William Turner – Pescatori in mare

Pescatori in mare, 1796, Tate Britain, Londra

IL DIPINTO

Pescatori in mare (Fishermen at sea) è un dipinto a olio su tela (91,5×122,4 cm) del pittore inglese William Turner, realizzato nel 1796 e conservato al Tate Britain di Londra. L’opera raffigura una barca che, in balia di un vento tempestoso, cerca di farsi strada tra le acque inquiete; la scena, ambientata al largo dei Faraglioni dell’isola di Wight, è rischiarata dai raggi della Luna che, riflettendosi sui flutti, creano un’atmosfera sospesa e silenziosa. L’opera fu realizzata nel 1796, anno in cui – nonostante la giovane età – Turner poteva già vantare una discreta notorietà e un notevole numero di ammiratori, tutti appartenenti alla classe aristocratica ed intellettuale più in voga a Londra. Il dipinto fu presentato nello stesso anno alla Royal Academy, come possiamo dedurre dalla testimonianza di Walter Thornbury, il quale nel 1792 affermò che il primo olio di Turner era di una certa «dimensione o rilevanza» e raffigurava «una scena di pescherecci che, sospinti da una raffica di vento, scivolavano scompigliati e veloci al largo dei Faraglioni», osservando anche che «il generale Steward» acquistò il quadro «per dieci sterline».

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William Turner, Autoritratto (1799 circa), Tate Gallery, Londra

L’ARTISTA

Joseph Mallord William Turner (Londra, 23 aprile 1775 – Chelsea, 19 dicembre 1851) è stato un pittore e incisore inglese. Appartenente al movimento romantico, il suo stile pose le basi per la nascita dell’Impressionismo. Benché ai suoi tempi fosse visto come una figura controversa, Turner è oggi considerato l’artista che elevò la pittura paesaggistica ad un livello tale da poter competere con la più blasonata pittura storica. Famoso per le sue opere ad olio, Turner fu anche uno dei più grandi maestri britannici nella realizzazione di paesaggi all’acquerello, e meritò il soprannome di «pittore della luce». Joseph Mallord William Turner nacque il 23 aprile 1775 a Londra, al n. 21 di Maiden Lane. Il padre, William Gayone Turner (27 gennaio 1738 – 7 agosto 1829), era un barbiere e fabbricante di parrucche quieto ed operoso; la madre, Mary Marshall, era invece una donna eccentrica e volubile e, in seguito alla morte prematura della figlioletta Helen (avvenuta nel 1786), cominciò a dare i primi segni di quello squilibrio mentale che la travaglierà fino alla morte. Nel 1800 i suoi disturbi psichici divennero talmente gravi da comportarle il ricovero presso il Bethlehem Hospital di Londra, manicomio dove visse negli stenti sino alla morte, avvenuta nell’aprile 1804.

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Caspar David Friedrich – Viandante sul mare di nebbia

Viandante sul mare di nebbia, Hamburger Kunsthalle, Amburgo

IL DIPINTO

Il Viandante sul mare di nebbia (in tedesco Der Wanderer über dem Nebelmeer) è un dipinto a olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1818 e conservato alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo. Al centro della composizione, in primo piano, un viandante solitario si staglia in controluce su un precipizio roccioso, dando la schiena all’osservatore: ha i capelli rossi e scompigliati al vento, è avvolto in un soprabito verde scuro e nella mano destra, appoggiata al fianco, impugna un bastone da passeggio. È lui il vero centro focale e spirituale del dipinto: ciò malgrado, ben poco si sa su quest’uomo, a parte la sua natura errabonda e introversa. Secondo alcune testimonianze, sotto le vesti del pellegrino vi sarebbe il colonnello della fanteria sassone Friedrich Gotthard von den Brinken, defunto amico del Friedrich che con questa tela ne volle conservare vivo il ricordo.

