Lunedì 1° gennaio 2024 tutti i musei civici di Bologna aperti eccezionalmente

Milva C Image Service srl – Courtesy Archivio Giovanni Gastel – Museo della Musica

A Capodanno “Apriti, museo!”
Musei Civici di Bologna per la prima volta tutti aperti dalle ore 11.00 alle 19.00.
20 le attività proposte – tra visite guidate in italiano, inglese e francese e un laboratorio per ragazze e ragazzi – per 

iniziare al meglio l’anno che verrà all’insegna della cultura, della conoscenza e della condivisione.E con Festivamente, lunedì 1° gennaio 2024 le Collezioni Comunali d’Arte a Palazzo d’Accursio sono visitabili straordinariamente con ingresso libero, per ascoltare il Discorso d’artista di Mariangela GualtieriEsortazione urbana e planetare e visitare la mostra IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua.

Con l’avvicinarsi della giornata festiva di Capodanno, vi ricordiamo che i Musei Civici di Bologna presentano l’importante novità Apriti, museo!Per la prima volta, tutte le sedi sono eccezionalmente aperte lunedì 1°gennaio 2024 dalle ore 11.00 alle 19.00: Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi, Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo internazionale biblioteca della musica, Museo del Patrimonio Industriale, Museo civico del Risorgimento. Con l’iniziativa Apriti,museo!, durante l’intero arco della giornata si può inoltre scegliere tra 20 attività proposte con visite guidate in italiano, inglese e francese e un laboratorio per bambine e bambini, per conoscere e riscoprire il ricco patrimonio culturale della città.
Le visite sono offerte a tutti i possessori del biglietto di ingresso che, invece, resta a pagamento.La stessa giornata di Capodanno vede inoltre una speciale collaborazione del Settore Musei Civici Bologna con Festivamente, il cartellone di iniziative culturali promosso e coordinato dal Comune di Bologna | Settore Cultura e Creatività per vivere insieme il periodo delle feste all’insegna della cultura, dell’arte e della socialità.

Testone Natività – Museo Civico Archeologico

Il Discorso d’artista, affidato quest’anno a Mariangela Gualtieri, tra le poetesse più potenti e luminose della nostra contemporaneità, può essere ascoltato dalle ore 11.00 alle ore 19.00 all’interno delle Collezioni Comunali d’Arte, aperte straordinariamente ad ingresso libero. Immerso nella sosta della maestosa Sala Urbana, il pubblico può così sentire la voce poetica di Mariangela Gualtieri recitare Esortazione urbana e planetare, una riflessione su ciò che con urgenza vuole essere tenuto presente, in un presente che a tratti pare irrimediabile e altre volte apre spiragli alla possibilità di un equilibrio fra tutti i viventi della terra, per un rito di ascolto sul nuovo anno.E proprio nella Sala Urbana è presente, all’interno della progettualità delle manifestazioni di fine anno, il 

progetto culturale nato tra la città di Bologna e il Comune di Faenza dove si è voluto tenere vicino il tema dell’alluvione che ha colpito il territorio metropolitano bolognese e la Romagna, componendo un gesto di responsabilità di come, anche attraverso la cultura, si possa fare sia memoria, sia condivisione e comunità. Grazie alla collaborazione tra il Settore Musei Civici Bologna e istituti culturali faentini, è infatti nata IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua a cura di Matteo Zauli (direttore del Museo Carlo Zauli) e Eva Degl’Innocenti (direttrice del Settore Musei Civici Bologna), visibile fino al 4 febbraio 2024. Un’installazione che celebra la forza creatrice dell’arte, dopo la distruzione causata dall’alluvione, con l’esposizione di opere e oggetti provenienti dal Comune di Faenza e dal Museo Carlo Zauli.Un protocollo di intesa è stato sottoscritto tra il Settore Musei Civici Bologna e il Museo Carlo Zauli per una progettualità scientifico-culturale e didattico-educativa congiunta, della durata di tre anni, per la realizzazione di attività di ricerca, artistiche, culturali, didattiche, divulgative, partecipative e di innovazione nel campo della ceramica e delle arti, che possano contribuire alla ricerca, alla valorizzazione, alla divulgazione, alla innovazione della cultura artistica della ceramica e delle arti.

La mostra è promossa da Comune di Bologna, Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica, Comune di Faenza, Settore Cultura, Turismo, Sport e Politiche Internazionali Unione della Romagna Faentina, Museo Carlo Zauli, realizzata in collaborazione con Scuola Comunale di Musica “Giuseppe Sarti” di Faenza e Scuola di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi” di Faenza.

Gli orari di apertura dei musei civici di Bologna e le attività in programma durante le festività natalizie sono consultabili sul sito web www.museibologna.it.

L’acquisto dei biglietti di ingresso è disponibile sul sito Mida Ticket:



Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
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Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Tel. +39 051 6496658 / +39 051 2193469
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
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Reggio Calabria, Pinacoteca Civica: PROROGA la mostra “I LOVE LEGO” fino al 3 marzo 2024

A Reggio Calabria proroga fino al 3 marzo la mostra

I LOVE LEGO!!!

Continua con grande successo la divertentissima mostra ospitata all’interno della Pinacoteca Civica di Reggio Calabria.

Tra magnifici diorami costruiti con oltre 1.000.000 di mattoncini assemblabili, la mostra racconta l’incredibile evoluzione di quello che, da giocattolo tra i più comuni e conosciuti, si è trasformato negli anni in vera e propria opera d’arte.

A grande richiesta proroga fino al 3 marzo 2024 la mostra I LOVE LEGO presso gli spazi della Pinacoteca Civica di Reggio Calabria.
Pensata per tutti – famiglie, bambini e adulti appassionati – la mostra che ha accolto milioni di visitatori nel mondo non è soltanto un evento unico ma anche un modo originale e divertente per sognare, svagarsi e riscoprire il proprio lato ludico e creativo scrutando tra i dettagli di interi mondi in miniatura.

La mostra è promossa dal Comune di Reggio Calabria, Assessorato Cultura e Turismo con l’Assessora Irene Calabrò, nell’ambito del progetto “Azioni pilota per un distretto culturale e turistico della Città di Reggio Calabria”, a valere sulla corrispondente azione del PON METRO React-EU, prodotta ed organizzata da Piuma, in collaborazione con Arthemisia.

Milioni di mattoncini ma non solo. Tra 6 fantastici diorami costruiti grazie alla collaborazione di un gruppo di appassionati collezionisti privati, le due sedi saranno invase da tante installazioni che renderanno la mostra unica.
Infatti, a far da cornice ai minimondi Lego e “invadendo” gli stessi diorami, le simpaticissime vignette comiche ideate da “Legolize” (pagina umoristica che crea installazioni utilizzando proprio i LEGO) accompagneranno i visitatori a dimostrare quanto dei semplici mattoncini siano entrati – anche per un solo momento – a far parte della vita di ciascuno e siano in grado di “creare arte a 360°”.
Inoltre, lungo il percorso di mostra saranno presenti anche gli oli ispirati a grandi capolavori della storia dell’arte reinterpretati e trasformati in “omini lego” dall’artista contemporaneo Stefano Bolcato: unendo la sua passione per i LEGO e la sua arte – attraverso una tecnica pittorica ad olio – crea forme di assemblaggio ispirate in particolare modo dal “magnetismo” dei ritratti rinascimentali.

La mostra I LOVE LEGO è un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati, per le famiglie e per i più piccoli, che potranno passare una giornata da protagonisti in un’atmosfera magica e divertente che ha come protagonista quei mattoncini “prodigiosi” che ogni anno fanno giocare oltre 100 milioni di persone.

*La mostra non è sponsorizzata dal Gruppo Lego ed è realizzata grazie ad alcuni dei più grandi collezionisti del mondo.”


