Trento: 100 anni del Museo del Buonconsiglio. Un anno di iniziative

Il 2024 è un anno molto importante per il museo del Castello del Buonconsiglio perché celebra i cento anni di nascita, venne infatti inaugurato nell’aprile del 1924 da Giuseppe Gerola, primo Soprintendente italiano e primo direttore del museo. Sarà un anno caratterizzato da un ricco calendario di eventi che nel corso delle stagioni renderanno il museo vivo, partecipativo, accessibile, rivolto a tutti i pubblici con mostre, pubblicazioni, aperture serali straordinarie, aperitivi d’arte, conferenze, concerti (tra questi la Fondazione Haydn e il coro della Sat) attività per famiglie, appuntamenti per i giovani, spettacoli teatrali, installazioni in città, videoclip, e tanto altro. Il compleanno ufficiale sarà celebrato sabato 27 aprile 2024 con una giornata densa di eventi che inizieranno in museo e si svilupperanno fuori dalle mura coinvolgendo anche Piazza della Mostra fino a tarda sera. Ci saranno concerti, momenti di svago (il panificio Sosi presenterà la torta creata in occasione del Centenario), ma anche incontri come l’intervento del filosofo Umberto Galimberti che, prendendo spunto dal motto del Centenario ovvero “Conosci te stesso”, che campeggia sullo specchio cinquecentesco della Loggia veneziana, farà alcune riflessioni sul tema in un dialogo con la città e i cittadini. Il museo, con le sue sedi distaccate, conserva più di 120 mila opere tra dipinti, disegni, stampe, sculture, reperti archeologici, manoscritti, codici musicali, mobili, monete, bronzetti, e collezioni d’arte applicata. Grazie a questa ricchezza il ‘sistema museale’ del Buonconsiglio è ormai uno degli attori culturali più importanti del Trentino, proponendo ogni anno mostre temporanee, eventi, iniziative didattiche per ogni pubblico, rafforzando l’impegno di conservazione e valorizzazione, di educazione e sensibilizzazione sociale, e venendo visitato da più di 300mila persone.  L’intento è quindi quello di plasmare un anno ricco di attività e iniziative che possano evidenziare e valorizzare la profonda connessione tra la storia del Castello del Buonconsiglio e il territorio circostante e in questo modo far ri-scoprire ai tanti pubblici un museo relazionale, coinvolgente ed esperienziale. Il  Castello del Buonconsiglio sta diventando sempre più museo accessibile, a breve sarà  fruibile un ascensore al servizio della Sala delle conferenze nelle Marangorie, collegato alla ‘viabilità’ già sbarrierata a collegamento degli accessi con gli spazi verdi del Buonconsiglio, con la caffetteria che verrà  rinnovata, assieme a Biblioteca e Archivio fotografico. Prossimi mesi verrà aperto anche l’antico luogo della Pallacorda, come spazio di relax e intrattenimento all’ombra di Torre Aquila, sospeso tra la storia secolare del Buonconsiglio e la contemporaneità dei piccoli spettacoli destinati a esservi organizzati. Come prima tappa delle celebrazioni del Centenario è stata inaugurata a dicembre 2023 la mostra Museo Anno zero. Opere recuperate 1919-1923, visitabile fino al 5 maggio 2024. Nel quadro delicatissimo delle trattative di pace al termine della Prima guerra mondiale essa tratta in particolar modo le vicende grazie alle quali la fondamentale figura di Giuseppe Gerola ricondusse ‘a casa’ e depositò definitivamente al Castello del Buonconsiglio, appena riscattato dal ruolo di caserma austro-ungarica, numerose opere d’arte e testimonianze documentarie trentine da tempo ‘migrate’ nelle principali collezioni museali austriache, con le quali si potè costituire il primissimo nucleo di collezioni che diedero vita nel 1924 al Museo nazionale. Nel solco delle iniziative collegate alla storia del museo è anche la mostra primaverile Con spada e croce. Longobardi a Civezzano in programma dal 22 marzo al 20 ottobre. Sarà infatti un’ulteriore tappa che porterà ad approfondire la storia dei Longobardi in Trentino, grazie ai reperti e ai capolavori orafi rinvenuti nelle tombe della principessa e del principe di Civezzano e alle nuove ricerche e scavi sul territorio condotte dalla Soprintendenza per i beni culturali. Ma è anche una iniziativa nata dalla stretta sinergia tra il Castello del Buonconsiglio e il Museum Ferdinandeum di Innsbruck – con il quale si è mantenuto e consolidato negli anni un rapporto di grande collaborazione -, che conserva una consistente raccolta di reperti longobardi di provenienza trentina, acquisiti nel pieno Ottocento, che per la prima volta saranno esposti assieme a quelli del nostro museo. Dunque, una preziosa occasione per conoscere le più affascinanti tematiche della cosiddetta archeologia “barbarica”.  La grande mostra estiva sarà dedicata a Dürer e le origini del Rinascimento nel Trentino prevista dal 6 luglio al 20 ottobre ed affronterà le dinamiche culturali dell’area tra Trentino e Tirolo, in virtù degli scambi artistici che si susseguirono lungo la valle dell’Adige durante il Basso Medioevo e il Rinascimento. Partendo dal ‘caso Dürer’, il celebre artista che varcò le Alpi e attraversò il nostro territorio nel 1494/95, verranno approfondite nei termini più ampi possibili le origini di quel peculiare Rinascimento che si sviluppò in Trentino tra il 1470 e il 1530/40: un fenomeno ampio e complesso, che coinvolge la pittura, la scultura e le arti applicate, promosso dai più importanti principi vescovi trentini di origine tedesca e italiana, come Johannes Hinderbach e Bernardo Cles. Lungo questo filo conduttore, che intende anche valorizzare il patrimonio conservato nel territorio, saranno esposti straordinari dipinti, sculture, disegni, incisioni di importanti artisti come Albrecht Dürer,Vivarini, Bartolomeo Dill Riemenschneider, Jorg Artzt, Max Reichlich, Michael Pacher, Girolamo Romanino ed altri ancora, provenienti da grandi istituzioni museali come la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo Correr, il Museum Ferdinandeum di Innsbruck, il museo Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, i Musei di Strada Nuova di Genova e la Pinacoteca Nazionale di Siena.  


INFO
www.buonconsiglio.it
info@buonconsiglio.it
T 0461233770
 
Ufficio Stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
www.studioesseci.net
Referente: Simone Raddi, simone@studioesseci.net

Bologna, Museo Morandi: Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS

Mary Ellen Bartley, Oil can glassine, 2022, stampa d’archivio a pigmento montata su dibond
43,18 x 55,8 cm

A cura di Alessia Masi

31 gennaio – 7 luglio 2024
Museo Morandi
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi
Special project di ART CITY Bologna 2024 in occasione di Arte Fiera

Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare la mostra Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS, a cura di Alessia Masi, prima personale in Italia della fotografa statunitense Mary Ellen Bartley (New York, 1959).
Allestita dal 31 gennaio al 7 luglio 2024 negli spazi del museo che ospita la più ampia collezione pubblica di opere di Giorgio Morandi, l’esposizione è uno dei cinque special projects della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, che esplorano e reinterpretano il lavoro di Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte, attraverso differenti linguaggi del contemporaneo.

L’inaugurazione si è svolta martedì 30 gennaio 2024 alle h 17.00, alla presenza di Mary Ellen Bartley. Durante i giorni di ART CITY Bologna, dall’1 al 4 febbraio 2024, l’ingresso è gratuito.

Mary Ellen Bartley è nota per le sue fotografie che esplorano le qualità tattili e formali del libro stampato e il suo potenziale di astrazione. Un aspetto della sua pratica consiste nel lavorare in biblioteche e archivi unici, dove risponde alle collezioni e ai loro habitat sviluppando progetti nel corso del tempo trascorso con loro.

Veduta della mostra – Foto di Federico Landi

Le 21 fotografie,presentate in due sale del Museo Morandi, costituiscono l’esito di una residenza che la fotografa ha svolto a Bologna, negli spazi di Casa Morandi,iniziata nel maggio nel 2020, interrotta poco dopo a causa della pandemia da Covid-19 e successivamente ripresa nel 2022. Da questa esperienza è nato MORANDI’S BOOKS, una serie fotografica di sue personali composizioni costruite con alcuni dei libri e degli oggetti appartenuti all’artista, oggi conservati nella casa-museo di via Fondazza.

I volumi su Corot, Ingres, Piero della Francesca, Rembrandt, Cézanne, ossia i maestri del maestro bolognese, sono diventati, nelle mani della Bartley, i muti interlocutori delle sue “nature morte”; questi convivono, talvolta, a fianco di oggetti e scatole di latta sottratti alla polvere dello studio dell’artista, pronti a riprendere vita e a ritrovare uno spazio, quello della foto, che restituisce loro una misurata dignità estetica oltre che una valenza formale.

Nel suo approccio metodologico, Bartley ha rispettato aspetti come la luce, i colori e la geometria tanto cari a Morandi, per trasmettere e sottolineare quei valori, sempre più precari nel tessuto sociale contemporaneo, di semplicità, silenzio, pace, ordine, meditazione e riflessione. Giorgio Morandi e Mary Ellen Bartley: due artisti distanti nel tempo e diversi nell’utilizzo dei mezzi artistici, ma uniti dalla ricerca dell’essenza e dall’attenzione verso le semplici cose.

Quando nella primavera del 2018 Mary Ellen Bartley ha visitato per la prima volta Casa Morandi, e ha avuto modo di vedere la ricchissima libreria personale del maestro bolognese, ha dichiarato “è stato come vivere un miracolo”, e non ha avuto alcun dubbio nel dedicarsi a questo nuovo progetto. Tornata a Bologna nel maggio 2020, la realizzazione del lavoro è stata complicata e interrotta dalla diffusione della pandemia da Covid-19. In un’intervista rilasciata al quotidiano The East Hampton Star, Bartley ha raccontato il particolare stato d’animo in cui si ha lavorato: “Mi sono trovata ad andare viaun giorno o due prima della chiusura totale dell’Italia. Durante la residenza ho trascorso la maggior parte del tempo in biblioteca, con un accesso molto limitato alla studio di Morandi. Dovevo essere sempre accompagnata da una delle curatrici del Museo Morandi. Il museo stava chiudendo al pubblico e la linea rossa del Nord Italia si stava avvicinando sempre di più. È stato molto stressante”. Rientrata negli Stati Uniti, nel suo studio a Sag Harbour (New York), ha dichiarato: “avevo le foto che avevo scattato, ma non avevo ancora il progetto completo, e ne ero consapevole. Avevo avuto un’opportunità da sogno, ero andata a Bologna ma ero tornata con il progetto incompleto”.

Quando Bartley è ritornata a Casa Morandi nel 2022, è entrata nello studio dell’artista avendo già in mente le idee sul collage ed è stata in grado di impiegare alcuni dei soggetti più familiari di Morandi nelle sue opere – bottiglie, lattine, vasi, tazze e altri oggetti – permettendo loro di arricchire le composizioni, svuotandoli di significato e lasciandoli essere semplicemente se stessi. Racconta ancora Bartley: “Quello di cui mi sono resa conto, circondata da tutti i vasi che ha usato, è quanto fosse straordinario. Ho percepito visceralmente la straordinaria alchimia che avviene tra questi oggetti dall’aspetto piuttosto ordinario, che diventano quei personaggi iconici che lui dipinge continuamente. Se non si conoscesse il suo lavoro, non ci si arriverebbe mai. Non è ovvio che quegli oggetti abbiano creato quei dipinti”.

