Dopo la
grande stagione classicista del
Cinquecento, questa non viene
messa in soffitta, come
erroneamente si pensa, ma perdura
anche nel secolo successivo,
rimanendo punto di riferimento. Il
movimento culturale del barocco vi
si sovrappone coprendo l’arco di
tempo che va dal secolo XVII agli
inizi del XVIII secolo. Esso si
sviluppa su più discipline, dalla
letteratura alla filosofia, dall'arte
alla musica. Nasce con esso il
“gusto barocco”. Alla fine del
Settecento, quest’ultimo ha
un’accezione negativa e solo alla
fine dell’Ottocento esso viene
rivalutato e considerato un vero e
proprio movimento. Ciò avviene
anche perché le nuove tendenze,
dall'impressionismo al simbolismo,
non fanno mistero di ispirarsi a
questa grande stagione culturale.
La definizione di “barocco” viene,
pure, legata alla creatività e al
gusto artistico e letterario, che
ne indica una particolare
espressione e pensiero.
Il
termine “barocco” ha più
derivazioni, che coincidono,
tuttavia, nell’estrosità del suo
gusto. Può derivare dal "baroco",
il più complesso sillogismo
aristotelico; dal francese
baroque, che nel Seicento
stava per "stravagante, bizzarro";
oppure dal portoghese barroco,
con cui si indicava una perla
anomala.
Il barocco viene
annunciato, alla fine del
Cinquecento, dall’invenzione del
clavicembalo, con cui saranno
composte proprio le nuove
musicalità secentesche. La nuova
musica perdurerà a lungo, anche
nel periodo artistico del
barocchetto e del rococò.
Artisticamente il movimento, che
nasce in Italia, ha, tuttavia, il
suo periodo maggiore, nell’arco di
tempo che va dalla fine del XVI
secolo al 1670 circa.
Pur
nella complessità della possibile
analisi critica e storica,
possiamo individuare la genesi
dell’inquietudine barocca, nella
nascita della nuova scienza. Con
le osservazioni astronomiche di
Galileo Galilei, la Terra e l’Uomo
perdono la loro centralità. Dal
sistema tolemaico si passa al
sistema copernicano. In un
Universo, che diviene infinito, il
piccolo pianeta terrestre si trova
a girare (come altri) intorno al
Sole. A questo si aggiungono le
nuove scoperte geografiche, che
danno del pianeta, la nostra casa,
insospettabili realtà e nuovi
“mondi”. Ogni certezza mentale,
insomma, si frantuma, lasciando il
posto al dubbio e a nuove domande.
A questa prima motivazione se
ne aggiunse un’altra, non meno
importante. Sul finire del ‘500,
si ebbe la scissione protestante,
con la nascita di nuove
diramazioni religiose, autonome
dal potere romano del papa. A
queste, la Chiesa cattolica
rispose con la Controriforma, che
fu avviata col Concilio di Trento.
La nuova regola, protetta e
diffusa dalla congregazione dei
gesuiti, apparentemente
inflessibili, era applicata con
maggiore elasticità. Essa univa,
infatti, ai dogmi della fede,
rigidissimi, anche tutte le
frivolezze della mondanità degli
aristocratici e degli uomini di
potere in genere. Insomma, tutte
le luci e tutte le ombre, di un
secolo ambiguo.
In questa
nuota ricerca d’identità, i grandi
poteri iniziano ad autocelebrarsi.
La Chiesa cattolica, i sovrani
europei, le istituzioni civili,
tutta la nobiltà come la nascente
borghesia, chiedono centralità,
visibilità e fasto. Lo stile di
vita delle classi più agiate
diviene lussuoso e sfarzoso. I
palazzi, la musica, gli incontri e
le cene devono raggiungere il
massimo possibile, al limite dello
spreco. Luigi XIV (il Re Sole) ne
dà esempio: fa costruire
Versailles e riunisce intorno a sé
tutta la corte francese. Al
centro, se stesso. L’arte, sia
pittorica che architettonica, ne
ricevono, ovviamente, il massimo
impulso. Pur nelle varie correnti
nazionali, che ne danno
svolgimenti diversi, il barocco si
può definire l’ultimo stile
unitario di livello europeo.
Inizia nello sfarzo la ricerca
dell’espressione dell’infinito e
al contempo dei concetti
fondamentali. Abbondano metafore e
simboli, metamorfosi universali e
l’illusione indefinibili del sogno
e delle emozioni. Di fronte al
creato nasce il gusto della
maraviglia, con le sue collezioni
e stanze, piccoli musei
dell’incredibile.
Architettonicamente la forma
diviene aperta. Nasce il concetto
di “finzione” scenografica e
d’illusione prospettica. La
scultura si libera in
rappresentazioni mitologiche nelle
fontane, corredate da fantastici
giochi d’acqua. Nascono strumenti
“linguistici”, come la penombra e
l’oscurità, la magnificenza e la
decoratività portata al massimo,
ma anche il concettismo e
l'amplificazione delle emozioni.
Nel barocco, quindi, convivono
delle espressività ignote al
razionalismo del classicismo
cinquecentesco. Alle certezze di
quest’ultimo, si sostituiscono e
si esprimono inquietudini ed
emozioni umane.
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