IL DOMANI CHE COMINCIA OGGI La Macroregione Mediterranea e il Progetto di Sistema per il Sud

Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta – Foto di Shlomaster da Pixabay

Presidente Associazione Europa Mediterraneo
Patologo Umano e del Territorio – Medico ippocratico 
 

Prendiamoci cura del mondo, illustrando aspetti e problemi vecchi e nuovi, valori culturali, economia, ambiente. Con l’afflato di spiriti liberi e razionali, quando siamo in disaccordo lasciamo che la realtà sia il giudice finale; se uno avrà ragione, alla fine imparerà qualcosa; se uno ha torto, qualcuno vincerà. Entrambi ne trarranno profitto, secondo la massima di Ayn Rand.
In questo contesto, la libertà è basilare, non definizione di un concetto, piuttosto rapporto, evento, tema biblico, che risale all’homo sapiens. Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno; raggiunta la meta   i fiumi riprendono la loro marcia. E nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l’occhio di guardare, né mai l’orecchio è sazio di udire. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole…
Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità, è un inseguire il vento. Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare.
Una generazione va, una generazione viene. La Terra resta sempre la stessa? In gran parte si, ha ragione Qoelet, figlio di David, Re di Gerusalemme, per il peggio dell’Uomo …

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Viviamo il nostro tempo, se siamo capaci di determinare la volontà e l’azione morale senza l’ausilio della sensibilità. La filosofia ci può aiutare nella critica di non restare sempre vincolati all’esperienza empirica. C’è una legge morale con valore universale a priori, che non può essere ricavata dall’esperienza e che si erge come fatto della ragione, imperativo secondo il principio de “il dovere per il dovere”.

Quanto appena detto mostra la capacità della ragione di farsi “pratica” per il recupero della sfera “noumenica”, inaccessibile teoreticamente, ma accessibile “praticamente”. Quel sommo bene fra virtù e felicità – secondo Immanuel Kant -naturalmente spande nella cultura e ne imbeve la società, europea in specie.

La finanza dell’Unione Europea (UE), nel corso degli anni ha inteso <territorializzare> gli investimenti. A tal fine è nata l’idea di <Macroregione> per una strategia integrata che coinvolga regioni, anche straniere e nazioni diverse, con l’obiettivo comune di uno sviluppo equilibrato e sostenibile per una specifica area geografica. La Macroregione è uno strumento della UE, approvato e nato con lo scopo di favorire la partecipazione al processo decisionale non solo degli Stati, ma anche delle Regioni, degli Enti locali, della società civile in aree circoscritte dello spazio europeo. Le Macroregioni sono dunque “nuove forme rafforzate” di governo della UE, “perché facilitano il consenso su temi di interesse comune, tra realtà territoriali di Stati membri appartenenti ad una stessa area” e “promuovono sinergie piuttosto che discriminazioni e sovrapposizioni”.

Le strategie macroregionali dell’Unione europea consentono ai paesi tra loro confinanti di discutere fra loro, anche in antitesi, di mettere a fuoco e risolvere in termini di efficienza (risparmio) i problemi emergenti. Alla fine, possono sfruttare il potenziale che hanno in comune (ad es. inquinamento, navigabilità, concorrenza commerciale mondiale, qualità della vita e così via). I paesi che usufruiscono di una cooperazione rafforzata hanno l’obiettivo di affrontare le problematiche nel modo più efficace (qualità) di quanto non avrebbero fatto individualmente. Le strategie possono essere sostenute dai fondi UE, compresi i fondi strutturali e d’investimento europei. Le strategie macroregionali dell’Unione vengono richieste dagli Stati membri dell’UE interessati, situati nella medesima area geografica (in alcuni casi da paesi extra UE) e avviate attraverso il Consiglio europeo.

L’UE sta sperimentando (v. schema) una simile strategia per la Macroregione del Mar Baltico (EUSBSR) dal 2009 e per la Macroregione del Danubio (EUSDR)dal 2011 con risultati positivi.

STRATEGIE MACROREGIONALI E POLITICA DI COESIONE

Nella Macroregione Alpina (EUSALP), nataIl 4 agosto 2015, benedetta dal Parlamento Europeo a gennaio 2016 sono riunite 48 regioni e province autonome. Essa comprende Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trento e Bolzano, Franche-Compé, Rhone-Alpes, Provence-Alpes Cote d’Azur, Baden Wurttemberg, Baviera ed altre meno note. Le regioni, anche quelle a statuto speciale spargono a larghe mani i semi della sussidiarietà e solidarietà per la realizzazione e/o il potenziamento di strutture e/o infrastrutture di eccellenza. L’accordo stretto conta su 76 milioni di persone e coinvolge 7 Stati (Austria, Francia, Italia, Germania, Svizzera, Slovenia, Lichtenstein), che hanno fatto scorrere sangue della loro gioventù nelle guerre mondiali. Il nuovo soggetto potrà operare nei campi più determinanti per l’area geografica di appartenenza, quali mobilità, turismo, infrastrutture, rete stradale e ferroviaria, gestione delle risorse energetiche, sostegno delle piccole e delle medie imprese, tutela ambientale, cambiamento climatico, tendenze demografiche, migrazione, innovazione, accesso ad Internet via satellite. L’obiettivo delle 48 regioni è quello di far nascere e sviluppare progetti e politiche comuni allo scopo di raggiungere accordi economici direttamente con l’UE. Infatti, EUSALP potrà contrattare direttamente con Bruxelles senza passare dai governi centrali dei vari stati coinvolti. L’élite imprenditoriale economica, scientifica, culturale del nord e del centro dell’UE ne ha capito il succo e si rende parte attiva. 

Per la Macroregione Adriatica e Ionica (EUSAIR), la strategia dell’UE coinvolge 8 paesi di cui 4 stati membri Ue (Italia, Slovenia, Croazia, Grecia) e 4 non membri (Montenegro, Albania, Bosnia Erzegovina, Serbia). Le regioni italiane coinvolte sono tutte quelle bagnate dall’Adriatico e dallo Jonio ed inoltre: Lombardia, Trentino-Alto Adige e Umbria. EUSAIR promuove una crescita sostenibile in termini economici e sociali della Macroregione, supportando al contempo il processo di integrazione dei paesi balcanici dell’area. La Strategia riguarda principalmente le opportunità dell’economia marittima: trasporti mare – terra, protezione dell’ambiente marino, turismo sostenibile e connettività nel campo dei trasporti e dell’energia. Esemplare il comportamento della Regione Marche, che se ne è fatta promotrice, sebbene dalla Puglia in giù poco o niente si appia di EUSAIR …

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In linea con la risoluzione del 27 giugno 2012, riguardante l’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE, il Parlamento Europeo (PE) ha approvato la nascita e lo sviluppo della Macroregione occidentale ed orientale del Mediterraneo (2011/2179 INI – Prospettive nel Mediterraneo punti da 15 a 46).  