Osserva nel suo testo in catalogo Alessia Masi, curatrice del Museo Morandi e della mostra: “Gli oggetti si fondono l’uno con l’altro, le forme si nascondono una dietro o dentro l’altra grazie all’uso del colore e della luce, creando immagini incantate e apparentemente illusorie. L’intuizione di Mary Ellen di sfuocare alcune parti all’interno della composizione evoca alcune modalità espressive usate da Morandi soprattutto negli ultimi anni e in particolar modo nell’acquerello, il mezzo a lui più idoneo per registrare le continue mutazioni del visibile, come un sismografo in grado di cogliere e sintetizzare in un assoluto ogni minima variazione dell’infinita dinamica del reale. È proprio su raffinati fogli di carta che Morandi può raggiungere esiti che l’olio non gli consente appieno, effetti di trasparenza che creano quasi un’attesa fuori dal tempo, oggetti che, con i loro contorni non definiti, paiono evaporare in parte verso l’infinito, zone non dipinte che sembrano voler essere invase dall’universo che le penetra. Atmosfera misteriosa, quasi onirica in cui si realizza un equilibrio inconciliabile nell’esperienza umana: quello tra sogno e realtà. Immagini perfettamente bilanciate, prefigurate nella mente dell’artista e perfezionate attraverso l’utilizzo di strumenti ottici modesti che preannunciano i dispositivi più tecnologici adoperati oggi dai fotografi: una tela utilizzata come filtro per modulare la luce e frammenti di fogli di celluloide suddivisi da Morandi stesso in griglie e reticolati più o meno fitti per inquadrare la composizione, dividerla secondo il modello cartesiano e distillarne la visione bidimensionale da trasferire sulla tela. Quegli stessi frammenti che la Bartley inserisce nei suoi lavori per comprendere meglio il metodo di Morandi, per garantire un equilibrio strutturale all’immagine fotografica e per creare sue personali composizioni in cui le forme squadrate dei libri si intrecciano descrivendo originali geografie che racchiudono talvolta anche oggetti o parte di essi, sempre in un perfetto equilibrio tra idea e forma”.

Oltre alle immagini fotografiche, il percorso espositivo propone un video, realizzato dalla stessa Bartley, nel quale l’artista racconta l’incontro con l’opera e i libri di Giorgio Morandi, l’esperienza vissuta e il modus operandi utilizzato per la realizzazione di questo progetto.

La mostra si inserisce nel solco di una pratica collaudata ormai da anni dal Museo Morandi: creare relazioni tra l’opera degli artisti contemporanei e quella di Giorgio Morandi al fine di riaffermare il suo importante ruolo nell’immaginario culturale globale nonché la sua influenza sulla cultura visiva internazionale.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/inglese pubblicato da Danilo Montanari Editore, con testi di Alessia Masi, Lorenza Selleri, e la riproduzione di tutte le opere fotografiche in mostra.


Mostra
Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS

A cura di
Alessia Masi

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi

Sede
Museo Morandi
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna

Periodo di apertura
31 gennaio – 7 luglio 2024

Inaugurazione
Martedì 30 gennaio 2024 ore 17.00

Orario di apertura
Martedì, mercoledì 14.00 – 19.00
Giovedì 14.00 – 20.00
Venerdì, sabato, domenica, festivi 10.00 – 19.00
Chiuso lunedì non festivi

Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Giovedì 1 febbraio 10.00 – 20.00
Venerdì 2 febbraio 10.00 – 20.00
Sabato 3 febbraio 10.00 – 23.00
Domenica 4 febbraio 10.00 – 20.00

Ingresso
Intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale giovani tra 19 e 25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura

Ingresso durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Gratuito
Informazioni
Museo Morandi
Via Don Giovanni Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611

www.mambo-bologna.org/museomorandi/

Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
Twitter: 
@MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Tel. +39 051 6496658 / +39 051 2193469
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
elisabetta.severino@comune.bologna.it – 
silvia.tonelli@comune.bologna.it

Teatro Miela di Trieste: “Tra essenza ed apparenza”

Concorso Artistico Internazionale – Premiazioni 19^edizione
QUESTA VOLTA METTI IN SCENA…
 L’ESSERE

ingresso libero

Venerdì 2 febbraio, alle ore 11.30, al Teatro Miela di Trieste si scoprono i nomi dei vincitori della 19^edizione del Concorso Artistico Internazionale dedicato ai giovani talenti nell’ambito di Questa Volta metti in scena… l’ESSERE! rassegna espositiva organizzata dall’Associazione culturale Opera Viva, dedicata quest’anno all’identità dell’individuo nelle sue molteplici interpretazioni.

L’ampio progetto, partito a settembre con la mostra scientifica al Museo Sartorio di Trieste sul cervello con la SISSA, seguita da quella al MuCa di Monfalcone dedicata ritratto con 5 artisti di calibro internazionale e due mostre fotografiche – storica e contemporanea – a Grado e a Gorizia sull’antropologia sociale sulla quotidianità tra casa e bottega, volge alle tappe conclusive con i due prossimi appuntamenti interamente dedicati ai giovani: a Trieste le premiazioni al Teatro Miela e a Capodistria la mostra al Palazzo Gravisi Buttorai.

Appuntamento tanto atteso e ricorrente fin dalle prime edizioni, la Cerimonia di Premiazione è dedicata a 8 sezioni (collage, disegno, illustrazione, pittura, fumetto, fotografie, mixed media e video) in cui i giovani di 10 scuole superiori della Regione, del litorale sloveno e il Liceo Freudenburg di Zurigo, ci sono cimentati.

La giuria, composta dalla ideatrice e direttore artistico del progetto Lorena Matic, la giovane artista Sofia Omnis, i fotografi Fabio Rinaldi e Stefano Tubaro, artisti che hanno esposto a Monfalcone e a Gorizia nell’ambito della rassegna espositiva e Fulvia Zudič, artista e referente culturale della CAN di Pirano, hanno individuato i vincitori di questa 19^ edizione, ricca rassegna espositiva che offerto un tema con diversi spunti su cui riflettere, approfonditi da conferenze e incontri a corollario ed anche degli stage formativi di scultura con docente non vedente.

Dai numerosi elaborati presentati dai talentuosi giovani, emerge una varietà di considerazioni “sull’Essere” tema che chiamava in causa gli spunti delle mostre, quindi identità, scienza e territorio, sviscerati partendo dal proprio vissuto. Riflessioni che mettono in relazione il ricordo e la memoria come traccia indissolubile per costruire il proprio presente per necessari punti di vista più consapevoli; l’evoluzione dell’individuo, tra spensieratezza e caos, senza intaccare il senso di felicità che dona la vita;  la maschera come limite tra la miriadi di emozioni, tristezza, rabbia, gioia che travolgo l’esistenza e che indossiamo a difesa delle nostre fragilità; la contrapposizione “tra essenza ed apparenza” è stata interpretata anche attraverso il condizionamento che il contesto sociale imprime sull’essere, e i diversi stati d’animo che convivono nel nostro “io” variando a seconda di come essi siano “nutriti”.

Una maturità di pensiero che sommata alla qualità esecutiva nelle diverse tecniche, è stata rilevata in tutte le opere partecipanti; due le sezioni che hanno attirato il maggior numero di partecipanti, una più classica, la pittura e l’altra rivolta ai nuovi linguaggi, come il video/video animazione, due tecniche forse distanti unite nello sviluppo del tema.

La premiazione prevede una proiezione che ripercorre i momenti salienti del progetto per poi passare all’evento clou con i vincitori, evento ad ingresso libero, non solo alle scuole ma anche a tutto il pubblico che intende conoscere le sorprendenti potenzialità artistiche delle nuove generazioni.

Ultimo appuntamento la mostra con le opere vincitrici a Capodistria che si inaugurerà al Palazzo Gravisi Buttorai, il giorno 15 febbraio alle ore 11,30.

Il progetto è realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e con il contributo e la collaborazione del Comune di Monfalcone, del Comune di Grado, della SISSA, della Fondazione K.F. Casali, dell’Unione Italiana, della CAN di Pirano e con la collaborazione del Comune di Trieste, del CRAF, del Kulturni dom Gorica, dell’Associazione Obbiettivo Immagine.


Da Federica Zar zar@apscom.it  

IL DOMANI CHE COMINCIA OGGI La Macroregione Mediterranea e il Progetto di Sistema per il Sud

Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta – Foto di Shlomaster da Pixabay

Presidente Associazione Europa Mediterraneo
Patologo Umano e del Territorio – Medico ippocratico 
 

Prendiamoci cura del mondo, illustrando aspetti e problemi vecchi e nuovi, valori culturali, economia, ambiente. Con l’afflato di spiriti liberi e razionali, quando siamo in disaccordo lasciamo che la realtà sia il giudice finale; se uno avrà ragione, alla fine imparerà qualcosa; se uno ha torto, qualcuno vincerà. Entrambi ne trarranno profitto, secondo la massima di Ayn Rand.
In questo contesto, la libertà è basilare, non definizione di un concetto, piuttosto rapporto, evento, tema biblico, che risale all’homo sapiens. Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno; raggiunta la meta   i fiumi riprendono la loro marcia. E nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l’occhio di guardare, né mai l’orecchio è sazio di udire. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole…
Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità, è un inseguire il vento. Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare.
Una generazione va, una generazione viene. La Terra resta sempre la stessa? In gran parte si, ha ragione Qoelet, figlio di David, Re di Gerusalemme, per il peggio dell’Uomo …

* * *

Viviamo il nostro tempo, se siamo capaci di determinare la volontà e l’azione morale senza l’ausilio della sensibilità. La filosofia ci può aiutare nella critica di non restare sempre vincolati all’esperienza empirica. C’è una legge morale con valore universale a priori, che non può essere ricavata dall’esperienza e che si erge come fatto della ragione, imperativo secondo il principio de “il dovere per il dovere”.

Quanto appena detto mostra la capacità della ragione di farsi “pratica” per il recupero della sfera “noumenica”, inaccessibile teoreticamente, ma accessibile “praticamente”. Quel sommo bene fra virtù e felicità – secondo Immanuel Kant -naturalmente spande nella cultura e ne imbeve la società, europea in specie.

La finanza dell’Unione Europea (UE), nel corso degli anni ha inteso <territorializzare> gli investimenti. A tal fine è nata l’idea di <Macroregione> per una strategia integrata che coinvolga regioni, anche straniere e nazioni diverse, con l’obiettivo comune di uno sviluppo equilibrato e sostenibile per una specifica area geografica. La Macroregione è uno strumento della UE, approvato e nato con lo scopo di favorire la partecipazione al processo decisionale non solo degli Stati, ma anche delle Regioni, degli Enti locali, della società civile in aree circoscritte dello spazio europeo. Le Macroregioni sono dunque “nuove forme rafforzate” di governo della UE, “perché facilitano il consenso su temi di interesse comune, tra realtà territoriali di Stati membri appartenenti ad una stessa area” e “promuovono sinergie piuttosto che discriminazioni e sovrapposizioni”.

Le strategie macroregionali dell’Unione europea consentono ai paesi tra loro confinanti di discutere fra loro, anche in antitesi, di mettere a fuoco e risolvere in termini di efficienza (risparmio) i problemi emergenti. Alla fine, possono sfruttare il potenziale che hanno in comune (ad es. inquinamento, navigabilità, concorrenza commerciale mondiale, qualità della vita e così via). I paesi che usufruiscono di una cooperazione rafforzata hanno l’obiettivo di affrontare le problematiche nel modo più efficace (qualità) di quanto non avrebbero fatto individualmente. Le strategie possono essere sostenute dai fondi UE, compresi i fondi strutturali e d’investimento europei. Le strategie macroregionali dell’Unione vengono richieste dagli Stati membri dell’UE interessati, situati nella medesima area geografica (in alcuni casi da paesi extra UE) e avviate attraverso il Consiglio europeo.

L’UE sta sperimentando (v. schema) una simile strategia per la Macroregione del Mar Baltico (EUSBSR) dal 2009 e per la Macroregione del Danubio (EUSDR)dal 2011 con risultati positivi.