Sede
Pinacoteca Civica di Reggio Calabria (Via Osanna, n° 6)

Orari
dal martedì al venerdì
8.30 – 13.20 (ultimo accesso ore 12.30) | 14.30 – 18.00 (ultimo accesso ore 17.15)
sabato, domenica, festivi e periodo natalizio (dal 26 dicembre al 6 gennaio)
10.30 – 19.00 (ultimo ingresso alle 18.15)

Biglietti (info e prenotazioni www.ticket.it)
Mostra + Pinacoteca Civica
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00 (studenti di ogni ordine e grado, bambini dai 4 anni in su)
Omaggio bambini sotto i 4 anni

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Brescia, Palazzo Martinengo: I MACCHIAIOLI

Odoardo Borrani, Le cucitrici di camicie rosse, 1863. Collezione privata

BRESCIA | PALAZZO MARTINENGO

DAL 20 GENNAIO AL 9 GIUGNO 2024

L’esposizione presenta oltre 100 opere di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani e altri pittori che, nella Firenze del secondo Ottocento, diedero vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo

A cura di
Francesca Dini e Davide Dotti

Una rivoluzione artistica, quella dei Macchiaioli, ovvero quel gruppo di giovani pittori che nella Firenze del secondo Ottocento diedero vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo.

Giovanni Fattori, Silvestro Lega che dipinge sugli scogli, 1866 circa,
olio su tavola, 12 x 28 cm. Collezione privata

Dal 20 gennaio al 9 giugno 2024, la storica residenza cinquecentesca nel cuore della città ospita un’imperdibile mostra, curata da Francesca Dini e Davide Dotti, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Provincia di Brescia, del Comune di Brescia e della Fondazione Provincia di Brescia Eventi, che presenta oltre 100 capolavori di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani, Abbati e altri, provenienti in gran parte da collezioni private – solitamente inaccessibili – e da importanti istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, i Musei Civici di Udine, l’Istituto Matteucci di Viareggio e la Fondazione CR Firenze.

Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, 1867,
olio su tavola, 13 x 30 cm. Collezione privata

Articolata in 10 sezioni, la retrospettiva bresciana racconta l’entusiasmante avventura di questi pittori progressisti che – desiderosi di prendere le distanze dall’istituzione accademica nella quale si erano formati sotto l’influenza di importanti maestri del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli – giunsero in breve tempo a scrivere una delle pagine più poetiche della storia dell’arte non solo italiana, ma europea. Ed è proprio per via dei valori universali che la sottendono che l’arte dei Macchiaioli risulta così moderna e attuale: alcuni dei capolavori esposti in mostra come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, la Raccolta del fieno in maremma di Fattori, I fidanzati di Lega e Pascoli a Castiglioncello di Signorini rimangono indelebilmente impressi nella memoria, affascinando per la qualità pittorica, lirica e luministica.

La mostra di Palazzo Martinengo raccoglie le opere “chiave” di questo percorso allo scopo di raccontare i diversi momenti della ricerca dei Macchiaioli, i luoghi a loro famigliari – il Caffè Michelangiolo di Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria -, il confronto con gli altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee; i loro smarrimenti, la capacità di mettersi collettivamente in discussione e di sterzare – se necessario – il timone per proseguire sulla strada del progresso e della modernità senza abbandonare mai la via maestra della luce e della macchia.

Il termine “Macchiaioli” fu coniato nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze, che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. L’accezione ovviamente era dispregiativa e giocava su un particolare doppio senso: darsi alla macchia, infatti, significa agire furtivamente, illegalmente. Alla luce delle più recenti ricerche, la vicenda dei Macchiaioli assume una rilevanza critica sempre più significativa, perché essi instaurarono un dialogo aperto, propositivo e audace con le più importanti comunità artistiche dell’Europa del tempo.

Odoardo Borrani, Mietitura del grano nelle montagne di San Marcello, 1861. Viareggio, Istituto Matteucci.

La rassegna è il nuovo appuntamento espositivo dell’Associazione Amici di Palazzo Martinengo che fa seguito ai successi di pubblico e di critica ottenuti con le rassegne Il Cibo nell’Arte dal Seicento a Warhol (2015), Lo Splendore di Venezia. Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento (2016), Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana dell’Ottocento (2017), Picasso, De Chirico, Morandi. Cento capolavori dalle collezioni private bresciane (2018), Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti (2019), Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini (2020-2022), Lotto, Romanino, Moretto, Ceruti. I campioni della pittura a Brescia e Bergamo (2023), visitate da oltre 350.000 persone.


I MACCHIAIOLI
Brescia, Palazzo Martinengo (via dei Musei 30)
20 gennaio – 9 giugno 2024

A cura di Francesca Dini e Davide Dotti
 
Informazioni: mostre@amicimartinengo.it | www.amicimartinengo.it | Tel. 392-7697003
 
Prenotazioni scuole e gruppi: mostre@amicimartinengo.it | Tel. 392-7697003

FACEBOOK: Amici Palazzo Martinengo
INSTAGRAM: @amicimartinengo
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | clara.cervia@clp1968.it
T. 02.36755700 | www.clp1968.it

A Padova fino al 21 gennaio “American Beauty. Da Robert Capa a Banksy”

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Padova, Centro culturale Altinate | San Gaetano
13 settembre 2023 – 21 gennaio 2024

Mostra a cura di Daniel Buso. Organizzata da ARTIKA in collaborazione con Kr8te ed il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura.

INTRO – Concept della mostra

American Beauty è il nome di una meravigliosa rosa rossa creata in Francia, che, esportata negli Stati Uniti, è diventata la più diffusa del continente nordamericano, oltre che fiore simbolo della città di Washington.

American Beauty è una rosa magnifica e allo stesso tempo fragile. I suoi petali resistono a lungo prima di appassire, mentre il gambo marcisce rapidamente: metafora efficace della società statunitense e delle sue contraddizioni evidenti e nascoste. “American Beauty. Da Robert Capa a Banksy” presenta, per la prima volta in Italia, un progetto espositivo dedicato agli Stati Uniti d’America con una selezione di 130 opere che raccontano luci e ombre della nazione che più di ogni altra ha caratterizzato l’ultimo secolo a livello globale.

Ad offrire questo originale ritratto degli States sono ben 120 artisti. “American Beauty” esplora così alcuni aspetti centrali per la comprensione delle contraddizioni che attraversano la superpotenza statunitense. Un racconto serrato capace di dar voce ad alcuni tra i protagonisti assoluti dell’arte internazionale.

Ad avere un ruolo chiave nel percorso espositivo è la fotografia, chiamata a introdurre il visitatore alla lettura del trionfale e decadente universo statunitense. Ampiamente rappresentato è il bianco e nero, con maestri assoluti come Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Diane Arbus ed Elliott Erwitt, per passare alle immagini a colori di Steve McCurry, Vanessa Beecroft e Annie Leibovitz.  Il percorso si esalta, di sala in sala, accogliendo creazioni dei maestri della Pop Art come James Rosenquist, Robert Indiana e Andy Warhol, fino ai protagonisti della Street Art, Keith Haring, Mr. Brainwash, Obey e Banksy.

SALA 1

PRIMA SEZIONE – Patriottismo

L’inizio del percorso espositivo è dedicato al patriottismo. La bandiera è il simbolo per eccellenza chiamato a rappresentare l’attaccamento nazionalistico tipicamente americano. Dalla fine del Settecento, gli Stati Uniti si espansero rapidamente e, con l’aggiunta di nuovi stati, la bandiera si dovette evolvere assieme alla mutevole composizione del paese. Il Congresso valutò che era troppo complesso aggiungere nuove strisce per ogni stato e prese la decisione di mantenerne 13 (come le 13 colonie fondatrici) ed aggiungere una stella per ogni nuovo stato ammesso nella federazione. Il presidente Harry Truman, nel 1949, dichiarò ufficialmente il 14 giugno come Giorno nazionale della Bandiera (National Flag Day). Dal 1960, con l’integrazione delle Hawaii, è stata apposta la cinquantesima stella e la bandiera non è più cambiata. La prima sezione della mostra si presenta come una festa di colori e immagini in bianco e nero scattate da grandi fotografi internazionali, tutti impegnati a immortalare le numerose manifestazioni pubbliche o private di patriottismo statunitense. I fotografi Margaret Bourke-White, Elliott Erwitt, Jill Freedman, Vivian Maier, Ruth Orkin, Wegee, lo street artist Mr. Brainwash, il fondatore della Magnum Henri Cartier-Bresson e molti altri artisti ci trasportano idealmente nelle strade e nelle case in compagnia di veri patrioti americani.  Il senso di appartenenza di questo popolo al proprio paese è spesso sorprendente. La devozione per la bandiera e per l’inno nazionale è proverbiale.

