Venezia: Walton Ford all’Ateneo Veneto con “Lion of God”

Walton Ford, Phantom, 2023

Venezia, Ateneo Veneto
17 aprile – 22 settembre 2024

A cura di Udo Kittelmann

È annunciata per la primavera 2024 la prima mostra personale di Walton Ford in Italia. Artista americano tra i più talentuosi della sua generazione (1960), Ford sta preparando una grande mostra site-specific, per Venezia, incentrata su un nuovo corpus di opere concepite in stretta relazione alla collezione di una delle istituzioni più antiche e accreditate della città: l’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.

Lion of God presenterà una serie di dipinti di grandi dimensioni realizzati ad acquerello che esplorano la dimensione storica, biologica e ambientale dei soggetti rappresentati nella collezione della biblioteca dell’Ateneo, in particolare la figura del leone nell’ Apparizione della Vergine a San Girolamo di Tintoretto (c. 1580). Il percorso espositivo si svilupperà su due sale dell’Ateneo Veneto, l’Aula Magna al piano terra e la Sala Tommaseo, dove l’opera di Tintoretto sarà esposta al pubblico per tutta la durata della mostra.

Lion of God è curata da Udo Kittelmann – che ha collaborato con Ford in occasione della sua retrospettiva itinerante in Europa intitolata Bestiarium (2010-11) ­– e inaugurerà durante la settimana di vernice della Biennale Arte di Venezia, rimanendo aperta sino al 22 settembre 2024.

L’artista ha descritto l’Apparizione della Vergine a San Girolamo di Tintoretto come “un intenso spunto di discussione sulla nostra relazione con il mondo naturale”. Raffigurando San Girolamo in estasi, nel bel mezzo di una visione in cui la Vergine Maria discende dal cielo, il dipinto storico presenta il leone che la leggenda descrive come amico di San Girolamo dopo che quest’ultimo gli ha tolto una spina dalla zampa. L’improbabile legame tra i due personaggi è descritto in dettaglio ne  La leggenda aurea, un testo ampiamente diffuso in Europa nel tardo Medioevo e che è servito da riferimento anche per l’artista americano. Tintoretto dispiega grande maestria nella narrazione, condivisa anche da Ford, e dipinge il suo leone posizionandolo in ombra, nella parte inferiore dell’opera. Uno dei nuovi dipinti di Ford, di quasi tre metri, ribalterà l’inquadratura del pittore veneziano per mettere in primo piano l’esperienza dell’animale.

L’indagine filosofica continua di Ford sui modi in cui interagiamo e allontaniamo dalle specie animali richiama una delle questioni più urgenti del nostro tempo: la terribile crisi ecologica che stiamo vivendo. Udo Kittelmann spiega così il progetto: “nella ricerca di analogie tra passato e presente, i dipinti di Walton Ford sovrappongono rappresentazioni intricate di storia naturale con una lettura critica contemporanea, includendo citazioni da fonti letterarie dei secoli passati, il tutto reso nello stile della pittura dei grandi maestri. Nei suoi lavori, che possono essere visti come una satira dell’oppressione politica e lo sfruttamento ambientale, egli mette in discussione il concetto di “sempre nuovo” e “sempre migliore”. Allo stesso tempo, Ford ha sempre posto interrogativi sulle molteplici aspettative e regole consolidate dell’estetica contemporanea. Per essere precisi, i suoi dipinti sono un racconto sull’arroganza della natura umana. Ieri, oggi e domani.”

L’opera di Ford sovverte le convenzioni legate ai tentativi dell’uomo di categorizzare e interpretare il mondo naturale, attingendo a schizzi, diorami naturalistici, documenti zoologici, mitologia, favole e storia dell’arte. Pur alludendo agli studi nel campo delle scienze naturali del XIX secolo, la poetica di Ford è ampia nei suoi riferimenti, sollecitando lo spettatore a individuare questi indizi frammentari come chiavi di lettura per svelare l’evento storico o immaginario rappresentato nell’opera. Le opere dell’artista risultano anatomicamente precise per via dell’osservazione ravvicinata di esemplari tassidermizzati presenti in collezioni museali, e proiettano in modo vivido le vite, le esperienze, le osservazioni e le storie nascoste dei loro soggetti umani e animali.

