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IL BAROCCO ROMANO E SICILIANO
 

  IL BAROCCO ROMANO
     
     

Il barocco, gusto “stravagante e bizzarro”

 

La nuova espressività barocca

 

L’urbanistica di Sisto V a Roma

 

Vecchie tipologie ma nuovi linguaggi


Il barocco romano, da Della Porta al Bernini
 

Il barocco romano, da Borromini a Pietro da Cortona

 
  IL BAROCCO SICILIANO
   
Nel Val di Noto, un capolavoro corale
 

Le prime avvisaglie del Barocco in Sicilia


Dalla tragedia alla bellezza assoluta

 

Gli architetti siciliani del “miracolo”


Il Barocco Siciliano in tutta la sua pienezza

 

Il Barocco e le sue Chiese spettacolari

 

Il Gattopardo intraprendente del Settecento

 

Sbiadisce la “joie de vivre” di un’epoca eroica

 

Il lento declino economico e morale

 
 
   
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Le mode che si susseguivano in Europa nelle grandi costruzioni erano modello per altre costruzioni minori del continente. La stessa Versailles fu completata nello stile Barocco nel 1688 per decisione di Luigi XIV. Chiaramente fu imitata un po’ ovunque. Con le sue peculiarità e stranezze il Barocco divenne, al di là delle mode, uno stile architettonico e decorativo delineato e autonomo. Fu applicato un po’ ovunque, anche in Sicilia. Ma il Barocco siciliano andò oltre, molto oltre…

Giovanni Battista Vaccarini
Dopo il terremoto del 1693 molti architetti giunsero dall’Italia continentale nell’isola. Giovanni Battista Vaccarini era uno di quelli. Conosceva benissimo le architetture del Bernini e del Borromini, probabilmente conosceva altrettanto bene le pubblicazioni di incisioni di Domenico de' Rossi, che riportavano lo stile in tutte le sue peculiarità, e ne aveva fatto una personale amalgama da applicare nelle proprie composizioni. Vaccarini arrivò in Sicilia nel 1730 e subito progettò opere come Palazzo Biscari e la Chiesa di Sant'Agata a Catania, rifacendosi all'"Architettura Civile" di Guarino Guarini. Lo stile di Vaccarini “contaminò” Catania a lungo.
 

Rosario Gagliardi
Bisogna dividere innanzitutto la semplice ricostruzione dalla nuova edificazione. Moltissimi furono, infatti, gli interventi di semplice restauro dei manufatti danneggiati. Riportando necessariamente l’edificio all’antico stato, la creatività era molto limitata, e considerata di scarsa importanza. Per molte di queste opere non si conosce il nome del restauratore, come, ad esempio, la chiesa di San Giorgio a Modica. Iniziata nel 1702 la sua ricostruzione fu poi affidata all’architetto Rosario Gagliardi. Anch’esso non potè completare l’opera, morendo, ma lasciando i disegni delle opere da completare, possiamo considerarlo il restauratore finale tra l'avvicendarsi di molti alla supervisione. Rosario Gagliardi progettò con lo stesso stile la basilica di Santa Maria Maggiore a Ispica.


Tommaso Napoli
Un architetto siciliano, il monaco Tommaso Napoli, visitando Vienna, che era la sede del re di Sicilia Carlo VI  che governò l’isola dal 1718 e il 1734, ne riportò sensazioni, schizzi e incisioni dell’architettura austriaca (tra i maggiori architetti di Vienna vi era Fischer von Erlach). Tommaso Napoli introdusse nella sua architettura pareti concave e convesse e scale esterne molto complicate. Fu soprattutto, nel 1705, il progettista della famosa Villa Palagonia. Complessa e innovativa la costruzione presenta elementi che diverranno caratteristici del Barocco Siciliano, come, ad esempio, la sua doppia scala rettilinea con ripetuti cambi di direzione.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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