Soriano nel Cimino (VT), Palazzo Chigi-Albani: CIELO INCLUSO. Opere di Maria Grazia Tata – Fotografie di Salvatore Di Vilio

Maria Grazia Tata, Cielo incluso, Alcune opere in mostra

CIELO INCLUSO
Opere di Maria Grazia Tata

Fotografie di Salvatore Di Vilio

Testo di Massimiliano Palmesano

Inaugurazione 23 luglio 2022 ore 18.00

Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani
Giardini pensili e Palazzo

Soriano nel Cimino (VT)

Fino al 28 agosto 2022

Il giorno 23 luglio 2022 alle ore 18.00 inaugura presso gli spazi (giardini pensili e palazzo) di Palazzo Chigi-Albani di Soriano nel Cimino la mostra Cielo incluso con le opere di Maria Grazia Tata e le fotografie di Salvatore Di Vilio,accompagnata dal testo e dalla consulenza storico-antropologica del ricercatore indipendente Massimiliano Palmesano, con il patrocinio della Regione Lazio, con la collaborazione del Comune di Soriano del Cimino e di Raffaella Lupi dellaGalleria Sinopia Eventi di Roma.

Il testo di Massimiliano Palmesano e le note dell’artista Maria Grazia Tata illustrano i temi del progetto:

“Ci sono alcuni luoghi in cui gli dèi custodiscono ancora tutto il loro arcaico potere. Dimensioni in cui – parafrasando Talete – tutte le cose sono piene di dèi. Al pari di due sciamani, Maria Grazia Tata e Salvatore Di Vilio hanno esplorato tali dimensioni portando con loro, come al ritorno da un viaggio misterico, le forme e le immagini degli dèi. Le percezioni annotate sul diario di bordo di questa esplorazione nella dimensione del sacro e del fantastico hanno plasmato la mostra Cielo incluso che si terrà all’interno del Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani a Soriano nel Cimino (Viterbo) e nei suoi giardini pensili. L’iniziativa è il risultato di una alchimia tra le opere di Maria Grazia Tata e lo sguardo fotografico di Salvatore Di Vilio che insieme hanno tracciato una cartografia delle dimensioni abitate dagli dèi. Con riferimento particolare a quelle figure che nei pantheon vengono indicate come “minori”, ma non perché esse siano meno importanti di altre: semplicemente perché sono deputate ad aspetti più intimi e quotidiani. Il filologo e storico delle religioni Walter Otto nel suo Teofania sosteneva che «gli dèi non sono frutto di invenzioni, elucubrazioni o rappresentazioni, ma possono soltanto essere sperimentati». E Cielo incluso è soprattutto una ierá odós (via sacra) esperienziale e misterica le cui tappe sono scandite da epifanie divine che si manifestano nel rapporto opera-fotografia. Un percorso di iniziazione ai segreti della sacralità della materia attraverso la primordiale magia delle immagini. Tata e Di Vilio fanno materializzare una “archeologia dell’invisibile” fatta di preziosi e impalpabili orecchini per le ninfe (Diumpae), di collane per le muse e di pettorine di rose e stelle; portano alla luce officine in cui lavorano riparatrici di ali, rammendatrici di foglie e fabbricatrici di stagioni segrete dentro cortecce arrotolate; dischiudono alla vista le dimore incantate delle divinità. Cielo incluso è una fiaba che parla di appartenenza, di legame con il territorio e con chi lo abita; un racconto fatto di boschi millenari, sorgenti dalle acque rigenerative e pietre animate. «Il divino, da cui l’uomo si sente consapevolmente protetto, non è dunque il “totalmente altro” – è ancora la Teofania di Walter Otto – in cui si rifugiano coloro per i quali la realtà del mondo è priva del divino. Esso è piuttosto proprio quel che ci circonda, in cui viviamo e respiriamo […]. Esso è presente ovunque. Ogni cosa, ogni fenomeno ne parla, in quella grandiosa ora nella quale essi parlano di sé». Proprio in quell’ora Maria Grazia Tata ha plasmato quella che ama definire la sua “paccottiglia cosmica”, nel medesimo istante Salvatore Di Vilio ha catturato l’immagine degli dèi.”
Massimiliano Palmesano, antropologo

Se noi vogliamo cambiare l’ecologia della terra dobbiamo cambiare l’ecologia dentro di noi” (James Hillman). Divinità minori fantastiche fuggono dal chiuso e tornano nella Natura. Un “cacciatore di sacro” le avvista nella Faggeta Vetusta, patrimonio dell’umanità, nei luoghi cari a Pasolini, nella campagna cimina. Gli dèi minori si manifesteranno, per 37 giorni (37 è un numero angelico, un messaggio benevolo degli angeli), nel giardino settecentesco e nel Palazzo Chigi Albani del complesso monumentale di Papacqua, residenza cinquecentesca del cardinale Madruzzo, casino di diletto con statue e fontane, luogo spirituale, artistico e iniziatico. La fontana della Satiressa con fauni, satiri, capre e altre figure simboliche, il dio Pan che avvista, forse, “divinità maggiori”, il Ninfeo, le Muse, la fontana del Mosè, le statue delle stagioni sono ricchi di rimandi naturali, mitologici e anche alchemici: la trasformazione della pietra in oro, l’Opus come ricerca spirituale di elevazione e di conoscenza. Le divinità minori di Cielo incluso percorrono una trasformazione alchemica “contromano”: ogni foglia, ogni seme, ogni povero resto della natura è già oro e torna materia spoglia, come la pietra tufacea frutto di eruzioni millenarie dei vulcani e il muschio del sottobosco antico della Selva Cimina. L’Opus si conclude con la perdita di “peso”: la materia si trasforma in immagine che diventa un simulacro a portata di mano, per ricordarci che un filo sacro collega tutte le cose, visibili e invisibili, attuali e remote, un filo intriso di quella meraviglia così familiare al bambino e al cielo.”
Maria Grazia Tata

Durante il periodo della mostra sono previsti due appuntamenti di approfondimento.

/ 31 luglio ore 10.30
Metamorfosi, la Natura fra miti, riti e poesia
Presentazione del libro di “L’Uomo Cervo”, pantomima, rito e mito
di Massimiliano Palmesano, antropologo.
L’autore parlerà di creature fantastiche, metamorfosi e sciamani .
Proiezione del reportage fotografico “Gl’Ciervo” di Salvatore Di Vilio.
Letture di Paco Milea, autore, attore, tratte da:
“Metamorfosi” di Ovidio,
“Metamorfosi”. Siamo un’unica, sola vita di Emanuele Coccia, filosofo.

/ 7 agosto ore 10.30
Il Canto degli Uccelli,
simbologia e alchimia fra Arte e Natura a Palazzo Chigi Albani, con:
Francesca Ceci, archeologa Musei Capitolini
Enrico Anselmi, storico dell’arte, curatore
Sigfrido E. F. Höbel, storico dell’arte.
Proiezione del video “Fonte Papacqua” di Sigfrido Junior Höbel, archeologo
per ProjectTuscia

Maria Grazia Tata, Cielo incluso 1

Maria Grazia Tata

Maria Grazia Tata, da tredici anni trasferitasi a Soriano nel Cimino, lega la sua ricerca artistica al ‘sacro’ e all’invisibile della natura, della poesia, della memoria e dei fatti quotidiani. Lavora con tutti i materiali. Ha esposto in palazzi storici, musei archeologici, gallerie in Italia e all’estero (Sydney, Maputo, Los Angeles). “Opere come luoghi segreti…dove trovare rifugio e stupore. Una visione privilegiata, quella di Maria Grazia Tata, che ci suggerisce le tracce per l’ascolto della Natura e dell’Arte: un invito silenzioso a rispettare quanto di più prezioso ci circonda. Ma anche spartito musicale o pioggia che suona.” (Raffaella Lupi, Galleria Sinopia Eventi, Roma).

Salvatore Di Vilio

Salvatore Di Vilio, originario di Succivo (in provincia di Caserta), da oltre quarant’anni gira l’Italia e il mondo con la sua macchina fotografica realizzando reportage. La sua poetica in bianco e nero ha attraversato diversi stili fotografici, dalla foto-archeologia industriale alla denuncia sociale, pur prediligendo le narrazioni di carattere antropologico. Il suo obiettivo è stato testimone degli ultimi giorni della civiltà contadina meridionale e per tali ragioni la sua dimensione artistica si è sempre intersecata con una prospettiva di ricerca sul campo, dal lavoro dei canapicoltori alle feste religiose e a quelle profane come il Carnevale.


INFO

Cielo incluso
Opere di Maria Grazia Tata
Fotografie di Salvatore Di Vilio

Testo e consulenza storico-antropologica di Massimiliano Palmesano
Con il patrocinio della Regione Lazio
In collaborazione con il Comune di Soriano nel Cimino
In collaborazione con Raffaella Lupi – Galleria Sinopia Eventi
Video “Cielo Incluso”: montaggio e musiche di Michele Mele

Inaugurazione 23 luglio 2022 ore 18.00
Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani
Giardini Pensili e Palazzo
Via Papacqua, 471 – Soriano nel Cimino (VT)
Fino al 28 agosto 2022
Orari: da mercoledì a domenica 10-13 / 15-19

Contatti
info: 0761 748871 – 3783033319
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@tatamariagrazia  mgtata@iol.it
@salvatoredivilio  info@salvatoredivilio.it

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Iseo (BS): GIACINTO BOSCO. DOPPIO SOGNO. L’amore tra mitologia e mitografia

Giacinto Bosco, Luna Caprese

ISEO (BS)
Fino all’11 settembre 2022

GIACINTO BOSCO
DOPPIO SOGNO
L’amore tra mitologia e mitografia

A cura di Angelo Crespi

Il Lungolago e l’Arsenale ospitano 40 opere in bronzo monumentali di uno degli scultori figurativi più accreditati del panorama italiano.

Dall’11 giugno all’11 settembre 2022, Iseo (BS) rende omaggio a Giacinto Bosco (Alcamo, TP, 1956), uno degli scultori figurativi più accreditati e riconoscibili del panorama artistico italiano, tra quelli che proseguono la tradizione classica del Novecento.

Il Lungolago e l’Arsenale accolgono 40 opere in bronzo, alcune monumentali, in grado di ripercorrere il percorso creativo dell’artista siciliano.

La mostra, dal titolo Doppio sogno. L’amore tra mitologia e mitografia, curata da Angelo Crespi, organizzata dal Comune di Iseo, in collaborazione con la Fondazione L’Arsenale, con il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Brescia, della Comunità Montana del Sebino Bresciano, con il contributo di Liquid Art System di Franco Senesi e di CUBRO Fonderia Artistica, presenta una serie di sculture di grandi dimensioni – la più imponente alta 6 metri -, che rappresentano al meglio la poetica di Giacinto Bosco, in cui la solidità del bronzo viene messa al servizio della leggerezza del sentimento d’amore.

