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IL BAROCCO ROMANO E SICILIANO
 

  IL BAROCCO ROMANO
     
     

Il barocco, gusto “stravagante e bizzarro”

 

La nuova espressività barocca

 

L’urbanistica di Sisto V a Roma

 

Vecchie tipologie ma nuovi linguaggi


Il barocco romano, da Della Porta al Bernini
 

Il barocco romano, da Borromini a Pietro da Cortona

 
  IL BAROCCO SICILIANO
   
Nel Val di Noto, un capolavoro corale
 

Le prime avvisaglie del Barocco in Sicilia


Dalla tragedia alla bellezza assoluta

 

Gli architetti siciliani del “miracolo”


Il Barocco Siciliano in tutta la sua pienezza

 

Il Barocco e le sue Chiese spettacolari

 

Il Gattopardo intraprendente del Settecento

 

Sbiadisce la “joie de vivre” di un’epoca eroica

 

Il lento declino economico e morale

 
 
   
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Tra i grandi architetti barocchi della grande stagione romana, va ricordato quello che viene considerato l’antagonista del Bernini: Francesco Borromini. Il suo capolavoro è ritenuto la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. Egli ricevette un incarico quasi impossibile da portare a termine. Vi riuscì con arte e perfezione. Aveva di fronte a sè un lotto piccolissimo d’angolo, dove i monaci volevano inserito: un ingresso, un convento, un chiostro ed una chiesa. La piccola chiesa di San Carlino è veramente una bomboniera. Coperta da una cupola, retta da quattro pennacchi che poggiano sulla trabeazione, lo spazio interno dialoga con le pareti di contenimento. Qui sono state ricavate delle cappelle, inserite in un contorno concavo e convesso, che dà forma, movimento e sorpresa. Nella facciata di San Carlino, che Borromini progettò quando era anziano, il gioco delle superfici concave e convesse dell’interno si riflette sull’esterno, con una fluidità da grande maestro.
Tuttavia, il suo capolavoro è unitariamente indicato nella chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza, iniziata nel 1642. Poco distante da San Carlino, l’edificio chiude un cortile, che era stato progettato da Giacomo Della Porta. La pianta dell’edificio è creata da due triangoli equilateri che si contrappongono. L’interno si caratterizza con le convessità e concavità tipiche della sua architettura. Ma la parte più originale sta nella cupola a coronamento, che presenta una lanterna a spirale, mai progettata prima.
Il suo talento eccezionale non mancò d’essere notato, tanto che papa Innocenzo X, gli affidò il restauro della grande e importante  Basilica di San Giovanni in Laterano. Il suo progetto d’intervento non venne nai realizzato totalmente, ma le sue trasformazioni, soprattutto interne, resero la basilica tra le più belle di Roma. Le aperture della navata centrale e le cappelle, che si trovano sulle navate laterali, portano la sua firma. Infatti, esse sono state pensate  con angoli concavi che sfumano nelle volte.

A pochi anni di distanza, destinato ad intervenire sul lavoro degli altri, Borromini completò il progetto avviato da Girolamo Rainaldi (1570-1655) e dal figlio Carlo, della chiesa di Sant'Agnese in Agone (il progetto fu ripreso in seguito dallo stesso Carlo Rainaldi). Il tempio presenta una pianta a croce greca coperta da una cupola. Il genio dell’architetto si mostra in particolare, sul prospetto principale. La facciata, infatti, viene arretrata in modo da muoversi con un andamento concavo che si raccorda agli edifici laterali. Viene, inoltre, individuato lo spazio necessario per una coppia di campanili frastagliati verso l’alto.

Nel campo dei palazzi ecclesiastici a cui lavorò, da citare è il Collegio di Propaganda Fide (che custodisce all’interno la Cappella dei Re Magi). Rilevante il suo prospetto ,molto fluido e dinamico. Tra gli altri progetti religiosi eseguiti dal Borromini, troviamo l'Oratorio dei Filippini, la chiesa di Santa Maria dei Setti Dolori e il rifacimento della torre campanaria di Sant'Andrea delle Fratte.
Anche Borromini operò nel campo dell’illusionismo ottico. Ne è esempio il Trompe-l'œil posto nella galleria di Palazzo Spada (1652-1653), che ne aumenta la profondità.
Verso la metò del secolo Borromini lavorò sul progetto di Palazzo Pamphilj a Piazza Navona, che verrà costruito, in seguito, da Girolamo Rainaldi.

Le due chiese di Piazza del Popolo, vertice del tridente formato da via del Corso, via di Ripetta e via del Babuino, furono, invece, affidate a Carlo Rainaldi. La prima, dedicata a Santa Maria in Montesanto, del 1662, iniziata su un progetto del Bernini, e conclusa da Carlo Fontana (1638-1714). La seconda, consacrata a Santa Maria dei Miracoli, è del 1675. Anche qui, il Rainaldi fu coadiuvato dal Fontana. Sono apparentemente due chiese gemelle. In realtà, mentre la prima è a pianta circolare, la seconda è a pianta ellittica, cosa permessa dalla maggiore profondità del lotto a disposizione. Pur nella diversità, fu mantenuta l'apparente simmetria del fronte di Piazza del Popolo.

Tra gli architetti del periodo del barocco romano, si evidenzia, per la sua abilità plastica di comporre superfici, spazi e masse, Pietro da Cortona. Nella sua chiesa dei Santi Luca e Martina, del 1635, pur ispirandosi ad una chiesa rinascimentale, come Santa Maria della Consolazione a Todi, egli riesce ad apportare alcune modifiche innovative. La pianta, ad esempio, a croce greca, presenta l’allungamento di uno dei bracci, quindi, un ibrido planimetrico,  e mostra una facciata, convessa. Tra il 1656 ed il 1657, Pietro da Cortona lavora al prospetto della chiesa di Santa Maria della Pace. Da bravo architetto barocco, egli non si limitò al prospetto in questione, ma intervenne anche sulle facciate degli edifici circostanti. Creò una piccola piazzadallo stile unitario, dove inserì un colonnato semicircolare. La composizione che ne scaturì, servì, persino, allo stesso Bernini èer il suo intervento sulla chiesa di Sant'Andrea al Quirinale-

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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