STRATEGIE MACROREGIONALI E POLITICA DI COESIONE

Nella Macroregione Alpina (EUSALP), nataIl 4 agosto 2015, benedetta dal Parlamento Europeo a gennaio 2016 sono riunite 48 regioni e province autonome. Essa comprende Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trento e Bolzano, Franche-Compé, Rhone-Alpes, Provence-Alpes Cote d’Azur, Baden Wurttemberg, Baviera ed altre meno note. Le regioni, anche quelle a statuto speciale spargono a larghe mani i semi della sussidiarietà e solidarietà per la realizzazione e/o il potenziamento di strutture e/o infrastrutture di eccellenza. L’accordo stretto conta su 76 milioni di persone e coinvolge 7 Stati (Austria, Francia, Italia, Germania, Svizzera, Slovenia, Lichtenstein), che hanno fatto scorrere sangue della loro gioventù nelle guerre mondiali. Il nuovo soggetto potrà operare nei campi più determinanti per l’area geografica di appartenenza, quali mobilità, turismo, infrastrutture, rete stradale e ferroviaria, gestione delle risorse energetiche, sostegno delle piccole e delle medie imprese, tutela ambientale, cambiamento climatico, tendenze demografiche, migrazione, innovazione, accesso ad Internet via satellite. L’obiettivo delle 48 regioni è quello di far nascere e sviluppare progetti e politiche comuni allo scopo di raggiungere accordi economici direttamente con l’UE. Infatti, EUSALP potrà contrattare direttamente con Bruxelles senza passare dai governi centrali dei vari stati coinvolti. L’élite imprenditoriale economica, scientifica, culturale del nord e del centro dell’UE ne ha capito il succo e si rende parte attiva. 

Per la Macroregione Adriatica e Ionica (EUSAIR), la strategia dell’UE coinvolge 8 paesi di cui 4 stati membri Ue (Italia, Slovenia, Croazia, Grecia) e 4 non membri (Montenegro, Albania, Bosnia Erzegovina, Serbia). Le regioni italiane coinvolte sono tutte quelle bagnate dall’Adriatico e dallo Jonio ed inoltre: Lombardia, Trentino-Alto Adige e Umbria. EUSAIR promuove una crescita sostenibile in termini economici e sociali della Macroregione, supportando al contempo il processo di integrazione dei paesi balcanici dell’area. La Strategia riguarda principalmente le opportunità dell’economia marittima: trasporti mare – terra, protezione dell’ambiente marino, turismo sostenibile e connettività nel campo dei trasporti e dell’energia. Esemplare il comportamento della Regione Marche, che se ne è fatta promotrice, sebbene dalla Puglia in giù poco o niente si appia di EUSAIR …

* * *

In linea con la risoluzione del 27 giugno 2012, riguardante l’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE, il Parlamento Europeo (PE) ha approvato la nascita e lo sviluppo della Macroregione occidentale ed orientale del Mediterraneo (2011/2179 INI – Prospettive nel Mediterraneo punti da 15 a 46).  

La Macroregione del Mediterraneo è importante ? Ecco i fatti (Giuseppe Abbati).

Conferenza di Parigi (2008). Segna una nuova era per il Mediterraneo; vi partecipano 43 Paesi del Mediterraneo tranne la Libia. Il presidente Nicolas Sarkozy intendeva avviare un dialogo tra le due rive, affinché “il Mar Mediterraneo non sia il nostro passato, ma il nostro futuro”.

Dichiarazione di Palermo (2010). 20 Stati con i rappresentanti della Lega Araba, della Commissione Ue, del Comitato delle Regioni, del CRPM (Conferenza delle regioni marittime) “propongono di pervenire al più presto alla costituzione di una “Macroregione Mediterranea”, preparata da un tavolo tecnico permanente, in analogia a quella già avviata intorno al Mar Baltico. La Macroregione assicurerà la governance fra le Istituzioni già esistenti o che si possono costituire fra le Istituzioni, le comunità locali e le forme organizzate della società civile. Infatti, la Macroregione di tipo europeo non è una struttura amministrativa (Andrea Piraino).

Parere della Commissione per gli Affari Esteri del PE (2012) che, al punto 6, “ritiene necessario – al fine di attuare una strategia macroregionale per il Mediterraneo – basarsi sull’esperienza e sui risultati raggiunti dalle istituzioni regionali esistenti e ricercare con tali istituzioni possibili sinergie, segnatamente, oltre all’Unione per il Mediterraneo, la Banca europea per gli investimenti e l’Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM)”. Ai punti 8 e 9, si sottolinea che “le principali aree di intervento per la Macroregione del Mediterraneo dovrebbero essere mirate agli opportuni livelli sub-regionali per la cooperazione su progetti specifici e comprendere le reti energetiche, la cooperazione scientifica e l’innovazione,le reti per la cultura, l’istruzione e la formazione, il turismo, il commercio, la tutela ambientale, il trasporto marittimo sostenibile, la sicurezza marittima, la protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento, dal sovrasfruttamento e dalla pesca illegale attraverso la creazione di una rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza per le attività marittime, il rafforzamento del buon governo e una pubblica amministrazione efficiente, in modo da favorire la creazione di posti di lavoro. Inoltre, la Commissione ritiene che sia importante, in particolare dopo gli eventi della Primavera araba, che la nuova macroregione contribuisca alla definizione di una nuova strategia con i paesi terzi per la corretta gestione dei flussi d’immigrazione e dei benefici reciproci derivanti da una maggiore mobilità, basata su una strategia con i paesi terzi di lotta contro la povertà e di promozione dell’occupazione e del commercio, contribuendo alla stabilità nella Macroregione”.

Parere della Commissione per la Cultura e l’Istruzione (2012) … La Macroregione Mediterranea deve svilupparsi in conformità con la normativa internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in particolare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Convenzione dell’Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali”; inoltre, al punto 10, “sottolinea che la Macroregione Mediterranea agevolerebbe il dialogo interculturale e l’arricchimento del patrimonio culturale comune dell’Unione Europea, mobiliterebbe la società civile e incoraggerebbe la partecipazione delle ONG e delle popolazioni del Mediterraneo ai programmi culturali e educativi dell’UE”.

Proposta di risoluzione del PE sull’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE secondo cui ritiene che “le strategie macroregionali abbiano aperto un nuovo capitolo nella cooperazione territoriale europea applicando l’approccio dal basso verso l’alto”;raccomanda che “le strategie macroregionali, visto il loro evidente valore aggiunto a livello europeo, ricevano maggiore attenzione nel quadro della cooperazione territoriale europea che sarà rafforzata a partire dal 2013 …” sottolinea che la Macroregione del Mediterraneo potrebbe garantire che i vari programmi dell’UE concernenti il Mediterraneo si completino a vicenda e che i finanziamenti esistenti siano utilizzati nella maniera più efficace possibile. Tutto ciò potrebbe apportare un reale valore aggiunto ai progetti concreti dell’Unione per il Mediterraneo e associare i paesi terzi e le regioni interessati fin dalla fase di definizione della strategia – utilizzando a tale scopo lo strumento finanziario di vicinato e di partenariato, sempre nell’assoluto rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia “e promuovendo, ove necessario, il principio del “di più per chi si impegna di più” …”

Parere del Comitato economico e sociale europeo C.E.S.E.“La macro-strategia per il Mediterraneo deve puntare a trasformare la regione in uno spazio veramente all’avanguardia in termini di scambi commerciali, turismo, civiltà, idee, innovazione, ricerca e istruzione, convertendola in una regione di pace ai fini dello sviluppo e della prosperità sociale”. Non di focolai, ben alimentati, di forniture belliche !

“La macro-strategia per il Mediterraneo, suddivisa in due strategie subregionali deve inserirsi nel quadro della strategia Europa 2020 dei programmi esistenti e dei meccanismi di agevolazione finanziaria dell’UE, e ricorrere a iniziative europee come il programma Interact per la fornitura di assistenza tecnica e formazione. Andrà però creata una nuova struttura per gestire e agevolare il funzionamento delle istituzioni. La strategia macroregionale dovrà far nascere nuovi approcci che costituiscano un vantaggio per i paesi coinvolti, con la prospettiva di misure pratiche e di politiche da poter applicare con successo”.

7 aprile 2018 Forum sulla “Macroregione Mediterranea Centro-Occidentale presso   l’Università   di   Messina in cui è   stata   invocata unanimemente l’esigenza di realizzare le Macroregioni del Mediterraneo e di avviare senza indugio la progettazione di collegamenti stabili fra l’Europa, la Sicilia e l’Africa.Si costituisca un Comitato per richiamare l’attenzione del Governo, del Parlamento e delle Regioni!

Interrogazione del Sen. Pittella e altri (2018). “Il concerto delle regioni Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania per la costruzione della Macroregione del Mediterraneo occidentale costituisce d’altronde anche l’occasione per realizzare quella cooperazione territoriale indispensabile allo sviluppo equilibrato e sostenibile del Mezzogiorno d’Italia; si tratterebbe d’altronde di una grande opportunità per l’intero Paese, attraverso, in primo luogo, il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali di connessione dell’intera area: infrastrutture integrate per connettività, logistica, mobilità urbana sostenibile, e in altri campi delle economie dello sviluppo; considerato altresì che: come è stato evidenziato nel corso del Forum di Messina, alcuni Stati del Mediterraneo hanno in cantiere programmi e iniziative che lasceranno l’Italia esclusa dai grandi progetti di sviluppo futuri; si chiede di sapere: quali urgenti iniziative in sede europea il Governo intenda intraprendere, al fine di promuovere la costituzione in tempi quanto più brevi della Macroregione del Mediterraneo Centro-Occidentale, in grado di connettere per la realizzazione di politiche comuni i Paesi dell’Unione europea che si affacciano sul Mediterraneo con Tunisia, Libia, Marocco”. Tutto questo luminosamente detto, mai neanche percepito dai preposti ai vari livelli di responsabilità istituzionale …!

Convegno di Milazzo su Macroregione del Mediterraneo con l’On. Nello Musumeci, Presidente della Regione (2018). Nella stessa occasione è stata fondata l’<Associazione Europea del Mediterraneo> presso Notaio Alioto.Essa si propone di sollecitare la nascita e lo sviluppo delle Macroregioni del Mediterraneo e il rilancio del Sud dell’Europa e del Mediterraneo (art. 3 dello Statuto). L’associazione organizza attività a carattere culturale, periodiche riunioni tra gli associati e iniziative che contribuiscano al raggiungimento dello scopo sociale.

Mozione del Presidente Mario Loizzo al Consiglio Regionale della Puglia per  la nascita della Macroregione del Mediterraneo (2018). All’o.d.g. del prossimo Consiglio regionale “impegna l’Esecutivo regionale a intraprendere tutte le conseguenti iniziative nei confronti del Governo nazionale e in sede europea, al fine di promuovere la costituzione in tempi quanto più brevi della Macroregione del mediterraneo Centro-Occidentale, in grado di connettere per la realizzazione di politiche comuni i Paesi dell’Unione europea e dell’Africa Nordoccidentale che si affacciano sul Mediterraneo”.

Lo Statuto sociale della Associazione Europea del Mediterraneo è stato successivamente adeguato (2022) alla normativa di cui al Decreto Legislativo 3 luglio 2017 n. 117 (modificato con D. Lgs. 3 agosto 2018 n. 105) in vista di assumere la qualifica di Ente del Terzo Settore (E.T.S.), e per l’effetto è stata modificata la denominazione inASSOCIAZIONE EUROPA MEDITERRANEO Associazione di Promozione Sociale – Ente del Terzo Settore” (acronimo AEM – APS – ETS).  Nel sito web sono illustrate tutte le iniziative promosse nel corso degli anni per la istituzione della “Macroregione del Mediterraneo” (v. schema).

Algeria e Marocco – a parte sordide minacce di guerra – stanno realizzando programmi per le infrastrutture ferroviarie ad alta velocità. Da parte di diversi paesi si studia un tunnel che colleghi il Marocco a Gibilterra e non va dimenticato che la Cina investe in Africa ben sessanta miliardi di dollari. L’Italia tergiversa sul progetto prioritario di AC ferroviaria che unisca l’Europa alla Sicilia, mentre non si pone l’importanza della connessione veramente strategica con l’Africa.

“Non possiamo restare ancora in attesa!”, ha detto Peppino Abbati in convegno a Messina. Occorre mobilitare la opinione pubblica per avviare la costituzione della Macroregione del Mediterraneo; però, manca il vero Spirito di Comunità!

