Venezia, Palazzo Ducale: Apertura della Quadreria – Intervento di valorizzazione

GianBattista Tiepolo, Venezia e Nettuno copia

Apertura della Quadreria 
Intervento di valorizzazione

Venezia, Palazzo Ducale
Da sabato 25 marzo 2023

In collaborazione con la Venice International Foundation

Il 25 marzo riapre la Quadreria del Palazzo Ducale. L’intervento è stato condotto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia con la collaborazione e il supporto di Venice International Foundation.

L’attuale riallestimento, che coinvolge la Sala della Quarantia Criminale, la Sala dei Cuoi e quella del Magistrato alle Leggi, si rifà ad una tradizione che risale ai primi decenni del ‘600, quando all’interno del Palazzo si vollero esposte, accanto ai dipinti “istituzionali, opere da “cavalletto” provenienti da illustri collezioni private. Fu il caso dei dipinti legati al Ducale dal cardinal Domenico Grimani. Opere, quelle, di origine fiamminga, estranee quindi alla tradizione pittorica veneziana, ma presto diventate presenze fisse negli ambienti del Palazzo.

“In omaggio a quella secolare tradizione, si è deciso di dedicare – afferma Chiara Squarcina Responsabile della sede museale – la Sala dei Cuoi all’esposizione di opere fiamminghe, tra le quali l’unica superstite di quelle offerte alla pubblica fruizione in Palazzo a partire dal 1615: quell’Inferno già attribuito al Civetta (Henry Met de Bles) e oggi più opportunamente ricondotto ad anonimo seguace di Bosch o il Cristo deriso di Quentin Metsys. Esempi delle relazioni culturali della Serenissima con il resto d’Europa.”
Nelle altre sale ad essere esposti sono capolavori di Bellini, Tiziano e Tiepolo, maestri sommi dell’arte veneziana, quali Venezia riceve da Nettuno i doni del mare di Giambattista Tiepolo, la Pietà di Giovanni Bellini e la Madonna con Bambino e due angeli di Tiziano, nonché il Leone marciano andante di Carpaccio, che sarà possibile ammirare all’interno di questi spazi dopo la conclusione della mostra antologica di Palazzo Ducale. Capolavori superstiti di un ben più ricco patrimonio, oggi in parte disperso o passato a istituzioni statali.
Accanto alle magnifiche opere superstiti, la Quadreria accoglie un nucleo di pregevoli tele e tavole concesse in deposito a lungo termine da una collezione privata. Tra i dipinti, Ritratto di dama con figlia (Doppio ritratto, già collezione Barbarigo) di Tiziano, L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina di Alessandria, di Jacopo Tintoretto (un tempo nella chiesetta di San Geminiano in piazza San Marco e più recentemente in collezione David Bowie) e la Maria Maddalena in estasi di Artemisia Gentileschi, oltre ad opere di Giovanni Cariani, Anthony van Dyck e Maerten de Vos.

Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia, ricorda come l’Amministrazione Comunale e la Fondazione MUVE siano impegnati anche in interventi forse meno evidenti, ma altrettanto fondamentali. Come la complessa campagna di riqualificazione funzionale di Palazzo Ducale, finanziata dal Comune, che comporta monitoraggio e interventi sugli apparati decorativi (soffitti e pareti). “I lavori, già in corso – commenta il Sindaco – consentiranno di disporre di una banca dati ragionata sullo stato di conservazione delle superfici ispezionate che potrà funzionare come elemento di ingresso per la progettazione e programmazione degli interventi di restauro. Bassorilievi, pietre d’istria, marmi provenienti dalle più diverse cave in relazione al loro colore, fregi che impreziosiscono quello straordinario scrigno di arte, storia e mito che è il Palazzo dei Dogi, antica sede del potere della Serenissima che abbiamo il dovere di conservare in tutta la sua magneficienza.”

Accanto agli importantissimi interventi strutturali, Comune e Fondazione sono all’opera per rendere ancora più imperdibile la visita al Ducale. Mariacristina Gribaudi, Presidente di Fondazione MUVE, nel ringraziare la Venice International Foundation come esempio di mecenatismo culturale di cui i Musei Civici di Venezia beneficiano, ricorda l’imperdibile mostra su Carpaccio e annuncia l’apertura – tra poche settimane – di un nuovo Itinerario Segreto, alla scoperta di luoghi in origine inaccessibili al pubblico. La Presidente anticipa anche che, “dopo Artemisia Gentileschi, la Sala della Quarantia Civil Vecchia accoglierà nel corso dell’anno nuovi Ospiti a Palazzo: opere, provenienti dalle ricche collezioni d’arte della Fondazione Musei Civici di Venezia e non sempre fruibili da parte del pubblico, a cui si alterneranno altre, altrettanto importanti, provenienti da prestigiose collezioni private”.

“Venice International Foundation e la Fondazione Musei Civici di Venezia”, ha affermato il Presidente di VIF, l’architetto Luca Bombassei, “sono da tempo legate da un vincolo di visione e prospettive, teso alla protezione di un immenso patrimonio artistico e culturale che appartiene a tutti noi. Grazie al contributo dei nostri associati, VIF ha deciso di sostenere una così importante operazione di restauro perché pensiamo che l’evoluzione sia una delle caratteristiche peculiari di Venezia, una città capace di trasformarsi continuamente mantenendo la propria identità. In questo caso significa tornare ad ammirare magnifici capolavori che acquisteranno nuova vita grazie all’allestimento del Maestro Pier Luigi Pizzi e al prodigioso equilibrio fra mano, mente e materia degli artigiani veneziani e dei maestri restauratori che hanno lavorato per VIF nella Quadreria. Il risultato è straordinario perché si è fondato sul valore umano, quel motore immateriale che permette di fissare obiettivi e poi raggiungerli, reagire alle difficoltà, innovare nella tecnica e nei metodi. Ho sempre pensato che l’arte sia come una macchina del tempo che apre una porta sui momenti cruciali della storia, aiutando le nuove generazioni a comprendere il presente. Con la riapertura della Quadreria, Venice Foundation e tutti i suoi soci permettono di far ricominciare questo viaggio meraviglioso”.


