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IL BAROCCO ROMANO E SICILIANO
 

  IL BAROCCO ROMANO
     
     

Il barocco, gusto “stravagante e bizzarro”

 

La nuova espressività barocca

 

L’urbanistica di Sisto V a Roma

 

Vecchie tipologie ma nuovi linguaggi


Il barocco romano, da Della Porta al Bernini
 

Il barocco romano, da Borromini a Pietro da Cortona

 
  IL BAROCCO SICILIANO
   
Nel Val di Noto, un capolavoro corale
 

Le prime avvisaglie del Barocco in Sicilia


Dalla tragedia alla bellezza assoluta

 

Gli architetti siciliani del “miracolo”


Il Barocco Siciliano in tutta la sua pienezza

 

Il Barocco e le sue Chiese spettacolari

 

Il Gattopardo intraprendente del Settecento

 

Sbiadisce la “joie de vivre” di un’epoca eroica

 

Il lento declino economico e morale

 
 
   
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Il terremoto del 1693 uccise e soprattutto distrusse. Si calcola che i morti fossero per un totale di più di 100.000 persone. Essendo l’epicentro nel Val di Noto, Catania fu seriamente danneggiata, ma, innanzitutto, la città di Noto fu completamente rasa al suolo. Tra le altre subirono danni gravi Ragusa, Modica, Scicli, e Ispica. Totalmente furono interessate dal terremoto ben cinquantaquattro città e paesi e 300 villaggi.
Quasi subito i siciliani iniziarono la ricostruzione.

In Sicilia, pur essendo parte del dominio della monarchia spagnola, due erano i poteri reali presenti e operanti: l’Aristocrazia e la Chiesa.
Nata nel 1071 con l’arrivo dei Normanni in Sicilia, che, per amministrare il potere sul popolo, crearono il sistema feudale, l'aristocrazia siciliana aveva enormi ricchezze e una vasta manodopera subordinata. Alla data del sisma la Sicilia era governata, non solo dal Duca di Camastra, che gli Spagnoli avevano nominato viceré, ma direttamente dalla sua aristocrazia autoctona. Nel Settecento fu quantificato che erano presenti in Sicilia 228 famiglie nobiliari, che davano alla Sicilia una classe di governo quantificabile in 58 principi, 27 duchi, 37 marchesi, 26 conti, 1 visconte e 79
baroni, più i rampolli cadetti delle famiglie con i loro titoli cortesi di nobile e barone.
Queste famiglie nobiliari, per non dividere il patrimonio, usavano spingere i cadetti maschi e femmine verso i voti monastici nei monasteri e nei conventi. Era uso, per favorire questo, pagare una consistente tassa (o dote), alla Chiesa siciliana, sottoforma di proprietà, gioielli o denaro. A questa tradizione andava assommata l’opera stessa della Chiesa, che operando, anche, sulla paura della dannazione dopo la morte e sulla presenza dell’Inquisizione (che a volte non si fermava anche davanti alla nobiltà), riceveva dalle classi superiori e da quelle inferiori generose donazioni in tutte le principali ricorrenze dei santi e delle festività sacre.

Il compito della ricostruzione dopo il terremoto fu affrontato costruendo in stile “moderno”, cioè in stile barocco. I primi edifici costruiti erano così convincenti che ne scaturì una corsa al nuovo stile. La cosa non riguardò solo la zona terremotata, ma la Sicilia intera. Poiché il vicerè soggiornava sei mesi a Palermo e sei mesi a Catania, insieme a tutta la corte, moltissimi aristocratici si fecero edificare nuove abitazioni. Il soggiorno estivo in campagna, fece ristrutturare le facciate delle vecchie abitazioni e costruirne di nuove. Divenuto lo stile barocco uno status symbol per la nobiltà, la frenesia verso il nuovo stile fu generale, interessando anche chiese e monasteri, potendo le autorità ecclesiastiche siciliane disporre di quelle ricchezze a cui abbiamo fatto cenno. Man mano che lo stile si diffondeva, come una vera e propria epidemia, furono interessati dalla nuova moda anche edifici di tutt’altra epoca. Ad esempio, la chiesa di Santa Caterina a Palermo, iniziata nel 1566, fu riarredata internamente con marmi colorati in stile Barocco.
Alla metà del XVIII secolo si ebbe l’apice delle ricostruzioni nello sfarzo barocco.
Naturalmente le classi povere ricostruirono le proprie piccole abitazioni secondo la vecchia usanza.