La Macroregione del Mediterraneo è importante ? Ecco i fatti (Giuseppe Abbati).

Conferenza di Parigi (2008). Segna una nuova era per il Mediterraneo; vi partecipano 43 Paesi del Mediterraneo tranne la Libia. Il presidente Nicolas Sarkozy intendeva avviare un dialogo tra le due rive, affinché “il Mar Mediterraneo non sia il nostro passato, ma il nostro futuro”.

Dichiarazione di Palermo (2010). 20 Stati con i rappresentanti della Lega Araba, della Commissione Ue, del Comitato delle Regioni, del CRPM (Conferenza delle regioni marittime) “propongono di pervenire al più presto alla costituzione di una “Macroregione Mediterranea”, preparata da un tavolo tecnico permanente, in analogia a quella già avviata intorno al Mar Baltico. La Macroregione assicurerà la governance fra le Istituzioni già esistenti o che si possono costituire fra le Istituzioni, le comunità locali e le forme organizzate della società civile. Infatti, la Macroregione di tipo europeo non è una struttura amministrativa (Andrea Piraino).

Parere della Commissione per gli Affari Esteri del PE (2012) che, al punto 6, “ritiene necessario – al fine di attuare una strategia macroregionale per il Mediterraneo – basarsi sull’esperienza e sui risultati raggiunti dalle istituzioni regionali esistenti e ricercare con tali istituzioni possibili sinergie, segnatamente, oltre all’Unione per il Mediterraneo, la Banca europea per gli investimenti e l’Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM)”. Ai punti 8 e 9, si sottolinea che “le principali aree di intervento per la Macroregione del Mediterraneo dovrebbero essere mirate agli opportuni livelli sub-regionali per la cooperazione su progetti specifici e comprendere le reti energetiche, la cooperazione scientifica e l’innovazione,le reti per la cultura, l’istruzione e la formazione, il turismo, il commercio, la tutela ambientale, il trasporto marittimo sostenibile, la sicurezza marittima, la protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento, dal sovrasfruttamento e dalla pesca illegale attraverso la creazione di una rete integrata di sistemi di informazione e sorveglianza per le attività marittime, il rafforzamento del buon governo e una pubblica amministrazione efficiente, in modo da favorire la creazione di posti di lavoro. Inoltre, la Commissione ritiene che sia importante, in particolare dopo gli eventi della Primavera araba, che la nuova macroregione contribuisca alla definizione di una nuova strategia con i paesi terzi per la corretta gestione dei flussi d’immigrazione e dei benefici reciproci derivanti da una maggiore mobilità, basata su una strategia con i paesi terzi di lotta contro la povertà e di promozione dell’occupazione e del commercio, contribuendo alla stabilità nella Macroregione”.

Parere della Commissione per la Cultura e l’Istruzione (2012) … La Macroregione Mediterranea deve svilupparsi in conformità con la normativa internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in particolare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Convenzione dell’Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali”; inoltre, al punto 10, “sottolinea che la Macroregione Mediterranea agevolerebbe il dialogo interculturale e l’arricchimento del patrimonio culturale comune dell’Unione Europea, mobiliterebbe la società civile e incoraggerebbe la partecipazione delle ONG e delle popolazioni del Mediterraneo ai programmi culturali e educativi dell’UE”.

Proposta di risoluzione del PE sull’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE secondo cui ritiene che “le strategie macroregionali abbiano aperto un nuovo capitolo nella cooperazione territoriale europea applicando l’approccio dal basso verso l’alto”;raccomanda che “le strategie macroregionali, visto il loro evidente valore aggiunto a livello europeo, ricevano maggiore attenzione nel quadro della cooperazione territoriale europea che sarà rafforzata a partire dal 2013 …” sottolinea che la Macroregione del Mediterraneo potrebbe garantire che i vari programmi dell’UE concernenti il Mediterraneo si completino a vicenda e che i finanziamenti esistenti siano utilizzati nella maniera più efficace possibile. Tutto ciò potrebbe apportare un reale valore aggiunto ai progetti concreti dell’Unione per il Mediterraneo e associare i paesi terzi e le regioni interessati fin dalla fase di definizione della strategia – utilizzando a tale scopo lo strumento finanziario di vicinato e di partenariato, sempre nell’assoluto rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia “e promuovendo, ove necessario, il principio del “di più per chi si impegna di più” …”

Parere del Comitato economico e sociale europeo C.E.S.E.“La macro-strategia per il Mediterraneo deve puntare a trasformare la regione in uno spazio veramente all’avanguardia in termini di scambi commerciali, turismo, civiltà, idee, innovazione, ricerca e istruzione, convertendola in una regione di pace ai fini dello sviluppo e della prosperità sociale”. Non di focolai, ben alimentati, di forniture belliche !

“La macro-strategia per il Mediterraneo, suddivisa in due strategie subregionali deve inserirsi nel quadro della strategia Europa 2020 dei programmi esistenti e dei meccanismi di agevolazione finanziaria dell’UE, e ricorrere a iniziative europee come il programma Interact per la fornitura di assistenza tecnica e formazione. Andrà però creata una nuova struttura per gestire e agevolare il funzionamento delle istituzioni. La strategia macroregionale dovrà far nascere nuovi approcci che costituiscano un vantaggio per i paesi coinvolti, con la prospettiva di misure pratiche e di politiche da poter applicare con successo”.

7 aprile 2018 Forum sulla “Macroregione Mediterranea Centro-Occidentale presso   l’Università   di   Messina in cui è   stata   invocata unanimemente l’esigenza di realizzare le Macroregioni del Mediterraneo e di avviare senza indugio la progettazione di collegamenti stabili fra l’Europa, la Sicilia e l’Africa.Si costituisca un Comitato per richiamare l’attenzione del Governo, del Parlamento e delle Regioni!

Interrogazione del Sen. Pittella e altri (2018). “Il concerto delle regioni Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania per la costruzione della Macroregione del Mediterraneo occidentale costituisce d’altronde anche l’occasione per realizzare quella cooperazione territoriale indispensabile allo sviluppo equilibrato e sostenibile del Mezzogiorno d’Italia; si tratterebbe d’altronde di una grande opportunità per l’intero Paese, attraverso, in primo luogo, il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali di connessione dell’intera area: infrastrutture integrate per connettività, logistica, mobilità urbana sostenibile, e in altri campi delle economie dello sviluppo; considerato altresì che: come è stato evidenziato nel corso del Forum di Messina, alcuni Stati del Mediterraneo hanno in cantiere programmi e iniziative che lasceranno l’Italia esclusa dai grandi progetti di sviluppo futuri; si chiede di sapere: quali urgenti iniziative in sede europea il Governo intenda intraprendere, al fine di promuovere la costituzione in tempi quanto più brevi della Macroregione del Mediterraneo Centro-Occidentale, in grado di connettere per la realizzazione di politiche comuni i Paesi dell’Unione europea che si affacciano sul Mediterraneo con Tunisia, Libia, Marocco”. Tutto questo luminosamente detto, mai neanche percepito dai preposti ai vari livelli di responsabilità istituzionale …!

