Foiano. Madonna della Cintola di A. della Robbia. Moretti ne documenta il restauro

Il restauro della Madonna della Cintola (1502) di Andrea della Robbia, custodita nella Collegiata di San Martino e Leonardo a Foiano della Chiana (AR), è stato completato da un volume edito da DARTE per Tau Editrice che ne racconta la storia e l’importanza grazie alle ricerche di Tommaso Mozzati. L’intervento è stato finanziato da Fabrizio Moretti, mercante d’arte internazionale, ma da sempre legato a Foiano, luogo di origine del padre Alfredo.

Il restauro della Madonna della Cintola di Andrea della Robbia
Foiano della Chiana (AR), 27 aprile ore 18.30

In occasione della celebrazione del restauro, il 27 aprile alle ore 18.30 all’interno della Collegiata di San Martino e Leonardo di Foiano della Chiana (AR), verrà presentato il volume Andrea della Robbia. Storia e restauro della Madonna della Cintola di Foiano con un interessante saggio di Tommaso Mozzati, professore associato dell’Università degli Studi di Perugia, e un testo di Nicoletta Marcolongo e Angela Tascioni dello Studio Ardiglione di Firenze che ha curato il restauro dell’opera sotto la direzione di Jane Donnini Funzionario Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Siena, Grosseto e Arezzo.

Una delle opere più straordinarie custodite nel borgo di Foiano della Chiana, luogo di nascita del padre di Fabrizio e per il quale lui stesso ha un legame molto profondo, sarà da questo momento – secondo lo stesso Fabrizio – “visibile ai visitatori nello splendore di come quando il capolavoro uscì dalla bottega del maestro”.

In memoria di suo padre Alfredo, Fabrizio si è infatti impegnato a finanziare il restauro di quest’opera, un importante elemento all’interno di uno spazio civico dedicato alla gente di Foiano e proprietà della comunità locale. Mosso dal desiderio non solo di “restituire alla comunità un capolavoro di Andrea della Robbia attraverso un accurato restauro” ma anche di onorare la memoria di suo padre, che “ha sempre tenuto stretta al cuore la sua città natale”, le intenzioni di Fabrizio sottolineano il significato unico della Madonna della Cintola. In quest’opera di grande importanza, la silhouette maestosa della Vergine Maria, sostenuta da sei angeli, appare ai Santi Tommaso e Leonardo all’interno di una mandorla di cherubini ed è incoronata dalla figura di Dio Padre, le cui braccia sono aperte in un gesto di accoglienza e protezione. È quindi profondamente significativo che la Madonna della Cintola, segnata dai tratti di una complessa storia conservativa, possa ora essere restituita alla gente di Foiano nella piena e radiosa chiarezza, grazie al generoso contributo di Fabrizio Moretti. Questo gesto permette così di perpetuare una narrazione plurisecolare, strettamente legata agli eventi della comunità di Foiano della Chiana e all’essenza stessa della sua identità sociale e culturale.


Informazioni
Collegiata dei Santi Martino e Leonardo
Foiano della Chiana (Arezzo)
Sabato 27 aprile ore 17
Ingresso libero

Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Via San Mattia 16, 35121 Padova
Tel. +39.049.663499
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Il programma del 27 aprile di ARTEVENTO CERVIA

Prosegue ARTEVENTO CERVIA

Il secondo weekend della 44° edizione del Festival Internazionale dell’Aquilone inizia con la celebrazione dell’anno del drago attraverso i focus su Cina e Giappone e l’edizione speciale della “Notte dei Miracoli” per i 700 anni dalla morte di Marco Polo. Il programma di sabato 27 aprile 2024.



INFORMAZIONI UTILI
44° ARTEVENTO CERVIA FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’AQUILONE
DOVE: Cervia, Spiaggia di Pinarella e altre location
QUANDO: dal 20 aprile al 1° maggio 2024
 
CONTATTI
SITO: https://artevento.com/
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UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

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Biblioteca Regionale di Messina: “Il Maggio dei Libri”- “Il libro…la nostra libertà”. 

