Il Natale a Genova tra presepi storici e il Tricapodanno

Natale a Genova 2022 – Foto FROG

Natale a Genova, tra eventi storici di tradizione, mostre, mercatini e lo speciale “Tricapodanno”

Il patrimonio presepiale genovese: la Regina del presepe Barocco da quest’anno rilascia il Passaporto dei presepi

Ad aprire ufficialmente le festività natalizie genovesi è il grande albero di Natale che si illumina l’8 dicembre in piazza De Ferrari tra gli appalusi della folla. Da quel momento in poi, è tutto un susseguirsi di eventi, musica e manifestazioni a tema natalizio.

Pochi sanno cheGenova già dalla prima metà del XVI secolo, fino ai primi decenni del XIX secolo, ha rivaleggiato con Napoli nella produzione di figure e sculture dedicate alla Natività. A Genova il Natale significa presepe  perchè insieme al capoluogo partenopeo è una delle capitali europee di questa forma di artigianato artistico: vale dunque la pena di visitare i piccoli e i grandi presepi storici allestiti in tutta la città. Sonomolto pregiati quelli del ‘700 con figure lignee vestite accuratamente con preziosi abiti d’epoca. Abili artisti intagliatori hanno creato opere d’arte che si possono ammirare ancora oggi. Il presepe genovese si distingue da tutti gli altri per precise caratteristiche: le figure  che arrivano fino ad un altezza di 40 cm e sono articolate, realizzate e scolpite in legno e non in terracotta.  L’ambientazione è di solito povera ma colpiscono la ricchezza e la ricercatezza dei costumi riprodotti ad arte fin nei più piccoli particolari. Il bottoncino del vestito, gli orecchini delle dame, le trine e il pizzo macramè, il caratteristico uso del tessuto jeans per gli abiti, pantaloni o tute. Perché il jeans nasce proprio a Genova, come“blue de Genes”. ( Al Museo Diocesiano sono inoltre conservate le gigantesche Tele della Passione del ‘600 realizzate su tessutojeans). Dunque le origini di questa tradizione sono risalenti al 1610, epoca e lo dimostra il documento più antico che testimonia l’esistenza e la nascita del presepe a Genova. Il manoscritto cita il Convento carmelitano di Monte Oliveto, presso il sobborgo costiero di Multedo. Nel Settecento inoltre nasce una vera e propria scuola accostata al nome del celebre scultore Anton Maria Maragliano.

Si inizia in via Garibaldi, già Strada Nuova, e precisamente a Palazzo Rosso dove le statuine del presepe settecentesco di scuola genovese verranno allestite all’interno della cappella dei Brignole-Sale, sullo sfondo di una Adorazione dei Pastori di Antonio Travi conservata nel Museo, e nelle vetrine espositive disegnate dall’architetto Franco Albini, in una presentazione di grande fascino legata al gusto razionalista di uno dei maestri della museografia del Novecento. Alla GAM di Nervi sarà invece esposta una selezione dalla prestigiosa collezione di statuine Sette e Ottocentesche della famiglia Luxoro, in uno speciale allestimento nella Sala Lignea del Merello.Da non perdere il presepe storico permanente al Santuario della Madonnetta, dove il fondale che riproduce scorci di Genova fa da cornice alle dettagliate miniature dei diversi personaggi, popolani, soldati, contadini e mercanti, che animano questo suggestivo presepe. Il Museo dei Beni Culturali Cappuccini propone invece una rassegna affascinante che spazia dalle statuine sette-ottocentesche ai tipici “macachi” di Albisola, alle statuine in carta incollata tipiche dell’entroterra ligure, oltre allo storico presepe meccanico, realizzato da Franco Curti ad inizio Novecento. Novità del Natale 2023, lo speciale Passaporto dei presepi, che verrà consegnato a tutti i visitatori dei presepi storici durante le festività natalizie. Per ogni presepe visitato verrà apposto un timbro, con l’obbiettivo di completare il passaporto scoprendo il maggior numero di presepi.

