Venezia: Walton Ford all’Ateneo Veneto con “Lion of God”

Walton Ford, Phantom, 2023

Venezia, Ateneo Veneto
17 aprile – 22 settembre 2024

A cura di Udo Kittelmann

È annunciata per la primavera 2024 la prima mostra personale di Walton Ford in Italia. Artista americano tra i più talentuosi della sua generazione (1960), Ford sta preparando una grande mostra site-specific, per Venezia, incentrata su un nuovo corpus di opere concepite in stretta relazione alla collezione di una delle istituzioni più antiche e accreditate della città: l’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.

Lion of God presenterà una serie di dipinti di grandi dimensioni realizzati ad acquerello che esplorano la dimensione storica, biologica e ambientale dei soggetti rappresentati nella collezione della biblioteca dell’Ateneo, in particolare la figura del leone nell’ Apparizione della Vergine a San Girolamo di Tintoretto (c. 1580). Il percorso espositivo si svilupperà su due sale dell’Ateneo Veneto, l’Aula Magna al piano terra e la Sala Tommaseo, dove l’opera di Tintoretto sarà esposta al pubblico per tutta la durata della mostra.

Lion of God è curata da Udo Kittelmann – che ha collaborato con Ford in occasione della sua retrospettiva itinerante in Europa intitolata Bestiarium (2010-11) ­– e inaugurerà durante la settimana di vernice della Biennale Arte di Venezia, rimanendo aperta sino al 22 settembre 2024.

L’artista ha descritto l’Apparizione della Vergine a San Girolamo di Tintoretto come “un intenso spunto di discussione sulla nostra relazione con il mondo naturale”. Raffigurando San Girolamo in estasi, nel bel mezzo di una visione in cui la Vergine Maria discende dal cielo, il dipinto storico presenta il leone che la leggenda descrive come amico di San Girolamo dopo che quest’ultimo gli ha tolto una spina dalla zampa. L’improbabile legame tra i due personaggi è descritto in dettaglio ne  La leggenda aurea, un testo ampiamente diffuso in Europa nel tardo Medioevo e che è servito da riferimento anche per l’artista americano. Tintoretto dispiega grande maestria nella narrazione, condivisa anche da Ford, e dipinge il suo leone posizionandolo in ombra, nella parte inferiore dell’opera. Uno dei nuovi dipinti di Ford, di quasi tre metri, ribalterà l’inquadratura del pittore veneziano per mettere in primo piano l’esperienza dell’animale.

L’indagine filosofica continua di Ford sui modi in cui interagiamo e allontaniamo dalle specie animali richiama una delle questioni più urgenti del nostro tempo: la terribile crisi ecologica che stiamo vivendo. Udo Kittelmann spiega così il progetto: “nella ricerca di analogie tra passato e presente, i dipinti di Walton Ford sovrappongono rappresentazioni intricate di storia naturale con una lettura critica contemporanea, includendo citazioni da fonti letterarie dei secoli passati, il tutto reso nello stile della pittura dei grandi maestri. Nei suoi lavori, che possono essere visti come una satira dell’oppressione politica e lo sfruttamento ambientale, egli mette in discussione il concetto di “sempre nuovo” e “sempre migliore”. Allo stesso tempo, Ford ha sempre posto interrogativi sulle molteplici aspettative e regole consolidate dell’estetica contemporanea. Per essere precisi, i suoi dipinti sono un racconto sull’arroganza della natura umana. Ieri, oggi e domani.”

L’opera di Ford sovverte le convenzioni legate ai tentativi dell’uomo di categorizzare e interpretare il mondo naturale, attingendo a schizzi, diorami naturalistici, documenti zoologici, mitologia, favole e storia dell’arte. Pur alludendo agli studi nel campo delle scienze naturali del XIX secolo, la poetica di Ford è ampia nei suoi riferimenti, sollecitando lo spettatore a individuare questi indizi frammentari come chiavi di lettura per svelare l’evento storico o immaginario rappresentato nell’opera. Le opere dell’artista risultano anatomicamente precise per via dell’osservazione ravvicinata di esemplari tassidermizzati presenti in collezioni museali, e proiettano in modo vivido le vite, le esperienze, le osservazioni e le storie nascoste dei loro soggetti umani e animali.

In contemporanea alla mostra veneziana, la Morgan Library & Museum di New York City ospiterà (dal 12 aprile al 6 ottobre 2024) Walton Ford: Birds and Beasts of the Studio, una mostra di disegni dell’artista, organizzata da Isabelle Dervaux, curatrice e responsabile del dipartimento di disegni moderni e contemporanei di Acquavella.

Lion of God è organizzata dalla galleria Kasmin di New York e verrà allestita all’Ateneo Veneto di Venezia. Dal 1997, Kasmin ha presentato 11 mostre personali di Ford, tra cui Barbary nel 2018, un corpus di opere che esplora il destino del leone berbero del Nord Africa.

Walton Ford Portrait. Photo by Charlie Rubin

I monumentali dipinti ad acquerello e le stampe di Walton Ford arricchiscono il linguaggio visivo e la valenza narrativa della pittura di storia naturale tradizionale, mediando sui momenti spesso violenti e bizzarri che si trovano all’intersezione tra la cultura umana e il mondo naturale.  Ford attinge a un’ampia pratica di ricerca che fa riferimento a illustrazioni scientifiche, studi sul campo, favole e miti, per sviluppare storie sugli animali così come esistono nell’immaginario umano. Sebbene le figure umane compaiano raramente nei suoi dipinti, la loro presenza e il loro effetto sono sempre impliciti.

La mostra di metà carriera di Ford, “Tigers of Wrath”, è stata inaugurata al Brooklyn Museum di New York nel 2006 e ha viaggiato fino al 2008 al Norton Museum of Art in Florida e al San Antonio Museum of Art in Texas. La prima grande retrospettiva istituzionale di Ford in Europa, “Bestiarium”, curata da Udo Kittelmann, è stata inaugurata all’Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart di Berlino nel 2010 per poi spostarsi all’Albertina di Vienna e al Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek, Danimarca, fino al 2011. Nel 2015-16, il Musée de la Chasse et de la Nature di Parigi ha allestito una sua personale, mettendo in evidenza una serie di lavori ispirati alla Bestia di Gévaudan.

Direttore e curatore di musei, Udo Kittelmann (nato nel 1958 a Düsseldorf, Germania) ha lavorato in molti dei più importanti musei tedeschi, in particolare dal 2008 al 2020 come direttore della Nationalgalerie, i musei statali di Berlino, che comprende sei musei tra cui la Neue Nationalgalerie, l’Alte Nationalgalerie e l’Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart, il Museum Berggruen, la Scharf-Gerstenberg Sammlung e la  Friedrichswerdersche Kirche. Sotto la sua direzione è stata avviata la ristrutturazione del capolavoro architettonico di Mies van der Rohe, la Neue Nationalgalerie, da parte dell’architetto britannico David Chipperfield, oltre ad aver lanciato una petizione al Governo tedesco per la costruzione del Museo del XX secolo progettato da Herzog & de Meuron accanto all’edificio di Mies al Kulturforum di Berlino. Nel 2013 è stato premiato come manager culturale europeo dell’anno. Prima della Nationalgalerie, è stato direttore del Kölnischer Kunstverein (1994-2001) e del Museum für Moderne Kunst (MMK) di Francoforte (2002-2008). Nel 2001, Kittelmann è stato commissario e curatore del Padiglione tedesco alla 49a Biennale di Venezia, premiato con il Leone d’oro per il miglior padiglione internazionale. Nel 2013 alla 55a Biennale di Venezia ha curato, come primo curatore non russo, il Padiglione russo, dove ha esposto l’installazione Danaë di Vadim Zakharov. Nel corso della sua carriera, Kittelmann ha allestito diverse mostre, tra cui quelle per la Fondazione Prada a Milano, Venezia e Shanghai, nonché per la Fondation Beyeler a Basilea, in Svizzera, e per il Centro Botín a Santander, in Spagna.


L’Ateneo Veneto è il più antico istituto culturale attivo a Venezia. Fondato nel 1812 da Napoleone – che fondò anche altri prestigiosi istituti veneziani – l’Ateneo ha sede nell’ex Scuola di Santa Maria della Consolazione e di San Girolamo, nota anche come Scuola di San Fantin o dei “Picai”. L’edificio fu costruito nel 1471 e successivamente, nel 1579, la sua struttura fu ampliata da Alessandro Vittoria. L’Ateneo Veneto opera da oltre due secoli perseguendo e incoraggiando esclusivamente la solidarietà sociale. Il suo obiettivo è quello di collaborare allo sviluppo della divulgazione delle scienze, della letteratura e delle arti in tutte le loro forme di espressione. In particolare, l’Ateneo promuove gli studi connessi a Venezia, salvaguardando il suo patrimonio culturale e accrescendo la consapevolezza sociale e culturale dei suoi abitanti.


Sede:
Ateneo Veneto
San Marco, Campo San Fantin (vicino al Teatro La Fenice)
Fermata vaporetto linea N. 1: Santa Maria del Giglio o San Marco
www.ateneoveneto.org
 
Contatto stampa
Studio ESSECI
Roberta Barbaro T. (0)49663499; M. +393316147373
roberta@studioesseci.net
www.studioesseci.net
 
Kasmin
Molly Taylor T. (917) 742-6836
molly@kasmingallery.com
www.kasmingallery.com

Fotografia Europea 2024, “La natura ama nascondersi” il tema della XIX edizione

FOTOGRAFIA EUROPEA 2024

Reggio Emilia
26 aprile – 9 giugno 2024

Fotografia Europea sta per tornare. Il festival internazionale di Reggio Emilia, che in 18 edizioni ha esposto alcuni tra i più grandi maestri della fotografia e scoperto nuovi talenti richiamando migliaia di appassionati e professionisti da tutto il mondo, ritorna in città dal 26 aprile al 9 giugno 2024 con mostre, eventi e spettacoli dedicati ad un tema che non può non riguardarci tutti: la Natura.

La natura ama nascondersi è il titolo scelto dalla direzione artistica del Festival composta da Tim Clark (editor 1000 Words & curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia) e Luce Lebart (storica della fotografia, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente) per la XIX edizione di Fotografia Europea.

La natura cela la sua essenza ai nostri sensi, ma rivela la sua potenza in modi talvolta delicati,  talvolta distruttivi,, in un processo continuo che può essere inteso come un’oscillazione tra l’essere e il divenire. L’essere umano, che è parte della natura, ricerca l’essenza delle cose che lo circondano, siano esse piante, animali, rocce, fiumi e sistemi meteorologici, nel tentativo di scoprirne la natura e contemporaneamente di capire se stesso.

Tutti gli esseri viventi sono collegati fra loro in un “corpo globale”, i cui confini si dissolvono o si compenetrano. Tuttavia, ciascuna creatura percepisce la realtà come molteplice e mutevole,  frammentata e limitata, perché i sensi sono diversi e dipendono dall’istinto di sopravvivenza di ognuno. La mente umana ha persino la capacità di nascondere la verità a se stessa, alla propria vera natura, tranne, forse, nel momento in cui sogna.

Eraclito ha indicato questo comportamento paradossale nel celebre frammento: “La natura ama nascondersi”.