Biblioteca Regionale di Messina – Quattordicesima edizione della campagna nazionale di promozione alla lettura “Il Maggio dei Libri”- “Il libro…la nostra libertà”. Palinsesto eventi programmati – dal 23 aprile al 31 maggio 2024.

L’opera “Insegnami a volare” realizzata dall’illustratrice Nicole Tecchio, vincitrice del contest “Disegniamo il Maggio”, indetto dal Festival internazionale del fumetto, animazione, cinema e games “Romics”, potrebbe ben rappresentare la linea di azione della Biblioteca Regionale di Messina.

Guardando in prospettiva “a volo d’uccello”- per rimanere in tema- in occasione della quattordicesima edizione de Il Maggio dei Libri, si è realizzato un palinsesto che sotto l’egida “Se leggi ti lib(e)ri” possa abbracciare i tre filoni in cui è declinato il tema principale: “Lib(e)ri di conoscere”    “Lib(e)ri di sognare”     “Lib(e)ri di creare”.

Il programma, racchiuso sotto l’intitolazione “Il libro…la nostra libertà”, prevede ogni venerdì di maggio interessanti e accattivanti appuntamenti culturali.



Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’iniziativa in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere all’Autrice.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO: Ufficio Relazioni con il Pubblico
                  tel.090674564

Alla Fondazione Magnani-Rocca scoppia la Munari-mania

Scoppia la Munari-mania. Un trionfo di pubblico senza precedenti alla Fondazione Magnani-Rocca per la mostra “Bruno Munari. Tutto”. E c’è anche un nuovo progetto multimediale.
Mamiano di Traversetolo, Parma — La Fondazione Magnani-Rocca celebra il successo straordinario della più grande mostra mai dedicata a una delle figure più iconiche del design e della comunicazione visiva del XX secolo quale fu Bruno Munari.

BRUNO MUNARI. TUTTO
Fondazione Magnani-Rocca
Mamiano di Traversetolo – Parma
16 marzo – 30 giugno 2024

Inaugurata il 16 marzo e aperta fino al 30 giugno 2024, la mostra sta attraendo un pubblico numerosissimo da tutta Italia, stabilendo un nuovo record per il museo e affermandosi come la più significativa degli ultimi quindici anni.
Un evento che sta catturando l’interesse degli appassionati di design, architettura e discipline creative e artistiche ma anche di numerose famiglie e figure educative, che riconoscono in Munari un innovatore della pedagogia e dell’Arte contemporanea. Qui il genio di Munari è raccontato non in ordine strettamente cronologico, ma per concetti e attitudini, dimostrando le interconnessioni tra i diversi lavori nelle differenti discipline: arte, design industriale e pedagogia.

La mostra “Bruno Munari. Tutto” alla Fondazione Magnani-Rocca (Mamiano di Traversetolo, Parma) è aperta per tutto il ponte del 25 aprile, anche mercoledì 1° maggio, offrendo un’ulteriore opportunità per visitare e vivere questa celebrazione di creatività e innovazione.

Per informazioni su orari visite guidate è possibile visitare www.magnanirocca.it

Alla Magnani-Rocca, nuovo progetto creativo – In questo periodo di fervente innovazione culturale e creativa, la Fondazione lancia un nuovo entusiasmante progetto: “La Villa dei Capolavori”, un podcast che è anche un’audioguida d’autore curata da Altremuse  il nuovo canale vocale della Fondazione Magnani-Rocca racconta la grande Arte all’interno del Museo e anche nel Mondo.

La prima stagione è a cura di Altremuse, il collettivo di storiche dell’arte, curatrici e creator digitali che oggi è diventato un media di divulgazione che è anche una rivista cartacea. Voci giovani, competenti, pop e irriverenti al punto giusto.