Il 9 dicembre l’appuntamento è con Christmas in the street, tre spettacoli itineranti di farfalle luminose su trampoli animeranno le vie della città, intervallati da performance teatrali di Igor Chierici, che interpreterà testi legati al Natale.A Genova non è Natale senza il rito del Confeugo, un evento storico legato alla Repubblica di Genova, che quest’anno si celebra il16 dicembre. Sullo sfondo di Palazzo Ducale, antica residenza del doge, l’Abate, in rappresentanza della cittadinanza, offre al sindaco – un tempo il Doge di Genova – un tronco di alloro a cui si appicca il fuoco. Secondo la tradizione i tizzoni portano fortuna, e la direzione del fumo indica come sarà l’anno nuovo. Per chi è in cerca di idee regalo, i mercatini natalizi sono un’ottima soluzione: dal Mercatale, con le caratteristiche casette di legno in piazza de Ferrari, al tradizionale Mercatino di San Nicolaall’insegna della solidarietà, ai numerosi mercatini che animano le vie e le piazzette del centro storico. Non mancheranno glispettacoli natalizi itineranti, spesso accompagnati dalla lettura di favole e racconti, in un ideale collegamento con Genova Capitale del Libro 2023.

Per gli appassionati il Teatro dell’Opera Carlo Felice propone il Concerto di Natale e quello diCapodanno, mentre dal 17 al 21 dicembre, l’appuntamento con Édith, opera lirica Édith Piaf, cantautrice simbolo del Novecento francese della quale ricorre il 60° della scomparsa.

A Natale anche il cibo è tradizione: sono tante le ricette genovesi che festeggiano questo periodo dell’anno, a partire dal Cappon Magro, una piramide di pesce e verdure decorata con scampi e gamberi. Per il pranzo di Natale non possono mancare i natalini, speciale formato di pasta ligure, in brodo di cappone, le lattughe ripiene, la cima alla genovese, un taglio di carne reso speciale da un ripieno saporito e cotto nel brodo. Per il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, si servono i Raieu cö u toccu, ravioli con un ricco sugo di carne. Il dolce che simboleggia il Natale è il pandolce, un goloso impasto leggero con uvetta e frutta candita. 

Per salutare il 2023 in allegria, Genova propone il “Tricapodanno”, una grande festa di Capodanno che dura tre giorni, dal 29 al 31 dicembre!

Durante le Feste è possibile conoscere meglio la città approfittando delle visite guidate, in italiano e in inglese, che ogni fine settimana conducono i visitatori alla scoperta dei Palazzi dei Rolli, del centro storico e dei suoi carruggi, delle Botteghe storiche.  Disponibile anche uno speciale percorso guidato a tema natalizio tra presepi, edicole votive e Chiese dei Rolli. Aggiornamenti su: https://www.visitgenoa.it/store

Da non perdere anche la ricchissima offerta di mostre nei musei genovesi, legata alla programmazione di Genova Capitale del Libro.

“Library at Night”: una mostra immersivaaperta a Palazzo Lomellino fino al 3 marzo. Ispirata all’omonimo libro di Alberto Manguel e curata dal regista Robert Lepage – Ex Machina, Library at Night conduce in un viaggio notturno che, attraverso visori con visione a 360°, permette di esplorare 10 celebri biblioteche del mondo, esistenti, scomparse, o nate dalla fantasia degli scrittori.

“Calvino cantafavole” omaggio allo scrittore: Fino al 7 aprile 2024 a Palazzo Ducale, in occasione del centenario della nascita dello scrittore Italo Calvino. L’esposizione conduce il visitatore alla scoperta del profondo legame di Calvino con l’universo incantato delle fiabe, tracciando un itinerario emotivo inaspettato e straordinario che coinvolge la musica, la televisione e il teatro, con scenografie realizzate dalla Fondazione Luzzati Teatro della Tosse che rendono omaggio ai paesaggi della Liguria.  

“Artemisia Gentileschi, coraggio e passione”: Per la prima volta a Genova una mostra dedicata all’arte di Artemisia Gentileschi, la prima donna a essere riconosciuta come artista e ad essere accolta nell’Accademia d’Arte. L’esposizione, ospitata a Palazzo Ducale fino al 1° aprile 2024, presenta oltre 50 capolavori provenienti da tutta Europa: di tela in tela, si ammirano il talento e la ricchezza di ispirazione di Artemisia Gentileschi e si incontra un personaggio dalla vita travagliata che nel tempo è divenuto anche un simbolo di emancipazione. 