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Ritratto di Caspar David Friedrich, Gerhard von Kügelgen, circa 1810–20

L’ARTISTA

Caspar David Friedrich (Greifswald, 5 settembre 1774 – Dresda, 7 maggio 1840) è stato un pittore tedesco, esponente dell’arte romantica. L’artista, uno dei più importanti rappresentanti del «paesaggio simbolico», basava la sua pittura su un’attenta osservazione dei paesaggi della Germania e soprattutto dei loro effetti di luce, permeandoli di umori romantici. Egli considerava il paesaggio naturale come opera divina e le sue raffigurazioni ritraevano sempre momenti particolari come l’alba, il tramonto o frangenti di una tempesta. Caspar David Friedrich nacque il 5 settembre 1774 a Greifswald, cittadina della Pomerania svedese affacciata sulla costa baltica. Friedrich era il sesto dei dieci figli di Adolf Gottlieb Friedrich, un fabbricante di sapone e di candele che abbracciava il luteranesimo, e di Sophie Dorothea Bechly, che morì il 7 marzo 1781, quando il figlio aveva solo sei anni. L’anno successivo Friedrich perse la sorella Elisabeth, mentre una seconda sorella, Maria, soccombé al tifo nel 1791. In ogni caso, la tragedia più grande della sua infanzia avvenne nel 1787, quando si ruppe la lastra di ghiaccio su cui stava pattinando, cadde nelle acque gelide. Il fratello, Johann Christoffer, si buttò per aiutare Friedrich; riuscì a salvarlo, ma egli morì, sprofondando nell’acqua, come suggeriscono alcune fonti.

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Eugène Delacroix – La Libertà che guida il popolo

La Libertà che guida il popolo (1830), Museo del Louvre, Parigi

IL DIPINTO

La Libertà che guida il popolo (La Liberté guidant le peuple) è un dipinto a olio su tela (260×350 cm) del pittore francese Eugène Delacroix, realizzato nel 1830 e conservato nel museo del Louvre a Parigi. La tela, esposta al Salon del 1831, fu acquistata per la bella cifra di 3.000 franchi dal governo francese, che voleva esporla nella sala del Trono del palazzo del Lussemburgo come monito per il «Re Borghese» Luigi Filippo, asceso al trono francese dopo la fuga di Carlo X. L’opera, tuttavia, venne giudicata troppo pericolosa e «rivoluzionaria» e, pertanto, venne prudentemente confinata in un attico, sprofondando nell’oblio. Da quell’anno in poi fu esposta solo nel 1848, in occasione della Rivoluzione (ma solo per alcune settimane), e nel 1855 all’Esposizione Universale di Parigi, con il permesso del nuovo imperatore Napoleone III. Dal 1874, invece, l’opera fa parte delle collezioni del museo del Louvre, dove è tuttora esposta.

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Autoritratto (1837 circa), Museo del Louvre, Parigi

L’ARTISTA

Ferdinand Victor Eugène Delacroix, più semplicemente noto come Eugène Delacroix (Charenton-Saint-Maurice, 26 aprile 1798 – Parigi, 13 agosto 1863), è stato un artista e pittore francese, considerato il principale esponente del movimento romantico del suo paese. Ferdinand Victor Eugène Delacroix nacque il 26 aprile 1798 a Charenton, in una famiglia della haute bourgeoisie: il padre, Charles-François Delacroix, era un uomo politico francese nominato sotto il Direttorio ministro degli Esteri, mentre la madre, Victoire, era la figlia di un benestante ebanista parigino, Jean-François Oeben. Ci sono motivi per credere che suo padre, Charles Delacroix, all’epoca del concepimento di Eugène fosse sterile, e che il suo vero padre sia in realtà Charles Maurice de Talleyrand, futuro ministro degli Esteri e amico assai intimo della famiglia, al quale in età adulta Eugène assomiglierà sia nell’aspetto che nel carattere. Nel corso della sua carriera di pittore Delacroix rimarrà sotto la protezione prima dello stesso Talleyrand, ed in seguito di suo nipote, Charles Auguste Louis Joseph Demorny, duca de Morny, fratellastro di Napoleone III e presidente della camera dei deputati francese.

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Théodore Géricault – La zattera della Medusa

La zattera della Medusa, 1818-1819, Parigi, Museo del Louvre

IL DIPINTO

La zattera della Medusa (Le Radeau de la Méduse) è un dipinto a olio su tela (491×717 cm) di Théodore Géricault, realizzato nel 1818-19 e conservato nel Museo del Louvre di Parigi. Completato quando l’artista aveva soltanto 29 anni, il dipinto rappresenta un momento degli avvenimenti successivi al naufragio della fregata francese Méduse, avvenuto il 2 luglio 1816 davanti alle coste dell’attuale Mauritania, a causa di negligenze e decisioni affrettate da parte del comandante Hugues Duroy de Chaumareys che, oltre a non navigare da circa venticinque anni, non aveva una buona conoscenza di quelle acque, cosa che portò la fregata ad incagliarsi sul fondale sabbioso. Oltre 250 persone si salvarono grazie alle scialuppe, le rimanenti 150, la ciurma, dovettero essere imbarcate su una zattera di fortuna, lunga 20 metri e larga 7, e di queste soltanto 10 fecero ritorno a casa.