Sono orgoglioso del lavoro condiviso con il sostegno dell’amministrazione comunale dal consigliere delegato alla Cultura e dall’Ente Arsenale – dichiara il sindaco di Iseo, Marco Ghitti – impegno e azione sinergica che hanno permesso di presentare qui le opere di grandi artisti, come Giacinto Bosco”.

“Ci poniamo l’obiettivo – prosegue Marco Ghitti – di esaltare la vocazione artistica di Iseo per far vivere qui la natura in simbiosi con l’arte nelle sue diverse espressioni. Un museo a cielo aperto in cui i suoi fantastici scorci paesaggistici dialogano con la creatività, realizzando un unicum irripetibile tra comunità, artista, opere e lo stupefacente ed emozionante spettacolo del lago d’Iseo”.

“L’amministrazione comunale d’Iseo, dopo l’eccellente risultato del 2021 ha deciso di replicare nel 2022 con una mostra di grande impatto figurativo e rappresentativo – commenta Cristina de Llera, consigliere delegato alla cultura del Comune d’Iseo -. Sono certa che, grazie a queste affascinanti opere di Giacinto Bosco, la “LUNA” saprà compiere il prodigio di avvicinare il lago al cielo”.

Alcune delle creazioni di Bosco ruotano attorno al tema della luna, una delle sue cifre espressive più caratteristiche e riconoscibili, in cui figure elementari quanto struggenti, che spesso anelano un contatto col satellite terrestre, sembrano librarsi mentre si dondolano su altalene appese al cielo, o tentano esercizi di equilibrio tenendosi sollevati su sedie e scale, arrampicandosi su funi.

Da esse traspare la solennità di sentimenti antichi e primari, come quello dello stupore umano di fronte all’astro notturno, che fu cantato da poeti quali Ariosto, Leopardi e Borges e che ispirò musicisti quali Beethoven e Debussy che, a loro volta, sono modelli culturali e della tradizione per Bosco.

A queste opere si aggiungono quelle in cui l’artista riflette sul mito dell’amore.

“Il lavoro di Giacinto Bosco – afferma Angelo Crespi – si concentra sulla mitografia dell’amore cioè sulla riscrittura in chiave di mito del sentimento dell’amore. Non c’è però nessuna tentazione archeologica, semmai la rappresentazione in chiave moderna e simbolica del desiderio d’amore. Quella di Bosco è infatti una mitologia personale e universale in quanto riflessione sul particolare ed è proprio qui la grandezza dell’arte di cogliere nel frammento l’eternità; le sue figure hanno la leggerezza di un Peynet o di un Folon ma nella solida resistenza del bronzo, gravi eppur leggere sono una plastica rappresentazione del desiderio desiderante che unisce la donna e l’uomo”.

Catalogo Electa.

Note biografiche

Giacinto Bosco

Giacinto Bosco (Alcamo, TP, 1956). All’età̀ di quindici anni si trasferisce a Milano: la vocazione artistica lo spinge da subito a frequentare la fonderia d’arte. Al Liceo Artistico Bramante a Milano incontra il maestro Luigi Teruggi che lo esorta a intraprendere un proprio percorso artistico. Nel 1990 si iscrive alla Società̀ per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Seguono gli anni delle prime committenze pubbliche: La Luce (1997) a Rescaldina, la statua di Giovanni Paolo II (2006) ad Arese, l’opera monumentale Un Mondo di Pace (2008) a Garbagnate Milanese, il Monumento ai Caduti a Nassirya (2009) a Borgosesia, la statua di Papa Benedetto XVI (2009) a Santa Maria di Leuca.

La sua produzione artistica si intensifica, partecipa a diverse mostre collettive, esponendo anche alla 54esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel padiglione Torino.

All’interno di una dimensione poetica che la sua immaginazione trasforma e plasma, inizia a sviluppare le sue tipiche narrazioni scultoree e, in particolare, i suoi aforismi alla Luna.

Sua prima personale alla Galleria Franco Senesi Fine Art di Positano dal titolo Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Da questo momento, si sviluppa il suo mondo onirico: i personaggi delle storie animano le sue sculture riportandolo sempre alle sue origini. Così, ritorna sentimentalmente ad Alcamo, il paese natale, con la mostra Rosa Fresca Aulentissima. Omaggio a Ciullo d’Alcamo, poeta e drammaturgo duecentesco della Scuola Siciliana, inaugurata da Vittorio Sgarbi.

La poesia continua e prende forma in figure da cui traspare la solennità̀ di sentimenti antichi e primari: l’isola di Capri lo accoglie con una personale alla galleria White Room della Liquid Art System ed espone poi in numerose occasioni internazionali, da Mosca a New York, da Istanbul a Miami.

Partecipa al progetto Expo Belle Arti Lombardia, promosso da Regione Lombardia per l’Esposizione Universale del 2015, ed è in mostra a Expo Milano In Sardegna, il borgo di Castelsardo sceglie per una nuova piazza, Colgo la luna, scultura omaggio a Leopardi e alla sua opera poetica.

Negli anni, la dimensione da sogno dei suoi racconti scultorei si pone in dialogo con differenti linguaggi, in molteplici personali e collettive, a livello nazionale e internazionale, da Pietrasanta a Dublino, da Milano a Hong Kong. Si inserisce, inoltre, in importanti percorsi storici che ne sanciscono il ruolo nel mondo dell’arte contemporanea, come in Novecento. Artisti di Sicilia, la grande mostra a Noto che percorre un secolo di storia dell’arte siciliana


INFO

GIACINTO BOSCO.
DOPPIO SOGNO. L’amore tra mitologia e mitografia
Iseo (BS), Lungolago e L’Arsenale (vicolo Malinconia, 2)
11 giugno – 11 settembre 2022

Inaugurazione: sabato 11 giugno 2022, ore 11.00; sarà presente l’artista.

Orari:  
giovedì e venerdì, dalle 16.00 alle 19.00;
sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 22.00;
domenica e festivi, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00

Ingresso gratuito

Informazioni:
www.giacintobosco.com
www.liquidartsystem.com

Social
FB:       @liquidartsystem
@giacintoboscosculptor
IG:        @liquidartsystem
@giacintobosco_sculptor

Catalogo: Electa

Ufficio stampa Comune d’Iseo
Carla Bruni | tel. 333.3213685 | carlabruni75@gmail.com

Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | tel. 02.36755700 | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it

Antonella Stelitano – Donne e biciclette, sinonimo di libertà e di emancipazione

“Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni”, dal 26 maggio al 2 ottobre, è in Santa Margherita, nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce. La mostra è a cura di Elisabetta Pasqualin; consulente storica Antonella Stelitano; da un’idea di Chiara Matteazzi.

Fino al 02 Ottobre 2022

Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce (Chiesa di S. Margherita)

RUOTA A RUOTA.
Storie di biciclette, manifesti e campioni

Mostra a cura di Elisabetta Pasqualin. Consulente storica Antonella Stelitano.
Da un’idea di Chiara Matteazzi

Aleardo Villa, La Bicicletta, 1900-06
LA MOSTRA

Donne e biciclette

(testo di Antonella Stelitano per il catalogo edito da Silvana Editoriale)

Le prime avventurose cicliste italiane forse si ispirarono alla regina Margherita, per la quale Edoardo Bianchi in persona realizzò una bicicletta degna di una sovrana, o alla nobildonna Franca Florio che, alla fine dell’800, organizzò al Velodromo Trinacria di Palermo una delle prime corse per sole donne, tutte nobili o altolocate. O forse avevano in mente spigliate donne di spettacolo, come Lina Cavalieri, che si esibivano in pista davanti a un pubblico maschile, che pagava volentieri un biglietto per vedere questa novità delle donne in bicicletta.

Molte però erano semplicemente ragazze attratte dal nuovo mezzo di locomozione, che diventa subito un sinonimo di libertà e di emancipazione: è il simbolo del nuovo ruolo a cui ambiscono le donne.

Del resto, rispetto a qualsiasi altro sport, la bicicletta è rivoluzione pura, perché esce dalle mura della palestra, del campo di gara, e va esibita all’esterno, sotto gli occhi di tutti. E una donna che va in bicicletta dimostra non solo di poter fare a meno di un uomo per muoversi, ma anche di saper manovrare un mezzo meccanico. Elemento questo non trascurabile, considerando che la guida in generale era cosa da uomini. 

Ma un altro elemento si dimostrò rivoluzionario: la necessità di dotarsi di un abbigliamento più «razionale» e comodo, libero dalle lunghe e pesanti gonne, da pizzi e bustini. Comparvero i primi pantaloni. Uno scandalo.

La bicicletta sconvolge l’ordine sociale, è elemento di rottura con il passato. Per questo il mondo maschile fu piuttosto coeso nell’ostacolare e criticare, anche aspramente, questa nuova moda. Si sostenne che l’uso della bicicletta causava l’insorgere di svariate malattie, che nelle donne culminavano nel pericolo di non poter in futuro diventare madri. E se il vasto corollario di obiezioni mediche non bastava, allora si aggiungeva la condanna morale: andare in bicicletta era assolutamente disdicevole per una ragazza di sani principi. Le avrebbe tolto grazia e femminilità. Avrebbe reso il suo corpo troppo mascolino. L’avrebbe condotta a una pericolosa promiscuità dal momento che gli ambienti sportivi erano maschili. Per questo le prime cicliste furono etichettate con appellativi come matta, stravagante, indecente, diavolo in gonnella. Qualcuno usò addirittura il termine «ripugnante» e altri le definirono «il terzo sesso».  Una donna che andava in bicicletta non era socialmente accettabile. Passi l’uso moderato, la passeggiata ciclistica insieme al marito o ad altri maschi di famiglia. Ma lo sport ciclistico no.

E di questa duplice anima la cartellonistica dell’epoca fu attenta testimone, evocando da un lato l’immagine di donne bellissime, composte ed elegantemente vestite, dall’altro donne che attirano l’attenzione del pubblico presentandosi in abiti succinti o comunque scandalosi per l’epoca.

La dimensione sportiva al femminile non era ancora entrata nella cultura del nostro Paese. 

Ma questo non fermò le prime coraggiose pioniere. Derise, ostacolate, sbeffeggiate continuarono a pedalare. Ed erano anche brave: se Alfonsina Strada porta a termine un Giro d’Italia arrivando ultima dopo 30 corridori in gara e lasciandone 60 ritirati dietro di lei, la giovane Olivia Grande il 12 ottobre 1937, a 17 anni, a Milano stabilisce su pista il record dell’ora (34.366 km).

Si dovette passare attraverso l’uso della bici da parte delle staffette partigiane, e il successivo massiccio utilizzo da parte di una nuova generazione di lavoratrici del Dopoguerra, per togliere dalla mente degli italiani l’immagine che una donna in bicicletta fosse moralmente inaccettabile.