Convegno di Milazzo su Macroregione del Mediterraneo con l’On. Nello Musumeci, Presidente della Regione (2018). Nella stessa occasione è stata fondata l’<Associazione Europea del Mediterraneo> presso Notaio Alioto.Essa si propone di sollecitare la nascita e lo sviluppo delle Macroregioni del Mediterraneo e il rilancio del Sud dell’Europa e del Mediterraneo (art. 3 dello Statuto). L’associazione organizza attività a carattere culturale, periodiche riunioni tra gli associati e iniziative che contribuiscano al raggiungimento dello scopo sociale.

Mozione del Presidente Mario Loizzo al Consiglio Regionale della Puglia per  la nascita della Macroregione del Mediterraneo (2018). All’o.d.g. del prossimo Consiglio regionale “impegna l’Esecutivo regionale a intraprendere tutte le conseguenti iniziative nei confronti del Governo nazionale e in sede europea, al fine di promuovere la costituzione in tempi quanto più brevi della Macroregione del mediterraneo Centro-Occidentale, in grado di connettere per la realizzazione di politiche comuni i Paesi dell’Unione europea e dell’Africa Nordoccidentale che si affacciano sul Mediterraneo”.

Lo Statuto sociale della Associazione Europea del Mediterraneo è stato successivamente adeguato (2022) alla normativa di cui al Decreto Legislativo 3 luglio 2017 n. 117 (modificato con D. Lgs. 3 agosto 2018 n. 105) in vista di assumere la qualifica di Ente del Terzo Settore (E.T.S.), e per l’effetto è stata modificata la denominazione inASSOCIAZIONE EUROPA MEDITERRANEO Associazione di Promozione Sociale – Ente del Terzo Settore” (acronimo AEM – APS – ETS).  Nel sito web sono illustrate tutte le iniziative promosse nel corso degli anni per la istituzione della “Macroregione del Mediterraneo” (v. schema).

Algeria e Marocco – a parte sordide minacce di guerra – stanno realizzando programmi per le infrastrutture ferroviarie ad alta velocità. Da parte di diversi paesi si studia un tunnel che colleghi il Marocco a Gibilterra e non va dimenticato che la Cina investe in Africa ben sessanta miliardi di dollari. L’Italia tergiversa sul progetto prioritario di AC ferroviaria che unisca l’Europa alla Sicilia, mentre non si pone l’importanza della connessione veramente strategica con l’Africa.

“Non possiamo restare ancora in attesa!”, ha detto Peppino Abbati in convegno a Messina. Occorre mobilitare la opinione pubblica per avviare la costituzione della Macroregione del Mediterraneo; però, manca il vero Spirito di Comunità!

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Ed ecco la Commissione europea e l’Alto rappresentante fiutare il pericolo di uno stallo pregiudizievole e adottare una comunicazione congiunta che propone un’ambiziosa e innovativa Agenda per il Mediterraneo. Per rilanciare e rafforzare il partenariato strategico fra l’Unione europea e i suoi partner del vicinato meridionale, la nuova Agenda si basa sul convincimento che, lavorando insieme, e in uno spirito di partenariato, le sfide comuni possano trasformarsi in opportunità di interesse reciproco per l’UE e il vicinato meridionale. L’Agenda include un apposito piano di investimenti economici per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine. Nell’ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell’UE, per il periodo 2021-2027 verrebbero assegnati fino a 7 miliardi di € per l’attuazione dell’Agenda, importo che potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di € di investimenti privati e pubblici nei prossimi dieci anni.

Siamo risoluti a lavorare insieme ai nostri partner del vicinato meridionale nell’ambito della nuova Agenda che sarà incentrata sulle persone, soprattutto sulle donne e sui giovani, e ad aiutarli a realizzare le proprie speranze per il futuro, a far valere i propri diritti e a costruire un vicinato meridionale pacifico, sicuro, più democratico, più rispettoso dell’ambiente, prospero ed inclusivo”, dichiara l’Alto rappresentante/Vicepresidente Josep Borrell.

E Olivér Varhelyi, Commissario per il Vicinato e l’allargamento aggiunge: “Con questo partenariato rinnovato con il vicinato meridionale stiamo segnando un nuovo inizio nelle relazioni con i nostri partner del Sud. Questo partenariato si basa su interessi reciproci e su sfide comuni, ed è stato sviluppato insieme ai nostri vicini. Esso mostra come l’Europa voglia contribuire direttamente a una visione a lungo termine di prosperità e stabilità della regione, specialmente nel contesto della ripresa sociale ed economica dalla crisi del COVID-19”.

La nuova Agenda si avvale di tutti gli strumenti dell’UE e propone di unire le forze per lottare su 5 settori d’intervento:

  • Sviluppo umano, buongoverno e Stato di diritto a favore della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e della governance responsabile.
  • Resilienza, prosperità e transizione digitale per sostenere economie resilienti, inclusive che creino opportunità, specialmente per le donne e per i giovani.
  • Pace e sicurezza ai paesi che affrontino le sfide e trovino soluzioni ai conflitti.
  • Migrazione e mobilità per agevolare percorsi legali e sicuri e regolare gli sfollamenti forzati. Il Governo italiano si sta spendendo …
  • Transizione verde: resilienza climatica, energia e ambiente per proteggere le risorse naturali della regione e generare crescita verde, sfruttando le potenzialità di un futuro a basse emissioni di carbonio.

L’UE effettuerà un riesame intermedio della comunicazione congiunta nel 2024.

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La strategia macroregionale per rilanciare lo sviluppo del Sud sembra gelata da due notizie (Andrea Piraino). La prima è una dichiarazione di Marc Lemaitre, direttore generale delle politiche regionali dell’UE, il quale ha testualmente detto: “Voglio richiamare l’attenzione sulla consistente riduzione degli investimenti nazionali (dell’Italia) al Sud fino al punto da neutralizzare e rendere vano lo sforzo europeo nelle politiche regionali per il Mezzogiorno”. La seconda notizia è la denuncia presentata all’Unione Europea da parte del movimento Sicilia Nazione (del quale fa parte il prof. Gaetano Armao) contro lo Stato italiano per “violazione del principio di addizionalità” in quanto l’Italia, invece di trasferire alla Sicilia i fondi dei programmi europei in aggiunta a quelli ordinari propri, utilizza i primi in sostituzione dei secondi. Non solo. Ma ha ridotto questi trasferimenti di fondi statali al di sotto della soglia del 34%, introdotta con legge statale nel 2017.