Fotografia Europea 2024 si propone di esplorare, dunque, le interconnessioni fra occultamento e scoperta: le tante, prestigiose mostre personali e collettive di questa edizione tematizzeranno il senso del doppio o della interdipendenza come parte essenziale della vita sulla terra, evocando anche le azioni positive o di trasformazione che gli esseri umani possono intraprendere, al di fuori dall’atteggiamento di controllo dominante che la nostra specie esercita. In questo processo si rivela l’individuo e, insieme, si celebra una coscienza ecocentrica, immaginando nuove narrazioni, forme e interpretazioni, presentando i vari modi in cui i concetti di natura si manifestano attraverso la fotografia e il cinema contemporanei.

Per iniziare a saggiare le proposte di curatori e fotografi da tutta Europa, a partire da oggi, 30 novembre sarà dato il via ufficiale alla call internazionale che ogni anno spinge emergenti e professionisti a misurarsi, attraverso l’obiettivo, con il tema scelto.

Ai lavori più significativi sarà data la possibilità, se selezionati, di partecipare al circuito ufficiale dell’edizione 2024 di Fotografia Europea, a Reggio Emilia dal 26 aprile al 9 giugno e di ricevere un premio di € 3.000 che servirà a coprire i costi di produzione, installazione, trasporti, vitto e alloggio per i giorni inaugurali. I vincitori potranno così lavorare in contatto con lo staff del Festival alla realizzazione dell’installazione finale. La Open call si conferma un’opportunità concreta di crescita e di visibilità, dunque, che, giunta alla sua settima edizione, ha già permesso a molti fotografi emergenti di affermarsi nel panorama fotografico internazionale e che è a sua volta diventata, grazie alle nuove visioni apportate sulle tematiche proposte, una parte significativa del festival. La partecipazione è aperta a tutti i fotografi fino all’8 gennaio 2024, i curatori e collettivi europei di qualsiasi età e i progetti ricevuti saranno valutati dalla direzione artistica del festival.

Confermato il supporto di Iren alla Open call internazionale di Fotografia Europea che, già special sponsor del festival, sposa questo progetto particolare per ribadire l’impegno e dunque il sostegno alla ricerca di nuovi talenti e di nuovi sguardi sulla realtà contemporanea.

Tutte le info su fotografiaeuropea.it  


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Natale e Fine anno 2023 con Guy de Maupassant: oggi “Racconto di Natale”

Questo “Conte de Noël” (Racconto di Natale) è stato pubblicato per la prima volta sul quotidiano Le Gaulois lunedì 25 dicembre 1882. In seguito, il testo venne inserito nella raccolta Clair de lune (pp. 55-64). Di nuovo è stato ristampato nelle riviste La Lecture del 25 dicembre 1888 e Le Voleur del 25 dicembre 1890.

Guy de Maupassant (1850–1893) è stato tra gli autori francesi più conosciuti e apprezzati dell’Ottocento. È reputato dall’attuale critica letteraria come l’ideatore del racconto moderno e maestro del romanzo letterario. Aderì alla scuola realista, incentrata sulle vicissitudini umane, i destini e le spinte sociali, con uno sguardo disilluso e spesso pessimistico.

Maupassant fu l’allievo favorito di Flaubert, e le sue storie sono caratterizzate da uno stile scarno e scorrevole. Molti dei soggetti dei suoi racconti fanno riferimento alla guerra franco-prussiana del 1870, dove descrive l’inutilità dei conflitti che colpiscono civili innocenti, coinvolti in eventi estranei al loro controllo, così da trovarsi a mutare improvvisamente la propria esistenza. Maupassant ha scritto circa 300 racconti, sei romanzi, tre racconti di viaggio e un volume di versi. La sua pubblicazione, Boule de Suif (Palla di sego, 1880), è considerata il suo capolavoro. La storia narra di dieci persone in fuga da Rouen, invasa dai prussiani, su una carrozza diretta a Dieppe. Una storia senza tempo, dove emerge la figura morale di Elisabeth Rousset, una prostituta soprannominata “Boule de Suif” a causa del suo sovrappeso, disprezzata inizialmente dai suoi compagni di viaggio.

Il dottor Bonenfant frugò nella sua memoria, ripetendo a bassa voce: «Un ricordo di Natale?… Un ricordo di Natale…»?
E all’improvviso esclamò:
– Ma sì, ne ho uno, e per giunta molto strano; è una storia fantastica. Ho visto un miracolo! Sì, signore, un miracolo la notte di Natale.
Sorprenderà sentirmi parlare così, io che non credo quasi a nulla. Eppure, ho visto un miracolo! L’ho visto, dico, visto, visto con i miei occhi, quello che s’intende esattamente per visto.
Ne sono rimasto molto sorpreso? No; perché se non credo nelle tue convinzioni, credo nella fede, e so che smuove le montagne. Potrei citare molti esempi, ma irriterei e mi esporrei anche a sminuire l’effetto della mia storia.
Prima di tutto confesso che, se non sono stato molto convinto e convertito da ciò che ho visto, sono stato a dir poco molto commosso, e cercherò di raccontare la cosa con ingenuità, come se fossi un credulone dell’Alvernia.
Allora ero un medico di campagna e vivevo nel borgo di Rolleville, nel cuore della Normandia.
L’inverno di quell’anno fu terribile. Già alla fine di novembre, la neve arrivò dopo una settimana di gelate. Si vedevano da lontano le grandi nubi provenienti da nord, e cominciò la bianca discesa dei fiocchi di neve.
In una notte tutta la pianura fu sepolta.
Le fattorie, isolate nei loro cortili quadrati, dietro le cortine di grandi alberi coperti di brina, sembravano addormentarsi sotto l’accumulo di quel muschio spesso e leggero.
Nessun rumore attraversava più la campagna immobile. Solo i corvi, in stormi, descrivevano lunghi festoni nel cielo, cercando invano la propria vita, cadendo tutti insieme sui campi lividi e pizzicando la neve con i grandi becchi.
Non si sentiva altro che il vago e continuo scorrere di quel polviscolo che cadeva continuamente.
Durò otto giorni interi, poi la valanga si fermò. La terra aveva sul dorso uno strato spesso cinque piedi.
E, per tre settimane, un cielo terso come un cristallo azzurro di giorno, e di notte tutto seminato di stelle che si sarebbero potute credere gelate, tanto rigoroso era il vasto spazio, disteso sulla falda unita, dura e lucente di neve.
La pianura, le siepi, gli olmi delle recinzioni, tutto sembrava morto, ucciso dal freddo. Non uscivano più né uomini né animali: solo i camini delle case col tetto di paglia, in camicia bianca, rivelavano la vita nascosta, attraverso sottili fili di fumo che salivano dritti nell’aria gelida.
Di tanto in tanto si sentivano gli alberi scricchiolare, come se i loro rami di legno fossero stati spezzati sotto la corteccia; e talvolta un grosso ramo si staccava e cadeva, mentre il gelo invincibile pietrificava la linfa e rompeva le fibre.
Le abitazioni disseminate qua e là per i campi sembravano distanti l’una dall’altra cento leghe. Vivevamo come meglio potevamo. Da solo, ho tentato di andare a trovare i miei clienti più vicini, esponendomi costantemente a rimanere sepolto in qualche cavità.
Ben presto mi sono reso conto che un misterioso terrore aleggiava sul paese. Si pensava che un simile flagello non fosse naturale. Si sosteneva che di notte si udissero voci, fischi acuti, urla momentanee.
Queste grida e questi fischi provenivano senza dubbio dagli uccelli migratori che viaggiano al tramonto e che fuggivano in massa verso il sud. Ma andate, dunque, a far sì che persone sconvolte ascoltino la ragione. Lo spavento invadeva gli animi e la gente si aspettava un evento straordinario.
La fucina di papà Vatinel si trovava al confine della frazione di Épivent, sulla strada principale, ormai invisibile e deserta. Ora, poiché alla gente mancava il pane, il fabbro decise di andare al villaggio. Rimase qualche ora a chiacchierare nelle sei case che formano il centro del paese, prese il suo pane e qualche notizia, e un po’ di questo timore che si era sparso per la campagna.
E ripartì prima del tramonto.
All’improvviso, mentre camminava lungo una siepe, gli parve di vedere un uovo sulla neve; sì, un uovo depositato lì, tutto bianco come il resto del mondo. Si chinò, era davvero un uovo. Da dove veniva? Quale gallina era potuta uscire dal pollaio per venire a deporre le uova in questo posto? Il fabbro rimase sorpreso, senza capire, ma raccolse l’uovo e lo portò a sua moglie.
— Ehi, padrona di casa, ecco un uovo che ho trovato per strada!
La donna annuì:
— Un uovo sulla strada? Con questo tempo? Sei ubriaco, ovviamente.
— Ma no, signora mia, anche se era ai piedi di una siepe, e ancora caldo, non congelato. Per questo me lo sono messo sulla pancia per non farlo raffreddare. Lo mangerai per cena.
L’uovo fu fatto scivolare nella pentola dove sobbolliva la zuppa, e il fabbro cominciò a raccontare ciò che si diceva nel contado.
La donna ascoltava, tutta pallida.
—L’altra notte ho sicuramente sentito dei fischi, anche se sembravano provenire dal camino.
Si sedettero a tavola, mangiarono prima la zuppa, poi, mentre il marito spalmava il burro sul pane, la moglie prese l’uovo e lo esaminò con occhio diffidente.
– Se ci fosse qualcosa in quest’uovo?
—Cosa vuoi che ci sia?
– Lo sai ti, o me?
— Dai, mangialo, e non fare la stupida.
Lei aprì l’uovo. Era come tutte le uova, e molto fresco.
Cominciò a mangiarlo esitante, ad assaggiarlo, a lasciarlo, a riprenderlo. Il marito disse:
— Ebbene! Che sapore ha questo uovo?
Lei non rispose e finì di inghiottirlo; poi, all’improvviso, piantò sul suo uomo due occhi fissi, smunti, in preda al panico; alzò le braccia, le attorcigliò e, convulsa dalla testa ai piedi, rotolò a terra lanciando grida orribili.
Per tutta la notte si dibatté tra spasmi terribili, scossa da tremori spaventosi, contorta da convulsioni orribili. Il fabbro, incapace di trattenerla, fu costretto a legarla.
E lei urlava esagitata, con voce instancabile:
— Ce l’ho nel corpo! Ce l’ho nel corpo!
Sono stato chiamato il giorno dopo. Ho prescritto tutti i sedativi conosciuti senza ottenere il minimo risultato. Era una pazza.
Poi, con una velocità incredibile, nonostante l’ostacolo della forte nevicata, la notizia, questa strana notizia, si diffuse di fattoria in fattoria: «La moglie del fabbro è posseduta»! E la gente veniva da ogni parte, senza osare entrare in casa; ascoltavano da lontano le sue terribili grida, emesse con una voce così forte che non si potevano credere di una creatura umana.
Il parroco del villaggio fu informato. Era un vecchio prete ingenuo. Egli accorse in cotta come per ungere un moribondo e, tendendo le mani, pronunciò le formule di esorcismo, mentre quattro uomini tenevano su un letto la donna schiumante e contorta.
Ma lo spirito non fu scacciato.
E Natale arrivò senza che il tempo fosse cambiato.
La mattina prima il prete venne a trovarmi:
— Voglio che questa sfortunata, disse lui, partecipi alla funzione di stasera. Forse Dio compirà un miracolo in suo favore, proprio nell’ora in cui è stato partorito da donna.
Risposi al prete:
— Concordo nel modo più assoluto, signor abate. Se la sua mente fosse colpita dalla cerimonia (e nulla avrebbe maggiori probabilità di commuoverla), potrebbe essere salvata senza altro rimedio.
Il vecchio prete mormorò:
— Lei non è credente, dottore, ma mi aiuterà, vero? Lei si occuperà di portarla?
E io gli promisi il mio aiuto.
Venne la sera, poi la notte; e la campana della chiesa cominciò a suonare, gettando la sua voce lamentosa attraverso lo spazio tetro, sopra la distesa bianca e ghiacciata di neve.
Degli esseri neri venivano lentamente, a gruppi, ubbidienti al suono metallico del campanile. La luna piena illuminava l’intero orizzonte con un chiarore luminoso e pallido, rendendo più visibile la cerea desolazione dei campi.
Mi procurai quattro uomini forti e mi diressi alla fucina.
L’indemoniata urlava ancora, legata al pannolino. La vestirono adeguatamente malgrado la sua disperata resistenza e la portarono via.
La chiesa adesso era piena di gente, illuminata e fredda; i cantori emettevano le loro note monotone; il serpente russava; la campanella del chierichetto, regolando i movimenti dei fedeli.
Chiusi la donna e i suoi guardiani nella cucina del presbiterio, e aspettai il momento che credevo fosse favorevole.
Scelsi l’istante che segue la Comunione. Tutti i contadini, uomini e donne, avevano ricevuto il loro Dio per mitigare il suo rigore. Calò un grande silenzio mentre il sacerdote completava il mistero divino.
Al mio ordine la porta fu aperta e i miei quattro assistenti fecero entrare la pazza.
Non appena vide le luci, la folla inginocchiata, il coro in fiamme e il tabernacolo dorato, lottò con tale vigore che quasi ci sfuggiva, ed emise grida così acute che un brivido di terrore percorse la chiesa; tutte le teste si alzarono; alcuni se la filarono.
Non aveva più la forma di una donna, tesa e contorta tra le nostre mani, il viso stravolto, gli occhi furiosi.
La trascinarono fino ai gradini del coro e poi la tennero a forza accovacciata a terra.
Il prete si era alzato; stava aspettando. Appena la vide bloccata, prese fra le mani l’ostensorio circondato da raggi d’oro, con l’ostia bianca al centro, e, fatto qualche passo, lo sollevò sopra la testa con le due braccia tese, presentandolo allo sguardo spaventato dell’indemoniata.
Lei urlava sempre, con l’occhio fiso, teso su quell’oggetto raggiante.
E il prete rimase così immobile che lo si sarebbe preso per una statua.
E questo durò molto, molto a lungo.
La donna sembrava presa da paura, affascinata; guardò fissamente l’ostensorio, ancora scossa da tremori terribili, ma fugaci, e ancora piangendo, ma con voce meno straziante.
E questo continuò per molto tempo.
Si sarebbe detto che non potesse più abbassare gli occhi, che fossero fissi sull’ostia; fon faceva che gemere, e il suo corpo irrigidito, pian piano, s’ammorbidiva e s’affossava.
Tutta la folla era prostrata con la fronte a terra.
La posseduta abbassava rapidamente le palpebre, poi immediatamente le sollevava, come se non potesse sopportare la vista del suo Dio. Si era zittita. E poi all’improvviso ho notato che i suoi occhi restavano chiusi. Dormiva il sonno dei sonnambuli, ipnotizzata, scusa! Vinta dalla persistente contemplazione dell’ostensorio dai raggi dorati, sconfitta dal Cristo vittorioso.
Fu portata via, inerte, mentre il sacerdote risaliva i gradini dell’altare.
I presenti, commossi, intonarono un Te Deum di ringraziamento.
E la moglie del fabbro dormì quaranta ore di fila, poi si svegliò senza alcun ricordo della possessione, né della liberazione.
Questo, signore, è il miracolo che ho visto.
Il dottor Bonenfant rimase in silenzio, poi aggiunse con voce seccata: «Non potevo rifiutarmi di certificarlo per iscritto».
 
