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IL BAROCCO ROMANO E SICILIANO

IL BAROCCO ROMANO
     

Il barocco, gusto “stravagante e bizzarro”

 

La nuova espressività barocca

 

L’urbanistica di Sisto V a Roma


Vecchie tipologie ma nuovi linguaggi


Il barocco romano, da Della Porta al Bernini

Il barocco romano, da Borromini a Pietro da Cortona


  IL BAROCCO SICILIANO
 
Nel Val di Noto, un capolavoro corale

Le prime avvisaglie del Barocco in Sicilia


Dalla tragedia alla bellezza assoluta


Gli architetti siciliani del “miracolo”


Il Barocco Siciliano in tutta la sua pienezza

 

Il Barocco e le sue Chiese spettacolari

 

Il Gattopardo intraprendente del Settecento

 

Sbiadisce la “joie de vivre” di un’epoca eroica

 

Il lento declino economico e morale

 
 
   
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Dopo la grande stagione classicista del Cinquecento, questa non viene messa in soffitta, come erroneamente si pensa, ma perdura anche nel secolo successivo, rimanendo punto di riferimento. Il movimento culturale del barocco vi si sovrappone coprendo l’arco di tempo che va dal secolo XVII agli inizi del XVIII secolo. Esso si sviluppa su più discipline, dalla letteratura alla filosofia, dall'arte alla musica. Nasce con esso il “gusto barocco”. Alla fine del Settecento, quest’ultimo ha un’accezione negativa e solo alla fine dell’Ottocento esso viene rivalutato e considerato un vero e proprio movimento. Ciò avviene anche perché le nuove tendenze, dall'impressionismo al simbolismo, non fanno mistero di ispirarsi a questa grande stagione culturale. La definizione di “barocco” viene, pure, legata alla creatività e al gusto artistico e letterario, che ne indica una particolare espressione e pensiero.

Il termine “barocco” ha più derivazioni, che coincidono, tuttavia, nell’estrosità del suo gusto. Può derivare dal "baroco", il più complesso sillogismo aristotelico; dal francese baroque, che nel Seicento stava per "stravagante, bizzarro"; oppure dal portoghese barroco, con cui si indicava una perla anomala.

Il barocco viene annunciato, alla fine del Cinquecento, dall’invenzione del clavicembalo, con cui saranno composte proprio le nuove musicalità secentesche. La nuova musica perdurerà a lungo, anche nel periodo artistico del barocchetto e del rococò. Artisticamente il movimento, che nasce in Italia, ha, tuttavia, il suo periodo maggiore, nell’arco di tempo che va dalla fine del XVI secolo al 1670 circa.

Pur nella complessità della possibile analisi critica e storica, possiamo individuare la genesi dell’inquietudine barocca, nella nascita della nuova scienza. Con le osservazioni astronomiche di Galileo Galilei, la Terra e l’Uomo perdono la loro centralità. Dal sistema tolemaico si passa al sistema copernicano. In un Universo, che diviene infinito, il piccolo pianeta terrestre si trova a girare (come altri) intorno al Sole. A questo si aggiungono le nuove scoperte geografiche, che danno del pianeta, la nostra casa, insospettabili realtà e nuovi “mondi”. Ogni certezza mentale, insomma, si frantuma, lasciando il posto al dubbio e a nuove domande.
A questa prima motivazione se ne aggiunse un’altra, non meno importante. Sul finire del ‘500, si ebbe la scissione protestante, con la nascita di nuove diramazioni religiose, autonome dal potere romano del papa. A queste, la Chiesa cattolica rispose con la Controriforma, che fu avviata col Concilio di Trento. La nuova regola, protetta e diffusa dalla congregazione dei gesuiti, apparentemente inflessibili, era applicata con maggiore elasticità. Essa univa, infatti, ai dogmi della fede, rigidissimi, anche tutte le frivolezze della mondanità degli aristocratici e degli uomini di potere in genere. Insomma, tutte le luci e tutte le ombre, di un secolo ambiguo.

In questa nuota ricerca d’identità, i grandi poteri iniziano ad autocelebrarsi. La Chiesa cattolica, i sovrani europei, le istituzioni civili, tutta la nobiltà come la nascente borghesia, chiedono centralità, visibilità e fasto. Lo stile di vita delle classi più agiate diviene lussuoso e sfarzoso. I palazzi, la musica, gli incontri e le cene devono raggiungere il massimo possibile, al limite dello spreco. Luigi XIV (il Re Sole) ne dà esempio: fa costruire Versailles e riunisce intorno a sé tutta la corte francese. Al centro, se stesso.
L’arte, sia pittorica che architettonica, ne ricevono, ovviamente, il massimo impulso. Pur nelle varie correnti nazionali, che ne danno svolgimenti diversi, il barocco si può definire l’ultimo stile unitario di livello europeo.
Inizia nello sfarzo la ricerca dell’espressione dell’infinito e al contempo dei concetti fondamentali. Abbondano metafore e simboli, metamorfosi universali e l’illusione indefinibili del sogno e delle emozioni. Di fronte al creato nasce il gusto della maraviglia, con le sue collezioni e stanze, piccoli musei dell’incredibile.
Architettonicamente la forma diviene aperta. Nasce il concetto di “finzione” scenografica e d’illusione prospettica. La scultura si libera in rappresentazioni mitologiche nelle fontane, corredate da fantastici giochi d’acqua. Nascono strumenti “linguistici”, come la penombra e l’oscurità, la magnificenza e la decoratività portata al massimo, ma anche il concettismo e l'amplificazione delle emozioni.
Nel barocco, quindi, convivono delle espressività ignote al razionalismo del classicismo cinquecentesco. Alle certezze di quest’ultimo, si sostituiscono e si esprimono inquietudini ed emozioni umane.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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