Palazzo Ducale
San Marco 1
30124 Venezia
Tel. +39 041 2715911
palazzoducale.visitmuve.it

Contatti per la stampa
 
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – MATTHIAS SCHALLER. Tessuto urbano. In collaborazione con Sonnabend Gallery, New York

Matthias Schaller: Serie “Lagunenwalzer”, “Joy Division – An Ideal For Living”, 2012

MATTHIAS SCHALLER.
Tessuto urbano

In collaborazione con Sonnabend Gallery, New York

Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo

Centro Studi di storia del Tessuto, del Costume e del Profumo Piano terra – White Room

24 marzo – 26 novembre 2023

Matthias Schaller, nato nel 1965 in Germania, traendo spunto da un merletto del Seicento della Collezione del Museo di Burano, dove è attualmente esposto, ha deciso di raccontare uno dei più antichi e prestigiosi “saper fare” veneziani e le molteplici relazioni, passate e presenti, che legano quest’arte alla città lagunare. In quest’ottica prende vita, quindi, la mostra, “Tessuto Urbano”, con la quale lo stesso Schaller concretizza il settimo progetto artistico su Venezia dopo “Controfacciata”, “Pipistrello”, “Leiermann”, “Lagunenwalzer”, “Nun will die Sonn so hell aufgehn” e “Substitute”.

Del merletto prescelto, lungo tre metri, sono stati realizzati sette scatti che, a loro volta, traducono visivamente, secondo l’intenzione dell’artista, altrettante sezioni che metaforicamente vogliono rappresentare idealmente un’immagine topografica della città lagunare. Un’intuizione che nasce come citazione della prestigiosa tavola del de’ Barberi. I sette scatti individuano i Sestieri di Venezia e la struttura del merletto traspone, grazie ai vari punti e l’intreccio, la “trama” della città veneziana. Così i punti, come le calli e i campielli, creano un vero e proprio tessuto urbano. L’installazione nella Project White Room assumerà, poi, anche il valore di un percorso dentro la stanza che intende ricordare l’esperienza di chi percorrere le vie di Venezia.

Matthias Schaller: Serie “Tessuto urbano”, “San Marco”, 2022

“Nell’immaginario – dichiara Chiara Squarcina Dirigente Area Attività Museali – le sette fotografie costruiscono pertanto una nuova rappresentazione urbana nella tradizione iconografica della città. Infatti, mentre la tavola del de’ Barbari tenta di documentare uno spazio umano creato artificialmente per comprendere lo svolgimento di una vita economica, privata, ecclesiastica, politica, artistica, il progetto “Tessuto Urbano” (2022) ricorda la forza dell’artigianato tradizionale e locale questo caso collega e tiene assieme la vita umana in uno spazio delimitato circondato dalla laguna”.


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Roma, Casino dei Principi, Musei di Villa Torlonia: Primarosa Cesarini Sforza – La materia e il perimetro

Primarosa Cesarini Sforza
LA MATERIA E IL PERIMETRO

A cura di Michela Becchis

Inaugurazione 4 aprile 2023 ore 17.00
Anteprima stampa 4 aprile 2023 ore 11.00-13.00

Casino dei Principi – Musei di Villa Torlonia

Via Nomentana 70 – Roma

Fino al 2 luglio 2023

L’esposizione ripercorre i 50 anni di attività dell’artista, nel costante confronto con la materia che l’ha portata a sperimentare le più disparate tecniche e materiali per dare forma al suo processo creativo

La mostra PRIMAROSA CESARINI SFORZA | LA MATERIA E IL PERIMETRO, ospitata al Casino dei Principi di Villa Torlonia dal 5 aprile al 2 luglio 2023, ripercorre i 50 anni di attività dell’artista, facendo emergere gli snodi fondamentali della sua ricerca, dagli esordi al lungo periodo americano, gli anni del rientro in Italia e poi gli ultimi decenni fino ad oggi.  

La retrospettiva, a cura di Michela Becchis, è promossa da Roma CultureSovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

Il titolo della mostra nasce dalle due coordinate che hanno contrassegnato il lavoro dell’artista. Da un lato il costante confronto con la materia che ha portato Cesarini Sforza a sperimentare le più disparate tecniche e materiali per dare forma al suo processo creativo: in esposizione saranno visibili, infatti, disegni, dipinti, istallazioni, grafiche, ceramiche, libri d’artista. Dall’altro un uso della memoria come perimetro dentro cui condurre quel confronto con la materia; una memoria che mai si è fatta nostalgia, malinconia, ma piuttosto chiave di interpretazione del suo essere costantemente nella contemporaneità, in ciò che le è stato e le è circostante. 

L’allestimento è una scomposizione critica per periodi che offrirà allo sguardo dei visitatori il lavoro incessante dell’artista che, solo visto nella sua interezza, dimostra tutta la sua compattezza intorno a queste due idee guida. 

La mostra prevede anche inserti scritti in cui Cesarini Sforza racconterà la sua biografia, cataloghi degli anni newyorkesi, ma anche cataloghi e fotografie che mostreranno come i lavori dell’artista siano stati visti, ricercati e apprezzati in molti paesi europei e nel mondo, a New Delhi, in Iran, a Istanbul, in Argentina. 

Con la mostra si intende quindi ricostruire la lunga carriera di Cesarini Sforza, ma anche la sua capacità di ramificarsi, collegarsi, intrecciare relazioni, dialogare con l’arte del suo tempo senza far venire meno la solidità della sua personale ricerca. Una mostra essenziale capace di offrire ai visitatori un esauriente spaccato di un lungo percorso artistico che ha indagato con cura il suo tempo in ogni suo mutamento intimo e collettivo.

La mostra vede la collaborazione di KMSTUDIO e TraLeVolte. Il catalogo è edito da AAIE Center for Contemporary Art. Un particolare ringraziamento a Alessandra Scerrato e Francesco Pezzini.

CAMPANE DI VETRO, senza titolo, cm 20 di diametro x 50 di altezza, stoffa, legno, piombo e fili di seta