* * *

Ed ecco la Commissione europea e l’Alto rappresentante fiutare il pericolo di uno stallo pregiudizievole e adottare una comunicazione congiunta che propone un’ambiziosa e innovativa Agenda per il Mediterraneo. Per rilanciare e rafforzare il partenariato strategico fra l’Unione europea e i suoi partner del vicinato meridionale, la nuova Agenda si basa sul convincimento che, lavorando insieme, e in uno spirito di partenariato, le sfide comuni possano trasformarsi in opportunità di interesse reciproco per l’UE e il vicinato meridionale. L’Agenda include un apposito piano di investimenti economici per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine. Nell’ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell’UE, per il periodo 2021-2027 verrebbero assegnati fino a 7 miliardi di € per l’attuazione dell’Agenda, importo che potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di € di investimenti privati e pubblici nei prossimi dieci anni.

Siamo risoluti a lavorare insieme ai nostri partner del vicinato meridionale nell’ambito della nuova Agenda che sarà incentrata sulle persone, soprattutto sulle donne e sui giovani, e ad aiutarli a realizzare le proprie speranze per il futuro, a far valere i propri diritti e a costruire un vicinato meridionale pacifico, sicuro, più democratico, più rispettoso dell’ambiente, prospero ed inclusivo”, dichiara l’Alto rappresentante/Vicepresidente Josep Borrell.

E Olivér Varhelyi, Commissario per il Vicinato e l’allargamento aggiunge: “Con questo partenariato rinnovato con il vicinato meridionale stiamo segnando un nuovo inizio nelle relazioni con i nostri partner del Sud. Questo partenariato si basa su interessi reciproci e su sfide comuni, ed è stato sviluppato insieme ai nostri vicini. Esso mostra come l’Europa voglia contribuire direttamente a una visione a lungo termine di prosperità e stabilità della regione, specialmente nel contesto della ripresa sociale ed economica dalla crisi del COVID-19”.

La nuova Agenda si avvale di tutti gli strumenti dell’UE e propone di unire le forze per lottare su 5 settori d’intervento:

  • Sviluppo umano, buongoverno e Stato di diritto a favore della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e della governance responsabile.
  • Resilienza, prosperità e transizione digitale per sostenere economie resilienti, inclusive che creino opportunità, specialmente per le donne e per i giovani.
  • Pace e sicurezza ai paesi che affrontino le sfide e trovino soluzioni ai conflitti.
  • Migrazione e mobilità per agevolare percorsi legali e sicuri e regolare gli sfollamenti forzati. Il Governo italiano si sta spendendo …
  • Transizione verde: resilienza climatica, energia e ambiente per proteggere le risorse naturali della regione e generare crescita verde, sfruttando le potenzialità di un futuro a basse emissioni di carbonio.

L’UE effettuerà un riesame intermedio della comunicazione congiunta nel 2024.

* * *

La strategia macroregionale per rilanciare lo sviluppo del Sud sembra gelata da due notizie (Andrea Piraino). La prima è una dichiarazione di Marc Lemaitre, direttore generale delle politiche regionali dell’UE, il quale ha testualmente detto: “Voglio richiamare l’attenzione sulla consistente riduzione degli investimenti nazionali (dell’Italia) al Sud fino al punto da neutralizzare e rendere vano lo sforzo europeo nelle politiche regionali per il Mezzogiorno”. La seconda notizia è la denuncia presentata all’Unione Europea da parte del movimento Sicilia Nazione (del quale fa parte il prof. Gaetano Armao) contro lo Stato italiano per “violazione del principio di addizionalità” in quanto l’Italia, invece di trasferire alla Sicilia i fondi dei programmi europei in aggiunta a quelli ordinari propri, utilizza i primi in sostituzione dei secondi. Non solo. Ma ha ridotto questi trasferimenti di fondi statali al di sotto della soglia del 34%, introdotta con legge statale nel 2017.

Di fronte all’impossibilità che siano i soggetti della società civile ad avviare l’iter procedurale della costituzione della Macroregione del Mediterraneo, si può seguire un’altra strada, forse più conducente. Quella di investire, per l’occasione, il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT) dell’Arcipelago delle Isole del Mediterraneo (ARCHIMED) con sede a Taormina e Catania, nato per promuovere la cooperazione transfrontaliera nell’ambito della politica di coesione economica e sociale che, a seguito del Trattato di Lisbona, ha una dimensione territoriale (Francesco Attaguile). In questa prospettiva, ARCHIMED dovrebbe svolgere un’azione coordinata per favorire la costituzione di un modello di sviluppo nuovo che, partendo dai cittadini e dalle istituzioni locali del bacino del Mediterraneo trasformi le debolezze in punti di forza (Andrea Piraino).

Lo Stato italiano, nel corso degli anni è il responsabile della condizione non più tollerabile dei territori del Mezzogiorno. La classe politica regionale e locale del Sud appare incapace di recepire la visione innovativa della Macroregione di tipo europeo, e le scelte incerte e contraddittorie ne denotano il mancato coinvolgimento. Le Regioni e le Città metropolitane non hanno fatto registrare alcun atto concreto di iniziativa, che ne avviasse il procedimento costitutivo, neanche come risposta alle proposte avanzate da alcune Regioni del Nord (Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna) per il riconoscimento di “ulteriori forme e condizioni di autonomia”.

Della Macroregione del Mediterraneo non si vede, tuttora, neppure l’ombra di quella strategia necessaria non solo per salvare la prospettiva di una Europa federale delle Comunità, ma anche per riorganizzare i territori regionali interni al Mezzogiorno d’Italia, e così rilanciarne lo sviluppo. L’inazione politica delle istituzioni loco regionali, tenuto conto della inderogabilità della loro azione, costringe al palo di partenza tutta la procedura macroregionale, e quindi condanna i territori del Sud a marcire nel proprio sottosviluppo (Andrea Piraino).

* * *

Il “Progetto di Sistema” richiede di mobilitare in forma strategica, dialogica, relazionale ed interattiva il pensiero creativo, la politica, l’economia, la giurisprudenza, l’arte, l’architettura, la scienza, la tecnologia. E a mantenere una salda coerenza fra l’avvio della ideazione e delle scelte fondamentali di visione fino alla attuazione, gestione, realizzazione, manutenzione delle opere e degli interventi.

Se il Sistema Europeo ha deciso di intervenire per sostenere la ripresa dell’Italia con la destinazione di colossali fondi a disposizione del nostro Paese, ciò viene a riprova del fatto che l’Europa e la Germania in primis hanno capito che, se l’Italia non si riprende, l’Europa e la Germania ne soffriranno. Anche ammesso che vi sia un interesse precipuo della Germania a favorire il rilancio dell’Italia attraverso il Mezzogiorno (il che è da vedere se …  e in che forma), occorre diffidare delle conseguenze di una posizione in cui, da parte italiana, si esprima acriticamente la tendenza “ad essere provincialmente mitteleuropei”, piuttosto che fare propria “la volontà di essere pienamente e convintamente europei”: i Nuovi Europei, per dirlo chiaro e tondo !

La tesi del Nord di perseguire la strategia di una sempre più rafforzata integrazione con la “catena del valore germanica” è uno dei fattori che stanno sempre più allargando nel Paese il divario fra Nord e Sud. Questa convinzione del Nord non risponde alla realtà ! La equivoca distorsione fa finalmente giustizia dell’illusione che l’integrazione di una sola parte del Paese, come “indotto dell’impresa germanica” sia un obiettivo strategico, da perseguire autonomamente per trovare tutela subalterna e riparo fuori della crisi. Segnala – al contrario – la necessità che il rilancio debba riguardare “tutta l’Italia nel quadro europeo”, ed in primis richieda quella necessaria ripresa strutturale del Mezzogiorno, funzionale all’interesse e all’autorevolezza internazionale dell’intero Paese, che è il tema e l’impegno del “Progetto di Sistema”. Un “Progetto” che lega indissolubilmente – all’interno delle alleanze strategiche, economiche e culturali euroatlantiche – la Questione Italiana al ruolo centrale dell’Italia e del suo Mezzogiorno al quadro del più vasto interesse europeo nel Mediterraneo. È chiara ormai la prospettiva che impone di coltivare il rapporto Europa-Africa-Medio Oriente in una prospettiva multilaterale. Va ribadito che il Mediterraneo, a lungo ritenuto per buone ragioni storiche un “Mare Interno” viene ora correttamente definito un “Medio Oceano”: uno scambiatore di merci e di civiltà, che fa incontrare l’Oriente di provenienza asiatica, l’Occidente di provenienza atlantica, il nuovo mondo dell’Africa attraverso il suo Nord e la Russia e i suoi ex satelliti sovietici attraverso i Dardanelli/Bosforo. Nella prospettiva del “Progetto di Sistema”, per la forza delle cose, il Mediterraneo dovrà sempre più evolvere dal suo ruolo di “mare di transito” ad essere sempre più “Oceano di mezzo”, “lo snodo necessario” al centro dei mercati, della demografia futura, delle nuove culture e delle nuove civiltà. Alla luce di questo, Pierpaolo Maggiora con il suo <Progetto Arge> parlò nel 2014 di “Sicilia piattaforma delle merci al centro del Mediterraneo”: quella visione anticipatrice rimase inascoltata, non capita, abbandonata nel dimenticatoio della Regione Siciliana e del Governo nazionale! Quanto al cruciale rapporto fra l’Italia e l’Europa è del tutto evidente che ciò che concorre al rafforzamento dell’Italia in Europa concorre al rafforzamento dell’Europa stessa, perché dà modo di “chiudere il poligono europeo”, là dove storia e geografia d’Europa si incontrano. E il “Progetto di Sistema per il Sud” è consonante al disegno di rimodellare l’Europa dal tradizionale assetto “carolingio”, finora dominante, verso un nuovo “centro di gravità permanente” per dirla con il nostro poeta siciliano, cantautore Franco Battiato.

Ricordiamo qui l’altro poeta Josif Brodskij con il suo In Fuga da Bisanzio … Se gli imperi marciano alle conquiste territoriali nel verso dei paralleli, le civiltà si formano e si trasformano lungo i meridiani degli scambi, dei commerci, delle relazioni di idee, degli incontri fra culture, dei passaggi di uomini. Così il Sud dell’Italia, lungi dall’essere percepito come “finis Europae” – proiezione arrischiata e solitaria di un “altrove” – costituisce “la cuspide vitale di un intero mondo europeo”, che attraverso l’Italia e il suo Mezzogiorno penetra nel Mediterraneo, e, qui, apre la sua “Porta” per attrarre persone, merci, lavori, culture, futuro. Guardare al Mediterraneo dal Sud e concepire il Sud come via privilegiata e insostituibile di accesso all’Europa sono due percorsi del tutto complementari e sinergici, la cui sintesi, mentre non impedisce di fare del Sud un luogo irripetibile ed “unico” di identità storico-culturale, per l’Italia apre una via insostituibile per posizionare l’Italia sul futuro Meridiano d’Europa.> (da “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa”, Dialoganti Svimez, Animi, Cnim, Arge, Roma 07 aprile 2021, pag. 100).

* * *

Il “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa” si compone di tre “Opzioni Essenziali” attivabili immediatamente:

1.- Il “SOUTHERN RANGE”, attraverso le sei ZES unite nell’”Esagono(il ”Quadrilatero” continentale Napoli, Bari, Taranto, Gioia Tauro più le due isolane di Catania/Augusta e Palermo) realizza la “Nuova Portualità di Sistema del Sud d’Italia”. La scelta di strutturare questa via privilegiata attrezzerebbe l’Italia e con essa l’Europa a cogliere l’opportunità di un asset posizionale capace di intercettare traffici e valori logistici provenienti dalle rotte asiatiche attraverso Suez, da quelle russe attraverso i Dardanelli/Bosforo e da quelle americane attraverso Gibilterra. Così l’Italia può giocare un ruolo strategico nel Mediterraneo mediante la realizzazione dei Nuovi Modelli Territoriali – finalmente portatori degli attesi Nuovi Stili di Vita – i “Cluster Innovativi Territoriali Integrati“.

