MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna nell’ambito di ART CITY Bologna 2024

A cura di Lorenzo Balbi
26 gennaio – 26 maggio 2024
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Project Room

Via Don Minzoni 14, Bologna

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in occasione di Arte Fiera

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna inaugura la programmazione espositiva della Project Room per l’anno 2024 con la mostra Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno, a cura di Lorenzo Balbi, visibile dal 26 gennaio al 26 maggio 2024.Il progetto propone un dialogo inedito tra Properzia de’ Rossi (Bologna, 1490 circa – 1530), considerata la prima donna scultrice nella storia dell’arte nonché unica donna ad avere una biografia all’interno delle Vite di Giorgio Vasari, e Lynda Benglis (Lake Charles, Louisiana, 1941), considerata una delle più importanti e irriverenti scultrici viventi. 

Appartenenti a epoche e culture lontane tra loro, le due artiste, entrambe virtuose del medium scultoreo, sono accomunate dall’ambizione di affermare la propria individualità creativa in contesti ostili o difficilmente accessibili alle donne.

Lynda Benglis & Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno presenta dalla produzione artistica dell’artista bolognese lo stemma nobiliare della famiglia Grassi, in filigrana d’argento con noccioli di susina o albicocca intagliati, proveniente dal Museo Medievale di Bologna e appositamente restaurato per questa occasione espositiva, e una riproduzione in 3D della formella in marmo, prodotta anch’essa per la mostra, rappresentante l’episodio biblico di Giuseppe e la moglie di Putifarre, realizzata per il portale della Basilica di San Petronio e conservata all’interno del suo Museo diocesano. Quest’ultima è un duplicato di fedele accuratezza, estremamente utile in caso di perdita dell’opera originale, che rende fruibile presso il MAMbo una scultura impossibile da spostare dalla sua collocazione originale murata. Sia lo stemma nobiliare della famiglia Grassi che la formella in marmo realizzata per la Basilica di San Petronio sono descritte e attribuite da Vasari a Properzia de’ Rossi nelle Vite, primo testo critico di storia dell’arte a sua volta presente in mostra attraverso le due preziose edizioni del 1568 conservate presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna.
Dalla produzione artistica di Lynda Benglis, l’esposizione presenta sette sculture in marmo, realizzate dal 2015 al 2021, provenienti da Thomas Brambilla Gallery di Bergamo e da collezioni private ubicate nell’area metropolitana di Bologna. La mostra, nata dalla collaborazione tra Settore Musei Civici BolognaSettore Biblioteche e welfare culturale del Comune di Bologna e Arcidiocesi di Bologna, rappresenta un esempio virtuoso di strategia culturale che mira a creare progetti condivisi per creare nuove e affascinanti narrazioni diacroniche sulla storia culturale della città.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale in edizione bilingue italiano / inglese, con testi di Lorenzo BalbiVera FortunatiIrene Graziani, David J. Getsy ed Eloisa Morra. In appendice sono inoltre presenti contributi tematici di Elisa Rebellato sull’edizione delle Vite di Vasari in mostra, Matteo Fabbri sulla riproduzione 3D del bassorilievo Giuseppe e la moglie di Putifarre di Properzia de’ Rossi e Simone di Virgilio sul restauro dello stemma gentilizio della famiglia Grassi di Properzia de’ Rossi. Completano il volume le vedute di allestimento della mostra e ulteriori immagini a corredo dei testi.

L’inaugurazione si svolge giovedì 25 gennaio alle ore 18.00 nell’ambito di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali, promosso dal Comune di Bologna  in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.


Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
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Padova, Centro Culturale Altinate | San Gaetano: aperte le prevendite della mostra “MONET”

Claude Monet (1840-1926), Ninfee, 1916-1919 circa.
Olio su tela, 130×152 cm.
Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966. Inv. 5098
© Musée Marmottan Monet, Paris

“MONET”Dal 9 marzo a Padova la grande mostra dedicata al padre dell’Impressionismo
Claude Monet.

Oltre cinquanta capolavori eccezionalmente prestati dal Musée Marmottan Monet di Parigi – tra cui le famosissime Ninfee – ripercorreranno la storia di uno dei più grandi artisti di sempre.

Il Comune di Padova e Arthemisia presentano “Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi”, l’ultima mostra sull’artista che verrà presentata in Italia per i prossimi anni.

Claude Monet, il padre dell’Impressionismo e uno degli artisti più amati di sempre, sarà celebrato con una straordinaria mostra a Padova, a partire dal prossimo 9 marzo.
Arthemisia, con il Comune di Padova e il Musée Marmottan Monet, darà vita ad un racconto emozionante, attraverso l’esposizione di oltre 50 capolavori iconici – tra cui le Ninfee, gli Iris, i Paesaggi londinesi e molti altri ancora – arricchiti da sale spettacolari, tantissimi contenuti, video, testimonianze e atmosfere magiche.

Una mostra che non si può perdere, tanto più che per diversi anni le opere di Monet non saranno più disponibili per un’esposizione in Italia.

Le opere esposte nella mostra sono quelle conservate al Musée Marmottan Monet, donate dal figlio dell’artista, che custodisce la più grande e importante collezione di dipinti dell’artista francese, frutto della generosa donazione fatta dal figlio Michel nel 1966.

Sono le opere a cui Monet teneva di più, le “sue” opere, quelle che l’artista ha conservato gelosamente nella sua casa di Giverny fino alla morte, da cui non ha mai voluto separarsi.
La mostra è quindi anche un viaggio nel mondo intimo di Monet, nella sua casa e nella sua anima.

