Portogruaro (VE), Palazzo Vescovile: La Dogaressa tra storia e mito

Manifattura lucchese o veneziana, Diaspro XIV sec.,
Venezia, Palazzo Mocenigo

16 dicembre 2023 – 19 maggio 2024

Portogruaro (VE), Palazzo Vescovile
Via del Seminario, 19

Dopo il successo dell’esposizione “L’Italia di Magnum. Da Robert Capa a Paolo Pellegrin”, che si è chiusa lo scorso febbraio, Palazzo Vescovile di Portogruaro ospita una nuova ed importante mostra: “La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento”, che resterà aperta al pubblico dal 16 dicembre 2023 al 19 maggio 2024.

Il Distretto Turistico Venezia Orientale è il soggetto proponente e organizzatore nell’ambito dell’importante Protocollo Operativo siglato nel giugno del 2021 tra la Fondazione Musei Civici Venezia – MUVE, il Comune di Portogruaro e lo stesso Distretto, al fine di realizzare progetti culturali di respiro e di comprovata qualità scientifica in grado di valorizzare il legame storico e culturale tra la grande Venezia e la piccola Venezia affacciata sulle sponde del fiume Lemene. L’esposizione gode inoltre del sostegno della Regione del Veneto ai sensi della legge sulla valorizzazione dell’identità veneta.

La mostra, coordinata da Chiara Squarcina Dirigente Attività Museali della Fondazione MUVE coadiuvata da Pietroluigi Genovesi, è curata, per MUVE, da Daniele D’Anza e Luigi Zanini e per il Distretto Turistico Venezia Orientale da Pierpaola Mayer responsabile anche della direzione tecnica.

Ken Scott, Abito e soprabito in organza di seta appartenuti a Peggy Guggenheim, 1966, Venezia, Palazzo Mocenigo

L’esposizione è resa possibile grazie alla partecipazione attiva del Comune di Portogruaro, di Banca Prealpi SanBiagio e di molte e importanti aziende del territorio, alcune di queste in continuità altre per la prima volta, che da tempo sostengono e credono in questo progetto culturale, a cui si aggiunge l’importante partenariato tecnico con Italo S.p.A.

La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento propone un percorso espositivo unico ed originale che per la prima volta richiama l’attenzione e fa luce sulla figura della dogaressa, la consorte del doge veneziano, evidenziandone il ruolo e l’importanza ai tempi della Serenissima, e che oggi possiamo considerare al pari di una First Lady ante litteram.

La mostra consente di esplorare la venezianità al femminile attraverso un’antologia di significativi episodi estrapolati dalla vita di alcune tra le più celebri dogaresse, spesso importatrici di mode forestiere, resesi promotrici di progettualità imprenditoriali e di molte altre iniziative innovative e visionarie giunte fino a noi.


La prima “Opulenza bizantina e morigeratezza veneziana” narra come sulla scia dell’ultima dogaressa straniera, la greca Teodora moglie del doge Domenico Selvo (1071–1084), venga introdotta a Venezia la raffinata arte profumiera, che ebbe poi nei secoli successivi un impulso senza eguali, raggiungendo nel Rinascimento l’apice che la portò ad essere riconosciuta come capitale del profumo. Saranno esposti porta profumo veneziani in vetro di Murano del XVII e XVIII sec e una selezione di materie prime impiegate nell’arte profumatoria che consentirà l’interazione con il pubblico attraverso un’interessante esperienza sensoriale olfattiva e tattile.

In questa prima sala si passano inoltre in rassegna gli abiti indossati negli anni dalle dogaresse, le loro trasformazioni, partendo da quello morigerato presentato dalla dogaressa Felicita Malipiero nel dipinto di Bellini, proseguendo con quelli evidenziati nelle riproduzioni incise in alcuni importanti volumi a stampa.