SECONDA SEZIONE – Potere

Gli Stati Uniti rappresentano la più grande potenza internazionale, sotto vari punti di vista. Molti osservatori imparziali sottolineano che l’America è attualmente in declino. Tuttavia, le altre potenze politiche e militari non appaiono ancora in grado di sostituirsi pienamente alla sua leadership. L’emergere della potenza americana si può collocare verso la metà dell’Ottocento. Dopo l’annessione di una parte del Messico e l’espansione decisiva verso le coste del Pacifico, la guerra di secessione diede identità ad una nazione che prima non esisteva in quanto tale, decretando il prevalere del nord repubblicano contro il sud aristocratico. Con la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti cominciarono ad imporsi a livello planetario, acquisendo vaste aree di influenza. Dalla fine del Novecento hanno completato il proprio dominio tramite l’esportazione di un modello politico-culturale a cui uniformarsi: quello della libertà, del libero mercato e della democrazia. L’ideologia della globalizzazione può essere letta quindi come l’imposizione definitiva dell’egemonia americana, evidente negli anni Novanta, apparentemente in crisi nel decennio che stiamo vivendo. La narrazione mediatica racconta la globalizzazione come una conquista dell’umanità e la diffusione spontanea della democrazia come conseguenza del libero commercio. Essa è in realtà impostata sul controllo americano, che si palesa nella gestione delle rotte marittime, su cui passa la maggior parte delle merci internazionali. Il potere e la grandezza americani sono rappresentati, in questa sala, da immagini evocative. Il Palazzo della Borsa di New York, l’obelisco di Washington e il dollaro simboleggiano il potere politico ed economico-finanziario. Lo sbarco sulla luna fu invece il compimento di un lungo percorso di sviluppo tecnologico, che ebbe importanti ripercussioni politiche in pieno clima di guerra fredda. La sezione si completa con i ritratti di alcuni tra i presidenti più influenti a livello globale. Le opere svelano il fascino popolare di Kennedy, il carisma di Nixon, l’aggressività internazionale di Bush e la divisiva figura del penultimo leader del paese: Donald Trump.

SALA 4

TERZA SEZIONE – Conflitti culturali

Le proteste seguite alla morte di George Floyd, in centinaia di città e piccoli centri urbani negli Stati Uniti, hanno messo in risalto una serie di punti critici che attraversano la società americana. La questione razziale – il fatto, cioè, che le minoranze e in particolare quella afroamericana siano vittime di abusi sistematici da parte degli apparati repressivi – è certamente centrale, ma non può essere considerata isolatamente. Le divisioni di razza in buona parte riflettono anche le sperequazioni socioeconomiche, dal momento che le comunità afroamericane e latine occupano gli strati più bassi della società ed esercitano professioni mal pagate e prive o quasi di garanzie sociali (per esempio la copertura assicurativa sulla salute). Questi squilibri alimentano un dibattito politico che è andato sempre più polarizzandosi negli ultimi anni e che sotto Donald Trump si è ulteriormente acuito. Questa sezione della mostra illustra alcune questioni che evidenziano la polarizzazione sociale interna agli Stati Uniti. La questione islamica ebbe certamente un grande impatto dopo l’11 settembre 2001, quando i toni spesso violenti della propaganda politica portarono ad una generale diffidenza nei confronti dei musulmani. Il movimento per le rivendicazioni politiche dei neri (a cui è dedicato uno speciale focus) e il dibattito ancora vivo sulla questione indiana sono temi capaci di scuotere le coscienze in tutto il mondo. Ampio spazio è riservato alle proteste sociali che, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, hanno fatto degli Stati Uniti un paese caratterizzato da una forte e strutturata contestazione interna. L’America è un paese caratterizzato da profonde iniquità sociali, ma al suo interno si sono sviluppati i più importanti movimenti sociali promotori di un profondo rinnovamento culturale.

FOCUS – Black lives matter

Nel 2013 ha iniziato a circolare l’hashtag #BlackLivesMatter, traducibile in “le vite delle persone nere contano”. Dall’hashtag ha preso il via un movimento per i diritti civili di grande attualità. Il Black Lives Matter si è sviluppato all’interno della comunità afroamericana statunitense, in reazione a svariati omicidi di persone nere da parte delle forze di polizia e, in particolare, contro l’assassinio (rimasto impunito) del diciassettenne Trayvon Martin. I sostenitori si sono scagliati, più in generale, contro le politiche discriminatorie ai danni della comunità nera. A partire dal 2020, il video del brutale arresto, culminato nell’omicidio, di George Floyd ha suscitato reazioni internazionali. La morte di Floyd è divenuta il simbolo della violenza sistemica della polizia, chiaro sintomi di un razzismo ancora endemico negli Stati Uniti. L’episodio è stato seguito da un’ondata di proteste senza precedenti in tutto il mondo, rendendo il Black Lives Matter un movimento internazionale. Il presidente Joe Biden ha parlato di “razzismo strutturale”, riportando l’attenzione su un tema che poteva sembrare superato. Il dibattito, in questi ultimi tre anni, si è allargato portando l’attenzione sulle vite di tutti gli immigrati in Occidente, fino alla discussione sulla restituzione delle opere d’arte ai popoli saccheggiati durante il periodo coloniale. Tali riflessioni non sono chiaramente inedite nella società americana. L’intera storia del paese è attraversata da contraddizioni a sfondo etnico, spesso rimaste irrisolte. I frequenti casi di brutalità e uso della forza da parte delle forze dell’ordine statunitensi determinarono la nascita del movimento per i diritti civili già a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. La novità nell’episodio dell’omicidio di Floyd sta nel medium con cui è stato diffuso: un video su YouTube. La potenza pervasiva del digitale ha determinato una visibilità del fenomeno impensabile nei decenni precedenti.

FOCUS – La guerra in casa

Le successive quattro opere portano la nostra attenzione su uno dei problemi endemici della società americana: la diffusione capillare delle armi. Gli Stati Uniti sono il paese in cui il numero di decessi prematuri causati da armi da fuoco è superiore a quello dei morti per incidenti stradali. Nel 2021, l’America ha registrato il record assoluto di sparatorie di massa (ovvero con più di 3 morti): 691. Nel paese si calcola che ci siano circa 357 milioni di armi per 332 milioni di abitanti. Il secondo emendamento, che vide la luce in un’epoca remota (1791), continua a recitare: “Una milizia ben organizzata è necessaria alla sicurezza di uno Stato libero e dunque il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non può essere violato”. Nel Settecento il diritto alle armi garantiva la possibilità di difendersi da nativi e banditi, in assenza di un esercito regolare. Oggi tale necessità sembra del tutto superata.

SALA 6

QUARTA SEZIONE – Imperialismo americano

Nel 1917 inizia il secolo americano. L’ingresso nella Grande Guerra diede il via al decisivo interesse americano nei confronti delle vicende politiche internazionali. La dottrina Monroe (1823), che sanciva la supremazia statunitense in tutte le Americhe, iniziò ad essere applicata al mondo intero. Il predominio americano venne sicuramente sancito a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale. Alla fine della prima, infatti, gli USA tornarono al loro isolamento, ma il loro intervento nella seconda fu definitivo. Essi divennero la potenza leader del pianeta, condivendo questa posizione a metà con la Russia. L’impero americano crebbe a dismisura tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, dando vita ad un sistema di dipendenze tra sé e gli altri paesi. Questa sezione della mostra porta idealmente i visitatori nel cuore del dibattito relativo alla guerra in Vietnam. Una delle operazioni militari più controverse dell’esercito statunitense. La guerra in Indocina svelò al momento il lato oscuro dell’imperialismo americano, che trovò nuovi sbocchi in Medio Oriente dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre. L’impero americano è stato ed è diverso da tutti gli altri imperi della storia. Esso, infatti, non è apertamente dichiarato, prevede il controllo delle rotte oceaniche e non è coloniale in senso tradizionale ma è presente in molti paesi attraverso il sistema delle basi militari. Secondo gli americani, l’unica sicurezza possibile per il paese sta nel dominio del mondo. La propaganda, destinata a cementare l’egemonia nelle coscienze di tutti, esalta i valori occidentali come la libertà e la democrazia in opposizione al resto del mondo. Di questi valori gli americani sono i paladini. Con l’avvento della globalizzazione, gli Usa hanno imposto un sistema economico internazionale sottoposto alla loro egemonia, impegnandosi spesso militarmente su diversi fronti. Negli ultimi anni, tra la presidenza Trump e la presidenza Biden, la nuova strategia sembra spingere gli americani a sottrarsi da vari fronti e a disimpegnarsi militarmente, finendo per lasciare spazio a nuovi e vecchi rivali imperialisti: come dimostra l’attacco russo in Ucraina e il rinnovato interesse cinese per Taiwan.