Di fronte all’impossibilità che siano i soggetti della società civile ad avviare l’iter procedurale della costituzione della Macroregione del Mediterraneo, si può seguire un’altra strada, forse più conducente. Quella di investire, per l’occasione, il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT) dell’Arcipelago delle Isole del Mediterraneo (ARCHIMED) con sede a Taormina e Catania, nato per promuovere la cooperazione transfrontaliera nell’ambito della politica di coesione economica e sociale che, a seguito del Trattato di Lisbona, ha una dimensione territoriale (Francesco Attaguile). In questa prospettiva, ARCHIMED dovrebbe svolgere un’azione coordinata per favorire la costituzione di un modello di sviluppo nuovo che, partendo dai cittadini e dalle istituzioni locali del bacino del Mediterraneo trasformi le debolezze in punti di forza (Andrea Piraino).

Lo Stato italiano, nel corso degli anni è il responsabile della condizione non più tollerabile dei territori del Mezzogiorno. La classe politica regionale e locale del Sud appare incapace di recepire la visione innovativa della Macroregione di tipo europeo, e le scelte incerte e contraddittorie ne denotano il mancato coinvolgimento. Le Regioni e le Città metropolitane non hanno fatto registrare alcun atto concreto di iniziativa, che ne avviasse il procedimento costitutivo, neanche come risposta alle proposte avanzate da alcune Regioni del Nord (Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna) per il riconoscimento di “ulteriori forme e condizioni di autonomia”.

Della Macroregione del Mediterraneo non si vede, tuttora, neppure l’ombra di quella strategia necessaria non solo per salvare la prospettiva di una Europa federale delle Comunità, ma anche per riorganizzare i territori regionali interni al Mezzogiorno d’Italia, e così rilanciarne lo sviluppo. L’inazione politica delle istituzioni loco regionali, tenuto conto della inderogabilità della loro azione, costringe al palo di partenza tutta la procedura macroregionale, e quindi condanna i territori del Sud a marcire nel proprio sottosviluppo (Andrea Piraino).

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Il “Progetto di Sistema” richiede di mobilitare in forma strategica, dialogica, relazionale ed interattiva il pensiero creativo, la politica, l’economia, la giurisprudenza, l’arte, l’architettura, la scienza, la tecnologia. E a mantenere una salda coerenza fra l’avvio della ideazione e delle scelte fondamentali di visione fino alla attuazione, gestione, realizzazione, manutenzione delle opere e degli interventi.

Se il Sistema Europeo ha deciso di intervenire per sostenere la ripresa dell’Italia con la destinazione di colossali fondi a disposizione del nostro Paese, ciò viene a riprova del fatto che l’Europa e la Germania in primis hanno capito che, se l’Italia non si riprende, l’Europa e la Germania ne soffriranno. Anche ammesso che vi sia un interesse precipuo della Germania a favorire il rilancio dell’Italia attraverso il Mezzogiorno (il che è da vedere se …  e in che forma), occorre diffidare delle conseguenze di una posizione in cui, da parte italiana, si esprima acriticamente la tendenza “ad essere provincialmente mitteleuropei”, piuttosto che fare propria “la volontà di essere pienamente e convintamente europei”: i Nuovi Europei, per dirlo chiaro e tondo !

La tesi del Nord di perseguire la strategia di una sempre più rafforzata integrazione con la “catena del valore germanica” è uno dei fattori che stanno sempre più allargando nel Paese il divario fra Nord e Sud. Questa convinzione del Nord non risponde alla realtà ! La equivoca distorsione fa finalmente giustizia dell’illusione che l’integrazione di una sola parte del Paese, come “indotto dell’impresa germanica” sia un obiettivo strategico, da perseguire autonomamente per trovare tutela subalterna e riparo fuori della crisi. Segnala – al contrario – la necessità che il rilancio debba riguardare “tutta l’Italia nel quadro europeo”, ed in primis richieda quella necessaria ripresa strutturale del Mezzogiorno, funzionale all’interesse e all’autorevolezza internazionale dell’intero Paese, che è il tema e l’impegno del “Progetto di Sistema”. Un “Progetto” che lega indissolubilmente – all’interno delle alleanze strategiche, economiche e culturali euroatlantiche – la Questione Italiana al ruolo centrale dell’Italia e del suo Mezzogiorno al quadro del più vasto interesse europeo nel Mediterraneo. È chiara ormai la prospettiva che impone di coltivare il rapporto Europa-Africa-Medio Oriente in una prospettiva multilaterale. Va ribadito che il Mediterraneo, a lungo ritenuto per buone ragioni storiche un “Mare Interno” viene ora correttamente definito un “Medio Oceano”: uno scambiatore di merci e di civiltà, che fa incontrare l’Oriente di provenienza asiatica, l’Occidente di provenienza atlantica, il nuovo mondo dell’Africa attraverso il suo Nord e la Russia e i suoi ex satelliti sovietici attraverso i Dardanelli/Bosforo. Nella prospettiva del “Progetto di Sistema”, per la forza delle cose, il Mediterraneo dovrà sempre più evolvere dal suo ruolo di “mare di transito” ad essere sempre più “Oceano di mezzo”, “lo snodo necessario” al centro dei mercati, della demografia futura, delle nuove culture e delle nuove civiltà. Alla luce di questo, Pierpaolo Maggiora con il suo <Progetto Arge> parlò nel 2014 di “Sicilia piattaforma delle merci al centro del Mediterraneo”: quella visione anticipatrice rimase inascoltata, non capita, abbandonata nel dimenticatoio della Regione Siciliana e del Governo nazionale! Quanto al cruciale rapporto fra l’Italia e l’Europa è del tutto evidente che ciò che concorre al rafforzamento dell’Italia in Europa concorre al rafforzamento dell’Europa stessa, perché dà modo di “chiudere il poligono europeo”, là dove storia e geografia d’Europa si incontrano. E il “Progetto di Sistema per il Sud” è consonante al disegno di rimodellare l’Europa dal tradizionale assetto “carolingio”, finora dominante, verso un nuovo “centro di gravità permanente” per dirla con il nostro poeta siciliano, cantautore Franco Battiato.

Ricordiamo qui l’altro poeta Josif Brodskij con il suo In Fuga da Bisanzio … Se gli imperi marciano alle conquiste territoriali nel verso dei paralleli, le civiltà si formano e si trasformano lungo i meridiani degli scambi, dei commerci, delle relazioni di idee, degli incontri fra culture, dei passaggi di uomini. Così il Sud dell’Italia, lungi dall’essere percepito come “finis Europae” – proiezione arrischiata e solitaria di un “altrove” – costituisce “la cuspide vitale di un intero mondo europeo”, che attraverso l’Italia e il suo Mezzogiorno penetra nel Mediterraneo, e, qui, apre la sua “Porta” per attrarre persone, merci, lavori, culture, futuro. Guardare al Mediterraneo dal Sud e concepire il Sud come via privilegiata e insostituibile di accesso all’Europa sono due percorsi del tutto complementari e sinergici, la cui sintesi, mentre non impedisce di fare del Sud un luogo irripetibile ed “unico” di identità storico-culturale, per l’Italia apre una via insostituibile per posizionare l’Italia sul futuro Meridiano d’Europa.> (da “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa”, Dialoganti Svimez, Animi, Cnim, Arge, Roma 07 aprile 2021, pag. 100).

