Milano, Artcurial: Mostra TARTE TATIN. Marta Ravasi e Gaetano Di Gregorio

  • Nella sua sede di Milano, Artcurial presenta una mostra intima, dedicata al confronto tra i dipinti di Marta Ravasi e le sculture di Gaetano Di Gregorio.
  • Ad accomunare la poetica degli autori è l’idea organica di opera d’arte, che si realizza pienamente solo quando messa in condizione di risuonare in altri lavori.
  • L’obiettivo di Artcurial è valorizzare i talenti emergenti under 35 nazionali e internazionali, dando loro spazio e promuovendone l’opera senza intenti commerciali.
MILANO
ARTCURIAL
 
TARTE TATIN
Marta Ravasi 
Gaetano Di Gregorio

A cura di Pia Sophie Biasi e Luca Zuccala

14 maggio – 15 giugno 2025
Inaugurazione: martedì 13 maggio ore 18.00-20.00

La casa d’aste parigina Artcurial ospita nella sua sede di Milano, dal 14 maggio al 15giugno 2025, la mostra Tarte Tatin, a cura di Pia Sophie Biasi e Luca Zuccala, che presenta le opere di Marta Ravasi e Gaetano Di Gregorio in un percorso di dialogo e assonanze.

“Le opere dei due autori, pur distanti per forma e contenuto, sono pensate come parti di un grande insieme in cui ogni lavoro dialoga con gli altri componenti delle rispettive produzioni affermano i curatori Pia Sophie Biasi e Luca Zuccala. Da qui nasce l’idea di metterle in contatto, attivando la loro capacità di perpetuare il proprio spirito partecipativo e disposto a risuonare anche in altre forme d’arte”.

Marta Ravasi (Merate, 1987) è una pittrice attiva a Milano, autrice di piccole nature morte, impastate con delicatezza sui toni del marrone, verde e grigio, che rappresentano elementi quotidiani così sfumati da confondersi con lo sfondo, tono su tono, come saturati dalle migliaia di volte che sono stati osservati.

Due Gigli, Quattro Gigli, Prima Frutta, Fruttini, Pesche sono i titoli e i soggetti di alcune delle opere in mostra, che acquisiscono carica poetica grazie alle scelte che la pittrice ha apportato per delinearne l’immagine: l’angolazione, la composizione, il numero di elementi, i volumi; ma anche la sua disposizione emotiva nel momento in cui li ha dipinti, i pensieri che l’accompagnavano, il sentimento che vi ha impresso.

Gaetano Di Gregorio (Catania, 1972) è uno scultore di stanza a Venezia, che elabora i suoi lavori in diretto dialogo con la memoria e l’ambiente, recuperando scarti di argille e semilavorati industriali per l’edilizia a base ceramica e aggregandoli in un processo di lavorazione quasi a secco, nell’ottica di un riutilizzo circolare e totale del materiale.

Nello specifico, in mostra da Artcurial presenta una serie di vasi, piatti e ceramiche di vari ordini formali, disponendoli sul pavimento come frammenti sparsi di un gioco dimenticato: ogni pezzo è un oggetto singolo, ma unitamente formano un insieme ludico e organico che invita a un’osservazione attenta e curiosa.

Intorno a questa vivace disposizione, le nature morte di Marta Ravasi offrono un contrappunto tranquillo, emanano una sottile eleganza e forniscono uno sfondo calmo e contemplativo che, in dialogo con le forme dinamiche di Di Gregorio, creano uno spazio equilibrato e coinvolgente in cui movimento e quiete convivono dolcemente.

Marta Ravasi è nata a Merate nel 1987 e vive e lavora a Milano. Ha studiato presso l’Accademia di Brera, Milano, 2007 – 2009; Hogeschool Sint Lukas, Bruxelles, 2008 e Wimbledon College of Arts, UAL, Londra, 2011 – 2012. Attualmente insegna pittura alla NABA a Milano. Tra le sue mostre personali: Solo Geometry, Painter Painting Paintings, 2024; Marta Ravasi, Diez Gallery, Amsterdam, 2024; Bucce, Acappella, Napoli, 2023; Planet Caravan, Sonnenstube, Lugano 2021; Violette di Marte, Fanta-MLN, Milano, 2017.Mostre collettive recenti: Clipper Cuts, Bruxelles, 2025; NAR, Distance of the Rim, Tokyo, 2025; Le cose che non sappiamo, Galleria Romero Paprocki, Parigi, 2025; Premio Cairo, Museo della Permanente, Milano, 2024; Familiar, Galleria Gauli Zitter, Bruxelles, 2024; AMO Project, Laura Bartlett per Ambra Medda, London, 2023; Pittura Italiana Oggi, a cura di Damiano Gullì, Triennale, Milano, 2023.

Gaetano Di Gregorio è nato a Catania nel 1972. In giovane età si è trasferito da Caltagirone a Venezia per intraprendere i suoi studi all’Università IUAV. Attualmente vive e lavora a Venezia in cui coniuga il suo lavoro di architetto con quello di ceramista designer. Nel 2003 ha fondato Spiazzi, un centro indipendente per le arti visive e il design nei pressi dell’Arsenale, collaborando con la Biennale di Venezia. Nel 2006, a seguito di un bando del GAI (Giovani Artisti Italiani) ha vinto una residenza per artisti in Cina, a Jingdezhen, dove si è concentrato sulle tecniche di lavorazione della porcellana. Ha ripetuto la stessa esperienza nel 2015 a Dehua, sempre in Cina, per un Simposio internazionale di arte ceramica. Il lavoro di industrial designer è prevalentemente orientato alla ceramica. I suoi lavori, prodotti in serie limitata, sono correntemente esposti in fiere e rassegne nazionali e internazionali di settore. Alcuni dei suoi lavori sono stati acquisiti da collezioni privati e musei, tra cui l’Art Institute of Chicago e sono stati pubblicati su riviste di arredamento. Insegna come docente a contratto nel Corso di Laurea Triennale in Product e Visual Design presso l’università IUAV di Venezia


ARTCURIAL
Artcurial Italia ha aperto nel 2012 la sua sede di Milano in una splendida residenza nobiliare storica nel cuore della città e accanto al Duomo. È uno dei pilastri strategici delle aste di design italiano, nel cuore stesso del fiorente polo per i collezionisti di questa specialità. Questa importante filiale ha rafforzato la presenza di Artcurial nel mondo e il suo network internazionale per offrire un servizio locale ai propri clienti esteri. La sede di Milano organizza regolarmente eventi come mostre a tema sul design o sugli artisti italiani, convegni e anteprime dei capolavori della stagione, offrendo una panoramica degli oggetti e delle opere d’arte in asta. In particolare, Artcurial si impegna nella valorizzazione di talenti emergenti under 35 nazionali e internazionali, dando loro spazio e promuovendone l’opera senza intenti commerciali.


INFORMAZIONI
TARTE TATIN. Marta Ravasi
e Gaetano Di Gregorio
A cura di Pia Sophie Biasi e Luca Zuccala
Milano, Artcurial (Corso Venezia, 22)
14 maggio – 15 giugno 2025

Inaugurazione: martedì 13 maggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00

Orari: lunedì-venerdì, ore 10.00 – 18.30
Ingresso gratuito                

CONTATTI
Artcurial Italia
Milano, Corso Venezia 22
www.artcurial.com
 
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Anna Defrancesco comunicazione              
Via Madre Cabrini 10 – 20122 Milano          
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Reggio Emilia: FERPI a Fotografia Europea 2025

Una mattinata intensa e ricca di spunti quella che ha visto l’8 maggio scorso  FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, tornare tra i protagonisti culturali di Fotografia Europea, il festival internazionale dedicato all’immagine contemporanea, con il seminario “Avere vent’anni. Comunicazione Responsabile e nuove generazioni. Tra parole e algoritmi: comunicare con etica nell’era digitale”, organizzato dalla Delegazione FERPI Emilia-Romagna.

