Fondazione Carlo Levi: Il tempo de «L’Orologio» – Roma e il mondo 1944-50

Nei giorni 28 e 29 novembre 2024, presso la Sala Conferenze di Villa Altieri – Palazzo della Cultura e della Memoria Storica, la Fondazione Carlo Levi presenta, in collaborazione con l‘Università degli Studi Roma Tre e Rome International School, il Convegno Internazionale di Studi “Il tempo de «L’Orologio» – Roma e il mondo (1944-50)”.

L’evento che si avvale del patrocinio della Città metropolitana di Roma Capitale ed è realizzato grazie al contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, è stato curato dal comitato scientifico composto da Lorenzo Benadusi, Daniela Fonti, Antonella Lavorgna e Alessandro Marucci.

CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
Il tempo de «L’Orologio» – Roma e il mondo (1944-50)

promosso da
Fondazione Carlo Levi 

in collaborazione con 
Università degli Studi Roma Tre e Rome International School

comitato scientifico
Lorenzo Benadusi, Daniela Fonti, Antonella Lavorgna e Alessandro Marucci

8-29 novembre 2024
Sala Conferenze | Villa Altieri
Palazzo della Cultura e della Memoria Storica

Viale Manzoni 47 – Roma 

Il tempo de «L’Orologio» – Roma e il mondo (1944-50) pone l’attenzione su di un preciso periodo storico: uno sguardo originale che, a partire dalle riflessioni contenute all’interno della pubblicazione L’Orologio di Carlo Levi, farà luce su quella nuova stagione culturale di Roma, rivolta a un mondo ancora non diviso dai rigidi steccati imposti dalla guerra fredda.

Infatti, negli anni compresi tra la Liberazione e le elezioni del ’48 Roma ha vissuto una stagione di fermenti culturali e artistici senza precedenti. Le vicende della vita culturale cittadina sembrano accompagnare l’euforia per la Liberazione e la ripresa dei rapporti internazionali, all’insegna di quel “caos creativo” dove si affastellano scoperte politiche e letterarie, pittoriche e musicali. Nell’atmosfera effervescente dell’immediato dopoguerra la vita culturale della città rivela un tessuto notevolmente articolato: esemplare, al riguardo, è il punto di vista di Carlo Levi che descrive ne L’Orologio una città dove i partiti dell’antifascismo hanno perso terreno, paralizzata da una congenita «sterilità», feudo inossidabile delle forze della conservazione del vecchio stato. La capitale, infatti, è presentata soprattutto come il luogo dove prende corpo una specie di demoralizzazione, di distacco delle masse dalla politica che strideva con l’esigenza di porre su basi nuove la vita pubblica sostenuta dalla Resistenza. Gli studi storici più recenti, del resto, hanno messo in luce la deliberata volontà di ridimensionare il ruolo della città: dopo l’armistizio, la decisione dei comandi militari di non scontrarsi coi tedeschi si colorerebbe di un significato di trapasso ben più profondo.

La contestuale riduzione del ruolo operativo della città durante la guerra civile, con la comparsa di quattro poteri di fatto che impongono o rivendicano sovranità, contribuì a indebolire ulteriormente la sua funzione di centro e di città capitale. Accanto a questo indebolimento della rappresentazione politica, prende quota invece la crescita internazionale della città che accoglie una moltitudine di artisti e scrittori da tutto il mondo che contribuiranno a ridefinirne la sua fisionomia culturale.

Questo dualismo tra apertura culturale internazionale, che abbraccia la totalità delle arti, e il mancato rinnovamento istituzionale sarà al centro del convegno. Una prospettiva metodologica rivendicata già da Carlo Levi nei suoi scritti del dopoguerra, che risulta tuttora vitale per gli studiosi dell’età contemporanea.

PROGRAMMA

/ Giovedì 28 novembre 9.30-18.00
Saluti istituzionali
Pierluigi Sanna, Vicesindaco della Città metropolitana di Roma Capitale
Daniela Fonti, Presidente della Fondazione Carlo Levi
Corina Rader, Head of school/President, Rome International School
Lorenzo Benadusi, Università degli Studi Roma Tre

Sessione 1
All’indomani della Liberazione
Presidente: Raffaele Romanelli, Sapienza Università di Roma
Liberati e liberatoriGabriele Ranzato, Università di Pisa
Gli aiuti internazionali e l’assistenza a RomaEmanuele Bernardi, Sapienza Università di Roma
11.00 – 11.30 Pausa
Il Campidoglio e la transizione alla democraziaGrazia Pagnotta, Università degli Studi Roma Tre
Cultura, politica e società romanaAlessandro Marucci, Fondazione Carlo Levi – Rome International School
Dalla Liberazione a Vacanze Romane: Roma e l’Italia nel contesto internazionale dalla sconfitta alla fine di un lungo dopoguerraAntonio Varsori, Università degli Studi di Padova e Università LUISS Guido Carli di Roma
13.00 – 14.30 Pausa pranzo

Sessione 2 

Verso la democrazia
Presidente: Alessandro Marucci, Fondazione Carlo Levi- Rome International School
Il mondo in casa: accademie e istituti culturali internazionaliLorenzo Benadusi, Università degli Studi Roma Tre
Dalla parte di chi? L’Orologio (1950) di Carlo Levi e Dalla parte di lei (1949) di Alba De Céspedes: il tradimento della Resistenza da punti di vita diversi e tra loro intrecciati Filippo La Porta, saggista e critico letterario
L’Orologio e gli Stati Uniti Luca Beltrami, Università degli Studi di Genova
Carlo Levi opinionista 1944-1946: i suoi articoli su “L’Italia libera” e “La Nazione del popolo”Luigi Scoppola Iacopini, Rome International School, ricercatore indipendente
Il tempo «diverso» di Roma: L’Orologio tra sogno, magia e impegno – Mattia Acetoso, Boston College

/ Venerdì 29 novembre – 09.00-14.00

Sessione 3
Architettura, letteratura e arti visive nella Roma di Carlo Levi
Presidente: Daniela Fonti, Presidente della Fondazione Carlo Levi
«Nei tempi incisivi della Resistenza». Alle origini del Premio Strega Gianluigi Simonetti, Università di Losanna
Obiettivo su Roma: lo sguardo internazionale tra mito e realtà Maria Francesca Bonetti, Università degli Studi della Tuscia
Antagonismi, strategie, aperture. La scena artistica del dopoguerraChiara Perin, Scuola Normale Superiore di Pisa
Pausa 11.30 – 12.00
Avanguardia e Neorealismo: ipotesi per un’architettura nell’Italia repubblicanaAlessandra Muntoni, Sapienza Università di Roma
Carlo Levi e la contemporaneità dei tempi Michele Dantini, Università per Stranieri di Perugia e Scuola IMT Alti Studi Lucca

INFO

Fondazione Carlo Levi
Via Ancona 21, 00198 Roma
Tel. 06 44230740
carlolevifondazione@gmail.comsegr.carlolevifondazione@gmail.comwww.carlolevifondazione.it

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
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Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti.Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.

ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA – Il ‘900 sinfonico

Due brani in scaletta, il Concerto per violoncello e orchestra n.2 di Nino Rota e la Sinfonia n.2 “Symphonic Fantasy” di Kurt Weill, e due protagonisti di grande talento, il direttore Pasquale Corrado e il violoncello solista Marcello Forte, per un concerto che consente di scoprire composizioni meno note di grandi autori del ‘900.

Il primo violoncello dell’Orchestra Sinfonica di Matera, Marcello Forte, in veste di solista e la bacchetta di Pasquale Corrado, giovane e rinomato compositore e direttore d’orchestra, sono i protagonisti del nuovo appuntamento della stagione concertistica autunnale dell’Orchestra Sinfonica di Matera.

Giovedì 28 novembre, con inizio alle 20:30, all’Auditorium Raffaele Gervasio, in piazza San Francesco d’Assisi a Matera, si terrà il concerto Il ‘900 sinfonico.

STAGIONE CONCERTISTICA AUTUNNALE 2024
 
L’ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA IN
IL ‘900 SINFONICO
GIOVEDI’ 28 NOVEMBRE
ORE 20:30
AUDITORIUM RAFFAELE GERVASIO

La formazione sinfonica di Matera eseguirà un programma con musiche di Nino Rota (1911 – 1979) e Kurt Weill (1900-1950).

Il Concerto per violoncello e orchestra n.2 di Nino Rota aprirà la serata. Una partitura dal carattere giocoso, vivace e complessa, sotto il profilo tecnico, per il solista che ben metterà in luce la qualità espressiva del violoncellista Marcello Forte. Il secondo brano in scaletta è una delle composizione forse meno eseguita di Kurt Weill: Sinfonia n.2 “Symphonic Fantasy”.  Celebre per le sue collaborazioni con il poeta e drammaturgo Bertolt Brecht, Weill compose la sinfonia n.2 nel 1933, lo stesso anno in cui fu costretto, tedesco di famiglia ebraica ashkenazita, a lasciare la Germania Nazista.

“La Sinfonia n.2, detta anche Symphonic Fantasy, di Kurt Weill sarà una piacevole scoperta per il nostro pubblico – afferma il direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica di Matera Saverio Vizziello – oltre ad essere poco eseguita questa composizione riprende molti dei temi già composti da Weill per la sua celebre Opera da tre soldi. Eseguendo questa Sinfonia e il Concerto per violoncello e orchestra n.2 di Nino Rota, primo direttore del Conservatorio Duni di Matera, vogliamo porre l’accento sugli autori del ‘900 e farli maggiormente conoscere al pubblico. E per far meglio apprezzare queste composizioni abbiamo chiamato a dirigere l’orchestra un vero talento, Pasquale Corrado, e un solista che tanto sta dando alla nostra Orchestra, il nostro primo violoncello Marcello Forte”.

La stagione concertistica autunnale 2024 dell’Orchestra Sinfonica di Matera proseguirà sabato 7 dicembre alle 20:30 all’Auditorium Gervasio a Matera con: CUCCIARI, PIERINO E IL LUPO. La favola sinfonica di Sergej Prokof’ev sarà eseguita dall’Orchestra Sinfonica di Matera diretta dal maestro Pietro Mianiti. Narratrice d’eccezione la popolare attrice e conduttrice televisiva Geppi Cucciari.

La terza stagione concertistica dell’Orchestra Sinfonica di Matera è composta da undici appuntamenti fino al 30 dicembre 2024, tutti gli spettacoli si terranno all’Auditorium Raffaele Gervasio, la sala da concerti ipogea del Conservatorio Duni di Matera.

Il biglietto d’ingresso è di 10 € (per gli studenti di ogni ordine e grado ridotto di 5 €). Si possono acquistare i titoli d’ingresso in prevendita alla biglietteria del Cineteatro Comunale Gerardo Guerrieri, in piazza Vittorio Veneto, 23 a Matera aperta tutti i giorni dalle 18 alle 21. O recandosi alla Cartolibreria Montemurro, in via delle Beccherie, 69 a Matera. La cartoleria è aperta dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20:30. E’ anche possibile acquistare i biglietti on line al link: https://www.webtic.it/#/shopping?action=loadLocal&localId=5493

Per ulteriori informazioni sugli spettacoli visitare il sito: https://orchestrasinfonicamatera.it/

Si può contattare l’Orchestra Sinfonica di Matera anche tramite WhatsApp al numero +39 327 485 0461.

Giovedì 28 novembre ore 20:30 – Auditorium Raffaele Gervasio – Matera
IL ‘900 SINFONICO
Marcello Forte – Violoncello
ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA
Direttore: Pasquale Corrado
Musiche di: Nino Rota; Kurt Weill
PROGRAMMA DI SALA:
Nino Rota (1911 – 1979)
Concerto per violoncello e orchestra n.2
Allegro moderato
Tema e Variazioni: Andantino Cantabile, Con grazia
Finale
·      Kurt Weill  (1900-1950)
 Sinfonia n.2 “Symphonic Fantasy”
Sostenuto – Allegro molto
Largo 
Allegro vivace
 
Informazioni su biglietti, prevendita e contatti:
 
Biglietti:
Ingresso singolo 10,00 €
Ingresso singolo ridotto studenti 5,00 €
 
Come acquistare:
Biglietteria:
·      Cineteatro Comunale Gerardo Guerrieri, in piazza Vittorio Veneto, 23 a Matera. Tutti i giorni dalle 18 alle 21.
·      Cartolibreria Montemurro, in via delle Beccherie, 69 a Matera. Dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:30.
Biglietteria on line:
·      https://www.webtic.it/#/shopping?action=loadLocal&localId=5493
 
 
Per informazioni sulla programmazione degli spettacoli: https://orchestrasinfonicamatera.it/
 

La Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera organizza e promuove le attività dell’Orchestra Sinfonica di Matera. Partecipata da Comune di MateraProvincia di Matera e Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera che ne sostengono le attività.
A queste istituzioni si aggiungono: il Ministero della Cultura che ha ammesso l’Orchestra al percorso per il riconoscimento quale ICO Istituzione Concertistica Orchestrale e la sostiene attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), e la Regione Basilicata, che la sostiene con fondi regionali.
La stagione concertistica 2024, con la direzione artistica del Maestro Saverio Vizziello, è realizzata in collaborazione con: Curia Arcivescovile di Matera – Irsina, Fadiesis Accordion Festival, Festival Duni, Soroptimist Club Matera.