Biografia

La carriera di Primarosa Cesarini Sforza, iniziata in età giovanissima, era in qualche modo predestinata, essendo nata in una famiglia di artisti e collezionisti (Cesarini Sforza, Cascella, Canevari). Dopo gli studi presso l’Istituto d’Arte di Roma, si trasferisce nel 1966 negli Stati Uniti vivendo appieno le esperienze e le sperimentazioni artistiche di quei decenni americani. Le prime mostre hanno avuto luogo nel 1968 a New York, città in cui l’artista ha continuato ad esporre in gallerie e istituzioni fino agli inizi degli anni ’80 ed ancora nel 2019 presso la Allan Stone Projects. Ha viaggiato ed esposto in molte città europee (Madrid, Colonia, Parigi, Lisbona, Bilbao) e fuori Europa (Argentina, Iran, India, Emirati Arabi, Marocco). Ha partecipato a residenze condividendo l’esperienza creativa con artisti provenienti da vari paesi, in Giordania, Marocco e Svizzera. Ha esposto sue opere in numerose manifestazioni tra le quali Arte/architettura/città (Palazzo delle Esposizioni, Roma), Art for All (Complesso San Salvatore in Lauro, Roma), Il luogo dei luoghi (Società Geografica di Roma), Lavori in corso -1999 (MACRO Roma; opera acquistata dal Museo), Carte 7 (Fondazione Niavaran, Teheran, e Ambasciata italiana, New Delhi), Rassegna nazionale del Libro d’artista (Foggia), Biennale delle Arti del Mediterraneo (Salerno), Kholn Art Salon di Colonia (Germania), Galleria Vigadò (Budapest), Dogus University (Istanbul), Casa dell’Architettura (Bilbao). Sue opere sono nelle collezioni del MACRO (Roma), MUBAQ (L’Aquila), Fondazione Orestiadi (Gibellina), Fondazione Mastroianni (Arpino), Ambasciata italiana (Brasilia), Ambasciata italiana (Cipro), Museo d’arte contemporanea (Asilah, Marocco), Museo d’Arte Contemporanea (Amman), Collezione Libri d’Artista (Cassino). Interventi critici: Mario de Candia, Patrizia Ferri, Enrico Gallian, Claudia Terenzi, Barbara Tosi, Ed Bryant, Simonetta Lux, Ivana D’Agostino, Gianluca Marziani, Lorenzo Canova, Fernando Carbonell, Carlo Fabrizio Carli, Enzo Bilardello, Ivana D’Agostino, Mary Angela Schroth, Antonello Rubini, Luciano Marziano, Francesca Gallo, Silvia Bordini, Nicoletta Cardano, Bruno Aller. Ultime mostre personali: Parigi, Mairie du quatrième arrondissement, marzo 2015; Roma, Spazio Y, 2017; Buenos Aires, Istituto italiano di cultura, 2017.


SCHEDA INFO
Titolo mostra PRIMAROSA CESARINI SFORZA | LA MATERIA E IL PERIMETRO
Luogo Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi – Via Nomentana, 70 – Roma 
Anteprima stampa 4 aprile 2023 ore 11.00 – 13.00
Inaugurazione 4 aprile 2023 ore 17.00
Apertura al pubblico 5 aprile – 2 luglio 2023
Orario martedì-domenica ore 9.00-19.00; ultimo ingresso ore 18.00; Chiuso: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre 
Promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
A cura di Michela Becchis
Con la collaborazione di KMSTUDIO, TraLeVolte
Organizzazione Zètema Progetto Cultura
Catalogo AAIE Center for Contemporary Art
Info Mostra Info 060608 (tutti i giorni ore 9.00–19.00)
www.museivillatorlonia.itwww.museiincomuneroma.it

Ufficio stampa Melasecca PressOffice
Roberta Melasecca
tel. +39 349 4945612
e-mail info@melaseccapressoffice.it – roberta.melasecca@gmail.com
testi e immagini scaricabili da www.melaseccapressoffice.it

Treviso, Museo Luigi Bailo: Arturo Martini. Capolavori ed emozioni

Arturo Martini, I briganti, 1929-1930, maiolica decorata

ARTURO MARTINI. I capolavori

Treviso, Museo Luigi Bailo
31 marzo – 30 luglio 2023

Mostra a cura di Fabrizio Malachin e Nico Stringa

Mancano solo pochi giorni all’avvio, al nuovo Museo Bailo di Treviso, di quello che si presenta come uno dei più rilevanti eventi espositivi della stagione: la grande mostra su Arturo Martini promossa dal Comune di Treviso con i Musei Civici, con la curatela del loro direttore Fabrizio Malachin e di Nico Stringa.

“Arturo Martini. I Capolavori” sarà infatti la più ampia, completa e ricca esposizione che mai stata dedicata allo scultore trevigiano: solo quella curata da Giuseppe Mazzotti nel lontano 1967 fu, quanto a numeri, così ampia.

Ad essere proposte al pubblico saranno ben 280 opere dello scultore: 150 sono patrimonio del Bailo, che resteranno allestite al primo piano nella sezione permanente, alle quali si aggiungono i 130 capolavori che arriveranno a Treviso proprio grazie alla mostra. Questi ultimi saranno allestiti in tutti gli spazi al piano terra del Bailo. A concederli sono collezioni pubbliche e private, da Piemonte alla Liguria, da Roma a Lugano. Tra esse i più importanti Musei di arte moderna, per citarne alcuni Ca’ Pesaro, Galleria Nazionale di Roma e di Bologna, Galleria del Novecento di Firenze, fino al Museo Martini di Vado Ligure e Savona. Accanto a numerose collezioni private che hanno concesso alla mostra trevigiana opere di assoluto valore e, in alcuni casi mai prima esposte. 

 Molte le opere di grandi dimensioni: bronzi importati come Il Figliol ProdigoI leoni di Monterossoil Sonnoil Tobiolo, tra i molti; marmi come quelli del Legionario feritoDonna che nuota sott’acquaTorso di lottatore, tra gli altri; gessi come quello della Sposa Felice o il maestoso Sacro Cuore, un’opera colossale (3 metri e mezzo di altezza), mai uscita prima dalla Casa Museo Martini di Vado Ligure; terrecotte come La VegliaIl Bevitore o la Venere dei porti tra le diverse. Del Bevitore, oltre alla versione seduta, sarà in mostra anche la versione distesa in pietra.

“Entrando al Bailo, il pubblico sarà accolto da un vero colpo di teatro. Nell’androne vedrà i sontuosi Leoni in bronzo e sullo sfondo il Sacro Cuore, quasi a rimarcare la sacralità e la poesia della visita, con i Leoni a citare quelli all’ingresso di una cattedrale medioevale e il Sacro Cuore una “Maestà” nell’abside. E poi radunate assieme per la prima volta tutte le più importanti commissioni di Arturo Ottolenghi, nelle sale laterali, i bronzi del Figliol Prodigo e del Tobiolo e, nel chiostro, l’Adamo ed Eva del nostro Museo. Al noto Tobiolo seduto mentre stringe tra le mani un pesce, sarà affiancato il bozzetto che lo ispirò, opera di Hertha Wedwkind Ottolenghi, e dal più tardo Tobiolo “Giaquinto” che testimonia le nuove ricerche spaziali della seconda metà degli anni ’30”.