L’evento, sold out da giorni, ed ospitato nei suggestivi Chiostri di San Pietro, ha posto al centro del dibattito il rapporto tra le nuove generazioni e la comunicazione, tra verità e rappresentazione, tra narrazione e realtà, tra parole e dati. Una riflessione trasversale su come costruire – o ricostruire – una relazione di fiducia con chi oggi ha vent’anni, immerso in un ecosistema ipermediato e disintermediato allo stesso tempo, nel quale la comunicazione è ovunque ma la comunicazione responsabile resta una sfida ancora aperta.

Ad aprire i lavori, i saluti di Davide Zanichelli, Direttore della Fondazione Palazzo Magnani, seguiti dall’intervento di Filippo Nani– Presidente FERPI, che ha sottolineato la profondità del legame tra la Federazione e il festival. «La fotografia – ha sottolineato Nani – è uno dei linguaggi fondanti della comunicazione, ma Fotografia Europea, da diversi anni, è molto più di questo: è un festival che ci restituisce uno spaccato sociale e antropologico del nostro presente. FERPI condivide con questa visione il bisogno di interrogarsi sul ruolo e sulla responsabilità di chi comunica. Per questo siamo felici di esserci, ancora una volta, e di contribuire a tracciare una rotta».

Ferpi a Fotografia Europea 2025
8 maggio 2025 – Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia
AVERE VENT’ANNI. COMUNICAZIONE RESPONSABILE E NUOVE GENERAZIONI
Tra parole e algoritmi: comunicare con etica nell’era digitale

Il seminario è stato arricchito dalla presenza di relatrici e relatori di grande prestigio, provenienti dal mondo del giornalismo, dell’impresa, della ricerca, della comunicazione strategica e dell’analisi sociale. Ognuno di loro ha offerto uno sguardo originale e competente sul tema, contribuendo a sviscerare la complessità della comunicazione responsabile nell’era digitale: dalle trasformazioni del linguaggio e del racconto mediatico all’impatto delle tecnologie sulla nostra capacità di attenzione e di relazione, dal valore dell’autenticità e dell’errore nella costruzione dell’identità, fino al ruolo centrale delle nuove generazioni nel ridefinire le regole dell’ecosistema comunicativo.

La mattinata si è articolata in due panel tematici, ciascuno composto da interventi individuali seguiti da una tavola rotonda di confronto tra i relatori. Il primo panel, introdotto da Biagio Oppi – Consigliere Nazionale FERPI con delega alle Relazioni Internazionali e promotore del progetto “A Dire il Vero” di Pfizer, ha visto succedersi sul palco Silvestro Ramunno – Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-RomagnaSilvia Brena – giornalista, scrittrice e CEO di Network ComunicazioneFederico Montanari – docente di sociologia e semiotica all’Università di Modena e Reggio EmiliaFrancesca Corrado – economista, autrice e fondatrice della Scuola di Fallimento e Lisa Iotti  – giornalista e inviata del programma Presadiretta di Rai Tre.

Silvestro Ramunno ha aperto la serie di interventi illustrando il nuovo codice deontologico dei giornalisti, sottolineando come la libertà di stampa debba sempre accompagnarsi alla responsabilità: un principio che, per la professione giornalistica, si traduce nella deontologia. Un richiamo forte, soprattutto per i più giovani, spesso lontani dal mondo dell’informazione tradizionale, ai quali Ramunno ha rivolto un invito a riconoscere il valore di chi informa in modo professionale, con rigore e trasparenza.

È seguita la riflessione di Silvia Brena, che ha portato l’attenzione sul ruolo del linguaggio, delle parole e della loro capacità di costruire senso, identità e relazione. In un mondo segnato da contrasti e tensioni, ha spiegato, servono parole capaci di ascolto e dialogo, capaci di veicolare autenticità e coerenza. I giovani, ha osservato, sanno riconoscere ciò che è costruito o finto, e chiedono trasparenza nei messaggi come nei comportamenti.

Federico Montanari ha proposto una lettura critica del modo in cui i media raccontano i giovani, concentrandosi in particolare sul fenomeno della musica trap e rap. Ha evidenziato come, anche quando questi stili entrano nel mainstream – basti pensare alla loro presenza sempre più marcata a Sanremo – le narrazioni che li accompagnano restino spesso polarizzate, cariche di pregiudizi o stereotipi. È necessario, ha sottolineato, superare le semplificazioni e adottare uno sguardo più analitico e meno giudicante, capace di riconoscere la complessità delle espressioni culturali giovanili.

A portare il dibattito sul terreno dell’educazione al fallimento è stata Francesca Corrado, che ha decostruito l’ossessione per il successo proponendo una narrazione alternativa, più umana e reale. Il fallimento – ha evidenziato – è parte del percorso di crescita e apprendimento, e normalizzarlo è un passo necessario per restituire ai ragazzi la libertà di sbagliare, di riprovare, di imparare. Una comunicazione responsabile, ha aggiunto, deve includere anche i racconti imperfetti.

Ha chiuso la sequenza degli interventi del primo panel Lisa Iotti, con un’analisi acuta e documentata sull’impatto della tecnologia digitale sulla nostra capacità di attenzione. Nell’epoca del “clic”, ha osservato, restiamo iperstimolati ma incapaci di soffermarci davvero. L’attenzione, da intendersi non solo come sforzo ma come apertura e disponibilità, è diventata un bene raro, soprattutto tra i più giovani. I dati più recenti mostrano effetti allarmanti sullo sviluppo cognitivo, rendendo ancora più urgente una riflessione sul nostro modo di abitare il tempo, le piattaforme e le narrazioni.

La seconda parte della mattinata ha riaperto il confronto spostando il focus su dati, marketing, tecnologia e futuro, con gli interventi di Vilma Scarpino – CEO di BVA DoxaAlessandro Marani – co-founder di Oryoki e brand strategistNicola Giacché –fondatore dell’associazione Digital Freaks e digital strategist, e Francesco Canuti – Vice-presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Reggio Emilia.

Vilma Scarpino ha presentato i risultati di una ricerca recente e articolata, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 14 e i 74 anni, con un focus specifico sui giovani. Il suo contributo ha offerto uno sguardo empirico e approfondito sulle opinioni e i comportamenti delle nuove generazioni in relazione alla sostenibilità, all’intelligenza artificiale e al ruolo della comunicazione (i principali risultati della ricerca sono riportati nella parte conclusiva del comunicato).

Alessandro Marani ha offerto uno spunto potente sul ruolo del marketing contemporaneo, che non può più limitarsi a vendere, ma deve contribuire a generare valore culturale e sociale. La Generazione Z, ha osservato, pretende autenticità, inclusione e impatto reale: rifiuta narrazioni vuote e vuole sapere come vengono usati i propri dati. In questo scenario, i dati non sono semplici numeri, ma segnali, desideri, storie da interpretare. Per costruire connessioni durature, il marketing deve fondere intelligenza analitica, creatività e sensibilità, diventando un agente di trasformazione, non solo uno strumento di persuasione.

Nicola Giacché ha proseguito con un intervento dal tono provocatorio e lucido, ruotando attorno a una domanda solo apparentemente semplice: “Ma i giovani d’oggi, quanti anni hanno?” A partire da questa riflessione, ha decostruito l’etichetta di “nativi digitali”, mostrando come il rapporto tra la Gen Z e la tecnologia sia tutt’altro che lineare. Dietro l’uso disinvolto degli strumenti digitali, si nascondono domande aperte, una ricerca di senso, spazi di espressione e smarrimento. Giacché ha invitato a un cambio di prospettiva: è tempo di smettere di parlare dei giovani e cominciare a parlare con loro, costruendo forme di comunicazione autentiche e condivise.

A chiudere il secondo panel è stato Francesco Canuti, che ha posto l’accento sul valore delle relazioni come elemento strategico, non solo per la vita privata, ma per la sostenibilità delle organizzazioni. In un mondo iperconnesso e dominato dalla velocità, ha spiegato, le relazioni autentiche – basate su fiducia, ascolto e reciprocità – diventano una risorsa vitale per la crescita personale e professionale. Le relazioni sostenibili, ha sottolineato, sono il vero capitale del presente e del futuro.