Sissi Ruggi
addetto stampa
dell’Orchestra Sinfonica di Matera – OSM
e-mail ufficiostampa@orchestrasinfonicamatera.it

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Roma: inaugurazione della mostra personale di Marilisa Pizzorno

Il giorno 28 novembre 2024, alle ore 18.00 presso Plus Arte Puls, si inaugura la personale di Marilisa Pizzorno dal titolo L’altrove realtà dell’esistere, a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi. 

La mostra pone al centro l’unicità del processo creativo dell’artista nel quale la sua necessità profonda sente, rappresenta e corrisponde inevitabilmente ai grandi interrogativi del tempo. La sua ricerca è emblematica nel restituire le inquietudini e il desiderio di esistere attraverso i personaggi in costante attesa di qualcosa che dia senso al vivere.

L’artista si è sempre interessata alla figura umana, prima attraverso la scultura, poi con la pittura fino ad arrivare a una forma espressiva dove dipinge modellando. Non è un caso che i suoi nudi sembrino fatti di terracotta. In esposizione una selezione di venticinque opere, incluse due sculture e alcuni disegni preparatori, che consentono di ripercorrere l’intensa attività dell’artista dal Duemila ad oggi. Il catalogo è pubblicato da “Palombi editori”.  

MARILISA PIZZORNO
L’altrove realtà dell’esistere

A cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi

Inaugurazione giovedì 28 novembre 2024 ore 18.00
Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini, 1 – Roma
Fino al 12 dicembre 2024

Marilisa Pizzorno nata a Milano, figlia d’arte – sua madre è stata una nota ritrattista degli anni Trenta -, dopo un lungo percorso artistico tra mostre personali, premi e collettive in Italia e all’estero, si stabilisce dal 2005 a Roma. 

Nella presentazione critica Ida Mitrano sottolinea: «La ricerca artistica di Marilisa Pizzorno è incentrata sull’esistenza, sull’umano vivere con le sue infinite possibilità: dal senso di precarietà della vita allo smarrimento totale, ma anche dalla libertà di essere se stessi al coraggio della nudità interiore, al cercarsi, all’osare per “essere”. «Chi sono?», appunto. Chi siamo? La sua pittura ci pone di fronte alla grande domanda, forse più di quanto lei stessa si propone consapevolmente. E forse, per questo, le sue raffigurazioni non sono mai definite negli intenti. La staticità, la fissità, il silenzio che connotano le sue opere possono all’improvviso animarsi, diventare movimento, suono e ancora altro, perché la vita è mutevole. Una mutevolezza di cui l’artista ci consegna la responsabilità. In tal senso, l’arte di Pizzorno riflette il tempo presente e le sue problematiche. Non è una riflessione distaccata sul senso dell’esistenza, quanto invece, a suo modo, una partecipata visione della realtà contemporanea di cui le sue opere sono testimonianza e, al tempo stesso, presagio di futuri mutamenti non così lontani. Ricerca dell’essere che diviene anche dolorosa constatazione del pericolo della perdita dell’umano come si avverte già in Archivio (2015), ma soprattutto in Contenitore di corpi esausti (2020). Corpi catalogati, ammassati, gettati uno sull’altro come manichini ormai inutili in una società che non salvaguarda più l’essere, ma un progresso tecnologico che si configura sempre meno come processo evolutivo dell’umanità. Marilisa Pizzorno lo percepisce. Vive ed esprime con la sua pittura i mutamenti della nostra epoca. Le sue ultime opere, in particolare, restituiscono con quell’essenzialità che le distingue la deriva verso cui la nostra epoca pare avviata. Tornado (2023) è significativo». 

In catalogo Rita Pedonesi scrive: «Marilisa Pizzorno, porta i suoi personaggi in una terra lontana. Li porta nella sua casa dove alberga il silenzio e la vita è sospesa. Cerca di animarli dandogli cose da fare. Li mette in bilico, li osserva, li allontana, li raccoglie e li rimette in piedi, ma non riesce a renderli stabili. Li denuda perché gli abiti sono pesanti, sono sudari, e li libera da ciò che li opprime. Li ascolta, parla di loro con le sue parole. L’arte è la parola e la sua anima. il suo mondo è la realtà dell’esistere e del non esistere, in un tempo che nega la vita.  In lei il suo essere canta. La sua metafisica è quella dell’essere che vuole cantare per liberarsi e vivere. La pittura è il suo strumento per cantare e la verità che le appartiene, appartiene al tempo. Non ci sono analogie con altri artisti, Marilisa è documento della natura profonda del suo essere. Se l’arte ha grande valore in sé, Marilisa è valore dell’arte in sé. L’arte è divino canto del suo essere e manifestazione del divino in lei. Le sue opere parleranno a chi è capace di ascolto e, incerto, vuole vivere. Il suo mondo è l’Umanità silente che vuole cantare il canto dell’essere. Marilisa sembra sentire il peso del vivere come non vivere e vuole provare a cambiare le cose con i suoi personaggi. Prova a farli vivere liberi e a vivere attraverso di loro. La magia le riesce perché i suoi personaggi vivono in lei. Prendono le ali ma cadono, si alzano e vivono in bilico. Tutto le parla di vita che non c’è e di vita da vivere. I suoi personaggi sognano nel loro mondo come lei sogna. Vogliono essere solo quello che sono, senza paura e solitudine. Vincere le loro paure con i canti per la vita. Vivono per questo, per trovare il modo di sentirsi vivi.  Marilisa ha sognato che i suoi personaggi potessero vivere per lei, ma possono vivere solo in lei e possono parlare di loro attraverso le parole della sua pittura».


INFO

L’altrove realtà dell’esistere
a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi

Inaugurazione 28 novembre 2024 ore 18.00
Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini 1 – Roma

Fino al 12 dicembre 2024
Orari
: lunedì ore 16.00 – 19.30; da martedì a sabato 11.00 -13.00 / 16.00 -19.30
r.pedonesi@gmail.com
Comunicazione
Roberta Melasecca 
associazione culturale blowart – Melasecca PressOffice – interno14next  
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

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Biblioteca Regionale di Messina: “L’equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico“

Si terrà sabato 30 novembre, alle ore 17, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo” di Messina, la presentazione della Silloge Poetica “L’Equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico (Poesie del ritorno)”, ilglomerulodisale , 2023.