 
25 dicembre 1882


Genova lancia il “trekking tour presepi” e il Passaporto come il Cammino di Santiago

Emanuele Luzzati, La favola, 1954 circa, arazzo in lana annodata, Wolfsoniana –
palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Genova

La Regina del presepe Barocco da quest’anno lancia il “trekking tour presepi” e rilascia il Passaporto dei presepi

Ad aprire ufficialmente le festività natalizie genovesi è il grande albero di Natale che si illumina in piazza De Ferrari tra gli appalusi della folla. Da quel momento in poi, è tutto un susseguirsi di eventi, musica e manifestazioni a tema natalizio.

PRESEPI STORICI

Genova lancia l’iniziativa “trekking tour presepi” e il rilascio del Passaporto che è divenuto un vero e proprio concorso che si concluderà il 4 febbraio a Palazzo Ducale ed andrà a premiare chi riuscirà a visitare il maggior numero di presepi durante le feste. Un timbro per ogni presepe visitato, come i timbri sul passaporto dei pellegrini durante il Cammino di Santiago di Campostela.

Presepe storico Palazzo Rosso – 2023

Si inizia in via Garibaldi, già Strada Nuova, e precisamente a Palazzo Rosso dove le statuine del presepe settecentesco di scuola genovese sono allestite all’interno della cappella dei Brignole-Sale, sullo sfondo di una Adorazione dei Pastori di Antonio Travi conservata nel Museo, e nelle vetrine espositive disegnate dall’architetto Franco Albini, in una presentazione di grande fascino legata al gusto razionalista di uno dei maestri della museografia del Novecento. Alla GAM di Nervi sarà invece esposta una selezione dalla prestigiosa collezione di statuine Sette e Ottocentesche della famiglia Luxoro, in uno speciale allestimento nella Sala Lignea del Merello. Il comune di Genova, in collaborazione, con l’Arcidiocesi, lancia per tutte le feste natalizie il passaporto dei presepi. Un’iniziativa rivolta ai visitatori che potranno scoprire la città anche attraverso la visita di 45 presepi, realizzati da levante a ponente.

Si potranno ritirare i passaporti presso le edicole convenzionate e nei musei e iniziare il tour dei presepi, con relativo timbro, dopo ogni visita. Nelle ricca lista che conta 45 tappe compaiono i presepi più conosciuti , come quello allestito nella cattedrale di San Lorenzo, il presepe del Santuario della Madonnetta, il presepi nel museo di Palazzo Rosso e di palazzo Tursi ma anche il presepe antico meccanizzato di san Bartolomeo di Certosa realizzato da Franco Curti con 12.000 ore di lavoroquello dell’associazione ACompagna e anche quello dell’ospedale Galliera.

L’atmosfera della tradizione sono gli ingredienti della nuova mostra organizzata dalMuseo dei Cappuccini che offre al pubblico un appuntamento imperdibile che quest’anno si inserisce nel prestigioso progetto Genova per Rubens. A Network. La mostra, curata da Daphne Ferrero e Luca Piccardo, visitabile fino al 2 febbraio 2023, presenta la storia del presepe Genovese, da quello “aristocratico” della rinomata scuola del Maragliano, fino alle forme più popolari rappresentate dai “macachi” di Albisola (SV) o alle statuine in carta incollata tipiche dell’entroterra ligure. Ad impreziosire l’allestimento, una coinvolgente galleria d’arte dedicata alla Sacra Famiglia fa conoscere l'”inventore del presepe” san Francesco d’Assisi dipinto dal cappuccino Bernardo Strozzi; l’interessante uso del colore e della luce di Giovanni Battista Casoni, allievo di Domenico Fiasella nella sua “Adorazione dei pastori”; i mestieri di Giuseppe e Maria dipinti dalla scuola del Gerard David.

Altra meraviglia è il presepe realizzato da un genovese a Molassana, una tradizione di famiglia che va avanti da decenni e riproduce fedelmente i luoghi più suggestivi della città come piazza de Ferrari. Il progetto è stato lanciato in occasione degli 800 anni dalla realizzazione del Presepe di Greccio, la prima raffigurazione della Natività realizzata da S. Francesco d’Assisi, e i turisti muniti di passaporto, potranno anche partecipare e a un concorso che premierà chi sarà riuscito a visitare durante le feste il maggior numero di presepi.

Il concorso si concluderà il 4 febbraio a palazzo Ducale, dove è allestito il presepe di Casa Luzzati, con l’ultimo timbro. Oltre alla premiazione dei vincitori è prevista la partecipazione di Giulio Sommariva e il rettore della Basilica di Assisi che guideranno un momento di riflessione sull’importanza culturale e religiosa del presepe.

Pochi sanno cheGenova già dalla prima metà del XVI secolo, fino ai primi decenni del XIX secolo, ha rivaleggiato con Napoli nella produzione di figure e sculture dedicate alla Natività. A Genova il Natale significa presepe  perchè insieme al capoluogo partenopeo è una delle capitali europee di questa forma di artigianato artistico: vale dunque la pena di visitare i piccoli e i grandi presepi storici allestiti in tutta la città. Sonomolto pregiati quelli del ‘700 con figure lignee vestite accuratamente con preziosi abiti d’epoca. Abili artisti intagliatori hanno creato opere d’arte che si possono ammirare ancora oggi. Il presepe genovese si distingue da tutti gli altri per precise caratteristiche: le figure  che arrivano fino ad un altezza di 40 cm e sono articolate, realizzate e scolpite in legno e non in terracotta.  L’ambientazione è di solito povera ma colpiscono la ricchezza e la ricercatezza dei costumi riprodotti ad arte fin nei più piccoli particolari. Il bottoncino del vestito, gli orecchini delle dame, le trine e il pizzo macramè, il caratteristico uso del tessuto jeans per gli abiti, pantaloni o tute. Perché il jeans nasce proprio a Genova, come “blue de Genes”. ( Al Museo Diocesiano sono inoltre conservate le gigantesche Tele della Passione del ‘600 realizzate su tessutojeans). Dunque le origini di questa tradizione sono risalenti al 1610, epoca e lo dimostra il documento più antico che testimonia l’esistenza e la nascita del presepe a Genova. Il manoscritto cita il Convento carmelitano di Monte Oliveto, presso il sobborgo costiero di Multedo. Nel Settecento inoltre nasce una vera e propria scuola accostata al nome del celebre scultore Anton Maria Maragliano.

EVENTI ALL’APERTOIl 9 dicembre l’appuntamento è con Christmas in the street, tre spettacoli itineranti di farfalle luminose su trampoli animeranno le vie della città, intervallati da performance teatrali di Igor Chierici, che interpreterà testi legati al Natale.A Genova non è Natale senza il rito del Confeugo, un evento storico legato alla Repubblica di Genova, che quest’anno si celebra il16 dicembre. Sullo sfondo di Palazzo Ducale, antica residenza del doge, l’Abate, in rappresentanza della cittadinanza, offre al sindaco – un tempo il Doge di Genova – un tronco di alloro a cui si appicca il fuoco. Secondo la tradizione i tizzoni portano fortuna, e la direzione del fumo indica come sarà l’anno nuovo. Per chi è in cerca di idee regalo, i mercatini natalizi sono un’ottima soluzione: dal Mercatale, con le caratteristiche casette di legno in piazza de Ferrari, al tradizionale Mercatino di San Nicolaall’insegna della solidarietà, ai numerosi mercatini che animano le vie e le piazzette del centro storico. Non mancheranno glispettacoli natalizi itineranti, spesso accompagnati dalla lettura di favole e racconti, in un ideale collegamento con Genova Capitale del Libro 2023.