“Steve McCurry – Children”: La mostra tematica dedicata all’infanzia del fotografo simbolo di impegno sociale, visitabile nel Sottoporticato di Palazzo Ducale fino al 10 marzo 2024, presenta una raccolta tematica di scatti che ritraggono bambini provenienti da diverse parti del mondo, dall’Afghanistan all’India, dal Messico al Libano fino in Italia. Immagini che catturano l’innocenza e l’energia dei più piccoli in situazioni come conflitti, povertà e situazioni di lavoro forzato.Gli amanti della bellezza hanno poi un’ottima ragione per spostarsi a Nervi, a Levante del centro città: oltre alla passeggiata sulla scogliera con vista eccezionale sul tramonto e ai Parchi, i Musei di Nervi offrono due mostre raffinate ed eleganti:

“Dialogo tra due “divine” di Giovanni Boldini”: Giovanni Boldrini, fra l’Italia e Parigi, è il cantore dell’estetica dell’alta borghesia e dell’aristocrazia del suo tempo. Fino al 12 gennaio 2024, alle Raccolte Frugone, il celebre “Ritratto di Miss Bell” incontra il “Ritratto della contessa De Leusse“, proveniente dal Museo Boldini di Ferrara: come istantanee, che mettono a confronto differenti versioni del concetto di femminilità e sensualità.

“Rubaldo Merello. Paesaggio e figura”: Alla Galleria d’Arte Moderna dal 21 dicembre al 14 marzo, un’esposizione dedicata all’esperienza artistica di uno tra i più celebri pittori liguri e al più noto e apprezzato cantore degli aspri, ma suggestivi paesaggi costieri della riviera di levante.

E per chi volesse vivere l’esperienza di essere “Ospite a Palazzo”, a dicembre e gennaio sono disponibili le Rolli Experience, l’esclusiva offerta che permette di trascorrere un weekend non solo visitando i palazzi dei Rolli, ma anche dormendo, cenando o godendo di momenti di convivialità dentro alle sontuose residenze della Genova Barocca. SAVE THE DATE: Il 2024 si apre a Genova con una speciale edizione dei Rolli Days, che ha come tema Sacro e Profano. Dal 19 al 21 gennaio torna la manifestazione che apre le porte dei Palazzi dei Rolli, patrimonio UNESCO costituito dalle antiche dimore degli aristocratici genovesi del ‘500. Sacro e Profano è un focus sulla vocazione spirituale e secolare della città e sui suoi contrasti fra sontuosi palazzi e vicoli oscuri: un modo per celebrare il 25° anniversario dalla scomparsa di Fabrizio De Andrè, il cantautore che più di chiunque altro ha raccontato la città vecchia di Genova. Scopri tutti gli eventi in programma a Genova durante le festività su www.visitgenoa.it

Arte e cultura sono due ottime ragioni per visitare Genova, magari approfittando del Genova Museum Card, un unico ticket temporaneo che apre le porte a 28 musei cittadini e include il trasporto con i mezzi pubblici https://www.museidigenova.it/it/card-musei oppure il pass turistico ufficiale della città – integrabile, personalizzabile, disponibile in formato 24, 48 e 72 ore e anch’esso comprensivo del trasporto pubblico locale www.genovacitypass.it  


Melina Cavallaro
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma, Media Relations per la Città di Genova 
Valerio de Luca –  resp. addetto stampa

Bologna, Museo Davia Bargellini: “Un presepe di Giovanni Putti dall’Accademia di Belle Arti”

Presepe Giovanni Putti – Dettaglio orizzontale

Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica

A cura di Mark Gregory D’Apuzzo, Antonella Mampieri, Alfonso Panzetta

8 dicembre 2023 – 14 gennaio 2024
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini

Strada Maggiore 44, Bologna

www.museibologna.it/arteantica

In collaborazione con Accademia di Belle Arti di Bologna e Centro Studi per la Cultura Popolare

Inaugurazione giovedì 7 dicembre 2023 ore 17.30

Per le festività natalizie 2023-2024 i Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna rinnovano il consueto appuntamento con la tradizione dell’arte plastica presepiale proponendo al Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini l’esposizione Un presepe di Giovanni Putti dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo, Antonella Mampieri e Alfonso Panzetta.

La mostra, promossa in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Bologna e Centro Studi per la Cultura Popolare, inaugura domani, giovedì 7 dicembre 2023, alle ore 17.30 e rimane visibile fino al 14 gennaio 2024, con ingresso gratuito.

