L’Iliade
narra della guerra di Troia,
durata 10 anni. Il poema,
tuttavia, comprende solo 51 giorni
dell’ultimo anno, e, soprattutto,
è legato ad un solo tema: l’ira di
Achille. La scelta di focalizzare
su un unico mito l’attenzione è
dovuto alla poeticità del testo e
non al fatto storico in sé.
Aristotele (nella Poetica)
lodò la scelta di Omero, di un
episodio particolare della guerra,
proprio perché la poesia è una
verità di fatto.
Sia
l’Iliade che l’Odissea facevano
parte del Ciclo Troiano, una
raccolta di otto poemi epici ad
essa dedicata. Oltre i due
maggiori, comprendeva: Cypria,
Etiopide, la Piccola Iliade, l'Iliou
persis (La
caduta di Ilio), i Nostoi
(I ritorni a casa) e la
Telegonia. Pur andati
perduti, ne abbiamo notizia da
Proclo, poeta greco del
V secolo, da esso riassunti nello
scritto Crestomazia.
Questo riassunto farebbe
parte della prefazione del
noto manoscritto dell'Iliade del X
secolo chiamato Venetus A.,
come testimoniato da Fozio (nella
sua Biblioteca),
uno studioso di epoca successiva.
La prefazione, tuttavia, è
incompleta sulla parte riguardante
i Cypria. Si è supplito con
altre fonti. I poemi ciclici,
chiamati così in epoca
ellenistica, erano successivi ai
due capolavori omerici. Il termine
ciclico era utilizzato come
sinonimo di "stereotipato", quasi
di livello inferiore. Molti, però,
ritengono che il Ciclo Troiano sia
anteriore all’opera di Omero,
facente parte di un corpus
leggendario su una guerra
leggendaria. Tuttavia la
ricerca bibliografica ha portato
al ritrovamento di alcuni brani,
citazioni di autori successivi, e
riassunti. Da questi resti del
Ciclo Troiano e dalle due opere di
Omero, ne è nata una corrente di
studio denominata neoanalisi
omerica. Tra le questioni
sorte sui ritrovamenti dei brani
relativi al Ciclo Troiano, vi è la
qualità dei testi originari. Per
lo più essi hanno un’impostazione
fantastica, ma se è vero che Omero
si è ispirato ad essi, certi brani
dell’Odissea stessa condividono la
stessa impostazione fantastica.
D’altra parte molte opere
successive dimostrano un
collegamento con queste opere
“secondarie”. L’Eneide, le
Metamorfosi, i Posthomerica
di Quinto di Smirne, il Carmen
Priami, presentano dei brani
che fanno riferimento alla guerra
di Troia, con ispirazione non
omerica. Tra le altre
problematiche legate al Ciclo vi è
quella del perché furono riuniti
insieme e del perché tra essi e le
opere omeriche non vi siano
sovrapposizioni. Lo studioso David
Binning Monro, verso la fine del
XIX secolo, analizzando il termine
“ciclo” con il suo riferimento
greco, arrivò a tradurlo non con
il significato attuale, ma con
quello di “tradizionale”, e cioè
che nel periodo ellenistico (I
secolo a.C.) furono raccolti solo
per il fatto che trattavano lo
stesso argomento. Ma vi è una
relazione esistente tra i poemi
del Ciclo ed Omero? E se sì,
quale? Si fa notare che lo stesso
Proclo nel suo riassunto delle
opere del Ciclo, rileva come
facciano da contorno a quelle di
Omero, senza però presentare
sovrapposizioni. Alcuni studiosi,
ritengono, tuttavia, che
all’origine il rapporto tra le
opere non fosse questo. Proclo
narra che la Piccola Iliade
si ferma prima del saccheggio di
Troia, ma da altra fonte, sicura,
si ha notizia che in essa era
trattato il brano narrante
Neottolemo che prende prigioniera
Andromaca, ed altre dissomiglianze
tra quanto riportato da Proclo ed
altre fonti e la stessa ricerca
delle loro stesure originali.
Come per la questione omerica
anche le problematiche legate al
Ciclo Troiano sono ancora aperte:
la ricerca e le interpretazioni
sicuramente continueranno.
La
trama dell’Iliade
Tutto ha
inizio con il rapimento di Elena,
moglie di Menelao, da parte di
Paride. Menelao ne richiede la
restituzione, ma ne riceve un
rifiuto. Gli Achei si riuniscono,
allora, e mandano un esercito ad
assediare Troia. Passano nove anni
inutilmente. E’ il decimo anno
di guerra (e qui ha inizio il
poema). Agamennone, fratello di
Menelao, a capo della spedizione
achea, si rifiuta di restituire
Criseide (ottenuta come preda di
guerra) a Crise, sacerdote di
Apollo. Il dio provoca allora una
terribile pestilenza nel campo
greco, tanto che Agamennone è
costretto a liberare Criseide. Per
compensare la cosa, prende la
schiava Briseide ad Achille,
semidio figlio della Dea Teti e di
Pelèo e valoroso guerriero acheo.
Achille ne è irato e rifiuta
di prendere ancora parte agli
scontri con i troiani. La
situazione si fa seria: numerose
sono le sconfitte raccolte
dall’esercito greco. Patroclo,
amico di Achille, per tamponare la
cosa, scende in battaglia con le
armi dell’amico, fingendosi esso.
Ha uno scontro con Ettore, eroe
troiano, perde e muore. Ettore si
impadronisce dell’armatura sacra.
Achille ne è sconvolto. Riarmato
da Efesto, torna a combattere
sfidando allo scontro Ettore.
Inizialmente non ha successo,
finchè Ettore esce dalla città ed
ha lo scontro con Achille. Ettore
muore, ma Achille, prima fa
strazio del suo corpo, poi porta
via con se il corpo. Il
re dei troiani Priamo scende
al campo acheo e richiede ad
Achille la restituzione del corpo
di suo figlio Ettore. Alla fine i
due s’intendono, facendo quasi una
pace separata tra loro, e Achille
permette al suo interlocutore di
riscattare il corpo. Senza Ettore
i troiani hanno difficoltà a
respingere gli Achei. Il destino
di Troia è segnato.
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