A Padova saranno esposti capolavori quali Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon (1880), Il treno nella neve. La locomotiva (1875), Londra. Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905), oltre a tutte le opere di grandi dimensioni come le eteree Ninfee (1917-1920) e gli evanescenti Glicini (1919-1920).

La mostra, promossa dal Comune di Padova, è prodotta ed organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi ed è curata da Sylvie Carlier, curatrice generale del Musée Marmottan Monet, con la co-curatela della storica dell’arte Marianne Mathieu e l’assistente alla curatela del Musée Marmottan Monet Aurélie Gavoille.


Ufficio Stampa Arthemisia
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Venezia, Museo Fortuny: Joan Fontcuberta. Cultura di polvere

Joan Fontcuberta: Cultura di polvere – Trauma #3191, light box 100×150 cm, stampa INK JET su pellicola Backlight montata su plexiglass 3mm in scatola di legno nero (profilo 3 x 7 cm), 2022 – © ICCD Roma

Venezia, Museo Fortuny
24 gennaio – 10 marzo 2024

a cura di Francesca Fabiani

Joan Fontcuberta. Cultura di polvere inaugura la stagione espositiva al Museo Fortuny di Venezia, ospitando dal 24 gennaio al 10 marzo 2024 le dodici light box realizzate da Joan Fontcuberta: esito del dialogo dell’artista catalano con le straordinarie collezioni storiche dell’ICCD di Roma, Istituto nato a fine Ottocento come Gabinetto Fotografico per documentare il patrimonio culturale con fini di tutela e catalogazione. Una mostra che, riproposta a Venezia, a Palazzo Fortuny, rievoca non solo la comune nazionalità tra l’artista e il “padrone di casa” ma, soprattutto, il profondo legame di questo luogo con la fotografia, dalle sperimentazioni di Mariano Fortuny y Madrazo al suo ricchissimo archivio qui custodito, poi centro d’avanguardia della fotografia negli anni Settanta e Ottanta.

Tra le manifestazioni più importanti legate al Museo Fortuny non si può non ricordare Venezia ’79. La Fotografia, nata dalla collaborazione tra International Center of Photography di New York, UNESCO e Comune di Venezia. Un evento mediatico senza eguali, unico in Europa per genere e dimensioni, con venticinque mostre in città, seminari, conferenze, laboratori e workshop, che aveva come centro dell’attività formativa Palazzo Fortuny. A questo appuntamento epocale prende parte anche Joan Fontcuberta che, appena ventiquattrenne, è tra i protagonisti della mostra Fotografia europea contemporanea ai Magazzini del Sale, curata da Sue Davis, Jean-Claude Lemagny, Alan Porter e Daniela Palazzoli.

L’esposizione al Museo Fortuny riporta così l’eco di un sentimento che si aggiunge al lavoro dell’artista come uno strato di storia e di memoria.

Joan Fontcuberta. Cultura di polvere è nato nell’ambito del programma ICCD Artisti in residenza a cura di Francesca Fabiani, in cui Fontcuberta ha scelto di operare su alcune lastre fotografiche deteriorate provenienti dal Fondo Chigi, punto di partenza per una serie di sperimentazioni visive e linguistiche. Rampollo di una delle casate nobiliari più ricche e potenti della storia, il principe Francesco Chigi Albani della Rovere (1881-1953), naturalista e fotografo amatoriale, nel corso delle sue sperimentazioni approda spesso a soluzioni sorprendenti che ben dialogano con l’intelligenza provocatoria e ironica di Fontcuberta. Un incontro di personalità che dalla polvere d’archivio – evocata dal titolo che rimanda alla celebre opera di Marcel Duchamp e Man Ray del 1920 Élevage de poussière – ha prodotto nuove opere in una prospettiva contemporanea.

Attraverso un procedimento di tipo surrealista che consiste nel prelievo/appropriazione di elementi già dati – in questo caso un frammento della lastra – Fontcuberta ha compiuto il suo atto creativo, restituendo immagini quasi astratte eppure reali; paesaggi poco plausibili, assolutamente non manipolati, che appaiono nel display delle light box. I materiali su cui ha lavorato l’artista, se da un lato perdono memoria, dall’altro acquisiscono nuova fisionomia attraverso i tanti segni che il passare del tempo vi ha lasciato: graffi, lacune e, talvolta, batteri e funghi proliferati grazie all’ambiente chimicamente accogliente dell’emulsione di gelatina ai sali d’argento. Nuovi paesaggi che si sommano al soggetto originario della fotografia, visibile in controluce.

La mostra è promossa dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma in collaborazione con Fondazione Musei Civici di Venezia.

Il progetto è vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Le opere in mostra sono entrate a far parte delle collezioni di fotografia contemporanea dell’ICCD e sono presentate nell’omonimo libro d’artista Joan Fontcuberta. Cultura di polvere, edito da Danilo Montanari Editore con testi di Francesca Fabiani, David Campany e Joan Fontcuberta e con la grafica di TomoTomo.

Joan Fontcuberta (Barcellona, 1955) è tra le figure più autorevoli nel panorama della fotografia contemporanea. Artista, docente, saggista, curatore e scrittore, ha dato avvio alla sua multidisciplinare carriera negli anni ’70 affiancando alla ricerca artistica i diversi impegni in ambito didattico, teorico e curatoriale.