“Ma tutto il percorso di visita sarà ricco di emozioni e di confronti imperdibili: si potrà ammirare il Bevitore disteso accanto alla terracotta del Bevitore in piedi (opere mai accostate prima), La Pisana Il sonno – due notturni – assieme alla Donna al sole Donna sulla sabbia – un corpo squartato dalla luce -, il bozzetto del Tito Livio accanto al grande gesso dell’opera.  Il bozzetto della Donna che nuota sott’acqua sarà al centro di una sala immersiva con le immagini   del film che lo ispirò: Ombre bianche (White Shadows in the South Seas), diretto nel 1928 da W. S. Van Dyke. E ancora, una sala ci riporterà alla Personale della Biennale del 1942 con la Donna che nuota sott’acqua, il Ritratto di Carlo Scarpa, il Torso di lottatore, e la Morte di Saffo, che pure Scarpa escluse da quell’allestimento”.

Non solo il Martini monumentale in mostra, ma una panoramica completa sulla sua attività: cheramografie, piccole terracotte, ceramiche, gessi: tutte opere di capitale importanza nel catalogo dell’artista, come il Ciclo di Blevio.

“Un filo rosso   si svilupperà in tutte le sale, una mostra nella mostra, la pittura: oltre 40 dipinti di Martini mai esposti in maniera unitaria prima di oggi”, anticipano i curatori.

La mostra ha la sua naturale prosecuzione al primo piano dove si potrà scoprire il Martini della giovinezza, con focus riservato al suo maestro, Antonio Carlini, e ai suoi amici, e tra loro Gino Rossi e Bepi Fabiano, il cugino Alberto Martini, i contemporanei Selvatico, Springolo, Barbisan, Bottegal, Cancian eccetera.

Una sala sarà riservata anche a Treviso, per ripercorrere la storia della valorizzazione di Martini in città, attraverso le mostre e la musealizzazione delle sue opere. Tra i fulcri di questa sala, le immagini della storica mostra del ’67 curata da Bepi Mazzotti e allestita da Carlo Scarpa.

Una sala video propone gli inediti documentari dell’imperiese Paolo Saglietto: si tratta di filmati del 1962 e del 1968, scoperti in questa occasione negli archivi di Cinecittà, a Roma, e della Cineteca di Bologna. Il secondo dei due filmati venne girato a Treviso e ci mostra le immagini delle vie, delle piazze della città e le testimonianze, riprese all’interno della mostra del ’67, allestita da Carlo Scarpa, di Comisso, Mazzola e del curatore Mazzotti.

Una mostra quanto mai ricca di opere, quindi, quella che attende il pubblico al Bailo. Nuova per concezione, coinvolgente per il pubblico.

Una esperienza imperdibile. Dal 31 marzo al Museo Luigi Bailo, naturalmente a Treviso.


Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. +39 049.663499 
roberta@studioesseci.net (Roberta Barbaro)

Roma, Museo Venanzo Crocetti: Cinzia Pellin – La vita delle donne – A cura di Alberto Dambruoso

Cinzia Pellin
La vita delle donne

A cura di Alberto Dambruoso

Inaugurazione 1 aprile 2023 ore 18.00

Museo Venanzo Crocetti
Via Cassia 492 – Roma

Fino al 13 aprile 2023

Sabato 1° aprile 2023 alle ore 18.00 il Museo Venanzo Crocetti presenta la mostra personale La vita delle donne di Cinzia Pellin a cura di Alberto Dambruoso
In mostra saranno presentate quindici tele facenti parti dell’ultimo progetto pittorico sviluppato dall’artista nell’ultimo anno di attività. Protagoniste assolute di questo nuovo progetto pittorico ed espositivo, come si può evincere dal titolo, sono le donne. Pellin ha dedicato ben quindici tele al singolo ritratto, in alcuni casi doppio e triplo, di donne che, riportando le sue stesse parole: “hanno deciso di farcela, donne che hanno fatto della loro realizzazione un mantra, che hanno scelto di coltivare le loro passioni, i propri talenti e di svilupparli nel lavoro. Donne che, al di là degli stereotipi nei quali sono state incatenate per troppo tempo, hanno deciso di realizzare se stesse e hanno scelto di vivere al 100%“.

E come scrive il curatore nel testo critico: “[…] Nella scelta delle persone da ritrarre l’artista ha fatto ricorso alle sue passioni di sempre: la natura, gli animali, la musica, il canto, la danza, lo sport, la recitazione, la giustizia e infine la bellezza in tutte le sue forme. Così ecco sfilare una ad una, lungo le pareti del Museo Crocetti, una giovane donna in divisa con il grado più alto a rappresentare la giustizia; dopo di lei l’imprenditrice che si è fatta da sola, la modella affermata, la campionessa di ciclismo, la cantante di successo, l’attrice famosa, la talentosa musicista e poi ancora la ballerina, la cavallerizza e infine la campionessa di tiro. Tutte donne vincenti, forti e determinate che hanno lottato per realizzare i loro sogni. In tutti questi dipinti si evidenzia la capacità dell’artista di restituire all’osservatore la forza psicologica di ciascuna persona ritratta: di fatto, di ogni donna ritratta, Pellin è stata in grado di dipingere non solo la sua figura ma cosa ancor più importante, la sua anima. […] Sebbene anche i dipinti di Pellin partano da scatti fotografici, le sue opere prevedono un utilizzo più libero del colore rispetto agli iperrealisti. Oltre al bianco e nero per gli incarnati e il rosso acceso per le labbra che sono tipici nella sua tavolozza, nelle opere di questo nuovo ciclo la palette si è arricchita di tanti altri colori, tra i quali diverse tonalità di verde per rappresentare le piante e la natura che talvolta avvolgono le protagoniste di alcuni di questi dipinti. Il colore rosso, protagonista da sempre della sua pittura, in alcune di queste opere si è acceso ulteriormente,  grazie ai forti contrasti creati con il verde e alla sua costante presenza nei numerosi tessuti degli abiti e degli altri elementi che compongono le opere. In aggiunta, questa volta l’artista ha scelto di rappresentare i soggetti a figura intera o a mezzo busto contrariamente ai primissimi piani che hanno sempre caratterizzato il suo lavoro. […] questa mostra restituisce in modo chiaro la grande qualità  dell’ultima ricerca di Cinzia Pellin, un’artista che ha dedicato tutta la sua vita alla pittura con la stessa passione, forza e determinazione delle donne da lei rappresentate. E giustamente tra queste quindici donne non poteva mancare anche il suo ritratto.”

La mostra sarà accompagnata da un catalogo con il testo del curatore oltre alle immagini delle opere. 