La bicicletta era ormai diventata il mezzo di trasporto funzionale alla ricostruzione del Paese. Così, lavata via questa patina di ottusità, il ciclismo femminile conosce, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, un nuovo slancio.

C’è una data che fa da spartiacque tra una fase pionieristica e una in cui si gettano le basi per l’organizzazione di un settore ciclistico femminile. É il 1962, quando l’UNIONE VELOCIPEDISTICA ITALIANA, riconosce il ciclismo femminile a livello agonistico. Ormai non si può più tornare indietro.


Info: www.collezionesalce.beniculturali.it

Ufficio Comunicazione Museo Salce:
Mariachiara Mazzariol mariachiara.mazzariol@beniculturali.it tel 0422 591936
Vincenza Lasala drm-ven.comunicazione@beniculturali.it

Ufficio Stampa della Mostra
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 simone@studioesseci.net rif. Simone Raddi

Bologna: ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica – La grande mostra a cura del Museo Civico Archeologico che aprirà in Cina ad agosto

Presentazione ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica (ETRUSCANS. Lords of ancient Italy), Museo Civico Archeologico, Bologna, foto Ornella De Carlo

Nell’ambito dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022, il Comune di Bologna annuncia la grande mostra ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica ideata e curata dal Museo Civico Archeologico di Bologna e promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Shanghai e l’organizzazione di MondoMostre.
Sono oltre 300 i reperti provenienti dal museo bolognese che tra agosto 2022 e marzo 2023
verranno esposti in due tappe, nelle città di Suzhou e Chengdu, per far conoscere l’affascinante civiltà etrusca ancora quasi del tutto sconosciuta in Cina.

Ci sarà anche Felsina, l’antica Bologna etrusca sviluppatasi tra il IX e il IV secolo a.C., tra le iniziative inserite nel programma ufficiale dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022, rassegna sulla cooperazione internazionale nel settore turistico e culturale dei due Paesi, inizialmente indetto nel 2020 per le celebrazioni del 50esimo anniversario dei rapporti diplomatici e posticipato al 2022, causa pandemia.

Ad annunciarlo è il sindaco di Bologna Matteo Lepore, intervenuto questa mattina alla presentazione del progetto espositivo ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica (ETRUSCANS. Lords of ancient Italy) ideato e curato dal Museo Civico Archeologico di Bologna con l’organizzazione di MondoMostre – per augurare successo alle due tappe previste nella Repubblica Popolare di Cina: la prima, dal 25 agosto al 25 novembre 2022, sarà ospitata dal Wuhzong Museum di Suzhou, città situata a ovest di Shanghai nella provincia di Jiangsu, con una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti, mentre la seconda, tra dicembre 2022 e marzo 2023, si svolgerà nella città di Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale di Sichuan e una delle città più popolose dell’intera Cina con oltre 14 milioni di residenti.

Il sindaco ha inoltre salutato e augurato buon lavoro alle funzionarie archeologhe del museo bolognese Federica Guidi e Marinella Marchesi che, a partire dal 17 luglio, si alterneranno nelle fasi di controllo di conservazione dei materiali a seguito del trasferimento, dell’allestimento e dell’organizzazione di tutti gli aspetti necessari all’apertura, operando in stretta collaborazione con i colleghi dei musei ospitanti.

Riconosciuta come opportunità di grande interesse per promuovere la conoscenza della raffinata civiltà etrusca, ancora quasi del tutto sconosciuta al popolo cinese, la mostra godrà del massimo sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai, diretto dal Prof. Francesco D’Arelli, e del Consolato Generale d’Italia a Shanghai, rappresentato dalla Dott.ssa Tiziana D’Angelo, in coordinamento con le attività della rete diplomatica volte a favorire il dialogo culturale tra due paesi distanti e diversi, ma accomunati dal primato di siti UNESCO, dallo sviluppo di grandiose civiltà millenarie che hanno influenzato la storia dell’umanità e da territori ricchi di arte.

Il nucleo principale della mostra è costituito dal prestito eccezionale di 303 reperti di altissimo valore storico e artistico provenienti sia dalle collezioni storiche del museo sia dai rinvenimenti effettuati durante gli scavi ottocenteschi a Bologna e nel suo territorio, a cui si affiancano 27 reperti appartenenti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Tutti i materiali saranno per la prima volta esposti nella Repubblica Popolare di Cina.

Il percorso espositivo si compone di cinque sezioni tematiche che, a partire da quel composito mondo che fu l’Italia preromana, porta l’attenzione sugli Etruschi. I Rasna – come gli Etruschi chiamavano se stessi – per molti motivi, fra i quali certamente la precoce organizzazione urbana, ebbero un rilievo del tutto particolare nel quadro dei popoli dell’italia antica, tanto da essere ricordati dalle fonti storiche come il popolo che, prima di Roma, dominò quasi tutta la penisola.
Come raccordo tra la prima sezione introduttiva e la parte fondamentale dell’esposizione, un approfondimento permette, attraverso l’evocativo richiamo dei paesaggi dei principali territori etruschi e dell’idea di città come fondamentale elemento politico ed economico per la storia di questo antico popolo, di definire geograficamente l’Etruria nelle sue articolazioni e di raccontarne in modo semplice l’assetto “politico” e sociale, dando anche conto delle forme di produzione (artigianato, agricoltura, sfruttamento delle miniere, etc.) e di scambio (commerci e contatti con Mediterraneo, Asia Minore ed Europa transalpina).

Presentazione ETRUSCANS Museo Archeologico Bologna – Foto Ornella De Carlo

Il cuore dell’esposizione analizza i principali aspetti della vita quotidiana nel mondo etrusco illustrando – attraverso la suggestione degli oggetti – costumi e attività di una donna e di un uomo, le cui raffigurazioni accolgono il visitatore per accompagnarlo nel proprio mondo. Scelte iconiche per la raffigurazione dell’uomo e della donna “ideali” sono le statuette in bronzo di devoto e devota dal territorio bolognese e i coperchi di sarcofago in terracotta da Napoli che raffigurano i defunti adagiati su letti da banchetto. Le tematiche affrontate spazieranno dall’ornamento e dalla cura del corpo, attraverso i quali si esprimeva non solo un gusto personale ma soprattutto il livello sociale, alle attività tipicamente femminili (filatura e tessitura) e maschili (guerra, caccia, politica a atletismo); dalle forme collettive del consumo di cibi e bevande nelle ritualità di banchetti e simposi alla pratica della scrittura desunta dalle genti greche e adattata nell’alfabeto alle esigenze della loro lingua, fino al culto religioso, che ebbe un ruolo fondamentale nella società etrusca fin dai suoi esordi. 

La penultima sezione della mostra sposta l’attenzione dal mondo dei vivi a quello dell’Aldilà, presentando ricostruzioni e reperti che mostrino le credenze, i rituali e le aspettative oltremondane degli Etruschi in una sorta di ideale antologia nello spazio e nel tempo. Le rese architettoniche e decorative delle tombe, la ritualità, le forme della sepoltura, hanno una variabilità e una ricchezza straordinaria nelle diverse epoche della storia etrusca e nei diversi territori. Le tombe e gli oggetti che compongono l’immancabile corredo funerario fin dai tempi più antichi sono quindi elementi imprescindibili per interpretare non solo lo sviluppo della società, ma anche la trasformazione della ritualità connessa al concetto di Aldilà e di destino dopo la morte.

Il percorso di visita si conclude con una copia perfetta della situla della Certosa, opera di Stefano Buson, già restauratore del Museo di Este: è uno degli oggetti più prestigiosi del Museo Civico Archeologico di Bologna che, per la sua importanza nella collezione bolognese e fragilità, non può viaggiare. Il vaso è composto da un’unica lamina di bronzo, decorata con scene figurate a sbalzo e ad incisione. Le scene figurate compongono un racconto distribuito su quattro registri: dall’alto al basso si vedono una parata di uomini armati, una processione di personaggi che recano vari utensili per il sacrificio e il banchetto, una gara musicale tra scene di caccia e di aratura e infine una sequenza di animali reali e fantastici. Come una moderna striscia illustrata, il racconto ripercorre la storia di una comunità etrusca della fine del VII – inizi VI secolo a.C. nelle sue tematiche essenziali: la guerra, la caccia, le attività di sussistenza, il consumo del vino, la musica, con un richiamo (nella fascia inferiore, gli animali fantastici) al mondo spaventoso e ignoto dell’Aldilà popolato da creature feroci.

Tra i capolavori più preziosi presentati al pubblico cinese spiccano, oltre alle due statuette in bronzo di devoti da Monteacuto Ragazza (Grizzana, Bologna) sopra menzionate, il celeberrimo specchio in bronzo inciso noto come “patera cospiana” datato alla seconda metà del IV sec. a.C.- che per la particolarità della sua decorazione, che ritrae la nascita di Atena armata dal cervello di Tinia (lo Zeus etrusco), destò subito molta curiosità nel mondo degli eruditi e fu spesso citato e riprodotto in manoscritti e lavori a stampa -, preziosi monili in oro, ambra e vetro provenienti dai sepolcreti bolognesi, il cratere attico della tomba 78 del sepolcreto Arnoaldi con la presentazione di Eracle all’Olimpo, la statua di leone funerario dal sepolcreto dei Giardini Margherita e  le due urne cinerarie in alabastrodella Collezione Universitaria realizzate nel III sec. a.C., rispettivamente decorate dal mito di Mirtilo e da una scena di caccia al cinghiale calidonio.


ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica

Progetto ideato e curato da: Paola Giovetti, Federica Guidi, Marinella Marchesi, in collaborazione con Laura Bentini, Anna Dore, Laura Minarini (Museo Civico Archeologico di Bologna)
Testi degli apparati: Laura Bentini, Anna Dore, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Laura Minarini (Museo Civico Archeologico di Bologna), Anna Serra (Università di Salerno)
Restauri: ditta Kriterion e Laboratorio di restauro del Museo Civico Archeologico di Bologna
Registrar: Daniela Picchi (Museo Civico Archeologico di Bologna)
Organizzato da: Wuzhong Museum, Suzhou; MondoMostre s.r.l.
Promosso da: Istituto Italiano di Cultura, Shanghai
Sede: Wuzhong Museum, Suzhou, Repubblica Popolare Cinese
Periodo: 25 agosto – 25 novembre 2022.

Informazioni:
Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
Tel. 051 2757211
www.museibologna.it/archeologico
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Dopo il successo di “Cracking Art. Stories” a Palermo, dal 20 luglio la mostra si sposta a Trapani e Mozia

Villa Regina Margherita e Torre di Ligny a Trapani, Isola di Mozia a Marsala: sono queste le nuove location che accoglieranno la mostra itinerante “Cracking Art. Stories”, dal 20 luglio fino al 11 settembre.

