874, olio su tela, cm 80.5 x 65 Kunst Museum Winterthur, Fondazione Oskar Reinhart © SIK-ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)

Roma, Rosso20sette : Antonio Pronostico. Seduta di Coppia

Sabato 5 febbraio 2022 alle ore 18.00 Rosso20sette arte contemporanea presenta la mostra personale Seduta di coppia di Antonio Pronostico, vincitore del Premio Artribune come Migliore Illustratore 2021, accompagnata da un testo critico di Fabiagio Salerno.

Antonio Pronostico
Seduta di Coppia

Opening sabato 5 febbraio 2022 ore 18.00
Rosso20sette arte contemporanea

Via del Sudario 39 – Roma

Fino al 5 marzo 2022

Testo critico di Fabiagio Salerno
PROSSIMAMENTE

“[…] Nell’era della riproducibilità tecnica, ci sembra ovvio che l’ideazione di un oggetto (ordinario o straordinario che sia) sia un processo complicato, frutto degli sforzi di menti eccelse; mentre la sua produzione in serie sia un fatto meccanico, che non richiede sforzi. Il progettista di oggetti – il designer – è quindi un intellettuale privo di manualità, che modella le idee che qualcun altro realizzerà. Questo lo rende molto architetto e poco artigiano, poiché la sua idea è mediata da un processo industriale. Aver uniformato in quel processo la realizzazione degli oggetti a quella degli edifici, ha fatto sì che tutti i grandi architetti dell’era moderna si siano cimentati nel design di oggetti di largo impiego.

La sedia è la regina del design industriale (per qualcuno se la gioca con la lampada), perché è una sintesi dell’architettura: materia, forma e struttura si condensano in un oggetto semplice, la cui funzione è così chiara che non va spiegata. Invece della funzione sociale del design immaginato da Morris è rimasto poco: esiste una frattura profonda per cui gli oggetti di design sono così preziosi da elevare lo spirito elitario dell’alta borghesia. […]

L’architettura è un’immagine e il design è il suo decoro. Ci meravigliamo quando un progetto finito è davvero identico al suo render – e la sedia è un orpello tra gli altri: caratterizza l’immagine di uno spazio rigorosamente vuoto. Così perfino un oggetto d’uso quotidiano come la sedia ha finito per perdere la sua funzione. Il divano ci ha inghiottiti a tal punto da riuscire a diventare insieme seduta e tavolo da pranzo, che sfruttiamo mangiando sushi con lo sguardo proiettato nell’orizzonte di serie Netflix. Le cucine ruotano attorno a isole circondate di sgabelli, e nelle sale riunioni di Google spadroneggiano i pouff. […]

Con le sue Sedute di coppia Antonio Pronostico tenta di dar vita a oggetti spesso ostili, costringendo su sedie simbolo coppie di innamorati intenti nelle più varie attività: c’è chi prende un libro in cima a uno scaffale, chi amoreggia, chi si consola, chi sonnecchia. Sono sedie spesso scomode – questo si coglie anche nella stilizzazione del fumettista – eppure in questa serie di immagini Pronostico è riuscito in un’impresa che tante volte è sfuggita a chi quelle sedie le ha progettate: ci ha portato la vita.” (dal testo critico di Fabiagio Salerno)

Antonio Pronostico

Illustratore e fumettista, è nato nel 1987 a Tricarico e il giorno dopo si è trasferito a Potenza dove è cresciuto. Ora vive a Roma. Ha studiato comunicazione visiva a Firenze, dove ha iniziato a disegnare e con due grandi amici ha fondato il Collettivomensa, rivista autoprodotta di letteratura e fumetto. Nel 2019, insieme al regista Fulvio Risuleo, pubblica Sniff, il suo primo graphic novel, edito da Coconino Press. In seguito pubblica Passatempo (Coconino Press – 2019), Cinque – Giovanni Truppi (antologia – Coconino Press – 2019) e Tango (Coconino Press – 2021). Ha collaborato con le riviste: L’Espresso, La Repubblica (Web), La Stampa (Web), Internazionale, Domani, America (FR), Jacobin Italia, Artribune, Donna Moderna, Interni. Nel 2017 espone Amore, amore un corno, la sua prima personale presso la galleria Parione9 a Roma. Nel 2020 espone i suoi lavori presso la Galerie Glénat a Parigi. Ha vinto, inoltre, il Premio Artribune come Migliore Illustratore 2021.