Da sempre pone al centro della propria indagine la presunta veridicità della fotografia, l’ambiguità tra vero e falso, il tema dell’autorialità e dell’autorevolezza, il potere affabulatorio delle immagini e la loro proliferazione, con un approccio critico e sperimentale e con un’attenzione particolare al tema dell’archivio. L’archivio fotografico come massimo esempio di concentrazione e accumulazione di immagini, ma anche come deposito di materiale, carta, negativi, lastre, album, possibile di nuove riletture (e manipolazioni).

Numerosi i volumi pubblicati, fra cui: Il bacio di Giuda. Fotografia e verità (1997); La (foto)camera di Pandora. La fotografi@ dopo la fotografia (2010); La furia delle immagini. Note sulla postfotografia (2016); Contro Barthes. Saggio visivo sull’indice (2023). Ha realizzato mostre personali al MoMA di New York, all’Art Institute di Chicago, alla MEP di Parigi, allo IVAM di Valencia, al London Science Museum, al Museum Angewandte Kunst di Francoforte per citarne alcuni. Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Metropolitan Museum di New York, del MoMA di San Francisco, del Museum of Fine Arts di Houston, della National Gallery of Art di Ottawa, del Folkwang Museum di Essen, del Centre Pompidou di Parigi, dello Stedelijk Museum di Amsterdam. In Italia ha realizzato il progetto di arte pubblica Curiosa Meravigliosa per il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia (2022). Promotore e fondatore di numerose iniziative fotografiche, nel 1979 ha curato la Conferenza Catalana di Fotografia e nel 1982 ha co-fondato la Primavera fotografica di Barcellona. Nel 1996 è stato direttore artistico del festival Les Rencontres de la Photographie d’Arles e nel 2015 curatore del Mois de la Photo a Montréal.

Molti i riconoscimenti tra cui: Medaglia David Octavious Hill dalla Fotografisches Akademie GDL in Germania, 1988; Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres in Francia, 1994; premio UK Year of Photography and Electronic Image Grant Award dall’Arts Council of Great Britain, 1997; Premio Nazionale della Cultura della Generalitat de Catalunya nel 2011, Premio Hasselblad nel 2013; Dottorato Honoris Causa alla Sorbonne Université nel 2022.

Da oltre 30 anni attiva nel mondo della promozione culturale, soprattutto in ambito fotografico, è oggi coordinatrice dell’Area Fotografia e curatrice dei progetti di fotografia contemporanea dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la documentazione a Roma. È stata responsabile per la fotografia al MAXXI, avviando la costituzione delle collezioni e curando la programmazione del museo sulla fotografia. Dal 1989 ha curato e/o organizzato mostre presso istituzioni come il MAXXI, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, la Biennale di Venezia, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro a Venezia, il Festival di Spoleto, il CIVA di Bruxelles, l’Istituto italiano di Cultura di Parigi, l’Accademia di Francia a Roma-Villa Medici, l’Istituto Moreira Salles di Sao Paulo e Rio de Janeiro, il Centro Culturale Recoleta di Buenos Aires, il Centro RossPhoto a San Pietroburgo, il MMAM di Mosca, l’IIC di Los Angeles. Ha curato numerose pubblicazioni e ha fatto parte di giurie e comitati tra cui Photo London; Prix Carmignac a Parigi; Prix Pictet, London; Visible White Photo Prize; Premio Fondazione Fotografia, Modena; Premio Internazionale Gabriele Basilico, Milano. È invitata come lettrice di portfolio in festival come Les Rencontres de la Photographie d’Arles o il SiFEST a Savignano. Insegna a Fondazione Modena Arti Visive ed è membro del Consiglio Direttivo della SISF_Società Italiana per lo Studio della Fotografia.


UFFICIO STAMPA
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
ICCD_Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – ICCD
Roberta Cristallo
ic-cd.ufficiostampa@cultura.gov.it
 
Con il supporto di
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

BID23ART: Chiusa con successo la Biennale Internazionale Donna

Šeherzada Ahmetović, Giorgio Rossi, Eunice Tsang

Biennale Internazionale Donna
4° Esposizione internazionale d’Arte – BID23ART

Magazzino 26 – Porto Vecchio Trieste 

L’artista slovena Lučka Centa con la sua opera “Can you feel us?” ha vinto il Premio in memoria di Barbara Fornasir promosso dalla Biennale Internazionale Donna, conferitole in occasione del finissage di BID23ART. Conferito all’artista più apprezzata dal pubblico nel corso della IV edizione dell’esposizione, il Premio è stato annunciato dalla Direttrice di Enaip FVG, Paola Stuparich, supporter dell’iniziativa e consegnato dalla Presidente della Biennale Šeherzada Ahmetović, alla presenza dell’Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste Giorgio Rossi.

La cerimonia, svoltasi alla Sala Luttazzi del Magazzino 26 del Porto Vecchio, è stata un affascinante viaggio attraverso le opere esposte e un tributo sentito agli artisti che hanno reso possibile questo straordinario evento. La partecipazione dei diversi sostenitori ha reso evidente l’entusiasmo e l’apprezzamento per la diversità e l’originalità delle attività proposte durante tutto il periodo della Biennale.

Durante il finissage, l’Assessore Giorgio Rossi ha sottolineato “il notevole successo ottenuto dalla Biennale Internazionale Donna di quest’anno, attribuendo questo risultato a un impegno straordinario degli organizzatori e dei suoi partner. Ha evidenziato il significativo salto di qualità raggiunto e il contributo fondamentale di tutti coloro che hanno reso possibile l’evento. Con grande fiducia nel futuro” – ha concluso Rossi – “confermo con sicurezza un prossimo appuntamento per un’importante edizione del 2025, anno di Go!2025 Nuova Gorica – Gorizia Capitale Europea della Cultura.