Dopo la presentazione a cura di Alberto Dambruoso, è prevista la proiezione del documentario girato nello studio dell’artista dal regista Michelangelo Pepe, alcune performance delle donne ritratte nelle opere e una degustazione di vini di Casale del Giglio, accompagnata da finger food offerti dal ristorante RistoArte di Cisterna di Latina. 


L’artista Cinzia Pellin

di Alain Chivilò Critico d’arte

L’artista Cinzia Pellin nasce il 19 luglio 1973 a Velletri, antichissima città dei Volsci situata nella provincia di Roma. Fin dalla tenera età possiede, per doti innate, il senso delle proporzioni dedicandosi al disegno con un utilizzo dei colori a olio fin dall’età di sette anni. Dopo il Liceo Artistico, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma diplomandosi al corso di scenografia con il professore Vendittelli, ottenendo il massimo dei voti.

Il richiamo alla pittura fu molto forte in Cinzia Pellin che decise di dedicarsi con il massimo impegno lasciando di conseguenza la scenografia. Quest’ultima però riecheggia nella sua Arte, perché i suoi quadri tendono ad avere la valenza di quinte teatrali sia per la dimensione, sia per l’impatto visivo totale. 

Il volto umano è il focus del percorso artistico della Pellin che si vitalizza nell’universo femminile. Nella pittrice Cinzia la donna assume tracce di contemporaneità: piccoli tasselli e dovizie di particolari, uniti in un’abile forza compositiva, forniscono agli occhi dell’osservatore una donna forte, energica ma nel contempo romantica. Una femminilità d’oggi dipinta in svariati modi d’essere. Volti non comuni, che dalla carta patinata o da foto di amiche vengono interiorizzati da Cinzia Pellin in un unicum compositivo d’effetto. Un viso acqua e sapone si personifica all’improvviso in diva e una star contrariamente si trasforma in una donna non più vip, all’interno di un sottile equilibrio di gioco dato da repentini cambi di ruolo. 

Il colore rosso, molto amato dall’artista, invade tutto il supporto della tela o evidenzia dettagli quali labbra o unghie. Una cromia Pellin che esplode con intensità ed energia, unendo vita, passione e sangue in un equilibrio enigmatico di vita e morte. 

L’evoluzione pittorica di Cinzia è passata negli anni attraverso tre importanti ricerche. Dall’iniziale utilizzo di sovrapposizioni e velature di tonalità grigie è passata a sfumature di bianchi lirici atti a evidenziare a piacimento e in alternanza dettagli di labbra e unghie. I visi femminili diventano meno marcati perché appaiono eterei, frutto di un miraggio che rimane impresso per gli occhi ben delineati e vivi. L’ultima ricerca ripropone echi dell’amato disegno, inserendo sul colore a olio interventi di matita grassa. Una sorta di nuova grafia, che compare nei capelli o nei dettagli dei volti fornendo un effetto estraniante. 

La pittrice Cinzia Pellin non si focalizza solo sulla femminilità delle donne, ma ci fa riflettere sull’infanzia, raffigurando bimbi felici per la spensierata età o tristi per una condizione di cui non hanno colpa.

L’artista ha lavorato in esclusiva per la Vecchiato Art Galleries di Padova, che negli anni ha saputo valorizzare ed evidenziare le sue spiccate doti innate. 

Attualmente collabora con l’azienda Caloni Trasporti s.r.l. di cui è divenuta Testimonial e con la quale ha partecipato al Motor Show di Bologna nel 2016. 

Sempre nello stesso anno è stata premiata con il Riconoscimento “Miglior Artista 2016” allo spazio Cerere di Roma. 

Le mostre all’estero la vedono presente in Olanda alla Van Loon Galleries di Vught dove ha esposto con una sua mostra personale nel 2014, mentre oggi in Inghilterra l’artista è rappresentata dalla Different Gallery ed ha esposto con il maestro Berlingeri alla Moorehouse di Londra.

In Italia, nel 2017 ha esposto le sue opere alla Villa Reale di Monza con la Mostra Antologica “The Women Beauty”, evento Sponsorizzato da Caloni Trasporti s.r.l. e in Collaborazione con l’Onlus Cancro Primo Aiuto. 

Nel 2018 a Venezia Lido, in occasione del Festival del Cinema di Venezia ha tenuto una sua Personale alla Manni Art Gallery dal titolo “Omaggio al cinema di Cinzia Pellin” e nel settembre del 2020 nella sua ultima mostra personale ha presentato un importante progetto dal titolo “Le Tentazioni” al Galata Museo del Mare di Genova.

Cinzia Pellin è in copertina sul numero di Dicembre/Gennaio 2017 e sul numero di Maggio/Giugno 2018 della Rivista Arte In World.

Hanno scritto di lei : Alberto Dambruoso, Stefano Zecchi, Luciano Caprile, Lorella Pagnucco Salvemini, Francesca Barbi Marinetti, Nicola Galvan, Alain Chivilò , Salvatore Russo.

                                                                        

                                                                       


INFO
Cinzia Pellin
La vita delle donne

A cura di Alberto Dambruoso

Inaugurazione 1 aprile 2023 ore 18.00
Fino al 13 aprile 2023
Orari
: da lunedì a venerdì: 11-13 / 15-19; sabato 11-19 – lunedì 10 aprile il museo sarà chiuso

Museo Venanzo Crocetti
Via Cassia 492 – Roma
info@fondazionecrocetti.it
www.museocrocetti.it

Cinzia Pellin
www.cinziapellin.it


Ufficio Stampa
Roberta Melasecca – Melasecca PressOffice – Interno 14 next
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AA29 Milano: Opening di FULGUR, mostra personale di Matilde SAMBO

Work in progress di “La foglia che sognava di essere rana”, fusione in bronzo a cera persa.
Work in progress di “Orecchio onirico”, fusione in bronzo a cera persa.

Dormiveglia – Fulgur
Matilde Sambo

A cura di
Giovanni Giacomo Paolin

29 marzo – 28 aprile 2023

AA29 art project,
Piazza Caiazzo 3, 20124 Milano

Fulgur, la seconda mostra personale dell’artista Matilde Sambo, sarà presentata negli spazi della galleria AA29 art project dopo “Falsità In Buona Coscienza” del 2019. La sede milanese di AA29 sarà aperta al pubblico dal 29 marzo al 28 aprile 2023 con il secondo capitolo della trilogia Dormiveglia, progetto in cui l’artista vuole esplorare la relazione tra arte, necessità e immaginazione nella dimensione in cui esse si fondono. Nel primo capitolo di questa trilogia, denominato Assopimento – ospitato all’interno di Associazione Barriera di Torino nel 2022 – l’artista ha voluto indagare uno stato parallelo in cui il corpo è ancora vigile ma comincia ad abbandonarsi e a lasciare la mente libera di volteggiare, incontrando frammenti, ricostruendo ricordi perduti e cercando di risvegliare immagini primarie assopite.