Al centro dell’invito per riscoprire il prezioso patrimonio dei presepi più significativi per pregio artistico conservati a Bologna, quest’anno è un gruppo della Natività in terracotta policroma modellato nei primi decenni del XIX secolo da Giovanni Putti (Bologna, 1771 – Bologna, 1847), proveniente dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, che viene esposto in pubblico per la prima volta.

Figura tra le più rappresentative della scultura neoclassica bolognese, Giovanni Putti compì gli studi presso l’Accademia Clementina, ove vinse diverse medaglie accademiche. Le sue prime realizzazioni furono eseguite per ornare gli apparati effimeri utilizzati per gli eventi religiosi o le commemorazioni di personaggi illustri.
Fu attivo a Bologna per tutta la sua carriera artistica, in particolare nel Cimitero della Certosa dove realizzò numerosi monumenti funebri e i due imponenti Piangenti in terracotta (popolarmente dette Piagnoni o Piangoloni), collocati sui grandi pilastri ai due estremi dell’emiciclo sud del Chiostro Maggiore, idealmente posti a vegliare l’ingresso al Chiostro III. Il suo repertorio di sculture per il cimitero felsineo è da considerarsi il nucleo più rilevante di inizio Ottocento a Bologna, nonché una risposta originale rispetto agli altri grandi scultori contemporanei che hanno lavorato per la città come Luigi Acquisti, Giacomo De Maria e Cincinnato Baruzzi. Peculiare fu il modo in cui interpretò il gusto neoclassico, esprimendo nella sua arte una convivenza tra gli aggiornati modelli iconografici e stilistici canoviani e la persistenza della locale tradizione plastica di derivazione barocca, caratterizzata da effetti scenografici ancora di gran moda a Bologna nell’età della Restaurazione.

Oltre che di ammirare un’opera inedita e rara – poche sono infatti le opere mobili conosciute di Putti – la presentazione del presepe offre a cittadini e turisti la possibilità di visitare al tempo stesso la collezione permanente del Museo Davia Bargellini dove, tra le molte e straordinarie opere, sono esposte le Allegorie della Scultura, Architettura Storia realizzate dallo stesso artista.

La mostra è accompagnata da testi di Antonella Mampieri, Alfonso Panzetta, Fernando e Gioia Lanzi.

Durante il periodo di apertura sono proposte visite guidate gratuite, senza obbligo di prenotazione:
venerdì 8 dicembre 2023 ore 16.00 con Antonella Mampieri e Alfonso Panzetta (co-curatrice e co-curatore della mostra)
mercoledì 13 dicembre ore 16.30 con Silvia Primerano (RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza)
sabato 16 dicembre 2023 ore 11.00 con Adele Tomarchio (RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza)
sabato 23 dicembre 2023 ore 11.00 con Adele Tomarchio (RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza)
martedì 26 dicembre 2023 ore 16.30 con Adele Tomarchio (RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza)
sabato 6 gennaio 2024 ore 16.30 con Fernando Lanzi (Centro Studi per la Cultura Popolare)
domenica 14 gennaio 2024 ore 16.30 con Adele Tomarchio (RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza).

