Il Simbolismo nella musica: Claude Debussy

 

Tra i massimi compositori francesi, centrale è la figura di Claude-Achille Debussy (1862-1918). È considerato il massimo esponente della musica simbolista, anche se alcuni critici musicali lo rapportano pure al decadentismo. Tuttavia l’appartenenza fu negata dallo stesso artista, che dichiarò la sua ispirazione ai poeti Verlaine e Mallarmé (che erano dei simbolisti). Debussy si rifece a loro e alle loro composizioni, per vari pezzi musicali leggeri e innovativi, a differenza di altri dello stesso periodo in cui si sente l’influenza wagneriana. In seguito, seppe portare un colore nuovo nella musica occidentale.

Nacque in una famiglia agiata (anche se poi andò in rovina) Debussy potè permettersi di frequentare il prestigioso Conservatoire national supérieur de musique et de danse, di Parigi. Nel 1884, per le sue capacità nel comporre la scena lirica, intitolata L’enfant prodige, vinse l’importantissimo Prix de Rome. Il viaggio in Italia, specificatamente a Roma (premio del concorso), si svolse tra il 1885 ed il 1887. Soggiornò a Villa Medici. Un buon inizio, auspicio di “buona fortuna”.
In effetti, quasi da subito, riscosse un grandissimo successo ed approvazione in Francia. La sua vita privata fu molto movimentata, in particolare sentimentalmente. Mai stanco di nuove avventure, ebbe relazioni con diverse donne, anche se sposate. Lui si sposò una prima volta, ma, nonostante il legame, seppe passare da una relazione ad un’altra, fino a che non causò uno scandalo a Parigi. L’amata, puntualmente abbandonata, tentò il suicidio, sparandosi al petto. Debussy, insieme alla donna con cui stava in quel momento (che era incinta), fuggì in Inghilterra. Tornato a Parigi, divenne papà per la prima volta, e si sposò per la seconda, mettendo successivamente, come si dice, la testa a posto.

Ebbe funerali di Stato, ma solo dopo la fine della prima guerra mondiale (Debussy era morto a marzo del 1918). Le sue spoglie sono ora contenute nel cimitero di Passy, dietro il Trocadéro, a Parigi. La sua effige, a testimonianza della considerazione in Francia, nei suoi confronti, era sul biglietto della banconota da 20 franchi, fino all’introduzione dell’euro, avvenuta nel 2002.

La tecnica e lo stile 
I francesi, come Debussy, erano antiwagneriani, per partito preso. Debussy e Wagner erano contemporanei, ma si differenziavano a livello compositivo. Mentre, infatti, in Wagner il discorso musicale era aperto e fluente, in una armonia tonale (definita “melodia infinita”, Debussy preferiva un discorso più libero, con il susseguirsi di piccole immagini ricorrenti, anche se ad intervalli identici.
Il francese nella composizione passava dal neoclassicismo al romanticismo, in una astrazione eclettica, propria del suo periodo storico. Gli spartiti erano brevi, ma molto intensi, mai pomposi ed imperiali. Pur essendo simbolista, alcuni critici hanno paragonato il suo stile a quello degli impressionisti: veloce, vario nella sua ricchezza ed esotico.
La sua scrittura ritmica è assai complessa, ma dall’andamento morbido e sospeso, che reinterpreta l’uso, soprattutto, del pianoforte.

 

ENCICLOPEDIA TRECCANI:  CLAUDE DEBUSSY

VIDEO SU CLAUDE DEBUSSY:
CLAUDE DEBUSSY: CLAIR DE LUNE
The Best of Debussy
Claude Debussy – Rêverie
Claude Debussy – Músico del sueño

Immagine di copertina: Foto del musicista

 

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