In contemporanea alla mostra veneziana, la Morgan Library & Museum di New York City ospiterà (dal 12 aprile al 6 ottobre 2024) Walton Ford: Birds and Beasts of the Studio, una mostra di disegni dell’artista, organizzata da Isabelle Dervaux, curatrice e responsabile del dipartimento di disegni moderni e contemporanei di Acquavella.

Lion of God è organizzata dalla galleria Kasmin di New York e verrà allestita all’Ateneo Veneto di Venezia. Dal 1997, Kasmin ha presentato 11 mostre personali di Ford, tra cui Barbary nel 2018, un corpus di opere che esplora il destino del leone berbero del Nord Africa.

Walton Ford Portrait. Photo by Charlie Rubin

I monumentali dipinti ad acquerello e le stampe di Walton Ford arricchiscono il linguaggio visivo e la valenza narrativa della pittura di storia naturale tradizionale, mediando sui momenti spesso violenti e bizzarri che si trovano all’intersezione tra la cultura umana e il mondo naturale.  Ford attinge a un’ampia pratica di ricerca che fa riferimento a illustrazioni scientifiche, studi sul campo, favole e miti, per sviluppare storie sugli animali così come esistono nell’immaginario umano. Sebbene le figure umane compaiano raramente nei suoi dipinti, la loro presenza e il loro effetto sono sempre impliciti.

La mostra di metà carriera di Ford, “Tigers of Wrath”, è stata inaugurata al Brooklyn Museum di New York nel 2006 e ha viaggiato fino al 2008 al Norton Museum of Art in Florida e al San Antonio Museum of Art in Texas. La prima grande retrospettiva istituzionale di Ford in Europa, “Bestiarium”, curata da Udo Kittelmann, è stata inaugurata all’Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart di Berlino nel 2010 per poi spostarsi all’Albertina di Vienna e al Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek, Danimarca, fino al 2011. Nel 2015-16, il Musée de la Chasse et de la Nature di Parigi ha allestito una sua personale, mettendo in evidenza una serie di lavori ispirati alla Bestia di Gévaudan.

Direttore e curatore di musei, Udo Kittelmann (nato nel 1958 a Düsseldorf, Germania) ha lavorato in molti dei più importanti musei tedeschi, in particolare dal 2008 al 2020 come direttore della Nationalgalerie, i musei statali di Berlino, che comprende sei musei tra cui la Neue Nationalgalerie, l’Alte Nationalgalerie e l’Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart, il Museum Berggruen, la Scharf-Gerstenberg Sammlung e la  Friedrichswerdersche Kirche. Sotto la sua direzione è stata avviata la ristrutturazione del capolavoro architettonico di Mies van der Rohe, la Neue Nationalgalerie, da parte dell’architetto britannico David Chipperfield, oltre ad aver lanciato una petizione al Governo tedesco per la costruzione del Museo del XX secolo progettato da Herzog & de Meuron accanto all’edificio di Mies al Kulturforum di Berlino. Nel 2013 è stato premiato come manager culturale europeo dell’anno. Prima della Nationalgalerie, è stato direttore del Kölnischer Kunstverein (1994-2001) e del Museum für Moderne Kunst (MMK) di Francoforte (2002-2008). Nel 2001, Kittelmann è stato commissario e curatore del Padiglione tedesco alla 49a Biennale di Venezia, premiato con il Leone d’oro per il miglior padiglione internazionale. Nel 2013 alla 55a Biennale di Venezia ha curato, come primo curatore non russo, il Padiglione russo, dove ha esposto l’installazione Danaë di Vadim Zakharov. Nel corso della sua carriera, Kittelmann ha allestito diverse mostre, tra cui quelle per la Fondazione Prada a Milano, Venezia e Shanghai, nonché per la Fondation Beyeler a Basilea, in Svizzera, e per il Centro Botín a Santander, in Spagna.