Presepe Giovanni Putti – Dettaglio verticale

Allievo all’Accademia Clementina dello scultore Giacomo Rossi e successivamente di Luigi Acquisti e Giacomo De Maria, Giovanni Putti (Bologna, 1771 – 1847) appartiene al gruppo degli artisti neoclassici nativi di Bologna che cercheranno anche fuori dalla patria successo e fortuna.
Dopo le prime vittorie accademiche nei premi Marsili Aldrovandi, coronate dal successo del 1810 nel prestigioso Premio Curlandese, la sua attività si divide tra chiese e case private, apparati effimeri e monumenti funebri.
Dal 1809 emigrato a Milano per partecipare ai cantieri del Duomo, che riceve nuovo impulso dalla committenza napoleonica, e dell’Arco della Pace, verrà coinvolto nella realizzazione del tripode in argento per il Re di Roma. Costretto a rientrare a Bologna dopo la restaurazione, si dedica alla realizzazione di monumenti per il cimitero comunale su progetto di architetti contemporanei o di sua personale invenzione, come la grandiosa tomba Buratti, con l’imponente figura del Tempo (1818). Sue sono anche le figure velate in terracotta sui piloni del nuovo ingresso progettato da Ercole Gasparini, avvolte in ridondanti panneggi. Per le chiese cittadine Putti raccoglie l’eredità dei grandi stuccatori bolognesi, modellando solenni allegorie o figure di santi che dalle loro nicchie seguono il percorso delle navate (Santa Maria della Purificazione, distrutte; San Giuseppe Sposo) o prospettano dal vertice della facciata (Santa Caterina di Strada Maggiore). Gli si possono riferire immagini dell’Ecce Homo a mezza figura o a figura intera in varie chiese.
Per la devozione privata realizza alcuni presepi che rielaborano un gruppo di partenza composto dalla Sacra Famiglia con il bue e l’asino a cui si accostano figure adoranti, una donna che accompagna un bambino, un giovane in ginocchio con le mani incrociate sul petto o che reca un agnello, altre figure maschili inginocchiate.
Ispirato ad un gruppo analogo, opera di Giacomo De Maria, di cui il Museo Davia Bargellini espone in comodato gratuito una versione (sala 6), il Presepe di Giovanni Putti dell’Accademia di Belle Arti mostra come una idea possa essere declinata con lievi varianti ma con risultati sempre nuovi. Al centro della composizione il Bambino è trattenuto dalla Vergine che si volge di lato tendendo la mano a una giovane donna che accompagna un fanciullo, che devotamente la afferra e la bacia. Dalla parte opposta San Giuseppe si volge cordialmente ad un giovane in ginocchio, appoggiandogli la mano sulla spalla. La scena è ambientata grazie ad un fondale di tronchi legati tra loro su cui poggia un drappo teatralmente panneggiato, da dietro spunta una pianta d’invenzione, che la fantasia dello scultore e del suo pubblico assimilano probabilmente ad una palma. Le protomi dell’asino e del bue spuntano ai lati a completare l’insieme. In basso a destra, tracciata nella creta ancora fresca, spicca la firma dell’autore: “Putti f.”.
Un confronto tra le altre versioni note dello stesso gruppo fa intuire che Putti abbia utilizzato degli stampi per abbozzare le singole sculture, mettendo in opera poi sulle pose, sui panneggi e sui dettagli dell’abbigliamento variazioni anche significative. Nel Presepe della chiesa bolognese di San Martino, in quello di San Benedetto o di San Luca, ad esempio, Maria e Giuseppe sono collocati su piani diversi e così in quelli delle collezioni Sgarbi e Guandalini, mentre nella nostra versione e in quella di Santa Maria di Galliera sono disposti fianco a fianco. Varianti minime sono applicate nelle acconciature della donna offerente, che passa da una reticella neo pompeiana ad un velo dai complessi avvolgimenti, e nel panneggio della tenda di sfondo o nella palma, non sempre presente. Nella versione Guandalini, poi, l’offerente è uno solo, una figura maschile con un agnello, ed è collocato a sinistra e la Madonna ha i capelli sciolti al posto dell’acconciatura con scriminatura centrale, nastro e nodo sul retro del capo. I gesti di Maria e Giuseppe e la posizione del Bambino sono anch’essi variati, soprattutto nel braccio della Madonna, teso per il bacio devoto, accogliente invito all’adorazione o avvolgente protezione del Figlio. Giuseppe, tranne che nella versione comparsa all’asta Wannenes nel 2010, dove è in piedi, più simile al gruppo inventato da Giacomo De Maria, è sempre seduto in adorazione o si protende verso il fedele tenendo una mano sul petto o appoggiandogliene una sulla spalla, a garanzia di una mediazione.
Grazie alla data che compare sul gruppo di San Benedetto (1824) e su quello di San Luca (1825) è possibile collocare questo insieme di variazioni sul tema del presepe nel terzo decennio dell’Ottocento.
Antonella Mampieri