Dopo il grande successo ottenuto a Palermo – dove le colorate maxisculture del collettivo Cracking Art hanno attirato un grande pubblico nei giardini storici di Villa Trabia e Villa Malfitano – la mostra si appresta a fare il bis raggiungendo Trapani e invadendo con le sue creazioni il giardino pubblico intitolato alla regina Margherita di Savoia e lo spazio esterno alla Torre di Ligny, ma anche la suggestiva isola di Mozia, antica città fenicia, sita sull’isola di San Pantaleo nello Stagnone di Marsala.

Chiocciole, conigli, gatti, rondini, elefanti, tartarughe e pinguini.
Sono oltre 40 le maxisculture dalle dimensioni più svariate di quello che è uno dei fenomeni d’arte contemporanea più conosciuti al mondo, con la mostra Stories.

La natura nella Natura; una nuova vita e una nuova atmosfera s’impossessano del verde trapanese attraverso l’apparizione di creature sorprendenti in plastica rigenerata: un’invasione di sculture “sostenibili”, creature in dialogo con lo spazio urbano, prendono possesso del luogo con lo spirito leggero e favolistico di un gioco meraviglioso. Grandissimi animali dalle tinte sgargianti rendono Trapani e Mozia una galleria d’arte a cielo aperto, uno speciale museo senza barriere dove protagonisti sono sempre la natura e il rispetto per essa.

Prof. Emmanuele F. M. Emanuele Presidente FTPI

La mostra, con il patrocinio della Città di Trapani, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro- Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, in collaborazione con la Fondazione G. Whitaker, è curata dal collettivo Cracking Art ed è pensata e voluta gratuita e all’aperto (* l’accesso all’Isola di Mozia richiede un biglietto di € 9,00), affinché possa essere alla portata di tutti, non solo in termini di accessibilità ma anche perché possa essere interiorizzata stimolando le reazioni e l’attenzione del singolo e – allo stesso tempo – della collettività verso importanti tematiche di interesse sociale.

IL COLLETTIVO CRACKING ART

Il movimento Cracking Art nasce nel 1993 con l’obiettivo di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale che unito all’utilizzo rivoluzionario dei materiali plastici mette in evidenza il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. Il termine Cracking Art deriva dal verbo inglese “to crack”, che descrive l’atto di incrinarsi, spezzarsi, rompersi, cedere, crollare. Con il nome di cracking catalitico è anche chiamata la reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica: per gli artisti è questo il momento in cui il naturale permuta in artificiale, l’organico in sintetico, ed è tale processo che essi intendono rappresentare attraverso la loro arte.

Le opere sono realizzate per sollecitare una riflessione collettiva sui temi dell’effetto antropico sull’ambiente naturale tramite azioni performative coinvolgenti, in cui installazioni fuori scala – come i celebri animali colorati – invadono i luoghi più vari, dagli spazi propriamente deputati all’arte a quelli della vita quotidiana.

Rigenerare la plastica significa sottrarla alla distruzione tossica e devastante per l’ambiente donandole nuova vita, farne delle opere d’arte significa comunicare attraverso un linguaggio estetico innovativo esprimendo una particolare sensibilità nei confronti della natura. Oltre alle tre partecipazioni ufficiali alla Biennale di Venezia (2001, 2011 e 2013), tra le mostre e installazioni più recenti si segnalano: Natura Indomita (2020), a Teramo; En Plein Air (2020), a San Benedetto del Tronto; Wild Rising (2019), presso il Desert Botanical Garden di Phoenix, Arizona (USA); Regeneration@Newhollandisland (2019), presso New Holland Island, San Pietroburgo (Russia); Spectaculars Creatures (2018), presso IMA Indianapolis Museum of Art – Indianapolis (USA); BarocCracking (2018), presso Palazzo Leoni Montanari – Gallerie d’Italia, Vicenza (Italia); Cracking Art@Hangang Art Park (2018) presso Hangang Park, Seoul (Korea).


Informazioni
info@fondazionewhitaker.it

Siti
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www.fondazionewhitaker.it
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Arte & Ambiente: …una gondola a Genova, by Marco Nereo Rotelli

Marco Nereo Rotelli, Fotoinserimento, Genova

EVER IN ART®  presenta un nuovo progetto artistico cross-world a Genova nell’ambito della 1° edizione della Biennale di Arte & Ambiente dal titolo “Biofilia“, con focus l’ambiente marino. 

Blu: Clean Water

di e con

Marco Nereo Rotelli

15-31 Luglio 2022

Via al Mare Fabrizio de Andrè, Porto Antico di Genova

Vernissage lunedì 18 luglio, ore 18.00

Il messaggio ambientale della gondola poetica realizzata da Marco Nereo Rotelli e prodotta da EVER IN ART, dopo Venezia, ove era esposta al museo storico navale della Marina Militare, e Milano a Design Week, esposta nel Cortile d’Onore dell’Università Statale, approda a Genova per la Mostra diffusa Biofilia, la Biennale di Arte & Ambiente. 

Il progetto “Blu:Clean Water” è stato concepito in collaborazione con l’Associazione Gondolieri Sommozzatori Volontari di Venezia, che in occasione della Biennale Arte di Venezia si sono immersi per la raccolta dei rifiuti nei fondali della laguna, per la maggior parte pneumatici, ora in carico sulla gondola. Gli oggetti riemersi, dipinti da Marco Nereo Rotelli di blu Klein, il colore dell’infinito, saranno visibili a Via al Mare Fabrizio De Andrè al Porto Antico di Genova.

La gondola poggerà su un grande tappeto realizzato da “Giochi Infiniti” riciclando la gomma su disegno dell’artista. Il profondo connubio fra arte e ambiente consentirà di abbinare la forza dell’estetica e della comunicazione alle più urgenti tematiche ambientali.  

La grande goccia simbolo di metamorfosi racconta della possibilità che l’Arte ha di cambiare il destino delle cose e sarà intarsiata con un verso di Eugenio Montale scritto da Rotelli con la sua cifra stilistica “Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida“.

Vari elementi dunque compongono l’installazione di Rotelli che investe sulla bellezza estetica della gondola caricandola di significati e incaricandola di un viaggio nel mare aperto della vita per un messaggio poetico ed etico.  Uno sguardo ampio permette di cogliere qual è lo sviluppo del progetto a Genova, chesi implementa di nuovi significati. Oltre il tappeto della rinascita il progetto prodotto dalgruppo Ever in Art, si sviluppa nel BLU del Metaverso.  

Ever in Art implementa il sistema dell’arte fisica, fatto di mostre, eventi, esposizioni, conle potenzialità del digitale e della Blockchain. Ever in Art ha prodotto il primo NFT suuna gondola, che rende visibile la navigazione nella e della coscienza civile, la calata inmare della bellezza per la tutela dell’ambiente Marino.

L’installazione luminosa visiva è accompagnata dall’opera sonora “Dopo il Diluvio” di Alessio Bertallot. È una visione su un mare che ha riconquistato la Terra. Dalle profondità di un’apparente serenità riaffiorano relitti della scomparsa civiltà: Debussy, Poenitz, Satie, Pachelbel, Hasselman. Citazioni Classiche che Bertallot ha trasformato, rallentato, sovrapposto, rese aritmiche e subacquee. Un processo che genera una serena, inconsapevole, contemplazione di naufragi. Le parole luminose dei poeti in una classica installazione luminosa di Marco Nereo Rotelli, durante la ore notturne, scorreranno come onde verbali.

Ever in Art ha l’obiettivo di utilizzare l’arte analogica e digitale come mezzo concreto per nobilitare e valorizzare le azioni virtuose promosse da privati, corporations e associazioni con un forte impatto sociale o di salvaguardia. L’idea della metamorfosi, del riciclo, della possibilità che l’Arte ha di aprire nuove vie è rappresentato dal BLU, il cui significato concettuale è indicato in una poesia che il poeta Yang Lian, il più grande poeta cinese vivente, dedica a Rotelli “Può un mondo crudele rasserenarsi in un blu?

La ricerca della serenità, la ricerca di un mondo migliore sarà del resto il tema della tavola di discussione “Seed“, con Simone Regazzoni, organizzata da Andrea Margheritelli, nell’ambito dell’installazione il giorno del vernissage. Sarà un confronto titolato “Il Mare, questo sconosciuto” alla ricerca di qualche grado di felicità indotto dalla consapevolezza dell’essere in un mare comune.

L’agenda ONU 2030 con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Sulla falsa riga dei 17 obiettivi ONU, Biofilia rappresenterà un approfondimento sulle tematiche riguardanti l’ambiente, la terra, lo sviluppo ecosostenibile, attraverso mostre fotografiche, installazioni d’arte, incontri, spettacoli, workshops e convegni specifici. Il profondo connubio fra arte e ambiente consentirà di abbinare la forza dell’estetica e della comunicazione alle più urgenti tematiche ambientali, rendendole fruibili presso un ventaglio amplissimo di pubblico.

CHI è MARCO NEREO ROTELLI : BIO

http://www.marconereorotelli.it/

Le sue opere sono presenti in musei e importanti collezioni private di tutto il mondo. 8 partecipazioni alla Biennale di Venezia, conosciuto come il M° della Luce per le sue macro-installazioni luminose urbane. Di lui hanno scritto alcuni tra i più importanti critici d’arte, oltre a poeti, scrittori, filosofi e personalità della cultura internazionale. Quotato in Sotheby’s e Chistie’s.


Ever in Art – Blu: Clean Water 
Dal 15 luglio al 31 luglio 2022 Isola delle Chiatte, Genova 
www.everinart.cominfo@everinart.com

Ufficio stampa: FREE TRADE Roma
Melina Cavallaro melina@freetrade.it 
Valerio De Luca – valerio@freetrade.it

Un progetto prodotto da

Brescia, Parco archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia: ISGRÒ CANCELLA BRIXIA

Isgrò cancella Brixia; immagini di allestimento ©photoElaBialkowskaOKNOstudio

BRESCIA

FINO ALL’8 GENNAIO 2023

ISGRÒ CANCELLA BRIXIA

Il nuovo e inedito progetto espositivo site-specific di Emilio Isgrò, tra i grandi protagonisti dell’arte contemporanea, progettato per Brescia con Fondazione Brescia Musei, diffuso tra Brixia. Parco archeologico di Brescia romana, il Museo di Santa Giulia e la stazione FS della metropolitana.

Il grande evento condurrà la città all’appuntamento della Capitale della Cultura 2023.