La seconda sezione “Patrocini virtuosi e nobile erudizione” consolida l’autorevole, virtuoso e positivo ruolo ricoperto dalle dogaresse nel concorrere, con i loro patrocini, a difendere ed incrementare la locale produzione artigianale. La dogaressa Giovanna Dandolo, moglie di Pasquale Malipiero (1457-1462) e discendente da una delle famiglie più illustri della Repubblica, è passata alla storia come patronessa della stampa e dei merletti. Si deve infatti a lei se Burano divenne allora il primo centro al mondo del merletto. Fu lei a riunire presso di sé un gran numero di giovani donne del popolo e ad avviarle al delicato lavoro dell’intreccio, che dava lustro alla città per la squisitezza del prodotto e mezzi di sostentamento a molta gente del popolo, in particolare alle donne di Burano, dove sorse una vera e propria scuola d’arte.

Nella terza sezione “La cerimonia d’incoronazione della dogaressa” vengono esposti quadri e stampe a testimonianza di questa originalissima pratica. Marchesina, moglie di Lorenzo Tiepolo (1268-1275) passò alla storia per essere stata la prima dogaressa a fare l’ingresso solenne in Palazzo Ducale, insieme al doge, in una processione capeggiata dalle corporazioni delle arti e dei mestieri. A quarant’anni dal trionfo di Zilia Dandolo Priuli, ebbe luogo a Venezia un’altra famosissima e ancor più pomposa incoronazione, quella di Morosina Morosini, moglie del doge Marino Grimani (1595- 1606). La Rosa d’oro che le fu donata nell’occasione venne alla sua morte assegnata al Tesoro della Basilica di San Marco.

Francesco Hayez, I due Foscari, olio su tela, 1840-1850 ca., Firenze, Galleria degli Uffizi

La quarta sezione “Miti e revival del mondo dogale” vede protagonista il quadro di Francesco Hayez I due Foscari, in prestito dalla Galleria degli Uffizi, che ben illustra lo strazio vissuto da Marina Nani, seconda moglie del doge Francesco Foscari (1423-1457), quando il figlio Jacopo venne incarcerato, per aver accettato doni e denari da gentiluomini e persino dal duca di Milano. Essendo egli figlio del doge, tale operazione gli era preclusa: si configurò pertanto il reato di peculato. A nulla valsero le suppliche della donna. La ragion di stato prevaleva su tutto. A questa vicenda Lord Byron dedicò il dramma I due Foscari, rappresentato poi a teatro da Giuseppe Verdi nel 1944.

Lino Selvatico, La contessa Anna Morosini, 1908, olio su tela, Venezia, Ca’ Pesaro (foto Cameraphoto 2002)

La quinta sezione “Le dogaresse del XX secolo”, infine, è riservata all’Ultima Dogaressa, appellativo che venne riservato a quelle donne che si distinsero per il patrocinio riservato alle arti, e che diedero lustro a Venezia in un’epoca in cui la Serenissima Repubblica era già decaduta. Titolo assegnato a Peggy Guggenheim, e prima di lei alla contessa Anna Morosini (di cui è esposto il ritratto di Lino Selvatico, conservato al Museo Fortuny di Venezia), amica di Rilke, di d’Annunzio, di Maeterlinck e di Shaw, del Principe von Bulow e dello Scià di Persia, nonché di sovrani di tutta Europa: donna dotata di una personalità affascinante e complessa. Si affiancano inoltre alcuni Focus del Territorio dedicati ad altre donne, da Isabella da Passano signora della Frattina (1542-1601) a Lucia Memmo (1770-1854) a Marta Marzotto (1931-2016).

L’allestimento pensato in forma dinamica e interattiva oltre ad importanti opere pittoriche di scuola veneta, tra le quali si annovera il ritratto del Doge Alvise I Mocenigo di Jacopo Tintoretto delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, da spazio a disegni, incisioni, vetri, stoffe, merletti ed altri manufatti della cultura materiale veneta, provenienti dalle collezioni civiche veneziane.

“La dogaressa tra storia e mito” offre dunque ai visitatori la possibilità di cogliere quel particolare modo di sentire e di esprimersi che solo una città come Venezia ha consentito nei secoli alle donne, fornendo loro la possibilità di testimoniare la propria intelligenza, lungimiranza e generosità.