2.- LA RIDEFINIZIONE DELLA MOBILITÀ A GRANDE SCALA.

Il collegamento organico fra Sicilia e Continente e viceversa si connette al ridisegno della mobilità ferroviaria e stradale nella Maglia Calabro-Sicula. Da Roma a Milano e da Roma-Catania in tre ore e mezzo significa “unificare” realmente – per la prima volta concretamente – la geografia fisica e culturale italiana. Realizzare la dorsale infrastrutturale dell’Alta Velocità e dell’Alta Capacità significa pervenire ad un reale equilibrio territoriale e sociale totalmente nuovo. Un “continuum” strutturale, fisico e simbolico, a lungo e sempre vanamente invocato nella Storia d’Italia, ora perfettamente conseguibile sul piano tecnico, logistico, imprenditoriale, economico-finanziario, giuridico-amministrativo: dalle Alpi al Centro del Mediterraneo. Una “Dorsale Continua Italiana” – parte del Corridoio Scandinavo-Baltico-Mediterraneo Europeo – che contiene al suo interno la soluzione definitiva alla “questio infinita” del Ponte sullo Stretto, mediante l’aggiornamento del suo “Progetto Rivisitato”. Facendo propri gli straordinari progressi scientifici, tecnici e tecnologici di questi recenti decenni – in particolare quelli relativi alle fondazioni delle strutture petrolifere off-shore, infissi nella Sella dello Stretto indenne da faglie telluriche, e quelli riferiti agli acciai speciali di nuova generazione – che consentono la realizzazione dell’opera con una drastica riduzione dei costi, con uno straordinario miglioramento delle prestazioni, della funzionalità, della percorribilità ferroviaria e autostradale (Service-Ability), della sicurezza (Safety), dell’impatto ambientale (Impact) e dei tempi realizzativi, un salto qualitativo reso possibile dalla “concezione di base dell’opera”, che parte dall’abbandono della logica dell’<ingegneria civile> per percorrere la logica innovativa dell’opera di “ingegneria industriale”.

3.- LA RICUCITURA E IL RINNOVO CULTURALE E SOCIO-ECONOMICO DEL TERRITORIO attraverso modelli insediativi innovativi, necessari a rispondere con reale efficacia alle diverse esigenze ed al profondo mutamento determinato dalla tempesta del passaggio di millennio (digitale, globalizzazione, pandemia). “Nuovi Stili di Vita”, dove benessere-residenza-lavoro-ospitalità /turismo/tempo libero-salute”, a loro volta, ridefiniscono la natura propria e i loro apporti reciproci, integrandosi all’interno di organismi funzionali e formali di alta qualità. I Borghi di vita nuova aperti alla cultura del Mediterraneo, la grande Città Metropolitana dello Stretto unita dal Ponte, la “funzione Matera”, baricentro del Mezzogiorno continentale all’interno di un nuovo straordinario organismo territoriale continuo di Aree Vaste, coese sistematicamente.

* * *

La Sicilia può stare sul Meridiano d’Europa?

La situazione non si schioda, nonostante i suoi figli migliori siano assisi sugli scanni più alti della Repubblica da due settennati. C’è sempre qualcuno – molto titolato, forse più abile, referenziato dai piani bassi, distratto da altra questione ritenuta più traente – che lascia marcire nel cassetto l’elaborato complesso, quel “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa” concepito dalle teste pensanti più avvedute del nostro Paese, quello stesso documento letto, apprezzato, fatto proprio con visibile entusiasmo dal Signor Presidente della Repubblica! E non se ne comprende la ragione, che può sconvolgere l’Italia esposta sul crinale del Debito Pubblico: l’attuale esecutivo seguirà le stesse orme o tenterà, passo dopo passo, di trovare la via nuova? Quella più giusta, coerente, produttiva di dotare l’Italia di un “secondo motore” – quello del Sud – necessario e sinergico col “primo motore” – quello del Centro-Nord – per consentire all’intero “Sistema Italia” di funzionare come effettivo e potente organismo, atto a ridurre le diseguaglianze sociali, economiche e territoriali, presenti nel Paese, che attentano ai fondamentali diritti di cittadinanza e ai livelli omogenei di qualità di vita. Porre il Sud nelle condizioni di interagire attivamente e sinergicamente con il Centro-Nord rende un servizio al compiuto risanamento e riequilibrio dell’intero Paese e al reale rilancio di entrambe le macroaree. È da respingere con forza, oggi più che mai, come pericolo e danno di estrema rilevanza per il benessere dell’intera comunità italiana qualsiasi illusoria tentazione di singole macroaree del Paese di perseguire ciascuna un proprio individuale percorso di sviluppo!

In conclusione, l’UE rimane ancoraggio valido per limitare i danni alle Regioni meridionali, accumulate in oltre un secolo e mezzo di Stato unitario. Il campanilismo va bene per la sacrosanta identità del passato, il futuro vuole ben altro! Non vanno più di moda i predicozzi sull’altruismo! Si eviti l’assistenzialismo scoordinato! Si metta al bando la parcellizzazione delle risorse con la pletora dei Centri di Costo (ad esempio nell’Università) e/o dei Centri di Spesa (ad esempio nella Sanità pubblica) ripetitivi, adiacenti, inefficienti ed inefficaci rispetto a paradigmi desueti di solare evidenza.

Dunque, il momento della verità per la Macroregione del Mediterraneo e il Progetto di Sistema: si vuole lanciare una strategia macroregionale di tipo europeo nel Mediterraneo o sono perdute anche queste?

La Terra appare sempre la stessa …In gran parte si, ha ragione Qoelet, figlio di David, Re di Gerusalemme, per il peggio dell’Uomo. L’avidità, la sete di dominio, l’egoismo. 


A Palazzo Martinengo di Brescia I MACCHIAIOLI – Testo critico di Francesca Dini

Vincenzo Cabianca, Mattutino, 1901. Collezione privata

Estratto dal testo in catalogo Silvana Editoriale

BRESCIA | PALAZZO MARTINENGO

DAL 20 GENNAIO AL 9 GIUGNO 2024

L’esposizione presenta oltre 100 opere di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani e altri pittori che, nella Firenze del secondo Ottocento, diedero vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo

A cura di
Francesca Dini e Davide Dotti

Nel settembre del 1859 il toscano Cristiano Banti e il veronese Vincenzo Cabianca pittori ed amici, partirono da Firenze per visitare le terre lombarde appena liberate dal giogo austriaco ed annesse al nascente Stato Italiano: essi transitarono da Solferino, teatro della cruenta battaglia e si soffermarono a San Martino per omaggiare il sacrificio dei molti giovani loro coetanei periti in battaglia. Ancor prima dunque che questo lembo del territorio bresciano assumesse l’aspetto che oggi conosciamo con la costruzione della grande Torre Monumentale, molti patrioti – e tra di essi i Macchiaioli toscani – ne avevano già fatto un luogo identitario, oltre che di memoria e di pellegrinaggio. A nutrire gli animi di Banti e Cabianca e dei loro compagni Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Giuseppe Abbati, Vito D’Ancona, Serafino De Tivoli, Adriano Cecioni (cui si uniranno poi anche Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi e Nino Costa) non era tuttavia soltanto la fede patriottica, bensì la certezza che fosse venuto il momento di dare un’arte nuova all’Italia nascente e per questo, già dal 1855, nelle fumose stanze del fiorentino Caffè Michelangiolo, questi giovani, che provenivano da diverse regioni della penisola, si erano sentiti tutti “toscani” per elezione e per cultura ed avevano dato vita ad un ardente dibattito, dal quale di lì a breve sarebbero emerse, nello stupore dei compagni più conservatori e ostili al nuovo, i termini “macchia” e “realismo” e la volontà di essere “pittori/ artefici del proprio tempo”, testimoni dell’epoca loro contemporanea.

Silvestro Lega, I fidanzati, 1869, olio su tela, 35 x 79 cm. Milano, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia

Alle origini della loro avventura i Macchiaioli – senza minimamente tralasciare quei valori etici dell’epopea risorgimentale di cui la loro arte si nutriva anzi profondamente – intercettarono l’afflato del pensiero positivista che andava diffondendo in Europa la fiducia nella conoscenza scientifica e nel progresso tecnologico; e la certezza che il metodo scientifico potesse essere applicato a tutte le sfere della scienza e della vita umana; inoltre, il pensiero positivista opponeva al principio romantico dell’ideale quello di una realtà conoscibile. Gli scritti di Darwin introducevano il concetto di evoluzione, chiave di interpretazione della storia stessa dell’umanità. I Macchiaioli seppero dunque inserirsi nel processo di democratizzazione dell’arte avviato dalla comunità di pittori operosa nel villaggio di Barbizon, non lontano da Parigi, e portato avanti da Gustave Courbet: alla rappresentazione degli eroi e dei grandi avvenimenti della storia passata, tutti questi artisti preferivano la realtà domestica e quotidiana delle comunità rurali e dei vicini pascoli, colti dal vero, en plein air. Fatto proprio questo importante incipit al rinnovamento dei contenuti dell’arte, i toscani si concentrarono allora sul perfezionamento dello strumento espressivo, la “macchia”, grazie alla quale il percorso evolutivo della pittura italiana compì un decisivo progresso. Così, a Firenze, tra il 1855 e il 1867 i Macchiaioli dettero vita ad una originale avanguardia artistica, scrivendo una delle pagine più alte della storia dell’arte europea del XIX secolo.

Telemaco Signorini, Pascoli a Castiglioncello, 1861, olio su tela, 31 x 76 cm. Collezione privata

Figli del positivismo, i Macchiaioli dunque si sentirono parte di un processo evolutivo che, superando le premesse accademico-romantiche della prima metà del secolo, si era incamminato sulla via della realtà e della luce. Una volta raggiunti i propri obbiettivi estetici, essi guardarono dinnanzi a sé e cercarono di vivificare la propria ricerca con nuovi fermenti, accogliendo i suggerimenti della critica contemporanea – da Ferdinando Martini a Enrico Panzacchi – e supportando l’aprirsi dei più giovani del gruppo alle istanze del naturalismo internazionale. La seconda generazione macchiaiola – quella dei Gioli, di Cannicci, di Cecconi, di Ferroni, dei Tommasi – dichiarando la propria fedeltà ai principi del Vero in continuità con i loro amati maestri, operarono inconsapevolmente una scelta di campo latamente “conservatrice” che portò alla rinascita del quadro d’atelier, spesso di grandi dimensioni, quasi sempre manifesto di umanità e di toscanità. I tempi storici ormai mutati, il chiudersi nel 1870 dell’epopea risorgimentale svincolavano del resto l’artista dall’impegno civile e patriottico. Il concetto courbettiano di realtà come sintesi dinamica di natura e storia, principio fondante della poetica dell’avanguardia macchiaiola, illanguidiva: la realtà non era più evocata, bensì descritta, dunque la tecnica della “macchia” necessariamente andava a stemperare il suo originario vigore e la innata potenza di sintesi per assecondare la vocazione narrativa della nuova pittura. Una pittura nuova, caratterizzata dalla sua appartenenza ad una precisa regione geografica e alla sua cultura artistica; ma capace di dialogare con le diverse scuole internazionali che praticavano la pittura del vero (basti ricordare i francesi Jules Breton, Jules Bastien- Lepage, P.A.J. Dagnan-Bouveret, Leon Lhermitte, i tedeschi Hans Herrmann e Max Liebermann). La sperimentazione della luce che aveva “innescato” la rivoluzione dei primi Macchiaioli divenne fatto non primario per i giovani toscani; mentre gli impressionisti francesi, proseguendo su quella via e facendo tesoro degli studi ottici del chimico Michel Chevreul, davano vita nel 1874 al loro rivoluzionario movimento: caddero così nel vuoto i richiami del critico Diego Martelli che esortava i toscani a percorrere “i nuovi orizzonti nella ricerca del vero” dischiusi dalle scoperte dell’impressionismo.