Emilio Isgrò rinsalda il legame con la città attraverso un nuovo, grande e originale progetto che, dal 23 giugno 2022 all’8 gennaio 2023, coinvolge i più importanti luoghi di Brescia: il Parco archeologico di Brescia romana (il più vasto del Nord Italia), il Museo di Santa Giulia con il Chiostro rinascimentale e gli spazi espositivi del museo, il Capitolium, il Teatro Romano, fino alla stazione metropolitana FS.

Il progetto espositivo dal titolo Isgrò cancella Brixia, a cura di Marco Bazzini, è prodotto da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia in collaborazione con Archivio Emilio Isgrò, Arte Sella, Centro Teatrale Bresciano e Gruppo Brescia Mobilità e pone in dialogo l’archeologia e l’arte contemporanea, la storia e il presente, la cultura classica e la sua persistenza nel nostro tempo. Esso si compone di una mostra di lavori originali allestita negli spazi del Museo di Santa Giulia, installazioni monumentali – fisiche, digitali e performative, alcune permanenti e altre effimere – presso il Chiostro rinascimentale del museo, il Capitolium e il Teatro al Parco archeologico e la stazione della metropolitana FS oltre alla messa in scena di un dramma autografo nel Teatro Romano.  

Le installazioni, tutte di dimensioni ambientali, sono state appositamente ideate e realizzate dall’artista per quest’occasione, in stretta relazione con i suggestivi spazi che le ospitano.  Insieme alla mostra e allo spettacolo teatrale dimostrano quanto nella produzione di Isgrò siano vive e profonde le radici della grande cultura mediterranea che, con l’antica Roma, fu protagonista anche in territorio bresciano.

“Cancellare Brixia”, quindi, è per Isgrò un modo per farla rivivere sotto forme inedite e inaspettate. Il che è possibile perché, in quasi sessant’anni di attività, l’artista siciliano ha saputo trasformare la cancellatura da un semplice atto di distruzione in una complessa esperienza di conoscenza.

“Il progetto che lanciamo oggi viene alla luce dopo una gestazione di quasi tre anni in cui abbiamo lavorato a fianco del Maestro Emilio Isgrò alla creazione di un grande operazione di arte pubblica che valorizza gli spazi del parco archeologico e di Santa Giulia utilizzando sia il linguaggio dell’arte contemporanea sia quello del poesia, grazie alla multiforme capacità espressiva dell’artista e poeta siciliano”, commenta Francesca Bazoli, presidente di Fondazione Brescia Musei. “E così il progetto di “Palcoscenici Archeologici”, grazie al quale la Fondazione mette in relazione l’arte contemporanea con il grande patrimonio archeologico romano di Brescia, include oggi non solo, come nell’operazione dedicata a Francesco Vezzoli, l’installazione di opere d’arte, ma anche la messa in scena teatrale nello spazio del teatro romano, uno dei nostri grandi obiettivi di valorizzazione. Il progetto Isgrò cancella Brixia è in effetti uno degli esempi più completi di valorizzazione integrata: installazioni monumentali non solo nel sito espositivo, ma anche nella stazione della metropolitana, un’opera teatrale originale dell’artista messa in scena con un grande regista e con la produzione congiunta dell’ente museale e dell’ente teatrale cittadino e infine una inedita rassegna espositiva più tradizionale, il tutto in un periodo disteso destinato ad anticipare la grande stagione della Capitale italiana della cultura. Il patrimonio antico e archeologico prende vita grazie alle reinterpretazioni fisiche e digitali di un grande artista contemporaneo innamorato della classicità che ambienta in questo luogo i propri sogni e con grande generosità offre alla città un nuovo sguardo sul presente e sul futuro del proprio straordinario patrimonio”.

“Isgrò cancella Brixia è un nuovo importante progetto che rinnova la vocazione di Brescia a città capace di trovare spazio per i linguaggi delle arti e di porli in dialogo tra loro, con un risultato che conquisterà il pubblico”, afferma Laura Castelletti, vicesindaco e assessore alla cultura di Brescia. “Il format che Fondazione Brescia Musei ha identificato per creare un ponte tra il nostro patrimonio monumentale e l’arte contemporanea riesce a porre nuova luce sulle bellezze della nostra città, che ha l’onore di ospitare i lavori di un grande Maestro dell’arte contemporanea, dimostrando ancora una volta la vocazione di Brescia a città dove la cultura assume un ruolo strategico di connessione tra passato, presente e futuro”.

“Cancellare Brixia non significa cancellare realmente una città ma esattamente il contrario” dichiara Emilio Isgrò. “Significa riportare all’attenzione degli italiani e degli europei una comunità culturale e civile che ha dato molto al Paese e che continua a farlo in questi anni veramente difficili. Anni così difficili che anche gli artisti non possono più accontentarsi di essere solo una voce del listino di Borsa, ma uomini e donne in carne ed ossa capaci di amare e di soffrire. La Cancellatura non è fatta per uccidere o censurare, come pretende la Cancel Culture, ma soprattutto per preservare sotto l’inchiostro quelle parole di speranza e di fiducia che oggi mancano al mondo”. 

“Fondazione Brescia Musei conferma la vocazione di interfaccia tra i linguaggi del contemporaneo e patrimonio antico di cui siamo custodi e con Isgrò cancella Brixia mette in scena un programma espositivo completamente inedito, originale e site specific”, dichiara Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei. “Installazioni monumentali digitali, fisiche e performative, incluso uno spettacolo teatrale originale, scritto da Emilio Isgrò, messo in scena dal Centro Teatrale Bresciano con la regia di Giorgio Sangati, Un programma espositivo tradizionale nello spazio mostre della Fondazione Brescia Musei, un programma in cui l’antico viene cancellato da Isgrò per ricordarne l’importanza, nel sito archeologico di Brescia Romana, nel Museo di Santa Giulia, alla metropolitana di Brescia Stazione Fs e ad Arte Sella, dove il grande Armonium realizzato da Fondazione Bresci Musei diventerà un’opera simbolo di questo grande programma espositivo che avrà la sua vita anche negli anni prossimi proprio ad Arte Sella in Valsugana.

Il progetto espositivo

Il percorso espositivo copre idealmente lo spazio monumentale interessato dal Corridoio Unesco, un progetto che sarà completato nel periodo di apertura della mostra e che prevede la realizzazione di un unico maestoso itinerario di visita, che si snoda all’interno dagli spazi di Brixia. Parco archeologico di Brescia romana fino al Museo di Santa Giulia.

“La rigogliosa maturità che segna l’arte di Isgrò in quest’ultimo decennio esplode in questa mostra con tutta l’intensità e la dinamicità del movimento in crescendo”, dichiara Marco Bazzini, curatore del progetto espositivo. “Una mostra dove riescono a convivere pittura e teatro, tecnologia digitale e melodramma. Isgrò cancella Brixia prende le distanze da ogni azione di bricolage citazionista e si presenta come un vero e proprio percorso, prima di tutto intellettuale e poi anche fisico, tra i fermenti di quella cultura classica che è sostrato comune, storia ininterrotta di valori ed eventi che ancora sanno posizionarsi come un orizzonte per il presente. La forma ritmica tra morte e resurrezione, tra oblio e memoria che ormai da oltre sessant’anni contraddistingue le sue cancellature, un’azione artistica che nelle sue mani ha esteso al massimo tutte le potenzialità, è per Brescia garanzia di rinascita e di un destino lontano dalle parole pronunciate per altra città da Catone il Censore: “Carthago delenda est”.”

Le installazioni

La rassegna prende avvio dalla sala centrale del Capitolium, un vero e proprio museo epigrafico che ospita l’opera Le api di Virgilio. Una moltitudine di api in volo cancellano le iscrizioni presenti sulle epigrafi romane collocate sulla parete: una spettacolare installazione, realizzata con le più avveniristiche tecniche digitali di videomapping, realizzate da DrawLight_Me Young Immersive Studio, dove la cancellatura si manifesta nella vivacità delle immagini in movimento. Le api, simbolo di socialità e di operosità, oltre a coprire le epigrafi, compongono anche nuove suggestive parole, così da evocare una differente temporalità tra i vocaboli antichi e quelli propri della contemporaneità. Lo spettatore immerso in questo ambiente rimarrà sorpreso, come Enea di fronte all’improvvisa apparizione delle anime che, come uno sciame di api, si aggiravano nella valle del mitologico fiume Lete, nell’episodio raccontato da Virgilio nel Libro VI dell’Eneide.

L’installazione Le api di Virgilio, programmata per la visione ogni 10 minuti, rappresenta l’opera digitale più grande mai realizzata da Isgrò.

Il complesso del Museo di Santa Giulia ospita altri tre episodi del progetto espositivo. Nell’incanto del Chiostro rinascimentale s’incontra, disposto sul prato, L’armonium delle allodole impazzite, un enigmatico e monumentale strumento musicale, sul cui perimetro corre una sequenza di tasti di pianoforte. Nel silenzio del luogo risuona l’aria della Casta diva dalla Norma di Vincenzo Bellini, una delle opere più potenti della tradizione lirica italiana, ambientata nelle Gallie romane.

La versione del brano che incantò Richard Wagner è quella trascritta da Fryderyk Chopin per pianoforte, in omaggio al pianista bresciano Arturo Benedetti Michelangeli, interpretato dal cinguettio di un’allodola accompagnata da un coro di uccelli.

Quest’opera, presentata per la prima volta proprio a Brescia, è realizzata da Fondazione Brescia Musei in co-produzione con Arte Sella, l’importante parco d’arte contemporanea nella natura in Val di Sella, Valsugana, (TN) dove, al termine della mostra, sarà collocata permanentemente nello spazio all’aperto individuato dall’artista stesso.

“La collaborazione con Fondazione Brescia Musei è una straordinaria occasione di crescita e di dialogo per Arte Sella”, commenta Giacomo Bianchi, presidente di Arte Sella, “che prende forma attraverso lo sguardo del maestro Emilio Isgrò in un’opera monumentale e al contempo poetica, capace di creare una profonda relazione tra due luoghi così diversi, il patrimonio storico del Museo di Santa Giulia e la natura della Val di Sella.”

Presso la stazione della metropolitana FS, in occasione del ritorno a Brescia della Vittoria Alata, l’artista ha realizzato nell’ottobre 2020 Incancellabile Vittoria, una monumentale installazione site-specific di circa 200 mq e composta da 205 pannelli in fibrocemento fresati, che ridisegna la sagoma del capolavoro antico usando le cancellature. L’opera installata grazie alla collaborazione con Gruppo Brescia Mobilità, rappresenta la silhouette della dea romana, tratteggiata di colore rosso e riconoscibile dalle ali e dalla posizione alzata delle braccia, emerge da una più ampia griglia composta da cancellature nere su un brano tratto dall’Eneide di Publio Virgilio Marone, poeta classico che queste zone ha certamente frequentato per essere nato in ambito mantovano, non molto distante da Brescia, e autore del capolavoro letterario che racconta la fondazione di Roma, la sua grandezza e quella del suo impero di cui Brixia (l’antica Brescia) fu una delle città più importanti.