Orari                                     
dal martedì al giovedì dalle ore 14:30 alle ore 18:30          
venerdì dalle ore 14:30 alle ore 19:30
sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 19:00
lunedì chiuso
Su prenotazione sono possibili aperture straordinarie anche al mattino, in altri  
orari e nella giornata di chiusura del lunedì
 
Biglietto d’ingresso             
intero   € 10,00 adulti
ridotto € 8,00 studenti universitari fino a 26 anni, over 65, cittadini residenti nel Comune di Portogruaro, soci FAI, clienti Italo presentando biglietto del treno per raggiungere Portogruaro
studenti e scolaresche € 5,00
omaggio minori fino a 5 anni,disabili + n.1 accompagnatore, minori con handicap L.104/92
           
Visite guidate                       
Scolaresche: € 8,00 per alunno comprensivi di biglietto d’ingresso
Gruppi: € 60,00 minimo 10 pax+n.1 accompagnatore
 
Info e prenotazioni              
tel. 0421 564136 | info@palazzovescovile.it
 
Contatti                                
Distretto Turistico Venezia Orientale | dr.ssa Pierpaola Mayer
tel. 342 8084363 direttore@veneziaorientaledistrettoturistico.it
 
Ufficio Stampa MUVE       
press@fmcvenezia.it | www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
Ufficio stampa mostra        
StudioBegnini
Roberto Begnini con Federica Artusi
studiobegnini.it
info@studiobegnini.it

Bologna, Collezioni Comunali d’Arte: IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua

IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua
Veduta di allestimento
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte, 2023
Foto Giorgio Bianchi – Comune di Bologna

A cura di Matteo Zauli e Eva Degl’Innocenti

15 dicembre 2023 – 4 febbraio 2024
Collezioni Comunali d’Arte | Sala Urbana
Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6, Bologna

www.museibologna.it/arteantica

Mostra promossa da Comune di Bologna, Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica, Comune di Faenza, Settore Cultura, Turismo, Sport e Politiche Internazionali Unione della Romagna Faentina, Museo Carlo Zauli
In collaborazione con Scuola Comunale di Musica “Giuseppe Sarti” e Scuola di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi”

All’interno delle manifestazioni legate al Capodanno, il Comune di Bologna ha voluto segnare una attenzione particolare al tema dell’alluvione che nei mesi scorsi ha colpito il nostro territorio.

Spiegano il sindaco Matteo Lepore e la delegata alla Cultura Elena Di Gioia“Abbiamo voluto comporre, anche all’interno del palinsesto di iniziative culturali di fine anno, un gesto di responsabilità di come, anche attraverso la cultura, si possa fare sia memoria sia condivisione e comunità. Alla perdita insostituibile e dolorosa di persone con le loro vite e affetti, l’alluvione ha travolto anche luoghi privati, pubblici, di vita, lavoro e anche cultura. Ecco che l’invito che abbiamo rivolto alla città di Faenza, attraverso i suoi importanti musei e luoghi culturali, compone un tragitto di opere ferite che contengono la traccia istantanea di ciò che è successo e contemporaneamente contengono una spinta alla rinascita”.

Nella notte del 16 maggio 2023, lo straripamento del fiume Lamone ha travolto e coperto di fango buona parte della città di Faenza, travolgendo l’esistenza di luoghi, cose e persone. Molte istituzioni culturali ne sono state gravemente toccate, tra le quali la Biblioteca Comunale Manfrediana, musei privati, le scuole comunali di musica e di disegno.

L’installazione IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua -promossa da Comune di BolognaSettore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte AnticaComune di FaenzaSettore Cultura, Turismo, Sport e Politiche Internazionali dell’Unione Romagna Faentina in collaborazione con Scuola Comunale di Musica “Giuseppe Sarti” di Faenza e Scuola di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi” di Faenza e curata da Matteo Zauli (direttore del Museo Zauli) e Eva Degl’Innocenti (direttrice del Settore Musei Civici Bologna) – vuole essere un’istantanea, un fermo immagine oggettuale di un evento che, a oltre sei mesi di distanza, stenta a lasciarsi considerare memoria, condizionando ancora profondamente il presente di quel territorio.
Gli oggetti esposti testimoniano la creazione e la rinascita dopo l’alluvione: dalla distruzione alla rinascita, attraverso la forza della cultura, dell’arte e della creatività. Una memoria che non è testimonianza soltanto di una calamità, di un evento drammatico, ma anche di una straordinaria energia positiva, quella della solidarietà che da allora ha invaso beneficamente i territori colpiti, e che delinea un segno di speranza e di rinascita sull’orizzonte futuro.