I dati parlano chiaro: tra i giovani tra i 14 e i 34 anni emerge una consapevolezza matura, che supera la media generale. La conoscenza dei temi ESG è pressoché universale: il 90% degli italiani tra i 18 e i 74 anni dichiara di averne sentito parlare, ma il dato sale al 92% tra i 18-34enni e addirittura al 95% tra i giovanissimi tra i 14 e i 17 anni. Un segnale che testimonia come le tematiche ambientali, sociali e di governance abbiano ormai fatto breccia nel linguaggio quotidiano delle nuove generazioni.

La sostenibilità non viene percepita come un concetto astratto o una moda passeggera: l’80% degli intervistati la considera una necessità. Tuttavia, i giovani interrogano le modalità con cui essa viene proposta. Tra gli Under 25, il 59% si dichiara disposto a pagare un prezzo maggiore per prodotti sostenibili, ma questa disponibilità si accompagna a un’attenta valutazione dell’accessibilità economica e della coerenza tra valori dichiarati e azioni reali. Non basta più “comunicare sostenibilità”: occorre dimostrarla in modo concreto, inclusivo e verificabile.

Anche nei comportamenti quotidiani emergono segnali incoraggianti: l’85% degli Under 35 afferma di impegnarsi attivamente in pratiche green, con una propensione ancora maggiore in presenza di strumenti che incentivano il comportamento virtuoso, come App premianti o iniziative di gamification. È una generazione che agisce, ma che chiede anche un ritorno: culturale, simbolico o pratico.

L’attenzione non è però rivolta solo all’ambiente. Il rapporto con l’intelligenza artificiale rappresenta un altro campo d’indagine centrale, e anche in questo caso la posizione giovanile appare lucida e articolata. Pur riconoscendo all’IA un ruolo potenziale positivo in termini di efficienza e innovazione (lo afferma il 66% del campione), ben il 72% degli italiani manifesta un timore diffuso che la tecnologia possa “sopraffare” l’umano. I rischi percepiti sono molteplici: la manipolazione delle informazioni (indicata dal 60%), la perdita di autenticità nei contenuti (50%) e la disinformazione (39%) sono gli aspetti che destano maggiore preoccupazione. Non si tratta di tecnofobia, ma della richiesta di regole chiare, alfabetizzazione digitale e un’etica della tecnologia che sappia coniugare progresso e tutela.

Anche il tema dei canali di comunicazione è stato esplorato dalla ricerca. I social media si confermano come principale punto di contatto per i giovani (68%), ma non esclusivo: il 33% ritiene che eventi dal vivo e momenti di confronto reale abbiano un ruolo importante per informarsi e orientarsi. Al contrario, i media tradizionali perdono rilevanza: solo il 23% dei giovani cita la TV, il 13% la radio e il 10% la stampa tra i propri canali di riferimento. Ciò che emerge è il bisogno di un ecosistema comunicativo ibrido, che sappia combinare immediatezza e profondità, rapidità e relazione.

Infine, la ricerca ha messo in luce un elemento spesso sottovalutato: la sorprendente maturità economico-finanziaria dei giovanissimi. Il 76% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni conosce almeno uno strumento di risparmio, mentre il 58% sarebbe disposto a utilizzarlo per investire. Una generazione che non solo si interessa di sostenibilità, ma è pronta a compiere scelte responsabili anche sul piano economico. Anche il lavoro sostenibile è visto con favore dalla maggioranza dei 18-34enni, sebbene una quota crescente (18%, in aumento rispetto al 2023) esprima timori per le conseguenze occupazionali delle transizioni in atto. È il segnale di una domanda crescente di trasparenza, orientamento e formazione.

In sintesi, i dati restituiscono l’immagine di una generazione esigente ma non sfiduciata, consapevole ma non disillusa. Giovani che non si accontentano di messaggi rassicuranti, che rifiutano l’incoerenza, che cercano nella comunicazione non solo intrattenimento, ma anche senso, verità e possibilità di partecipazione. Una generazione con cui comunicare è una sfida, ma anche un’opportunità per costruire un futuro condiviso.

FERPI desidera ringraziare tutti i relatori e i partner che hanno reso possibile questo momento di confronto ricco e plurale: Palazzo Magnani e Fotografia Europea, la Fondazione Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, Unindustria Reggio Emilia, Oryoki, Coop Alleanza 3.0 e la Gazzetta di Reggio. Proseguire il dialogo con le nuove generazioni, ascoltarne bisogni e visioni, e continuare a promuovere una cultura della comunicazione autentica, etica e responsabile, resta per FERPI una priorità assoluta. Perché comunicare non è solo raccontare, bensì contribuire a costruire una società più consapevole e inclusiva. Un grazie particolare va alla Delegazione FERPI Emilia-Romagna, in particolare alle socie Barbara Benfenati, Melita Montani, Veronica Boldrin, Ilaria Morandi e Giulia Bergami per l’impegno e la dedizione nella realizzazione dell’evento.


FERPI | Dal 1970 è l’associazione che, con la Presidenza affidata a Filippo Nani, rappresenta in Italia i professionisti delle Relazioni Pubbliche e della Comunicazione. I soci FERPI operano come liberi professionisti, dirigenti, funzionari, dipendenti e collaboratori di aziende, enti pubblici, Enti del Terzo Settore, docenti universitari. Partecipano alla vita di FERPI anche studenti e neolaureati.


Media Relations FERPI
Diana Daneluz
Mail: mediarelationferpi@gmail.com

Pisa: Scopriamo le biciclette al Museo della Grafica in occasione di Amico Museo 2025

In occasione di Amico MuseoAria di primavera nei musei toscani, iniziativa promossa dalla Regione Toscana giunta alla sua XXII edizione, il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Comune di Pisa, Università di Pisa) organizza

Attività per famiglie (Età: 6-11 anni)
Sabato 17 maggio 2025, ore 15:30

In compagnia di alcune biciclette d’epoca scopriamo l’evoluzione di questo mezzo di trasporto e la storia del Giro d’Italia per poi realizzare insieme un’opera d’arte in movimento!

Prenotazione obbligatoria fino a esaurimento dei posti disponibili inviando un’e-mail a: educazione.museodellagrafica@sma.unipi.it entro venerdì 16 maggio, ore 13:00.

Costo: 6 euro a bambino con un adulto accompagnatore

Maggiori informazioni: https://museodellagrafica.sma.unipi.it/2025/05/un-giro-al-museo-amico-museo-2025/

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-67-59-70)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it
www.facebook.com/museodellagrafica
www.instagram.com/museodellagrafica


Si invita a prendere visione dell’informativa segnalando che durante l’evento saranno effettuate riprese foto e video. Con la partecipazione all’evento si intende prestato il consenso al trattamento della propria immagine che potrà essere pubblicata su siti web, canali social media e altre piattaforme pubbliche del Sistema Museale di Ateneo e dell’Università di Pisa.


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Il PHOTOFESTIVAL si chiude con successo: la fotografia del futuro protagonista a Torino

Liquida Photofestival torna con la sua IV edizione, in programma dall’8 all’11 maggio 2025, al Polo del ‘900 di Torino. Un nuovo capitolo per il festival di fotografia contemporanea, diretto da Laura Tota e prodotto da PRS Srl Impresa Sociale, che continua a esplorare le molteplici forme espressive dell’immagine contemporanea.

Le storiche sale di Palazzo San Daniele, all’interno del Polo del ‘900, ospiteranno il Festival, accogliendo i progetti di autori emergenti nazionali e internazionali, oltre a sessioni di letture portfolio, laboratori, talk, incontri, workshop con professionisti del settore e una sezione dedicata all’editoria a cura di Vittoria Fragapane, book editor della casa editrice elvetica Artphilein.

LIQUIDA PHOTOFESTIVAL
IV EDIZIONE | 8 – 11 maggio 2025
Polo del ‘900 – Torino
 
Liquida Photofestival 2025 si chiude con successo: la fotografia del futuro protagonista a Torino
Quattro giorni di mostre, incontri e nuovi sguardi hanno trasformato il Polo del ‘900 in un laboratorio di visioni contemporanee.

Con grande partecipazione di pubblico e una ricca presenza di artisti, curatori, editori e appassionati, si è conclusa ieri la quarta edizione di Liquida Photofestival, il festival indipendente dedicato alla fotografia contemporanea emergente, ideato e curato da Laura Tota e prodotto da PRS Srl Impresa Sociale, che ha trasformato per quattro giorni gli spazi di Palazzo San Daniele al Polo del ‘900 di Torino in un laboratorio aperto sulla fotografia d’autore del presente.