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Autoritratto del 1821

L’ARTISTA

Jean-Louis André Théodore Géricault (Rouen, 26 settembre 1791 – Parigi, 26 gennaio 1824) è stato un pittore francese esponente dell’arte romantica. Géricault svolse le sue prime esperienze pittoriche nell’ambiente neoclassico francese che in quegli anni era influenzato dalle figure di David e Ingres. Dopo un periodo di soggiorno a Roma, dove ebbe modo di studiare le opere di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Caravaggio, fece ritorno a Parigi, nel 1817, dove conobbe Eugène Delacroix. In quegli anni realizzò il suo quadro più famoso: La zattera della Medusa, che fu esposto nel Salone d’Autunno del 1819 ricevendo aspre critiche.

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Pio Fedi – Ratto di Polissena

Ratto di Polissena

IL DIPINTO

Il Ratto di Polissena è una scultura di Pio Fedi collocata nella Loggia dei Lanzi a Firenze. Scolpita tra il 1855 e il 1865 dopo una lunga gestazione con studi e disegni (molti dei quali ancora conservati a Firenze e a Roma) è considerata il capolavoro dell’artista ed una delle più significative opere della scultura ottocentesca italiana, tanto da meritarsi la prestigiosissima collocazione in piazza della Signoria a Firenze, unica opera moderna tra capolavori antichi e rinascimentali. Il soggetto della scultura è Polissena, figlia minore di Priamo, rapita da Neottolemo per essere sacrificata in previsione della partenza delle navi greche per il ritorno dalla guerra di Troia.

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Luigi Mussini, ritratto di Pio Fedi, 1842

L’ARTISTA

Pio Fedi (Viterbo, 31 maggio 1816 – Firenze, 1º giugno 1892) è stato uno scultore italiano. Si formò all’Accademia di Belle Arti di Firenze ed ebbe modo di visitare anche Vienna, per due anni, dal 1837 al 1838. Fin dalla sua gioventù la sua produzione è particolarmente ricca di disegni e bozzetti. In quegli anni a Firenze si scontravano due correnti in scultura, e lui seguì prima la linea purista per poi avvicinarsi a quella del realismo ideale. Scolpì due sculture per il loggiato degli Uffizi (Nicola Pisano – firmata – e Andrea Cesalpino), ma il suo lavoro più noto è il Ratto di Polissena, dal vivo dinamismo, unica scultura moderna scelta per figurare nella Loggia della Signoria (1866).

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Élisabeth-Louise Vigée Le Brun – Ritratto di Maria Antonietta e i suoi figli

Ritratto di Maria Antonietta e i suoi figli

IL DIPINTO

Maria Antonietta e i suoi figli è un dipinto ad olio su tela della pittrice francese Élisabeth Vigée Le Brun, realizzato nel 1787. Destinato originariamente a decorare il Salone di Marte, seconda sala del Grand appartement du roi, nella reggia di Versailles, è oggi conservato nell’antichambre du grand couvert, seconda sala del Grand appartement de la reine, destinata al tempo di Maria Antonietta ai pranzi ufficiali della famiglia reale. Nel 1785 lo scandalo della collana aveva completamente distrutto la reputazione, già molto precaria, della regina di Francia Maria Antonietta, vista con disgusto dal suo popolo come la straniera che svuotava le casse dello Stato per capricci inimmaginabili. Per questo motivo la regina commissionò alla sua pittrice ufficiale, Élisabeth Vigée Le Brun, un ritratto di Stato che la rappresentasse per quello che era realmente: la devota madre dei suoi figli. Il dipinto fu ordinato nel 1785 dal conte d’Angiviller, sovrintendente alle arti, e l’esecuzione iniziò nel luglio del 1786, a pochi giorni dalla nascita della quarta ed ultima figlia della regina, Sofia. Madame Vigée Le Brun ritirò gli accessori e i vestiti dal guardaroba regale a luglio, e li riconsegnò un anno dopo a ritratto terminato.