Il Podcast “La Villa dei Capolavori” si può vivere in due modi diversi. Per chi si trova al Museo è un’esperienza coinvolgente che svela, sala per sala, curiosità e retroscena che riguardano le opere e i più grandi artisti di ogni epoca come Tiziano, Canova, Monet, Cézanne, Goya, Burri, de Chirico, e altri miti della storia dell’Arte presenti nella collezione della Fondazione Magnani-Rocca.

Per chi lo ascolta al di fuori dalla Villa, ovunque si trovi nel mondo, è invece una serie di episodi emozionanti che raccontano di una Collezione straordinaria e di Luigi Magnani, l’uomo che l’ha resa possibile mettendo insieme alcune delle più importanti opere della Storia dell’Arte. Ascoltalo qui

In arrivo le prossime stagioni – Nuovi creator stanno lavorando alle prossime stagioni per raccontare la grande Arte attraverso, temi, mostre, approfondimenti.

Il progetto ideato da Kreativehouse è frutto della sperimentazione di nuovi linguaggi digitali ed è scritto e curato da Altremuse, segnalate dal Giornale dell’Arte tra 30 under 30 della creatività del futuro.

Il nuovo progetto podcast “La Villa dei Capolavori”, rappresenta il culmine dell’impegno della Fondazione Magnani-Rocca per la promozione culturale attraverso tecnologie innovative e media vocali, rendendo l’arte accessibile su scala mondiale. Con questo progetto, realizzato con il contributo di Regione Emilia Romagna e di Crédit Agricole Italia, la Fondazione Magnani-Rocca intende stabilire un nuovo standard per la comunicazione culturale, utilizzando la tecnologia dei media vocali per raggiungere e coinvolgere il pubblico in modi precedentemente inesplorati.

La Fondazione Magnani-Rocca tra le Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna – Il progetto delle audioguide/podcast della Villa dei Capolavori è realizzato grazie alla legge regionale 2/2022 per il riconoscimento e la valorizzazione delle abitazioni e degli studi di esponenti del mondo della storia, della cultura, delle arti, della politica, della scienza e della spiritualità, denominate “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna”.

La Fondazione Magnani-Rocca, con la mostra “BRUNO MUNARI TUTTO”, la collezione permanente, il parco romantico, è aperta per tutto il Ponte del 25 aprile con orario continuato 10-19 (venerdì 26 aprile orario 10-18). 

Giovedì 25 e domenica 28 aprile ore 11.30, 12, 16, 17, venerdì 26 aprile ore 16.30, sabato 27 aprile ore 16.30 e 17, per chi lo desidera, è possibile visitare la mostra con guida specializzata prenotando a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentandosi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo ingresso € 14, costo guida € 5.

Per il solo ingresso non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo.

La mostra dedicata a Bruno Munari è realizzata grazie al contributo di: FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA
Media partner: Gazzetta di Parma, Kreativehouse.
Con la collaborazione di: AXA XL Insurance e Aon
Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.


BRUNO MUNARI. TUTTO
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 16 marzo al 30 giugno 2024. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Lunedì chiuso, aperto Lunedì di Pasqua.
Ingresso: € 14 valido anche per le Raccolte permanenti e il Parco romantico – € 12 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole e sotto i quattordici anni. Il biglietto comprende anche la visita libera agli Armadi segreti della Villa. Per meno di quindici persone non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo alla Fondazione.
Informazioni e prenotazioni gruppi:
tel. 0521 848327 / 848148   info@magnanirocca.it   www.magnanirocca.it   
Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16, 17, visita alla mostra ‘Munari’ con guida specializzata; è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 19 (ingresso e guida).
 