Il Presepe di Giovanni Putti, capolavoro “in piccolo” databile ai primi decenni del XIX secolo, non è mai uscito dall’Accademia di Belle Arti di Bologna e si presenta al pubblico per la prima volta grazie alla tradizionale iniziativa organizzata dal Museo Davia Bargellini.
Questo piccolo gioiello in terracotta dipinta è parte integrante del consistente e significativo Patrimonio di opere plastiche che la storica Accademia bolognese custodisce gelosamente e che comprende capolavori assoluti costantemente richiesti per esposizioni pubbliche in Italia e all’estero, un patrimonio davvero poco noto alla città di Bologna anche se la sua visita è possibile su appuntamento.
Fra le più antiche d’Italia e pressoché l’unica ancora situata nella sua collocazione originaria, l’Accademia di Belle Arti di Bologna fu fondata nel 1710 per incentivare le industrie artistiche locali, annoverando fra i suoi docenti grandi maestri come Giacomo De Maria, Antonio Basoli, Donato Creti, Ercole Drei, Giorgio Morandi, Virgilio Guidi, fino a Quinto Ghermandi e Concetto Pozzati per citarne solo alcuni.
Le collezioni storiche del suo Patrimonio plastico si compongono di una gipsoteca formata da calchi di opere dell’antichità e di un nucleo di opere originali in materiali diversi che si datano tra la metà del XVII e la prima metà del XX secolo.
Il primo nucleo di calchi dall’antico giunge in Accademia a partire dal 1714 per volontà di Luigi Ferdinando Marsili, implementato da Papa Benedetto XIV (Lambertini) con gessi eseguiti a Roma da Filippo Farsetti a partire dagli anni quaranta del XVIII secolo, ed in seguito arricchito sino a dopo l’Unità d’Italia. I grandi calchi sono collocati e visibili nel corridoio monumentale d’accesso all’Accademia e nell’adiacente Aula Magna, vero e proprio scrigno dei tesori dell’Istituzione. Di particolare importanza sono anche gli antichi calchi dei portali della Basilica di San Petronio (J. della Quercia, Aspertini, Lombardi), ancora presenti nella loro collocazione originale, nell’atrio monumentale d’ingresso.
Il nucleo più importante delle opere d’autore è costituita invece dai lavori premiati negli storici Premi Accademici Marsili Aldrovrandi e Curlandesi tra il 1727 e il 1870. Riferibili ai Premi Marsili Aldrovrandi (1727-1803) sono i numerosi bassorilievi in terracotta di artisti diversi, mentre ai Premi Curlandesi (1785-1870) si riferiscono un gruppo di bassorilievi e opere a tutto tondo in gesso e marmo. Questo eccezionale nucleo documenta in modo esaustivo l’evoluzione della scultura del primo Settecento a Bologna, l’affermarsi del gusto neoclassico tra la fine Settecento e il primo Ottocento e il suo sviluppo sino a Ottocento inoltrato.
Una parte delle opere originali sono però giunte per donazione o lascito, capolavori in marmo, bronzo, gesso, terracotta e legno, tra queste il modello della Fontana dei Fiumi di piazza Navona a Roma di Gian Lorenzo Bernini, che negli ultimi anni ha viaggiato in lungo e in largo tra l’Italia e gli Stati Uniti; ma gli altri nomi presenti sono altrettanto importanti: Alessandro Algardi, Pierre Puget, Filippo Della Valle, Pietro Bracci, Antonio Canova, Giacomo De Maria, Adamo Tadolini, Salvino Salvini, Quinto Ghermandi e Luciano Minguzzi. Una collezione “museale” di assoluta rilevanza che ancora oggi contribuisce alla formazione degli artisti di domani.
Alfonso Panzetta