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Il “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa” si compone di tre “Opzioni Essenziali” attivabili immediatamente:

1.- Il “SOUTHERN RANGE”, attraverso le sei ZES unite nell’”Esagono(il ”Quadrilatero” continentale Napoli, Bari, Taranto, Gioia Tauro più le due isolane di Catania/Augusta e Palermo) realizza la “Nuova Portualità di Sistema del Sud d’Italia”. La scelta di strutturare questa via privilegiata attrezzerebbe l’Italia e con essa l’Europa a cogliere l’opportunità di un asset posizionale capace di intercettare traffici e valori logistici provenienti dalle rotte asiatiche attraverso Suez, da quelle russe attraverso i Dardanelli/Bosforo e da quelle americane attraverso Gibilterra. Così l’Italia può giocare un ruolo strategico nel Mediterraneo mediante la realizzazione dei Nuovi Modelli Territoriali – finalmente portatori degli attesi Nuovi Stili di Vita – i “Cluster Innovativi Territoriali Integrati“.

2.- LA RIDEFINIZIONE DELLA MOBILITÀ A GRANDE SCALA.

Il collegamento organico fra Sicilia e Continente e viceversa si connette al ridisegno della mobilità ferroviaria e stradale nella Maglia Calabro-Sicula. Da Roma a Milano e da Roma-Catania in tre ore e mezzo significa “unificare” realmente – per la prima volta concretamente – la geografia fisica e culturale italiana. Realizzare la dorsale infrastrutturale dell’Alta Velocità e dell’Alta Capacità significa pervenire ad un reale equilibrio territoriale e sociale totalmente nuovo. Un “continuum” strutturale, fisico e simbolico, a lungo e sempre vanamente invocato nella Storia d’Italia, ora perfettamente conseguibile sul piano tecnico, logistico, imprenditoriale, economico-finanziario, giuridico-amministrativo: dalle Alpi al Centro del Mediterraneo. Una “Dorsale Continua Italiana” – parte del Corridoio Scandinavo-Baltico-Mediterraneo Europeo – che contiene al suo interno la soluzione definitiva alla “questio infinita” del Ponte sullo Stretto, mediante l’aggiornamento del suo “Progetto Rivisitato”. Facendo propri gli straordinari progressi scientifici, tecnici e tecnologici di questi recenti decenni – in particolare quelli relativi alle fondazioni delle strutture petrolifere off-shore, infissi nella Sella dello Stretto indenne da faglie telluriche, e quelli riferiti agli acciai speciali di nuova generazione – che consentono la realizzazione dell’opera con una drastica riduzione dei costi, con uno straordinario miglioramento delle prestazioni, della funzionalità, della percorribilità ferroviaria e autostradale (Service-Ability), della sicurezza (Safety), dell’impatto ambientale (Impact) e dei tempi realizzativi, un salto qualitativo reso possibile dalla “concezione di base dell’opera”, che parte dall’abbandono della logica dell’<ingegneria civile> per percorrere la logica innovativa dell’opera di “ingegneria industriale”.

3.- LA RICUCITURA E IL RINNOVO CULTURALE E SOCIO-ECONOMICO DEL TERRITORIO attraverso modelli insediativi innovativi, necessari a rispondere con reale efficacia alle diverse esigenze ed al profondo mutamento determinato dalla tempesta del passaggio di millennio (digitale, globalizzazione, pandemia). “Nuovi Stili di Vita”, dove benessere-residenza-lavoro-ospitalità /turismo/tempo libero-salute”, a loro volta, ridefiniscono la natura propria e i loro apporti reciproci, integrandosi all’interno di organismi funzionali e formali di alta qualità. I Borghi di vita nuova aperti alla cultura del Mediterraneo, la grande Città Metropolitana dello Stretto unita dal Ponte, la “funzione Matera”, baricentro del Mezzogiorno continentale all’interno di un nuovo straordinario organismo territoriale continuo di Aree Vaste, coese sistematicamente.

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La Sicilia può stare sul Meridiano d’Europa?

La situazione non si schioda, nonostante i suoi figli migliori siano assisi sugli scanni più alti della Repubblica da due settennati. C’è sempre qualcuno – molto titolato, forse più abile, referenziato dai piani bassi, distratto da altra questione ritenuta più traente – che lascia marcire nel cassetto l’elaborato complesso, quel “Progetto di Sistema per il Sud in Italia, per l’Italia in Europa” concepito dalle teste pensanti più avvedute del nostro Paese, quello stesso documento letto, apprezzato, fatto proprio con visibile entusiasmo dal Signor Presidente della Repubblica! E non se ne comprende la ragione, che può sconvolgere l’Italia esposta sul crinale del Debito Pubblico: l’attuale esecutivo seguirà le stesse orme o tenterà, passo dopo passo, di trovare la via nuova? Quella più giusta, coerente, produttiva di dotare l’Italia di un “secondo motore” – quello del Sud – necessario e sinergico col “primo motore” – quello del Centro-Nord – per consentire all’intero “Sistema Italia” di funzionare come effettivo e potente organismo, atto a ridurre le diseguaglianze sociali, economiche e territoriali, presenti nel Paese, che attentano ai fondamentali diritti di cittadinanza e ai livelli omogenei di qualità di vita. Porre il Sud nelle condizioni di interagire attivamente e sinergicamente con il Centro-Nord rende un servizio al compiuto risanamento e riequilibrio dell’intero Paese e al reale rilancio di entrambe le macroaree. È da respingere con forza, oggi più che mai, come pericolo e danno di estrema rilevanza per il benessere dell’intera comunità italiana qualsiasi illusoria tentazione di singole macroaree del Paese di perseguire ciascuna un proprio individuale percorso di sviluppo!

In conclusione, l’UE rimane ancoraggio valido per limitare i danni alle Regioni meridionali, accumulate in oltre un secolo e mezzo di Stato unitario. Il campanilismo va bene per la sacrosanta identità del passato, il futuro vuole ben altro! Non vanno più di moda i predicozzi sull’altruismo! Si eviti l’assistenzialismo scoordinato! Si metta al bando la parcellizzazione delle risorse con la pletora dei Centri di Costo (ad esempio nell’Università) e/o dei Centri di Spesa (ad esempio nella Sanità pubblica) ripetitivi, adiacenti, inefficienti ed inefficaci rispetto a paradigmi desueti di solare evidenza.