Gli esseri del primo capitolo della trilogia, trovano in Fulgur nuove forme diventando gesti fluttuanti grazie ad una luce fulminea che abbaglia e allo stesso tempo aiuta a scoprire.
L’artista crea un ambiente in cui ogni ospite, privato del senso dell’udito, può provare ad entrare in una dimensione di coscienza “altra”, sviluppando una ricerca personale in cui affinare la percezione del proprio io, dello spazio stesso e delle figure scultoree al suo interno.

La mostra si apre con un video di un cielo in tempesta, nuvole animate da scariche di lampi, in un ambiente illuminato ad intermittenza in cui forme e materiali sono in dialogo con le proprie ombre e i propri riflessi. L’artista crea un paesaggio mentale generato da un intreccio di tessuti portanti in cui sono trattenuti ricordi, desideri e immagini che trovano forma in figure abbozzate o dettagliate. Le sculture di Matilde Sambo, infatti, sembrano essere frutto di spirali fisiche e di pensiero in grado di modellare bronzo, vetro e terracotta; materiali vivi in cui esseri in movimento legati all’inconscio sono fermati in un attimo di creazione.

Tensione, sospensione e trasparenza sono le tre parole chiave di Fulgur, mostra che vuole stimolare il pubblico alla ricerca del proprio inconscio e prepararlo al terzo ed ultimo capitolo di Dormiveglia.

Nel mese di aprile, in collaborazione con il collettivo culturale multidisciplinare Miniera Roma, l’artista presenterà Flussi, libro che raccoglie alcuni scritti degli ultimi due anni. Dialoghi immaginari, flussi di coscienza e descrizioni di luoghi reali si intrecciano e alternano a fotografie, il tutto accompagnato da una traccia audio composta appositamente per la lettura, suonata assieme a Mauro Sambo.

Foto ritratto di Matilde Sambo

Matilde Sambo

Matilde Sambo (Venezia, 1993) si è laureata in Arti Visive allo IUAV di Venezia. Ha partecipato a progetti artistici e residenze nazionali e internazionali tra cui “De Rerum Natura” (Venice Meeting Point – Venezia, 2022); “Art Colony, Bronze Symposium” (Ungheria, 2021); “Tagli” (Stromboli, 2021); Open Studio Fonderia Artistica Battaglia (Milano, 2021); “New Echo System” (Palazzo degli Ulivi, Pro Helvetia – Venezia, 2021); “BoCs Art” (Cosenza, 2019); Art Encounters “Six Steps forward one step back”, Volvo Studio (Milano, 2019); “Falsità in buona coscienza”, AA29 Project Room (Milano, 2019); “Argo 16” (Venezia, 2019); Pasinger Fabrik (Monaco di Baviera, 2019); Radio Raheem (Milano, 2019); “Collective Signatures” (Isole Baleari, 2018); VIR, Via Farini in Residence (Milan, 2017/2018).

(…)Sono il punto da cui si osserva e i sensi che vengono interessati a descriverne i lineamenti. Parlavate di luce e buio. Parlavate di sculture. Penso che queste ultime non siano altro che la descrizione non verbale delle ombre che la mente proietta sulle forme.”(…)

Giovanni Giacomo Paolin

Giovanni Giacomo Paolin (Dolo, 1989) è un curatore indipendente basato a Venezia. Negli anni è entrato in contatto con istituzioni pubbliche e private tra cui Castello di Rivoli, Iksv Istanbul, Guestroom Maribor, MAXXI, Fondazione Elpis, Fondazione In Between Art Film, e gallerie come Galleria Continua e PACE Gallery. E’ uno dei vincitori dell’undicesima edizione del bando Italian Council e sta partecipando al programma Curatorlab presso la Konstfack di Stoccolma. Tra gli ultimi progetti curati ci sono Immersione Libera (2019), Six steps forward for one step back (2019), Una Boccata d’Arte (2020 – 2023) e Vorrei essere un foglio Bianco (2022).


AA29 art project

AA29 art project, fondata da Gerardo Giurin, si articola in due gallerie a Milano e a Caserta: spazi multifunzionali, creati per promuovere con mostre, progetti site-specific e residenze, diverse forme di sperimentazione. Nasce con un indirizzo socio-politico, per estendere il suo raggio d’azione a un terreno di ricerca più ampio, che esplora differenti possibilità di dialogo e di interazione con l’altro, con l’intento di decostruire alcuni fondamenti del pensiero dominante. AA29 art project sostiene ricerche sensibili alla questione ecologica e ambientale, che generano nuove possibilità di incontro e connessione tra i viventi. Gli artisti con cui collabora indagano delle condizioni liminali e dicotomiche tra l’essere umano e l’animale, il naturale e l’artificiale, il sacro e il profano, l’abitato e l’inabitato e sviluppano dei progetti nei quali, con azioni partecipative, viene coinvolto il pubblico, per l’affermazione di una coscienza collettiva che immagina degli scenari alternativi per il futuro.



Sarà possibile visitare la mostra dal mercoledì al venerdì, dalle 15 alle 19; martedì e giovedì su appuntamento scrivendo una e-mail a j.rajacic@aa29.it.

Info & Contact: Julia Rajacic – Gallery Manager 
j.rajacic@aa29.it

Ufficio Stampa Lightbox Sarah Patelli
sarah@lightboxgroup.net

In collaboration with Lightbox, Art  Publish ing and Communication
AA29 art project, Piazza Caiazzo 3, 20124 Milan

Roma, Von Buren Contemporary: CROSSOVER. Mostra personale di Fantini

VBC Fantini, Cuccioli (dittico), 2022, Tecnica mista su tela 100×200 cm

Von Buren Contemporary presenta

CROSSOVER

mostra personale di FANTINI

Vernissage
Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 dalle 17:00 alle 21:00

Testo critico: Marta Spanò

Curatrice e organizzazione: Michele von Büren

La mostra resterà aperta fino all’11 aprile 2023

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Von Buren Contemporary è felice di presentare CROSSOVER, la mostra personale dell’artista romano Fantini.