Ufficio Stampa
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Il programma del 26 aprile di ARTEVENTO CERVIA

Prosegue ARTEVENTO CERVIA

La 44° edizione del Festival più colorato della Romagna continua con lo spettacolo del campionato di volo acrobatico Cervia’s Cup, il Glitch Mob, la presentazione de “Il millepiedi di Iqbal” e della tradizione dell’aquilone sonoro con l’artista vietnamita Quan Hang Cao. Il programma di venerdì 26 aprile 2024.



INFORMAZIONI UTILI
44° ARTEVENTO CERVIA FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’AQUILONE
DOVE: Cervia, Spiaggia di Pinarella e altre location
QUANDO: dal 20 aprile al 1° maggio 2024
 
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Rovigo, Palazzo Roncale: Matteotti, una Storia di tutti

È un Matteotti a tutto tondo quello che emerge nella mostra proposta ed organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comitato Provinciale per il Centenario di Matteotti, mostra che rappresenta uno dei momenti più alti delle Celebrazioni nazionali nei 100 anni dalla morte dello statista rodigino.

Rovigo, Palazzo Roncale

GIACOMO MATTEOTTI (1885 –1924). Una Storia di tutti

Mostra a cura di Stefano Caretti

All’interno delle diverse iniziative territoriali e nazionali, va ricordato anche il restauro e nuovo allestimento della Casa Museo dello statista a Fratta Polesine, Casa Museo che, nella sua nuova veste, aprirà i battenti al pubblico proprio il 10 giugno, in concomitanza con la giornata commemorativa nazionale.

“La sua denuncia della nascente dittatura, atto di coraggio già di per sé meritevole di essere tramandato come esempio, lo consacrò alla memoria dell’antifascismo durante e dopo il Ventennio, facendogli assumere tratti eroici” sottolinea Stefano Caretti curatore della mostra

 “Al di là dall’aspetto celebrativo, l’esposizione – afferma il curatore – ha l’obiettivo di ricollocare la storia del deputato all’interno del contesto polesano, dove nacque e visse gran parte della sua breve esistenza, un luogo in cui potevano leggersi, estremizzati, fenomeni comuni al resto d’Italia, come la povertà, l’emigrazione, la conflittualità sociale prima, le violenze del dopoguerra poi. Fu probabilmente quello sguardo sempre rivolto al suo territorio che permise a Matteotti di cogliere prima di altri i segni dei tempi.

L’angolo tra il Lungotevere e via Scialoia dove l’auto dei sicari attendeva il passaggio di Matteotti.

Nato a Fratta Polesine – da una famiglia molto agiata – aderì presto al socialismo e via via intensificò il suo impegno politico nel Partito e nell’amministrazione locale, assumendo sempre le conseguenze dell’espressione forte e pubblica delle proprie posizioni, spesso controcorrente e visionarie: dalle polemiche giornalistiche, al limite della diffamazione e della minaccia, fino alla condanna per disfattismo.

Pacifista convinto, dopo il confino in Sicilia, nel dopoguerra, venne eletto deputato, rinvigorendo le denunce alle crescenti violenze del fascismo, fino al suo clamoroso rapimento e omicidio compiuto il 10 giugno del 1924.

Il percorso espositivo propone un confronto tra il contesto sociale e culturale dell’epoca e le idee, e gli episodi, della vita di Matteotti, così da evidenziare le influenze e le peculiarità delle sue scelte, dando la possibilità al visitatore di inquadrare la sua azione nelle corrette coordinate spaziali e temporali.

La storia di Giacomo Matteotti è e deve essere considerata, soprattutto, una storia di tutti.

Per questo il compito principale della mostra è quello di promuovere la conoscenza della società italiana dell’epoca e, quindi, delle complesse dinamiche che portarono all’instaurarsi della dittatura, al fine di evitare che gli errori commessi in passato possano ripetersi in futuro”.