L’Iniziativa culturale si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice, Avv. Tommasa Siragusa che fungerà poi da Coordinatrice; a seguire relazioneranno il Prof. Gaetano Giuseppe Magro, Ordinario di Anatomia patologica presso l’Università di Catania e Fondatore e Direttore della Casa Editrice “ilglomerulodisale”, e il Dr. Giuseppe Ruggeri, Presidente dell’Associazione Medici Scrittori Italiani. Sarà presente l’Autore. Nel corso della manifestazione saranno rese Letture drammatizzate delle liriche da parte di Josè Russotti.

Biblioteca Regionale di Messina – Presentazione della Silloge Poetica: “L’equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico (Poesie del ritorno) – Sabato 30 novembre 2024, ore 17.

Ci accosteremo all’animo del Gueli, ai suoi versi che stillano attimi intensi di vita,”poesie che ristorano il ritorno di ogni cosa al suo posto. Di ogni cosa al suo ‘scomposto’ “, in una giostra di sensi. Apre il volume una dichiarazione profonda e tenera rivolta agli affetti familiari: i figli Carlotta e Matteo e l’adorata compagna di vita, Angela; ben s’intende quale posto prioritario abbiano per l’Autore, che si rivela quale animo sensibile ma determinato, pronto a cogliere l’essenza delle cose e degli avvenimenti, riappropriandosi dei tempi di attuazione, muovendosi nello spazio delle idee e delle sollecitazioni contingenti per dare vita al tessuto ben rifinito dei versi. “Qui c’è un altro punto di vista, quello di una pianta di basilico in un giorno di equinozio.” – asserisce il Gueli nella nota introduttiva alla Sua silloge – quasi al voler cedere il posto ad una semplice pianta, essere tra gli esseri del Mondo, un insieme.
(a cura di Maria Rita Morgana)

Raffaele Gueli nasce a Ragusa il 21/06/1984. Marito di Angela. Papà di Carlotta e Matteo. Vive a Catania dove svolge l’attività di Psicologo Psicoterapeuta. Docente presso la scuola di specializzazione S.E.F. (Scuola Europea di formazione in Psicoterapia Funzionale) – Centro Studi Whilelm Reich di Catania. Consigliere S.I.F. (Società Italiana di Psicoterapia Funzionale).
Componente area ricerca F.I.A.P. (Federazione Italiana Associazione Psicoterapie). Nel 2010 pubblica la sua prima silloge dal titolo “Dolce Dolcissimo Vivere” da cui è stata tratta una rappresentazione teatrale. Nel 2013 pubblica la silloge “Il peccato di pregare” (Thauma ed.). Nel 2023 con la silloge il “Peccato di pregare” vince il premio Sygla. Per anni è stato esponente del gruppo di poeti che hanno contribuito alla diffusione della poesia in Sicilia. Presente nel terzo tomo dell’antologia di “Poeti contemporanei Siciliani”
del 2022. Nel 2023 vince il Concorso Nazionale “il glomerulodisale”. Nel dicembre dello stesso anno pubblica la silloge “L’equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico”, giunta alla sua seconda ristampa. A settembre 2024 quest’ultima silloge riceve un diploma d’onore, sezione libri editi, dall’accademia internazionale “Il Convivio”. Vari i premi letterari vinti.


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:


Chi non potrà prendere parte all’iniziativa in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere all’Autore o ai Relatori.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video


Per INFO:
Ufficio Relazioni con il Pubblico
tel.090674564


A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti.Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.

Casalecchio di Reno (BO): Politicamente Scorretto è giunto alla XIX edizione

Al via da oggi, mercoledì 27 novembre, la XIX edizione di Politicamente Scorretto, la rassegna curata da Carlo Lucarelli che torna a Casalecchio di Reno con quattro giornate ricche di eventi – tra cui talks, panel di discussione, spettacoli teatrali, workshop di giornalismo, podcast e presentazioni di libri – e con la partecipazione di una folta platea di ospiti di rilievo.

Politicamente Scorretto 2024:
Articolo 3. Non c’è libertà senza uguaglianza
 
Gli eventi di mercoledì 27 novembre 2024
 
Al via la XIX edizione della rassegna curata da Carlo Lucarelli
che dal 27 al 30 novembre torna a Casalecchio di Reno
con un focus sulla lotta per l’uguaglianza e la libertà di ogni individuo

Promossa dal Comune di Casalecchio di Reno e ideata nel 2005 dal servizio Casalecchio delle Culture, da ormai 19 anni la rassegna culturale ha lo scopo di seguire, analizzare e commentare le grandi inchieste su casi irrisolti e stragi coinvolgendo il grande pubblico ma anche intellettualiscrittori, giornalisti, scuole, istituzioni, attivisti e artisti che desiderano riflettere e dialogare su temi d’attualità e d’impegno civile attraverso la cultura.

Il tema centrale della nuova edizione è “Articolo 3. Non c’è libertà senza uguaglianza”, in riferimento all’Articolo 3 della Costituzione italiana, promuovendo la pari dignità di tutti i cittadini, con particolare attenzione alla questione della parità di genere. Tramite incontri, spettacoli ed eventi culturali di varia tipologia verranno approfondite questioni contemporanee con un approccio inclusivo e adatto a tutte le generazioni, al fine di promuovere un clima di uguaglianza che riconosca e accetti la diversità, opponendosi a tutte le forme di discriminazione.


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Trieste, Sala Bazlen a Palazzo Gopcevich: “Raccontare la città due volte redenta”

Giornalfoto, Corso guide turistiche, 9 marzo 1954

Per “Raccontare la città due volte redenta” Francesca Pitacco, storica dell’arte e presidente dell’Associazione Guide Turistiche del Friuli Venezia Giulia dal 2016, dialogherà con la curatrice della mostra “Vola Colomba. Lunario Triestino 1953-54” Claudia Colecchiamercoledì 27 novembre alle 17.30 in Sala Bazlen a Palazzo Gopcevich (via Rossini 4). Guida turistica dal 2000, Francesca Pitacco illustrerà la nascita della professione e alla sua evoluzione fino alla più recente riforma, con una particolare attenzione alla costituzione dell’Associazione, uno dei primi sodalizi di quest’ambito nati in Italia.

70° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia
“Raccontare la città due volte redenta”. La nascita della professione di guida turistica a Trieste durante un incontro con Francesca Pitacco
mercoledì 27 novembre alle 17.30 in Sala Bazlen a Palazzo Gopcevich

L’incontro fa parte del ricco calendario delle attività collaterali della mostra “Vola Colomba. Lunario triestino 1953-54” (visitabile fino all’8 dicembre 2024 e per l’occasione aperta fino alle 18.45), realizzate dal Comune di Trieste nella ricorrenza del 70° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, esposizione che propone anche le foto delle iscritte al primo corso trimestrale per guide turistiche realizzato nel 1954 dall’Ente per il Turismo con il patrocinio della Soprintendenza. Oltre agli insegnamenti di Silvio Rutteri, Decio Gioseffi e Aurelia Gruber Benco, le allieve avevano modo di apprendere dalla direttrice Giacomina Lapenna lezioni di stile e comportamento.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Castello di Kromberk di Nova Gorica: interVENTI in Castello 

Al suggestivo Castello di Kromberk di Nova Gorica (Grajska cesta 1) in Slovenia si inaugura giovedì 28 novembre alle 18.30 la mostra ““interVENTI in Castello”, nell’ambito di L’Energia dei Luoghi #10 / Festival del Vento e della Pietra / Polifonia Carsica organizzato da Casa CAVE Visogliano/Vižovljesostenuto da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Duino Aurisina e Fondazione Pietro Pittini in proiezione di GO! 2025 Nova Gorica e Gorizia, Capitale europea della cultura.
Curata da Katarina Brešan e Massimo Premuda in collaborazione con il Goriški muzej-Museo del Goriziano, l’Archivio Miela Reina e il Museo della Bora, la mostra presenta una ventina di poeticissimi progetti sul vento pensati nel 1970 da Miela Reina con gli amici artisti Mario Sillani, Carlo de Incontrera e Enzo Cogno del “Centro Operativo Arte Viva” di Trieste. L’esposizione fa conoscere in particolare l’Eolofono, un’utopica macchina capace di riprodurre i suoni e le vibrazioni del vento, messa in dialogo con le opere di Vasja Žbona della Collezione d’Arte del Castello di Kromberk, di cui il Goriški muzej custodisce il prezioso fondo, ma anche con le ricerche contemporanee del sound artist Michele Spanghero, del fotografo Furio Scrimali e del giovane musicista elettronico Jesus Valenti Mora Castro.
La mostra sarà aperta al pubblico da 28 novembre 2024 al 26 gennaio 2025damartedì a venerdì dalle 9 alle 17 e domenica e festivi dalle 10 alle 18 (lunedì chiuso | sabato su prenotazione), biglietto intero 4€ | ridotto 2€.

interVENTI in Castello

Castello di Kromberk 
di Nova Gorica 

opening giovedì 28 novembre ore 18.30

Nell’ambito di L’Energia dei Luoghi #10 / Festival del Vento e della Pietra / Polifonia Carsica

Nel 1970 Miela Reina (Trieste, 1935-Udine, 1972), insieme agli amici artisti Enzo CognoCarlo de Incontrera e Mario Sillani del “Centro Operativo Arte Viva” di Trieste, realizza una serie di 22 fantasiosi progetti dal titolo “interVENTO”, tutti ispirati all’elemento caratterizzante la città di Trieste, per partecipare a un’iniziativa dello “Studio 970 2” di Varese su invito di Luciano Giaccari, pioniere nel campo del video d’arte e animatore di un enorme archivio. Il lavoro che ne scaturisce è una ironica e fiabesca serie di idee che, proprio per la forza dell’immediatezza dello schizzo, risultano oggi particolarmente intriganti in quanto riassumono molti dei temi, delle tecniche e delle soluzioni cari all’artista, si va così dal disegno al collage, dalla proiezione all’happening, dagli oggetti-personaggi e oggetti pittorico-scenici fino al racconto-fumetto.
Dal narrativo alfabeto visivo della Reina, emerge in particolare l’invenzione di una 
“turpe macchinetta” chiamata Eolofono che, in collaborazione con il compositore Carlo de Incontrera (Trieste, 1937), si prefiggeva il compito di far vibrare – una volta entrato in azione – tutti i vetri di uno spazio ognuno con caratteristica propria, o ancora, se posizionata nella natura, venir suonata soltanto da musicisti professionisti. Le fotografie di questo suggestivo happening di un oggetto, ma senza pubblico, realizzate all’epoca da Mario Sillani Djerrahian (Addis Abeba, 1940) nel Parco di Villa Revoltella, in dialogo con la serra ottocentesca e il giardino inglese, fanno emergere in particolare l’aspetto di “manipolatrice scenica” dell’artista, che Gillo Dorfles aveva sapientemente riassunto così nel catalogo del 1980 edito da Electa: “Si osservino ancora i lavori dell’ultimissimo periodo, sfociato nella ideazione e nella realizzazione di numerose performances, che l’hanno vista spesso lavorare in équipe con gli amici triestini di Arte Viva. Anche in questo caso abbiamo – attorno ad un esile filo narrativo – la creazione di “oggetti pittorico-scenici” altamente suggestivi. Si tratta di “pozzanghere” in lamierino dipinto; di colline e “arcobaleni” in gommapiuma e mobili su rotelle; di grandi pupazzi, lettere gigantesche pure ritagliati nel legno e dipinti, sempre con colori acrilici e piatti; persino d’un grosso pupazzo: pianista-paracadutista in gommapiuma e cartone ondulato, che suona un mini pianoforte pure in cartone; o ancora, di alcune “docce” di stoffa da cui esce un getto fatto di plastica.”
La sua poetica e inventiva pittorica, narrativa, scenografica, fiabesca e giocosa, e caratterizzata da un teatrino permanente in cui far vivere, con sapienti manipolazioni artigiane, i fantastici oggetti-personaggi della sua immaginazione con vivaci creazioni grafico-pittoriche, risulta senza pari nell’ambito dell’arte triestina e venne definita sempre da Dorfles come: 
“Un episodio, che sta a cavallo tra pittura e teatro, tra disegno e spettacolo, tra decorazione e illustrazione, caratteristica questa così tipica della migliore arte dei nostri giorni: la sua qualità “intermedia”, di mediatrice tra arti diverse. Ma si tratta, comunque, d’un episodio di estrema coerenza e di grande originalità.”