Dunque, il momento della verità per la Macroregione del Mediterraneo e il Progetto di Sistema: si vuole lanciare una strategia macroregionale di tipo europeo nel Mediterraneo o sono perdute anche queste?

La Terra appare sempre la stessa …In gran parte si, ha ragione Qoelet, figlio di David, Re di Gerusalemme, per il peggio dell’Uomo. L’avidità, la sete di dominio, l’egoismo. 


A Palazzo Martinengo di Brescia I MACCHIAIOLI – Testo critico di Francesca Dini

Vincenzo Cabianca, Mattutino, 1901. Collezione privata

Estratto dal testo in catalogo Silvana Editoriale

BRESCIA | PALAZZO MARTINENGO

DAL 20 GENNAIO AL 9 GIUGNO 2024

L’esposizione presenta oltre 100 opere di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani e altri pittori che, nella Firenze del secondo Ottocento, diedero vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo

A cura di
Francesca Dini e Davide Dotti

Nel settembre del 1859 il toscano Cristiano Banti e il veronese Vincenzo Cabianca pittori ed amici, partirono da Firenze per visitare le terre lombarde appena liberate dal giogo austriaco ed annesse al nascente Stato Italiano: essi transitarono da Solferino, teatro della cruenta battaglia e si soffermarono a San Martino per omaggiare il sacrificio dei molti giovani loro coetanei periti in battaglia. Ancor prima dunque che questo lembo del territorio bresciano assumesse l’aspetto che oggi conosciamo con la costruzione della grande Torre Monumentale, molti patrioti – e tra di essi i Macchiaioli toscani – ne avevano già fatto un luogo identitario, oltre che di memoria e di pellegrinaggio. A nutrire gli animi di Banti e Cabianca e dei loro compagni Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Giuseppe Abbati, Vito D’Ancona, Serafino De Tivoli, Adriano Cecioni (cui si uniranno poi anche Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi e Nino Costa) non era tuttavia soltanto la fede patriottica, bensì la certezza che fosse venuto il momento di dare un’arte nuova all’Italia nascente e per questo, già dal 1855, nelle fumose stanze del fiorentino Caffè Michelangiolo, questi giovani, che provenivano da diverse regioni della penisola, si erano sentiti tutti “toscani” per elezione e per cultura ed avevano dato vita ad un ardente dibattito, dal quale di lì a breve sarebbero emerse, nello stupore dei compagni più conservatori e ostili al nuovo, i termini “macchia” e “realismo” e la volontà di essere “pittori/ artefici del proprio tempo”, testimoni dell’epoca loro contemporanea.

Silvestro Lega, I fidanzati, 1869, olio su tela, 35 x 79 cm. Milano, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia

Alle origini della loro avventura i Macchiaioli – senza minimamente tralasciare quei valori etici dell’epopea risorgimentale di cui la loro arte si nutriva anzi profondamente – intercettarono l’afflato del pensiero positivista che andava diffondendo in Europa la fiducia nella conoscenza scientifica e nel progresso tecnologico; e la certezza che il metodo scientifico potesse essere applicato a tutte le sfere della scienza e della vita umana; inoltre, il pensiero positivista opponeva al principio romantico dell’ideale quello di una realtà conoscibile. Gli scritti di Darwin introducevano il concetto di evoluzione, chiave di interpretazione della storia stessa dell’umanità. I Macchiaioli seppero dunque inserirsi nel processo di democratizzazione dell’arte avviato dalla comunità di pittori operosa nel villaggio di Barbizon, non lontano da Parigi, e portato avanti da Gustave Courbet: alla rappresentazione degli eroi e dei grandi avvenimenti della storia passata, tutti questi artisti preferivano la realtà domestica e quotidiana delle comunità rurali e dei vicini pascoli, colti dal vero, en plein air. Fatto proprio questo importante incipit al rinnovamento dei contenuti dell’arte, i toscani si concentrarono allora sul perfezionamento dello strumento espressivo, la “macchia”, grazie alla quale il percorso evolutivo della pittura italiana compì un decisivo progresso. Così, a Firenze, tra il 1855 e il 1867 i Macchiaioli dettero vita ad una originale avanguardia artistica, scrivendo una delle pagine più alte della storia dell’arte europea del XIX secolo.

Telemaco Signorini, Pascoli a Castiglioncello, 1861, olio su tela, 31 x 76 cm. Collezione privata

Figli del positivismo, i Macchiaioli dunque si sentirono parte di un processo evolutivo che, superando le premesse accademico-romantiche della prima metà del secolo, si era incamminato sulla via della realtà e della luce. Una volta raggiunti i propri obbiettivi estetici, essi guardarono dinnanzi a sé e cercarono di vivificare la propria ricerca con nuovi fermenti, accogliendo i suggerimenti della critica contemporanea – da Ferdinando Martini a Enrico Panzacchi – e supportando l’aprirsi dei più giovani del gruppo alle istanze del naturalismo internazionale. La seconda generazione macchiaiola – quella dei Gioli, di Cannicci, di Cecconi, di Ferroni, dei Tommasi – dichiarando la propria fedeltà ai principi del Vero in continuità con i loro amati maestri, operarono inconsapevolmente una scelta di campo latamente “conservatrice” che portò alla rinascita del quadro d’atelier, spesso di grandi dimensioni, quasi sempre manifesto di umanità e di toscanità. I tempi storici ormai mutati, il chiudersi nel 1870 dell’epopea risorgimentale svincolavano del resto l’artista dall’impegno civile e patriottico. Il concetto courbettiano di realtà come sintesi dinamica di natura e storia, principio fondante della poetica dell’avanguardia macchiaiola, illanguidiva: la realtà non era più evocata, bensì descritta, dunque la tecnica della “macchia” necessariamente andava a stemperare il suo originario vigore e la innata potenza di sintesi per assecondare la vocazione narrativa della nuova pittura. Una pittura nuova, caratterizzata dalla sua appartenenza ad una precisa regione geografica e alla sua cultura artistica; ma capace di dialogare con le diverse scuole internazionali che praticavano la pittura del vero (basti ricordare i francesi Jules Breton, Jules Bastien- Lepage, P.A.J. Dagnan-Bouveret, Leon Lhermitte, i tedeschi Hans Herrmann e Max Liebermann). La sperimentazione della luce che aveva “innescato” la rivoluzione dei primi Macchiaioli divenne fatto non primario per i giovani toscani; mentre gli impressionisti francesi, proseguendo su quella via e facendo tesoro degli studi ottici del chimico Michel Chevreul, davano vita nel 1874 al loro rivoluzionario movimento: caddero così nel vuoto i richiami del critico Diego Martelli che esortava i toscani a percorrere “i nuovi orizzonti nella ricerca del vero” dischiusi dalle scoperte dell’impressionismo.