Su queste premesse, il percorso espositivo in Palazzo Roncale accompagna il visitatore ad approfondire una serie di precisi temi. Ad iniziare dall’ambiente in cui Giacomo è nato. Il titolo che il professor Caretti ha scelto per questa sezione è indicativo: “Ville e tuguri: Matteotti e il Polesine“: Il focus successivo la mostra lo riserva a “Velia Titta e la sua famiglia. La Belle Époque europea“, per ricordare l’amore sbocciato tra Giacomo e Velia, giovane di eccellente famiglia, sorella del celebre baritono Titta Ruffo. 

Appena tredicenne Giacomo si iscrive alla gioventù socialista e nel 1904 al partito. Colpito dall’estrema miseria in cui sopravviveva la popolazione rurale del Polesine. Ed è a queste sue lotte sociali che è riservata la terza sezione della mostra: “Dall’impegno sul territorio al socialismo“.

 “Per la guerra o per la guerra alla guerra”, tema della successiva sezione, documenta la profonda avversione di Matteotti alla guerra, presentata come “santa e rivoluzionaria”.

Come racconta la sezione “Nella guerra, in trincea e lontano dal fronte“, Matteotti, all’entrata dell’Italia nel conflitto, continua la sua opposizione in tutte le sedi in cui gli è ancora concesso esprimerla. Nonostante fosse stato riformato e congedato, viene arruolato e poi inviato al confino in Sicilia dove si adopera con la Croce Rossa per il rientro di prigionieri.

Il dopoguerra in Parlamento” ricorda l’elezione avvenuta nel 1919 e nuovamente nel ’21 e nel ’24 nel collegio Rovigo-Ferrara. La sua attività di parlamentare viene riconosciuta come “indefessa e onnipresente”. Sono anni in cui Matteotti matura la necessità di arrivare agli Stati Uniti d’Europa.

Capendo la natura totalitaria del fascismo vi si oppone strenuamente. Pubblica Un anno di dominazione fascista, volume che irrita Mussolini e il Regime.

L’epilogo del suo percorso parlamentare è illustrato nella successiva sezione riservata a “I congressi socialisti e la Marcia su Roma“. In essa rivivono gli anni fatidici dal Congresso Socialista di Livorno del 1921, del successivo di Roma nel ’22 e, nell’ottobre dello stesso anno, la Marcia su Roma: con il benestare del re il fascismo, forza antipartitica, diventava istituzionale. Quella di Matteotti, in Parlamento, sarà la voce più forte dell’opposizione.

La Lancia Kappa targata Roma 55-12169 usata da Dumini, Volpi, Viola, Malacria e Poveromo per il sequestro di Giacomo Matteotti

Il 10 giugno del ’24 questa voce scomoda venne fatta tacere per sempre. Matteotti fu rapito. Il suo corpo, straziato e denudato, verrà ritrovato il 16 agosto in una fossa a Riano Flaminio. Intanto il 27 giugno le opposizioni parlamentari mettono in atto la secessione dell’Aventino. Mussolini passa alla controffensiva e, a partire dall’anno successivo, approva senza ostacoli le “leggi fascistissime”. Nel novembre del ’26 i deputati dell’Aventino vengono dichiarati decaduti dal mandato parlamentare.

L’ultima sezione in mostra è dedicata al processo “beffa” di Chieti. Il “processo” dura appena una settimana, ben presidiato dai fascisti, dimostrandosi essere null’altro che una autentica “farsa”, come avrebbe scritto Turati a Velia Matteotti, una “beffa atroce… evidentemente concordata”.

“La denuncia della nascente dittatura, atto di coraggio già di per sé meritevole di essere tramandato come esempio, consacrò Matteotti alla memoria dell’antifascismo durante e dopo il Ventennio, facendogli assumere tratti eroici”, chiosa Stefano Caretti curatore della mostra.


Fondazione Cariparo
dott. Roberto Fioretto
Responsabile Ufficio Comunicazione
+39 049 8234834 – roberto.fioretto@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499
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Si alza il sipario su “RARA AVIS. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane”

Si è alzato il sipario su RARA AVIS Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane, l’elegante mostra a cura di Sofia Gnoli allestita con grande cura presso le Uccelliere Farnesiane sul Palatino, con l’organizzazione e la promozione del Parco archeologico del Colosseo.