MUSICA: Per gli appassionati il Teatro dell’Opera Carlo Felice propone il Concerto di Natale e quello diCapodanno, mentre dal 17 al 21 dicembre, l’appuntamento con Édith, opera lirica Édith Piaf, cantautrice simbolo del Novecento francese della quale ricorre il 60° della scomparsa.

FOOD: A Natale anche il cibo è tradizione: sono tante le ricette genovesi che festeggiano questo periodo dell’anno, a partire dal Cappon Magro, una piramide di pesce e verdure decorata con scampi e gamberi. Per il pranzo di Natale non possono mancare i natalini, speciale formato di pasta ligure, in brodo di cappone, le lattughe ripiene, la cima alla genovese, un taglio di carne reso speciale da un ripieno saporito e cotto nel brodo. Per il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, si servono i Raieu cö u toccu, ravioli con un ricco sugo di carne. Il dolce che simboleggia il Natale è il pandolce, un goloso impasto leggero con uvetta e frutta candita. 

Per salutare il 2023 in allegria, Genova propone il “Tricapodanno”, una grande festa di Capodanno che dura tre giorni, dal 29 al 31 dicembre!

VISITE GUIDATE: Durante le Feste è possibile conoscere meglio la città approfittando delle visite guidate, in italiano e in inglese, che ogni fine settimana conducono i visitatori alla scoperta dei Palazzi dei Rolli, del centro storico e dei suoi carruggi, delle Botteghe storiche.  Disponibile anche uno speciale percorso guidato a tema natalizio tra presepi, edicole votive e Chiese dei Rolli. Aggiornamenti su: https://www.visitgenoa.it/store

GRANDI MOSTRE: Da non perdere anche la ricchissima offerta di mostre nei musei genovesi, legata alla programmazione di Genova Capitale del Libro. “Library at Night”: una mostra immersivaaperta a Palazzo Lomellino fino al 3 marzo. Ispirata all’omonimo libro di Alberto Manguel e curata dal regista Robert Lepage – Ex Machina, Library at Night conduce in un viaggio notturno che, attraverso visori con visione a 360°, permette di esplorare 10 celebri biblioteche del mondo, esistenti, scomparse, o nate dalla fantasia degli scrittori.

Library at Night, fotogrammi, Robert Lepage – Ex Machina

“Calvino cantafavole” omaggio allo scrittore: Fino al 7 aprile 2024 a Palazzo Ducale, in occasione del centenario della nascita dello scrittore Italo Calvino. L’esposizione conduce il visitatore alla scoperta del profondo legame di Calvino con l’universo incantato delle fiabe, tracciando un itinerario emotivo inaspettato e straordinario che coinvolge la musica, la televisione e il teatro, con scenografie realizzate dalla Fondazione Luzzati Teatro della Tosse che rendono omaggio ai paesaggi della Liguria.  

“Artemisia Gentileschi, coraggio e passione”: Per la prima volta a Genova una mostra dedicata all’arte di Artemisia Gentileschi, la prima donna a essere riconosciuta come artista e ad essere accolta nell’Accademia d’Arte. L’esposizione, ospitata a Palazzo Ducale fino al 1° aprile 2024, presenta oltre 50 capolavori provenienti da tutta Europa: di tela in tela, si ammirano il talento e la ricchezza di ispirazione di Artemisia Gentileschi e si incontra un personaggio dalla vita travagliata che nel tempo è divenuto anche un simbolo di emancipazione. 

“Steve McCurry – Children”: La mostra tematica dedicata all’infanzia del fotografo simbolo di impegno sociale, visitabile nel Sottoporticato di Palazzo Ducale fino al 10 marzo 2024, presenta una raccolta tematica di scatti che ritraggono bambini provenienti da diverse parti del mondo, dall’Afghanistan all’India, dal Messico al Libano fino in Italia. Immagini che catturano l’innocenza e l’energia dei più piccoli in situazioni come conflitti, povertà e situazioni di lavoro forzato.Gli amanti della bellezza hanno poi un’ottima ragione per spostarsi a Nervi, a Levante del centro città: oltre alla passeggiata sulla scogliera con vista eccezionale sul tramonto e ai Parchi, i Musei di Nervi offrono due mostre raffinate ed eleganti:

“Dialogo tra due “divine” di Giovanni Boldini”: Giovanni Boldrini, fra l’Italia e Parigi, è il cantore dell’estetica dell’alta borghesia e dell’aristocrazia del suo tempo. Fino al 12 gennaio 2024, alle Raccolte Frugone, il celebre “Ritratto di Miss Bell” incontra il “Ritratto della contessa De Leusse“, proveniente dal Museo Boldini di Ferrara: come istantanee, che mettono a confronto differenti versioni del concetto di femminilità e sensualità.

“Rubaldo Merello. Paesaggio e figura”: Alla Galleria d’Arte Moderna dal 21 dicembre al 14 marzo, un’esposizione dedicata all’esperienza artistica di uno tra i più celebri pittori liguri e al più noto e apprezzato cantore degli aspri, ma suggestivi paesaggi costieri della riviera di levante.

info su www.visitgenoa.it

Arte e cultura sono due ottime ragioni per visitare Genova, magari approfittando del Genova Museum Card, un unico ticket temporaneo che apre le porte a 28 musei cittadini e include il trasporto con i mezzi pubblici https://www.museidigenova.it/it/card-musei oppure il pass turistico ufficiale della città – integrabile, personalizzabile, disponibile in formato 24, 48 e 72 ore e anch’esso comprensivo del trasporto pubblico locale www.genovacitypass.it  


Melina Cavallaro
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma, Media Relations per la Città di Genova 
Valerio de Luca –  resp. addetto stampa

Al RISO di Palermo protagonista una mostra di Sasha Vinci: “La gravità delle forze nascoste”

Sasha Vinci, La-gravità delle forze nascoste, 2023
Crediti fotografici Sasha Vinci Gianni Mania

Ho il piacere di conoscere Sasha Vinci da parecchi anni e di seguire il suo lavoro con stima, apprezzamento ed affetto. Ci incontrammo per la prima volta in occasione di una grande mostra collettiva che si tenne a Palermo, in un Palazzo del ‘700 ai Quattro Canti. Eravamo entrambi un po’ acerbi. Sasha sicuramente in misura minore rispetto a me; mostrava già una sua certezza, una sua autentica consapevolezza. Della grande installazione che presentò in quella circostanza mi stupirono la potenza espressiva, la compiuta orchestrazione. Posso affermare con assoluta serenità che queste peculiarità fossero in Vinci straordinariamente autentiche: egli le porta con sé, con coraggio, in tutto il suo percorso artistico e sono a tutt’oggi chiaramente ravvisabili. Nelle acrobazie del tempo i nostri cammini professionali si sono intrecciati parecchie volte: erano gli anni in cui Sasha costituiva con Maria Grazia Galesi un duo artistico noto per trasmutare, nelle sue performance e nelle sue creazioni visuali, la più coraggiosa voce di coscienza etica, ecologica, politica in una vaporizzazione fantastica di fiori, in una lirica ed al contempo acre traduzione della mutevolezza della Bellezza. Quella di Vinci è dunque, e da sempre, una visione dinamica ed acuta, portata avanti con slancio, con carica di consapevolezza e di verità, non esente dalla licenza di riprogrammarsi, di rimodularsi, di ritradusi qualora questo presupposto si ritenga necessario. C’è nell’ opera di Sasha Vinci un impulso elettrico, un dominio dell’energia, un’ossessione della costruzione plastica che informano ogni sua opera, ogni suo progetto. E giungiamo, con un volo temporale non particolarmente vertiginoso, ad oggi e a La gravità delle forze nascoste, che è la prima mostra personale di Sasha Vinci nella città di Palermo e che mi pregio di curare, di cui sono stata appassionata sostenitrice. Il lavoro di Sasha Vinci indaga con originalità, pregnanza e sentimento poetico il tessuto urbano, animico ed eterico della città di Palermo. La gravità delle forze nascoste è un omaggio al capoluogo siciliano, ai suoi profili, ai suoi cieli. Una dichiarazione d’amore ad una città il cui ductus ardente viene simbolicamente auscultato e registrato nelle sue armonie e dissonanze per essere restituito ai cittadini in una nuova forma espressiva come dono straordinario. Un infiammato sogno sulla città di Palermo che si libera dai legacci della contingenza e ci dischiude al chiarore di una visione universale, ci meraviglia nelle apparizioni delle sfere celesti. La gravità delle forze nascoste è una mirabile orchestrazione, un poema in più strofe, un’eccezionale operazione poietica ispirata alla legge del Bello, ed è al contempo necessaria e luminosa nella sua volontà di sintonizzazione con le tematiche del nostro tempo. Protagonista trionfante della mostra di Sasha Vinci è fuor di dubbio l’opera “Non si disegna il Cielo”, figlia di due installazioni presentate rispettivamente a Volterra e a Chiaramonte Gulfi. Il senso del sacro, la consapevolezza di una rispondenza totale tra pianeti, movimenti celesti e musica, mi riporta alla mente Keplero. Non si disegna il Cielo si staglia, nella sua pregevolezza e nella sua severità, in posizione cruciale, al centro della navata unica della Cappella dell’Incoronata, luogo di evidente ed assoluto carico storico per la città. È un totem in grigio billiemi -marmo storicamente panormita- un’ ara che dardeggia incorruttibile in questo palcoscenico regale. La base ottagonale fa chiaro riferimento ai Quattro Canti (ecco che tornano i Quattro Canti da sempre e sempre epicentro della vita in questa città) detti anche Ottagono del Sole. E questo grande sasso scolpito è un prodigio, è un incanto antico, è un figlio del cielo: su di esso Vinci incide le stelle sopra Palermo ed il suo Skyline trasmutato in un canto, in una musica, in un suono. La Melodia di Palermo. Lungi dall’essere una massa congelata, Non si disegna il Cielo brucia di una fiamma interiore, dei fuochi divini delle sfere celesti, non smette di cantare un canto antico e modernissimo. Dinanzi a questa visione cosmica tessuta di segmenti divini e di scintille, pare di udire le parole del sommo poeta Dante: “resta di mostrar chi son questi che’l muovono”. A fare da contrappasso, da bilanciamento polare a quel grigio vessillo, vediamo materializzarsi, nella biblioteca un secondo sole, un secondo corpo diafano. Pare quasi galleggiare in questo ventre, in questo luogo-pozzo di sapienze antiche, Lui così bianco, iridato, un raggio di luce, un’ architettura scultoria dalle linee-guida vibranti, una tromba o una clessidra di alabastro. Quasi come una sorta di eterna sfinge assira, funge da cassa di risonanza e moltiplica se stesso abbandonandosi all’interazione con i fruitori. Uno “strumento musicale” fiammeggiante. E per Non si disegna il Cielo una sposa che rinovella le millenarie sillabe degli astri e dei pianeti, gli antichi profili della città in un canto polifonico, vivo, libero, vibrante più che mai. Altrettanto essenziale nel dispiegarsi della mostra, l’installazione della cripta. Non un dispositivo scenico ma una singolare mappatura di un’ipotetica città, possiede essa stessa un andamento musicale nei suoi ritmi di pieni e di vuoti, nelle interferenze tra istanti di realtà e reminescenze emozionali, nel coniugarsi di nuda crudezza e trasfigurazione prodigiosa. Disegnare con la scultura è un’iperbole da sempre appartenuta agli scultori, un moto istintivo ed assoluto. Le forme scultoree sbocciano, proliferano in una germinazione plastica. Mirabili gli effetti di chiaroscuro, di ripidità. I cromatismi sono essenziali tra tinte naturali, grigi brutali e bagliori metallici. Vinci crea qui un organismo pullulante di reperti pseudo-organici, realtà futuribili, simulacra di cibi quotidiani assisi ad idoli. Denso e complesso, il percorso costruito da Sasha Vinci, lascia al fruitore una eterogenea possibilità di letture, non coercitivamente tracciate e che ogni osservatore, ogni cittadino di questa urbs ideale può metamorfosare in una propria e individuale opera, in una propria formula immaginifica.