Il gruppo presepiale esposto per il Natale 2023, così significativo per ogni rappresentazione della nascita del Figlio di Dio, che inevitabilmente porta in sé l’eco della messa a Greccio voluta da san Francesco per il Natale del 1223, presenta molti particolari eloquenti e suggestivi.
Al centro, come assai spesso nei gruppi bolognesi, la Vergine Maria fa corpo con la mangiatoia su cui giace il Bambino: la nudità evidenzia la reale umanità del Figlio di Dio, la paglia della mangiatoia ricorda il fieno di cui si cibavano gli animali della stalla, sostituito per tutti gli uomini dallo stesso Bambino divino. Il drappo bianco, che attenua per il piccolo Gesù la ruvidezza della paglia, è quello che serve da segno ai pastori («Troverete un bambino avvolto in fasce deposto su una mangiatoia», Lc 2, 10-12), ed è quello che la Vergine apre offrendo il Bambino all’adorazione.
Sotto la precaria e povera tenda drappeggiata su tronchi, che evoca l’immagine della tenda che nell’Antico Testamento accompagnò le peregrinazioni degli Ebrei, sperimentate dalla Sacra Famiglia nella fuga in Egitto, si alza la palma che, se richiama il paesaggio egiziano, ricorda anche i rami agitati per l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, prima della Passione, profezia della vittoria finale sulla morte, e anche accenna ai rami che si chinarono, secondo il vangelo apocrifo dello Pseudo Matteo per soddisfare il desiderio di Gesù (20, 1-2; 21, 1). Nel ricco linguaggio dei simboli, è possibile accostare il dolce frutto della palma – il dattero, simbolo anche della vita interiore – a Gesù, che la Madre – la Palma, che pazienta a lungo prima di dare il suo frutto – offre, pegno della vittoria, per sé e per tutti gli uomini, sulla morte. Alla fuga in Egitto sembra richiamare anche la dinamica posizione delle gambe della Vergine, pronta ad alzarsi: la tranquillità della nascita è insidiata dalla persecuzione malvagia di Erode, e si deve essere pronti ad ogni partenza, cui può alludere anche il bastone da viaggio di Giuseppe.
Accanto alla Vergine, in atteggiamento devoto e confidente, ecco una figura tipica dell’arte presepiale bolognese, la Tradizione, un adulto, in questo caso una donna, che conduce un bambino altrettanto devotamente compreso, a mani giunte: segno di fiducia, rispetto, confidenza, affidamento, come il bacio della mano è il segno della confidente sudditanza verso quella che nel linguaggio italiano diviene la Domina per antonomasia: la Mia Domina, la Madonna, appellativo onorifico per le donne, che, comparso nell’alto Medioevo, soppianta in breve l’appellativo “Madre di Dio” più solenne ed aulico. Questa donna e il bambino hanno vesti assai decorose, quasi ricche: il bambino è ben calzato, la donna, probabilmente la madre, ha i capelli raccolti in una bella reticella. Diverso è l’uomo che si accosta a Giuseppe: la veste corta, che lascia scoperta una spalla, i piedi scalzi, mostrano una persona povera, forse un pastore o un servitore, su cui Giuseppe, che custodirà con cura Gesù, appoggia una mano protettiva, quasi ad anticipare il suo profilo di custode, protettore, difensore anche degli ultimi e dei poveri.
Non mancano qui, riassuntivi di tutta l’umanità, gli immancabili bue ed asino. Rappresentativi, rispettivamente, degli Ebrei, che portavano come un giogo le imposizioni della Legge, e dei Gentili, che portavano come una soma, un carico, il peso dell’idolatria. Sono simpatiche presenze in ogni rappresentazione della Natività. Ignorati dai Vangeli Canonici, ma ampiamente presenti, in forza del loro valore simbolico, nei Vangeli Apocrifi, asino e bue si trovano sempre accanto a Cristo Infante nelle immagini della protocristianità, fin dalle Catacombe, al punto da essere, in non poche di esse, gli unici astanti all’evento (citiamo per tutte il Sarcofago di Stilicone, del IV secolo, Milano, Basilica di Sant’Ambrogio). Riassumono in sé tutti gli Ebrei e tutti i Gentili di ogni tempo: quindi nel bue sono compresi anche la Vergine Maria e san Giuseppe, e nell’asino anche i Magi, e infine noi.
Fernando e Gioia Lanzi


Mostra
Un presepe di Giovanni Putti dall’Accademia di Belle Arti di Bologna

A cura di
Mark Gregory D’Apuzzo, Antonella Mampieri, Alfonso Panzetta

Sede
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna

Periodo
8 dicembre 2023 – 14 gennaio 2024

Orari di apertura
Martedì, mercoledì, giovedì 10.00-15.00
Venerdì 14.00-18.00
Sabato, domenica, festivi 10.00-18.30
Immacolata Concezione (venerdì 8 dicembre) 10.00-18.30
Domenica 24 dicembre 10.00-14.00
Natale (lunedì 25 dicembre) chiuso
Santo Stefano (martedì 26 dicembre) 10.00-18.30
Domenica 31 dicembre 10.00-14.00
Capodanno (lunedì 1° gennaio) 11.00-19.00
Epifania (sabato 6 gennaio) 10.00-18.30

Ingresso
Gratuito

Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 236708
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna
TiKTok: @museiarteanticabologna
Twitter: @MuseiCiviciBolo

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Ufficio Stampa Settore Musei Civici Bologna
Silvia Tonelli – Elisabetta Severino
Tel. +39 051 2193469 / 051 6496658
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
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elisabetta.severino@comune.bologna.it

Turismo, ENIT: i dati sul Natale partendo dall’immacolata. Le città top per Natale