RARA AVIS
Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane
Roma, Parco archeologico del Colosseo
Uccelliere Farnesiane
24 aprile 2024 – 21 luglio 2024

Abiti e accessori, esempi unici di haute couture provenienti dagli archivi delle più celebri maison di moda al mondo, vengono esposti nelle Uccelliere Farnesiane, uno dei luoghi più simbolici della Roma rinascimentale e barocca, incastonate negli Orti Farnesiani del Palatino, il primo giardino botanico del mondo, voluto nel XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese. Il percorso della mostra si snoda all’interno dei due padiglioni ed è suddiviso in tre sezioni: Il MitoCaleidoscopiche Visioni e Le ALI, irreALI, reALILa alata fantasia della ‘mitica’ Anna Piaggi.

La nuova mostra in programma, ancor più che in altri casi, conferma la volontà del Parco archeologico del Colosseo di vivificare i suoi importanti complessi architettonici con eventi culturali che traggano la loro ispirazione dal genius loci, in dialogo con le energie creative che progressivamente emergono dalla società civile. Una successione di straordinari abiti-uccello e accessori piumati anima, infatti, sul Palatino, le Uccelliere Farnesiane“, spiega Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. “Grande attenzione è stata riservata, oltre che alla scelta degli oggetti, anche all’allestimento della mostra, che è immersivo con proiezioni di un paesaggio idilliaco, dei suoni e dei rumori della natura per la voliera che ospita la sezione Caleidoscopiche Visioni e la simulazione di tuoni e lampi nell’altra per la sezione Il Mito“.

La sezione dedicata al “Mito” e al divino, ‘popolata’ di abiti-uccello bianchi, neri e oro, si apre con un omaggio a Giovanni Gastel e al suo scatto Zeus in forma di cigno e Leda (1990).

Queste alcune delle meraviglie che è possibile ammirare: il maestoso abito cigno bianco, una spuma di tulle completata da candide ali di Maria Grazia Chiuri per Christian Dior (Cruise, 2022); l’abito cigno nero, che riporta alla memoria la Odile di Il Lago dei Cigni di Tchaikovsky, di Alexander McQueen per Givenchy (haute couture autunno-inverno 1997); l’abito-corsetto in organza, interamente ricamato con piume di gallo e di fagiano, della Collezione Firenze 2020 di Dolce&Gabbana Alta Moda;  il lungo abito nero, guarnito sul retro da una cascata di caleidoscopiche piume di Thierry Mugler (haute couture autunno-inverno 1997); il micro-abito dorato, in metal mesh ed enormi ali di piume di struzzo disegnato da Donatella Versace appositamente per Katy Perry e dai lei sfoggiato sul tappeto rosso del Gala del MET nel 2018; il look esclusivo realizzato da Alessandro Michele per Gucci con ricami in cristalli 3D e indossato da Florence Welch, al MET Gala del 2019, così come la mise, con bolero pappagallo, della prima sfilata haute couture di Jean-Paul Gaultier (autunno-inverno 1997). Un posto speciale merita inoltre l’abito “Vittoria del colibrì”, progettato appositamente per “Rara Avis” da Tiziano Guardini, realizzato in seta non violenta e dedicato al tema della sostenibilità.

Una sezione è poi dedicata agli accessori “aviari” di Anna Piaggi e provenienti dalla sua collezione personale, tra cui una borsa gabbietta con canarini e cappelli di Schiaparelli e Philip Treacy.

