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IL BAROCCO ROMANO E SICILIANO
 

  IL BAROCCO ROMANO
     
     

Il barocco, gusto “stravagante e bizzarro”

 

La nuova espressività barocca

 

L’urbanistica di Sisto V a Roma

 

Vecchie tipologie ma nuovi linguaggi


Il barocco romano, da Della Porta al Bernini
 

Il barocco romano, da Borromini a Pietro da Cortona

 
  IL BAROCCO SICILIANO
   
Nel Val di Noto, un capolavoro corale
 

Le prime avvisaglie del Barocco in Sicilia


Dalla tragedia alla bellezza assoluta

 

Gli architetti siciliani del “miracolo”


Il Barocco Siciliano in tutta la sua pienezza

 

Il Barocco e le sue Chiese spettacolari

 

Il Gattopardo intraprendente del Settecento

 

Sbiadisce la “joie de vivre” di un’epoca eroica

 

Il lento declino economico e morale

 
 
   
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Gli architetti siciliani, che non avevano avuto l’opportunità di sviluppare studi al di fuori della Sicilia, avevano ora, nella prima parte del secolo, esempi sufficienti per imparare il nuovo stile. Ad essi si aggiungevano le stampe e i libri di architettura che giungevano abbondantemente dal continente. Questi architetti assommarono ad artisti come il Vaccarini altri esempi come Andrea Palma, Rosario Gagliardi e Tommaso Napoli.
Questi architetti, che facevano parte della nuova generazione, a conoscenza anche delle caratteristiche di un nuovo stile, il Rococò, diedero vita ad una nuova mistura con il Barocco. Guadagnando in sicurezza, competenza e statura artistica, aggiunsero alle proprie progettazioni appariscenza, libertà e movimento, caratteristiche tipiche del cosiddetto Barocco Siciliano.
Dopo il 1730 Il Barocco siciliano inizia a caratterizzarsi in maniera dissimile dal Barocco romano. Terminata la folle corsa alla ricostruzione, la progettazione, ad opera di architetti siciliani venuti alla ribalta, divenne più tranquilla e meditata. 

Essi adeguarono adesso le loro composizioni a bisogni e tradizioni locali. Il loro modo di progettare divenne così personale e libero da risultare spesso follemente creativo. Vaccarini aveva aggiunto delle scale esterne alla maniera di Francesco De Sanctis e le scalinate di Piazza di Spagna a Roma. I nuovi architetti aggiunsero scale di tutti i tipi e forme a costruzioni, come le chiese, poste in cima alle colline, per poter costruire meravigliose scalinate che ne sottolineavano l’importanza aumentandone l’imponenza.
Anthony Blunt, parlando di interni del Barocco siciliano, scrive: "affascinante o repellente, ma comunque il singolo spettatore possa reagire, questo stile è una manifestazione caratteristica di esuberanza siciliana, e va classificato tra i più e più importanti e originali creazioni di arte Barocca sull'isola".

Le caratteristiche del nuovo linguaggio
Abbiamo già indicato nel XVII secolo l’epoca di maggiore sviluppo del Barocco europeo. Vi furono delle imitazioni impacciate in Sicilia in quel periodo. Anche in queste prime avvisaglie avevano iniziato, magari inconsapevolmente, ad inglobare nella progettazione un certo vernacolo locale. Alla metà del XVIII secolo, periodo di massima diffusione, il Barocco in Sicilia poteva definirsi Siciliano, per una serie di caratteristiche assolutamente originali. Queste non confluiscono direttamente in un lessico chiuso a definire uno stile a se stante. Dopo il 1720, le composizioni, che inglobano diverse caratteristiche, hanno in sé la “libertà” del compositore di fronte al compito della progettazione. Mentre il Barocco viene definito drammatico e vibrante, riccamente adornato di masse, sculture ed ombre che confluiscono in angosciosi chiaroscuri e giochi di luce, alla base del  Barocco Siciliano vi è la creatività, il gioco, la sensazione tipica di una "joie de vivre". Le masse che vengono plasmate liberamente stupiscono, affascinano, catturano lo sguardo per la complessità progettuale fatta di mille particolari sorprendenti. Gli stessi mascheroni, propri del Barocco, in Sicilia diventano apotropaici, irridenti, grotteschi, del tutto fantastici e “maleducati”. Appaiono in varie parti delle trabeazioni orizzontali dell’edificio e, a supporto, nei balconi. Questi ultimi, quasi mai si limitano ad essere dei semplici rettangoli sporgenti, ma assumono forme molto fluide, con balaustre in ferro battuto molto mosse e intricate (in molti edifici le stesse finestre sono difese da gelosie tondeggianti, che si rifanno alle balconate del palazzo).
L’ingresso dei palazzi aristocratici è posizionato in una corte interna a cui possono giungere le carrozze, passando per un'arcata di grandi dimensioni posta nella facciata principale dell’edificio. In questo spazio interno si dipartono le doppie scalinate, molto scenografiche, che portano al piano nobile, dove sono collocati i salotti di ricevimento. Le scale serpeggianti spesso assumono la forma addirittura del muro esterno della costruzione, che è inclinato e sinuoso anch’esso.
Il bugnato sui muri esterni trova molti usi nell’isola. Se il Serlio, a volte lo decorava, con il bugnato gli architetti siciliani facevano di tutto. Non solo lo decoravano in modo sfacciato (con sculture di foglie, squame, con dolci e conchiglie), ma lo usavano, addirittura, per i pilastri piuttosto che per le pareti.
Tra le tipicità degli edifici nobiliari siciliani vi sono anche i materiali da costruzione impiegati. Nella zona di Catania era diffuso costruire utilizzando la pietra lavica, che ha colori che vanno dal grigio al nero. L’aspetto che ne assume l’edificio è del tutto sorprendente e soprattutto particolare dell’architettura catanese, anche barocca. E’ un marchio di fabbrica difficilmente imitabile.

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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