Il primo viaggio: Le tre lingue dell’Odissea e la narrazione in metrica

di Daniele Bertolami

Il termine Odissea deriverebbe dal greco “οδυσσομαι”, cioè “odiare”. Non è chiaro, però, se Ulisse è odiato da chi gli impedisce di tornare a casa, o è colui che odia, in particolare i Proci, che ucciderà al ritorno. Il termine ha tuttavia un’origine più antica. Appartenente alla cultura della Caria, in Asia Minore, starebbe ad indicare un antico dio del mare, evolutosi nel dio Poseidone. Alla base del poema si troverebbero, quindi, una serie di racconti marinari, confluiti, poi, nell’Odissea. Lo studioso Martin West, ad esempio, ritiene che nell’Odissea e nella sua epopea sia confluita quella di Gilgamesh, che fa parte della mitologia mediorientale. Ambedue le storie trattano di un viaggio avvenuto fino ai confini del mondo, ambedue gli eroi scendono, grazie all’aiuto di un dio, da vivi nel mondo dei morti e ne fanno ritorno. La straordinaria somiglianza tra i due racconti dipenderebbe dall’ influsso avuto dall’epopea di Gilgamesh sulla stesura dell’Odissea.
La lingua utilizzata da Omero è un misto di diversi dialetti. Quella attica, dovuta probabilmente dal tiranno Pisistrato, ma poco presente nel testo. Quella ionica, predominante, utilizzata in quanto il dialetto ionico era la lingua “ufficiale” dei poemi epici. Il dialetto eolico, anch’esso molto utilizzato, ha ragione di essere in quanto lingua che si prestava ad un uso metrico e poetico.
Tra le semplificazioni linguistiche della narrazione sono presenti le formule, espressioni metriche fisse, che forniscono un’idea essenziale e simbolica (l’astuto Odisseo o Aurora dalle dita rosate). Esse permettono una gestione più semplice della narrazione in metrica, soprattutto nella esposizione orale.
L’opera di Omero, analizzandone la struttura, risulta di una grande modernità. Ambedue i libri hanno un inizio in “Medias Res”, cioè a fatti già iniziati. Ulisse appare dopo sette anni dalla sua partenza da Troia; l’Iliade ci racconta degli ultimi 51 giorni di una guerra di dieci anni. Anche l’Odissea si svolge in un arco temporale ben definito e ridotto: 38-40 giorni. Per abbracciare l’intero viaggi di Ulisse, Omero fa uso di analessi, cioè di “flash-back”, che ci proiettano nel passato temporale dell’azione, con il racconto che Ulisse fa a re Alcinoo. permettendoci di conoscere le disavventure patite.
L’ambientazione del racconto, cioè i luoghi geografici, non sono, a tutt’oggi, identificabili nella realtà. La tradizione vuole che la terra dei Ciclopi e dei Lestrigoni sia la Sicilia, in una delle isole Eolie Odisseo incontrò il dio Eolo, e Scheria, la terra dei Feaci, in Corfù. Molte altre sono le “attribuzioni”, la maggior parte nel Mediterraneo, ma anche nell’Oceano Atlantico o, addirittura, nel Mar Baltico.

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IMMAGINE DI APERTURA  – Composizione grafica di Testa di Ulisse da un gruppo scultoreo raffigurante Ulisse che acceca Polifemo (Marmo, greco, probabilmente del I secolo d.C. Dalla villa di Tiberio a Sperlonga. Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga) tratta da Wikipedia e illustrazione di Maicon Fonseca Zanco da Pixabay. 

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