Dalle tele nuove di Fantini emerge uno spiccato interesse per il tema dell’ibridazione, che tocca gli aspetti più diversi dell’opera, a partire dalla scelta dei soggetti: bambine e adolescenti dal viso vuoto e misterioso. Queste figure sembrano fondere in sè le diverse età della prima giovinezza e allo stesso tempo un’ambiguità̀ di genere, in bilico tra tendenze diverse, da cui emerge un’implicita fluidità.

VBC Fantini, Solo un soffio, 2021, Tecnica mista su tela 30×40 cm

La centralità del rosso dei capelli sembra porsi in continuità con l’elemento del fluido, essendo questo un colore che può passare dall’essere freddo all’essere caldo, mutando anche il proprio effetto sullo sguardo e sulla mente dell’osservatore. Altri soggetti centrali sono gli animali, figure dall’accento simbolico, che affiancano le ragazze senza volto. È inoltre presente un interesse per la moda e i dettagli decorativi, che si evince dalla stilizzazione delle figure e degli abiti. L’artista usa tecniche e materiali diversi, metodo che ricorda le contaminazioni tipiche delle secessioni e del simbolismo e rappresenta un’altra forma di crossover.

Nato a Roma nel 1960, Fantini ha avuto una lunga e svariata carriera nelle arti, lavorando come ballerino professionista, attore, fotografo nonché pittore e scultore. Ha passato 14 anni in viaggio e ha vissuto fuori dall’Italia per diversi periodi, con lunghi soggiorni in Asia e in particolare in Tibet, per poi tornare a Roma nel 2000.

VBC Fantini, The Hare, 2020, Tecnica mista su tela 100×120 cm

Con le sue ultime opere Fantini torna ai suoi archetipi: adolescenti senza volto con chiome rosse e soggetti tratti dalla natura – animali, alberi, piante. In queste figure stilizzate, l’assenza dei tratti fisionomici descrive una condizione interiore piuttosto che un dato biografico. Le ragazze trasmettono un senso di leggerezza e allegria, anche dove convivono con elementi velatamente perturbanti. Le opere di Fantini, attraverso un’elaborata tecnica a strati, composta di tessuti e pittura, accostano con originalità gioco decorativo e gusto minimalista. La sua attenzione per il colore e per le interazioni umane crea un’autenticità che parla direttamente allo spettatore e che gli ha fatto guadagnare un largo seguito in Italia e all’estero.


Ufficio stampa

Alessandra Lenzi
alessandralenzi.press@gmail.com

Alla mostra su Milani al Roncale ci sarà anche Chendi, l’enfant prodige della pittura polesana

Edoardo Chendi: Ritratto di Vittorio Milan, 1946

VIRGILIO MILANI
e l’Arte del ‘900 in Polesine

Rovigo, Palazzo Roncale

25 marzo – 25 giugno 2023

Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, da un’idea di Sergio Campagnolo. A cura di Alessia Vedova.

Vernice per la Stampa: venerdì 24 marzo, ore 11

Alessia Vedova, curatrice della attesa mostra “Virgilio Milani e l’Arte del ‘900 in Polesine”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, annuncia che nel percorso espositivo sarà presente anche un’opera di Edoardo Chendi (1906 – 1993), l’artista che esattamente cent’anni fa debuttò  alla collettiva d’arte organizzata dall”Accademia dei  Concordi. Aveva solo 14 anni!

Il dipinto di Chendi scelto dalla curatrice per essere esposto nella mostra al Roncale è Il “Ritratto di Vittorio Milan“, opera del 1946. Il ritratto, uno dei tre esistenti eseguiti da Chendi dopo il 1945,   ritrae   il pittore Vittorio Milan alla età di 26 anni.  L’opera è già stata ammirata   nel 1997 nell’antologica del pittore rodigino allestita all’ex Pescheria a Rovigo. “In essa – afferma Alessia Vedova –s piccano le doti di esecuzione rapida e fluida del medium pittorico con toni chiaroscurali caldi assimilabili al colore sangue di bue. Le qualità di ritrattista dell’artista era notevole essendo uno dei più meritevoli allievi di Giorgio Morandi a Bologna”. 

In catalogo a ripercorrere la vicenda di Chendi è Lucio Scardino, autore di un saggio sulla Pittura Polesana dal 1915 al 1945 che sarà nel catalogo della mostra.  

“Chendi, vero e proprio enfant prodige, dopo il folgorante esordio alla mostra, “prese a frequentare l’Accademia di Belle Arti a Bologna, dove fu allievo di Majani e di Morandi, il cui influsso trapela in alcuni paesaggi polesani o emiliani, dall’atmosfericità costruita sapientemente con il  tonalismo e nella resa, quasi impercettibile, della luce e del colore. Altri maestri bolognesi lo influenzarono: dal Romagnoli, in alcuni nudi matericamente sfatti a Drei, per talune sculture.

Sono però i ritratti d’anteguerra a costituire forse le sue opere più significative, specie quelli degli amici artisti: Virgilio Milani, Vittorio Milan, il romagnolo Enzo Morell (frescante nel Cimitero dei Sabbioni), Estevan Fioravanti, giovane fratello di Ervardo  e il senile Pinelli con la sciarpa rossa, compongono una intensa galleria  dove i gesti semplici, i  sentimenti espressi dallo sguardo, gli abiti,  gli oggetti assurgono a una sorta di “metafisica del quotidiano”,  poeticamente trasfigurata.

Oltre all’amore per  pittura, Chendi rivelò sin da giovane un forte impegno politico, che lo portò ad un deciso antifascismo,  tanto che venne condannato all’esilio in Lucania, a Pisticci, dove restò tra il 1937 al 1941, continuando a dipingere con qualità costante  ma – logicamente – non potendo più esporre. Un  significativo epigono locale  di Carlo Levi, insomma…”.


Info: Fondazione Cariparo
www.fondazionecariparo.it
 
Relazioni con i media:
dott.ssa Alessandra Veronese

Ufficio Comunicazione:
dott. Roberto Fioretto
comunicazione@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499;
www.studioesseci.net ;
simone@studioesseci.net, referente Simone Raddi

Roma: Dal 25 marzo al Museo Bilotti (Villa Borghese) Pericle Fazzini, lo scultore del vento”

Ridotto-1947, Artista nello studio con Sibilla, Cavallo e Busto d’uomo, crediti Oscar Savio

“Pericle Fazzini, lo scultore del vento”

Al Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese la mostra dopo trent’anni, in occasione del 110° anniversario della sua nascita

Dal 25 marzo un percorso nella poetica dell’artista della Resurrezione vaticana attraverso una selezione di circa 100 opere

A cura di Alessandro Masi con Roberta Serra e Chiara Barbato

Dal 25 marzo al 2 luglio 2023 il Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese (Roma) ospita la mostra “Pericle Fazzini, lo scultore del vento”, a cura di Alessandro Masi, con Roberta Serra e Chiara Barbato, e i contributi in catalogo di Bruno Racine, Claudio Strinati e Salvatore Italia.

