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Sommario

 
 

 BREVE STORIA DEL TEATRO

Introduzione e
definizioni di Teatro

La rappresentazione del divino nei riti primitivi
Ai primordi del Teatro Greco
Nascita della terminologia teatrale
Costumi e maschere del teatro greco
I protagonisti del Teatro greco
…e la Commedia?
Il Teatro romano
Autori romani
Il Teatro medievale
Il Teatro rinascimentale
Altri autori rinascimentali
La commedia degli Zanni
Il Teatro seicentesco spagnolo
Il Teatro elisabettiano
Il Teatro classico francese
Il Teatro del Settecento in Italia
Il Teatro del Settecento in Germania
Il Teatro dell’Ottocento in Francia
Il Teatro dell’Ottocento in Inghilterra
Il Teatro dell’Ottocento in Italia
Tra Ottocento e Novecento in Italia
L’alba del XX secolo in Italia
Il teatro contemporaneo del Novecento
Nella seconda metà del Novecento

 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
   

 

 
  Breve Storia del Teatro
Tra Ottocento e Novecento in Italia
 
22/25
 


Verso la fine dell’Ottocento, il teatro, con l’unità d’Italia e la formazione di un sentimento concorde, diventa un vero e proprio teatro nazionale. Dopo il 1872, col Verga, la corrente principale è quella verista, al contrario nel teatro popolare spicca invece Paolo Giacometti (“Morte Civile”).
La vera base del movimento italiano del Verismo è il positivismo e, cioè, l’assoluta fiducia di un progresso mosso a partire dalla scienza, il metodo sperimentale e la ricerca ad esso legata. La visione concreta della realtà che si può conoscere e su cui si può intervenire, nasce dal 1830 e dura fino alla fine del XIX secolo. Ad esso è legato il Naturalismo, un movimento letterario francese che conoscerà autori come Zola, Flaubert, Balzac, Maupassant, Daudet e Bourget.

 Se il suo teorizzatore fu Luigi Capuana che sosteneva la "poesia del vero", il suo maggiore esponente, viene considerato proprio Giovanni Carmelo Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922), il quale, pur venendo da un’esperienza come scrittore legata alla corrente letteraria tardo romantica, riuscì con la raccolta di novelle Vita dei campi e col primo romanzo, nel 1881, del Ciclo dei Vinti, I Malavoglia, ad essere d’esempio a tutto il gruppo milanese.
 Verga, proprio nella raccolta di novelle di Vita dei campi, sovverte le tematiche consuete. Come voleva la corrente del Naturalismo e quella del Verismo, Verga si rivolge alla contemporaneità, ma nei suoi strati sociali ed umani più bassi. E’ il mondo contadino e popolare siciliano ad ottenere la sua attenzione. Non vi sono grandi ribalte, ma un piccolo mondo popolare e locale. Tra le novelle spiccano Rosso Malpelo e Cavalleria rusticana.
Se Verga racconta la realtà e lo sfruttamento delle classi povere in Sicilia alla fine dell’Ottocento, lo fa secondo il principio d’impersonalità, proprio dei veristi, i quali cercano di descrivere la realtà quasi senza emozioni, ma oggettivamente.
Secondo l’ottica del Verga, il lettore deve essere messo  faccia a faccia col fatto nudo e schietto”, escludendo totalmente “la lente dello scrittore”. Questo non deve comparire nel narrato, deve “eclissarsi”, eliminando emozioni soggettive, riflessioni e interpretazioni. L'autore deve inoltre “mettersi nella pelle” del suo personaggio, “vedere le cose coi loro occhi ed esprimerle colle loro parole”. Così la sua penna “rimarrà assolutamente invisibile” nel libro, tanto che il testo sembri “essersi fatta da sé”, “essere sorta spontanea come fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore”, cioè la semplicità oggettiva di una fotografia.

L'autore si “eclissa” , si mette “nella pelle” dei protagonisti, vede “coi loro occhi” e racconta “colle loro parole. La “voce” narrante si pone tutta all'interno dell’universo ritratto, totalmente al livello dei personaggi presentati.
Non vi sono nei racconti di Verga né la sua cultura né le sue idee. I fatti narrati vengono presentati senza commento alcuno, sarà il lettore ad intendere e concludere in relazione al personale modo di vedere. Un vero e proprio “reality” da interpretare secondo le proprie idee e convinzioni.

A Verga si deve la creazione di un Teatro Verista. Non soltanto sceneggiò alcune novelle (ad esempio, Cavalleria rusticana e La lupa), ma scrisse direttamente opere teatrali, come In portineria e Dal tuo al mio. Il soggetto di Cavalleria rusticana, messo in musica da Pietro Mascagni (con il libretto di Guido Menasci e Giovanni Targioni-Tozzetti), è divenuto un’opera lirica molto apprezzata.
Nel 1905, dal dramma Dal tuo al mio, scrive un romanzo di tipo sociale, dove si riflettono le nuove teorie del Movimento Operaio. L’emblematicità sta nell’impostazione: un sindacalista operaio che, con il matrimonio con la figlia del padrone, si trova, sia economicamente che socialmente, dalla parte tanto avversata

   
 
   
   
 
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