Dal 8 al 25 Dicembre 2023

L’Italia continua a brillare nel settore turistico, con una vivacità particolarmente evidente alla fine dell’anno e durante il ponte dell’Immacolata e il Natale. Il patrimonio artistico e culturale attira visitatori da tutto il mondo. A dicembre, l’atmosfera natalizia aggiunge un tocco magico alle città, con mercatini natalizi, luci scintillanti e tradizioni festive uniche. Il 29% della popolazione intervistata da Enit dichiara che sicuramente (7%) o probabilmente (22%) farà vacanza nel Ponte dell’Immacolata dell’8 dicembre, festività che si protrae nel week end fino alla domenica 10 dicembre, nel 90% dei casi in Italia. Mete prevalenti in Italia quelle della Lombardia (17%) dove anche il Santo Patrono favorisce la tradizione degli spostamenti, ma anche quelle di montagna del Trentino Alto Adige, o le località del Piemonte, del Lazio e della Campania.

Allo stesso modo per le vacanze natalizie il 24% dichiara di voler fare vacanza (l’8% sicuramente) e si recherà in Lombardia (11%), in Campania o Sicilia (9%), poi anche in Liguria, Piemonte e Trentino Alto Adige (8%). Ad incidere sulle scelte di vacanza rispetto allo scorso anno la situazione economica che se nel 47% dei casi risulta invariata, nel 13% è migliorata contro un 36% che la dichiara più difficile. Le città d’arte offrono esperienze culturali straordinarie con i loro monumenti storici, musei e cattedrali maestose. Durante il ponte dell’Immacolata, molte persone approfittano della pausa per immergersi nella ricchezza artistica e architettonica dell’Italia.

Le regioni costiere godono di un fascino tutto loro. Anche se il periodo invernale potrebbe non essere ideale per i bagni di sole, le località costiere offrono paesaggi mozzafiato, gastronomia eccezionale e una tranquillità che contraddistingue la bassa stagione turistica. La cucina italiana continua a essere uno dei principali richiami per i turisti. Le deliziose pietanze regionali, accompagnate da vini pregiati, fanno sì che ogni pasto diventi un’esperienza indimenticabile. Durante le festività natalizie, le tavole si riempiono di prelibatezze tradizionali, contribuendo a rendere il viaggio un’immersione completa nella cultura italiana.

Il turismo sostenibile è un elemento sempre più rilevante, e l’Italia si sta adattando a questa tendenza. Molte città e regioni promuovono iniziative ecologiche e sforzi per preservare la bellezza naturale e il patrimonio culturale. Questa attenzione alla sostenibilità contribuisce a mantenere l’Italia tra le mete predilette dei viaggiatori responsabili.

“La vivacità del turismo italiano a fine anno e durante il ponte dell’Immacolata è il risultato di un connubio unico tra storia, cultura, natura e gastronomia. Questa straordinaria combinazione continua a rendere l’Italia una destinazione ambita, offrendo esperienze indimenticabili a chiunque decida di esplorare questo affascinante Paese” dichiara Ivana Jelinic Presidente e Ceo Enit.

Secondo l’indagine Enit su un campione di oltre 3 mila persone per conoscere le dimensioni dei soggiorni leisure emerge come a settembre e ottobre il 45% si è concesso vacanze lunghe ma anche fine settimana ed il 15 per cento ha scelto di fare le vacanze principali, cioè quelle più lunghe proprio in autunno. Nelle vacanze brevi di autunno, il 67% ha cambiato destinazione ad ogni soggiorno. A spingere alla realizzazione di queste vacanze nei caldi weekend autunnali è stato il bel tempo (32%), mentre la partenza era già in conto per il 36% e prevista ma incrementata con più soggiorni per il 24% degli intervistati. Di questi brevi soggiorni autunnali il 90% è stato trascorso in Italia, in particolare in Lombardia (13%), Emilia Romagna (12%) e Sicilia (11%), poi anche Campania, Toscana, Veneto e Liguria (tutte 10%). Se nel 40% si è trattato di vacanze balneari, il 34% ha scelto mete culturali ed il 30% vacanze di stampo naturalistico. Segu il relax (29%), il soggiorno montano (26%), il turismo esperienziale del territorio (16%), enogastronomico (14%) e termale (12%). La vacanza è di coppia in questo periodo per il 50% mentre nel 24% dei casi ancora in famiglia e nel 13% con amici.


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