Le opere di Miela Reina sono messe in dialogo con alcuni assemblage di Vasja Žbona (Merna, 1945-Parigi, 2013)che mostrano il lato più giocoso e quasi dadaista di questo scultore che, pur vivendo a Parigi, traeva ispirazione soprattutto dalla natura del proprio territorio, alla quale rimaneva legato. Žbona si trasferì dal paese natio Merna nella metropoli parigina, entrando nella

cerchia dell’artista cubano Augustín Cárdenas. Come suo assistente adottò approcci surrealistici e il cosiddetto biomorfismo, che astrae le forme essenzialmente dal mondo vegetale. Per le proprie opere, che definiva “piccoli granelli di vento”, Žbona adoperava diversi materiali, bronzo, pietra, ma soprattutto amava le svariate tipologie del legno che, con le proprie linee e sfumature, creano composizioni sempre diverse. Nella serie degli assemblage riuscì a raccogliere oggetti di uso quotidiano ormai inutilizzabili che, con una sottile ironia, trasformò in piccole composizioni poetiche, quasi utopiche, lasciandosi andare a una libertà oltre le convenzioni. Questa natura dell’artista si rispecchia anche nelle brevi poesie che amava scrivere in francese, quasi delle istantanee di momenti effimeri: Feuille rouge d’automne / Chaloupe / Au vent qui passe (Foglia rossa d’autunno / Scialuppa / Al vento che passa).

Accanto a queste ricerche storiche, un lavoro insolito del sound artist Michele Spanghero (Gorizia, 1979), che in passato ci ha abituati a rigorose sculture sonore molto elaborate dal punto di vista tecnologico e concettuale, presenta in questa occasione una giocosa opera su carta realizzata a pennarello dal titolo “Pictura vento boreale”. L’opera è nata dal tentativo di visualizzare qualcosa di invisibile, la materia instabile in cui siamo costantemente immersi, l’aria, attraverso la sua manifestazione dinamica del vento. Spanghero ha così deciso di legare dei pennarelli ai rami di un albero e lasciare che il movimento delle fronde, scosse dalle folate di Bora, tracciasse un segno grafico sulla carta. Il risultato è dunque frutto di un processo naturale in cui l’artista sospende la sua volontà soggettiva, mettendo tra parentesi il ruolo di autore materiale dell’opera, per lasciare che sia il fenomeno naturale, con tutta la casualità, ad affermarsi e rivelarsi.
La mostra prosegue con due raffinati trittici in bianco e nero del fotografo Furio Scrimali (Trieste, 1959) che ci raccontano della furia della Bora sul paesaggio carsico. Nel primo l’artista ci mostra gli effetti del freddo vento nordico sull’elemento acqua che da neve si trasforma in ghiaccio plasmato dalle raffiche e creando incredibili forme, un vero e proprio lavoro scultoreo creato dalla sinergia delle bufere carsiche con la Bora Scura e la Bora Chiara. Invece nel trittico dedicato ai muretti a secco, caratteristiche costruzioni carsiche erette proprio a difesa del forte vento, mette in luce un’opera dell’uomo che marca il nostro panorama naturale e culturale con l’utilizzo della pietra. L’autore, affascinato dai grafismi ancestrali di questi manufatti rurali, che nel 2018 l’UNESCO ha giustamente iscritto nella lista del Patrimonio culturale immateriale, riflette sull’equilibrio e la maestria costruttiva intravedendo mute storie di infinite generazioni di uomini
.
Tutti i lavori in mostra sono infine accompagnati dall’installazione sonora 
“Bora – Il respiro dell’assurdo” di Jesus Valenti Mora Castro (Venezuela, 1994). Il progetto sonoro dedicato alla Bora di Trieste è una soundscape composition che trasforma il celebre vento della città in una vera e propria esperienza sonora. Il vento, registrato in diverse situazioni, diventa la materia prima di una complessa manipolazione acustica, ispirata alle tecniche del contrappunto musicale, dove un tema viene trattato in molteplici maniere. Questo lavoro non si limita a un semplice paesaggio sonoro, ma crea una narrazione acustica, dove ogni manipolazione del suono apre nuove prospettive sull’essenza stessa della Bora. Un’opera che unisce natura e tecnologia, ordine e caos, portando l’ascoltatore a riscoprire il vento attraverso una lente musicale, in un gioco continuo tra l’udibile e l’invisibile.


Info:
Castello di Kromberk
+386 (0) 5 3351811 – goriski.muzej@siol.net
https://goriskimuzej.si – https://www.facebook.com/gmuzej

Casa CAVE Contemporary Art VisoglianoVižovlje Europe
casacave.art@gmail.com
http://casacave.eu – https://www.facebook.com/CasaCAVE.contemporaryAr

Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Roma: “natura umana” mostra di Paolo Di Capua

La Nube di OOrt – Via Principe Eugenio 60, Roma
Orario di apertura: dal 27 novembre al 4 dicembre 2024 da martedì a venerdì 17.30 / 19.30 e 
dal 5 al 20 dicembre 2024 per appuntamento (+39 3383387824)

27 novembre – 20 dicembre 2024
Testo critico di Giuseppe Appella
Vernissage mercoledì 27 novembre 2024 ore 18.30

Paolo Di Capua presenta una mostra di sculture in legno, nel segno di Constantin Brâncuși, che abbina la sua raffinata sensibilità verso questo materiale e le sue strutture nascoste con l’ideale della colonna senza fine. Soggetto caro all’artista che ritorna su questo tema con un totem, fulcro della mostra, ispirato alla nostra sete di superare ogni limite ma anche alle pagode coreane, quale simbolo di equilibrio e pace, del viaggio verso l’illuminazione. L’opera, depositaria di un alfabeto segreto, dialoga con i quattro rilievi in legno di tiglio in mostra, custodi anche loro del lessico segreto dell’artista.

Accompagnano l’esposizione alcuni disegni preparatori, testimoni della progettualità raffinata di questo artista.

Accompagna la mostra un catalogo stampato per le “Edizioni La Nube di Oort”.


Da Simona Pandolfi <pandolfisimona.sp@gmail.com> 

La (grande) Fotografia. Per “Bene” – Incontro con Italo ZANNIER

È il “novantenne indomabile” Italo ZANNIER, classe 1932, friuliano doc, nato a Spilimbergo, ma ora stabilmente a Venezia, a firmare quest’anno le fotografie del Calendario Tricostrarc ETS 2025 – “DIAKRONICA – Bellezza nel tempo”, giunto alla sua ottava edizione e caratterizzato da ritratti di modelle d’eccezione: pazienti oncologiche in cura. 