FOCUS – 9/11

Gli eventi dell’11 settembre 2001, e cioè la più devastante singola azione di guerra sul suolo americano, scossero New York ed ebbero ripercussioni in tutto il mondo, provocando un cambiamento politico globale. Gli effetti dell’attacco straziante furono contenuti solo grazie agli sforzi eroici delle persone che reagirono per prime all’emergenza. L’attentato terroristico, con il dirottamento di quattro aerei di linea, mise a nudo la fragilità del paese e portò all’imposizione di pesanti misure di controllo interno, spesso lesive dei diritti privacy e delle libertà individuali. Gli Americani vissero l’11 settembre come una dichiarazione di guerra e il presidente Bush giurò vendetta ai nemici della nazione. Vendetta che poté dirsi compiuta il 2 maggio 2011 con l’omicidio di Osama Bin Laden. Tra le conseguenze della distruzione delle Torri Gemelle e dell’attentato al Pentagono vi fu l’invasione dell’Afghanistan, da cui gli americani si sono effettivamente ritirati sono durante la presidenza Trump. Nel 2003, sulla scia della lotta al terrorismo internazionale, l’amministrazione Bush pianificò l’aggressione dell’Iraq, portando alla destituzione del dittatore Saddam Hussein.

QUINTA SEZIONE – Una vita a stelle e strisce

Dal Settecento, il Congresso americano ha adottato il motivo delle stelle e strisce per la bandiera nazionale. Le stelle in campo blu rappresentano una nuova costellazione, una nuova nazione dedicata alla libertà personale e religiosa. Le strisce rosse affermano il coraggio e l’integrità degli uomini, il loro sacrificio in nome degli ideali repubblicani. Le strisce bianche significano libertà e uguaglianza per tutti. Il blu allude alla lealtà e alla fede. La bandiera, nel suo complesso, incarna la libertà americana e simboleggia lo spirito indomabile della determinazione portata in quella terra da Cristoforo Colombo e dai colonizzatori come i pellegrini e i puritani britannici. La bandiera si trova in ogni edificio pubblico e migliaia di giardini americani possiedono un’asta per la sua esposizione. Gli statunitensi la adorano ed essa viene costantemente declinata su una varietà pressoché infinita di oggetti d’uso quotidiano. Nell’abbigliamento la bandiera è spesso protagonista, indossata nei modi più originali, come si evince dalle fotografie esposte in questa sala. Non manca, chiaramente, l’ironia: ad esempio nel trittico di Sergey Bratkov o nell’irriverente slip immortalato da Martin Parr. Il motivo a stelle e strisce è declinato come bikini, nelle immagini di Michael Dressel e Nina Berman. L’apice è raggiunto con la fotografia di Ben Brody, il quale immortala, nel 2017 a Buffalo, un improbabile uomo-bandiera.


Negli Stati Uniti di fine Ottocento, l’American Beauty era popolarmente conosciuta come la “rosa da un milione di dollari”. Espressione impiegata per indicare il costo, per molti irraggiungibile, necessario ad ottenere un mazzo da donare all’innamorata: 2 dollari per ciascuna delle rose dal lungo, elegante stelo. Cifra, all’epoca, davvero altissima.

Alfred Hitchcock ne mandò enormi mazzi a Vera Miles, per convincerla a recitare nei suoi film.

Questa fortunata cultivar di rose Tea era stata creata in Francia da Henri Lédéchaux, con il nome di Madame Ferdinand Jamin. Un ibrido che dava rose di un cremisi brillante, con un fiore ricco di una cinquantina di petali, molto profumato, posto su uno stelo lungo e rigido, Coltivate in serra, le American Beauty erano perfette per trarne elegantissimi mazzi. Nei giardini offre fioriture prolungate, molto appariscenti sul fogliame verde scuro. Esportata in America con il nuovo nome di “American Beauty”, la Madame Ferdinand Jamin conquistò il mercato, tanto da essere, negli anni Venti, la cultivar di rosa più venduta negli States. Una popolarità che l’ibrido non riuscì a conquistarsi altrove.

Alla America Beauty hanno reso omaggio numerosi compositori e musicisti. Frank Sinatra l’ha cantata in “America Beauty Rose”, del 1950. Josep Heller in “Comma 22” descrive un anziano italiano che ferisce a un occhio il maggiore de Coverly, lanciandogli contro una American Beauty. Impossibile poi non citare il film omonimo, Premio Oscar del 1999.

American Beauty è il fiore ufficiale della città di Washington nel Distretto della Colombia, nonché simbolo della catena di negozi della Lord & Taylor, oltre che di diverse confraternite americane.


A cura di
Daniel Buso

Mostra organizzata da
ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni
 
In collaborazione con
Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te
 
Spazio espositivo
Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova
 
Periodo espositivo
dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024
 
Per informazioni
+39 351 809 9706
email: mostre@artika.it
www.artika.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Donata al Castello di Rivoli un’opera NFT di Agnieszka Kurant

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea è lieto di annunciare l’ingresso nella propria Collezione permanente dell’opera NFT di Agnieszka Kurant Sentimentite #57 (COVID-19 vaccines announced), 2022, generosamente donata al Museo da Pablo Rodriguez-Fraile, mecenate americano e grande collezionista di arte digitale.
L’opera di Kurant, che si compone di un NFT (non-fungible token), ovvero un’immagine digitale registrata con una tecnologia blockchain tramite uno smart contract, indaga il rapporto tra capitalismo digitale e geologia. Ispirandosi al modo in cui le forze naturali nel tempo modellano rocce e meteoriti, le forme in evoluzione della Sentimentite – la moneta minerale speculativa del futuro ideata da Kurant – sono plasmate dai cambiamenti della società del XXI secolo: 100 eventi storici di grande portata, milioni di post raccolti su Twitter e Reddit e miliardi di emozioni umane aggregate. I tweet, le azioni e i like sono il nuovo petrolio e il nuovo gas.

Per Agnieszka Kurant “l’attuale abbandono delle energie dei combustibili fossili e la loro graduale sostituzione con le energie rinnovabili sembra coincidere con la smaterializzazione del denaro e la sua parziale sostituzione con le valute digitali, la cui produzione dipende principalmente dall’energia. L’estrazione tradizionale di combustibili fossili e minerali è oggi accompagnata dall’estrazione di criptovalute, non a caso definite nuove forme di gas”.

Quando vengono riscattati, questi NFT espansi si trasformano in sculture fisiche realizzate con il materiale fittizio di Agnieszka Kurant, la Sentimentite. Per realizzare l’opera, l’artista ha polverizzato 60 oggetti usati come valute nel corso della storia in questo nuovo minerale-moneta.
 
Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli, afferma “L’opera si compone di un breve video che aggrega i sentimenti in rete in costante mutamento, e di una possibile parte fisica nel futuro. La parte digitale, questo NFT #57 di Sentimentite, si aggiunge alla donazione di Beeple avvenuta nel 2022, costituendo la Collezione di prime opere digitali del Museo. Ringrazio Pablo Rodriguez-Fraile e Desiree Casoni per questo importante dono”.

