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IL BAROCCO ROMANO E SICILIANO
 

  IL BAROCCO ROMANO
     
     

Il barocco, gusto “stravagante e bizzarro”

 

La nuova espressività barocca

 

L’urbanistica di Sisto V a Roma

 

Vecchie tipologie ma nuovi linguaggi


Il barocco romano, da Della Porta al Bernini
 

Il barocco romano, da Borromini a Pietro da Cortona

 
  IL BAROCCO SICILIANO
   
Nel Val di Noto, un capolavoro corale
 

Le prime avvisaglie del Barocco in Sicilia


Dalla tragedia alla bellezza assoluta

 

Gli architetti siciliani del “miracolo”


Il Barocco Siciliano in tutta la sua pienezza

 

Il Barocco e le sue Chiese spettacolari

 

Il Gattopardo intraprendente del Settecento

 

Sbiadisce la “joie de vivre” di un’epoca eroica

 

Il lento declino economico e morale

 
 
   
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Come tutte le mode, anche il Barocco fu abbandonato a favore di un nuovo stile. Avendo la Sicilia (che dal 1735 ufficialmente fu denominata Regno di Sicilia) maggiori contatti con il Regno di Napoli di Ferdinando IV, si iniziò ad importare cultura e costumi dalla città partenopea, che, a sua volta si collegava con la cultura francese e le sue innovazioni. Dalla Francia alla fine del secolo XVIII arrivò non solo la cultura, ma anche Napoleone e le sue idee. Nel 1798 e 1806 il Re fu costretto due volte a fuggire da Napoli in Sicilia. Solo l’arrivo di un contingente cospicuo di militari inglesi (di 17.000 soldati) bloccò una possibile occupazione francese dell’isola.

Con la nuova riscoperta delle vestigia classiche, soprattutto greche e romane, con i primi scavi di Pompei ed Ercolano, molti furono i viaggiatori che visitarono l’Italia e in particolare la Sicilia. L'architetto francese Léon Dufourny venne in Sicilia tra il 1787 e il 1794 per studiare e disegnare gli antichi templi Greci sull'isola. Lo stile che egli portava da Parigi era chiaramente il neoclassicismo, tra l’altro estratto direttamente dai templi siciliani. Tra le opere di Dufourny vi è il "Tempio dell'Ingresso" (del 1798) del Giardino Botanico di Palermo, che fu  il primo edificio in Sicilia basato sull'ordine Dorico greco (quello dei templi di Agrigento).
Tra gli amici architetti siciliani del Dufourny vi era quel Giuseppe Marvuglia che nel 1784 aveva progettato Palazzo Riso-Belmonte. L’edificio, costruito intorno ad un cortile porticato barocco,  armonizzava il Barocco ad elementi Palladiani. Sulla facciata principale del Palazzo erano presenti grosse ma semplici colonne d'ordine ionico, accanto a finestre coronate da lineari frontoni classici. Gli elementi barocchi, ancora presenti, assumono un profilo molto più lineare. Altri edifici del Marvuglia mantengono la costante della fusione tra elementi Barocchi ed elementi Palladiani, portando la sua architettura a somigliare al Barocco popolare dell’inizio del XVII secolo in Inghilterra. La Chiesa di San Francesco di Sales del Marvuglia, è esempio di un’interpretazione all’inglese. La somiglianza porta a pensare a Blenheim Palace dell’architetto inglese Sir John Vanbrugh. Dopo il periodo di transizione, il Neoclassicismo prese piede nell’isola. Poiché le risorse cominciavano a scarseggiare il nuovo stile venne applicato in edifici pubblici e civili. Tra gli esempi eclatanti vi è l'Orto Botanico di Palermo.
Anche l’architetto Andrea Giganti, che pure aveva partecipato alla grande stagione del Barocco Siciliano, si convertì al nuovo stile, componendo a Bagheria, ispirato all’architetto francese Ange-Jacques Gabriel, la Villa Galletti. Quasi paradigmatica fu la costruzione di Palazzo Ducezio a Noto, su progetto di Vincenzo Sinatra. Iniziato nel 1746, presenta il piano terreno con portici in stile pienamente barocco. Nella necessità di aggiungere successivamente un piano superiore questo fu realizzato, invece, in stile totalmente neoclassico.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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