INFO
TITOLO MOSTRA: La gravità delle forze nascoste
DI: Sasha Vinci
A CURA DI: Serena Ribaudo
QUANDO: Dal 20 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024
PREVIEW PER LA STAMPA: 20 dicembre 2023 alle ore 11
OPENING: 20 dicembre 2023 ore 18
DOVE: Cappella dell’Incoronata, Via Incoronazione, 11 – Palermo
ORARI: Dal lunedì al venerdì, ore 9.00 – 13.00
https://www.museoartecontemporanea.it
 
CONTATTI
SITO: https://sashavinci.com/
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/sasha.vinci/
FACEBOOK: https://www.facebook.com/sasha.vinci?ref=tn_tnmn
YOUTUBE: https://www.youtube.com/user/PassoNontemporanea
 
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TEFAF Maastricht annuncia le Gallerie e le nuove sezioni per l’edizione di marzo 2024

TEFAF MAASTRICHT 2024 ANNUNCIA

 270 (circa) tra mercanti e galleristi di fama mondiale, provenienti da 22 paesi, si daranno appuntamento a marzo 2024 per la 37a edizione della fiera d’arte, antiquariato e design più prestigiosa del mondo.

TEFAF Showcase accoglierà dieci nuovi partecipanti.

Debutta TEFAF Focus, offrirà un nuovo spazio curatoriale dedicato a singoli artisti e temi.

L’edizione 2024 di TEFAF Maastricht, organizzata dalla European Fine Art Foundation, fa ritorno al Maastricht Exhibition & Conference Centre (MECC) dal 9 al 14 marzo 2024 (preview il 7 e 8 marzo su invito).
È universalmente considerata la fiera dell’arte, antiquariato e design più prestigiosa al mondo, TEFAF Maastricht riunisce 7.000 anni di storia dell’arte – dall’antichità alla contemporaneità – e presenta quest’anno 270 dei migliori mercanti e gallerie provenienti da 22 paesi. La fiera è ineguagliabile per il livello di selezione e presentazione di opere di eccezionale valore storico e artistico e pertanto offre a collezionisti privati e istituzionali e a tutti i visitatori, un’opportunità di collezionismo che non ha paragoni.

Dal 2008, la European Fine Art Foundation (TEFAF) si è dedicata a sostenere i giovani talenti emergenti nel mercato internazionale dell’arte attraverso l’iniziativa TEFAF Showcase. Nel 2024, questa sezione ospiterà dieci nuove gallerie che hanno tra i tre e i dieci anni di attività e che rispecchiano lo standard elevato di TEFAF Maastricht.

Will Korner, direttore delle fiere TEFAF sottolinea: “Come organizzazione e fondazione artistica, TEFAF ha sempre creduto nel sostenere e favorire le giovani e promettenti gallerie. Grazie a questa iniziativa, i partecipanti possono presentare le proprie opere nella prestigiosa TEFAF Maastricht, avendo così l’opportunità di lanciare e promuovere il proprio percorso nel mondo delle fiere d’arte internazionali. Speriamo davvero che i nuovi partecipanti possano trovare nei colleghi che espongono nella sezione principale – e che a loro volta hanno debuttato con Showcase –  una fonte d’ispirazione e che questa sia per loro la prima di molte fiere di successo.”

TEFAF Maastricht 2024 dà il benvenuto ai nuovi partecipanti di Showcase: Tommaso Calabro (Italia); Cavagnis Lacerenza Fine Art (Italia); Thomas Deprez Fine Arts (Belgio); Dürst Britt & Mayhew (Paesi Bassi); Flavio Gianassi – FG Fine Art (Regno Unito); Galerie Louis & Sack (Francia); Olszewski | Ciacek (Polonia); Pelgrims de Bigard (Belgio); Reve Art (Italia) ed Edouard Simoens Gallery (Belgio).

Per l’edizione del ’24 TEFAF annuncia anche il lancio di “TEFAF Focus”: questa nuova sezione offre alle gallerie uno spazio curatoriale unico per approfondire il lavoro di un singolo artista o un tema specifico.

TEFAF Focus è stato concepito per unire artisti pionieri di diverse discipline ed epoche sotto un unico nome: dai Grandi Maestri agli Impressionisti, dal design all’arte contemporanea, allineandosi così alla filosofia di un collezionismo globale di TEFAF. Will Korner spiega: “TEFAF Focus è pensato per ampliare la definizione di fiera d’arte, dove connessioni stimolanti tra le diverse forme d’arte possono essere esposte e apprezzate. La selezione di gallerie e artisti per questa sezione al debutto può considerarsi innovativa nel loro campo, per cui ci aspettiamo possa aggiungere un ulteriore livello di arricchimento all’esperienza TEFAF.”

Siamo lieti di dare il benvenuto ai partecipanti di TEFAF Focus 2024: Sean Kelly (Stati Uniti); Charles Ede (Regno Unito); Ceysson & Bénétière (Francia); Mayoral (Spagna); Galerie Mitterrand (Francia); Bowman Sculpture (Regno Unito); Ketabi Bourdet (Francia); Altomani & Sons (Italia); Galerie Pascal Lansberg (Francia) e Galerie Pauline Pavec (Francia).

“Siamo davvero felici di lavorare alla preparazione della tanto attesa 37ª edizione di TEFAF Maastricht. TEFAF si contraddistingue per essere un’organizzazione no-profit che promuove la competenza, la qualità e la diversità dell’arte in tutte le sue forme. La fiera offre a tutti i visitatori opportunità uniche di incontro con opere magnifiche e interessanti scoperte, tutte le generazioni hanno la rara occasione di toccare, guardare e interagire con proposte dai massimi esperti mondiali.”

– Hidde van Seggelen, Presidente del Comitato Esecutivo della TEFAF.


IN GRASSETTO, le nuove gallerie di TEFAF Maastricht 2024.
 