Un pianoforte, una cassa per il trasporto di opere d’arte, due sculture in ceramica, sei fotografie, dodici vasi in terracotta e alcune decine di cataloghi d’arte – ogni pezzo scelto per se stesso ma anche per la provenienza che evoca e i simboli che racchiude – sono le presenze fortemente evocative che abitano la Sala Urbana delle Collezioni Comunali d’Artedal 15 dicembre 2023 al 4 febbraio, rappresentando le ferite del patrimonio artistico e culturale devastato in una visione di resilienza e capacità di ricostruzione.

“L’emergenza alluvionale – commenta il sindaco di Faenza, Massimo Isola – se da un lato ha segnato profondamente i nostri territori, allo stesso tempo ha aperto per Faenza tanti ponti e collaborazioni con molti soggetti pubblici e privati del terzo settore. Ciascun soggetto ha trovato in Faenza alcuni elementi distintivi originali ma anche di comunanza rispetto alla propria identità. Con Bologna abbiamo aperto un confronto e in brevissimo tempo ci si è resi conto che sul tema della città d’arte poteva esserci uno spazio di collaborazione importante. Faenza e Bologna hanno entrambe una vivacissima rete museale, un numero importantissimo di artisti e designer. In questa direzione abbiamo pensato di proporre questo progetto che valorizza le nostre reciproche identità che leggono l’evento alluvionale da un’altra prospettiva, con uno sguardo artistico e creativo. La mostra deve essere vista non come un evento conclusivo di un percorso ma come l’inizio di un confronto e di apertura di una fase nella quale due città sulla via Emilia, con diverse dimensioni ma con una profonda comune matrice creativa, possano collaborare. Siamo molto grati e onorati di aver potuto collaborare con il Comune di Bologna alla sua realizzazione”

Il pianoforte
Donato alcuni anni fa alla Scuola di Musica “Giuseppe Sarti” di Faenza, questo pianoforte di marca Heitzmann & Sohn prodotto alla fine dell’Ottocento, apparteneva a Don Vincenzo Cimatti, missionario salesiano in Giappone e musicista autore di 950 composizioni musicali, nato a Faenza nel 1879 e morto a Tokyo nel 1965. Nel secondo dopoguerra lo strumento venne acquistato da Muky, artista, poetessa protagonista della vita culturale della città romagnola che poi lo donò al Comune di Faenza, in dotazione alla Scuola Comunale di Musica Sarti.
Dopo l’alluvione del maggio 2023, lo strumento è musicalmente inservibile, ma resta una testimonianza unica del disastro e ha ripreso vita nella sua trasformazione in installazione di questa esposizione.

IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua
Veduta di allestimento
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte, 2023
Foto Giorgio Bianchi – Comune di Bologna

Vasi in terracotta
Questi sedici vasi, riemersi dal fango e rinvenuti nei corridoi comuni alle scuole comunali faentine di Musica “Giuseppe Sarti” e di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi” costituiscono una vera e propria memoria storica della scuola di disegno, opera del grande Torniante faentino Gino Geminiani, storico docente della scuola fondata nel 1796 su intuizione ed impulso di Felice Giani.

Carlo Zauli / Zolla
All’interno del percorso espositivo del Museo Carlo Zauli, nella storica cantina delle argilletrovava spazio questa scultura appartenente alla tipologia delle Zolle, un grande esempio delle sculture che l’artista faentino Carlo Zauli (1926-2002) realizzò tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta con un grès nero tedesco, simbolicamente dedicato al campo arato, perfetta sintesi di armonia tra uomo e natura.
L’opera era stata esposta nel 2015 al Museo Civico Medievale di Bologna nella mostra Le Zolle, dedicata a Zauli nell’ambito di ART CITY Bologna e in occasione di Arte Fiera. Nel progetto espositivo le collezioni del Museo Civico Medievale, capolavori archetipici della nostra tradizione artistica e culturale, erano entrate in dialogo con un nucleo rappresentativo di una delle tematiche fondanti della ricerca artistica dello scultore romagnolo: la Terra. Zauli ha indagato, attraverso un linguaggio espressivo e una cifra stilistica a lui propria, il rapporto tra l’individuo e la Terra, nella sua forma più naturale: l’elemento primigenio e costituente della “zolla d’argilla”. La Zolla torna a dialogare con i Musei Civici di Bologna: in origine forma geometrica primigenia, monolitica, di colore nero, si presenta oggi ai nostri occhi divisa un due parti, di colore rosso. Ha mutato forma e colore.
L’opera, travolta dal fango e dagli oggetti che esso ha portato con sé, è caduta spaccandosi e ricoprendosi di quella fanghiglia rossastra dovuta alla fuoriuscita dai sacchi di tonnellate di ossido di ferro conservato in quel luogo diventando così un simbolo fortemente carico di significati e memoria. Duramente colpita dall’alluvione del maggio 2023, tuttavia non distrutta, ma trasformata.