La curatrice di BID23ART Eunice Tsang ha elogiato la visione e l’abilità di Lucka Centa, nata nel 1996 e residente a Lubiana, in Slovenia, specializzata nell’arte multiforme. Nel 2021 ha conseguito la laurea in Belle Arti presso l’Università Complutense di Madrid, e attualmente è iscritta al secondo anno del Master in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti e Design dell’Università di Lubiana. La sua pratica artistica si concentra sull’impatto dell’essere umano sulla natura, esplorando la nostra dipendenza dal mondo naturale e l’interconnessione delle diverse parti e forme di vita.

La sue opere esposte alla BID23ART hanno toccato il cuore del pubblico, catturando l’essenza della tematica “Respirare con il Mondo”. La Centa, con il suo straordinario talento artistico, ha portato una prospettiva unica alla mostra, contribuendo significativamente al suo successo e, nell’esprimere la sua gratitudine per l’importante riconoscimento e per la partecipazione a BID23ART ha confermato il suo impegno a ispirare le persone attraverso il suo lavoro di artista.

L’opera premiata è un’installazione che invita gli spettatori a percepire l’esistenza come un intero, rappresentando l’interconnessione e l’interdipendenza delle diverse forme di vita. La composizione include materiali come legno, pietre, un fungo, capelli umani, ossa, la carcassa secca di una lucertola, terra e piume, creando uno spazio intimo, arioso e mistico. L’oggetto risponde ai movimenti dello spettatore e alle variazioni dell’ambiente, consentendo allo spettatore di entrare nello spazio per stabilire una relazione soggettiva con l’opera d’arte. Il suo obiettivo è coinvolgere lo spettatore, creando una connessione tra il suo corpo e i materiali utilizzati, con la speranza che gli osservatori possano riconoscere la vita attraverso la sua (assenza di) presenza.

“La Biennale Internazionale Donna” – ha affermato la Presidente Šeherzada Ahmetović ringraziando tutti gli artisti, i collaboratori, gli sponsor e il pubblico che hanno contribuito al successo di BID23ART – “ha concluso un capitolo straordinario, aprendo le porte a nuove prospettive e promettendo un futuro ricco di creatività e innovazione artistica”.

La conclusione dell’evento è stata resa ancora più speciale grazie al generoso contributo di diversi enti (fra i quali il Teatro La Contrada, le Terme di Arta e la rivista QUBI) che hanno partecipato alla “lotteria dei buoni propositi,” mettendo a disposizione del pubblico di BID i loro servizi e prodotti.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

ACRI annuncia la mostra virtuale “Pàthos. Valori, passioni, virtù” nell’ambito di R’Accolte

Giovan Gioseffo Dal Sole, Artemisia con la tazza delle ceneri – Ph. C. Vannini

R’Accolte: valorizzazione e accesso al patrimonio culturale delle Fondazioni di origine bancaria.

In mostra i capolavori di oltre 60 artisti tra i quali Elisabetta Sirani, Guercino, Parmigianino, Guido Reni, Giambattista Tiepolo, Giacinto Gemignani e Agostino Carracci.

Dal 30 gennaio al 31 marzo 2024
Online

R’Accolte, il più grande catalogo multimediale in Italia, promosso dalla Commissione per i Beni e le Attività Culturali di Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, continua a celebrare e diffondere il ricco patrimonio delle collezioni d’arte delle Fondazioni di origine bancaria. Dal suo avvio nel 2012, R’Accolte ha reso accessibili oltre 15.000 opere, censite secondo i più accurati standard internazionali, appartenenti a 78 collezioni, spaziando dal mondo antico al contemporaneo. Dal 2024, R’Accolte inaugura una nuova fase nel suo impegno di valorizzazione culturale con l’avvio di un ciclo di mostre virtuali che offriranno al pubblico l’opportunità di esplorare e comprendere le collezioni d’arte delle Fondazioni in modi del tutto innovativi.

La prima mostra, intitolata “Pàthos. Valori, passioni, virtù“, sarà online su www.pathos-raccolte.it dal 30 gennaio al 31 marzo 2024. Curata dallo storico dell’arte Angelo Mazza, l’esposizione esplora l’iconografia femminile dell’antichità e del Vecchio Testamento nelle collezioni d’arte delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio. La selezione di 80 opere di 60 artisti da 31 Fondazioni partecipanti include capolavori di artisti come Elisabetta Sirani, Guercino, Parmigianino, Guido Reni, Giambattista Tiepolo, Giacinto Gemignani e Agostino Carracci. Si tratta prevalentemente di dipinti, ma sono presenti anche incisioni, maioliche, bronzi e terrecotte, opere che coprono un arco temporale dal XVI al XX secolo.

Come scrive Donatella Pieri, presidente Commissione Acri Beni e Attività culturali, nel catalogo: “Questo nuovo progetto nasce dalla volontà di aggiungere conoscenza, di ricostruire vicende della storia, di diventare occasione per nuovi approfondimenti e accrescimenti di un’arte ancora ampiamente esplorabile. La conoscenza del patrimonio produce la consapevolezza del suo valore e coltiva la responsabilità della sua perenne conservazione“.