Gallery 19C (United States)
Aardewerk (Netherlands)
Didier Aaron (France)
Agnews (United Kingdom)
Agnews Works on Paper (Belgium)
Aicon, New York (United States)
Adrian Alan (United Kingdom)
A La Vieille Russie (United States)
Kunstgalerij Albricht (Netherlands)
A Lighthouse called Kanata (Japan)
Altomani & Sons (Italy)
Åmells (Sweden)
Antonacci Lapiccirella Fine Art (Italy)
Applicat-Prazan (France)
Ariadne (United States)
Aronson Antiquairs (Netherlands)
Serge Schoffel – Art Premier (Belgium)
Bacarelli (Italy)
Emanuel von Baeyer (United Kingdom)
Bailly Gallery (Switzerland)
Véronique Bamps (Monaco)
Galerie Jacques Barrère (France)
Beck & Eggeling International Fine Art (Germany)
Charles Beddington (United Kingdom)
Michele Beiny (United States)
Bel etage, Wolfgang Bauer, Vienna (Austria)
Benappi Fine Art (United Kingdom)
Berardi Galleria d’Arte (Italy)
Joost van den Bergh (United Kingdom)
Bhagat (India)
Kunsthandel A.H. Bies (Netherlands)
Bijl-Van Urk Masterpaintings (Netherlands)
Christopher Bishop Fine Art   (United States)
Blumka (United States)
Kunsthandel P. de Boer B.V. (Netherlands)
Boghossian (Switzerland)
Julius Böhler Kunsthandlung  (Germany)
BorzoGallery (Netherlands)
Bottegantica (Italy)
Botticelli Antichità (Italy)
Galerie Boulakia (United Kingdom)
Galerie Nicolas Bourriaud (France)
Bowman Sculpture (United Kingdom)
Brame & Lorenceau (France)
Brimo de Laroussilhe (France)
Brun Fine Art (United Kingdom)
Burzio (United Kingdom)
Cahn (Switzerland)
Galerie Canesso (France)
Cardi Gallery (Italy)
Caretto & Occhinegro (Italy)
Caylus (Spain)
Enrico Ceci Cornici Antiche (Italy)
Galerie Chastel-Maréchal (France)
Galerie Chenel (France)
Stéphane Clavreuil Rare Books (United Kingdom)
Galerie Eric Coatalem (France)
Colnaghi (United Kingdom)
Colnaghi Elliott Master Drawings (United Kingdom)
Connaught Brown (United Kingdom)
Galleria Continua (Italy)
Thomas Coulborn & Sons (United Kingdom)
Gisèle Croës (Belgium)
Daniel Crouch Rare Books (United Kingdom)
Galerie Cybele (France)
Die Galerie (Germany)
Day and Faber (United Kingdom)
Galerie Delalande (France)
Demisch Danant (United States)
Galerie Michel Descours (France)
Alessandra Di Castro  (Italy)
Dickinson (United Kingdom)
Didier (United Kingdom)
Geoffrey Diner Gallery (United States)
Charles Ede (United Kingdom)
Xavier Eeckhout (France)
Jaime Eguiguren Art & Antiques (Uruguay)
Deborah Elvira (Spain)
Endlich Antiquairs (Netherlands)
Les Enluminures (France)
Epoque Fine Jewels (Belgium)
Yann Ferrandin (France)
Peter Finer (United Kingdom)
Flore (Belgium)
Sam Fogg (United Kingdom)
Fondantico di Tiziana Sassoli (Italy)
FORMS (Hong Kong SAR China)
Friedman Benda (United States)
Gana Art (South Korea)
Giacometti Old Master Paintings (Italy)
Thomas Gibson Fine Art (United Kingdom)
David Gill Gallery (United Kingdom)
Pierre Marie Giraud (Belgium)
Michael Goedhuis (United Kingdom)
Oscar Graf (France)
Richard Green (United Kingdom)
Galerie Karsten Greve (Switzerland)
Bernard de Grunne (Belgium)
Dr. Jörn Günther Rare Books (Switzerland)
Haboldt & Co. (Netherlands)
Nicholas Hall (United States)
Peter Harrington (United Kingdom)
Patrick Heide Contemporary Art (United Kingdom)
Jean-François Heim (Switzerland)
Galerie Marc Heiremans (Belgium)
Hemmerle (Germany)
Galerie Henze & Ketterer (Switzerland)
Anna Hu Haute Joaillerie (United States)
Ben Hunter (United Kingdom)
Pascal Izarn (France)
Otto Jakob (Germany)|
Ben Janssens Oriental Art (United Kingdom)
Jaski Gallery (Netherlands)
De Jonckheere (Switzerland)
Galleri K (Norway)
Kallos Gallery   (United Kingdom)
Daniel Katz Gallery (United Kingdom)
Sean Kelly (United States)
Kent Antiques (United Kingdom)
Galerie Kevorkian (France)
Tina Kim Gallery (United States)
Koetser Gallery (Switzerland)
Kollenburg Antiquairs (Netherlands)
Koopman Rare Art (United Kingdom)
Galerie Kugel   (France)
Tim Van Laere Gallery (Belgium)
Frides Laméris Glass & Antiques (Netherlands)
DYS44 Lampronti Gallery London (United Kingdom)
Landau Fine Art (Canada)
Elfriede Langeloh (Germany)
Kunstkammer Georg Laue (Germany)
Galerie Léage  (France)
Galerie Lefebvre (United States)
David Lévy & Associés (Belgium)
Salomon Lilian (Switzerland)
Stuart Lochhead Sculpture (United Kingdom)
Lowell Libson & Jonny Yarker (United Kingdom)
Ludorff (Germany)
Lullo Pampoulides (United Kingdom)
Mennour (France)
The Maas Gallery (United Kingdom)
MacConnal-Mason Gallery (United Kingdom)
Galleria d’Arte Maggiore (Italy)
Galerie Marcilhac (France)
Galerie Marcelpoil (France)
Helga Matzke  (Germany)
The Mayor Gallery (United Kingdom)
Mayoral (Spain)
Fergus McCaffrey (United States)
Kunsthandel Mehringer (Germany)
Van der Meij Fine Arts (Netherlands)
Galerie Mendes (France)
Mentink & Roest (Netherlands)
Galerie Mermoz (France)
Patrick & Ondine Mestdagh (Belgium)
Galerie Le Minotaure  (France)
ML Fine Art (Italy)
A Mohtashemi (United Kingdom)
Morentz (Netherlands)
Sydney L Moss (United Kingdom)
Kunsthandel Peter Mühlbauer (Germany)
Sarah Myerscough Gallery (United Kingdom)
Galerie Neuse (Germany)
Nies Oriental Art (Belgium)
Maurizio Nobile Fine Art (Italy)
Galerie Nathalie Obadia (France)
Stephen Ongpin Fine Art (United Kingdom)
Osborne Samuel (United Kingdom)
The Page Gallery (South Korea)
Walter Padovani (Italy)
La Pendulerie   (France)
Galerie Perrin  (France)
S J Phillips (United Kingdom)
Piva&C (Italy)
Plektron Fine Arts (Switzerland)
Polak Works of Art (Netherlands)
Porcini (Italy)
Prahlad Bubbar (United Kingdom)
Galerie de la Présidence (France)
Benjamin Proust Fine Art (United Kingdom)
Christophe de Quénetain (France)
Artur Ramon Art (Spain)
Lucas Ratton (France)
M.S. Rau (United States)
Galerie Retelet (Monaco)
Robilant+Voena (United Kingdom)
Carlton Rochell Asian Art (United States)
Röbbig München (Germany)
Rosenberg & Co. (United States)
Rudigier Fine Art (United Kingdom)
Kunsthandlung Helmut H. Rumbler (Germany)
Runjeet Singh (United Kingdom)
Skarstedt (United States)
Matteo Salamon (Italy)
Thomas Salis   (Austria)
São Roque (Portugal)
Galerie G. Sarti (France)
Adrian Sassoon (United Kingdom)
Schönewald Fine Arts (Germany)
Hidde van Seggelen (Germany)
Senger Bamberg Kunsthandel (Germany)
Shapero Rare Books (United Kingdom)
Shibunkaku (Japan)
Galerie Sismann (France)
Rob Smeets Gallery (Switzerland)
Somlo London (United Kingdom)
Librairie Camille Sourget (France)
Stair Sainty Gallery (United Kingdom)
Steinitz (France)
Marjan Sterk Fine Art Jewellery (Netherlands)
Salomon Stodel Antiquités (Netherlands)
M.F. Toninelli (Monaco)
Tafeta (United Kingdom)
Galerie Tanakaya (France)
Simon Teakle Fine Jewelry & Objects (United States)
Nicolaas Teeuwisse OHG (Germany)
Templon (France)
Tenzing Asian Art (United States)
Galerie Terrades (France)
Galerie Thomas (Germany)
Tomasso (United Kingdom)
Tornabuoni Art (Italy)
Tóth Ikonen (Netherlands)
Galerie Patrice Trigano (France)
Trinity Fine Art (United Kingdom)
David Tunick (United States)
Univers du Bronze (France)
Utermann (Germany)
Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois (France)
Rafael Valls (United Kingdom)
Van Cleef & Arpels (France)
Vanderven Oriental Art (Netherlands)
Van de Weghe (United States)
Galerie von Vertes (Switzerland)
Axel Vervoordt (Belgium)
Galleria Carlo Virgilio & C. (Italy)
VKD Jewels (Netherlands)
Galerie Florence de Voldère (France)
Rupert Wace Ancient Art (United Kingdom)
Waddington Custot (United Kingdom)
Wartski (United Kingdom)
The Weiss Gallery (United Kingdom)
Jorge Welsh Works of Art (United Kingdom)
William Weston Gallery (United Kingdom
Galerie Maria Wettergren (France)
White Cube (United Kingdom)
W&K-Wienerroither & Kohlbacher (Austria)
Wildenstein & Co. (United States)
Adam Williams Fine Art (United States)
Willoughby Gerrish (United Kingdom)
De Wit Fine Tapestries (Belgium)
Yares Art (United States)
Zebregs&Röell Fine Art and Antiques (Netherlands)
Alon Zakaim Fine Art  (United Kingdom)
Galerie Zlotowski (France)
 
TEFAF Showcase 2024 espositori
 
Tommaso Calabro (Italy)
Cavagnis Lacerenza Fine Art (Italy)
Thomas Deprez Fine Arts (Belgium)
Dürst Britt & Mayhew (Netherlands)
Flavio Gianassi – FG Fine Art (United Kingdom)
Galerie Louis & Sack (France)
Olszewski | Ciacek (Poland)
Pelgrims de Bigard (Belgium)
Reve Art (Italy)
Edouard Simoens Gallery (Belgium)
 
TEFAF Focus 2024 espositori
 
Sean Kelly (United States)
Charles Ede (United Kingdom)
Ceysson & Bénétière (France)
Mayoral (Spain)
Galerie Mitterrand (France)
Bowman Sculpture (United Kingdom)
Ketabi Bourdet (France)
Altomani & Sons (Italy)
Galerie Pascal Lansberg (France)
Galerie Pauline Pavec (France


Contatti stampa
 
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Al MAN di Nuoro il 2024 nel segno dell’arte e del mondo naturale 

DIORAMA 01

Al MAN di Nuoro il 2024
nel segno dell’arte e del mondo naturale

Dopo un anno di ricerca dedicato al binomio arte-architettura, il MAN di Nuoro è lieto di presentare un programma che, per il 2024, sarà concentrato attorno a un tema di grande attualità. In un momento di cambiamenti climatici e di nuove politiche energetiche e ambientali, sarà importante ripensare il nostro rapporto con il mondo e le sue trasformazioni, affidando all’arte e ai suoi linguaggi un racconto che prefiguri, idealmente, la nostra relazione con l’ambiente naturale. Il Museo, come osservatorio di situazioni correnti, luogo di elaborazione di contenuti e amplificazione di argomenti fondamentali per la collettività, continuerà a farsi promotore di riflessioni che stimolino il dibattito, il confronto e, soprattutto, la crescita; come avvenuto nel caso della mostra sulla genesi di Guernica di Picasso o del significativo progetto focalizzato sulla storia della Scalinata di Odessa.

Mario Sironi, La madre che cuce, 1905-06
Courtesy Archivio Ilisso Edizioni (foto A. Favara)


MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro tel +39.0784.252110
Orario invernale: 10:00 – 19:00 (Lunedì chiuso) info@museoman.it

Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI
Via San Mattia 16 35121 Padova Tel. +39.049.663499
referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net www.studioesseci.net

Gallarate (VA), Museo MA*GA: GIOVANNI CAMPUS. Disegni 2021-2023

Giovanni Campus, Tempo in processo. Rapporti, misure, connessioni.
Disegni 2021-2023 @ Stefano Anzini

GALLARATE (VA) – MUSEO MA*GA

17 DICEMBRE 2023 – 7 APRILE 2024

a cura di Emma Zanella

Il MA*GA di Gallarate (VA) ospita la personale di Giovanni Campus, inaugurata il 17 dicembre 2023 e aperta fino al 7 aprile 2024. La mostra mette in luce l’ultimo impegnativo progetto dell’artista sardo (Olbia, 1929), iniziato alla fine del 2020, che ruota attorno alla pratica del disegno che fin dai primi lavori degli anni cinquanta accompagna la sua ricerca teorica, artistica e persino la quotidianità.

Il disegno infatti è per l’artista un percorso esperienziale poetico il più delle volte autonomo, capace di portare la progettualità sulle soglie del limite, in una dimensione marcatamente speculativa.

In questo ultimo ciclo in particolare, il disegno a china, per propria natura lento e meditativo, è una riflessione sul senso globale del lavoro nella sua temporalità e consequenzialità.

In ogni immagine, in ogni foglio c’è infatti un prima e un dopo che si collegano con le fasi di ricerca dell’artista dagli anni sessanta fino alle ultime recenti opere. Campus mette in pratica una operazione di attraversamento della propria storia, dei passaggi fondamentali, dei lavori più complessi e anche più intimi per indagare con lucidità la dimensione temporale del fare e del pensare l’arte.

Questo focus dedicato a Giovanni Campus, curato da Emma Zanella, nasce in occasione della recente e importante donazione di un fondo di dieci opere scelte dall’artista per la collezione permanente del MA*GA.

Giovanni Campus, Tempo in processo, 2021-2023,
ph. Roberto Marossi

Giovanni Campus nasce a Olbia nel 1929. Lascia la Sardegna nel 1948. Studi classici a Genova, Liceo G. Leopardi (professor Dal Monte). Si volge alla pittura, da autodidatta, nei primi anni cinquanta, sperimentandone tecniche tradizionali e nuovi materiali.

Nel 1960 partecipa alla “26 Artisti contemporanei”, Galleria Incontri d’Arte, Roma, diretta da Giuseppe Appella, e alle mostre nazionali “Premio Albano Laziale” e “Premio Loffredo”, Latina. Nel 1962 partecipa alla “III Mostra Internazionale”, Palazzo Odescalchi, Roma. Nel 1966 inizia il rapporto con la Galleria Giraldi di Livorno con una mostra personale.

Nei 1966, 1972 e 1977 gli vengono attribuiti i premi nazionali di pittura “Città di Follonica”, “Città di Arcola” e “Città di Carate Brianza”, e, nel 2011, ex aequo, il “La Spezia, Settembre d’Arte”. Negli anni 1968-1974 partecipa alle rassegne d’arte d’avanguardia promosse da Numero e Technè di Firenze, Sincron di Brescia e galleria Giraldi di Livorno e agli incontri operativi e interventi sull’ambiente ad Anfo e Novara, 1968, Pejo e Mentana, 1969, Galerija Doma Uluha, Zagabria, e Galerie’t Venster, Rotterdam, 1970, Novi Sad e Belgrado, 1973.

Frequentazioni con i critici Giuseppe Appella, Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio, Germano Beringheli, Luciano Inga Pin, Lara Vinca Masini, Aldo Passoni, Toni Toniato.

Nel 1968 lascia il lavoro per dedicarsi interamente alla pittura e si trasferisce dapprima nel quartiere degli artisti a Sesto San Giovanni e in seguito nello studio di via Solferino a Brera, Milano.