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Autoritratto mentre dipinge Maria Antonietta (1790) Galleria degli Uffizi, Firenze

L’ARTISTA

Élisabeth-Louise Vigée Le Brun (Parigi, 16 aprile 1755 – Louveciennes, 30 marzo 1842) è stata una pittrice francese, considerata una delle più grandi ritrattiste del suo tempo, con Maurice Quentin de La Tour e Jean-Baptiste Greuze. Suo padre, Louis Vigée, era pastellista. Di sua madre si dice che fosse saggia e molto bella. Battezzata nella chiesa di Saint-Eustache a Parigi, fu poi messa a balia in campagna, a Épernon. Fu riportata a Parigi a sei anni, e messa in collegio al convento della Trinità. Qui si notò che la piccola Louise-Élisabeth disegnava dappertutto, sui muri della scuola non meno che sui suoi quaderni. La bambina aveva circa otto anni quando suo padre, estasiato davanti a un suo disegno, le profetizzò un avvenire di pittrice. A undici anni fu tolta dal convento e riportata a vivere in famiglia.

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Anton Raphael Mengs – Ritratto del re Ferdinando IV di Napoli

Ritratto del re Ferdinando IV di Napoli (1751-1825). Il giovane monarca appare con le insegne dell’Ordine del Vello d’oro e dell’Ordine di San Gennaro.

IL DIPINTO

Il Ritratto di Ferdinando IV è un dipinto olio su tela di Anton Raphael Mengs, realizzato nel 1759 e conservato all’interno del Museo nazionale di Capodimonte, a Napoli. Il dipinto è stato commissionato a Anton Raphael Mengs dalla regina Maria Amalia di Sassonia per celebrare l’ascesa al trono del regno di Napoli del figlio Ferdinando I delle Due Sicilie, a soli otto anni, a seguito dell’abdicazione del padre Carlo III, destinato a diventare il nuovo sovrano di Spagna: si tratta quindi del primo ritratto ufficiale del nuovo re, di cui esiste una copia, sempre dello stesso artista, datata 1760 e conservata al Museo del Prado di Madrid; quella conservato al museo di Capodimonte, nella sala 33 dell’Appartamento Reale della reggia di Capodimonte, risulta però essere di fattura e qualità pittorica migliore.

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Anton Raphael Mengs, Autoritratto (circa 1775); museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

L’ARTISTA

Anton Raphael Mengs (Aussig, 12 marzo 1728 – Roma, 29 giugno 1779) è stato un pittore, storico dell’arte e critico d’arte tedesco, attivo anche a Roma e a Madrid. L’artista fu acclamato da tutta Europa come il maggiore esponente del Neoclassicismo. Rinnegando la tradizione pittorica del Barocco e del Rococò, attraverso lo studio dell’antico e di Raffaello, Mengs creò composizioni di nobile semplicità, con colori chiari e brillanti.

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Jean-Auguste-Dominique Ingres – La sorgente

La sorgente

IL DIPINTO

La sorgente (La Source) è un dipinto ad olio su tela di canapa del pittore francese neoclassico Jean Auguste Dominique Ingres. L’opera fu iniziata a Firenze attorno al 1820, ma completata non prima del 1856 a Parigi. Quando Ingres la mostrò per la prima volta aveva già 76 anni, era diventato molto celebre e manteneva la carica di presidente all’École des beaux-arts. La posa del nudo femminile rappresentato in questo quadro può essere paragonata a quella di un altro dipinto dello stesso autore, la Venere Anadiomene del 1848, ed è una rivisitazione dell’Afrodite cnidia o “Venere pudica” (in quanto si tiene la mano davanti al pube con l’intento di coprirlo alla vista) rappresentata anche nella Nascita di Venere di Sandro Botticelli. La modella era la giovane figlia della portinaia di Ingres.