La mostra

Le sale espositive del Museo di Santa Giulia ospitano un inedito ciclo di dipinti dal titolo Brixia come Atene. Tredici grandi tele (realizzate a partire dal 2013) dove le pagine illustrate di un libro sulla vita quotidiana di un’antica polis greca sono state cancellate in bianco e la scultura di un discobolo coperto dalle formiche, altro suo topos particolarmente riconoscibile. In queste opere, Isgrò riconduce la cancellatura a una piena pratica pittorica, e non più soltanto concettuale, recuperando una modalità operativa da lui sperimentata a partire dai primi anni ottanta e dando vita a una delle numerose variazioni che nel tempo ha assunto la cancellatura. Al centro del percorso una scultura, Il discobolo (2022), che si presenta cancellata da formiche ma riconoscibile per la sua tipica postura e per quel disco lanciato, insieme alla mano e a una parte dell’avanbraccio, in altra parte dell’esposizione. Rispetto al dibattito sulla questione della superiorità culturale tra greci e romani, Isgrò, con le sue cancellature e con il riferimento a Brixia, pone una visione controfattuale della storia, come avviene in alcuni studi che ipotizzano cosa sarebbe potuto accadere rispetto a ciò che effettivamente è accaduto (ucronia).

Il teatro

I grandi temi dell’antico e del contemporaneo sono anche l’occasione per riproporre il teatro di questo multiforme artista che, nei primi anni ottanta, segnò un passaggio importante nella drammaturgia contemporanea con la trilogia dell’Orestea andata in scena sulle rovine del terremoto di Gibellina vecchia. 

Giovedì 22 giugno 2022, alle ore 21.45, il Teatro Romano, altro affascinante luogo del percorso archeologico dell’antica Brixia, ospita la prima di Didone Adonàis Dòmine, uno dei drammi scritti da Isgrò, prodotto da Fondazione Brescia Musei e da Centro Teatrale Bresciano, con protagonista l’attrice Sandra Toffolatti insieme a Elena Antonello, Giacomo Mangiola e Gianluca Pantaleo e con la regia di Giorgio Sangati. Il testo, scritto nel 1983 è stato messo in scena nell’agosto 1986 a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nel Teatro Mandanici.

Lo spettacolo sarà proposto in replica: giovedì 23 e venerdì 24 giugno; venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 luglio, alle ore 21.45. Successivamente la ripresa integrale dello spettacolo sarà proposta all’interno delle sale di mostra al Museo di Santa Giulia sino al termine dell’esposizione.

“Siamo orgogliosi”, afferma Gian Mario Bandera, direttore del Centro Teatrale Bresciano, “di partecipare a questo importante progetto che Emilio Isgrò dedica a Brescia, segno di un’amicizia con la nostra città che trova nel teatro un nodo importante. Didone Adonàis Dòmine è lo spettacolo che presentiamo insieme a Fondazione Brescia Musei. Abbiamo scelto di portare in scena il testo scritto dal maestro Isgrò attraverso lo sguardo di uno dei registi di punta della scena europea che collabora da tempo con il CTB, Giorgio Sangati, che ha immaginato un’esperienza teatrale di rara intensità. Sul palcoscenico, un’attrice di grande sensibilità e talento, Sandra Toffolatti, che torna a Brescia insieme a un cast di altissimo livello. Dopo le recenti esperienze nell’area monumentale della città – è dello scorso anno il successo di Calma Musa Immortale, regia di Fausto Cabra – la sfida di tornare ad abitare un luogo eterno e simbolo della nostra storia come il Teatro romano prosegue il nostro percorso di avvicinamento a Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023, traguardo sempre più atteso che ci vedrà protagonisti di una proposta artistica pensata per interpretare la nostra città attraverso il teatro”.

Il catalogo della mostra Isgrò cancella Brixia, pubblicato da Skira, intreccia una serie di contributi di importanti archeologi, storici dell’arte e studiosi dell’opera di Isgrò, con tra gli altri Bruno Corà, Cristina Mazzantini, Martina Treu. Il volume approfondirà nelle sue diverse sfumature il rapporto che l’artista ha sempre intrattenuto con l’antico e la cultura mediterranea facendoli rivivere con originalità e nuova energia nel suo lavoro.

“È con immenso piacere e orgoglio che accogliamo, ancora una volta, le opere di Emilio Isgrò”, dichiara il Sindaco Emilio del Bono. “Attraverso questo grande progetto espositivo, che toccherà il cuore della nostra storia, Brescia non solo sarà arricchita di nuove opere d’arte ma verrà quasi presa per mano e accompagnata verso il 2023, anno in cui riceverà il titolo di Capitale Italiana della Cultura insieme a Bergamo. Non posso quindi che ringraziare il maestro Isgrò per la generosità e l’affetto che dimostra nei confronti della nostra città”.

Emilio Isgrò. Note biografiche

Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, ME, 1937)

Considerato tra gli innovatori del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca sul linguaggio lo ha reso una figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, facendone uno dei suoi indiscussi protagonisti. È, infatti, il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Le parole e le immagini sono cancellate singolarmente con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo questo gesto si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni ottanta, arriva a risultati pittorici che si sono rinnovati in questi ultimi anni quando con la cancellatura ha costruito immagini quasi fossero pittogrammi. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.

Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz, 1956), si dedica alla poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si tiene la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova a cui seguono numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova, la Galleria Lia Rumma a Napoli. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionata dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 2010 con la mostra Var Ve Yok è presente alla Taksim Sanat Galerisi in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura.

Partecipa alla Biennale di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale. Di inconfondibile rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia,1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003). In questi ultimi anni sue mostre personali sono state presentate al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013) e, nel 2016, una grande antologica a cura di Marco Bazzini ha coinvolto Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano. Nel 2019 un’imponente mostra antologica a cura di Germano Celant è stata presentata alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Le sue opere sono presenti nelle maggiori collezioni private e pubbliche nazionali einternazionali.

Marco Bazzini. Note biografiche

Marco Bazzini, storico e critico d’arte, attualmente è docente di Storia e critica del design contemporaneo presso ISIA Design Firenze e Responsabile scientifico dell’Archivio Emilio Isgrò. Dal 2007 al 2013 è stato Direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Dal 2013 al 2019 è stato Presidente dell’Istituto Superiore Industrie Artistiche di Firenze. Ha curato mostre e cataloghi per spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, sia di arte contemporanea sia di design. Ha collaborato con diverse testate di settore e fatto consulenze sull’arte contemporanea per diverse istituzioni private e pubbliche tra cui la Regione Toscana. Ha svolto un’intensa attività didattica presso accademie e università come insegnante in master e corsi di specializzazione.

Ha curato numerose mostre d’arte contemporanea tra cui quella del Padiglione Italia all’Expo Shanghai 2010 e presentato il progetto “Italian Genius Now” in numerose sedi museali internazionali tra cui: Seoul, Hanoi, Taipei, Tokyo, New Dehli, Roma, Porto Alegre. Tra le altre mostra all’estero: “Art, Architecture, Utopie en Toscane 1966/1980”, MAMCO, Ginevra, 2003; “The Age of Metamorphosis: European Art Highlights from the Centro Pecci Collection”, MoCA, Shanghai, 2006, Misura Italiana, Museo Reina Sofia, Madrid, 2010. Nel 2016 ha curato la grande mostra antologica dedicata a Emilio Isgrò presso Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano.  


La Fondazione Brescia Musei è una fondazione di partecipazione pubblico – privata presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov. Fanno parte di Fondazione Brescia Musei anche: Museo di Santa Giulia, Brixia. Parco Archeologico di Brescia romana, Museo delle Armi Luigi Marzoli, Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia e il Cinema Nuovo Eden.

Fondazione Brescia Musei è con la Pinacoteca Tosio Martinengo l’ente capofila della Rete dell’800 lombardo, il network fondato nel 2004 e ricostituitosi nel 2019 con il supporto di Regione Lombardia.



ISGRÒ CANCELLA BRIXIA
23 giugno 2022 – 8 gennaio 2023
Brixia. Parco archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia

Mercoledì 22 giugno 2022
Inaugurazione
Museo di Santa Giulia e Brixia. Parco archeologico di Brescia romana
dalle 18.30 alle 21.00 – ingresso libero (ultimo accesso alle 20.30)

Orari di apertura
Martedì – domenica dalle 10.00 alle 18.00
Chiuso tutti i lunedì non festivi

Biglietti
Integrato Brixia. Parco archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia

  • Intero € 15,00
  • Ridotto (gruppi e convenzioni) € 10,00
  • Ridotto (dai 14 ai 18 anni, over 65, universitari) € 12,00

Didone Adonàis Dòmine
Teatro romano
22, 23,24 giugno; 1,2,3 luglio, ore 21.45
Info e biglietti www.centroteatralebresciano.it

Fondazione Brescia Musei
Info e prenotazioni
CUP tel. 030.2977833 – 834 | cup@bresciamusei.com

Ufficio stampa
Fondazione Brescia Musei

Francesca Raimondi
T. +39 331 8039611
raimondi@bresciamusei.com

Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia
T. 02 36 755 700
clara.cervia@clp1968.it

Per la prima volta a Roma: Palazzo Bonaparte ospita la retrospettiva del Maestro Han Yuchen “Tibet, splendore e purezza”

Han Yuchen
Fratello e sorella – Brother and sister
2015
Olio su tela / Oil on canvas
cm 135×120

Aperte le prevendite al link
www.ticket.it/hanyuchen

Per la prima volta a Roma, Palazzo Bonaparte ospita la grande retrospettiva del
Maestro Han Yuchen con la mostra “Tibet, splendore e purezza”

Han Yuchen
La devota – The faithful
2010
Olio su tela / Oil on canvas
cm 180×110

Dal 14 luglio, e per la prima volta nella Capitale, Palazzo Bonaparte ospita un’ampia retrospettiva dedicata al grande Maestro della pittura a olio della Cina contemporanea Han Yuchen.

Il Tibet, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua anima.
Un’immersione nella bellezza naturale e spirituale del Tibet, il “Tetto del mondo”, ma anche una galleria di ritratti di chi quell’immenso altopiano lo vive.

La mostra HAN YUCHEN. Tibet, splendore e purezza testimonia – attraverso un percorso di circa 40 opere, molte delle quali di grandi dimensioni, divise in tre sezioni (PaesaggiRitratti e Spiritualità) – il profondo legame morale e spirituale che unisce la famosa regione autonoma della Cina all’insigne pittore cinese Han Yuchen.