Agnieszka Kurant

Agnieszka Kurant (Łódź, Polonia, 1978) è un’artista concettuale il cui lavoro indaga l’intelligenza collettiva, le intelligenze non umane e lo sfruttamento del capitale sociale all’interno del capitalismo di sorveglianza. Collabora spesso con scienziati e studiosi di diversi campi disciplinari. La sua ricerca dialoga con più autori tra cui gli scritti sulla plasticità e gli automatismi di Catherine Malabou e Franco Bifo Berardi, il lavoro di David Graeber, Manuel DeLanda e gli scritti del neuroscienziato Antonio Damasio.
Kurant ha ricevuto il LACMA A+T Award 2020, il Frontier Art Prize 2019, il Pollock-Krasner Award 2018 e il Google Artists + Machine Intelligence Grant 2021. Attualmente è Artist Fellow presso il programma Transformations of the Human del Berggruen Institute ed è stata artista in residenza al MIT CAST nel 2017 – 2019. Suoi lavori sono stati esposti al Museum of Modern Art di New York, alla Biennale di Istanbul, alla Kunsthalle Wien, al Kunstverein di Salisburgo, all’Hamburger Kunstverein, al De Young Museum di San Francisco, al MOCA di Toronto, al Jameel Arts Centre di Dubai e alla Triennale di Milano. Le sue mostre personali includono Agnieszka Kurant. Crowd Crystal, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2021); Error-ism, Museum Sztuki, Lódz (2021); The End of Signature, commissionato dal MIT List Visual Arts Center a Kendall Square, Cambridge, MA (2021); The End of Signature, Guggenheim Museum, New York (2015); Exformation, Sculpture Center, New York (2013) e Stroom den Haag (2014). Nel 2010 Kurant ha co-rappresentato la Polonia alla 12. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (in collaborazione con l’architetto Aleksandra Wasilkowska) presentando il progetto Emergency Exit al Padiglione Polacco. Il suo lavoro è stato esposto anche al Palais de Tokyo, Parigi; Guggenheim Bilbao; Witte de With, Rotterdam; Moderna Museet, Stoccolma; Whitechapel Art Gallery, Londra; Biennale di Cleveland; The Kitchen, New York; Bonner Kunstverein; Grazer Kunstverein; Kunsthalle Meinz; Museum of Modern Art, Varsavia; MOCA, Detroit; CAC, Cincinnati; Mamco, Ginevra; Frieze Projects, Londra; MUMOK, Vienna; Performa Biennial and Momentum Biennial. La monografia di Kurant Collective Intelligence è stata pubblicata da Sternberg Press / MIT Press nell’autunno del 2021.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

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FOSM – L’Orchestra Sinfonica di Matera e il Premio Paganini 2023 Simon Zhu ad Altamura e Matera per Il Concerto di Fine Anno

AD ALTAMURA E MATERA PER IL CONCERTO DI FINE ANNO

Il violinista tedesco si esibirà per la prima volta in Basilicata, aprendo il programma dei concerti premio vinti a Genova accompagnato dall’Orchestra Sinfonica di Matera.

Si apre con i due appuntamenti della Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera (Fosm) il calendario dei concerti in Italia e in Europa di Simon Zhu, vincitore della 57^ edizione del Concorso Internazionale di Violino “Premio Paganini”.
Il 22enne violinista tedesco che ha conquistato la giuria del concorso violinistico più famoso al mondo, che dal 1953 ha luogo a Genova, città natale del violinista Niccolò Paganini, si esibirà venerdì 29 dicembre ad Altamura e sabato 30 dicembre a Matera accompagnato dall’Orchestra Sinfonica di Matera.

Il grande organico dell’Orchestra sarà diretto dal Maestro Pablo Varela, docente di direzione d’orchestra presso il Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera.

Musiche di Niccolò Paganini e Pëtr Il’ič Čajkovskij nel programma di sala, per il Concerto di fine anno che si terrà il 29 dicembre al Teatro Mercadante di Altamura e sabato 30 all’Auditorium Raffaele Gervasio a Matera. Per entrambi i concerti: ingresso ore 20, inizio ore 20:30.

“La stagione sinfonica 2023 della Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera si chiude con un concerto d’eccezione: la nostra Orchestra accompagnerà il violino solista Premio Paganini Simon Zhu che si esibirà per la prima volta in Basilicata – afferma la presidente della Fosm Gianna Racamato – anche per l’ultimo appuntamento, per il Concerto di fine anno, abbiamo fermamente mantenuto l’idea che ci supporta da sempre: andare incontro al pubblico e offrire concerti di grande qualità con ingressi estremamente contenuti: un biglietto di 10 euro e, riservato agli studenti, un biglietto ridotto di soli 5 euro”.

“Ad aprire il Concerto di fine anno – spiega il direttore artistico della Fosm, il Maestro Saverio Vizziello – sarà Simon Zhu che eseguirà il Concerto n.1 per violino e orchestra in mib maggiore di Niccolò Paganini. Lo stesso brano che Zhu ha eseguito a ottobre al 57° concorso Premio Paganini e che lo ha portato alla vittoria e ad aggiudicarsi anche il Premio Speciale offerto dalla Fondazione “Pallavicino” per la migliore esecuzione del Concerto per violino e orchestra di Niccolò Paganini. Una composizione in cui la parte di violino solista emerge più chiaramente e brillantemente dall’accompagnamento orchestrale e che metterà in luce tecnica ed espressività del solista. L’orchestra diretta dal Maestro Varela sarà protagonista assoluta della seconda parte del programma, eseguendo la Suite sinfonica op.71a dal balletto Lo schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Una composizione per grande orchestra con le famosissime Danses caractéristiques, coronata dall’altrettanto famosa pagina da concerto del Valzer dei fiori, un programma che siamo certi conquisterà il pubblico”.

Chi ha già conquistato il violinista Simon Zhu è Matera. Nella Capitale Europea della Cultura 2019 già da alcuni giorni per le prove con l’Orchestra Sinfonica di Matera, il giovane violinista tedesco ha colto l’occasione per visitare la città e i suoi antichi rioni in tufo e con lo sfondo dei Sassi di Matera ha voluto una foto ricordo.

Simon Zhu a Matera

Nato a Tubinga nel 2001, ha studiato al Mozarteum di Salisburgo, in Austria, con Wonji Kim-Ozim e il professor Tomasz Tomaszewski, presso l’Istituto Julius Stern dell’Università delle Arti di Berlino. Attualmente studia con la Prof. Ana Chumachenco presso l’Università di Musica e Teatro di Monaco e riceve lezioni private da Ning Feng.
Da quando nel 2016 ha vinto il primo premio al 13° Concorso Internazionale Georg Philipp Telemann a Poznan, in Polonia, ha ottenuto numerosi e importanti riconoscimenti.
Recentissima è la vincita del Concorso ‘Premio Paganini’ 2023 di Genova, nonché il premio speciale per il miglior concerto di Paganini, che gli è valsa una serie di importanti impegni concertistici, incluso l’onore di esibirsi sul violino appartenuto a Paganini, il celebre “Cannone” di Guarneri del Gesù del 1743.
Ha debuttato alla Berlin Philharmonie nel 2015 e da allora si è esibito più volte come solista con orchestra. Ha tenuto concerti in Germania, Inghilterra, Francia, Belgio, Polonia, Romania, Svizzera, Liechtenstein, Corea e Cina, esibendosi con rinomate Orchestre tra cui l’Accademia di St. Martin-in-the-Fields, la Berlin Symphony Orchestra e la Salzburg Chamber Soloists.
È stato accademico presso l’Accademia Hope Music e presso l’Accademia Walter Stauffer di Cremona, dove ha collaborato con Salvatore Accardo. Dal 2020 sino alla fine del 2023, si esibisce su di uno strumento Montagnana, generosamente fornito dalla Florian Leonhard Fellowship, mentre dalla Stagione in corso suona un violino di Zosimo Bergonzi di Cremona del 1760 circa. Lo strumento è un generoso prestito della Stretton Society.