Pratica, riflessioni ed esperienze specifiche del periodo e del luogo conducono il linguaggio figurale a una sintesi formale, aniconica, sequenziale, seriale. Uso del metacrilato, dell’acrilico, del metallo. La tecnica serigrafica, praticata direttamente dall’artista, diviene il principale mezzo espressivo.

Soggiorni di lavoro ed esposizioni negli anni fine sessanta-ottanta a Parigi, “Salon Grands et jeunes d’aujourd’hui”, 1972 e 1974, “Réalités Nouvelles” 1973 e 1974, “Comparaison”, 1974; Galerie de l’Université, 1978, e Galerie Grare, 1986.

Negli anni ottanta-novanta a New York: College Scuola d’Italia, 1988, Scuola di New York, 1993, Hands Gallery, 1996 e 1998.

Tra gli inviti per la presentazione del proprio lavoro si ricorda il Reading Group Seminar Form and Matter in the Written and Visual Text della Academy at Columbia University di New York nel 1994, con Lavinia Lorch e, quali respondents, Luciano Caramel, Salvatore Naitza, Charles Mercier e lngrid Rossellini.

Percorsi, interventi, installazioni, urbani e naturali, condotti in solitaria o partecipati, vanno intesi come la messa in opera, in ambito di verifica, delle “idee” che muovono il lavoro nello studio. Un lavoro epistemologico nell’estetico. Un luogo di verifica fenomenica spaziale temporale sulle ragioni della forma. Operazione diretta a sondare rapporti, relazionalità e connessioni tra le misure progettuali della visione, le naturali del luogo e le risultanti dall’intervento. Nel 1977 nella Piazzetta di Palazzo Reale a Milano, con la collaborazione di Arte Struktura, nonché degli artisti e studenti della Accademia di Brera, realizza una “installazione continua” a dimensione ambientale: una serie di percorsi di tratti di molle metalliche, sospese in tensione, coinvolgenti la spazialità urbana. Seguono, con la collaborazione per la parte tecnica dell’architetto Achille Castiglioni, gli “ambienti segnici interrelazionali”, sonori e luminosi a cadenza temporale (al chiuso) alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 1978, e al Museo Civico In Progress, Livorno, 1979.

Consequenziali le determinazioni sulle coste della Gallura nel 1983. “Percorsi-interventi” ottenuti con estensioni notevoli di tratti di corda, sospesi in proiezione lineare sull’area naturale prescelta o delimitanti rocce e porzioni di roccia.

Nel 2004, sui monti Catena Limbara Sud, con gli studenti del liceo Orsoline e nel quartiere Garibaldi a Milano, realizza, a seguito di specifiche “conversazioni”, una serie di interventi-ricognizione su “misure a confronto” (naturali e urbane). Da questa processualità condotta in parallelo tra proiezione rappresentativa ed espressività strutturale, cioè tra idea e cosa, sono scaturite quelle serie di opere e gruppi di opere, di pittura e materiali diversi, in pieni-vuoti articolati. Dapprima, in mostre personali, superfici irregolari in cemento (Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1987-1988), a seguire opere con acrilico su tela e legno sagomato ed estensioni in ferro e nel recente con assi in ferro direzionali, tangenti e attraversanti opere e spazi fisici: CAMeC, La Spezia, 2012; Museo Civico Granai Villa Mimbelli, Livorno, 2015; Museo della Permanente, Milano, 2015; MAC, Museo Arte Contemporanea, Lissone 2017; MA*GA, Gallarate, 2019; BUILDING, Milano, 2019.


GIOVANNI CAMPUS
Tempo in processo. Rapporti, misure, connessioni. Disegni 2021-2023
Gallarate (VA), Museo MA*GA (vie E. De Magri 1)
17 dicembre 2023 – 7 aprile 2024
 
Orari:
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì: ore 10.00 – 18.00
sabato e domenica: 11.00 – 19.00
 
Ingresso:
Intero: €7,00; ridotto: €5,00
 
Museo MA*GA
T +39 0331 706011; info@museomaga.it; www.museomaga.it
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T +39 02 36755700; anna.defrancesco@clp1968.it

EU WEMED_NATOUR: ridefinire il turismo costiero con pacchetti green e avventure scolastiche

22 Dicembre 2023

Il progetto europeo WeMED_NaTOUR è cofinanziato dal programma europeo EMFAF (un fondo gestito dal CINEA). Si propone di rivoluzionare il turismo costiero attraverso lo sviluppo di pacchetti eco-intelligenti transnazionali responsabili e sostenibili per le scuole in linea con i principi dell’economia blu.
Questo progetto cofinanziato europeo, guidato da un consorzio di partner situati in Italia, Portogallo, Belgio, Spagna e Mauritania, mira a creare un’ondata di cambiamento e supportare le parti interessate locali che attingono al mercato dell’ecoturismo, migliorando l’ambiente imprenditoriale, e contribuire alla crescita economica e alle opportunità di lavoro nel Mediterraneo.

Programma di rafforzamento delle capacità: un’ondata di conoscenza nel turismo sostenibile e nell’economia verde/blu!
Questi obiettivi sono perseguiti attraverso il Programma di rafforzamento delle capacità che mira a migliorare le competenze e le conoscenze delle aziende nei siti marini costieri attraverso un corso online gratuito incentrato sulle politiche marittime, turismo e sostenibilità. Il corso ha ricevuto feedback positivi da parte di PMI e privati ​​interessati al turismo sostenibile e sarà aperto fino alla fine della fase di implementazione del progetto. Per ulteriori informazioni per partecipare al corso, seguire il collegamento:

La prossima avventura per i giovani: intraprendere un viaggio in Italia, Spagna, Portogallo e Mauritania
La fase successiva del progetto prevede la progettazione e la sperimentazione di quattro pacchetti eco-intelligenti da parte delle scuole in Italia, Spagna, Portogallo e Mauritania la prossima primavera.
 
Il pacchetto eco-smart prevede due viaggi transnazionali di 3 giorni: con studenti italiani (14-16 anni) da Bergamo in viaggio verso le Isole Baleari e studenti spagnoli (14-16 anni) in viaggio verso l’Isola di Grado; e due viaggi di 2 giorni in entrata verso destinazioni costiere o marittime in Mauritania e Portogallo, rivolti a bambini di età compresa tra 6 e 10 anni e tra 11 e 13 anni.

L’approccio innovativo mira ad aumentare il fascino delle destinazioni costiere e marine, sottolineando il loro valore unico attraverso workshop coinvolgenti incentrati sulla conservazione della natura, sul turismo ecosostenibile e sulla consapevolezza ambientale per le generazioni più giovani.

Per garantire il successo di queste iniziative, i progetti di viaggio incorporano i seguenti aspetti chiave:
● Adozione di infrastrutture sostenibili per l’alloggio e i trasporti,
● Biodiversità e preservazione naturale
● Rispetto per l’ambiente, la comunità locale e il coinvolgimento dei fornitori.
● Focus su sicurezza, aspetti digitali, empowerment ed esperienze su misura.

Le basi per queste strategie sono state gettate nel corso del progetto “LEGO®SERIOUS PLAY®” – un metodo innovativo di pensiero creativo – condotto in occasione del Meeting dei Partner del Consorzio a Rimini lo scorso ottobre, durante il quale sono state presentate dai partner le caratteristiche essenziali che gli itinerari di gita scolastica devono possedere ‘ prospettiva sono state identificate.
Con queste premesse, non solo i partner partecipanti saranno coinvolti nello sviluppo del programma del pacchetto, ma anche le comunità locali e i fornitori.

Ciascun partner terrà un workshop rivolto alle PMI turistiche locali, agli stakeholder pubblici/privati ​​del settore turistico, alle associazioni giovanili, alle ONG culturali, alle scuole e agli enti educativi. L’obiettivo è definire i servizi offerti in relazione alle destinazioni e promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile, aumentando così le opportunità di business per le PMI.

Segui il progetto per vedere dove andrà a finire questo viaggio di sviluppo economico blu, che coinvolgerà le generazioni più giovani!
Il progetto è coordinato da X23 – The Innovation Bakery e realizzato da ENIT – Ente Nazionale Italiano per il Turismo | Viaggia senza plastica | Organizzazione Internazionale del Turismo Sociale (ISTO) | Cluster marino delle Baleari | Turismo de Portugal e Ufficio Nazionale del Turismo (ONT) Mauritania.


ENIT – AGENZIA NAZIONALE TURISMO ITALIANO
enit.it

Francesca Cicatelli – resp ufficio stampa Enit –
francesca.cicatelli@enit.it

Direzione Esecutiva
Comunicazione e Ufficio Stampa
VIA MARGHERA 2 – ROMA

Brescia: MONDO D’ACCIAIO DI EMILIO ISGRÒ

Emilio Isgrò, Mondo d’acciaio, Courtesy Fondazione Brescia Musei

BRESCIA | MUSEO DI SANTA GIULIA

DAL 15 DICEMBRE 2023 IL PARCO DELLE SCULTURE DEL VIRIDARIUM ACCOGLIE IN PERMANENZA

Sulla superficie dell’enorme sfera in acciaio del diametro di quattro metri, che riproduce il globo terrestre, spicca solo Brixia, l’antico nome latino di Brescia.

L’opera, donata dall’artista alla città, è testimonianza di una grande operazione di mecenatismo culturale di Feralpi Group.

La realizzazione dell’opera chiude il progetto Isgrò cancella Brixia,inaugurato nell’ottobre 2020 con l’installazione Incancellabile Vittoria presso la Stazione FS della Metropolitana di Brescia, e diventa l’eredità materiale che Fondazione Brescia Musei lascia alla città per la Capitale italiana della Cultura 2023.

Dal 15 dicembre il Parco delle Sculture del Viridarium nel Museo di Santa Giulia accoglie in permanenza una nuova realizzazione monumentale dell’artista siciliano, dal titolo Mondo d’acciaio.
Si tratta di un enorme mappamondo in acciaio, il più grande mai realizzato da Isgrò, del diametro di quattro metri, ideato quale esito finale della mostra inedita a lui dedicata – Isgrò cancella Brixia, 23 giugno 2022 – 16 aprile 2023 – e prodotto grazie al know-how ingegneristico di Feralpi Group, nell’ambito di un innovativo progetto di mecenatismo culturale dell’azienda di Lonato del Garda a beneficio della Fondazione Brescia Musei e della città.

L’opera, donata a Brescia dall’artista stesso insieme a Feralpi Group, riproduce il globo terracqueo fissato al terreno mediante l’asse terrestre, dal quale si dirama la rete dei paralleli e dei meridiani. Sono totalmente assenti le acque, che di fatto vengono incluse nel gesto della cancellatura.

Sulle superfici opache che delimitano le terre emerse e i vari continenti, Emilio Isgrò è intervenuto cancellando i nomi delle nazioni e delle città, a esclusione di Brixia. Una scelta che non solo pone l’accento sulle origini romane di Brescia, ma sottolinea anche quanto le sue radici latine siano state di vitale importanza negli sviluppi della sua storia urbanistica culturale e continuino a essere un punto di riferimento e di forte valenza civile per l’intero territorio.