Il tema di quest’anno, “Il giorno in cui ricorderò”, ha attraversato l’intera programmazione, proponendo una riflessione visiva e poetica sul rapporto tra memoria e immagine, tra archivi privati e collettivi, tra ciò che resta e ciò che si trasforma. Le opere di oltre 40 autori e autrici, italiani e internazionali, hanno animato un percorso espositivo ricco e articolato, completato da incontri, presentazioni editoriali e letture portfolio.

Questa edizione di Liquida Photofestival, la quarta, ha rappresentato un importante appuntamento all’insegna dell’inclusività: autori e autrici di ogni età, genere, ricerca e provenienza hanno portato a Torino uno sguardo caleidoscopico sulla fotografia contemporanea. Ottimi i riscontri del pubblico, che ha avuto anche l’occasione di confrontarsi con un tema attuale e urgente quale quello della memoria. Un ringraziamento speciale va a Greg. C. Holland, Sofiya Chotyrbok e Varvara Uhlik per aver partecipato al Guest Project What Echoes Remain, ai fotografi e alle fotografe della sezione Exhibition, e ai membri della giuria del Grant di questa edizione. L’appuntamento è per l’anno prossimo, con un nuovo tema e nuovi sguardi da scoprire“, ha dichiarato Laura Tota, direttrice artistica del festival.

La chiusura di Liquida è stata anche occasione per annunciare i progetti vincitori dei premi speciali. La vincitrice della Liquida Winter Edition è Giulia Gustavsen Angelini, autrice del progetto “Priesthood is also female”, che riflette in modo originale sui ruoli religiosi e sull’identità femminile. Angelini parteciperà alla prossima edizione invernale del festival, che si terrà durante Paratissima in Art Week. Il Fiuto Art Space Prize 2025 è stato assegnato a Lorenzo Gonnelli con “Acciaio”, una narrazione visiva tra materia, paesaggio e memoria industriale. L’artista sarà protagonista di una mostra personale presso Fiuto Art Space, spazio curatoriale diretto da Alex Urso, recentemente riconosciuto tra i “Luoghi del Contemporaneo” dal Ministero della Cultura.

Tra le novità più significative di questa edizione, si segnala il rafforzamento dell’impegno per l’inclusività, realizzato in collaborazione con interpreti in Lingua dei Segni Italiana (LIS). Le visite guidate accessibili e la traduzione degli interventi principali hanno garantito un’esperienza culturale realmente aperta e condivisa, in linea con la visione di un festival inclusivo, partecipativo e attento alla diversità dei pubblici. Anche sul fronte della sostenibilità, Liquida ha compiuto passi importanti. Il festival è infatti coinvolto in un percorso di certificazione ISO 20121, per l’adozione di pratiche responsabili nella gestione degli eventi culturali, in linea con i criteri ESG.

Con una proposta curata, inclusiva e sempre più riconosciuta a livello nazionale e internazionale, Liquida Photofestival si conferma come un punto di riferimento per la fotografia d’autore emergente e una voce capace di intercettare e valorizzare i linguaggi visivi del presente.

Con il patrocinio di Città di Torino, Città Metropolitana di Torino e Regione Piemonte
In collaborazione con Polo del ‘900
Media Partner: Collater.al Magazine, BMB Live Studio
Official Automotive Partner: Gino Spa, OMODA&JAECOO Italia
Powered by: Paratissima, PRS Srl Impresa Sociale.

CONTATTI:
www.paratissima.it/liquida-2025/
www.instagram.com/liquidaphotofestival/
 
UFFICIO STAMPA:
Daccapo Comunicazione
info@daccapocomunicazione.it

Stra (Venezia): La forza del colore. Roberto Capucci a Villa Pisani

La mostra “La forza del colore. Roberto Capucci a Villa Pisani” è un evento straordinario, pensato per omaggiare la carriera di Roberto Capucci, uno dei più celebri e innovativi stilisti italiani, che ha profondamente influenzato l’evoluzione della moda. La mostra, che comprende venti abiti, una settantina fra disegni, schizzi e fotografie d’epoca esplora il connubio tra la sua visione artistica e gli spazi storici di Villa Pisani, trasformando l’intero percorso espositivo in un’esperienza sensoriale unica.

LA FORZA DEL COLORE.
Roberto Capucci a Villa Pisani
Stra (Venezia), Museo Nazionale Villa Pisani
17 maggio – 2 novembre 2025

A cura di Enrico Minio Capucci, Alvise Capucci e Francesco Trentini.

Mostra promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto – Museo Nazionale di Villa Pisani in collaborazione con Suazes e la Fondazione Roberto Capucci.

Unendo la moda alla storia, l’esposizione esalta l’incredibile legame tra le sue creazioni scultoree e gli ambienti di grande suggestione della monumentale residenza fondata dalla famiglia Pisani nella prima metà del XVIII secolo. Si avvia così un dialogo nuovo, imprevedibile e suggestivo, che cattura l’attenzione a partire dall’elemento che forse più degli altri ha caratterizzato da sempre le creazioni di Capucci: il colore.

Le opere di Capucci, che vanno oltre la concezione tradizionale di abito, sono vere e proprie sculture indossabili. Ogni sua creazione è concepita come un’opera d’arte tridimensionale, con linee, volumi e strutture complessi che si impongono quali vere e proprie “sculture viventi” o “sculture in movimento”. Questi capolavori non solo raccontano la maestria e l’ingegno di Capucci, ma diventano anche veicolo di emozioni.

L’introduzione di questi pezzi unici nelle stanze di Villa Pisani avviene nel segno di un incontro eccezionale: gli ambienti della Villa con la loro carica estetica diventano il contesto ideale per accogliere le creazioni di Capucci, nel segno di un connubio perfetto che fonde l’eleganza della moda con la monumentalità degli spazi storici, in una sintesi sorprendente. La mostra rappresenta quindi una duplice opportunità. Da un lato, offre la possibilità di immergersi nell’universo creativo di Roberto Capucci, uno dei pionieri della moda contemporanea, che ha saputo trasformare l’abito da semplice vestito a vera e propria opera d’arte. Dall’altro lato, rappresenta un invito a scoprire e apprezzare la bellezza storica di Villa Pisani sotto nuove prospettive. Attraverso questa esposizione, gli ambienti della Villa vengono in un certo senso riplasmati dalle sculture di Capucci, vere generatrici di spazio e di dinamismo cromatico capaci di fondersi armoniosamente con le decorazioni e le architetture della Pisani.

Ogni abito diventa una struttura che si innalza, si espande, si modella, proprio come un edificio che cresce nello spazio, interagendo con le sue linee, la sua luce e i suoi volumi. La presenza degli abiti nelle sale storiche suggerisce una visione di fusione tra il movimento e la staticità, tra il dinamismo della moda e la solidità dell’architettura. In questo scenario, l’interazione tra capolavori sartoriali e spazi storici apre una riflessione sulla natura della bellezza e sulla sua evoluzione. L’arte di Capucci, che gioca con forme scultoree e geometrie audaci, si fa ponte tra passato e presente, dimostrando che la moda non è solo tendenza, ma una fondamentale forma di espressione artistica e culturale.

Punto di partenza di questo dialogo è l’abito da nozze di Capucci ispirato ai colori del Tiepolo; con un corteo di altri quattro pezzi, esso sarà collocato nel cuore del grande Salone da Ballo, sotto lo straordinario cielo affrescato di uno dei maggiori capolavori dell’ariosa e luminosa pittura del XVIII secolo: l’Apoteosi della famiglia Pisani, apice della pittura di soffitto di Giambattista Tiepolo. Su questo abito convergerà un percorso espositivo articolato tra piano terra e piano nobile del complesso museale di Stra.

Le tre sale espositive del piano terreno offriranno tre importanti focus dedicati al colore nel lavoro di Capucci mentre negli antisaloni sud e nord del piano nobile – quasi un contrappunto al corteo di abiti del Salone del Tiepolo – una selezione di disegni del maestro e materiale fotografico d’archivio permetterà di gettare uno sguardo sul processo creativo del grande stilista.