Informazioni sul concerto:
·      Venerdì 29 dicembre ore 20:30 – Altamura
CONCERTO DI FINE ANNO
Violino Simon Zhu (vincitore Premio Paganini 2023)
Musiche: Niccolò Paganini Concerto n.1 per violino e orchestra in mib maggiore
Pëtr Il’ič Čajkovskij Suite op.71a dal balletto Lo schiaccianoci
ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA
Direttore: Pablo Varela
 
·      Sabato 30 dicembre ore 20:30 – Matera
CONCERTO DI FINE ANNO
Violino Simon Zhu (vincitore Premio Paganini 2023)
Musiche: Niccolò Paganini Concerto n.1 per violino e orchestra in mib maggiore
Pëtr Il’ič Čajkovskij Suite op.71a dal balletto Lo schiaccianoci
ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA
Direttore: Pablo Varela
 
Programma di sala:
Niccolò Paganini
Concerto n.1 per violino e orchestra in mib maggiore
Allegro maestoso. Tempo giusto – Adagio – Rondò: Allegro spiritoso. Un poco più presto
 
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Suite dallo Schiaccianoci op.71
Ouverture-miniature – Marcia – Danza russa [Trépak] – Danza araba – Danza cinese – Danza dei mirlitons – Valzer dei fiori
 
Informazioni su biglietti, prevendita e contatti:
Biglietti:
Ingresso singolo 10,00 € (*)
Ingresso singolo ridotto studenti 5,00 € (*)
 
Come acquistare a Matera:
Biglietteria:
·      Cineteatro Comunale Gerardo Guerrieri, in piazza Vittorio Veneto, 23 a Matera. Tutti i giorni dalle 18 alle 21.
·      Cartolibreria Montemurro, in via delle Beccherie, 69 a Matera. Dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:30.
Come acquistare a Altamura:
Biglietteria:
·      Teatro Mercadante, in via dei Mille n.159 a Altamura. Dal martedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Lunedì chiuso.
·      On line: https://www.vivaticket.com/it/venue/teatro-mercadante/511367061
 
 
Per informazioni sulla programmazione degli spettacoli: https://orchestrasinfonicamatera.it/
 
È possibile contattare l’Orchestra Sinfonica di Matera anche tramite WhatsApp al numero +39 327 485 0461

La Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera è partecipata da Comune di MateraProvincia di Matera e Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera che ne sostengono le attività.

A queste istituzioni si aggiungono: il Ministero della Cultura che ha ammesso l’Orchestra al percorso per il riconoscimento quale ICO Istituzione Concertistica Orchestrale e la sostiene attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), e la Regione Basilicata, che la sostiene con fondi regionali.

La stagione concertistica 2023, con la direzione artistica del Maestro Saverio Vizziello, è realizzata in collaborazione con il Teatro Mercadante di Altamura, il Festival Duni, Soroptimist Club di Matera, il Premio Internazionale Paganini e si svolge con il sostegno dei Comuni di: Accettura, Bernalda, Garaguso, Grassano, Irsina, Miglionico, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Nova Siri Scalo, Pisticci, Policoro, Pomarico, Scanzano Jonico, Stigliano, Tursi e Valsinni, l’Arcidiocesi di Matera – Irsina – Tricarico, il Comitato organizzatore dei festeggiamenti per Maria Santissima della Bruna.


Sissi Ruggi
addetto stampa
della Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera – FOSM
tel +39.333.474.2509
e-mail ufficiostampa@orchestrasinfonicamatera.it

Trieste: “Carso crea(t)tivo”, nuovo progetto ideato dall’Associazione Casa C.A.V.E.

Castello di Miramare

“Carso crea(t)tivo”, nuovo progetto ideato dall’Associazione Casa C.A.V.E.

Passeggiate
“natur-artistiche” 
per raccontare il territorio e produzione di inediti gadget in pietra di Aurisina finalizzati all’avvio di una piccola economia che favorisca il lavoro di persone con disabilità, in collaborazione con “Oltre quella sedia Trieste” Onlus.

Sabato 30 dicembre il primo evento: “Miramare, una pietrosa meraviglia”

Si chiama “Carso crea(t)tivo” il nuovo progetto ideato dall’Associazione Casa C.A.V.E.  – direzione artistica Maddalena Giuffrida, co-ideazione Fabiola Faidiga e Sara Famiani – il cui principale obiettivo è la valorizzazione delle risorse naturali, storiche ed etnografiche del territorio, in un’ottica creativa, inclusiva e di sviluppo territoriale e turistico.

Finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, il progetto si articola in un programma sperimentale ed esperienziale che individua nel ruolo dell’artista/scultore e di altri esponenti della cultura, del sociale e delle aziende marmifere del territorio importanti catalizzatori di identità e di sviluppo.

“Due le sezioni – spiega Maddalena Giuffrida, direttrice artistica del progetto – ed è questo il motivo della doppia “t”nel titolo. La sezione attiva “Nuovi mondi da scoprire” prevede sei itinerari progettati e condotti dalle guide naturalistiche Estplore, che proporranno un calendario di passeggiate natur-artistiche per raccontare il territorio in chiave creativa e originale, unendo quindi la parte scientifica e culturale a momenti di emozione, evocati dalla componente scenografica, artistica, etnografica del territorio, arricchiti da letture poetiche, video arte, performance artistiche e di danza in collaborazione con associazioni culturali e locali.

La sezione creativa “L’Universo in una pietra” ha per obiettivo l’ideazione e produzione di inediti gadget – design/souvenir in pietra di Aurisina- finalizzati all’avvio di una piccola economia che favorisca il lavoro di persone con disabilità opportunamente seguite da tutor formativi. Per fare questo saranno attivati dei laboratori sociali, in collaborazione con aziende marmifere, scultori, scalpellini e associazioni dedicate al supporto e all’integrazione delle persone con disabilità, coordinati dalla giovane scultrice triestina Greta Fila e dallo scalpellino sloveno Jernej Bortolato di Pliskovica. Previste anche mostre fotografiche e mostre d’arte visiva”.

Proprio dalla sezione dedicata all’attività all’aperto prende avvio il progetto con una passeggiata crea(t)tiva dedicata a “Miramare, una pietrosa meraviglia”, in programma sabato 30 dicembre, dalle 9.30 alle 12.00 circa, organizzata da Estplore in collaborazione con il Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare (ritrovo alla Porta della Bora, infopoint PromoturismoFVG – partecipazione gratuita previa iscrizione a info@estplore.it – informazioni: Sara 340 7634805 – Saimon 348 7942822).

A fine passeggiata sarà possibile visitare (a pagamento) la mostra “KOSMOS, Il veliero della conoscenza” allestita presso le Scuderie del Castello di Miramare (modalità e costi di visita nel sito).

Il progetto “Carso crea(t)tivo” è promosso in collaborazione con Comune di Duino Aurisina, Circolo Culturale Sloveno SKD “Igo Gruden”, Jus Comunella Nabrezina, Aziende Marmifere ZenithC e Gramar Marmi di Aurisina Cave, Estplore guide naturalistiche, Agriturismo Juna, Associazione Archivio Marcello Mascherini, Portopiccolo Art Gallery.

Il progetto sarà realizzato con la fondamentale collaborazione di “Oltre quella sedia Trieste – Associazione di promozione sociale onlus e con il CEO di Malchina, Centro Educativo Occupazionale, gestito dalla Cooperativa Sociale La Quercia di Trieste.

Carso crea(t)tivo si innesta nella realizzazione di “Kamen – Museo diffuso delle cave e della pietra di Aurisina”, progetto partecipato e condiviso dalle due comunità del territorio, italiana e slovena. Un museo diffuso capace di raccontare il rapporto tra questi luoghi e la pietra carsica, tema trattato anche nella rassegna internazionale “L’Energia del luoghi – Festival del vento e della pietra” con i laboratori di scultura contemporanea “Il favoloso viaggio nella pietra di Aurisina”, sempre a cura di Casa C.A.V.E.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

MIKE SPONZA: esce ‘JAB JAB’ del musicista triestino che sta dalla parte delle donne

Continua il filone narrativo noir dei videoclip di Mike Sponza anche con il nuovo singolo Jab Jab. Ispirato inizialmente dalla passione per la boxe, diventa un hard-boiled in stile James Ellroy in cui due donne ingannate si coalizzano per farla pagare all’ennesimo uomo che non si è comportato bene, stavolta a suon di diretti, ganci e montanti.

Non c’è scampo per i furbetti qui. Mike va al tappeto di brutto già al secondo round: e diciamocelo, se lo merita!