Angelo Tommasi, La caccia alle anatre, 1889, olio su tela, 177 x 251 cm. Udine, Galleria d’Arte Moderna

Della mutazione della macchia in senso naturalista, i più anziani Macchiaioli furono sodali, sebbene pervicacemente avvinghiati ai principi della loro antica poetica e perciò di fatto isolati in una sorta di hortus conclusus, o sacrario della memoria, rispetto ai rivolgimenti dell’arte più giovane e attuale. Mentre Signorini, anima ideologica del gruppo negli anni dell’avanguardia, reagiva viaggiando e non mancando di rapportarsi di tanto in tanto con la critica del momento per tutelare il proprio lavoro, Fattori traeva forza dal suo isolamento per radicalizzare la propria poetica che trovava una inedita forza espressiva nel corpus della sua straordinaria produzione incisa. Si creavano così le basi per la fondamentale rivalutazione novecentesca dell’opera fattoriana operata da Oscar Ghiglia e dai pittori post-Macchiaioli e sintetizzata nella definizione di Lorenzo Viani “Giovanni Fattori, italianissimo e toscano abbeverato dello spirito di Masaccio”; mentre Ardengo Soffici, nel porre un distinguo di merito tra Fattori e gli altri Macchiaioli, alimentava il mito di una sorta di leadership esercitata dal pittore livornese, della qual cosa, in verità, non si ha riscontro nei fatti storici che andremo a ricostruire nelle prossime pagine.


I MACCHIAIOLI
Brescia, Palazzo Martinengo (via dei Musei 30)
20 gennaio – 9 giugno 2024

A cura di Francesca Dini e Davide Dotti
 
Informazioni: mostre@amicimartinengo.it | www.amicimartinengo.it | Tel. 392-7697003
 
Prenotazioni scuole e gruppi: mostre@amicimartinengo.it | Tel. 392-7697003

FACEBOOK: Amici Palazzo Martinengo
INSTAGRAM: @amicimartinengo
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | clara.cervia@clp1968.it
T. 02.36755700 | www.clp1968.it

Al Maestro Fausto Delle Chiaie prestigioso riconoscimento per l’impegno, anche sociale, di una vita

Il M. Fausto Delle Chiaie accanto alla sua opera
Fausto Delle Chiaie

Il prestigioso riconoscimento all’impegno, anche sociale, di una vita

La Collezione Farnesina, all’interno del palazzo che dal 1959 è occupato dal Ministero degli Esteri a Roma, è il museo che il mondo ci invidia. Oltre 700 le opere-manifesto della nostra arte contemporanea ad oggi custodite in quello che è l’esito dell’innovativo progetto portato avanti nel tempo con passione, dall’ex segretario generale della Farnesina, l’ambasciatore, oggi a riposo, Umberto Vattani. Un progetto che ha avuto un cammino lungo, iniziato con il rifacimento del palazzo, con le opere d’arte ottenute in prestito e poi in comodato d’uso gratuito, il che regala mobilità alle opere stesse e non fa della Collezione un’esposizione statica. Ogni piano del Ministero ospita opere d’arte in un contenitore aperto ad un pubblico in costante aumento, che può così entrare in contatto con un complesso di opere ben rappresentative del panorama artistico italiano del ‘900 e contemporaneo.

Da oggi anche un’opera del M. Fausto Delle Chiaie entra nella prestigiosa Collezione Farnesina, un riconoscimento per l’Artista, oggi settantanovenne, la cui arte, è stato scritto, “ha onorato con ironica genialità il Paese e la città di Roma in particolare”. Tra i suoi estimatori il critico d’arte Achille Bonito Oliva che ha coniato per lui la definizione di “artista en plein air” e anche quella di “artista situazionista”, per il suo utilizzo di oggetti comuni o di scarto che il luogo dove opera di volta in volta offre e a cui dà nuovo significato.

Il M. Fausto Delle Chiaie e la sua opera

“Distanziamento Sociale” il titolo dell’opera entrata nella Collezione. Un’idropittura e pennarello su tela di lino delle dimensioni di cm. 187 x 213. Distanziamento sociale che, naturalmente, è esattamente l’opposto di quello che l’Artista cerca e ha sempre cercato, che è invece il contatto e lo scambio. Ma con quest’opera ha voluto fotografare una situazione esistenziale di fatto imposta dal lockdown in periodo di pandemia e consegnarla così ad una memoria futura. 

Il M. Fausto Delle Chiaie e la sua opera

Attivo a Roma dagli anni’70, conosciuto anche per il progetto del “suo” museo in Piazza Augusto Imperatore dove a lungo sono state esposte al libero sguardo dei passanti alcune opere, anche in sua assenza. Esito del suo “Manifesto Infrazionista” del 1986, dove si legge che infra-azione “è un’azione-collocazione-donazione di una o più opere, mostrate a terra da parte dell’artista nei luoghi dell’arte…è il grido d’allarme artistico del malessere storico; dell’accecamento del semplice e dell’umile, L’infrazione nasce dalla privazione della realtà visiva d’agire-pensare-fare… È la goccia che trabocca e vuole vivere con l’acqua”. Un attivismo che ha fatto dire, sempre ad Achille Bonito Oliva, che Delle Chiaie “crea una democrazia dello sguardo”.  Nella sua arte convivono influenze di arte povera, arte informale, pop art e tanta umanità. Lui stesso dice “l’arte è un gesto umano” e ne ha fatto spesso lo strumento per denunciare situazioni gravi o dolorose, come quella dei migranti in mare. L’ingresso nella Collezione Farnesina significa molto per Fausto Delle Chiaie, sempre scevro da interessi economici, un Artista “puro” ispirato solo dalla sua passione, dai suoi convincimenti, dal suo estro. Significherà ancora di più per i suoi tanti estimatori, per chi ne ha apprezzato la visione, lo ha sempre sostenuto e amato, a Roma e non solo.


Pian dé Giullari
di Andrea Bottai Via dei Cappellari 49
Roma
T. 366-3988603
Comunicazione Pian dé Giullari
T. 339-5785378

Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com

Uno degli special projects di ART CITY Bologna: “Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz”

Joel Meyerowitz, Morandi’s Objects, Studio Bedroom, 2015, Stampa a pigmenti d’archivio
20 x 16 pollici – Firmata ed edita sul retro. Da un’edizione di 10 esemplari

A cura di Giusi Vecchi

30 gennaio – 25 gennaio 2024
Collezioni Comunali d’Arte 
Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
artcity.bologna.it | www.museibologna.it/arteantica

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi
Special project di ART CITY Bologna 2024 in occasione di Arte Fiera

Apertura al pubblico martedì 30 gennaio 2024 ore 14.00

Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare la mostra Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz, a cura di Giusi Vecchi.

Allestita dal 30 gennaio al 25 febbraio 2024 nelle sale 23 e 24 delle Collezioni Comunali d’Arte a Palazzo d’Accursio, l’esposizione è uno dei cinque special projects della dodicesima edizione di ART CITY Bologna,il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, che esplorano e reinterpretano il lavoro di Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte,attraverso differenti linguaggi del contemporaneo.

Il progetto espositivo si apre al pubblico martedì 30 gennaio 2024 alle ore 14.00.

Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz 
introduce all’universo oggettuale di Giorgio Morandi attraverso lo sguardo di Joel Meyerowitz, presentando una selezione di 17 scatti dal nucleo complessivo di 23 opere che il celebre fotografo statunitense ha generosamente donato al Museo Morandi nel 2015 e nel 2024.
A completamento di un progetto avviato nel 2013 nella casa di Paul Cézanne ad Aix-en-Provence, nella primavera del 2015 Joel Meyerowitz ha avuto accesso alla stanza-studio di Casa Morandi, in via Fondazza 36 a Bologna, in cui sono conservati gli oggetti che il pittore disponeva sui suoi tavoli e contemplava a lungo prima di riprodurli nelle sue nature morte. Scopo del lavoro è stato quello di fornire un catalogo degli oggetti che questi pittori hanno usato nel corso della loro vita, mostrando agli studiosi e agli altri spettatori interessati le forme, per lo più umili e basiche, da cui i due grandi artisti hanno tratto ispirazione.

Attraverso più di 700 scatti, utilizzando esclusivamente la luce naturale, Meyerowitz ha compiuto una profonda ricognizione tassonomica di tutti gli oggetti conservati nella piccola stanza dove Morandi ha vissuto e lavorato: fra vasi, ciotole, bottiglie, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi, conchiglie, imbuti, annaffiatoi, pigmenti e altri oggetti polverosi e invecchiati sulla stessa carta che l’artista ha lasciato sul muro, ormai fragile e ingiallita dall’età.
Come assumendo la stessa postura del pittore, il fotografo spiega: “Mi sono seduto al tavolo di Giorgio Morandi esattamente nello stesso posto in cui lui si è seduto per più di 40 anni. La stessa inclinazione della luce brillava su quel tavolo per me come allora per lui. L’ho guardata crescere e irradiarsi poco alla volta per due giorni nella primavera del 2015. Ad uno ad uno, sono passati tra le mie mani più di 260 oggetti che lui aveva raccolto. La polvere di cui sono ricoperti è parte integrante di quel mistero che Morandi ci ha tramandato intatto. Come in un nuovo carosello, gli oggetti sono tornati a sfilare sul tavolo. Mi chiedo: qual è il segreto di questi oggetti che hanno tenuto Morandi sotto il loro potere per tutta la sua vita?”.
Veri e propri ritratti, questi still life fotografici, confluiti nel prezioso volume Morandi’s Objects pubblicato da Damiani nel 2015, esplicitano la potenza espressiva di ogni singolo oggetto, svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo aveva sperimentato nel dipingerli sulla tela.
Nel 2015 Meyerowitz aveva già voluto omaggiare il Museo Morandi donando un’opera di questo ciclo (Morandi’s Objects, trittico, “Flag”), a cui recentemente ha aggiunto altre 22 fotografie della stessa serie.

Joel Meyerowitz, Morandi’s Objects, Rust Color Bottle, 2015
Stampa a pigmenti d’archivio, 20 x 16 pollici,
Firmata ed edita sul retro. Da un’edizione di 10 esemplari

Joel Meyerowitz è nato nel 1938 a New York, ha iniziato a fotografare nel 1962.
Sebbene si sia sempre considerato un fotografo di strada nella tradizione di Henri Cartier-Bresson e Robert Frank (è coautore dell’opera standard sul genere Bystander: A History of Street Photography, 1994) ha trasformato questa modalità con il suo uso pionieristico del colore. Considerato, insieme a William Eggleston e Stephen Shore, uno dei più rappresentativi esponenti della New Color Photography degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, Meyerowitz è stato determinante nel cambiare l’atteggiamento verso l’uso della fotografia a colori da una resistenza a un’accettazione quasi universale.
Il suo primo libro Cape Light (1978) è un classico molto amato della fotografia a colori e ha venduto più di 150.000 copie. Anche in Wild Flowers (1983) ha dimostrato un apprezzamento per la fusione di natura e artificio nelle normali strade cittadine. In seguito si è dedicato ai ritratti (Redheads, 1991) e al paesaggio (Tuscany: Inside the Light, 2003). Più recentemente, ha trascorso tre anni a immortalare aree selvagge nei parchi di New York. Alcune selezioni del progetto sono state esposte al Museum of the City of New York (2009-2010) e sono state pubblicate in Legacy: The Preservation of Wilderness in New York City Parks (Aperture, 2009).
Meyerowitz è stato l’unico fotografo a cui è stato concesso l’accesso senza ostacoli a Ground Zero dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Le immagini, molte delle quali sono state raccolte nel volume Aftermath: World Trade Center Archive, hanno costituito le fondamenta di un importante archivio nazionale e una mostra itinerante che ha viaggiato in più di 200 città in 60 paesi.
Nel corso della sua carriera, Meyerowitz ha prodotto oltre una dozzina di libri e nel 2010 Phaidon ha pubblicato una rassegna completa della sua carriera. Inoltre, nel 1998 ha prodotto e diretto il suo primo film, Pop, un diario intimo di un viaggio di tre settimane in macchina con il figlio Sasha e il padre anziano Hy.
Tra le sue prime mostre personali importanti figurano quelle alla Eastman House di Rochester nel 1966 e al Museum of Modern Art di New York nel 1968. Ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2002 e ha ricevuto oltre una dozzina di premi, tra cui la Guggenheim Fellowship e il Deutscher Fotobuchpreis. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui Museum of Modern Art (New York), Metropolitan Museum of Art (New York), Whitney Museum of American Art (New York), Museum of Fine Arts (Boston) e The Art Institute of Chicago.
joelmeyerowitz.com