La mostra, curata da Enrico e Paolo Alvise Minio della Fondazione Capucci e da Francesco Trentini, è promossa dalla Direzione regionale Musei Nazionali Veneto – Museo Nazionale di Villa Pisani in collaborazione con Suazes e la Fondazione Roberto Capucci.

Il progetto è realizzato dal Museo Nazionale di Villa Pisani con Suazes che lo scorso anno, negli stessi spazi ha organizzato una mostra dedicata al lavoro del fotografo Federico Garolla.


Orari: martedì – domenica 9.00 – 20.00
Prezzi: 15 euro intero, ridotto 9 euro.

Ufficio Stampa:
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
www.studioesseci.net
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

BLUE GALLERY, Venezia: Giuseppe Modica un dialogo continuo tra primi piani e orizzonti lontani

La Blue Gallery presenta Sguardo a distanza, una mostra personale di Giuseppe Modica, in programma dal 12 maggio al 12 giugno 2025.

La pittura di Modica si confronta con il tema della distanza, intesa come spazio fisico e mentale, come tensione magnetica tra realtà e immaginazione. In un dialogo continuo tra primi piani e orizzonti lontani, i suoi dipinti danno forma a un altrove enigmatico e ineffabile, dove la geometria dell’aria e la luce diventano protagoniste di una visione sospesa tra reale e metafisico. Attraverso l’apparizione di terre lontane, di improbabili fortezze o di inquietanti navi fantasmatiche, Modica ci invita a contemplare non solo lo spazio ma anche il tempo, in una circolarità che abbraccia memoria, presente e futuro.

SGUARDO A DISTANZA 
Personale dell’Artista Giuseppe MODICA
a cura di Silvio Pasqualini
testo critico di Claudio STRINATI

12 maggio – 12 giugno 2025
Opening 12 maggio 2025 h.18

Blue Gallery 
Sestiere Dorsoduro 3061, Venezia

La Blue Gallery è lieta di annunciare Sguardo a distanza, mostra personale di Giuseppe Modica, visitabile dal 12 maggio al 12 giugno 2025. In questa selezione di opere recenti, l’artista siciliano indaga il concetto di distanza come strumento pittorico e percettivo. Primi piani e orizzonti lontani si alternano in un continuo dialogo, costruendo visioni sospese tra realtà e immaginazione, dove la pittura si fa soglia, filtro, riflessione. Un invito a uno sguardo “secondo”, più profondo e meditato.

Come sottolinea il curatore Silvio Pasqualini, il legame tra Modica e la Blue Gallery nasce da una coincidenza significativa: «Il blu è un colore che l’artista si porta dentro, da sempre. È il suo mare, la sua luce siciliana». Quel blu diventa cifra poetica e architettonica, elemento strutturale di un linguaggio che coniuga tensione metafisica e razionalità compositiva.

Nelle opere di Modica si riconoscono due piani fondamentali: «uno onirico, narrativo, e uno fortemente legato allo studio dell’architettura». I piani orizzontali e verticali si intersecano come coordinate simboliche per articolare spazi di memoria. Le sue immagini – paesaggi nitidi, finestre sospese, sagome allarmanti di navi da guerra – restituiscono una visione del mondo “a distanza”, dove la nostalgia si sublima e si fa bagaglio creativo.

Come evidenzia anche Claudio Strinati, Modica è oggi una delle voci più significative della pittura italiana contemporanea. La sua ricerca, nutrita di riferimenti che spaziano da Piero della Francesca a Mondrian, si distingue per l’equilibrio tra precisione prospettica e profondità spirituale. Ogni opera diventa così un viaggio mentale, «sospeso tra immobilità e vertigine».

Sguardo a distanza è un’occasione per attraversare una soglia invisibile, lasciandosi guidare dalla luce, dal blu e dalla memoria nell’universo pittorico di un artista che, attraverso la trasparenza e la riflessione, continua a interrogare la sostanza stessa della visione.

Giuseppe Modica nasce a Mazara del Vallo nel 1953.  È artista affermato in ambito nazionale ed internazionale, tra i principali esponenti di una nuova metafisica nel panorama artistico italiano del secondo Novecento.

Le sue opere sono caratterizzate da atmosfere enigmatiche e indagano la pittura nelle sue varie articolazioni: da uno spazio misurato e fenomenico della superficie ad uno spazio illusorio ed immaginario della profondità; questa distanza ineffabile ed invisibile si concretizza nella cifra stilistica del suo linguaggio. In questo flusso circolare trovano un ruolo fondamentale il tempo, la luce e la memoria, nelle sue accezioni di memoria personale, culturale, antropologica.  

Giuseppe Modica ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze.  Nel 1986 si è trasferito a Roma, dove attualmente vive e lavora. È stato titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti a Palermo, Macerata, Bologna, Roma e Direttore del dipartimento arti visive a Roma. 

Hanno scritto di lui, fra gli altri, studiosi come Maurizio Fagiolo dell’Arco, Claudio Strinati, Vittorio Sgarbi, Janus, Guido Giuffrè, Marco Goldin, Giovanni Lista, Sasha Grishin, Gabriele Simongini, Giovanni Faccenda, Francesco Gallo Mazzeo, Marcello Fagiolo, Giuseppe Appella; letterati e filosofi come Leonardo Sciascia, Antonio Tabucchi, Giorgio Soavi, Massimo Onofri, Rocco Ronchi, Roberto Calasso, Giorgio Agamben, Zhang Xiaoling, Ying Yinfei, Silvio Perrella, Roberto Deidier e altri. 

ALCUNE ESPOSIZIONI  

Ha esposto in Italia e all’estero, a partire dal 1973, in prestigiose retrospettive, rassegne museali e mostre personali. Fra  le altre si segnalano: 2024 Rotte mediterranee e visione circolare a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Gabriele Simongini, Museo Andersen, Roma; 2022  Schema and Trascendence a cura di Chen Jian e Ying Yinfei, Zhejiang Art Museum, Hang Zhou; 2021 Giuseppe Modica Atelier 1990-2021 a cura  di Giuseppina Di Monte e Gabriele Simongini, Museo Andersen, Roma; 2018 Light of memory  a cura di Giorgio Agamben e Zhang Xiaoling, Accademia Nazionale Cinese di Pittura, Pechino; 2017 Phoenix Art Exhibition Musei Civici, Fenghuang; 2016-17 Atelier di Luce e di Memoria a cura di Donatella Cannova, Istituto Italiano di Cultura Sidney, Ambasciata Italiana Canberra e Istituto Italiano di Cultura Melbourne; 2016 collocazione del trittico  La Crocefissione di Luce nella Chiesa Madre di Gibellina, a cura di Marcello Fagiolo; 2015 La melancolie onirique de Giuseppe Modica, a cura di Giovanni Lista, Galleria Sifrein, Parigi; 2014 La luce di Roma a cura di Roberto Gramiccia, Galleria La Nuova Pesa, Roma; 2011 54° Biennale d’arte, Padiglione Italia Arsenale, Venezia; 2010 Inseguire la pittura  a cura di Laura Gavioli, Galleria Civica, Potenza; Roma e la città riflessa a cura di Claudio Strinati,  Palazzo di Venezia, Roma; 2007 La realtà dell’illusione a cura di Guido Giuffrè,  Galleria Civica, Marsala; 2005 L’enigma del tempo e L’alchimia della luce  a cura di Aldo Gerbino, Loggiato di San Bartolomeo, Palermo; 2004  Piero ed altri enigmi a cura di Giovanni Faccenda, Galleria Civica, Arezzo; “Riflessione” come metafora della pittura a cura di Claudio Strinati, Complesso del Vittoriano, Roma; 2002 La luce è la luce è la luce, a cura di Maurizio Fagiolo dell’Arco, Palazzo del Seminario,  Mazara del Vallo; 1999 XIII Quadriennale d’arte, Palazzo delle Esposizioni, Roma 

https://giuseppemodica.com

BLUE GALLERY

Situata tra Campo Santa Margherita e il Ponte dei Pugni a Venezia, con la nuova direzione si impegna a promuovere artisti basandosi esclusivamente sull’apprezzamento artistico e sul rispetto personale, respingendo le pratiche espositive convenzionali. Il direttore Silvio Pasqualini, Maestro d’arte e pittore, intende creare un cenacolo artistico ideale e reale, dove gli artisti possano esprimersi liberamente. Il  blu avio, colore distintivo di questo spazio, ispira sensazioni di benessere e creatività, come trovarsi tra cielo e mare


Giuseppe Modica è arrivato a un punto culminante della sua parabola, tale da renderlo una figura emblematica della storia della pittura italiana nel passaggio tra Novecento e Duemila. 