Al centro dell’esposizione le passioni, i valori e le emozioni raffigurate da artisti che hanno fatto la storia dell’arte, ricorrendo all’iconografia di personaggi femminili come Cleopatra, Lucrezia, Eva, Betsabea, Rebecca e GiudittaAngelo Mazza, curatore della mostra, scrive nel catalogo: “Il numero elevatissimo e la varietà delle opere d’arte confluite nel sito R’Accolte, distribuite in un arco temporale alquanto ampio, restituiscono una significativa galleria di immagini in cui le figure femminili si offrono come modelli esemplari di virtù per dignità, onore, coraggio, forza, eroismo, integrità morale e fedeltà, a tal punto da mettere a rischio la propria vita o sacrificarla deliberatamente. In taluni casi la sequenza delle immagini è così folta e iconograficamente variata da visualizzare i momenti essenziali della narrazione storica”.

Ad arricchire la mostra ci saranno un catalogo digitalevideo-interviste al curatore e contenuti multimediali che collegano le opere alla cultura popolare contemporanea. “Pathos. Valori, passioni, virtù” sarà inoltre accompagnata da un ricco calendario di eventi dal vivo, tra cui lezioni di storia dell’arte, visite guidate e laboratori per bambini, organizzati dalle Fondazioni partecipanti nei loro territori di riferimento.

Mattia Bortoloni, David che manda doni a Betsabea

Le Fondazioni per l’Arte: un impegno decennale nella promozione culturale

Le Fondazioni di origine bancaria sono organizzazioni non profit, private e autonome, nate all’inizio degli anni Novanta dalla riforma del sistema del credito. Acri è l’organizzazione che le rappresenta collettivamente.

Le Fondazioni di origine bancaria, eredi delle Casse di Risparmio, mantengono una lunga tradizione nel campo dell’arte e della cultura. Oltre a sostenere interventi di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale, le Fondazioni promuovono progetti che mirano a democratizzare la cultura, favorendo l’accesso di un vasto pubblico ai beni culturali. L’impegno delle Fondazioni, in questo campo, riflette l’articolo 9 della Costituzione italiana e la Convenzione di Faro del 2005, promuovendo la tutela del patrimonio culturale e l’accesso consapevole di tutti i cittadini.

Dal 2000 a oggi, al settore Arte, Attività e Beni culturali le Fondazioni hanno destinato complessivamente oltre 7,5 miliardi di euro, contribuendo significativamente allo sviluppo culturale delle comunità di riferimento e dell’intero Paese. Gli interventi sostenuti includono, tra gli altri, il recupero e la conservazione del patrimonio monumentale, la tutela e la promozione di collezioni d’arte, il sostegno a festival culturali e lo sviluppo di progetti di sistema a livello nazionale, come R’Accolte.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO MOSTRA: Pàthos. Valori, passioni, virtù
A CURA DI: Angelo Mazza
QUANDO: Dal 30 gennaio al 31 marzo 2024
DOVE: Online su www.pathos-raccolte.it
PROMOSSA DA: Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa
NELL’AMBITO DI: R’accolte – https://raccolte.acri.it/
 
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Orangerie della Villa Reale di Monza: OTTOCENTO LOMBARDO. Ribellione e conformismo da Hayez a Segantini

Federico Faruffini, Suonatrice di liuto, 1865, olio su tela, 26 x 35 cm, collezione privata

Orangerie della Villa Reale di Monza

13 aprile – 28 luglio 2024

Dal 13 aprile al 28 luglio 2024, l’Orangerie della Villa Reale di Monza ospita la mostra Ottocento Lombardo. Ribellione e conformismo, da Hayez a Segantini, curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi cultural, in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e con il Comune di Monza, propone un viaggio esplorativo nella pittura e, più in generale, nella cultura della Lombardia del XIX secolo, attraverso oltre settanta opere, tra dipinti e disegni dei principali protagonisti dell’Ottocento lombardo: da Hayez al Piccio, da Faruffini a Cremona, da Medardo Rosso a Segantini.

È ormai noto che l’Ottocento italiano sia un secolo ricco di motivi di interesse e di personalità artistiche da scoprire. Se alcune aree italiane, su tutte la Toscana, sono state già portate all’attenzione del grande pubblico, la scena artistica della Lombardia del XIX secolo continua a essere poco nota.

Il percorso espositivo si dipana per aree tematiche, analizzando sia i movimenti e le tendenze iconografiche, che la biografia e la personalità dei singoli artisti, seguendo un filo narrativo chiaro ed esaustivo che si propone di far luce su un tema non sempre così noto.

La rassegna, dunque, offrirà l’opportunità di scoprire un universo dinamico e sorprendente, artisticamente e intellettualmente molto raffinato e sperimentale, e di indagare la società italiana del tempo, tra certezze e contraddizioni. Pur tenendo come cardine la scena milanese, la mostra indagherà con attenzione anche la situazione delle altre provincie lombarde e le aree più periferiche e provinciali. Uno sguardo particolare verrà dato alla scena artistica della città di Monza, città natale di pittori straordinari quali Pompeo Mariani, Mosé Bianchi, Eugenio Spreafico ed Emilio Borsa.


Dati tecnici
OTTOCENTO LOMBARDO. Ribellione e conformismo da Hayez a Segantini
Orangerie della Villa Reale di Monza
13 aprile – 28 luglio 2024
 
Per informazioni:
www.vidicultural.com
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | clara.cervia@clp1968.it  | Marta Pedroli | marta.pedroli@clp1968.it
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La Fondazione Carlo Levi presenta la mostra virtuale “Carlo Levi e Italo Calvino: una particolare predilezione e amicizia”

La Fondazione Carlo Levi inaugura la mostra virtuale

Dal 10 gennaio 2024 sulla sezione Mostre Virtuali della Fondazione

La Fondazione Carlo Levi presenta un ciclo di mostre virtuali dal titolo Intorno al mondo di Carlo Levi che, a cadenza irregolare, ha l’obiettivo di raccontare le relazioni intercorse tra l’artista e intellettuali, pittori, scrittori, storici, critici d’arte, varie personalità che hanno segnato la cultura italiana e internazionale. Un percorso che vuole mettere in dialogo il carattere e i pensieri dei protagonisti con la produzione pittorica e letteraria di Carlo Levi, ma anche con documenti e fotografie d’archivio inediti.

