Al RISO di Palermo protagonista una mostra di Sasha Vinci: “La gravità delle forze nascoste”

Sasha Vinci, La-gravità delle forze nascoste, 2023
Crediti fotografici Sasha Vinci Gianni Mania

Ho il piacere di conoscere Sasha Vinci da parecchi anni e di seguire il suo lavoro con stima, apprezzamento ed affetto. Ci incontrammo per la prima volta in occasione di una grande mostra collettiva che si tenne a Palermo, in un Palazzo del ‘700 ai Quattro Canti. Eravamo entrambi un po’ acerbi. Sasha sicuramente in misura minore rispetto a me; mostrava già una sua certezza, una sua autentica consapevolezza. Della grande installazione che presentò in quella circostanza mi stupirono la potenza espressiva, la compiuta orchestrazione. Posso affermare con assoluta serenità che queste peculiarità fossero in Vinci straordinariamente autentiche: egli le porta con sé, con coraggio, in tutto il suo percorso artistico e sono a tutt’oggi chiaramente ravvisabili. Nelle acrobazie del tempo i nostri cammini professionali si sono intrecciati parecchie volte: erano gli anni in cui Sasha costituiva con Maria Grazia Galesi un duo artistico noto per trasmutare, nelle sue performance e nelle sue creazioni visuali, la più coraggiosa voce di coscienza etica, ecologica, politica in una vaporizzazione fantastica di fiori, in una lirica ed al contempo acre traduzione della mutevolezza della Bellezza. Quella di Vinci è dunque, e da sempre, una visione dinamica ed acuta, portata avanti con slancio, con carica di consapevolezza e di verità, non esente dalla licenza di riprogrammarsi, di rimodularsi, di ritradusi qualora questo presupposto si ritenga necessario. C’è nell’ opera di Sasha Vinci un impulso elettrico, un dominio dell’energia, un’ossessione della costruzione plastica che informano ogni sua opera, ogni suo progetto. E giungiamo, con un volo temporale non particolarmente vertiginoso, ad oggi e a La gravità delle forze nascoste, che è la prima mostra personale di Sasha Vinci nella città di Palermo e che mi pregio di curare, di cui sono stata appassionata sostenitrice. Il lavoro di Sasha Vinci indaga con originalità, pregnanza e sentimento poetico il tessuto urbano, animico ed eterico della città di Palermo. La gravità delle forze nascoste è un omaggio al capoluogo siciliano, ai suoi profili, ai suoi cieli. Una dichiarazione d’amore ad una città il cui ductus ardente viene simbolicamente auscultato e registrato nelle sue armonie e dissonanze per essere restituito ai cittadini in una nuova forma espressiva come dono straordinario. Un infiammato sogno sulla città di Palermo che si libera dai legacci della contingenza e ci dischiude al chiarore di una visione universale, ci meraviglia nelle apparizioni delle sfere celesti. La gravità delle forze nascoste è una mirabile orchestrazione, un poema in più strofe, un’eccezionale operazione poietica ispirata alla legge del Bello, ed è al contempo necessaria e luminosa nella sua volontà di sintonizzazione con le tematiche del nostro tempo. Protagonista trionfante della mostra di Sasha Vinci è fuor di dubbio l’opera “Non si disegna il Cielo”, figlia di due installazioni presentate rispettivamente a Volterra e a Chiaramonte Gulfi. Il senso del sacro, la consapevolezza di una rispondenza totale tra pianeti, movimenti celesti e musica, mi riporta alla mente Keplero. Non si disegna il Cielo si staglia, nella sua pregevolezza e nella sua severità, in posizione cruciale, al centro della navata unica della Cappella dell’Incoronata, luogo di evidente ed assoluto carico storico per la città. È un totem in grigio billiemi -marmo storicamente panormita- un’ ara che dardeggia incorruttibile in questo palcoscenico regale. La base ottagonale fa chiaro riferimento ai Quattro Canti (ecco che tornano i Quattro Canti da sempre e sempre epicentro della vita in questa città) detti anche Ottagono del Sole. E questo grande sasso scolpito è un prodigio, è un incanto antico, è un figlio del cielo: su di esso Vinci incide le stelle sopra Palermo ed il suo Skyline trasmutato in un canto, in una musica, in un suono. La Melodia di Palermo. Lungi dall’essere una massa congelata, Non si disegna il Cielo brucia di una fiamma interiore, dei fuochi divini delle sfere celesti, non smette di cantare un canto antico e modernissimo. Dinanzi a questa visione cosmica tessuta di segmenti divini e di scintille, pare di udire le parole del sommo poeta Dante: “resta di mostrar chi son questi che’l muovono”. A fare da contrappasso, da bilanciamento polare a quel grigio vessillo, vediamo materializzarsi, nella biblioteca un secondo sole, un secondo corpo diafano. Pare quasi galleggiare in questo ventre, in questo luogo-pozzo di sapienze antiche, Lui così bianco, iridato, un raggio di luce, un’ architettura scultoria dalle linee-guida vibranti, una tromba o una clessidra di alabastro. Quasi come una sorta di eterna sfinge assira, funge da cassa di risonanza e moltiplica se stesso abbandonandosi all’interazione con i fruitori. Uno “strumento musicale” fiammeggiante. E per Non si disegna il Cielo una sposa che rinovella le millenarie sillabe degli astri e dei pianeti, gli antichi profili della città in un canto polifonico, vivo, libero, vibrante più che mai. Altrettanto essenziale nel dispiegarsi della mostra, l’installazione della cripta. Non un dispositivo scenico ma una singolare mappatura di un’ipotetica città, possiede essa stessa un andamento musicale nei suoi ritmi di pieni e di vuoti, nelle interferenze tra istanti di realtà e reminescenze emozionali, nel coniugarsi di nuda crudezza e trasfigurazione prodigiosa. Disegnare con la scultura è un’iperbole da sempre appartenuta agli scultori, un moto istintivo ed assoluto. Le forme scultoree sbocciano, proliferano in una germinazione plastica. Mirabili gli effetti di chiaroscuro, di ripidità. I cromatismi sono essenziali tra tinte naturali, grigi brutali e bagliori metallici. Vinci crea qui un organismo pullulante di reperti pseudo-organici, realtà futuribili, simulacra di cibi quotidiani assisi ad idoli. Denso e complesso, il percorso costruito da Sasha Vinci, lascia al fruitore una eterogenea possibilità di letture, non coercitivamente tracciate e che ogni osservatore, ogni cittadino di questa urbs ideale può metamorfosare in una propria e individuale opera, in una propria formula immaginifica.


INFO
TITOLO MOSTRA: La gravità delle forze nascoste
DI: Sasha Vinci
A CURA DI: Serena Ribaudo
QUANDO: Dal 20 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024
PREVIEW PER LA STAMPA: 20 dicembre 2023 alle ore 11
OPENING: 20 dicembre 2023 ore 18
DOVE: Cappella dell’Incoronata, Via Incoronazione, 11 – Palermo
ORARI: Dal lunedì al venerdì, ore 9.00 – 13.00
https://www.museoartecontemporanea.it
 
CONTATTI
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