Wei Bao / Trail of flow
Dopo aver vinto il primo premio under 35 al sessantaduesimo Premio Faenza ed essere stato invitato in residenza per due mesi, Wei Bao, giovane talento ceramico attivo a Jingdezhen, in Cina, si è trovato a confrontarsi non soltanto con gli usi e le tradizioni ceramiche del luogo ma anche con la drammatica situazione della città sconvolta dall’alluvione del maggio scorso.
Ne sono nati lavori nei quali l’artista applica alla propria tipica estetica dominata dalla circolarità – simbolo dell’ancestrale lavoro ceramico legato al tornire vasi, ma anche del concetto di tempo della cultura cinese, scandito da eventi che si susseguono ciclicamente – elementi testimoni della catastrofe, in particolare ossidi e argille create nelle cantine del museo Zauli, nel quale gli storici grès usati si sono mescolati a ossidi e al fango dell’alluvione.
Inoltre, il concetto di circolarità della tradizione culturale cinese diventa un messaggio di speranza e rinascita che vede nel ripetersi degli eventi in continuo cambiamento la capacità di mantenere l’armonia nella società. Il fango della distruzione ha dato vita, con le sue argille alluvionali, alla creazione di una nuova opera: Trail of Flow.

Cassa di legno

Una piccola cassa di legno quasi totalmente ricoperta di fango è testimone non soltanto dell’alluvione ma anche del passaggio di un artista in residenza al Museo Carlo Zauli. Si tratta di David Casini, artista toscano invitato nel 2005 e fermatosi poi a Faenza per tre anni. Un artista che oggi vive e lavora a Bologna. La tipica scritta “Fragile” ancora leggibile pare alludere non soltanto alla natura dell’opera che in passato trovò sede nella piccola cassa ma alla condizione degli oggetti di fronte all’imprevedibile scatenarsi degli eventi naturali.

Libri di archivio del Museo Carlo Zauli
Tra le più importanti perdite culturali dovute all’alluvione ci sono certamente i libri. Dalle biblioteche pubbliche a quelle private, dai musei ai negozi essi rappresentano la perdita di memoria e di patrimonio culturale forse più profonda. In questo caso questi libri, irrecuperabili, erano parte dell’archivio storico del Museo Carlo Zauli, ad oggi quasi totalmente sprovvisto di alcuni titoli fondamentali, legati ad episodi fondamentali della vicenda artistica dell’artista romagnolo o dei primi vent’anni di attività museale.

Fotografie di Cristina Bagnara

Subito dopo l’alluvione, il Museo Carlo Zauli si è trasformato in un vero e proprio cantiere, nel quale l’intero staff, gli amici e moltissimi volontari si sono alternati in un duro lavoro di salvataggio e conservazione di elementi di archivio. Stampi in gesso, modelli, opere incompiute, arredi sono stati estratti dal fango, lavati, a volte restaurati. In quelle prime settimane Cristina Bagnara, fotografa cervese che già in passato aveva realizzato un prezioso reportage sul museo, ha documentato lo stato di fatto e le prime attività di recupero dalle quali traspare la vivacità e lo slancio che ha caratterizzato quelle giornate.