La (grande) Fotografia. Per “Bene
Incontro con Italo ZANNIER

È uno dei tanti progetti di Tricologia Solidale, il Calendario fotografico – in questo caso di sensibilizzazione – portati avanti da oltre 14 anni da Giusy Giambertone attraverso la Tricostarc ETS e in collaborazione con la Fondazione Prometeus, volti a ri-portare il diritto-dovere alla Bellezza al centro della vita di donne (soprattutto, ma non solo) segnate da malattie e cure invasive che comportino la perdita dei capelli. Come volano di recuperata autostima e socialità, fiducia nel tempo e nel futuro e conseguentemente riconosciuto anche dalla medicina come supporto non secondario alle cure.

Modelle per un giorno, “dive”, perché fotografate nel tempo da fotografi di fama come da ultimo Rino Barillari e Letizia Battaglia, in questa edizione quattro di loro – Angela, Annalisa, Monica e Simona – si sono offerte allo sguardo di Italo ZANNIER, in quel set a cielo aperto che è la Giudecca e in uno dei suoi tanti luoghi nascosti e straordinari (tra le spettacolari sculture di maglia del laboratorio di knitwear design di Laura Mirè “per dare nel calendario il senso del paesaggio, della vita di un luogo, di cosa c’è dentro“…un dentro nel quale “le modelle si muovono, dialogano, interagiscono con l’ambiente“). “La scelta di scattare alla Giudecca e non nei luoghi iconici di Venezia – ha spiegato ancora  il Maestro – è dovuta al fatto che è un’isola, un borgo, nel quale la gente si conosce, ed è più facile trovare l’interazione autentica”.

A Roma per la presentazione del Calendario, la fortuna di aver visto dal vivo le sue immagini, esposte per l’occasione nella Biblioteca dell’Università degli studi LINK (Via del Casale di San Pio V, 44) – ventidue gli scatti scelti, nelle stampe originali firmate ed autenticate –, ma soprattutto di averlo ascoltato.

Una vita intera, a suo modo, dedicata alla Fotografia: docente universitario, ideatore e curatore di mostre e rassegne internazionali, da Venezia ’79 la Fotografia a Italia Arte al Guggenheim di New York e poi alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano. Oltre seicento le sue pubblicazioni, tra saggi, libri e fotolibri, almeno due libri pubblicati all’anno e da tutto questo un’idea e una sola di progetto fotografico: il ritorno all’immagine figlia di scelte personali e non di impostazioni tecnologiche che la riproducono all’infinito. Una “fotofania” quella della sua fotografia, perché stampata su supporto cartaceo, non un file digitale, e che quindi riflette il momento da lui scelto di luce e fuoco e tutti gli altri elementi che una foto scattata in quel preciso istante e non altro restituiscono, mai uguali, rivelando così ciò che non è immediatamente visibile all’occhio umano. Ma c’è. 

Ma non solo. Ci tiene Zannier, ancora oggi ad oltre novanta anni, del resto portati benissimo con la sua splendida ed elegante figura, a parlare di passione. Il suo amore per la fotografia, da cui è stato conquistato, destinato a dominare ogni aspetto della sua esistenza, ma anche la passione quale che sia come motore della realizzazione personale di ognuno, la passione come “fare”, operare, costruire, e fare al meglio, il valore della manualità da preservare anche oggi per garantire che la tecnologia resti al servizio della creatività. E il “credere” nel fare. Rinunciare è sempre sbagliato è la lezione che in qualche modo ha voluto testimoniare. Lui non ha mai rinunciato. Dimostrano di non rinunciare anche le modelle-pazienti quando si prestano ad un gioco (serio) come questo del Calendario. 

Dell’esperienza con Diakronica, e dell’evento romano, ad averlo commosso, a parte le sue ovvie implicazioni, come pioniere e storico da sempre impegnato nella valorizzazione della fotografia italiana come forma d’arte e patrimonio culturale, è il fatto che si siano rivelati alla fine come una vera e propria Festa della Fotografia. Un elogio (non scontato) della Fotografia che invece in Italia non ha mai avuto e non ha tuttora, ci ha tenuto a sottolinearlo, lo stesso status riconosciuto all’arte cosiddetta, rispetto alla quale è sempre stata secondaria. Gli storici dell’arte – ha detto – non l’hanno mai voluta assumere come fondamentale nella storia dell’arte, non solo di quella contemporanea, ma anche andando molto indietro nel tempo. 

E Zannier ci è andato, da storico che ha sempre saputo e voluto coniugare la pratica con la teoria e la divulgazione, indietro nel tempo, scomodando le fantasmagorie di Epicuro, immagini mentali derivate da sottili pellicole di atomi che si staccano dagli oggetti e colpiscono i sensi, permettendo la percezione e l’immaginazione, passando per Giovanbattista della Porta che in una sua opera del 1568, Pratica della prospettiva, descriveva la “camera obscura con lente” che permetteva lo studio della prospettiva, e poi per il 1826 (anno che documenta la fotografia più antica del mondo realizzata da Joseph Nicéphore Niéce, nota come “Vista dalla finestra a Le Gras”, ottenuta con la tecnica della eliografia, utilizzando una lastra di stagna rivestita di bitume di Giudea),  e via via fino alle ipotesi a loro modo sublimi della tecnologia attraverso la quale tutto si può costruire, il mondo intero, all’infinito. Verso la fotografia digitale e l’uso della tecnologia nella fotografia nel tempo Zannier ha mostrato un atteggiamento sì critico, ma anche aperto verso la democratizzazione del linguaggio fotografico e l’ampliamento delle sue possibilità che essa consente. Ma sempre avvertendo del rischio di una perdita di consapevolezza culturale e storica, di quella capacità della fotografia di cogliere il qui e ora. E per Zannier conta il presente, il qui e ora, il momento attuale. Come quello, un po’ magico, che si è realizzato in una serata come quella di Diakronica. 


Da Diana Daneluz <dianadaneluz410@gmail.com> 

Milano, Il Salone dei Pagamenti, Allianz MiCo: RITORNO AL MONDO NUOVO

Il 27 novembre, in occasione del Salone dei Pagamenti, Rea! Arte e Caleidos inaugurano RITORNO AL MONDO NUOVO, a cura di Dora Casadio e Livia Ruberti, una mostra collettiva con le opere di Nicola Bindoni, Linh Bubbio, Lilia Li-Mi-Yan e Katherina Sadovsky, Luisa Eugeni e Marco Vignati

«Per adesso qualche libertà resta ancora nel mondo. Molti giovani, è vero, sembrano non darle valore. Ma alcuni di noi credono che senza libertà le creature umane non saranno mai pienamente umane e che pertanto la libertà è un valore supremo. Può darsi che le forze opposte alla libertà siano troppo possenti e che non si potrà resistere a lungo. Ma è pur sempre nostro dovere fare il possibile per resistere.» 