Mostra
Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz

A cura di 
Giusi Vecchi

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi

Periodo
30 gennaio – 25 febbraio 2024

Orario di apertura
Martedì, giovedì ore 14.00 – 19.00
Mercoledì, venerdì ore 10.00 – 19.00
Sabato, domenica, festivi ore 10.00 – 18.30
Chiuso lunedì non festivi 

Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Giovedì 1 febbraio ore 14.00 – 19.00
Venerdì 2 febbraio ore 10.00 – 19.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 – 22.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 – 18.30

Ingresso
Intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale giovani tra 19 e 25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura

Ingresso durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Gratuito 

Informazioni
Settore Musei Civici Bologna | Collezioni Comunali d’Arte
Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 2193998

museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna

TiKTok: @museiarteanticabologna
X: @MuseiCiviciBolo

ART CITY Bologna
artcity.bologna.it
Facebook: Art City Bologna
Instagram: @artcitybologna
#artcitybologna

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Ufficio Stampa / Press Office ART CITY Bologna
Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
Tel. +39 051 6496658 / +39 051 2193469
ufficiostampaARTCITYBologna@comune.bologna.it
elisabetta.severino@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it

Al via la mostra virtuale “Pàthos. Valori, passioni, virtù” promossa da Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa 

In mostra 80 capolavori di oltre 60 artisti raffiguranti le passioni, i valori e le emozioni di personaggi femminili che hanno segnato la storia antica

Al via il ciclo di mostre virtuali con “Pàthos. Valori, passioni, virtù“, la prima esposizione online promossa dalla Commissione per i Beni e le Attività Culturali di Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa e realizzata nell’ambito di R’Accolte, il più grande catalogo multimediale in Italia.
Questa straordinaria mostra sarà visitabile gratuitamente su www.pathos-raccolte.it dal 30 gennaio al 31 marzo 2024. Curata dallo storico dell’arte Angelo Mazza, la mostra esplora l’iconografia femminile dell’antichità e del Vecchio Testamento nelle ricche collezioni d’arte delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio. L’innovativa iniziativa presenta online al pubblico una selezione di 80 capolavori provenienti da 31 Fondazioni di origini bancaria e realizzati da 60 artisti tra i quali Elisabetta Sirani, Guercino, Parmigianino, Guido Reni, Giambattista Tiepolo, Giacinto Gemignani e Agostino Carracci.

Attraverso importanti figure femminili dell’antichità come Cleopatra, Lucrezia, Eva, Betsabea, Rebecca e Giuditta, i grandi artisti che hanno fatto la storia dell’arte esplorano le passioni, i valori e le emozioni incarnate da queste potenti donne e dalle loro vicende coinvolgenti ed eroiche. Si tratta prevalentemente di dipinti, ma sono presenti anche incisioni, maioliche, bronzi e terrecotte,
opere che coprono un arco temporale dal XVI al XX secolo.

Elisabetta Sirani, Porzia si ferisce alla gamba, 1664, proprietà di Fondazione Carisbo

Angelo Mazza, curatore della mostra, scrive nel catalogo: “Il numero
elevatissimo e la varietà delle opere d’arte confluite nel sito R’Accolte, distribuite in un arco temporale alquanto ampio, restituiscono una significativa galleria di immagini in cui le figure femminili si offrono come modelli esemplari di virtù per dignità, onore, coraggio, forza, eroismo, integrità morale e fedeltà, a tal punto da mettere a rischio la propria vita o sacrificarla deliberatamente. In taluni casi la sequenza delle immagini è così folta e iconograficamente variata da visualizzare i momenti essenziali della narrazione storica”
.

Con questo nuovo progetto, R’Accolte continua a celebrare e diffondere il ricco patrimonio delle collezioni d’arte delle Fondazioni di origine bancaria e inaugura una nuova fase nel suo impegno di valorizzazione culturale con l’avvio di un ciclo di mostre virtuali che offriranno al pubblico l’opportunità di esplorare e comprendere le collezioni d’arte delle Fondazioni in modi del tutto innovativi. Dal suo avvio nel 2012, R’Accolte ha reso accessibili oltre 15.000 opere, censite secondo i più accurati standard internazionali, appartenenti a 78 collezioni, spaziando dal mondo antico al contemporaneo.

Come scrive Donatella Pieri, presidente Commissione Acri Beni e Attività culturali, nel catalogo: “Questo nuovo progetto nasce dalla volontà di aggiungere conoscenza, di ricostruire vicende della storia, di diventare occasione per nuovi approfondimenti e accrescimenti di un’arte ancora ampiamente esplorabile. La conoscenza del patrimonio produce la consapevolezza del suo valore e coltiva la responsabilità della sua perenne conservazione”.

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, Sibilla, 1620 circa, proprietà di CR di Cento

Le donne: un percorso tra valori, passioni e virtù

A mettere in luce le varie interpretazioni dei racconti biblici, nate dalle personali sensibilità degli oltre 60 artisti che prenderanno parte al progetto, sarà la galleria delle immagini tratte dalle collezioni d’arte delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio, che si svilupperà in un percorso suddiviso in 10 stanze virtuali. Dal 30 gennaio, ogni stanza ospiterà l’iconografia di alcune donne divenute – nel corso della storia antica – simbolo di uno specifico sentimento, emblema di valori, passioni e virtù.

Nella prima stanza ci saranno Artemisia, Sofonisba, Porzia e Pero, figure del mondo antico, emblemi del coraggio, della fedeltà e dell’affermazione della propria volontà. Artemisia, prostrata per la perdita del marito, il re Mausolo, fa costruire un eccezionale monumento sepolcrale, il Mausoleo, una delle sette meraviglie del mondo antico, e beve le sue ceneri. Sofonisba, catturata dal nemico, per non sottostare alla condizione di schiava sceglie di togliersi la vita con una coppa di veleno. Anche Porzia, moglie di Bruto, dà prova di grande coraggio e, alla morte del marito, affronta un suicidio atroce. Emblema della fedeltà e della pietas è anche Pero, figlia di Cimone, che sostenne in vita il vecchio padre condannato a morire di stenti in carcere, nutrendolo con il proprio latte, di nascosto, e rischiando la vita.

La seconda stanza è dimora di Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto della dinastia tolemaica – sovrana, madre, moglie, amante e condottiera – è uno dei personaggi più celebri della storia antica. Gli otto dipinti raccolti in mostra, che la vedono protagonista, si concentreranno prevalentemente sull’episodio conclusivo della vita che la rende simbolo di forza, intelligenza e indipendenza.

Guido Reni, Lucrezia, 1635-1640 circa, proprietà di Fondazione Carisbo

All’interno della terza stanza si trova Lucrezia, l’eroina romana violata da Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo ultimo re di Roma. Simbolo di dignità e sacrificio, il suicidio è la forma di catarsi della nobildonna che ha segnato una parte importante della storia antica, costringendo Tarquinio il Superbo all’esilio e portando alla fine della monarchia e all’inizio della Repubblica.

Proseguendo nel percorso virtuale si entra nella quarta stanza dove troviamo le Sibille, le cui virtù preveggenti erano tenute in grande considerazione. Tra le figure femminili dell’antichità greco-romana che rivestono maggiore importanza, le Sibille venivano consultate nei momenti cruciali dell’esistenza e in occasione di importanti decisioni politiche e di strategiche scelte militari, fornendo a volte responsi oscuri e ambigui. Per questo motivo divennero simbolo di sapienza e profezia. Numerose sono le loro rappresentazioni nelle collezioni delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio.

Altra iconografia femminile celebrata dai più grandi artisti della storia antica è Eva, che è posizionata nella quinta stanza. Presentata nella doppia valenza di negatività e positività, ad Eva si imputano la disobbedienza, la frattura di un mondo incantato e l’inizio della fragilità e della corruzione umana; ma la curiosità di Eva che coglie il frutto e convince Adamo ad assaporarlo è metafora di tendenza alla conoscenza cui l’intelligenza non può sottrarsi, così come della ricerca che esige coraggio e disponibilità nella consapevolezza del rischio.

Nella sesta stanza, il visitatore si imbatte con una donna simbolo di seduzione e inganno: la moglie di Putifarre, della quale il libro della Genesi non riporta neppure il nome. Nel testo biblico diviene protagonista quando, invaghitasi del giovane Giuseppe, servitore di Putifarre stesso, cercò di sedurre più volte l’uomo, il quale però la respinse. La donna, infuriata per il rifiuto, si vendicò di lui accusandolo di calunnia davanti al marito e facendolo arrestare.

All’interno della settima stanza troviamo le vicende di Sara e di Agar, che si intrecciano nel racconto biblico divenendo simbolo di crudeltà e riscatto. Sara, la moglie sterile di Abramo, non riuscendo a dare un figlio al marito gli offre la propria schiava, una straniera di nome Agar, con l’obiettivo di adottarne il figlio al momento del parto. Da questa unione nascerà Ismaele. Quando si accorge di essere incinta, Agar perde ogni rispetto per la sua padrona, finendo col maltrattarla. In seguito, anche Sara riesce a generare un figlio, Isacco, ma – quando lo vede scherzare col fratellino Ismaele – scoppia in lei una profonda rabbia, al punto che Abramo è costretto ad allontanare Agar e suo figlio.

Speranza e unione sono i valori che delineano le figure di Sara e Rebecca, protagoniste dell’ottava stanza della mostra. Quella di Sara e di Rebecca è una storia a lieto fine per il felice matrimonio contratto con la benedizione divina.

La nona stanza ospiterà Susanna, vittima di molestie e calunnie, la cui onestà e integrità sarà infine riconosciuta. Susanna fu incolpata pubblicamente per aver rifiutato due anziani giudici che frequentavano la casa del marito, ma l’intervento provvidenziale del profeta Daniele riuscirà a salvarla dalla condanna a morte, dimostrando l’innocenza della giovane e la menzogna dei due uomini. Così la casta Susanna divenne simbolo dell’anima salvata e della virtù, dell’onestà e della giustizia.

Giovanni Battista Tiepolo, Incontro di Rebecca ed Eleazaro al pozzo, 1720-1722 circa, proprietà di Fondazione Cariplo

Il percorso si conclude nella decima stanza, dove i visitatori troveranno i dipinti di Debora, Giaele e Giuditta, simbolo di ribellione e audacia. Le tre eroine sono accomunate dal forte temperamento che, unito alla fredda determinazione, le spinge a subordinare la loro stessa esistenza alla missione di liberazione della patria. Nella storia antica, la coraggiosa determinazione della
profetessa Debora
libera gli ebrei dalla soggezione ai Cananei e
assicura quarant’anni di pace ai territori di Israele; l’atroce
impassibilità di Giaele
sconfigge il nemico Sisara, mentre le trame
di seduzione, l’astuzia e il coraggio violento di Giuditta
mettono in fuga gli Assiri e salvano la città di Betulia dall’assedio.

Ad arricchire la mostra ci saranno un catalogo digitale, video-interviste al curatore e contenuti multimediali che collegano le opere alla cultura popolare contemporanea. “Pathos. Valori, passioni, virtù” sarà inoltre accompagnata da un ricco calendario di eventi dal vivo, tra cui lezioni di storia dell’arte, visite guidate e laboratori per bambini, organizzati dalle Fondazioni partecipanti nei loro territori di riferimento.

