Fuori dai palazzi nobiliari si rappresenta il teatro
popolare della commedia dell’arte. I cosiddetti Zanni, senza
scopi d’altissima cultura, improvvisavano, nuovi pagliacci, ma
eredi dei mimi latini. Col tempo questa tecnica si perfezionò,
spettacolo dopo spettacolo, città dopo città, nella più totale
libertà d’estro, con lazzi, allusioni, satire e scherzi.
Uno di questi Zanni, Angelo Beolco detto
Ruzzante o Ruzante (Padova o forse Pernumia, 1496?
– Padova, 17 marzo 1542), compose dei canovacci pieni di
trovate verbali, invenzioni burlesche e lazzi. I “copioni”
trovarono la definizione dello sviluppo in tre parti,
preceduto da un prologo, con argomenti svariati e su un’ampia
gamma d’emozioni. Nello sviluppo storico il Ruzzante ha
avuto diversa fortuna a secondo i tempi. Notissimo nel
Cinquecento, fu messo in ombra, soprattutto a causa dei temi e
dei personaggi delle sue opere. Veniva da lui narrato e messo
in luce il mondo dei poveri, degli sfruttati, dei contadini
del contado pavano (il nome Ruzzante è quello del personaggio
di un contadino veneto, spesso recitato in scena). Questa
realtà, da lui rappresentata da conoscitore di quella
esistenza squallida, è narrata con tutta l'amarezza e
l’affetto per le misere condizioni di vita del tempo che
toccavano alle classi subalterne. Il tempo ha voluto poi
cancellare quella parlata che egli usava negli scritti. Il
Pavano è di fatto una lingua morta da più di due secoli. Nel
Novecento diversi studiosi hanno riscoperto e valorizzato il
Ruzzante, riscrivendo i suoi testi con altre parlate, per
mantenere la freschezza e l’immediatezza delle sue opere.
Considerato, a lungo, un autore
"tutto istinto" (vedi Emilio Lovarini) ma di scarso spessore
culturale, oggi, dopo attenta analisi dei testi (per le
citazioni o i riferimenti), è ritenuto, viceversa un autore
“colto”. Il premio Nobel per la Letteratura Dario Fo, nel
discorso in occasione della consegna del premio, ha citato
proprio il Ruzzante dicendo: “Uno
straordinario teatrante della mia terra, poco conosciuto ...
anche in Italia. Ma che è senz'altro il più grande autore di
teatro che l'Europa abbia avuto nel Rinascimento prima ancora
dell'avvento di Shakespeare. Sto parlando di Ruzzante Beolco,
il mio più grande maestro insieme a Molière: entrambi
attori-autori, entrambi sbeffeggiati dai sommi letterati del
loro tempo. Disprezzati soprattutto perché portavano in scena
il quotidiano, la gioia e la disperazione della gente comune,
l'ipocrisia e la spocchia dei potenti, la costante
ingiustizia”
Procedendo verso la commedia classica moderna, i
sottovalutati improvvisatori si arricchirono di personaggi
comici, le tipiche “maschere”: da Scaramuccia a Pulcinella, da
Arlecchino a Brighella e tanti altri. Molti studiosi ritengono
che le maschere, ma più in generale la commedia, hanno origine
dal carnevale, e non viceversa, mutuando da esso i lazzi, gli
scherzi e la scurrilità. Tiberio Fiorilli, attore
“improvvisatore”della commedia dell’arte, fu il vero maestro
del grande Moliere
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