Il ciclo si inaugura con la mostra virtuale Carlo Levi e Italo Calvino: una «particolare predilezione e amicizia» navigabile dal 10 gennaio 2024 sul sito istituzionale della Fondazione nella sezione Mostre Virtuali

L’esibizione è incentrata sulla relazione tra l’opera pittorica di Carlo Levi e gli interventi di critica d’arte dello scrittore ligure. Il rapporto tra i due non è stato sempre privo di ombre; nel recensire (1946) Paura della libertà Calvino definisce l’autore «un uomo d’interessi e d’esiti moderni ma di sensibilità sorpassata, reazionaria» Si è andato poi trasformando in una «particolare predilezione e amicizia» intorno alla metà degli anni Cinquanta allorché Calvino, oltreché scrittore anche redattore dell’Einaudi, pubblica una serie di saggi sulle opere di Levi che rivelano un certo interesse nei confronti della sua produzione. La loro amicizia si consolida definitivamente con lo scritto La compresenza dei tempi, apparso nel 1967 su Galleria, in cui Calvino definisce il riconoscimento dell’importanza storica e letteraria di libri quali Cristo si è fermato a Eboli e L’Orologio. Nella produzione saggistica calviniana si rintracciano dunque numerosi interventi dedicati a Levi che non si limitano alla sola attività letteraria, ma si estendono anche alla sua opera pittorica. Difatti Calvino ha dimostrato sempre una particolare predilezione per l’arte visiva, è affascinato dalle immagini e dal loro potere comunicativo, e così diventa anche uno dei più attenti critici della pittura leviana.

Nel solco di questo interesse e del confronto artista-scrittore che spesso si incontra nelle pagine calviniane dedicate all’arte, si è cercato di costruire un percorso espositivo che racconti la relazione tra le attente osservazioni del primo e i dipinti, i disegni e le litografie di Levi.  

Questa esperienza digitale si propone come un catalogo in cui è possibile leggere un testo introduttivo, sfogliare le immagini pittoriche scelte principalmente tra quelle presentate dallo stesso Calvino, scorrere le citazioni dello scrittore ligure che descrivono la pittura leviana e una breve descrizione dei dipinti. Infine permette di visionare alcuni documenti storici di archivio (inviti, cataloghi, lettere) digitalizzati per l’occasione e materiali multimediali. 

Il racconto che viene restituito è quello di un attraversamento del percorso pittorico di Levi, dalla giovinezza all’età matura, accompagnato dalle parole dello scrittore ligure, dalle sue predilezioni, dalle sue intuizioni, dalla sua luminosa scrittura critica. 

Il progetto scientifico del ciclo Intorno al mondo di Carlo Levi è a cura di Daniela Fonti Antonella Lavorgna, il testo di presentazione della mostra Carlo Levi e Italo Calvino: una «particolare predilezione e amicizia» è firmato da Luca Beltrami, la curatrice è Antonella Lavorgna.

Si ringraziano per l’amichevole collaborazione:
gli eredi di Italo Calvino, la casa editrice Mondatori, l’erede di Carlo Levi.

Le attività della Fondazione Carlo Levi sono realizzate grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura.


INFO
 
Dal ciclo Intorno al mondo di Carlo Levi mostra virtuale
Carlo Levi e Italo Calvino: una «particolare predilezione e amicizia»
Ciclo mostre a cura di Daniela Fonti e Antonella Lavorgna
Presentazione: Luca Beltrami
Schede e allestimento: Antonella Lavorgna
Citazioni tratte dalle opere di Italo Calvino
Opere pittoriche di Carlo Levi
Sito istituzionale Mostre Virtuali
 
Fondazione Carlo Levi
carlolevifondazione@gmail.com
www.carlolevifondazione.it
 
Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
roberta.melasecca@gmail.com

La Pop/Beat Art in Italia, da marzo in Basilica Palladiana

Bruno Di Bello, Ritratto di Paul Klee, 1968, collezione privata, Courtesy Gió Marconi, Milano foto di Fabio Mantegna

“Una mostra viva, comprensibile, popolare, che riporti nella collettività la leggerezza e la propositività sociale di quegli anni, attualizzando quella ‘Libertà di sognare’ che oggi può rivelarsi salvifica dopo le costrizioni del lockdown.
Un progetto sul ‘sentire comune’ di artisti, letterati, musicisti di un ventennio cruciale del nostro Paese, superando le barriere strettamente storiografiche, le rispettive rivendicazioni tematiche individuali, le stesse classificazioni Pop e Beat in gran parte nemmeno condivise dagli stessi artisti che han finito col farne parte.”

Roberto Floreani

Vicenza, Basilica Palladiana
2 marzo – 30 giugno 2024

È questo il progetto di pittura, scultura, video e letteratura, inedito per l’Italia, che l’artista Roberto Floreani ha ideato e curato per il Comune di Vicenza e Silvana Editoriale – che ne hanno assunto la coproduzione – per i prestigiosi spazi della Basilica Palladiana, con opere provenienti dai principali musei, gallerie e collezioni private nazionali.