INFO

Antonio Pronostico Seduta di Coppia
Testo di Fabiagio Salerno

Opening sabato 5 Febbraio 2022 ore 18.00

Rosso20sette arte contemporanea
Via del Sudario 39 – Roma

Fino al 5 marzo 2022
Orari
: dal martedì al sabato 11.00-19.30 – domenica su appuntamento

Rosso20sette arte contemporanea
Via del Sudario 39 – Roma
info@rosso27.com
tel.06 64761113
www.rosso27.com

Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com / 349.4945612
www.melaseccapressoffice.it
www.interno14next.it

Bassano del Grappa (Vi) – RUTH ORKIN. Leggenda della fotografia

Fino al 2 maggio 2022, i Musei Civici di Bassano del Grappa propongono la prima retrospettiva italiana di Ruth Orkin (1921-1985), leggendaria figura di fotoreporter ma anche cineasta americana, autrice del lungometraggio indipendente “Little Fugitive”, realizzato assieme al marito Morris Engel, premiato con il Leone d’Argento al Festival di Venezia del 1953.

Fino al 2 Maggio 2022
Bassano del Grappa (Vi), Museo Civico

RUTH ORKIN.
Leggenda della fotografia

Ruth Orkin, Jinx at AMEX, Florence, 1951 © Ruth Orkin Photo Archive

L’opera di Orkin arriva in Italia in concomitanza del centenario della nascita della fotografa (1921), da poco omaggiata di una retrospettiva a New York e Toronto e da una monografia di Hatije&Cantz. Dopo Bassano (unica tappa italiana), l’antologica, realizzata assieme a DiChroma Photography, inizierà un tour europeo ed è attesa a San Sebastian, in Spagna, e a Cascais, in Portogallo.

Ad annunciare questo, che per il mondo della fotografia è un vero evento, è la nuova direttrice dei Musei Civici bassanesi Barbara Guidi: «sono molto lieta di presentare l’opera di questa protagonista della fotografia del Novecento. La sua capacità di fondere assieme, in un’alchimia perfetta e misteriosa, la forza coinvolgente del racconto e la freschezza dell’attimo catturato al volo, fa di lei una delle artiste tra le più affascinanti del secolo scorso».

Le immagini di Ruth Orkin sono delle intense interpretazioni, qualunque sia il soggetto del suo sguardo: personaggi illustri del mondo hollywoodiano o newyorchese – come Robert Capa, Lauren Bacall, Albert Einstein o Woody Allen – o situazioni di vita straordinariamente ordinaria. Emblematiche le sue immagini riprese perpendicolarmente dalla finestra del suo appartamento sul Central Park o la celeberrima “American Girl in Italy”, icona della fotografia del Novecento che ha il primato di essere il secondo poster più venduto al mondo e che ancora oggi, al tempo del “mee too”, sollecita accese discussioni sul tema del sessismo.

La bella Nina Lee Craig, studentessa statunitense di storia dell’arte che la Orkin aveva conosciuto al rientro da un reportage in Israele, diviene la protagonista di una sequenza di immagini scattate per le strade di Firenze che racconta l’esperienza di una giovane americana in viaggio nell’Italia del dopoguerra. In questi scatti permeati dall’atmosfera dei film americani degli anni Cinquanta, “Vacanze romane” in primis, la Orkin dimostra non solo di saper cogliere col suo obbiettivo situazioni potentemente iconiche, emblematiche, intriganti, ma di saper fare di queste immagini i lemmi di un racconto potentemente evocativo.

L’eco del linguaggio cinematografico ha un ruolo centrale nella poetica della Orkin.
Tanto negli scatti singoli quanto nei lavori composti da sequenze di fotogrammi, Orkin dà vita a veri e propri storytelling, dando prova di saper trasformare un “semplice” ritratto o un paesaggio urbano, sia esso di New York, di Roma o Venezia, in un racconto in cui luoghi e persone si rispecchiano l’uno nell’altro.