Emilio Isgrò, Mondo d’acciaio, Courtesy Fondazione Brescia Musei ©photo Ela Bialkowska OKNO studio

La presentazione del nuovo capolavoro di Emilio Isgrò è un momento di grande festa per l’arte e il patrimonio bresciano, ma lo è anche personalmente, per me, vista la profonda gratitudine che provo nei confronti del grande Maestro, che in questi tre anni ha profuso straordinarie energie nella collaborazione con la nostra Fondazione per arricchire di nuovi caposaldi artistici inediti la città di Brescia. Il suo debordante entusiasmo, vero e proprio amore per la nostra città, e il lavoro che stiamo insieme facendo per la valorizzazione del patrimonio sono per me un dono quotidiano. “Mondo d’acciao” suggella un triennio di arricchimento per le nostre collezioni civiche bresciane di ben tre installazioni monumentali – due fisiche e una digitale – e corona appieno il lavoro di una fondazione il cui primo obiettivo è tutelare e arricchire il patrimonio culturale e artistico cittadino. Tutto ciò senza la grande generosità e l’entusiasmo di Emilio Isgrò non sarebbe stato possibile.

Il secondo grandissimo ringraziamento è rivolto alla famiglia Pasini e a Feralpi Group che hanno consentito che la più alta forma di mecenatismo artistico possa essere messa a disposizione della cittadinanza e del pubblico e possa diventare, da valore collezionistico individuale, un valore civico collettivo: una dimostrazione di grande visionarietà per un gruppo che da anni è vicino alle nostre attività culturali con lo stesso entusiasmo che il nostro Maestro Isgrò ha dimostrato dal punto di vista artistico e creativo.
Francesca Bazoli, Presidente Fondazione Brescia Musei

Mondo d’acciaio del Maestro Isgrò rappresenta il punto di sintesi di diversi percorsi. Nel mettere a fattor comune le energie di Fondazione Brescia Musei, del Comune di Brescia e di Feralpi, di fatto unisce virtuosamente pubblico e privato per un’opera che, a chiusura dell’anno di Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura, avvalora la simbiosi esistente tra Brescia città d’arte e Brescia città d’industria. Rinsalda il legame tra la cultura manifatturiera di questo territorio e la Comunità, nella convinzione che l’economia crea lavoro e benessere, prodromici a produrre cultura e bellezza a loro volta basilari per alimentare il saper fare su cui poggia l’industria. Esprime una crasi tra il mondo imprenditoriale e la cultura della filantropia, così diffusa a Brescia. Per tutto questo, come Feralpi, abbiamo voluto fare dono di Mondo d’acciaio alla città.
Giovanni Pasini, consigliere delegato di Feralpi Group

Il progetto di Isgrò cancella Brixia, promosso da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia, curato da Marco Bazzini, ha posto in dialogo l’archeologia e l’arte contemporanea, la storia e il presente, la cultura classica e la sua persistenza nel nostro tempo, attraverso una mostra e una serie d’installazioni monumentali (fisiche e digitali) oltre alla messa in scena di uno spettacolo teatrale originale presso il Teatro Romano, accolte dai più importanti luoghi di Brixia. Parco archeologico di Brescia Romana e del Museo di Santa Giulia.

Ho chiamato la mia opera Mondo d’acciaio perché questo titolo può avere due significati tra loro contraddittori. Il primo evoca immediatamente un mondo di durezza – per l’appunto un mondo d’acciaio – poco incline alla compassione e all’amore. E noi sappiamo bene di quanto amore c’è bisogno in questa stagione di conflitti e di guerre. Il secondo significato ci riporta invece a quella capacità di resilienza che l’acciaio possiede. Noi possiamo affrontare con determinazione e coraggio questo periodo terribile della storia perché la nostra morale è forte come l’acciaio. Forse sta qui il significato profondo della mia opera, e io sono certo che il pubblico sceglierà proprio questo secondo significato, senza margine alcuno di ambiguità. In sostanza è un mondo pacificato che l’arte richiede, e con l’arte la comunità umana nella sua interezza.
Emilio Isgrò, artista

Mondo d’acciaio è la seconda opera di Emilio Isgrò a rimanere per sempre parte del patrimonio artistico cittadino, affiancando Incancellabile Vittoria, la monumentale installazione di oltre 200 mq allestita sulla parete nord della fermata ‘Stazione FS’ della Metropolitana di Brescia, inaugurata nel 2020, realizzata in collaborazione con il gruppo Brescia Mobilità, quale incipit della collaborazione triennale tra l’artista e la città di Brescia. I due lavori resteranno come testimonianza permanente del rapporto dialettico tra Isgrò e la città: Mondo d’acciaio, nel quale Isgrò risparmia solo Brixia, è anche simbolicamente il ricordo che Fondazione Brescia Musei lascia alla città per la Capitale italiana della Cultura 2023, che ha consolidato la centralità di Brescia e delle sue Istituzioni nella carta geografica della cultura internazionale.

Fin dai primi passi progettuali Feralpi Group, tra i principali produttori siderurgici in Europa, specializzato negli acciai per l’edilizia, ha collaborato con Fondazione Brescia Musei e con il Maestro Isgrò in tutte le fasi d’ideazione e realizzazione, fornendo all’artista siciliano il supporto tecnico e umano necessario all’esecuzione di quest’opera.

Con la giornata di oggi e la collocazione dell’incredibile opera Mondo d’acciaio di Emilio Isgrò portiamo un contributo straordinario al Parco delle Sculture del Viridarium, il comparto en plain air di Santa Giulia dedicato all’arte contemporanea. Mondo d’acciaio idealmente conclude il cammino avviato dalla visione di un nuovo Corridoio UNESCO che collega il Parco archeologico al Museo di Santa Giulia rendendo pienamente accessibili questi spazi e valorizzandoli grazie all’arte contemporanea. Non solo mostre, come quelle dedicate a Vezzoli, Isgrò stesso e Plessi, ma grandi capolavori di arte contemporanea che rimangono permanentemente a disposizione della città. Il Maestro Isgrò firma con questo lavoro la sua dedica d’amore ai nostri Musei: non ha cancellato Brixia dal suo mappamondo, perché – mi piace pensare – la luce che abbiamo irradiato in questi undici mesi di Capitale della Cultura ci ha garantito una voce nel mondo per le nostre attività culturali e per il nostro stellare patrimonio universale, di cui non a caso il luogo in cui siamo ora è sito UNESCO. La gratitudine infinita al Maestro Isgrò e al curatore Bazzini, ma altrettanto alla famiglia Pasini e a Feralpi Group, senza i quali questo intervento sarebbe rimasto solo uno dei miei sogni più bramati.
Stefano Karadjov, direttore Fondazione Brescia Musei

L’intervento di Isgrò trasforma lo spazio verde del complesso monastico di Santa Giulia, sito UNESCO dal 2011, in unvero e proprioParco delle Sculture, dove già si trovano operecome il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, Untitled di Ariel Schlesinger, Formiamo umanità di Valerio Rocco Orlando, oltre a reperti archeologici come sarcofagi, iscrizioni e brani di architetture della civitas romana- Il Parco delle Sculture del Viridarium è parte, dal 2023, del Corridoio UNESCO di Brescia.

Questa nuova installazione suggella e consolida il felicissimo connubio che si è ormai instaurato tra Brescia ed Emilio Isgrò, grande Maestro dell’arte contemporanea. Dopo Isgrò cancella Brixia e Incancellabile Vittoria, con Mondo d’acciaio il Maestro siciliano fa dono alla nostra città di un’opera notevolmente suggestiva ed evocativa, che rappresenta un graditissimo omaggio alla nostra città e alle sue origini. La sua collocazione nel Viridarium, in un ideale dialogo con altre opere di artisti contemporanei e con reperti archeologici della antica Brixia, dimostra ancora una volta la capacità del nostro sistema museale di innovare e di creare connessioni tra patrimonio storico e modernità. Un grande plauso va quindi a Fondazione Brescia Musei per aver creduto fortemente in questo progetto che dà lustro alla nostra città. Ringrazio davvero di cuore, inoltre, Emilio Isgrò per questo prezioso omaggio e Feralpi Group che ha messo a disposizione del Maestro materiali, strumenti e competenze per la realizzazione di quest’opera. Un lavoro che rappresenta una traccia indelebile della straordinaria avventura che ha visto quest’anno Brescia protagonista quale Capitale italiana della Cultura.
Laura Castelletti, Sindaca di Brescia

Il progetto è realizzato nell’ambito dell’eredità Romeda per la valorizzazione dell’arte contemporanea.

Emilio Isgrò, photo Luisa Porta, courtesy Archivio Emilio Isgrò

Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, ME, 1937)

Considerato tra gli innovatori del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca sul linguaggio lo ha reso una figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, facendone uno dei suoi indiscussi protagonisti. È, infatti, il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Le parole e le immagini sono cancellate singolarmente con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo questo gesto si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni ottanta, arriva a risultati pittorici che si sono rinnovati in questi ultimi anni quando con la cancellatura ha costruito immagini quasi fossero pittogrammi. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.

Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz, 1956), si dedica alla poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si tiene la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova a cui seguono numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova, la Galleria Lia Rumma a Napoli. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionata dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 2010 con la mostra Var Ve Yok è presente alla Taksim Sanat Galerisi in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura.

Partecipa alla Biennale di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale. Di inconfondibile rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia,1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003). In questi ultimi anni sue mostre personali sono state presentate al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013) e, nel 2016, una grande antologica a cura di Marco Bazzini ha coinvolto Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano. Nel 2019 un’imponente mostra antologica a cura di Germano Celant è stata presentata alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dal 2020 al 2023 Isgrò è stato protagonista a Brescia di un importate progetto promosso da Fondazione Brescia Musei, che ha visto la realizzazione delle opere Incancellabile Vittoria, in Stazione FS della Metropolitana, l’esposizione Isgrò cancella Brixia, al Museo di Santa Giulia e a Brixia. Parco archeologico di Brescia romana, lo spettacolo teatrale Didone Adonais Domine nel teatro romano e infine, il più grande mappamondo del maestro, Mondo d’acciaio installato nel Parco delle Sculture del Viridarium di Santa Giulia nel dicembre 2023.

Tra i progetti pubblici più recenti si ricordano l’installazione monumentale La Farfalla dei Malavoglia, inaugurata nel 2022 a Taormina e acquisita dalla Fondazione Sicilia di Palermo, L’abiura di Galileo (2023) realizzata per la celebrazione degli Ottocento anni dell’Università di Padova e Non uccidere (2023), installazione monumentale commissionata dal MAXXI di Roma e realizzata con l’architetto Mario Botta per i 75 anni della Costituzione italiana.

Numerose opere sono presenti in rinomate istituzioni nazionali, tra cui la Galleria degli Uffizi di Firenze, le collezioni del Quirinale e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, l’Università Bocconi e il Museo del Novecento di Milano, il Mart di Rovereto, nonché collezioni internazionali quali il Centre George Pompidou di Parigi, i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles e i musei di Gerusalemme e Tel Aviv.


EMILIO ISGRÒ. MONDO D’ACCIAIO
Dal 15 dicembre 2023
Brescia, Museo di Santa Giulia | Viridarium – Parco delle Sculture (via Musei 81/b)
 
Ingresso e orari
Da ottobre a maggio, dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00
Da giugno a settembre, dal martedì alla domenica 10.00 – 19.00
 
Ingresso libero
 
Fondazione Brescia Musei
tel. 030.2977833 – 834 | cup@bresciamusei.com
 
Ufficio stampa
Comune di Brescia

Rossella Prestini
T. 39 338 894 8668
r.prestini@comune.brescia.it

Ufficio stampa
Fondazione Brescia Musei

Francesca Raimondi
T. +39 331 8039611
raimondi@bresciamusei.com

Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche

Clara Cervia
T. 02 36 755 700
clara.cervia@clp1968.it