Durante il periodo di apertura, sono previste quattro visite guidate condotte da Matteo Zauli:
domenica 17 dicembre 2023 ore 17.00
sabato 30 dicembre 2023 ore 17.00
domenica 14 gennaio 2024 ore 11.00
domenica 28 gennaio 2024 ore 11.00.
Per la partecipazione non è richiesta la prenotazione, ingresso con biglietto museo.

Nata da una collaborazione fortemente voluta dal Settore Musei Civici Bologna con il Museo Carlo Zauli di Faenza, l’esposizione viene presentata alle Collezioni Comunali d’Arte per una doppia valenza simbolica: non solo in quanto il museo situato nel cuore di Palazzo d’Accursio espone le opere che ornavano gli uffici delle magistrature cittadine, oltre a molti altri oggetti d’arte raccolti dal Comune di Bologna grazie ad acquisti e donazioni avvenute nel corso dell’Ottocento e del primo Novecento, ma anche in quanto la Sala d’Ercole dello stesso Palazzo Comunale ha accolto, nel 1998, la personale Carlo Zauli: trent’anni di scultura,a cura di Andrea Emiliani e Claudio Spadoni. Il legame di Zauli con Bologna è stato particolarmente significativo, come testimoniano le opere realizzate su commissione istituzionale Stele Grande Rilievo per la Facoltà di Lettere e Filosofia e Altorilievo per la sede della Regione Emilia-Romagna.

IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua è la prima espressione progettuale di una convenzione sottoscritta tra Settore Musei Civici Bologna e Museo Carlo Zauli per la realizzazione di attività di ricerca, artistiche, culturali, didattiche, divulgative, partecipative che possano contribuire alla ricerca, valorizzazione, divulgazione e innovazione della cultura della ceramica e delle arti.

La mostra IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua è parte di Festivamente, il cartellone curato dal Settore Cultura e Creatività del Comune di Bologna per le festività 2023-2024 che invita a vivere insieme il periodo delle feste in città, all’insegna della cultura, dell’arte e della socialità.


Il Museo Carlo Zauli è tra le istituzioni culturali più colpite dall’alluvione avvenuta il 16 maggio 2023. Fondato nel 2002 da Matteo, Monica e Laura, il museo è dedicato al loro padre Carlo Zauli, scultore ceramista noto in tutto il mondo e scomparso in quello stesso anno. Nei suoi 21 anni di attività, il museo è sempre stato un luogo amatissimo da tutta la comunità faentina e dagli amanti di ceramica e di arte contemporanea, oltre ad essere casa per artisti e studenti in residenza. Molte sculture di Carlo Zauli, di grande importanza storica, e diverse opere della collezione degli artisti contemporanei sono state gravemente danneggiate e, per tutte loro, occorreranno importanti e costosi lavori di restauro. Per ricostruire gran parte degli spazi espositivi e dei laboratori e rifornire le attrezzature perdute e gli impianti devastati, il museo ha attivato una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe dove è possibile donare un importo di entità libera.


Mostra
IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua

A cura di
Matteo Zauli e Eva Degl’Innocenti

Promossa da
Comune di Bologna
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
Comune di Faenza
Settore Cultura, Turismo, Sport e Politiche Internazionali Unione della Romagna Faentina
Museo Carlo Zauli

Periodo
15 dicembre 2023 – 4 febbraio 2024

Inaugurazione
Giovedì 14 dicembre 2023 ore 15.00

Sede
Collezioni Comunali d’Arte
Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6, Bologna

Orari di apertura
Martedì, giovedì 14.00-19.00
Mercoledì, venerdì 10.00-19.00
Sabato, domenica e festivi 10.00-18.30
Domenica 24 dicembre 10.00-14.00
Santo Stefano (martedì 26 dicembre) 10.00-18.30
Domenica 31 dicembre ore 10.00-14.00
Capodanno (lunedì 1° gennaio) 11.00-19.00
Epifania (sabato 6 gennaio) 10.00-18.30
Chiuso Natale (lunedì 25 dicembre)

Ingresso

Intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale 19-25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura
Biglietto integrato Collezioni Comunali d’Arte e Torre dell’Orologio: intero € 8 | ridotto € 5

Informazioni
Collezioni Comunali d’Arte
Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 2193998
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna
TiKTok: @museiarteanticabologna
X: @MuseiCiviciBolo