Per la prima volta vengono raccontate ed esposte insieme le generazioni Pop e Beat italiane, testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all’impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti. Sarà messa in evidenza l’unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l’autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. In Italia si alimenterà infatti una frequentazione dal basso, sensibile alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all’avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle università: istanze diventate oggetto di gran parte delle opere e dei documenti esposti. Distanti, quindi, da quelle degli artisti e letterati americani, presto vezzeggiati in ambito mercantile e universitario, spesso ricevuti come autentiche star e orientati all’evidenza dei prodotti di consumo della società di massa amplificati dalla pubblicità.

La sezione Pop, con quasi un centinaio di opere selezionate di trentacinque artisti, privilegerà i grandi formati che verranno spettacolarizzati da un’ampia sezione di sculture.

Saranno presenti opere di Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Paolo Baratella, Roberto Barni, Gianni Bertini, Alik Cavaliere, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Lucio Del Pezzo, Fernando De Filippi, Bruno Di Bello, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Pietro Gallina, Piero Gilardi, Sergio Lombardo, Roberto Malquori, Renato Mambor, Elio Marchegiani, Umberto Mariani, Gino Marotta, Titina Maselli, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Sergio Sarri, Mario Schifano, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni, Cesare Tacchi, Emilio Tadini.

La temperatura Beat in mostra sarà garantita dalla musica di quegli anni, diffusa in loop, e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazione, Aldo Piromalli, Andrea D’Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri, nonché dalla vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano.

Alla generazione Beat, fino ad oggi conosciuta (poco) per i fermenti a Milano e Torino, verrà finalmente restituita un’identità nazionale, considerando la generosa e meno nota esperienza proprio dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui saranno esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica PopulistaAntigruppo in chiara polemica con la Beat salottiera ed egemonica del Gruppo ’63, legato all’influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari. Antigruppo che merita quindi un’attenta rivalutazione per la sua attività artistica e sociale meritoria, spontanea, instancabile.

Il progetto di Floreani ricontestualizzerà la stessa natura della Pop e della Beat italiane, dando priorità a ciò che gli artisti stessi dichiaravano circa la loro ricerca, non sentendosi spesso affatto etichettabili come Pop, proprio per l’originalità del loro punto di vista rispetto agli americani, nonché percorrendo un tragitto che dalla Libertà di sognare approderà fatalmente alla Fine del sogno degli anni di piombo, della disillusione e della diffusione delle droghe pesanti, messe in scena in tutta la loro crudezza al Festival di Castelporziano nel 1979.

Vicenza, grazie anche all’impegno dell’assessorato alla cultura, al turismo e all’attrattività della città e dell’assessorato all’istruzione, diventerà dal 2 marzo al 30 giugno 2024 un autentico laboratorio.

Eventi collaterali ad hoc saranno proposti in alcuni dei principali luoghi monumentali della città, in collaborazione con la Biblioteca civica Bertoliana, il festival New Conversations – Vicenza Jazz, il Cinema Odeon, il Festival di poesia contemporanea e musica Poetry Vicenza, il Centro di produzione teatrale La Piccionaia, l’Associazione culturale Theama Teatro e il Conservatorio di musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo”.

Anche le scuole saranno coinvolte, a partire da una specifica sezione didattica allestita al piano terra della Basilica Palladiana, nel Salone degli Zavatteri.

Sarà, quindi, una grande festa collettiva, dove tutti saranno Liberi di sognare.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, a cura di Roberto Floreani, con testi di Roberto Floreani, Gaspare Luigi Marcone, Alessandro Manca.


Mostra e catalogo a cura di
Roberto Floreani
 
Mostra prodotta da
Comune di Vicenza
Silvana Editoriale
 
Catalogo
Silvana Editoriale
 
Ufficio Stampa
Comune di Vicenza
tel. 0444 221226
uffstampa@comune.vicenza.it
www.comune.vicenza.it
 
STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049 663499
referente Simone Raddi
simone@studioesseci.net
www.studioesseci.net
 
Silvana Editoriale
tel. 02 45395121
press@silvanaeditoriale.it
www.silvanaeditoriale.it

Roma, HyunnArt Studio: OPERE SU CARTA – Mostra di Maurizio Pierfranceschi

A cura di Francesca Bottari

Ancora per pochi giorni
a Roma

Opere su carta è il titolo che il poliedrico artista Maurizio Pierfranceschi ha scelto per la mostra dei suoi ultimi lavori, tuttora in corso a Roma e fino al 19 gennaio. Titolo fuorviante, a creare aspettative diverse da quello che l’esposizione propone in realtà: opere di carta, e nello specifico di carta rigenerata.

Inaugurata lo scorso 25 novembre, curata da Francesca Bottari, la mostra è ospitata da HyunnArt Studio, in viale Manzoni. Dodici le figure esposte, umane ed animali – spesso accanto all’uomo infatti in Pierfranceschi fa capolino l’animale, da allevamento,  selvaggio, o mitologico, cui attribuisce un significato simbolico oppure onirico e magico –, tra cui alcune ad inglobare il loro supporto, innestate dalla pittura di Pierfranceschi che in questi lavori ha sussunto le sue derive di scultore e di pittore.