Angelo Tommasi, La caccia alle anatre, 1889, olio su tela, 177 x 251 cm. Udine, Galleria d’Arte Moderna

Della mutazione della macchia in senso naturalista, i più anziani Macchiaioli furono sodali, sebbene pervicacemente avvinghiati ai principi della loro antica poetica e perciò di fatto isolati in una sorta di hortus conclusus, o sacrario della memoria, rispetto ai rivolgimenti dell’arte più giovane e attuale. Mentre Signorini, anima ideologica del gruppo negli anni dell’avanguardia, reagiva viaggiando e non mancando di rapportarsi di tanto in tanto con la critica del momento per tutelare il proprio lavoro, Fattori traeva forza dal suo isolamento per radicalizzare la propria poetica che trovava una inedita forza espressiva nel corpus della sua straordinaria produzione incisa. Si creavano così le basi per la fondamentale rivalutazione novecentesca dell’opera fattoriana operata da Oscar Ghiglia e dai pittori post-Macchiaioli e sintetizzata nella definizione di Lorenzo Viani “Giovanni Fattori, italianissimo e toscano abbeverato dello spirito di Masaccio”; mentre Ardengo Soffici, nel porre un distinguo di merito tra Fattori e gli altri Macchiaioli, alimentava il mito di una sorta di leadership esercitata dal pittore livornese, della qual cosa, in verità, non si ha riscontro nei fatti storici che andremo a ricostruire nelle prossime pagine.


I MACCHIAIOLI
Brescia, Palazzo Martinengo (via dei Musei 30)
20 gennaio – 9 giugno 2024

A cura di Francesca Dini e Davide Dotti
 
Informazioni: mostre@amicimartinengo.it | www.amicimartinengo.it | Tel. 392-7697003
 
Prenotazioni scuole e gruppi: mostre@amicimartinengo.it | Tel. 392-7697003

FACEBOOK: Amici Palazzo Martinengo
INSTAGRAM: @amicimartinengo
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
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T. 02.36755700 | www.clp1968.it

Al Maestro Fausto Delle Chiaie prestigioso riconoscimento per l’impegno, anche sociale, di una vita

Il M. Fausto Delle Chiaie accanto alla sua opera
Fausto Delle Chiaie

Il prestigioso riconoscimento all’impegno, anche sociale, di una vita

La Collezione Farnesina, all’interno del palazzo che dal 1959 è occupato dal Ministero degli Esteri a Roma, è il museo che il mondo ci invidia. Oltre 700 le opere-manifesto della nostra arte contemporanea ad oggi custodite in quello che è l’esito dell’innovativo progetto portato avanti nel tempo con passione, dall’ex segretario generale della Farnesina, l’ambasciatore, oggi a riposo, Umberto Vattani. Un progetto che ha avuto un cammino lungo, iniziato con il rifacimento del palazzo, con le opere d’arte ottenute in prestito e poi in comodato d’uso gratuito, il che regala mobilità alle opere stesse e non fa della Collezione un’esposizione statica. Ogni piano del Ministero ospita opere d’arte in un contenitore aperto ad un pubblico in costante aumento, che può così entrare in contatto con un complesso di opere ben rappresentative del panorama artistico italiano del ‘900 e contemporaneo.

Da oggi anche un’opera del M. Fausto Delle Chiaie entra nella prestigiosa Collezione Farnesina, un riconoscimento per l’Artista, oggi settantanovenne, la cui arte, è stato scritto, “ha onorato con ironica genialità il Paese e la città di Roma in particolare”. Tra i suoi estimatori il critico d’arte Achille Bonito Oliva che ha coniato per lui la definizione di “artista en plein air” e anche quella di “artista situazionista”, per il suo utilizzo di oggetti comuni o di scarto che il luogo dove opera di volta in volta offre e a cui dà nuovo significato.

Il M. Fausto Delle Chiaie e la sua opera

“Distanziamento Sociale” il titolo dell’opera entrata nella Collezione. Un’idropittura e pennarello su tela di lino delle dimensioni di cm. 187 x 213. Distanziamento sociale che, naturalmente, è esattamente l’opposto di quello che l’Artista cerca e ha sempre cercato, che è invece il contatto e lo scambio. Ma con quest’opera ha voluto fotografare una situazione esistenziale di fatto imposta dal lockdown in periodo di pandemia e consegnarla così ad una memoria futura. 

Il M. Fausto Delle Chiaie e la sua opera

Attivo a Roma dagli anni’70, conosciuto anche per il progetto del “suo” museo in Piazza Augusto Imperatore dove a lungo sono state esposte al libero sguardo dei passanti alcune opere, anche in sua assenza. Esito del suo “Manifesto Infrazionista” del 1986, dove si legge che infra-azione “è un’azione-collocazione-donazione di una o più opere, mostrate a terra da parte dell’artista nei luoghi dell’arte…è il grido d’allarme artistico del malessere storico; dell’accecamento del semplice e dell’umile, L’infrazione nasce dalla privazione della realtà visiva d’agire-pensare-fare… È la goccia che trabocca e vuole vivere con l’acqua”. Un attivismo che ha fatto dire, sempre ad Achille Bonito Oliva, che Delle Chiaie “crea una democrazia dello sguardo”.  Nella sua arte convivono influenze di arte povera, arte informale, pop art e tanta umanità. Lui stesso dice “l’arte è un gesto umano” e ne ha fatto spesso lo strumento per denunciare situazioni gravi o dolorose, come quella dei migranti in mare. L’ingresso nella Collezione Farnesina significa molto per Fausto Delle Chiaie, sempre scevro da interessi economici, un Artista “puro” ispirato solo dalla sua passione, dai suoi convincimenti, dal suo estro. Significherà ancora di più per i suoi tanti estimatori, per chi ne ha apprezzato la visione, lo ha sempre sostenuto e amato, a Roma e non solo.


Pian dé Giullari
di Andrea Bottai Via dei Cappellari 49
Roma
T. 366-3988603
Comunicazione Pian dé Giullari
T. 339-5785378

Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com

Uno degli special projects di ART CITY Bologna: “Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz”

Joel Meyerowitz, Morandi’s Objects, Studio Bedroom, 2015, Stampa a pigmenti d’archivio
20 x 16 pollici – Firmata ed edita sul retro. Da un’edizione di 10 esemplari

A cura di Giusi Vecchi

30 gennaio – 25 gennaio 2024
Collezioni Comunali d’Arte 
Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
artcity.bologna.it | www.museibologna.it/arteantica

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi
Special project di ART CITY Bologna 2024 in occasione di Arte Fiera

Apertura al pubblico martedì 30 gennaio 2024 ore 14.00

Il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare la mostra Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz, a cura di Giusi Vecchi.