L’Ateneo Veneto è il più antico istituto culturale attivo a Venezia. Fondato nel 1812 da Napoleone – che fondò anche altri prestigiosi istituti veneziani – l’Ateneo ha sede nell’ex Scuola di Santa Maria della Consolazione e di San Girolamo, nota anche come Scuola di San Fantin o dei “Picai”. L’edificio fu costruito nel 1471 e successivamente, nel 1579, la sua struttura fu ampliata da Alessandro Vittoria. L’Ateneo Veneto opera da oltre due secoli perseguendo e incoraggiando esclusivamente la solidarietà sociale. Il suo obiettivo è quello di collaborare allo sviluppo della divulgazione delle scienze, della letteratura e delle arti in tutte le loro forme di espressione. In particolare, l’Ateneo promuove gli studi connessi a Venezia, salvaguardando il suo patrimonio culturale e accrescendo la consapevolezza sociale e culturale dei suoi abitanti.


Sede:
Ateneo Veneto
San Marco, Campo San Fantin (vicino al Teatro La Fenice)
Fermata vaporetto linea N. 1: Santa Maria del Giglio o San Marco
www.ateneoveneto.org
 
Contatto stampa
Studio ESSECI
Roberta Barbaro T. (0)49663499; M. +393316147373
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Al MAN di Nuoro il 2024 nel segno dell’arte e del mondo naturale 

DIORAMA 01

Al MAN di Nuoro il 2024
nel segno dell’arte e del mondo naturale

Dopo un anno di ricerca dedicato al binomio arte-architettura, il MAN di Nuoro è lieto di presentare un programma che, per il 2024, sarà concentrato attorno a un tema di grande attualità. In un momento di cambiamenti climatici e di nuove politiche energetiche e ambientali, sarà importante ripensare il nostro rapporto con il mondo e le sue trasformazioni, affidando all’arte e ai suoi linguaggi un racconto che prefiguri, idealmente, la nostra relazione con l’ambiente naturale. Il Museo, come osservatorio di situazioni correnti, luogo di elaborazione di contenuti e amplificazione di argomenti fondamentali per la collettività, continuerà a farsi promotore di riflessioni che stimolino il dibattito, il confronto e, soprattutto, la crescita; come avvenuto nel caso della mostra sulla genesi di Guernica di Picasso o del significativo progetto focalizzato sulla storia della Scalinata di Odessa.

Mario Sironi, La madre che cuce, 1905-06
Courtesy Archivio Ilisso Edizioni (foto A. Favara)


MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro tel +39.0784.252110
Orario invernale: 10:00 – 19:00 (Lunedì chiuso) info@museoman.it

Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI
Via San Mattia 16 35121 Padova Tel. +39.049.663499
referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net www.studioesseci.net

Editoria: “Una morte perbene”, romanzo giallo di Simonetta Ronco

Simonetta Ronco ha tessuto una trama di mistero e suspense nella sua opera “Una Morte per Bene”, portando i lettori in un affascinante viaggio nella Liguria degli anni ’70.
Con un’opera ben scritta e una raffinata capacità di descrivere ambienti e personaggi, l’autrice crea un’atmosfera avvolgente che cattura immediatamente l’attenzione.

Imperia, 1971. Attilio Cernuschi, proprietario del quotidiano locale, viene trovato morto in un bosco.
Delle indagini è incaricato il commissario Luca Traverso, trasferito da poco nella cittadina ligure dopo un procedimento disciplinare.
Traverso affronta l’inchiesta con il preciso scopo di chiarire tutti gli aspetti oscuri di una vicenda che, con il passare dei giorni, diventa sempre più intricata.
La personalità della vittima appare infatti al centro di un sistema di collusioni, favori, complicità fra tutti o quasi i componenti della buona società locale.
Un sistema che ha le sue radici in due omicidi rimasti impuniti, omicidi che Traverso risolverà a poco a poco, con l’aiuto di alcuni dei protagonisti della storia, chiamati a riscattarsi dopo la bufera che si è abbattuta sulle vite di tutti.

