Alla
dissoluzione dell’impero
carolingio, che portò alla fine
del primo sistema feudale, voluto
proprio da Carlo Magno, la nuova
insicurezza, creata dalle ultime
invasioni di popolazioni ungare e
normanne e dalle continue
incursioni saracene, tra la fine
del IX e il X secolo, portò a
quella mutazione feudale, che
condusse l’Europa al fenomeno
dell'incastellamento delle
campagne, realizzatosi tra il X e
il XII secolo.
L’incastellamento non avviene per
caso, ma è il prodotto di una
lenta evoluzione. Il primo a
studiare questo delicato periodo
di trasformazione (e acreare la
tyerminologia) è stato il
medievalista francese Pierre
Toubert. Lo storico è un membro
della Académie des Inscriptions et
Belles-Lettres (dal 1986), che ha
studiato la fase medievale in
Italia, fino al XIV secolo.
Nell’analisi del medioevo nel
Lazio, egli individua la
trasformazione abitativa dal
villaggio diffuso sul territorio,
con piccolissimi agglomerati e,
soprattutto, case sparse, al
villaggio fortificato, che
sostanzia un nuovo modo di vivere,
comunicare e produrre. Partendo
dalle fortificazioni romane dei
castrum permanenti (detti anche
castellum), la popolazione in
cerca di protezione, si rifugiò in
nuclei fortificati e difendibili,
amministrabili e “controllabili”
(anche i singoli signori locali
spinsero verso l’incastellamento).
Nella fase iniziale i terreni
coltivati erano concentrici
rispetto al villaggio, coltivando
prima orto e vigna e poi cereali,
allevamento di animali e pascoli.
L’abitato faceva anche da mercato
dove vendere i prodotti,
acquistarli e, quindi, maneggiare
oro e denaro in genere.
Precedentemente all’anno mille,
quindi, tra IX e X secolo, come
capitò ai romani con i barbari, vi
furono delle feroci invasioni da
parte di popoli estranei al
continente. Vi furono nel
mediterraneo le incursioni dei
pirati saraceni, che
terrorizzarono gli abitanti delle
fasce costiere, A nord i vichinghi
(più propriamente i normanni,
crudelissimi marinai della
Scandinavia, imperversarono sulle
zone del nord Europa, anche con
insediamenti e dominazioni di ampi
territori. Dall’est, intanto,
arrivarono gli ungari, altra
popolazione “barbara”. Col
crollo del potere carolingio, che
non riuscì ad arginare le
invasioni, creandosi in vuoto di
potere, sparsi feudatari, vescovi
e signori, singolarmente ed
autonomamente, optarono per
abitati cinti da mura, cioè per la
tipologia del villaggio
fortificato (vedi i castella
romani). Si crearono, così, nuovi
centri di potere e di gestione del
territorio. Ad esempio, a Langres,
in Francia, fu il vescovo a
reagire, facendo costruire delle
mura intorno la città ed
impossessandosi, di fatto, del
potere, che fu riconosciuto in
seguito dall’impotente re. I nuovi
feudatari progressivamente si
impadronirono di autorità,
concessioni e privilegi. Questi
centri fortificati iniziali
portarono, successivamente, ai
comuni e alle relative signorie.
Con o senza autorizzazione, si
iniziò a costruire dei castelli,
cioè delle fortificazioni per la
difesa, ma anche per la
delimitazione del proprio potere.
Ciò, come detto, avvenne da parte
di grandi signori, già possessori
di fondi terrieri, personalità di
spicco laiche ed ecclesiastici. La
vecchia tipologia abitativa della
curtis, utilizzata nell'Alto
Medioevo, andò definitivamente in
soffitta. Lo shema romano del
castellum, o castrum,
prese il suo posto.
All’origine, questi villaggi
protetti, che sorgono su colline
difficili da raggiungere, sono
fatti con palizzate, fossati e
torri di legno, come i vecchi
castrum romani. Essendo facilmente
espugnabili, dal XII secolo, la
solida muratura prese il posto del
legno. La nuova struttura
presentava, generalmente, mura di
cinta, il ponte levatoio e, come
porta, un cancello metallico, con
inferriate di ferro, e con un
ingresso protetto da due torri.
L’interno poteva avere diverse
soluzioni, ma di massima
presentava una torre centrale, o
mastio, che fungeva da abitazione
del signore, che qui risiedeva.
La difesa dei territori, la
creazione di villaggi fortificati
e la proprietà delle terre, creò
nuovi poteri locali, alternativi a
quello regio. Coloro che lo
detenevano, i “castellani”, lo
gestivano autonomamente. Essi
potevano "obbligare, vietare
giudicare e punire", cioè, il
potere di comando (o banno), era
nelle loro mani. Per questo,
furono dette signorie di banno
e bannalità i compiti che
essi assegnavano ai propri
contadini. Le vecchie clientele
vassallatiche, degenerando,
lasciano il posto all’anarchia dei
poteri locali, i signori, che
controllano direttamente il
territorio.
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