“Il brano è stato ispirato dalla mia passione per la boxe e parla di una relazione che nel tempo è diventata un continuo match” racconta Mike Sponza e basta dare un’occhiata all’inciso per capire il tenore del testo!

RIGHT-LEFT-UPPERCUT, I CAN’T SEE IT COMING I DON’T KNOW WHAT’S WHAT

JAB-HOOK, A QUICK 1-2 YOU GOT ME IN THE CORNER IN THIS RENDEZVOUS

Il brano esce dalle sonorità contemporary blues di Mike Sponza per abbracciare un sound rock chitarristico al confine tra la California ed il Messico, accentuato dall’uso di timbales, guiro e charango. 

Sul ring, oltre a Jenny, vincitrice indiscussa del match per K.O. c’è tutta la Mike Sponza Band, a cominciare da Roby Maffioli – bassista storico nel ruolo di secondo di Mike, Angelo Chiocca che passa dal sax tenore all’angolo della vincitrice, Moreno Buttinar, arbitro severo ma giusto che conta fino a dieci anche senza batteria e Giorgio Ruzzier, gestore della palestra ed eminenza grigia nell’ombra.  

E poi le round girls anche in veste di back vocals: Nicole Pellicani ed Alexia Pillepich. In chiusura, la finanziatrice del match: The Wife.

Il tutto diretto e girato da Sergio Cinghiale, ormai il videomaker di riferimento di Mike Sponza per tutti i suoi videoclip.

Chitarrista, cantante, compositore, bandleader, Mike Sponza vanta una carriera pluridecennale e collaborazioni internazionali. Ma soprattutto con i suoi progetti ‘Continental Shuffle’ e ‘Kakanic Blues’, è diventato uno degli esponenti di punta di quello che potremmo definire blues europeo.

I suoi ultimi due album ‘Ergo Sum‘ e ‘Made In The Sixties’, prodotti agli Abbey Road Studios di Londra lo confermano prolifico autore e raffinato artista del contemporary blues

Grande appassionato di auto storiche e di arte, Sponza da anni cura la propria immagine ed il proprio sound in modo molto personale, regalando al suo pubblico un blues anticonvenzionale, con spettacoli di sempre altissimo valore ed intensità.

Web: www.mikesponza.it
Facebook: www.facebook.com/mikesponzaofficial
Instagram: www.instagram.com/mikesponza
YouTube: www.youtube.com/@mikesponza8769
Spotify: https://sptfy.com/PqRZ


Ufficio Stampa A-Z Press
info@a-zpress.com

Settore Musei Civici Bologna: con “Apriti, museo!” esposizioni eccezionalmente aperte a Capodanno

Casa Morandi – Foto Roberto Serra

Musei Civici di Bologna per la prima volta tutti aperti il 1° gennaio.
Aperture straordinarie, mostre e attività dal 24 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024.

In occasione delle festività natalizie 2023-2024, i Musei Civici di Bologna presentano un’importante novità: Apriti, museo!
Per la prima volta, tutte le sedi sono eccezionalmenteaperte lunedì 1°gennaio 2024 dalle ore 11.00 alle 19.00: Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi, Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo internazionale biblioteca della musica, Museo del Patrimonio Industriale, Museo civico del Risorgimento.

Tra aperture straordinarie, collezioni permanenti e mostre temporanee, visite guidate e laboratori, con le giornate d’arte dedicate a bambine e bambini durante le vacanze scolastiche, anche quest’anno si prospetta dunque ricca e variegata l’offerta culturale che il Settore Musei Civici Bologna offre al pubblico di adulti e più piccoli per vivere i luoghi dell’arte e della cultura nel periodo delle feste.

Dal 24 dicembre 2023 al 6 gennaio 2024 le 11 sedi dei musei civici si fanno ancora più accoglienti verso cittadini e turisti grazie all’ampliamento degli orari di apertura e la proposta di nuove attività, con una speciale attenzione alla giornata di Capodanno. Con l’iniziativa Apriti, museo!, durante l’intero arco della giornata si può scegliere tra 20 attività proposte con laboratori e visite guidate in italiano, inglese e francese, per conoscere e riscoprire il ricco patrimonio culturale della città. Le visite e i laboratori sono offerti a tutti i possessori del biglietto di ingresso che, invece, resta a pagamento.

Vespa Club Bologna – Museo Patrimonio Industriale

La stessa giornata di Capodanno vede inoltre una speciale collaborazione del Settore Musei Civici Bologna con Festivamente, il cartellone di iniziative culturali promosso e coordinato dal Comune di Bologna | Settore Cultura e Creatività per vivere insieme il periodo delle feste all’insegna della cultura, dell’arte e della socialità.
Il Discorso d’artista, affidato quest’anno a Mariangela Gualtieri, tra le poetesse più potenti e luminose della nostra contemporaneità, può essere ascoltato dalle ore 11.00 alle ore 19.00 all’interno delle Collezioni Comunali d’Arte, aperte straordinariamente ad ingresso libero. Immerso nella sosta della maestosa Sala Urbana, il pubblico può così sentire la voce poetica di Mariangela Gualtieri recitare Esortazione urbana e planetare, una riflessione su ciò che con urgenza vuole essere tenuto presente, in un presente che a tratti pare irrimediabile e altre volte apre spiragli alla possibilità di un equilibrio fra tutti i viventi della terra, per un rito di ascolto sul nuovo anno.

E proprio nella Sala Urbana è presente, all’interno della progettualità delle manifestazioni di fine anno, il progetto culturale nato tra la città di Bologna e ilComune di Faenza dove si è voluto tenere vicino il tema dell’alluvione che ha colpito il territorio metropolitano bolognese e la Romagna, componendo un gesto di responsabilità di come, anche attraverso la cultura, si possa fare sia memoria, sia condivisione e comunità. Grazie alla collaborazione tra il Settore Musei Civici Bologna e istituti culturali faentini, è infatti nata IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua a cura di Matteo Zauli (direttore del Museo Carlo Zauli) e Eva Degl’Innocenti (direttrice del Settore Musei Civici Bologna), visibile fino al 4 febbraio 2024. Un’installazione che celebra la forza creatrice dell’arte, dopo la distruzione causata dall’alluvione, con l’esposizione di opere e oggetti provenienti dal Comune di Faenza e dal Museo Carlo Zauli.
Un protocollo di intesa è stato sottoscritto tra il Settore Musei Civici Bologna e il Museo Carlo Zauli per una progettualità scientifico-culturale e didattico-educativa congiunta, della durata di tre anni, per la realizzazione di attività di ricerca, artistiche, culturali, didattiche, divulgative, partecipative e di innovazione nel campo della ceramica e delle arti, che possano contribuire alla ricerca, alla valorizzazione, alla divulgazione, alla innovazione della cultura artistica della ceramica e delle arti.
La mostra è promossa da Comune di Bologna, Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica, Comune di Faenza, Settore Cultura, Turismo, Sport e Politiche Internazionali Unione della Romagna Faentina, Museo Carlo Zauli, realizzata in collaborazione con Scuola Comunale di Musica “Giuseppe Sarti” di Faenza e Scuola di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi” di Faenza.

Di seguito gli orari di apertura osservati nei giorni festivi nelle singole sedi, le attività in programma e le mostre temporanee in corso.
Nei restanti giorni compresi nello stesso periodo, i musei osservano i consueti orari di apertura, consultabili sul sito web www.museibologna.it.
L’acquisto dei biglietti di ingresso è disponibile sul sito Mida Ticket:



Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Tel. +39 051 6496658 / +39 051 2193469
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
elisabetta.severino@comune.bologna.it – silvia.tonelli@comune.bologna.it
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Torino, Musei Reali | Galleria Sabauda: “Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti”

Ritratto del marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo in divisa da ufficiale napoleonico, 1811,
pastello su carta, 25,6 x 20,5 cm, Torino, Opera Barolo, Palazzo Falletti di Barolo
Luigi Bernero, Torino 1775 – 1848.

Ritratto di Giulia Colbert Falletti di Barolo, 1811,
pastello su carta, 27 x 20,5 cm, Torino, Opera Barolo, Palazzo Falletti di Barolo
Luigi Bernero, Torino 1775 – 1848.