“Mi ascolti Anna, il commissario Traverso si sta impegnando molto per scoprire la verità sulla morte di suo padre e io voglio aiutarlo. Le prometto che farò quanto mi è possibile per capire cosa c’è dietro a questa storia e per rispondere alle sue domande. Lei è una brava ragazza, e merita serenità e sicurezza.”

Simonetta Ronco, genovese, è docente universitaria, giornalista e scrittrice.
Appassionata di crimini e misteri ha creato due personaggi di successo: il pianista investigatore Audemars Février, e il commissario veggente Dario Barresi.
“Una morte perbene” è la prima indagine di Luca Traverso, poliziotto anni Settanta, che riporta alla mente le atmosfere di provincia in cui si muovevano attori culto come Lino Ventura e Ugo Tognazzi.

Il romanzo Una morte perbene, dell’autrice Simonetta Ronco è pubblicato dalla casa editrice Edizioni Leucotea.

Disponibile nelle migliori librerie e negli store online. Link acquisto Amazon:


Sara Bontempi
Redattrice editoriale 

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Editoria: “Il fiorino nero di Dante”, romanzo di Marco Del Pasqua

Il Fiorino nero di Dante” di Marco Del Pasqua è un romanzo avvincente e ricco di mistero.
Intreccia abilmente le storie di due protagonisti separati nel tempo, ma uniti da un filo sottile di destino intrecciato nei meandri della storia.
Cattura l’immaginazione fin dalle prime pagine e trascina il lettore attraverso le epoche, mescolando il fascino del passato con la vita contemporanea.

Umberto è un medico milanese ormai vicino alla pensione.
Per pura curiosità indaga sulla provenienza del suo cognome e scopre una lontana origine nobile e toscana.
Un suo antenato ghibellino abitava nel 1285 in un castello senese che il vescovo di Arezzo, Guglielmo degli Ubertini, aveva sobillato contro la città di Siena che lo aveva riconquistato mesi dopo con un bagno di sangue.
Il protagonista, affascinato dalle bellezze del luogo, decide di acquistare una casa nelle vicinanze del castello, ormai abbandonato e inaccessibile da anni; lascia Milano per trasferirsi e trascorrervi la vecchiaia.
Durante i lavori di ristrutturazione trova casualmente un’antica moneta fiorentina, un fiorino di rame, detto anche fiorino nero.
Cesira, una chiaroveggente, percepisce che la moneta era appartenuta a un personaggio molto importante: Dante Alighieri ed era stata persa in circostanze concitate e drammatiche.
Il romanzo narra anche le vicende di Riccardo, un fante fiorentino che affiancò il giovane feditore Dante Alighieri durante il terribile assedio del castello.
La storia del giovane Riccardo nel XIII secolo si incrocia con quella di Umberto ai giorni nostri e, ad entrambi, gli eventi che avvengono in quel castello cambieranno la vita per sempre.
Umberto, come Riccardo secoli prima, scoprirà l’amore proprio in quel luogo.
Due protagonisti di epoche diverse, in parallelo tra loro, che sfidano l’ignoto scoprendo nuove e inattese passioni.
Una storia avventurosa di uomini, d’armi e d’amore che si intreccia tra il Medioevo e i giorni nostri.