Partecipano: Fondazione Banca del Monte di Lucca, Fondazione Cariparma, Fondazione Cariparo, Fondazione Cariplo, Fondazione Caript, Fondazione Carisap, Fondazione Carisbo, Fondazione Carispezia, Fondazione Cariverona, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Fondazione CR di Alessandria, Fondazione CR di Cento, Fondazione CR di Cesena, Fondazione CR di Fano, Fondazione CR di Gorizia, Fondazione CR di Lucca, Fondazione CR di Pesaro, Fondazione CR di Ravenna, Fondazione CR di Reggio Emilia Pietro Manodori, Fondazione CR di Rimini, Fondazione CR di Terni e Narni, Fondazione CR di Tortona, Fondazione CR di Volterra, Fondazione CR Firenze, Fondazione di Modena, Fondazione di Sardegna, Fondazione Estense, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Perugia, Fondazione Tercas, Banca del Monte di Lucca S.p.A, Banca Tercas S.p.A., Crédit Agricole Italia, UniCredit S.p.A.

Le Fondazioni di origine bancaria sono organizzazioni non profit, private e autonome, nate all’inizio degli anni Novanta dalla riforma del sistema del credito. Acri è l’organizzazione che le rappresenta collettivamente.

Le Fondazioni di origine bancaria, eredi delle Casse di Risparmio, mantengono una lunga tradizione nel campo dell’arte e della cultura. Oltre a sostenere interventi di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale, le Fondazioni promuovono progetti che mirano a democratizzare la cultura, favorendo l’accesso di un vasto pubblico ai beni culturali. L’impegno delle Fondazioni, in questo campo, riflette l’articolo 9 della Costituzione italiana e la Convenzione di Faro del 2005, promuovendo la tutela del patrimonio culturale e l’accesso consapevole di tutti i cittadini.

Dal 2000 a oggi, al settore Arte, Attività e Beni culturali le Fondazioni hanno destinato complessivamente oltre 7,5 miliardi di euro, contribuendo significativamente allo sviluppo culturale delle comunità di riferimento e dell’intero Paese. Gli interventi sostenuti includono, tra gli altri, il recupero e la conservazione del patrimonio monumentale, la tutela e la promozione di collezioni d’arte, il sostegno a festival culturali e lo sviluppo di progetti di sistema a livello nazionale, come R’Accolte.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO MOSTRA: Pàthos. Valori, passioni, virtù
A CURA DI: Angelo Mazza
QUANDO: Dal 30 gennaio al 31 marzo 2024
DOVE: Online su www.pathos-raccolte.it
PROMOSSA DA: Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa NELL’AMBITO DI: R’accolte – https://raccolte.acri.it/

CONTATTI ACRI

SITO: https://www.acri.it/
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UC2E13fBWzJc30EtBv0bnWtQ
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/raccolte.arte/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126
info@culturaliart.com
www.culturaliart.com
Facebook: Culturalia
Instagram: Culturalia_comunicare_arte
Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann
Youtube: Culturalia

Gallarate (VA), Museo MA*GA: FASHION ILLUSTRATION. La Moda Missoni interpretata da Gladys Perint Palmer


GALLARATE (VA) | MUSEO MA*GA
SALA ARAZZI OTTAVIO MISSONI
DAL 25 GENNAIO AL 1° SETTEMBRE 2024

FASHION ILLUSTRATION
La Moda Missoni interpretata da Gladys Perint Palmer

A cura dell’Archivio Missoni

Dal 25 gennaio al 1° settembre 2024, la Sala Arazzi Ottavio Missoni del Museo MA*GA di Gallarate (VA) ospita la mostra, curata dall’Archivio Missoni, Fashion Illustration. La Moda Missoni interpretata da Gladys Perint Palmer.

L’illustrazione è sempre stato un forte e affascinante strumento di comunicazione. Quelle di moda di Gladys Perint Palmer per Missoni sono un esempio straordinario di come l’arte possa elevare e comunicare l’estetica di un marchio.

Rosita Missoni è cresciuta giocando a ritagliare figurini dalle riviste di moda che trovava nell’atelier dell’azienda di famiglia e da allora è sempre stata affascinata dalla capacità delle illustrazioni di moda di proiettarla verso mondi fantastici. Così, anche quando negli anni Sessanta i Missoni iniziarono a commissionare le loro campagne pubblicitarie ai fotografi di moda, Rosita rimase sempre affascinata dalle potenzialità espressive dell’illustrazione, affidando le loro creazioni a Brunetta fino agli anni Settanta, in seguito ad Antonio Lopez negli anni Ottanta e a Gladys Perint Palmer dagli anni Novanta.

Rosita e Gladys si conobbero tramite la giornalista di Moda Anna Piaggi che nel 1989, nel periodo delle sfilate milanesi, insieme a Luca Stoppini aveva curato la Mostra Gladys Perint Palmer. Characters. Rosita ne restò entusiasta e propose a Gladys di illustrare i capi delle sue Collezioni, per comunicare il lato allegro e ironico della moda Missoni. Una collaborazione che andò avanti per ben dieci anni e un’amicizia che dura ancora. Colin Mc Dowell, scrittore, stilista e curatore di moda britannico, nell’introduzione al libro di Gladys Perint Palmer, Fashion People, (Assouline, 2003) la descrive così “(…) Gladys, la cui opera è sempre firmata GPP, non è una pittrice ma un’illustratrice di rara qualità, forse l’ultima di una lunga e onorata stirpe. Gladys ha uno stile altamente peculiare – scaltro, distaccato e divertito – basato su uno sguardo che è diventato saggio e sardonico con il tempo. (…) Mai interessata alla riproduzione linea per linea di ciò che vede davanti a sé, Gladys apprese presto che catturare il carattere di una persona o “fissare” la personalità di un capo era prima di tutto il risultato di un occhio attento ai dettagli, seguito dal rigore intellettuale di ridurre tutte le informazioni che ha davanti a sé in poche righe significative. Questa è un’abilità quasi perduta oggi. Gladys è della vecchia scuola. È un’illustratrice qualificata che ha trascorso tre anni alla St. Martin’s School of Art di Londra imparando il suo mestiere, seguito da un periodo trascorso ad affinarsi alla Parsons di New York. Da allora ha disegnato per alcuni dei nomi più luminosi della moda tra cui Missoni, Versace, Geoffrey Beene, Oscar de la Renta e John Galliano per Dior. Il suo lavoro è apparso su Harper’s Bazaar, The New Yorker, The New York Times Magazine, San Francisco Examiner e nella sezione Style del London Sunday Times. Nata a Budapest, Gladys è una vera figlia di un paese antico, trasformando la passione e l’angoscia dei suoi connazionali in un punto di vista ironicamente umoristico. (…)”.


FASHION ILLUSTRATION. La Moda Missoni interpretata da Gladys Perint Palmer
Gallarate (VA), Museo MA*GA (via E. De Magri 1)
15 gennaio – 1° settembre 2024
 
A cura dell’Archivio Missoni
 
Orari:
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì: ore 10.00 – 18.00
sabato e domenica: 11.00 – 19.00
 
Ingresso:
Intero: €7,00; ridotto: €5,00
 
Museo MA*GA
T +39 0331 706011; info@museomaga.it; www.museomaga.it
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T +39 02 36755700
www.clp1968.it anna.defrancesco@clp1968.it

Biblioteca Regionale di Messina: Piccole Pietre – Presentazione della Silloge poetica di Mario Falcone

“Piccole Pietre” di Mario Falcone

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” Presentazione della Silloge Poetica

3 febbraio 2024 ore 17

Sala Lettura
via I Settembre,117-Palazzo Arcivescovile

Si terrà sabato 3 febbraio, alle ore 17, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo” di Messina, la presentazione della Silloge Poetica “Piccole Pietre” di Mario Falcone, La Feluca Edizioni, settembre 2023.

L’iniziativa culturale si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice, Avv. Tommasa Siragusa, che fungerà poi da Coordinatrice; a seguire relazionerà la Prof.ssa Marietta Salvo, Ricercatrice UniMe di Geografia Politica ed Economica e Sociologia Ambiente Territorio. Sarà presente l’Autore. Nel corso della manifestazione saranno rese Letture drammatizzate a cura di Marietta Salvo, Mario Falcone e Tommasa Siragusa.

Il viaggio introspettivo tradotto in versi da Mario Falcone svelerà l’essenza del Suo animo, tra esperienze personali e sociali, dall’effimero respiro della vita alla piaga ineluttabile della solitudine. Parafrasando l’intitolazione, l’esistenza umana per l’Autore è scandita dalle “piccole pietre” che segnano il nostro percorso vitale… e risultano necessarie per costruire le strade; forse, ciascuno di noi è solo piccole pietre per ogni altro essere, ma significanti. La delicata sensibilità dell’Autore è sempre presente, e le infinite gamme scelte per evocare il Suo immaginario spaziano dalla nostalgia, alla devozione, all’affetto… pur se non mancano punte di tristezza. In ogni caso il Poeta si fa autore-spettatore della propria vita con evidente distacco e anela alla redenzione, come ritorno alla pace interiore e alla serenità, da rivendicare con forza. Il focus è sui legami famigliari, amorosi e amicali… id est sull’amore nelle varie sfaccettature. E se la vita umana è riportata quale fosse un giro di giostra, fondamentale appare la ricerca dell’autenticità.

“La realtà – asseriva il celebre regista Federico Fellini – è spesso deludente”. Nel linguaggio poetico di Mario Falcone un solco sottile ma profondo separa l’illusione dalla disillusione, quell’amaro che rimane in bocca, traccia di un percorso sporcato dal tempo e dagli eventi. Il Poeta dalla scrittura fluida si ribella al sentimentalismo e rimane ben coeso alla cruda realtà, che, se da una parte proietta l’uomo verso orizzonti di felicità, sa, alla resa dei conti, vincolarlo alla malinconia e al tormento. Così nella lirica “Gatti”, gli amati felini sono i benevoli e affettuosi compagni, “sono i veri padroni della casa,/ la gioia del rientro ma anche/ il dispiacere momentaneo dell’abbandono”.

Il linguaggio è volutamente riferibile al parlato, con i pensieri che, indugiando sul passato, divengono quali ramaglie del vissuto. Lo stile narrativo si combina alla perfezione con quello della scrittura filmica, generando una sorta di “poesia fotografica”, con delle istantanee in forma quasi diaristica. Falcone si pone dunque fuori dal canone poetico tradizionale, con un registro, ove la quotidianità è protagonista, attraverso micro-storie sui luoghi e le persone importanti.

La Musa poetica è qui in funzione consolatrice e reca una opzione di salvezza, in componimenti in cui l’io poetico e l’individualità biografica si sovrappongono, giungendo a far infrangere i diktat del metro, con le parole ora contratte, ora utilizzate in guisa smodata.

La Silloge rappresenta una ulteriore sfaccettatura della creatività di Falcone, che di poeti quali Ferlinghetti e Bukowski si è nutrito in modo costante… quale lettore e sta anche lavorando ad una seconda silloge.

Non resta che lodare la portata di questo novello cammino espressivo di Mario Falcone, che suggella e completa la forma narrativa fin qui privilegiata, muovendosi fra incanto e disinganno e guardando sempre alle proprie vicissitudini e all’Altro da sè con spietata compassione.

(a cura di Maria Rita Morgana)

Mario Falcone, messinese, Scrittore e Sceneggiatore, ha lavorato e vissuto a Roma per 42 anni per poi far ritorno in riva allo Stretto. Fra gli otto romanzi editi, si cita “Alba nera” del 2008, Fazi Editore, pubblicato altresì in Francia.

Ha firmato per la Rai e Mediaset fiction televisive di successo, tra le quali: Padre Pio, De Gasperi, Enzo Ferrari, Rino Gaetano, La guerra è finita, Einstein, Francesco. Docente di sceneggiatura e scrittura creativa, è Poeta esordiente alla Sua prima raccolta.

Tanti i riconoscimenti conseguiti nel ventennio 2000/2020.


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’iniziativa in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere all’Autrice.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO: Ufficio Relazioni con il Pubblico
                  tel.090674564
urpbibliome@regione.sicilia.it