Il suo percorso è disseminato di momenti topici ciascuno segnato da incontri significativi con figure di critici, storici, intellettuali che, a loro volta, sono state e sono figure di riferimento per la nostra cultura. 

Modica infatti, esordendo giovanissimo, (nasce nel 1953 a Mazara del Vallo) manifesta una forte e determinata personalità subito negli anni ottanta del Novecento, quando il suo lavoro viene notato da uomini del calibro di Leonardo Sciascia, Maurizio Fagiolo dell’Arco. 

Sia il sommo letterato, sia il grande e compianto storico dell’arte, una delle maggiori personalità della cultura artistica italiana, individuavano in Modica, quale originalissimo e acutissimo creatore di una peculiare dimensione pittorica, una sorta di figura di garante di una inestinguibile tradizione che da Piero della Francesca arriva ai nostri giorni e già si proietta nel futuro. Percorso rintracciato anche da studiosi come Massimo Onofri, Giovanni Faccenda, Giorgio Soavi.

E tale analisi verrà poi ampliata e ribadita nel decennio successivo, che arriva fino alla fine del secolo ventesimo, quando (per fare soltanto due nomi eminenti) un letterato del livello di Antonio Tabucchi e un critico e organizzatore culturale come Marco Goldin, dedicarono a Modica una attenzione particolare e un apprezzamento convinto, insieme con tanti altri studiosi ed esperti, quali Giorgio Agamben, Giuseppe Appella, Gabriele Simongini e Roberto Deidier, che poi, negli ultimi venti anni hanno approfondito e sondato le peculiarità  attraverso una estesa gamma di studi critici che costituiscono ormai una ricca e qualificata bibliografia ora reperibile nell’aggiornato ed esauriente sito dell’artista. 

E in tutta questa bibliografia vige supremo quel principio dell’incardinamento di Modica alla propensione metafisica dell’arte che ne fa, oggi come oggi, una figura di riferimento. Quella sorta di immutabile concezione metafisica per cui l’arte della pittura è il luogo della contemplazione, della incrollabile certezza  nella capacità del pensiero umano di esprimere quell’altrove in cui l’idea prettamente umanistica della sostanziale coincidenza tra microcosmo e macrocosmo assume le forme di un’arte realizzata. Ma la concezione umanistica coincide ormai con quella della fisica moderna  e della ricerca scaturente dalla teoria della relatività e dalla meccanica quantistica.

La mente, cioè, può pensare sia l’avanzamento verso ciò che è sempre più grande fino ad apparire incommensurabile e inconoscibile, sia verso il sempre più piccolo che parimenti manifesta le stesse caratteristiche di incommensurabilità e inconoscibilità.

L’atomo, la cellula sono strutturati come l’Universo e un artista come Modica orientato verso tale concezione vede nel contempo la dimensione dell’eterno e quella dell’attimo con la stessa lucidità e perspicuità di descrizione tanto che la sua pittura può esser sentita sia come lentissima al limite dell’immobilità, sia come vertiginosa al limite dello smarrimento.

Nel suo caso, poi, il tema stesso della “riflessione” tocca un vertice singolare e personalissimo.

È chiaro come la parola “riflessione” abbia sia un significato filosofico-speculativo (l’atto dell’immergersi nel pensiero che medita e concettualizza) sia fisico (lo specchio in cui le immagini si vedono riflesse).

Di questi due aspetti Modica ne fa uno solo nella sua pittura che sembra descrivere in modo lenticolare rievocando la mirabile sintesi della luce fiamminga e dello spazio italiano così come fu teorizzata tanti anni fa da Cesare Brandi, ma che di fatto punta tutto sulla percezione mai diretta e immediata dell’ambiente che ci racconta ma su una sorta di visione “seconda”, al quadrato che, in pura teoria potrebbe essere reiterata all’infinito e infatti il grande tema di Modica è nel pensare l’infinito nel finito.

Non è tanto la prima metafisica dechirichiana, quindi, che Modica persegue e sviluppa, quanto un concetto universale della dimensione metafisica in sé e per sé, di cui egli dà una sua versione personalissima e modernissima che sta sempre più incontrando l’ ammirazione e l’apprezzamento di un attento pubblico internazionale, primo fra tutti quello cinese che ha individuato in Modica uno dei sommi esponenti dell’arte moderna italiana.

È quindi nostro desiderio presentare, attraverso una selezione essenziale, i frutti più maturi del suo lavoro attuale a testimonianza di una coerenza  e unitarietà di una parabola sempre sviluppatasi in rigorosa continuità, là dove l’innovazione continua affonda sempre le sue radici su un lungamente arato terreno di laico culto dell’arte e di lontananza da tutto ciò che è clamore, aggressività, violenza dell’impatto. Un monito, tra l’altro, che di questi tempi ci sembrerebbe opportuno rammentare a tutti coloro che hanno a cuore i destini dell’arte e dell’arte italiana in particolare.


ORARI DI VISITA
Orari apertura mostra: 10-13 / 15 – 19
Per appuntamento: 347 70 30 568
Blue Gallery, Rio terà Canal –  S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia

OPENING  12 maggio 2025 ore 18

INSTAGRAM @bluegalleryvenice 
@g.modica53

Contatti Stampa CRISTINA GATTI PRESS & PR |
press@cristinagatti.it

La mostra si incentra su due delle serie più note dell’artista: Clouds e Places

  • Due delle più celebri serie pittoriche di Ernesto Morales – Clouds e Places – restituiscono la ricerca artistica e concettuale che l’autore ha condotto negli ultimi dieci anni.
  • Transitorietà e trasformazione gli aspetti centrali della serie Clouds, in cui Morales esplora il tema dell’effimero attraverso la rappresentazione pittorica delle nuvole.
  • In Places l’artista trasforma i luoghi della sua memoria in scenari sospesi tra realtà e immaginazione.
SAC – SPAZIO ARTE CONTEMPORANEA
ROBECCHETTO CON INDUNO (MI)
 
ERNESTO MORALES
Di nuvole e di soglie

A cura diNicoletta Candiani ed Ernesto Morales
Dal 10 maggio al 14 giugno 2025

Dal 10 maggio al 14 giugno 2025, lo spazio post-industriale SAC – Spazio Arte Contemporanea di Robecchetto con Induno (MI) dedica una mostra a Ernesto Morales (Montevideo, Uruguay, 1974), dal titolo Di nuvole e di soglie, a cura di Nicoletta Candiani ed Ernesto Morales, e incentrata su due delle serie più note dell’artista: Clouds e Places.

I dipinti a olio su tela riflettono la ricerca artistica e concettuale che l’autore ha condotto negli ultimi dieci anni, muovendo dall’esplorazione della natura fluida ed effimera delle nuvole, di cui cattura l’eterna mutevolezza come metafora della condizione umana e dell’impermanenza della vita stessa (Clouds), alle rappresentazioni di luoghi, intrecciando memoria e percezione attraverso l’uso di colori e composizioni che evocano emozioni e ricordi (Places).

Transitorietà e trasformazione gli aspetti centrali della serie Clouds, in cui Ernesto Morales esplora il tema dell’effimero attraverso la rappresentazione pittorica delle nuvole, utilizzando un linguaggio visivo sospeso tra astrazione e figurazione, utile a indagare il confine tra materia e immaterialità, invitando lo spettatore a una riflessione sulla percezione del tempo e dello spazio.

Un effetto che l’artista ottiene attraverso una tecnica precisa e l’uso di cromie evanescenti, che danno vita ad atmosfere sospese, la cui ripetizione compositiva diventa un elemento di continuità e meditazione. Allo spettatore si apre così un panorama che attraverso l’evocazione e la contemplazione stimola uno spazio di riflessione intimo e sensoriale.