Nato a Rapolano Terme (Siena) nel 1960, più precisamente da Poggio S. Cecilia, abita a Cavriglia (Arezzo).
Diploma di ragioniere e studi universitari presso la facoltà di Scienze Politiche di Firenze.
La sua è un’antica famiglia rapolanese, di cui è documentata la presenza a Poggio Santa Cecilia già nel 1526.
Nonostante non ci abiti da molti anni, è sempre rimasto molto legato al paese natale e ci torna spesso e volentieri perché l’atmosfera del luogo è veramente unica.
La passione giovanile per le lingue straniere lo ha condotto a frequentare corsi universitari di perfezionamento in Germania e Irlanda, prima dell’avvento di Erasmus.
Parla pertanto il tedesco, lo spagnolo e l’inglese e anche un po’ il francese.
Scrive per passione da quasi trentacinque anni ma non si definisce uno scrittore perché la parola “scrittore” lascia intuire che uno sia scrittore di professione e goda di una certa fama tra i lettori.
Si definisce piuttosto un “romanziere per hobby” ma prima che scrittore sono soprattutto un lettore.
Nel 1982, con un racconto breve, ha vinto una targa di merito al premio letterario nazionale “Casentino”. Nel 2006 è uscito il romanzo d’esordio, “Inspiegabili Illusioni”.

Dopodiché sono usciti gli altri romanzi:

  • Il riflusso
  • Sotto le stelle di Cuba
  • Ana Paula e gli spiriti
  • Il fiorino nero di Dante
  • L’anello scomparso
  • Intrigo sull’Elba
  • Lincoln e lo zuavo del Papa
  • Il nipote segreto di Maria Antonietta.

Alcuni dei suoi romanzi sono stati tradotti in più lingue.

PER SAPERNE DI PIÙ

Il romanzo Il fiorino nero di Dante dell’autore Marco Del Pasqua, è stato pubblicato dalla casa editrice Extepora Edizioni, 230 le pagine.

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Editoria: “Il bacio sulla fronte”, l’emozionante romanzo d’esordio di Sara Bontempi

Il bacio sulla fronte è un romanzo breve che narra delle domeniche trascorse dai nonni durante gli anni Ottanta e Novanta, un periodo in cui la domenica era ancora considerata un giorno di riposo interamente dedicato alla famiglia e al relax. La storia si svolge nel contesto di una famiglia numerosa che ogni domenica mattina si riunisce presso il Capannone, il soprannome affettuoso per la casa dei nonni, immersa nei boschi. 

L’autrice, un membro della famiglia Urrico, decide di raccogliere le storie e gli aneddoti di queste domeniche straordinarie in questo libro, con l’obiettivo di preservarle e condividerle con chi non crede che un periodo così meraviglioso, senza smartphone o Netflix, sia mai esistito. 

Il fulcro della storia è il rituale affettuoso tra nipoti e nonni, in particolare il bacio sulla fronte ricevuto dal nonno Pasquale. Questo gesto intimo e memorabile diventa un simbolo indelebile dell’infanzia dei nipoti, un legame che li accompagnerà per sempre. 

Con la prefazione della scrittrice e giornalista Daniela Merola, lasciatevi emozionare da un luogo e da persone che non hanno mai dimenticato la forza della famiglia.

“Subito dopo andavamo a cercare il nonno Pasquale per salutarlo e ricevere il suo bacio sulla fronte, sicuramente il più intimo e memorabile che ricorderemo tutti noi nipoti per sempre, e che ci ha accompagnato per tutta la nostra infanzia.” 

Sara Bontempi

Sara Bontempi, nata in provincia di Varese nel 1979, attualmente vive in Liguria, nel Golfo dei Poeti.  
Sposata con Ruggero, con cui gestisce il travel blog Iris e Periplo Travel, dove condividono la loro passione per i viaggi.  

Ha pubblicato delle guide turistiche e un libro di ricette senza glutine in self publishing. 

Il suo racconto “Sugamo, la Tokyo dei pensionati” è stato scelto per la raccolta “Giappone Desire – Letture per innamorarsi del Sol Levante” pubblicato da Idrovolante Edizioni. 
Lavora come promoter editoriale, offrendo servizi e promozione ad autori e artisti.  

“Il bacio sulla fronte” è il suo primo romanzo, scritto con il cuore e i bei ricordi dei tempi andati.  