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Ufficio Stampa Settore Musei Civici Bologna
Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
Tel. +39 051 6496658 / 2193469
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
elisabetta.severino@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it

Palermo, Museo Riso-Cappella dell’Incoronata: La gravità delle forze nascoste di Sasha Vinci

Sasha Vinci, La gravità delle forze nascoste, 2023
Crediti fotografici Sasha Vinci, Luigi Nifosì, Gianni Mania

A cura di Serena Ribaudo

Opening: 20 dicembre 2023 ore 18

Fino al 20 gennaio 2024

Cappella dell’Incoronata
Via Incoronazione, 11 – Palermo

Alla Cappella dell’Incoronata, una delle sedi del Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, dal 20 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024 l’artista siciliano Sasha Vinci presenta per la prima volta “La gravità delle forze nascoste“, un progetto inedito a cura di Serena Ribaudo dedicato interamente a Palermo, al suo tessuto urbano e sociale. Vinci, noto per le sue audaci sperimentazioni sulla contemporaneità, crea opere che parlano con profondità alla realtà odierna, affrontando le distanze, le paure e le contraddizioni che caratterizzano il presente. Attraverso uno sguardo trasversale, l’artista indaga sulle fratture di questo momento storico, riconsiderando i rapporti tra la natura, l’essere umano contemporaneo e il suo ambiente sociale, con l’obiettivo di acquisire una nuova coscienza etica, estetica e politica, aprendo le porte a nuove prospettive di comprensione e di interazione con il mondo che ci circonda.

Ciò che distingue la ricerca artistica di Sasha Vinci è la continua sperimentazione di diversi linguaggi artistici, utilizzando media come il disegno, la scultura, l’installazione, la performance, la fotografia e il suono. In questo progetto dedicato a Palermo, questi mezzi espressivi convergono per creare un’opera d’arte totale e unica nel suo genere, che coinvolgerà gli spettatori in una straordinaria esperienza multisensoriale.

Come scrive la curatrice Serena Ribaudo: “Il lavoro di Vinci indaga con originalità, pregnanza e sentimento poetico il tessuto urbano, animico ed eterico della città di Palermo. La gravità delle forze nascoste è un omaggio al capoluogo siciliano, ai suoi profili, ai suoi cieli. Una dichiarazione d’amore ad una città, il cui ductus ardente viene simbolicamente auscultato, e decifrato, nelle sue armonie e dissonanze per essere restituito ai cittadini in una nuova forma espressiva come dono straordinario“.

L’artista afferra la gravità, già presente nel titolo stesso della mostra, come una delle forze fondamentali che condiziona corpi, animali e oggetti inanimati. Vinci esplora questa forza onnipresente che regola i moti celesti, unificando l’umanità in una condizione di inevitabile adesione. Anche l’essere umano, pur con la sua presunzione di dominio sulle altre specie, deve piegarsi a questa forza, incapace di controllarla o imprigionarla. Vinci reintroduce diverse simbologie legate alla cosmologia, alla visione platonica del mondo e alla simbologia musicale, impiegando elementi tipici della tradizione siciliana e conferendo loro nuovi significati, sia politici che sociali, risonanti nel tempo presente. La gravità diventa così una metafora potente che permea non solo l’opera di Vinci ma anche le vite di tutti noi.

Sasha Vinci, La gravità delle forze nascoste, 2023
Crediti fotografici Sasha Vinci, Luigi Nifosì, Gianni Mania

Ad arricchire la mostra sarà l’opera site-specific “NON SI DISEGNA IL CIELO / Il Canto di Palermo“. Quest’opera è parte della serie in continua evoluzione “NON SI DISEGNA IL CIELO“, avviata dall’artista nel 2015 a Volterra in Toscana. Attraverso questo progetto, Vinci crea opere sinestetiche e multisensoriali, traducendo lo skyline e le costellazioni di un luogo in armonie musicali, dando voce alla natura e al paesaggio.

Attraverso un intreccio sapiente di opere, Vinci crea una continuità tra passato e presentetra racconto sacro, mitologico e azione civile, conferendo un significato e un’importanza straordinaria per l’essere umano e il cittadino contemporaneo. L’obiettivo della ricerca artistica di Sasha Vinci è quello di creare una visione che va al di là dell’effimero e abbraccia l’essenza stessa dell’esistenza.