Allestita dal 30 gennaio al 25 febbraio 2024 nelle sale 23 e 24 delle Collezioni Comunali d’Arte a Palazzo d’Accursio, l’esposizione è uno dei cinque special projects della dodicesima edizione di ART CITY Bologna,il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, che esplorano e reinterpretano il lavoro di Giorgio Morandi nel 60° anniversario della morte,attraverso differenti linguaggi del contemporaneo.

Il progetto espositivo si apre al pubblico martedì 30 gennaio 2024 alle ore 14.00.

Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz 
introduce all’universo oggettuale di Giorgio Morandi attraverso lo sguardo di Joel Meyerowitz, presentando una selezione di 17 scatti dal nucleo complessivo di 23 opere che il celebre fotografo statunitense ha generosamente donato al Museo Morandi nel 2015 e nel 2024.
A completamento di un progetto avviato nel 2013 nella casa di Paul Cézanne ad Aix-en-Provence, nella primavera del 2015 Joel Meyerowitz ha avuto accesso alla stanza-studio di Casa Morandi, in via Fondazza 36 a Bologna, in cui sono conservati gli oggetti che il pittore disponeva sui suoi tavoli e contemplava a lungo prima di riprodurli nelle sue nature morte. Scopo del lavoro è stato quello di fornire un catalogo degli oggetti che questi pittori hanno usato nel corso della loro vita, mostrando agli studiosi e agli altri spettatori interessati le forme, per lo più umili e basiche, da cui i due grandi artisti hanno tratto ispirazione.

Attraverso più di 700 scatti, utilizzando esclusivamente la luce naturale, Meyerowitz ha compiuto una profonda ricognizione tassonomica di tutti gli oggetti conservati nella piccola stanza dove Morandi ha vissuto e lavorato: fra vasi, ciotole, bottiglie, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi, conchiglie, imbuti, annaffiatoi, pigmenti e altri oggetti polverosi e invecchiati sulla stessa carta che l’artista ha lasciato sul muro, ormai fragile e ingiallita dall’età.
Come assumendo la stessa postura del pittore, il fotografo spiega: “Mi sono seduto al tavolo di Giorgio Morandi esattamente nello stesso posto in cui lui si è seduto per più di 40 anni. La stessa inclinazione della luce brillava su quel tavolo per me come allora per lui. L’ho guardata crescere e irradiarsi poco alla volta per due giorni nella primavera del 2015. Ad uno ad uno, sono passati tra le mie mani più di 260 oggetti che lui aveva raccolto. La polvere di cui sono ricoperti è parte integrante di quel mistero che Morandi ci ha tramandato intatto. Come in un nuovo carosello, gli oggetti sono tornati a sfilare sul tavolo. Mi chiedo: qual è il segreto di questi oggetti che hanno tenuto Morandi sotto il loro potere per tutta la sua vita?”.
Veri e propri ritratti, questi still life fotografici, confluiti nel prezioso volume Morandi’s Objects pubblicato da Damiani nel 2015, esplicitano la potenza espressiva di ogni singolo oggetto, svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo aveva sperimentato nel dipingerli sulla tela.
Nel 2015 Meyerowitz aveva già voluto omaggiare il Museo Morandi donando un’opera di questo ciclo (Morandi’s Objects, trittico, “Flag”), a cui recentemente ha aggiunto altre 22 fotografie della stessa serie.

Joel Meyerowitz, Morandi’s Objects, Rust Color Bottle, 2015
Stampa a pigmenti d’archivio, 20 x 16 pollici,
Firmata ed edita sul retro. Da un’edizione di 10 esemplari

Joel Meyerowitz è nato nel 1938 a New York, ha iniziato a fotografare nel 1962.
Sebbene si sia sempre considerato un fotografo di strada nella tradizione di Henri Cartier-Bresson e Robert Frank (è coautore dell’opera standard sul genere Bystander: A History of Street Photography, 1994) ha trasformato questa modalità con il suo uso pionieristico del colore. Considerato, insieme a William Eggleston e Stephen Shore, uno dei più rappresentativi esponenti della New Color Photography degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, Meyerowitz è stato determinante nel cambiare l’atteggiamento verso l’uso della fotografia a colori da una resistenza a un’accettazione quasi universale.
Il suo primo libro Cape Light (1978) è un classico molto amato della fotografia a colori e ha venduto più di 150.000 copie. Anche in Wild Flowers (1983) ha dimostrato un apprezzamento per la fusione di natura e artificio nelle normali strade cittadine. In seguito si è dedicato ai ritratti (Redheads, 1991) e al paesaggio (Tuscany: Inside the Light, 2003). Più recentemente, ha trascorso tre anni a immortalare aree selvagge nei parchi di New York. Alcune selezioni del progetto sono state esposte al Museum of the City of New York (2009-2010) e sono state pubblicate in Legacy: The Preservation of Wilderness in New York City Parks (Aperture, 2009).
Meyerowitz è stato l’unico fotografo a cui è stato concesso l’accesso senza ostacoli a Ground Zero dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Le immagini, molte delle quali sono state raccolte nel volume Aftermath: World Trade Center Archive, hanno costituito le fondamenta di un importante archivio nazionale e una mostra itinerante che ha viaggiato in più di 200 città in 60 paesi.
Nel corso della sua carriera, Meyerowitz ha prodotto oltre una dozzina di libri e nel 2010 Phaidon ha pubblicato una rassegna completa della sua carriera. Inoltre, nel 1998 ha prodotto e diretto il suo primo film, Pop, un diario intimo di un viaggio di tre settimane in macchina con il figlio Sasha e il padre anziano Hy.
Tra le sue prime mostre personali importanti figurano quelle alla Eastman House di Rochester nel 1966 e al Museum of Modern Art di New York nel 1968. Ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2002 e ha ricevuto oltre una dozzina di premi, tra cui la Guggenheim Fellowship e il Deutscher Fotobuchpreis. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui Museum of Modern Art (New York), Metropolitan Museum of Art (New York), Whitney Museum of American Art (New York), Museum of Fine Arts (Boston) e The Art Institute of Chicago.
joelmeyerowitz.com


Mostra
Morandi’s Objects. Le fotografie di Joel Meyerowitz

A cura di 
Giusi Vecchi

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Museo Morandi

Periodo
30 gennaio – 25 febbraio 2024

Orario di apertura
Martedì, giovedì ore 14.00 – 19.00
Mercoledì, venerdì ore 10.00 – 19.00
Sabato, domenica, festivi ore 10.00 – 18.30
Chiuso lunedì non festivi 

Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Giovedì 1 febbraio ore 14.00 – 19.00
Venerdì 2 febbraio ore 10.00 – 19.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 – 22.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 – 18.30

Ingresso
Intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale giovani tra 19 e 25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura

Ingresso durante ART CITY Bologna (1 – 4 febbraio 2024)
Gratuito 

Informazioni
Settore Musei Civici Bologna | Collezioni Comunali d’Arte
Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 2193998

museiarteantica@comune.bologna.it
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ART CITY Bologna
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