Il romanzo Il bacio sulla fronte di Sara Bontempi è pubblicato dalla Casa Editrice LFA Publisher, disponibile nelle migliori librerie e store online.

L’autrice sarà presente al Salone del Libro di Torino per il firmacopie del romanzo, presso lo stand della casa editrice.

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Editoria: “Una storia che consola”, il nuovo romanzo di Susanna Trippa

Una storia che consola, scritto nei mesi del lockdown 2020, è un romanzo epistolare.

Quando scoppia la pandemia in Italia, e in particolare in Lombardia, l’autrice Susanna Trippa, dalla sua casetta in collina in provincia di Bergamo, come tutti si trova ad affrontare i timori e le angosce del periodo.

Ad arrivare in suo aiuto sarà un pacchetto di lettere, biglietti, cartoline e vecchie foto.

Da quel momento s’immerge nell’attenta rilettura di quel dialogo epistolare avvenuto tra i suoi genitori durante il lungo fidanzamento negli anni Trenta.

Dalle parole dell’autrice: “Strana primavera del lockdown 2020. Dubbi, domande… in compagnia di quell’esserino che chiamano covid 19…

Arriverà una storia a nutrire, e infine a consolare, la mia anima? Decido di cercare nel passato. Tra le fotografie pestate dal tempo ecco apparire un pacchetto legato da un nastrino consumato e ingiallito. Sciolgo il nastro: fogli e cartoline si sparpagliano, grafie e immagini si mescolano a caso. È la storia che mi consolerà.”

Dal 1934 al 1940 – in piena epoca fascista – due giovani si conoscono, s’innamorano, immaginano e costruiscono il loro futuro. Sullo sfondo stanno gli avvenimenti, divenuti storia, che porteranno allo scoppio della seconda guerra mondiale, poco dopo il loro matrimonio nel marzo 1940. Arrivano gli echi della società italiana di allora – abitudini e gusti – le atmosfere della guerra d’Etiopia, i fronti contrapposti della guerra civile spagnola, il cambiamento di passo del fascismo fino alla tragica avventura del conflitto mondiale. L’autrice, mentre legge e a tratti commenta i dialoghi dei due fidanzati, da figlia vi ritrova le personalità dei propri genitori ma, al tempo stesso, li scopre diversi. Dentro di lei si forma un’immagine di loro del tutto nuova. E intanto, in Italia, alla fine di giugno l’emergenza Covid 19 pare rientrata.

Quindi non dovremmo più avere paura – riflette l’autrice – perché allora i mass media non ci mollano? agitando lo spauracchio della fatidica seconda ondata? e dell’unico mezzo miracoloso per noi, il Santo Vaccino? Dubbi… domande… ma Una storia che consola conforterà e consolerà anche i lettori perché, nel variegato scenario del mondo in cui si fronteggiano il Bene e il Male, sempre ci ispireranno quelle schiere di uomini e donne di “buona volontà” che lo fanno avanzare.

Nata a Bologna e là laureata in Lettere moderne e Storia dell’Arte. Si trasferisce a Bergamo nel 1977, dove lavora prima come insegnante poi nel settore pubblicitario.
Da più di vent’anni vive in Valcavallina, con famiglia ed animali, nella casetta che ha dato nome e immagine al suo primo libro I racconti di CasaLuet (2008), una fitta rete di racconti, sogni e magia.
Il racconto Pane e cinema ha ricevuto il 1° premio AlberoAndronico “Cinecittà – l’occhio del cinema sulla città” (2009).
Nel 2015 esce il romanzo epico/fantasy Il viaggio di una stella.
Il penultimo pubblicato è il romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo – Gli inganni del Sessantotto (2019 Curcio ed.).

Presente su Instagram, Twitter, Facebook, Youtube, Linkedin.

Il romanzo Una storia che consola dell’autrice Susanna Trippa, è stato pubblicato dalla casa editrice LFA Publisher, 194 le pagine.
La prima tiratura del romanzo Una storia che consola è terminata in un solo giorno!

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