Come spiega Nicolina Bianchi, curatrice della mostra: “Nel Tibet di Han Yuchen il paesaggio e l’uomo diventano protagonisti di una stessa storia misteriosa, quasi impenetrabile, dove genuina fierezza e quotidianità convivono e si incontrano nella purezza di luce dei luoghi e dell’energia vitale dei personaggi che li animano. Pastori, guardiani, nomadi, monaci che con saggezza condividono il tempo e lo spartiscono nel loro vivere semplice e autentico“.

Così Gabriele Simongini, cocuratore della mostra: “Han Yuchen sente con grande disagio che l’impressionante progresso tecnologico del nostro tempo e la smania di una continua crescita economica corrispondono per contrasto a un crescente impoverimento morale e a un degrado dell’universo personale e dei rapporti umani. Per lui il Tibet è una sorta di “patria” dell’anima, perduta e originaria, da ritrovare. Il suo è un realismo etico che intende offrire un modello ideale e forse utopistico per una vita più semplice e spirituale“.

Un artista molto legato ai valori tradizionali e alla qualità della pittura ma anche caratterizzato da una fortissima passione per l’arte europea dell’Ottocento, tanto da aver creato nel 2007 il Museo d’Arte Han Yuchen nella città di Handan, con opere di Millet, Corot e Goya, solo per citare tre nomi eccelsi.
Ricollegandosi soprattutto all’esempio di Millet, il Maestro cinese ha fatto di una pittura limpida e poetica il suo segno di riconoscimento, una cifra stilistica diretta e semplice come la vita dei tibetani che ha scelto di immortalare, rievocando per certi aspetti un realismo di matrice ottocentesca, ricco di valori etici e ideali, che si fonde con le capacità tecniche sviluppate in Cina nell’ambito della pittura ad olio.

Una volta individuati i soggetti più coinvolgenti, Han Yuchen li traduce – attraverso un’indubbia sapienza pittorica e una spiccata capacità di elaborare ampie sintesi paesaggistiche o meticolosi dettagli – in ritratti e opere dove le vesti, gli ornamenti e gli oggetti della vita quotidiana o delle cerimonie ci restituiscono un’immagine emozionante del lontano Tibet.

Con il patrocinio del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura, l’esposizione HAN YUCHEN. Tibet, splendore e purezza è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Segni d’arte, ed è curata da Nicolina Bianchi e Gabriele Simongini, con catalogo Skira.

La mostra vuole rendere omaggio al rafforzato dialogo socio-culturale Italia-Cina, ma anche far risaltare alcuni dei profondi e più recenti cambiamenti della società tibetana acutamente rappresentati dalla pittura a olio del Maestro di Jilin.


Informazioni e prenotazioni
T. +39 06 8715111

Siti internet
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
@arthemisiaarte
@mostrepalazzobonaparte
#HanYuchenBonaparte

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Ufficio stampa Segni d’arte
Giovanni Ierfone
press@segnidarte.it | M. + 39 392 5281639

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani
M. +39 335 7316687 | +39 345 7503572

Ultimi giorni per partecipare ad ARTKEYS PRIZE – Nominata la Giuria del Premio di arte contemporanea

La Giuria

Artkeys Prize – Festival di arte contemporanea

Iscrizioni fino al 17 luglio 2022

Nominata la Giuria del Premio

Scade il 17 luglio 2022 il termine delle iscrizioni per partecipare alla quarta edizione di Artkeys Prize-Festival di arte contemporanea nelle diverse categorie di pittura, scultura e installazione, fotografia, video arte e performance.

Il Premio si rivolge a tutti gli artisti del panorama nazionale ed internazionale, senza limiti di età e nazionalità: la Giuria composta da Manuela De Leonardis (Storica dell’arte, Giornalista e Curatrice indipendente), Alberto Dambruoso (Critico d’arte), Marilena Morabito (Curatrice) e da un quarto giurato che sarà presto svelato, selezionerà 70 artisti le cui opere saranno protagoniste di una mostra collettiva nell’area dell’Ex Tabacchificio di Borgo Cafasso, a due passi dall’area archeologica di Paestum, dal 19 al 27 novembre 2022.

Durante il vernissage del Premio saranno annunciati i vincitori di ogni sezione: ai primi posti sarà corrisposto un premio in denaro (dotazione complessiva 8000 euro),mentre ai secondi posti saranno offerte delle “Residenze d’Arte”, messe a disposizione da enti e aziende presenti su tutto il territorio cilentano.

Il Premio ArtKeys è organizzato dall’Associazione Blow-Up e dal Collettivo Vyolaa, composto dagli artisti Marianna Battipaglia, Mabel D’Amore, Nadia Miglino, Francesco Monk e Rudy Zoppi, con lo scopo di promuovere e valorizzare l’arte contemporanea nella splendida cornice del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e degli Alburni.Le passate edizioni del Premio hanno visto la partecipazione di artisti provenienti da ogni parte di Europa e del mondo, grande riscontro di pubblico e delle istituzioni, nonché le collaborazioni con il Castello Angioino Aragonese di Agropoli, il Museo del Mare di Pioppi, il Castello di Pollica e con i comuni di Agropoli, Laureana Cilento, Rutino e Cetara. Grandi nomi anche per le Giurie con la presenza di Daniele Ciprì, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Antonello Tolve, Gianni Comunale, Nuvola Lista, Giulio Rincione, Roberto Sottile, Enrica Feltracco, Antonello Silverini, Grazia La Padula e Lorenzo Ruggero.

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Il Premio ArtKeys nasce con la volontà specifica di rafforzare il valore dell’Arte come spirito di rinascita e di contributo all’incentivazione del turismo e dell’imprenditorialità, mettendosi in correlazione con il territorio in cui nasce, il Cilento, patria della dieta Mediterranea, dove Ancel Keys, biologo e fisiologo statunitense, la studiò e pose le basi per farla divenire bene protetto dell’umanità Unesco. A lui è dedicato e ispirato il nome del Premio, che intende assimilare la tenacia e i valori con cui il biologo ha lavorato e valorizzato il territorio cilentano e la dieta mediterranea. Il movimento Artkeys ha quindi come obiettivo primario la promozione degli artisti che sviluppano la propria arte all’interno di questo contesto: le precedenti tre edizioni di Artkeys Prize hanno, infatti, permesso una maggiore conoscenza del territorio richiamando un incredibile numero di turisti e visitatori che hanno potuto, così, scoprire le ricchezze e le peculiarità del Cilento.

ArtKeys Prize indice ogni anno anche un contest, Artkeys Box, per la selezione di un’illustrazione a tema libero che verrà stampata con tecnica serigrafica sul box del catalogo del Premio che raccoglie tutte le opere selezionate: il box di quest’anno, che verrà consegnato a tutti i finalisti e ai componenti della Giuria, sarà illustrato da Lorenza Pleuteri, vincitrice del contest Artkeys Box 04.

Per partecipare ad ArtKeys Prize è possibile inviare la propria candidatura attraverso la pagina di registrazione. nel sito web www.premioartkeys.it: all’interno del modulo è possibile scegliere una sezione a cui partecipare e caricare le opere desiderate. Sono ammesse candidature da parte di associazioni, collettivi, gruppi o singoli artisti. I 70 finalisti saranno annunciati dal 1 settembre 2022.

Tutte le info e il bando sono disponibili sul sito www.premioartkeys.it

Il Bando – Scadenza candidature 17 luglio 2022


INFO

Artkeys Prize
Promosso daAssociazione Culturale Blow-up
Direzione artistica Rudy Zoppi, Associazione Culturale Blow-Up, Collettivo Vyolaa

Per info:
info@premioartkeys.it
www.premioartkeys.it

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
tel 3494945612 – roberta.melasecca@gmail.com
www.melaseccapressoffice.itwww.interno14next.it

Venezia, Spazio SV: THE DREAM. Mostra evento a tema ambientale del movimento ARTIVISM

Quelli che sognano ad occhi aperti, sono a conoscenza di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato.

 EDGAR ALLAN POE

THE DREAM
A cura di Alexandra MAS, Diana HOHENTHAL e Peter HOPKINS

14.07 – 10.09.2022
Spazio San Vidal
Scoletta di San Zaccaria, Campo S.Zaccaria Castello, Venezia

OPENING 14.07 ore 19.00

A project by Mas Tassini Studio – Artivism -Shim Eco Network

Lo Spazio SV ha il piacere di ospitare la mostra-evento THE DREAM, che affronta la tematica ambientale ed esplora il ruolo dell’arte come esortazione alla presa di responsabilità verso l’emergenza climatica. 

THE DREAM è un progetto artistico che rientra nelle attività dei movimenti ARTIVISM e SHIM ECO e rappresenta la seconda fase di un percorso nato a giugno presso la Fortezza Orsini di Sorano in Toscana, nell’ambito del Saturnia Film Festival grazie alla collaborazione con la Mas Tassini Studio, che ne ha curato la sezione Art Short.

ARTIVISM, attivismo artistico, si è sviluppato come un movimento aperto al dialogo che abbraccia diverse discipline, basato sul credo che l’arte possa fare la differenza, ispirare senso critico e coltivare la consapevolezza per un cambiamento sociale.

L’artista francese Alexandra Mas, qui in veste anche di curatrice e vero motore propulsivo del progetto, da tempo sostiene attivamente il movimento e quando nel 2019 ad Art Miami presentò la sua performance NO sull’inquinamento da plastica degli oceani ebbe l’occasione di incontrare Peter Hopkins del network artistico SHIM Art. Il dialogo fu immediato, e uniti dal medesimo sentire e dalla stessa volontà di operare, diedero vita a SHIM ECO, una piattaforma open source con una struttura non gerarchica che collega artisti, creativi di diverse discipline, scienziati, filosofi, a livello mondiale, per condividere informazioni e opere incentrate sui cambiamenti climatici, l’ambiente e la giustizia sociale al fine di sensibilizzare e ispirare un cambiamento.  Il primo evento di Shim Eco svoltosi a New York, ha raccolto un centinaio di artisti con cinque curatori ed è stato pubblicato nel 2021 su Artsy, la più grande piattaforma d’arte di e-commerce al mondo.

THE DREAM vuole evocare la forza della cooperazione e si fa ponte trasgenerazionale e transnazionale affiancando giovani ad artisti già affermati provenienti da più di venti Paesi diversi per offrire un terreno fertile di dialogo fra età e culture e mettere al primo posto l’inclusività e le tematiche comuni di fondo al progetto: l’impatto ambientale ed ecosostenibile, la giustizia sociale e la consapevolezza verso le complesse circostanze del presente. 

