Il Simbolismo: nella musica, Pietro Mascagni

 

Oltre a scrivere opere liriche, Pietro Mascagni seppe essere un uomo del suo tempo. Vissuto a cavallo dei due secoli (1800-1900), non disdegnò d’essere innovatore e sperimentatore. Seppe essere compositore di operette, canzoni, brani musicali per pianoforte o altro, musica sacra e con “The Eternal City“, dare vita ad una specie di suite sinfonica, fino a scrivere musica per il cinema muto dei suoi tempi.
Conobbe il successo con la prima delle sue opere, Cavalleria rusticana, anche negli Stati Uniti, per poi realizzare nella sua vita altre 15 opere. Nonostante la grande fama mondiale raggiunta, oggi risulta poco conosciuto. Questo si deve al fatto che è poco rappresentato. Se pensiamo che, ad esempio, l’opera Iris raggiunse le 800 produzioni in passato, oggi, Mascagni non può tornare all’attenzione del pubblico se non se ne ravviva la memoria.

Mascagni nel suo volo artistico fu ispirato dai movimenti letterari del tempo. Iniziò con Cavalleria rusticana, di taglio verista, per poi passare a delle composizioni ispirate dal decadentismo e simbolismo, per chiudere poi la sua carriera con composizioni espressioniste (ad esempio, l’ultima il Nerone), declamata e con più toni acuti. La maggior parte dei suoi lavori sono di stampo decadente (Amico Fritz, Ratcliff, Iris, Maschere e Rantzau). Apparentemente contraddittorio, il suo stile si può definire eclettico, dando buona dimostrazione delle sue capacità in tagli stilistici diversi.

Purtroppo questa capacità ecclettica non gli ha giovato, anzi, è la base delle critiche ottenute nel dopoguerra. Molti studiosi gli imputano di non avere continuato con lo stile verista di Cavalleria rusticana, opera con cui Mascagni ottenne maggiore successo. Lo stesso editore Ricordi gli propose di comporre un libretto lirico tratto dalla novella “La lupa” di Giovanni Verga. Mascagni rifiutò per continuare il suo percorso innovativo. Verso la fine della sua carriera non ebbe una buona risposta da pubblico e critica. Gli editori Sonzogno e Ricordi si rifiutarono di pubblicare la sua musica, e Mascagni dovette rivolgersi ad un editore francese. Tant’è che a distanza di qualche decennio Mascagni viene ricordato solo per Cavalleria rusticana, come se avesse composto una sola opera, com’è capitato a Ruggero Leoncavallo, con “Pagliacci”, o a Francesco Cilea, con “Adriana Lecouvreur”.
Tuttavia il suo essere all’avanguardia, non è stato riconosciuto quanto poteva essergli. Ad esempio, alle opere ispirate dall’Orientalismo, quali l’Iris, opera simbolista scritta nel 1898, si preferisce oggi Madama Butterfly di Puccini composta solo nel 1904.
Questa ombra su Mascagni fu dovuta probabilmente nel dopoguerra, alla sua adesione al Fascismo. Ciononostante, bisogna saper andare oltre, come nel caso di Wagner o Pirandello, giudicando a parte l’opera artistica.

L’autorevolezza della sua musica, che seppe raggiungere, si dimostra dai compositori che a lui si rifecero, come ad esempio, Ruggero Leoncavallo nei suoi Pagliacci, o Umberto Giordano che riprese riferimenti sia da Mascagni che da Puccini.
Se ultimamente le sue fatiche non vengono riconosciute e messe in scena, bisogna dire che a livello cinematografico la musica di Mascagni è stata utilizzata come colonna sonora di diversi film, italiani ed americani. Alcune case discografiche minori hanno ripubblicato delle sue opere su CD. E questo è molto importante a livello divulgativo. Il maggiore riconoscimento, tuttavia, gli è stato dato alle Olimpiadi di Roma (1960), quando l’Inno del Sole dell’Iris, è stato utilizzato come inno ufficiale dell’edizione sportiva.

 

ENCICLOPEDIA TRECCANI:  PIETRO MASCAGNI

VIDEO SU MASCAGNI
Pietro Mascagni – Cavalleria rusticana
Pietro Mascagni – Inno del Sole [HD]
Pietro Mascagni “Messa di Gloria”

In copertina – Ritratto fotografico di Pietro Mascagni – estratta da Wikimedia Commens

 

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