Ritorno al Mondo Nuovo, Aldous Huxley

RITORNO AL NUOVO MONDO

27 novembre 2024, 

dalle ore 17
Il Salone dei Pagamenti, Allianz MiCo, Viale Eginardo angolo Via Colleoni, gate 3

Nel 1932, Aldous Huxley pubblicò Il Mondo Nuovo, una distopia in cui una società scientificamente perfezionata sopprime emozioni e individualità per mantenere l’ordine assoluto. Anni dopo, nel saggio Ritorno al Mondo Nuovo nel 1959, rifletté su come molte delle sue previsioni si stesse avverando, in un’epoca di rapidi cambiamenti sociali e tecnologici. Oggi, in un contesto di crisi ambientali, minacce di guerra e autoritarismo crescente, la società sembra rivivere queste paure, oscillando tra il timore del caos e quello dell’eccessivo controllo, riscoprendo l’importanza della libertà e della redenzione.

Gli artisti esposti in mostra rappresentano il grido di libertà, lo spiraglio di luce, l’affermazione dell’autonomia individuale e del pensiero indipendente, all’insegna della produzione artistica e creativa. Con pratiche diverse, che spaziano dalla pittura alla scultura, dall’installazione a opere video e alla fotografia, si avvalgono ed esplorano tematiche significative, comuni e generative di riflessioni, a volte amare, ma sempre sincere, profonde, lucide e obiettive.

Nicola Bindoni esplora la fragilità attraverso la pittura, rappresentando figure intime immerse in un tempo e spazio sospesi, dove luci e ombre ne accentuano lo stato fisico e psicologico senza mai svelarne l’identità. Gli sguardi, spesso celati o assenti, spingono lo spettatore a proiettare ricordi e sentimenti personali, instaurando una connessione autentica con l’opera, che riflette un ciclo universale di vulnerabilità, dolore, accettazione e cura.

Linh Bubbio, nata in Vietnam e adottata da una famiglia italiana, esplora nelle sue opere il tema dell’origine e le sinergie tra diverse tradizioni culturali. La serie Una giraffa sulle Alpi, da cui provengono le tre opere in mostra intitolate I Sentieri dello Sbaron, rende omaggio alla madre dell’artista, trasferitasi a Torino dopo un’infanzia in Africa. Le opere raccontano un percorso di trasformazione radicale, tra astrazione e spaesamento, fino al progressivo riconoscimento di sé in un nuovo mondo.

Luisa Eugeni, attraverso pratiche multimediali, esplora temi filosofici come appartenenza e identità, intrecciando figure e terra, natura e cultura. Al centro della sua produzione è l’interconnessione tra esseri viventi e ambiente, come nell’opera Das Labyrinth, dove la tessitura diventa un mezzo per rivitalizzare abilità artigianali e memorie culturali. Utilizzando un telaio costruito dal padre, il sapere materno nella maglieria e filati pregiati di fornitori fiorentini dell’alta moda, l’artista intreccia materiali come seta bouclè, lino, lurex e cotone. Nei tessuti affiora anche il paesaggio, evocato con accenti pittorici che richiamano il territorio.

Lilia Li-Mi-Yan e Katherina Sadovsky formano un duo artistico che spazia tra site-specific, installazioni multimediali e tecnologie avanzate come AI, CGI e 3D. Esplorano il futuro dell’umanità e il suo rapporto con natura, tecnologia e nuove forme di vita, interrogandosi su scenari postumani: cosa accadrebbe se sviluppassimo corpi capaci di interagire con materiali e batteri innovativi? Come cambierebbero emozioni e identità in un’era cyborg? I loro video in mostra presentano “umani del futuro” in simbiosi con enigmatiche masse bioniche. 

Marco Vignati esplora il medium fotografico andando oltre la sua bidimensionalità, trasformandolo in opere scultoree che esaltano la matericità delle pellicole e delle stampe. Attraverso un processo di lenta emulsione, le sue creazioni, simili a ferite, squarci o portali, riflettono il trascorrere inesorabile del tempo e un sentimento oscillante tra accettazione, nostalgia e impotenza. Le due sculture a terra, realizzate appositamente per la mostra Party in Pieces organizzata da ReA! Arte in collaborazione con l’archivio Rachele Bianchi, dialogano con le opere esposte, intrecciando fotografia e scultura in un’esperienza unica.


ReA! Arte è un’organizzazione no profit che opera nel mondo dell’arte contemporanea. Nasce con lo scopo di promuovere il lavoro di artisti emergenti, contribuendo a consolidare il loro curriculum artistico attraverso progetti curatoriali e l’organizzazione di mostre, in partnership con i principali attori del sistema dell’arte. 

Oltre all’evento madre ReA Fair, mostra fieristica che mette in contatto gli artisti direttamente con il pubblico dell’arte, senza intermediari e in una logica di mercato primario, ReA! Arte si occupa di organizzare Progetti Speciali che, raggiungendo un pubblico sempre più vasto, contribuiscono alla divulgazione di un’arte accessibile, democratica e inclusiva e all’alimentazione della cultura contemporanea nel tessuto sociale.

Caleidos è un’agenzia di comunicazione nata nel 1985, attiva nei mercati b2b e b2c e associata a UNA. Da diversi anni segue la creatività e la comunicazione del Salone dei Pagamenti. 

Da sempre attenta alla promozione dell’arte e della cultura, l’agenzia quest’anno ha scelto di sostenere ReA! Arte nell’organizzazione di una mostra d’arte contemporanea negli spazi del Salone.

Per Il Salone dei Pagamenti 2024, lo studio curatoriale si è basato su una proposta di mostra collettiva che, attraverso i vari medium che caratterizzano il lavoro degli artisti selezionati, racconta alcuni valori e tematiche trasversali, presenti in contesti diversi ma che restano uniti nell’attualità e si esplicitano in un dialogo visivo che oscilla tra tradizione e innovazione, tra evoluzione e visioni future.


Mostra: Ritorno al Mondo Nuovo Nicola Bindoni, Linh Bubbio, Lilia Li-Mi-Yan e Katherina Sadovsky, Luisa Eugeni e Marco Vignati
Periodo espositivo: 27-29 Novembre 2024
Inaugurazione: 27 Novembre 2024, dalle ore 17.00
Il Salone dei Pagamenti, Allianz MiCo, Viale Eginardo angolo Via Colleoni, gate 3

Link prenotazioni:
https://www.salonedeipagamenti.com/it/iscriviti
Ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria

Contatti:
ReA! Arte                                                                                                                                       
www.reafair.com                                                                                                                 
info@reafair.com
@rea.fair

Caleidos
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