La nuova urbanistica
All’alba della nuova ricostruzione ci si domandò in che modo ricostruire gli abitati rasi al suolo. Le vecchie città, edificate secondo l’antica urbanistica medievale, fatta di vicoli e stradine, di gruppi di case ammassate in maniera del tutto casuale, erano implose su se stesse come se fossero di carta pesta, causando danni e numero di vittime ingentissimo.
In Europa alcuni esempi di una nuova urbanistica erano già stati realizzati. Essa era basata su griglie geometriche di strade ampie e di piazze, dove disporre le abitazioni e gli edifici pubblici, con grande vantaggio di visuali e prospettive. Il tracciato poteva essere ortogonale od ottagonale, comunque sia, abbandonando casualità ed improvvisazione. Tra le realizzazioni in Europa vi erano: la nuova città di “Terra del Sole” realizzata nel 1564 per Cosimo I de' Medici, Gran Duca di Toscana, dall’architetto  Baldassarre Lanci di Urbino; la città di Alessandria in Piemonte; le nuove città dell’America del Sud (dal 1711), volute da spagnoli e portoghesi. Soprattutto era conosciuta dai siciliani la ricostruzione della città di Londra, dopo la quasi totale distruzione dovuta all’incendio del 1666, che fu eseguita per le nuove estensioni ad ovest  basandosi su uno schema a griglia (sostanzialmente la City fu ricostruita sul suo antico piano urbano d’origine medievale). La popolazione non fu investita dalla soluzione urbanistica, data la scarsa importanza, fu quindi prescelta senza opposizioni o contestazioni. Alcune tra le nuove città, più estensivamente ripianificate, dove si rilevano le soluzioni “rivoluzionarie”, sono: Catania, Caltagirone, Militello Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli.
Per la ricostruzione di Noto (ma anche di Ragusa) la vecchia area edilizia sul Monte Alveria, fu abbandonata (ed è possibile visitarla ancora oggi), a favore di un’area limitrofa in una zona maggiormente pianeggiante. Lo sviluppo dell’abitato, perciò, è a griglia. Le strade sono posizionate da est a ovest in funzione dell'angolazione solare. La pianificazione urbanistica di Noto è attribuibile ad un erudito aristocratico del luogo, Giovanni Battista Landolina. Tra gli architetti impegnati nella sua ricostruzione vi è Rosario Gagliardi, "scenografo" attento in proporzioni e prospettive.
La pianificazione della ricostruzione urbanistica permise di applicare un posizionamento delle maggiori strutture. Nel nuovo “linguaggio” le case dell’aristocrazia furono collocate o in zone fresche e ventilate, nella parte alta della città, o in prossimità di aree di maggiore importanza. Le chiese insieme al Palazzo Vescovile, vennero collocate su piazze centrali, in modo da sottolineare la “centralità” della Chiesa. I mercanti e i negozi seguirono l’andamento rettilineo delle strade maggiori e più ampie. Tutto il resto era destinato all’edificazione delle aree popolari. L’urbanistica Barocca in Sicilia ebbe una lettura e un’applicazione del tutto nuova. Fu oggetto d’ispirazione per molti architetti ed urbanisti. Il più importante di essi fu senz’altro il Barone Haussmann nel piano ottocentesco della nuova Parigi, vero punto di partenza per l’urbanistica mondiale.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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