Nella serie Places, Ernesto Morales interroga la propria memoria alla ricerca di luoghi passati, che attraverso una pittura evocativa, caratterizzata da velature e sovrapposizioni cromatiche, trasforma in scenari sospesi tra realtà e immaginazione, paesaggi rarefatti che sembrano emergere da un tempo indefinito.

Tra architetture e dettagli che si dissolvono in atmosfere oniriche, la percezione dello spazio si fa inafferrabile e la riflessione volge nuovamente alla natura mutevole dell’esistenza e dei suoi luoghi, spazi sospesi tra ricordo e perdita, presenza e assenza, dove lo spettatore può vivere un’esperienza intima e profondamente contemplativa.

Ernesto Morales

Ernesto Morales nasce nel 1974 a Montevideo, in Uruguay, e inizia il suo percorso artistico a Buenos Aires dove ha vissuto fino al 2006 per poi trasferirsi in Europa. Dopo un primo periodo a Parigi, stabilisce il suo studio in Italia, inizialmente a Roma e dal 2011 a Torino. 

La sua ricerca artistica lo ha condotto negli ultimi venti anni a realizzare mostre in musei e gallerie internazionali tra Europa, America e Sud-Est asiatico. Tra il 2009 e il 2025 ha rappresentato istituzionalmente Italia, Argentina e Uruguay con una serie di importanti esposizioni personali. Nel 2019 è stata inaugurata la sua retrospettiva “Mindscapes” a New York presso il Consolato Generale della Repubblica Argentina. Nel 2023 ha realizzato la mostra “Come fosse luce” in dialogo con l’opera di Lucio Fontana presso la Fondazione La Crescentina in Piemonte, Italia, e da novembre 2024 a febbraio 2025 realizza la sua mostra “The beginning and the light” presso il Rothko Museum in Lettonia.


SAC – SPAZIO ARTE CONTEMPORANEA

SAC è uno Spazio dedicato all’Arte Contemporanea, nato nel 2019 allo scopo di promuovere artisti contemporanei e divenuto luogo di aggregazione sociale e divulgazione culturale. Uno spazio rivolto ai creativi ma anche a un pubblico partecipe e interessato alle tematiche attuali che trovano espressione nell’arte contemporanea. Con un programma composto da mostre, laboratori, workshop, concorsi e serate culturali, lo scopo di SAC è guidare il pubblico a un accrescimento culturale anche a livello territoriale.

Situato nel cuore del paese, è inserito all’interno di una struttura appartenuta al bisnonno di Nicoletta Candiani, fondatrice e curatrice di SAC, trasformata da realtà industriale prima tessile e poi conciaria in un punto di incontro, per restituire al territorio ciò che da esso è stato donato per quattro generazioni alla famiglia Candiani.

Con una superficie di 1.400 metri quadrati e ambienti dedicati a mostre e laboratori, SAC espone artisti contemporanei di talento, permettendo loro di realizzare progetti personali, ma vuole anche coinvolgere un pubblico ampio e variegato durante le iniziative intraprese, avvicinandolo alle molteplici sfaccettature dell’arte dei nostri giorni.


ERNESTO MORALES. Di nuvole e di soglie
A cura diNicoletta Candiani ed Ernesto Morales
Robecchetto con Induno, SAC – Spazio Arte Contemporanea (Via Umberto I 108, ingresso da via Carducci 2)     Dal 10 maggio al 14 giugno 2025
Inaugurazione: sabato 10 maggio ore 18.00

Orari: mercoledì-domenica, ore 14.30 – 19.30; chiuso il lunedì e il martedì
Ingresso libero

CONTATTI
SAC -Spazio  Arte Contemporanea
Via Giosuè Carducci 2 – 20020 Robecchetto con Induno    
info@spazioartecontemporanea.com   
spazioartecontemporanea.com
T + 39 0331 1227674  
UFFICIO STAMPA
Anna Defrancesco comunicazione   
M +39 349 6107625
M +39 375 9154942
press@annadefrancesco.com
annadefrancesco.com

Orari: mercoledì-domenica, ore 14.30 – 19.30; chiuso il lunedì e il martedì
Ingresso libero

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Via Giosuè Carducci 2 – 20020 Robecchetto con Induno    
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Roma: Vincenzo Scolamiero espone alla Casa Museo Hendrik Christian Andersen

Il 12 maggio si apre, alla Casa Museo Hendrik Christian Andersen afferente all’Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei Nazionali della Città di Roma, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, la mostra personale di Vincenzo Scolamiero, Come sogni perduti, a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Roberto Gramiccia.

Vincenzo Scolamiero
Come sogni perduti

Mostra
a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Roberto Gramiccia 

Casa Museo Hendrik Christian Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini 20 – Roma

Inaugurazione 12 maggio 2025 ore 17.00

12 maggio – 22 giugno 2025

Vincenzo Scolamiero espone sei grandi tele, concepite ad hoc per la Casa Andersen; la mostra s’incentra su due installazioni in perfetta sintonia con il luogo dove l’artista ha disperso le tracce della sua ispirazione: tra zolle, racimoli e frammenti donati dalla natura, con resti di opere incompiute del padrone di casa. 

Il concetto espositivo è, dunque, parte integrante della mostra, ne segna il tracciato e ne spiega l’intenzione. Non è soltanto un’installazione ma un percorso che entra in dialogo con il sito che Scolamiero vede cristallizzato nel tempo e carico di tracce di vita vissuta e di esperienze creative mosse da una volontà utopica: quella di immaginare una città ideale, sede di un laboratorio perenne in cui l’arte avrebbe dovuto incontrare la scienza, la filosofia, la musica, il pensiero religioso e quello estetico. 

Il progetto ideale di Hendrik Andersen, che è rimasto inattuato, ha animato la sua fantasia, segnandone la strada espressiva. L’utopia che resta un sogno perduto ma che non smette di emanare la sua forza immaginifica, si è concretizzata nel titolo della mostra, Come sogni perduti, che riporta una frase tratta dalla novella Lenz di Georg Büchner, molto amata da Scolamiero. Una metafora del viaggio folle e allucinato attraverso una natura vertiginosa e ostile. In essa egli riconosce la metafora della condizione dell’artista, inesorabilmente spinto a trovare un compimento della sua creatività, un approdo irrealizzabile e inafferrabile del suo sogno espressivo. 

Nelle sei tele, disposte come lungo un cammino, trova dunque concretizzazione figurativa ogni suggestione avvertita e vissuta intensamente dal pittore: l’incantevole chimera universalistica di Hendrik Andersen e il fascino di questo tempio utopico ancora intatto e oggi musealizzato, l’evocazione di una lettura che da anni stimola la sua immaginazione, la riflessione sul senso stesso del dipingere e dell’inseguire i propri fantasmi senza pace né tregua.

Scrive la curatrice, Maria Giuseppina Di Monte: «Una fantasmagoria di immagini poetiche che prendono spunto dalla natura e la rielaborano attraverso visioni istantanee che danno origine ad altre visioni oniriche; da un segno ne nasce un altro fino a saturare le tele in cui domina il verde e il bruno, colori della terra, molto presenti nelle opere dell’artista che sembrano scaturire proprio da un’orogenesi naturale».

Il carattere installativo della mostra si adatta all’ambiente, che nelle opere sembra alternare gli estremi di un sogno malinconico e struggente – la coppia di tele verticali nei due imbotti dell’atrio appaiono come fragili e cristalline cineserie che danno il benvenuto agli ospiti della casa che fu – e quelli di un’immersione a occhi aperti nelle viscere della terra nei quattro dipinti che, sostenuti da strutture di travertino di cava, chiudono il visitatore in un circuito compresso e inquietante. 

Dall’oro scintillante delle due tele d’ingresso, riacceso in superficie da sventagliate cromatiche rosse e verdi che ne muovono l’aria e ne livellano lo spazio, si passa dunque al folle viaggio attraverso un mondo instabile e misterioso, in cui le forze della natura, pacifiche sul plinto centrale, prendono vita e sconquassano gli animi, al ritmo ondulante delle forme che emergono da un fondo oscuro e ventoso. 