Il mondo del Cinema era del resto un luogo familiare a Ruth Orkin. Figlia d’arte, Ruth crebbe nella Hollywood degli anni d’oro, il secondo e terzo decennio del Novecento, da Mary Ruby, un’intensa interprete del muto. A dieci anni ebbe tra le mani la prima macchina fotografica, una Univex costata 39 centesimi, donatale per il suo compleanno. Dotata di un’indole avventurosa, ancora giovanissima parte in sella alla sua bici da Los Angeles per raggiungere New York e visitare l’Expo del 1939, registrando in suggestive immagini luoghi e persone incontrati in questo lungo e solitario viaggio.

Dopo aver sognato di diventare regista per la MGM, professione allora preclusa alle donne, Orkin si trasferisce a New York nel 1943 lavorando come fotografa in un locale notturno. Negli anni Quaranta scatta per i maggiori magazine del tempo come LIFE, Look, Laydies Home Journal divenendo una delle firme femminili più importanti della fotografia. Documenta inoltre il Tanglewood Music Festival – dove incontra Leonard Bernstein, Isaac Stern, Aaron Copland e molti altri. Nel ‘47 pubblica per il magazine “Look” la sequenza di scatti “Jimmy the Storyteller”. Appassionata di musica e di cinema ne immortala i protagonisti in ritratti vividi e straordinariamente intensi, ma rivolge la sua attenzione anche ad altri personaggi del jet set internazionale.

Nel 1951 “LIFE” le commissiona un reportage in Israele. Dalla successiva visita a Firenze nasce la citata “American Girl in Italy”. Poi l’adesione alla Photo League nel 1952, il matrimonio con Engel e la realizzazione di alcuni lungometraggi come “Little Fugitive” nominato agli Oscar per la migliore sceneggiatura. Una carriera di successo nella quale, accanto ai lavori per il New York Times e altre testate, Orkin continua il suo personale viaggio nella quotidianità dando vita a progetti originalissimi come “A World Outside My Window”, pubblicato nel ’78, con il quale racconta semplicemente ciò che scorre sotto le finestre di casa sua.


RUTH ORKIN
LEGGENDA DELLA FOTOGRAFIA

Museo Civico di Bassano del Grappa 18.12.2021 – 2.5.2022
Piazza Garibaldi 34 Bassano del Grappa (VI)
www.museibassano.it

Uffici stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo Roberta Barbaro
T. +39 049 663499
E. roberta@studioesseci.net

Chiara Padovan
Comune di Bassano del Grappa T. +39 0424 519373
E. ufficiostampa@comune.bassano.vi.it

Comunicazione Musei Civici
T. +39 0424 519919
E. museo@comune.bassano.vi.it

IMMAGINE DI APERTURA Ruth Orkin, American Girl in Italy, Florence, 1951 © Ruth Orkin Photo Archive

Messina, Biblioteca Regionale – Prorogata mostra sul terremoto 1908 e iniziativa web in occasione della Giornata della Memoria

Si coglie l’occasione per segnalare sulla pagina Facebook istituzionale l’attenzione che questa Biblioteca dedica alla “Giornata della Memoria”.

Il Valore della Memoria
A OCCHI BEN APERTI SULLE CECITA’ DEL MALE

L’iniziativa darà la possibilità ai nostri followers di partecipare virtualmente inviando brevi elaborati o suggerimenti di lettura sulla casella di posta elettronica dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico.


Prorogata la mostra sul terremoto 1908 fino al 18 febbraio 2022

Per consentire una maggiore fruibilità, in considerazione delle contingenze pandemiche, che ne hanno fin qui condizionato l’apprezzamento, si comunica che l’esposizione bibliografica “Sulla città piagata e straziata dalla devastazione del 28 dicembre. La cesura riguardo all’esistente processo di urbanizzazione della Messina pre-1908 nei nuovi modelli di ricostruzione post-sisma. Il tributo alle vittime di poeti, scrittori e giornalisti.”, sarà perintanto prorogata fino al 18 febbraio p.v. nelle giornate e orari programmati (lun-ven, h 10-12:30).

La visita sarà consentita sempre previa prenotazione e con utilizzo di ogni dispositivo e misura di sicurezza anticovid prestabiliti.