MUSEI REALI DI TORINO GALLERIA SABAUDA | Spazio Scoperte

DAL 28 NOVEMBRE 2023 AL 7 APRILE 2024

MOSTRA DOSSIER

Ai Musei Reali di Torino, nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda, è presente la mostra dossier Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti, in occasione del bicentenario della nascita del Distretto Sociale Barolo.

L’esposizione, curata dai Musei Reali in collaborazione con l’Opera Barolo, celebra i marchesi Giulia e Carlo Tancredi Falletti di Barolo, personalità di spicco della società piemontese del XIX secolo, illustrandone il gusto collezionistico, le committenze e gli interessi culturali, ricostruendo il nucleo originario della loro raccolta attraverso una selezione tra le 45 opere d’arte antica donate nel 1864 con lascito testamentario alla Regia Pinacoteca, oggi Galleria Sabauda, esposte in dialogo con dipinti e sculture un tempo parte della stessa collezione.

Nella Torino di primo Ottocento, i marchesi Falletti di Barolo furono molto attivi in campo assistenziale, mostrando un costante impegno a favore delle classi povere. In particolare, dopo aver riformato le carceri femminili torinesi, il 7 marzo 1823 Giulia Colbert fondò il Rifugio, una delle prime istituzioni ad accogliere ed educare le cosiddette “donne pericolanti”; negli anni successivi, i marchesi ampliarono la prima struttura, fino a creare un complesso di istituti riuniti in una sorta di cittadella della promozione umana, in grado di sostenere soprattutto bambine e donne in difficoltà.

Crediti: Renato Di Gaetano per i Musei Reali

La mostra dossier ripercorre gli interessi culturali dei due nobili attraverso la pittura e la scultura loro contemporanee e le loro scelte collezionistiche, frutto di un gusto ecclettico raffinato, orientato verso quanto di più significativo offrisse il mercato antiquario; il racconto dei loro viaggi in Italia, alla scoperta dei monumenti dell’antichità classica e delle opere dei grandi maestri italiani del Rinascimento e del Seicento; il loro amore per l’arte, intesa come strumento di educazione ai valori della morale cattolica, di crescita e riscatto sociale.

Il percorso espositivo si apre con la sezione dedicata alla produzione artistica contemporanea, in particolare la plastica neoclassica legata alle teorie estetiche di Bertel Thorvaldsen. Tra i capolavori si segnala l’Erma di Saffo, celebre scultura in marmo commissionata ad Antonio Canova nel 1819-1820 dal marchese Tancredi, donata per sua volontà alla Città di Torino e oggi conservata alla GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Sono esposte opere come la Fanciulla con le tortore e il Bambino in preghiera dello scultore Luigi Pampaloni con Gesù e i fanciulli, tela commissionata a Pietro Ayres, pittore attivo anche per la corte sabauda come ritrattista, conservate a Torino nel Palazzo Falletti di Barolo; sono presenti due disegni eseguiti da Giuseppe Pietro Bagetti, in prestito dalla GAM di Torino, due dipinti del torinese Pietro Righini, oltre alla tela raffigurante Guglielmo Falletti di Barolo e Luigi XI di Francia, opera di Giovanni Migliara. La sezione si completa con due raffinati ritratti a pastello di Giulia e Carlo Tancredi, eseguiti nel 1812 da Luigi Bernero (Torino, Palazzo Falletti di Barolo), che mostrano evidenti contatti con la ritrattistica francese di Jacques-Louis David.

Crediti: Renato Di Gaetano per i Musei Reali

Fondamentali nell’indirizzare le scelte dei marchesi furono i viaggi in Italia tra il 1815 e il 1834, durante i quali visitarono chiese e collezioni d’arte e acquistarono molti oggetti della loro raccolta, frequentando i più influenti circoli intellettuali dell’epoca e i laboratori degli artisti più in voga. Queste esperienze furono raccolte in tre Diari, due dei quali sono esposti insieme a documenti di archivio e a un nucleo di disegni realizzati dai due coniugi: i delicati schizzi a matita nei quali Giulia ritrae i suoi familiari, e i disegni raffiguranti tombe papali eseguiti da Carlo Tancredi, a riprova di come l’esercizio del disegno fosse una consuetudine che entrambi praticavano e condividevano. È presente, inoltre, un prezioso modellino-reliquiario del Santo Sepolcro di Gerusalemme realizzato in avorio, madreperla e legno del Getsemani, oggi conservato a Palazzo Madama e parte del gruppo di opere donate dai marchesi al Comune di Torino.

L’esposizione prosegue con le opere della collezione appartenenti al nucleo destinato alla Regia Pinacoteca nel 1864: le più significative sono segnalate da didascalie specifiche e pannelli didattici lungo il percorso permanente della Galleria Sabauda. Si incontrano capolavori come l’Incoronazione della Vergine, acquistata da Carlo Tancredi come opera di Giotto e ora attribuita a Bernardo Daddi, I Quattro evangelisti attualmente attribuiti a Mariotto di Nardo di Cione,il tondo con la Madonna e san Giovannino in adorazione del Bambino di Giovanni Antonio Della Robbia, e ancora la Madonna con Bambino di Lorenzo di Credi, uno dei dipinti più apprezzati della quadreria Falletti di Barolo, ricercato da importanti istituzioni internazionali come la National Gallery di Londra. Considerevoli, inoltre, il tondo su tavola raffigurantela Madonna con il Bambino, san Giovannino e un angelo, in cui la qualità stilistica del disegno, emersa da recenti indagini diagnostiche, fa supporre un intervento diretto di Botticelli, la Madonna con il Bambino e san Giovannino,attribuita ad Andrea del Sarto, e il San Pietro in cattedra eseguito da Anton Raphael Mengs.

Crediti: Renato Di Gaetano per i Musei Reali

La mostra dossier presenta inoltre un gruppo di dipinti della collezione finora conservato nei depositi della Galleria Sabauda; sono opere poco note al pubblico e, per la prima volta, vengono esposte insieme per una riflessione sugli interessi dei marchesi in ambito figurativo: la predilezione per la pittura emiliana del Seicento, con opere della cerchia di Guercino, Guido Reni, Francesco Albani, Carlo Cignani, tra le quali un bel Ritratto di gentiluomo attribuito a Simone Cantarini e, per i soggetti religiosi, la Madonna con il Bambino della bottega del Sassoferrato e la Testa di Madonna di Pompeo Batoni.

Nella sala 18, al primo piano della Galleria Sabauda, una sezione espositiva rivela l’interesse dei marchesi per la pittura caravaggesca a tema musicale: alla magnifica tela con il Suonatore di Antiveduto Gramatica (1569-1626), che proviene dalla loro collezione, è accostato il Concerto a due figure dello stesso artista, acquistato recentemente per i Musei Reali dal Ministero della Cultura per riunire i due frammenti di un’opera intitolata La Musica, un tempo appartenente alla collezione romana del cardinale Del Monte. All’opera di Gramatica è accostato il bellissimo Concertino, ricondotto all’attività giovanile di Mattia Preti, anch’esso appartenuto alla collezione Falletti di Barolo e donato da Giulia Colbert al Palazzo Comunale di Alba, che lo ha concesso in prestito in occasione della mostra.


GIULIA & TANCREDI FALLETTI DI BAROLO COLLEZIONISTI
Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda | Spazio Scoperte (Piazzetta Reale, 1)
28 novembre 2023 – 7 aprile 2024
Ingresso compreso nel biglietto dei Musei Reali
 
Orari
dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 19
La biglietteria chiude un’ora prima
 
Biglietti
Intero: euro 15
Gruppi (massimo 25 persone): euro 13 a persona
Ridotto (18/25 anni): euro 2
Gratuito (0/17 anni, Soci ICOM, Abbonamento Musei, Torino + Piemonte Card, Royal Pass, 1 accompagnatore
per disabili non autosufficienti, giornalisti, dipendenti MiC, insegnanti)
Per l’acquisto online: https://www.coopculture.it/it/prodotti/biglietto-musei-reali-di-torino/
 
Sito internet
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