Non una mostra tradizionale o un’installazione, quella di Scolamiero a Casa Andersen è piuttosto un viaggio tra sogni e utopie, in cui l’arte è insieme ragione e immaginazione, realtà e sogno, sentiero illuminato e burrone profondissimo.  

Vincenzo Scolamiero è docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private. La sua prima personale si tiene nel 1987 presso la storica galleria Al Ferro di Cavallo di Roma, a cura di Antonio Alessandro Mercadante. Ha esposto in gallerie private e in rilevanti spazi nazionali e internazionali, tra Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Palazzo delle Esposizioni, Chiostro del Bramante, Galleria Comunale di Arte Moderna, Macro, Chiostro del Bramante), Milano, Venezia, Bologna, Torino, Rimini, Treviso, New York, Seul, Busan, Pechino, Shanghai, Fenghuang. L’ultima in ordine di tempo (2025) è la mostra Anatomia di un paesaggio-A. Bellobono, L. Coser, G. Frangi, V. Scolamiero a Palazzo Sarcinelli, Conegliano (TV), a cura di Fabio Cosentino e Alberto Dambruoso.


Titolo: Vincenzo Scolamiero. Come sogni perduti
Catalogo De Luca Editori d’Arte, contributi di Roberto Gramiccia, Francesca Bottari, Diletta Branchini.
Sede: Casa Museo Hendrik Christian Andersen, via Pasquale Stanislao Mancini 20, 00196 Roma 
Ingresso: Intero Euro 6,00; ridotto Euro 2,00; gratuità di legge
Il biglietto per la Casa Museo e la Mostra è acquistabile presso il totem digitale (abilitato POS) o su https://portale.museiitaliani.it/b2c/#it/buyTicketless/4e7c2220-041e-42aa-9ffc-e21888df1eff
Orari: dal martedì alla domenica ore 9.30 – 19.30; ultimo ingresso ore 18.45. Chiuso il lunedì
tel. +39 06 3219089 | dms-rm.museoandersen@cultura.gov.it

Sito web: direzionemuseiroma.cultura.gov.it/museo-hendrik-christian-andersen/
FB: www.facebook.com/CasaMuseoHendrikChristianAndersen/
X: x.com/MuseoAndersen
IG: www.instagram.com/casamuseoandersen/

Si ringrazia CASALE DEL GIGLIO

Ufficio Promozione e Comunicazione
Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della città di Roma
dms-rm.comunicazione@cultura.gov.it

Ufficio stampa 
Roberta Melasecca_Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

Librino (Catania): inaugurate le nuove opere del Museo Monumentale a cielo aperto “MAGMA”

Il mecenate Antonio Presti: «Si realizza un sogno, un museo diffuso e accessibile, dove le opere dialogano con lo spazio urbano e con la comunità che lo abita».

Librino (Catania), inaugurazione delle nuove opere del Museo Monumentale a cielo aperto “MAGMA”

Si amplia MAGMA, lo spazio d’arte, bellezza e identità collettiva che ha preso vita nel cuore di Librino, dopo anni di instancabile lavoro all’interno delle scuole e tra le strade del quartiere, da parte del maestro Antonio Presti e del team di lavoro della Fondazione Fiumara D’Arte. Venerdì 9 maggio 2025, a partire dalle ore 9:30, saranno inaugurate tre nuove opere: “Le Grandi Madri”, “Cavalli Eretici” e “Cromatismo emozionale”. Alla presenza degli artisti Lynn Johnson (fotografa americana nota per i suoi contributi a National Geographic e Life), Monika Bulaj (fotografa e reporter polacca pluripremiata a livello mondiale) e Paolo Bini (pittore della Luce, artista contemporaneo che reinterpreta il paesaggio), il maestro Presti consegnerà alla comunità un vero e proprio polo culturale aperto ai turisti e accessibile a tutti, un’opera viva che si rinnova e che diventa narrazione corale del contemporaneo.

Installazione Cavalli Eretici

MAGMA – Museo a Cielo Aperto di Arte Contemporanea è un progetto sociale di rigenerazione urbana attraverso l’arte, l’etica e la condivisione: si sviluppa lungo Viale San Teodoro e Viale Grimaldi, trasformando Librino in un museo diffuso, dove le opere dialogano con lo spazio urbano e con la comunità del quartiere. Un progetto che continua il percorso avviato dalla Fondazione per restituire dignità estetica e culturale alle periferie, coinvolgendo artisti internazionali.

«Un disegno iniziato oltre 20 anni fa, che ha preso il via con la Porta della Bellezza e non si è mai fermato – sottolinea Presti – tre generazioni coinvolte, migliaia di cittadini innestati nel processo di riscatto e coesione sociale, che attraverso l’arte hanno respirato bellezza. Dopo la monumentale Porta delle Farfalle e le due installazioni magiche “La sognatrice” e “Il Bacio” di Fabrizio Corneli, arrivano tre opere che esplorano il legame tra memoria, spiritualità e territorio, offrendo nuove prospettive su temi universali come l’identità, il sacro e l’inclusione. Un ringraziamento di stima e affetto va al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani per aver creduto e sostenuto la Triennale della Contemporaneità, all’on. Salvo Tomarchio, al sindaco di Catania Enrico Trantino, al Fondo di Beneficenza Intesa San Paolo, all’Università di Messina e all’ Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch».

L’appuntamento di venerdì (alle ore 9.30) è nello spiazzo antistante il New Eden, dove si esibiranno i bambini delle scuole per festeggiare le mamme del quartiere – celebrate nelle gigantografie “Le Grandi Madri” – in occasione della Festa a loro dedicata del 10 maggio. Inoltre, venerdì 9 e sabato 10 maggio, dalle 17:00 alle 19:00, sarà possibile partecipare alle visite guidate gratuite a cura della Fondazione Antonio Presti, per vivere e comprendere appieno il valore simbolico e culturale delle opere nel contesto urbano in cui sono inserite.

MAGMA non è solo un museo, ma un atto d’amore verso la città, un progetto che parla ai cittadini, ai giovani, alle famiglie, promuovendo una cultura della bellezza aperta, partecipata e generativa.


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Ma veramente “Italiani brava gente”?

Non tutti gli italiani sono stati ‘brava gente’. Anzi a migliaia – in Libia, in Etiopia, in Grecia, in Jugoslavia – furono artefici di atrocità e crimini di guerra orribili. Chi furono ‘i volenterosi carnefici di Mussolini’? Da dove venivano? E quali erano le loro motivazioni?

Eric Gobetti prova a rispondere a queste domande con il suo ultimo libro: “I carnefici del duce”. Per incontrarlo basterà andare alla Feltrinelli Point (via Ghibellina 32, Messina) lunedì 12 maggio alle ore 18.

L’iniziativa di presentazione del libro di Gobetti è stata presa, oltre che dalla Feltrinelli Point, dall’Anpi di Messina, in collaborazione con Cgil ed Emergency. A introdurre la discussione sarà Giuseppe Restifo, mentre dialogheranno con l’autore Antonio Baglio e Alessandro Grussu.

In Italia i crimini di guerra commessi all’estero negli anni del fascismo costituiscono un trauma rimosso, mai affrontato. Non stiamo parlando di eventi isolati, ma di crimini diffusi e reiterati: rappresaglie, fucilazioni di ostaggi, impiccagioni, uso di armi chimiche, campi di concentramento, stragi di civili che hanno devastato intere regioni, in Africa e in Europa, per più di vent’anni. Questo libro ricostruisce la vita e le storie di alcuni degli uomini che hanno ordinato, condotto o partecipato fattivamente a quelle brutali violenze: giovani e meno giovani, generali e soldati, fascisti e non, in tanti hanno contribuito a quell’inferno. L’hanno fatto per convenienza o per scelta ideologica?

Erano fascisti convinti o soldati che eseguivano gli ordini? O furono, come nel caso tedesco, uomini comuni, ‘buoni italiani’, che scelsero l’orrore per interesse o perché convinti di operare per il bene della patria?


Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia
Comitato provinciale di Messina
comunicato stampa – 10 maggio 2025