Ufficio Relazioni con il Pubblico
Il Funzionario Direttivo
Maria Rita Morgana

urpbibliome@regione.sicilia.it
tel.090674564

Giornata della Memoria – Un insegnamento per il futuro

A distanza di tempo, la Shoah non è solo la tragedia che ogni anno è richiamata alla memoria per un giorno, il 27 di gennaio. Così come i Lager non sono semplicemente luoghi trasformati in musei dove sono conservate delle testimonianze tangibili, per mantenere vivo il ricordo degli orrori nazisti e delle loro vittime. Sono, a più forte ragione, elementi su cui costruire la coscienza civile delle prossime generazioni, in modo tale da condurre una vita collegata in termini dinamici ai punti nodali della storia, ispirando sentimenti di rifiuto di errori ed orrori da non ripetere più. Sono elementi che, in altri termini, suscitano sdegno contro smemoramenti e revisionismi, capaci di proiettare ombre infauste sull’avvenire. Non è possibile, infatti, lasciare cadere nel vuoto della quotidianità disinteressata le risoluzioni adottate dal Parlamento europeo per mantenere viva la memoria della Shoah, oppure la Dichiarazione di Stoccolma firmata nel gennaio 2000, che additano in modo inequivocabile gli atti di un crimine storico quale odierno impulso a non ripetere gli errori del passato. Oggi, pertanto, offriamo il nostro modesto contributo alla Giornata della Memoria, richiamandoci ad un manuale per gli insegnanti già pubblicato dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali. Questo perché ognuno di noi, su certi temi importantissimi di civiltà, può svolgere il ruolo d’insegnante, ma per farlo occorre essere preparati e proattivi. Viaggio nel passato – un insegnamento per il futuro, è senz’altro un valido strumento di conoscenza e di trasmissione della memoria.

VIAGGIO NEL PASSATO – UN INSEGNAMENTO PER IL FUTURO: MANUALE PER INSEGNANTI

A PROPOSITO DI FRA

VIAGGIO NEL PASSATO – UN INSEGNAMENTO PER IL FUTURO: MANUALE PER INSEGNANTI

IMMAGINE DI APERTURA: rielaborazione grafica tratta dal volume

Anpi: “Quella targa non va bene”

Il Comitato provinciale di Messina dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) esprime il proprio dissenso all’apposizione di una targa commemorativa giudicata “molto più che inopportuna“. Il comunicato, che riportiamo di seguito è stato inviato per conoscenza anche al Prefetto di Messina, al Sindaco di San Fratello e alla Procura della Repubblica di Patti.

In un clima nazionale percorso da intolleranza e razzismo, che va combattuto con determinazione da tutte le istituzioni e le forze democratiche del Paese, si va a collocare, da parte del Comune, una targa commemorativa a San Fratello (Messina) per ricordare il centenario di una grave frana (gennaio 1922) che colpì quel paese. La targa però più che rammentare la frana, le sue vittime e la devastazione del centro del messinese, celebra con molta più enfasi la visita del dittatore Benito Mussolini a San Fratello, avvenuta nel marzo 1924. Non tutti ricordano inoltre che il sindaco del tempo, generale Antonino Di Giorgio, da quel contatto con Mussolini ricavò il mese dopo, nel governo fascista, la carica di ministro della Guerra; e che tre mesi dopo, il 10 giugno 1924, veniva assassinato il deputato socialista e antifascista Giacomo Matteotti.

È opinione dell’Anpi provinciale che l’apposizione di questa targa sia contraria ai valori cui si richiama la nostra Costituzione, e che nell’aria pesante di intolleranza che soffia nel Paese la sua presenza sia molto più che inopportuna. In particolare è un esempio distorto che viene dato alle giovani generazioni, le quali, in assenza di condanna e ostracismo dei valori fascisti da parte delle istituzioni, rischiano di essere trascinate nel vortice dell’odio per i diversi, per “gli altri”.

L’Anpi chiede dunque all’opinione pubblica e alle forze democratiche di biasimare l’apposizione della targa, e alle autorità in indirizzo di voler agire per la sua pronta rimozione.