Lasciamo la parola a una delle curatrici, Diana Hohental della galleria Hohental und Bergen di Berlino “Sostenibilità, crisi climatica…sono termini ora molto diffusi, ma non descrivono nulla che non sapessimo già, e in gran parte trascuriamo.  Solo l’arrivo di disastri sconvolgenti come la pandemia o la guerra in Europa riesce a metterci in allarme e ci mostra quanto siamo impreparati… Ma ora, grazie in parte all’entusiasmo ribelle dei giovani e degli artisti a mettere in imbarazzo l’ordine costituito, anche i politici mondiali, con alcuni notevoli eccezioni, valutano le minacce ambientali con lo stesso grado di serietà dei grandi temi sociali come la fame, la povertà, l’immigrazione. 

Sicuramente la crisi climatica è un problema grave e complesso e le soluzioni risultano scomode per noi tutti, i messaggi politici vengono considerati noiosi e poi trascurati, per un vero risveglio delle coscienze serve altro e il mondo creativo con la sua capacità comunicativa dirompente può arrivare forte al pubblico e facendo riflettere, stimolare provvedimenti individuali per contribuire a un mondo più pulito.

Da queste riflessioni nasce il progetto THE DREAM, dove l’esperienza incontra la gioventù e dove con modalità espressive differenti tutti condividono i seguenti principi: la passione per l’arte e la ricerca dell’eccellenza, la consapevolezza della propria responsabilità verso il pianeta, la sfida per il risveglio delle coscienze, l’apertura al dialogo e la disponibilità ad apprendere cose nuove in ogni situazione. 

La mostra, come fa intendere il titolo, vuole sì diffondere il messaggio di denuncia attraverso le arti visive ma non mediante lo shock, bensì attraverso un viaggio onirico, un sogno ad occhi aperti, per svegliare dal sonno dell’indifferenza e che possa suscitare riflessioni e reazioni concrete

Nello spirito del network SHIM ECO i curatori operano scelte di artisti nell’ottica della bellezza e del messaggio e in collaborazione con il Festival di Saturnia danno spazio anche a opere video e film d’autore, con una visione curatoriale attenta alle differenze di pratica espressiva, età, genere ed etnia.  

L’esposizione accoglierà la ventitreenne ucraina Alona FEDORENKO, accanto al fotografo di fama mondiale Winnie DENKER. Verranno presentati lavori di Sébastien LAYRAL che riflettono sulla giustizia sociale, i video d’arte inclusivi di Philippe FORTE-RYTER con il MEZamorphose ORchestr-ALL; l’approccio scientifico di Roz DELACOUR; la pura poesia ecologica di Nana DIX e Boris POLLET; le monumentali opere accusatorie di Sarah OLSON o Bernard GARO; un pizzico di umorismo di Stéfanie RENOMA o Victoria TASCH.

Nicolas HAMM e Grigori DOR e alcuni artisti che fanno parte di collezioni museali come Haralampi G. OROSCHAKOFF hanno abbracciato questo progetto con entusiasmo e lo hanno sostenuto con la loro partecipazione.

Tra i giovani artisti partecipanti sono presenti alcuni studenti come Anastasia Grigoryeva di IFA, l’International Fashion Academy di Parigi, università internazionale con una grande sensibilità ambientale, che nei suoi tre campus a Parigi, Shanghai ed Istanbul promuove una visione etica della moda, che sia sostenibile e aperta a tutti, incoraggiando e supportando progetti mirati ad aumentare la consapevolezza su queste tematiche.  

Venezia, con le peculiarità che la contraddistinguono e la rendono così fragile davanti all’incognita degli sviluppi climatici, è luogo che per sua stessa essenza diventa un amplificatore delle domande che inevitabilmente ci si pongono in merito a questi temi e Spazio SV come sempre accoglie con piacere gli autori che ci possono aiutare ad osservare e riflettere sulle problematiche che tutti siamo tenuti ad affrontare.

Gli Artisti partecipanti provengono dalle seguenti Nazioni:             
Argentina – Australia – Austria – Canada – Danimarca- Repubblica Dominicana – Finlandia – Francia – Germania – Gran Bretagna -Italia – Israele – Olanda- Polonia – Romania – Russia – Spagna – Stati Uniti – Svezia – Svizzera – Ucraina.

Elenco degli Artisti principali (selezione)

Roz DELACOUR -Francia, Winnie DENKER – Danimarca, Nana DIX  – Germania, Grigori DOR  – Russia,

Bernard Garo – Svizzera, Peter Hopkins – Usa, Iris Hoppe – Germania, Anton LAIKO – Germania, 

Sebastien LAYRAL – Francia, Ola LEWIN – terrestre, Maria MARSHALL UK/Svizzera, 

Alexandra MAS Romania/Francia, Trevor Lloyd MORGAN – Australia, Sarah OLSON – USA,

Haralampi G. OROSCHAKOFF – Austria, Dodi REIFENBERG – Germany, Stéfanie RENOMA – France,

Catrin ROTHE – Germany, Wolf SON – Russia.

Alcune note sul percorso espositivo
di Silvia Previti 

L’allestimento della mostra allo Spazio SV, all’interno della Scoletta di San Zaccaria, segue un percorso logico che ci accompagna in questo risveglio delle coscienze. Si parte da una visione arcaica e primordiale della madre terra, sinuosa ed avvolgente, eterea e allo stesso tempo fragile e delicata. Ne abbiamo sensazione nelle opere fotografiche di Marco Tassini, Gaia Adducchio con le loro metamorfosi o il senso di stupore e attesa in Trevor Loyd Morgan. Grande presenza in mostra e ospite d’onore la fotografa Winnie Denker, che con la sua “Infinite Island” ci pone dinnanzi alla distesa sterminata di un’isola sospesa e silente, in assenza di forma antropica ed estremamente armonica nella sua essenzialità.

Altro ospite dalla fama internazionale e investito del ruolo di curatore per la sezione di artisti americani è Peter Hopkins, che con “Psychedelic Flag” e l’utilizzo dei mixed media ci ipnotizza in una fase del sonno che diventa senz’altro onirica. Si passa alla pittura con la clessidra del veneziano Sergio Boldrin che ci ricorda che il tempo sta finendo e nel suo caso, con l’utilizzo del bitume insieme alla pittura, denuncia l’inquinamento scellerato dei mari. Sebastian Layral con la sua boccia chi sembra di profumo, ma con all’interno il lobo del suo orecchio, impressiona con una riflessione sulla divinizzazione degli oggetti dell’uomo contemporaneo e l’incapacità di sentire, di ascoltare il grido di aiuto che ci giunge da ogni parte della Terra. Nel passaggio al piano superiore della mostra si ha una sequenza di opere più simboliche, di rimando alla tradizione e al riferimento iconografico alla storia dell’arte, ma sempre portando il messaggio di denuncia all’uomo del suo stupro perpetrato e tuttora in corso al pianeta. Oscar Carvallo ed Elisabeth Saveri rimandano ai simbolismi con le raffigurazioni di volatili sacri e portatori di significati positivi e salvifici, abbinati alla drammaticità della distruzione umana; Sonia Chiapuso e Christina Kuriakidou in forme e tecniche diverse, utilizzano la figura femminile di un tempo della storia dell’arte per testimoniare il messaggio di salvezza da un lato e oltraggio alla salubrità dall’altro, con la donna dall’orecchino di sigaretta. Andy Li lascia un monito interrogativo inequivocabile e condivisibile. 

Al piano superiore il sogno si fa più confuso ed incalzante, si perdono i riferimenti figurativi e si entra con forza nel caos dove mente razionale e fantasia si inglobano e sconvolgono l’ordine delle cose, come le opere pittoriche di Grigori Dor et di Catrin Rothe. Una sezione di opere dal formato verticale con mixed media su fibre vede protagonista lo scioglimento dei ghiacci, il creparsi del terreno, la dissoluzione della terra, con l’opera dello svizzero Bernard Garo da sempre interessato alla trattazione del tema del global warming, presente anche con “Crevasse”, il video nominato al Saturnia Film Festival. Insieme alla raffigurazione dei crepacci e delle insenature si fa presente la figura femminile nei tessuti reciclati e reinterpretati di Sarah Olson et di Anastasia Grigoryeva, nonché in Nicolas Hamm con la sua “Nascita delle Amazzoni”, disegno che aiuterà l’artista Madalena Monaldi nella ispirazione e narrazione dei suoi gioielli.

Terra è madre e dalle sue insenature nasce colei che genera altrettanto la vita. Materiche, impressionanti, minuziose e impattanti le opere scultoree di Pedro de Alves e Alexandra Mas, che riportano al visitatore l’importanza della manualità e della conoscenza degli elementi offerti in natura, insieme alle loro infinite possibilità di lavorazione, come l’oro, la pietra, la sabbia con il vetro.

Infine, meritano assoluta attenzione la selezione di Video arte esposta in mostra e parallelamente presentata al Saturnia Film Festival curata da Alexandra Mas e Marco Tassini.

Il cortometraggio e i film d’artista sono mezzi espressivi sicuramente impattanti e coinvolgenti anche per la trasmissione di messaggi complessi come quelli trattati.

Merita attenzione “The secret Garden”, di Nana Dix, nipote del pittore Otto Dix, che ispirata alla poesia “Il corvo” di Edgar Allan Poe, riproduce scenari incalzanti in ambientazioni sfuocate e dove il focus si concentra su terra, acqua, animali selvatici e l’urlo finale di disperazione dell’essere umano.

Pierre Jerome Jehel ci presenta un film sperimentale in 16 mm girato e sviluppato in una grotta, ricreando un viaggio immaginario dei luoghi visitati dai fratelli Lumiere, con riprese subacquee e fotogrammi di immagini di paesaggi di mare, apparentemente calmi e silenti.

Maria Marshall fa un parallelismo fra la potenza di un carro armato e quella di una donna con un neonato in un bosco. Quale arma la più forte, la vita o la morte?

Stefanie Renoma con “The banquet – An Opera” porta con un’ironia dissacrante i vizi dell’uomo moderno, messi in scena in un’ultima cena glam, dove allo scoccare del tempo si balla anche se è la fine del mondo. Roz Delacour porta un’analisi lucida e razionale sui possibili scenari della fine del mondo, della inevitabile complicità umana, della sua drammatica dipendenza che l’uomo con superbia arroganza ha da sempre negato verso la natura, sovrapponendo immagini di atomo e pianeta Terra, cervello umano e morfologia terrestre.


SCHEDA INFORMATIVA

THE DREAM 
06.07.2022 > 10.09.2022

A CURA DI 
Alexandra MAS, Diana HOHENTHAL e Peter HOPKINS

DOVE
Spazio San Vidal SV (Scoletta di San Zaccaria) – Campo San Zaccaria, Castello 4683, 30122 Venezia (VE)

ORARI DI VISITA
Dal martedì alla domenica 
10.30 > 12.30 / 16.00 > 19.00 

ORGANIZZAZIONE 
Mas Tassini Studio 

UFFICIO STAMPA
FG Comunicazione – Venezia 
Cristina Gatti 
+39 338 6950929
cristina.gatti@fg-comunicazione.it