L’esposizione, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; dalla Fondazione e Archivio Storico “Pericle Fazzini”, presenta una selezione di circa 100 opere dell’artista tra sculture, bozzetti, disegni e grafiche. L’ingresso al museo è gratuito, i servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.

Le opere di Pericle Fazzini, “lo scultore del vento“, come lo definì il grande poeta Giuseppe Ungaretti, tornano finalmente in mostra a Roma dopo trent’anni, in occasione del 110° anniversario della sua nascita. La mostra, curata dallo storico dell’arte Alessandro Masi, in collaborazione con Roberta Serra e Chiara Barbato, ripercorre l’intera vita creativa del maestro marchigiano, attraverso sculture di piccola e grande dimensione – fra legni, bronzi e gessi – disegni e opere grafiche: dalle prime prove degli anni Trenta e Quaranta come il “Giovane che declama” (1937-38) e la “Sibilla” (1947) fino ai bozzetti originali della “Resurrezione” della sala Pier Luigi Nervi in Vaticanoultimo cantiere di un artista unico dopo la Cappella Sistina di Michelangelo. Di particolare interesse sono il “Ritratto di Anita” (1933), il “Ritratto di Sibilla Aleramo” (1947), l'”Uomo che urla” (1949-50) e il “Profeta” (1949), quest’ultimo raramente esposto.

Pericle Fazzini, Ritratto di Sibilla Aleramo, 1947, gesso policromo, cm 64x43x51,5, Collezione eredi Fazzini, ph. ©Massimo Napoli

Il percorso dell’artista, autore tra i più apprezzati della “Scuola romana”, nato a Grottammare (AP) il 4 maggio del 1913 e morto a Roma il 4 dicembre del 1987, si inserisce tra le più alte testimonianze dell’arte sacra del XX secolo. Il suo anelito alla bellezza come svelamento del Divino segna una svolta nella ricerca plastica contemporanea traducendo il testo sacro delle Scritture in una forma dialogante tra Fede e Arte.

Figlio di un povero falegname piceno, Pericle Fazzini conobbe la sua fama grazie al poeta Mario Rivosecchi che lo introdusse negli ambienti della Roma dei Mafai, Scipione, Mazzacurati, Ziveri e della gallerista Anna Laetitia Pecci Blunt (Galleria La Cometa), che impressero una svolta all’arte in senso espressionista e antiretorico contro ogni forma d’arte di regime e celebrativa del fascismo.

Pericle Fazzini, Donna nella tempesta, 1932 (1970), bronzo, 155x79x161 cm, Collezione eredi Fazzini

Conservate nei maggiori musei di tutto il mondo, le sculture di Fazzini trovano spazio in importanti collezioni private e pubbliche come il Moma di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Guggenheim Collection di Venezia, il Centre Pompidou di Parigi e il Momat di Tokyo.

Un ricco e informato catalogo (De Luca Editore d’Arte) riporta i testi di Alessandro Masi, Bruno Racine, Claudio Strinati, Salvatore Italia, Roberta Serra e Chiara Barbato. Legato all’evento espositivo e di prossima pubblicazione anche un secondo volume, dedicato agli scritti di Fazzini, a cura dello storico della lingua italiana Giulio Ferroni.


INFO
Mostra: Pericle Fazzini, lo scultore del vento
Dove     : Roma, Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
Quando : 25 marzo – 2 luglio 2023
Inaugurazione: 24 marzo ore 17.00 – 19.30 (ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura)
Promossa da: Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione e Archivio Storico “Pericle Fazzini”
Patrocini: Ministero della Cultura, Dicastero della Cultura e l’Educazione del Vaticano. Patrocinio “secondario” Aitart 
 
A cura di Alessandro Masi con Roberta Serra e Chiara Barbato
 
Orari:
dal 25 marzo fino al 31 maggio gli orari sono:
martedì – venerdì ore 10.00 – 16.00
sabato e domenica ore 10.00 – 19.00
 
dal 1 giugno al 2 luglio;
martedì – venerdì ore 13.00 – 19.00 
sabato e domenica ore 10.00 – 19.00Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
 
Biglietti: Ingresso gratuito
 
Info 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00); 
www.museocarlobilotti.it;
www.museiincomuneroma.it
www.periclefazzini.it
Instagram: @fondazione_periclefazzini
Facebook: @FondazioneArchivioFazzini
Catalogo: De Luca Editore
Contributi video: Francesco Masi
Comunicazione: Paolo Conti

Ufficio stampa 
Valerio De Luca e Melina Cavallaro

Sponsor GEM elettronica

Messina, Mondadori Bookstore: Si inaugura la mostra “Anatomia dell’anima. Le forme dell’essere” dell’artista Vincenzo Magro a cura di Mariateresa Zagone

VOLTO MASCHILE CUFFIA BLU

Sabato 25 marzo, alle ore 18,30 presso i locali della Mondadori Bookstore di via Consolato del Mare 35 a Messina, si inaugura la mostra Anatomia dell’anima. Le forme dell’essere dell’artista Vincenzo Magro a cura di Mariateresa Zagone.

L’artista palermitano espone per la prima volta a Messina e presenta 14 volti e corpi in cui la materia della grafite vibra sul supporto ma il cui disegno anatomico perfetto non traduce sembianze di persone reali quanto, piuttosto, segue parametri ideali quindi, mentali, costruendo proporzioni classiche astratte in cui la fissità del disegno impeccabile dialoga con le parti non finite creando un cortocircuito stilistico e iconografico.

Vincenzo Magro parte dal disegno e, un po’ per istinto, un po’ perché la ricerca lo guida costantemente, realizza volti e corpi in cui l’anatomia da manuale dialoga, come detto, con parti appena accennate, volti fermati in attimi che però rimangono sospesi in un non tempo, in un non spazio grazie a sfondi colorati che non li contengono e da cui fuoriescono, a ricordarci che la simmetria e la perfezione sono solo il frutto dell’illusione della mente.

La mostra sarà aperta tutti i giorni, dal lunedì al sabato, fino all’8 aprile
dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle ore 16,00 alle 20,00.