Una galleria di figure, alcune ad evocare persone della sua famiglia, altre citazioni di passate esperienze artistiche di una carriera ultra-trentennale condotta lungo i fili rossi della terra e della natura. E più recentemente della spiritualità. Quello con la natura è un lungo viaggio che l’artista sta compiendo, mai interrotto, iniziato quasi quarant’anni fa con la grande tela “L’uomo e l’albero” della sua personale d’esordio a Roma e incentrato su tre elementi principali: la natura e i suoi elementi vegetali, la cultura e l’architettura.

Qui la materia da cui partire è influenzata dall’esigenza di “riciclare” un materiale potenzialmente inquinante, in una difesa concreta del pianeta: tanta carta accumulata. L’ambiente naturale compromesso, la fragilità condivisa, la paura, la guerra sono infatti preoccupazioni per tutti e anche per Pierfranceschi, che come artista rivendica a sé la responsabilità di cantare/rappresentare questo mondo attraverso la sua arte. Come uomo che parla ad altri uomini. E così stavolta c’è a monte il lavoro, lungo e laborioso, di recupero e trattamento della carta stessa, poi il processo del plasmarla, innestata su scheletri di legno e ferro, o su supporti piegati a questa diversa destinazione d’uso, e del dipingerla.

Ne nascono figure dove c’è il mondo interiore di sempre di Maurizio Pierfranceschi, forse più compiutamente reso da queste “costruzioni” che gli permettono un esplicarsi più complesso e compiuto della sua ispirazione. D’altronde di sé Pierfranceschi dice “come un muratore dipingo perché la pittura stia in piedi”. E stanno infatti su le dodici sagome già altrove descritte come “un piccolo pantheon di presenze animate dalla leggerezza della fiaba e dalla forza morale del mito”.

Maurizio Pierfranceschi nasce a Roma nel 1957. Si è diplomato in scultura presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma nel 1985. Con i suoi dipinti, dedicati al rapporto tra uomo e natura, ha preso parte a mostre ed esposizioni in talia e non solo, collaborando con artisti di tutto il mondo.


La Mostra: Maurizio Pierfranceschi. Opere su carta
Vernissage: 25/11/2023 |Chiusura: 19/01/2024
Luogo: Roma, HyunnArt Studio, viale Manzoni 85/87
Curatrice: Francesca Bottari

Recensione di Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com

Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo: L’Asse del Tempo: Tessuti per l’Abbigliamento in Seta di Suzhou

Courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia

Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo 
11 gennaio – 29 febbraio 2024

A cura di
– Qian Zhaoyue, Direttore del Museo della Seta di Suzhou,
– Liu Xu Dong, Consulente del Museo della Seta di Suzhou 
– Chiara Squarcina, Responsabile del Museo di Palazzo Mocenigo 
– Massimo Andreoli, Presidente Wavents srl 
– Laura Fincato, Cittadina Onoraria di Suzhou

L’appuntamento che inaugura le celebrazioni per i 700 anni della morte di Marco Polo è al Museo di Palazzo Mocenigo con L’Asse del Tempo: Tessuti per l’Abbigliamento in Seta di Suzhou dall’11 gennaio al 29 febbraio 2024.
Un progetto che ricorda e rinnova il legame storico tra Venezia e Suzhou; ufficialmente gemellate dal 1980, due Città sull’Acqua che sorgono alle estremità della Via della Seta. Soprattutto, entrambe con un forte legame con la figura di Marco Polo che, durante il suo lungo viaggio in Oriente come incaricato del Kublai Khan, restò ammaliato da Suzhou. Ne Il Milione viene descritta come una molto nobile città [..] molti drappi di seta fanno, e sono ricchi mercatanti. Proprio la seta è protagonista a Palazzo Mocenigo con l’esposizione nel portego di una ventina di abiti, creazioni originali, tessuti e fedeli repliche di antichi abiti provenienti dal Museo della Seta di Suzhou, centro di primaria importanza per la ricerca, la tutela, la conservazione e la protezione della millenaria tecnica di tessitura che rese celebre la seta della regione dello Jiangnan. Creazioni come il broccato della dinastia Song, il lampasso, il Kesi, tappezzerie in seta, o il tipico ricamo di Suzhou conosciuto come pattern velvet, qui in mostra con preziosi esemplariancor oggi sono esempi del patrimonio culturale immateriale della Cina. Il dialogo con gli spazi del Museo, Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo che ospita le collezioni tessili e di abiti antichi dei Musei Civici, è un’occasione davvero speciale anche per comparare da un punto di vista estetico e manifatturiero lo stile dell’abbigliamento durante la Repubblica Serenissima con quello delle principali dinastie regnanti nell’antico impero cinese.  

Courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia

La mostra è promossa dal Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Museo della Seta di Suzhou, Ufficio Affari Esteri del Governo Popolare Municipale di Suzhou, Ufficio Municipale di Suzhou per la Cultura, la Radio, la Televisione e il Turismo, Radio e Televisione Media Group di Suzhou, Istituto Confucio presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia

Arte tessile, sete e trame pregiate, il racconto di un viaggio attraverso preziose testimonianze storiche, approfondimenti sull’arte calligrafica araba e cinese, fino a costumi di scena e incursioni nell’arte moderna per riscoprire una grande avventura, all’insegna della scoperta, della curiosità, della conoscenza. Per tutto il 2024 Marco Polo e la sua opera letteraria Il Milione saranno protagoniste delle attività di Fondazione Musei Civici con mostre, masterclass, incontri e momenti dedicati al pubblico dei più giovani e delle scuole.


Museo di Palazzo Mocenigo
Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo
Santa Croce 1992
30135 Venezia
Tel. +39 041 041 721798
 
Informazioni per la stampa
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
Con il supporto di 
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net