La Gravità delle Forze Nascoste” rivela così nuove interazioni tra i corpi, nuovi rapporti che sorgono da noi stessi e che illuminano la vita nelle sue incognite più profonde, lasciando spazio a molteplici possibilità. La gravità è un assioma inconfutabile, a cui nessuno può sottrarsi. Tuttavia, come immersi in un vortice cieco, risorgiamo per manifestarci con una nuova forma, una forma multinaturale. Questa mostra ci invita a guardare oltre la superficie delle cose, a scavare più a fondo nelle fratture del presente.

Il fondamento della ricerca di Sasha Vinci si basa sulla continua sperimentazione di differenti linguaggi artistici. Performance, scultura, disegno, pittura, scrittura, musica sono espressioni che l’artista utilizza per creare opere da cui emerge un pensiero libero che si interroga sulle problematiche dell’esistente, per giungere ad una visione ampia e plurale.  Dal 2012 al 2018 Vinci ha collaborato attivamente con l’artista Maria Grazia Galesi con la quale ha creato il duo Vinci/Galesi, dando vita alla Trilogia del possibile: un progetto di arte pubblica e sociale che coinvolgeva attivamente i cittadini e le comunità. Nel 2008 è stato l’ideatore e il fondatore di SITE SPECIFIC, una realtà indipendente gestita dall’Associazione Culturale non-profit PASS/O. Un progetto ambizioso e di ampio respiro che trasforma la città di Scicli in un Teatro Vivo, un luogo in cui la creatività contemporanea può abitare ed esistere. Nel gennaio del 2013, in collaborazione con altri professionisti, fonda S.E.M. (Spazi Espressivi Monumentali): un modello di sviluppo sostenibile che a Scicli ridisegna la gestione integrata dei monumenti, unendo contenuti culturali dell’arte e delle tradizioni a strategie economiche. Per S.E.M. Sasha Vinci ricopre il ruolo di Direttore Artistico. Da dicembre 2012 a settembre 2013 è stato Direttore Artistico del progetto CLANG. Le opere di Sasha Vinci sono state pubblicate in differenti giornali e riviste nazionali ed internazionali come Hi-Fructose Magazine, Flash Art, Artribune, Arte e Critica, Wall Street International, Exibart ed Exibart on paper, Abitare Magazine, Espoarte, Rivista Segno, Gestalt Gtk, El Pais, Diari De Girona (Dominical), Il Sole 24 ore, Panorama, L’Espresso, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Kairós Magazine, Famiglia Cristiana, La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, Il Giornale di Scicli. Dal 2017 collabora attivamente con la galleria d’arte aA29 Project Room.

Serena Ribaudo si è laureata in Storia dell’arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo. Vive tra Palermo e Firenze. È saggista, storico dell’arte, critico d’arte. Si occupa dell’organizzazione e del coordinamento curatoriale, scientifico e tecnico di mostre d’arte contemporanea presso organismi pubblici e privati in Italia e all’estero. Ha dedicato la sua attività in particolar modo alla curatela di mostre ed eventi artistici all’interno di sedi storiche al fine di una maggiore valorizzazione del dialogo tra arte contemporanea e patrimonio artistico-architettonico del passato. Ha collaborato con numerose riviste d’ arte contemporanea tra cui Rivista Segno e Segnonline, Espoarte, Artslife, Grandi Mostre, Arte In.


INFO
TITOLO: La gravità delle forze nascoste
DI: Sasha Vinci
A CURA DI: Serena Ribaudo
QUANDO: Dal 20 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024
OPENING: 20 dicembre 2023 ore 18
DOVE: Cappella dell’Incoronata, Via Incoronazione, 11 – Palermo
ORARI: Dal lunedì al venerdì, ore 9.00-13.00
https://www.museoartecontemporanea.it

CONTATTI
SITO: https://sashavinci.com/
INSTAGRAM
FACEBOOK
YOUTUBE

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126
info@culturaliart.com
www.culturaliart.com
Facebook: Culturalia
Instagram: Culturalia_comunicare_arte
Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann
Youtube: Culturalia