L’Associazione partigiana chiede pure alla Procura della Repubblica di Patti di voler verificare se nella targa stessa ricorrano eventuali violazioni della legge Scelba.

Nella settimana in cui si celebra la Giornata della Memoria della Shoah, lo sterminio di 6 milioni di innocenti per ragioni razziali, uno dei crimini più orrendi e feroci della storia della umanità, l’abisso più profondo in cui nazismo e fascismo ci hanno fatto sprofondare, sono avvenute decine di episodi che testimoniano di quanto coltivare la memoria e la condanna di quei fatti sia una priorità delle nostre azioni. Il più recente e sconcertante è il bullismo subito da un ragazzino di Livorno, da parte di due coetanee che l’hanno picchiato perché ebreo e definito meritevole dei forni crematori. Altrettanto sconcertante è il fatto che altri ragazzini presenti non hanno fatto nulla per difenderlo.

p. s. Nella targa c’è pure un errore marchiano: Di Giorgio nel marzo 1924 era solo sindaco; ministro della Guerra fu nominato il 30 aprile dello stesso anno.

IMMAGINE DI APERTURA – La targa posta a San Fratello

Milano: Open Call ReA! Art Fair 2022 – Apre il bando dedicato agli artisti emergenti

Apre il bando dedicato agli artisti emergenti per partecipare alla III edizione di ReA! Art Fair. La fiera, che ha portato un nuovo concept all’interno del settore artistico italiano, accoglierà i 100 artisti selezionati alla Fabbrica del Vapore nell’Ottobre 2022.

Open Call ReA! Art Fair 2022

Milano, Fabbrica del Vapore
1 febbraio – 15 maggio 2022

www.reafair.com

Veduta della esposizione ReA! Art Fair – foto di @xanikka

Dal 1° febbraio aprono le iscrizioni per la Open Call dedicata agli artisti emergenti che vogliono partecipare all’edizione annuale di ReA! Art Fair. La terza edizione si terrà nell’ottobre 2022 alla Fabbrica
del Vapore e ospiterà, come di consueto, le opere di 100 artisti selezionati dal team curatoriale. Tra le tante novità targate 2022, che verranno svelate nei mesi antecedenti all’apertura, ci sarà anche l’ampliamento dello spazio espositivo.
L’obiettivo della fiera, mission stessa dell’Associazione organizzatrice, è supportare il lavoro degli artisti
emergenti offrendo una prima piattaforma di incontro con i collezionisti e le gallerie, oltre all’opportunità di vendita e di confronto con un ampio pubblico.
È possibile presentare la propria candidatura dal 1° febbraio al 15 maggio 2022.

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

L’Associazione ReA Arte

Il team di ReA! Art Fair, foto di @xanikka

L’Associazione no profit ReA Arte nasce nel 2020 su iniziativa di un gruppo di giovani professioniste under 35 impegnate nel settore dell’arte. Pur con background differenti – dalla formazione curatoriale alla comunicazione culturale al fundraising – le organizzatrici si raccolgono intorno a uno scopo comune: promuovere l’arte e la cultura attraverso il sostegno di artisti emergenti, garantendo loro accessibilità al settore ed eque opportunità. A questo obiettivo si aggiunge quello di avvicinare il pubblico a un mercato dell’arte inclusivo e trasparente.
Intorno a questa mission nasce ReA! Art Fair, arrivata nel 2022 alla terza edizione. A questa si affianca il dipartimento di formazione ReA! Education & Consulting che propone workshop e servizi di consulenza dedicati agli artisti emergenti e agli operatori di settore con l’obiettivo di trasmettere competenze specifiche per presentarsi e lavorare nel mercato dell’arte contemporanea, in modo strategico ed efficiente.


Scheda tecnica

Titolo: Open Call ReA! Art Fair 2022
Ideata e diretta da
Associazione ReA Arte
Durata bando: 1 febbraio – 15 maggio 2022
Annuncio artisti: 1 giugno 2022
Application fee:
20,00 € (early bird, 1 febbraio – 1 marzo 2022)
35,00 € (2 marzo – 15 maggio 2022)

Info al pubblico:
info@reafair.comwww.reafair.com
Facebook | Instagram | LinkedIn: @rea.fair

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina Open Call