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Jean-Auguste-Dominique Ingres

L’ARTISTA

Jean-Auguste-Dominique Ingres (Montauban, 29 agosto 1780 – Parigi, 14 gennaio 1867) è stato un pittore francese, considerato uno dei maggiori esponenti della pittura neoclassica. Nacque a Montauban, in Francia, primo di sette fratelli (cinque dei quali sono sopravvissuti al periodo neonatale). Il padre, Jean-Marie-Joseph Ingres (1755–1814), era un decoratore e miniatore non privo di talento; la madre, Anne Moulet (1758–1817), era invece la figlia quasi analfabeta di un parrucchiere. La formazione di Ingres avvenne nell’ambito artistico francese sotto la guida del padre, che fu in grado di valorizzare il precoce talento del figlio introducendolo all’esercizio del disegno. A partire dal 1786 iniziò a seguire le lezioni dell’École des Frères de l’Éducation Chrétienne locale; Ingres frequentò la scuola sino a quando venne chiusa a causa di alcuni tumulti popolari che già preludevano allo scoppio della Rivoluzione Francese.

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Antonio Canova – Paolina Borghese

Paolina Borghese

LA SCULTURA

Paolina Borghese come Venere vincitrice è una scultura neoclassica di Antonio Canova, eseguita tra il 1804 e il 1808 ed esposta alla Galleria Borghese di Roma. Paolina Bonaparte, nata ad Ajaccio nel 1780, sorella di Napoleone I e sposa in seconde nozze del principe romano Camillo Borghese, con il quale si era unita nel 1803. Fu proprio per celebrare il matrimonio con Paolina che Camillo Borghese commissionò l’opera a Canova nel 1804: quando la donna iniziò a posare per lo scultore aveva venticinque anni ed era all’apice del proprio splendore sociale, anche grazie al titolo di «Altezza Imperiale» assunto l’anno precedente, quando il fratello Napoleone si era proclamato Imperatore a Notre-Dame.

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L’ARTISTA

Antonio Canova (Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822) è stato uno scultore e pittore italiano, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura e soprannominato per questo «il nuovo Fidia». Canova svolse il suo apprendistato a Venezia. Nel 1779 si trasferì a Roma dove risiedette per il resto della sua vita: sebbene viaggiasse spesso, principalmente per soggiorni all’estero o per ritornare nei luoghi natii, l’Urbe per lui rappresentò sempre un imprescindibile punto di riferimento. Intimamente vicino alle teorie neoclassiche di Winckelmann e Mengs, Canova ebbe prestigiosi committenti, dagli Asburgo ai Borbone, dalla corte pontificia a Napoleone, sino ad arrivare alla nobiltà veneta, romana e russa.

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Vincenzo Camuccini – Morte di Giulio Cesare

Morte di Giulio Cesare

IL DIPINTO

La Morte di Giulio Cesare è un dipinto a olio su tela (400×707 cm) del pittore neoclassico Vincenzo Camuccini, realizzato intorno al 1806 e conservato nel museo di Capodimonte a Napoli. L’opera, commissionata nel 1793 da Lord Bristol, fu portata a compimento dal Camuccini intorno al 1806. Il committente, tuttavia, era morto nel 1804 e pertanto – dopo alcune trattative infruttuose con i suoi eredi – Camuccini vendette l’opera nel 1807 a Gioacchino Murat, nel frattempo asceso al trono di Napoli per concessione di Napoleone Bonaparte. Con la Restaurazione e il ritorno della monarchia di Ferdinando I di Borbone, la tela fu acquistata da quest’ultimo e ricollocata nel palazzo Reale di Napoli; fu nel 1864 che l’opera trovò la sua collocazione definitiva nel museo di Capodimonte, in seguito al riordino della Pinacoteca del Palazzo attuato da Annibale Sacco.

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Vincenzo Camuccini, Autoritratto

L’ARTISTA

Vincenzo Camuccini, talvolta indicato anche come Camucini (Roma, 22 febbraio 1771 – Roma, 2 settembre 1844), è stato un pittore e restauratore italiano. Vincenzo Camuccini fu uno dei più importanti pittori del Neoclassicismo italiano e della pittura di storia, nonostante sia vissuto in un periodo storico, il XIX secolo, dove la cultura romantica aveva preso piede all’interno del panorama artistico-letterario europeo. Giovanissimo, aveva sposato Maddalena Devoti, figlia di Carlo, eminente medico alla corte pontificia e nipote dell’arcivescovo Giovanni Devoti, massimo esperto di diritto canonico. Questi aveva accompagnato il papa a Parigi per l’incoronazione di Napoleone Bonaparte. La sorella di Maddalena, Caterina, aveva sposato il ricco banchiere romano, Emilio Bracci, figlio di Virginio, principe del consiglio del Buon Governo e nipote di Pietro Bracci, scultore.

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