Proprio come due Wunderkammer, le stanze delle meraviglie, che tra il Cinquecento e il Seicento ospitavano rarità naturali e artificiali, – aggiunge Sofia Gnoli, curatrice della mostra – le Uccelliere accoglie abiti visionari e accessori nati dalle idee di designer internazionali. Vorremmo far vivere ai visitatori un’esperienza di stupore, come se si immergessero in un piccolo cosmo strabiliante, in cui c’è una corrispondenza tra uomo e animale, per guardare più lontano, al rapporto stesso con la natura“.

Abiti piumati e accessori uccello fanno parte di un lessico allegorico dai molteplici significati, simbolo di contrastanti allusioni – paura, bellezza, prigione e libertà – che ha incantato nei secoli artisti e scrittori, scultori e fashion designer.

Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli fanno parte del lessico delle apparenze sin dall’antichità. È il caso di Maat, dea della giustizia dell’Antico Egitto, spesso rappresentata con ali piumate, così come delle Arpie della mitologia greca, mostruose creature con viso da donna e corpo da uccello.

Pappagalli, aquile, struzzi e pavoni hanno periodicamente incantato cavalieri e regine, principesse e muse del gusto. Pensiamo all’ultimo quarto del Settecento quando la regina Maria Antonietta, giocosamente soprannominata da suo fratello Joseph “Testa di piume”, furoreggiava con le sue altissime acconciature pullulanti di uccellini imbalsamati e piccole gabbie, create da Léonard, il suo parrucchiere personale. Più tardi, come emerge da certe descrizioni di Proust che, in un passo della Recherche, vede trasfigurare la duchessa di Guermantes in uccello del paradiso, le donne iniziarono a subire vere metamorfosi.

Qualcosa di simile sembra accadere con gli abiti e gli accessori in mostra che, attraverso uno stupefacente percorso, fanno dialogare il mondo umano con quello animale.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio Arte dove, accanto al testo di Sofia Gnoli, sono presenti saggi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre Reinach.


1537 Alessandro Farnese, cardinale e nipote di papa Paolo III, avvia un programma di acquisti d’una serie di piccoli appezzamenti, posti fra le falde del Palatino sul Foro e la sommità della collina, fino al versante opposto sul Circo Massimo.

1548 Alessandro Farnese cede la proprietà al fratello Ottavio, obbligando quest’ultimo a contribuire con l’enorme cifra di 1500 scudi d’oro in due anni all’abbellimento del bene familiare, riservandosene l’usufrutto.

1556-1565 subentra il cardinale Ranuccio. Intraprende una serie di lavori centrati sull’assetto vegetale del giardino, ancora per buona parte ortivo e a frutteto, con boschetti di olmi e di allori, alberi di magnolia e di agrumi. L’organizzazione spaziale, a riquadri regolari, si arricchisce di treillage a formare pergolati, cupole, tribune e incerchiate, che coprono i viali e le piazzole fra le aiuole, dove sempre più numerose compaiono le fontane.

1565 alla morte di Ranuccio la proprietà torna al cardinale Alessandro, che acquista altri due terreni limitrofi. Sul fronte nordorientale, affacciato sul Campo Vaccino, realizza: il grande muro con basamento a scarpa che delimita il giardino su questo lato e le torrette angolari alle estremità del muraglione; il portale centrale col teatro d’ingresso retrostante; la rampa di risalita al primo ripiano e il criptoportico incassato nella collina. Risale a questo momento il Ninfeo degli Specchi, erudita esercitazione sul tema della fontana incassata nel terreno a mo’ di grotta, attribuibile forse a Pirro Ligorio.

1591-1626 il giovanissimo Odoardo, nel 1591 ancora sedicenne, riceve l’eredità politica dello zio Alessandro. Fa realizzare un ambiente a grotta: il triclinio estivo che verrà poi trasformato nel Ninfeo della Pioggia fra il 1612 e il 1626. A questo momento risale anche la terrazza conclusa dal fondale scenografico costituito dal fronte dei ruderi della Domus Tiberiana trasformato in prospetto monumentale in cui si incastona il Teatro del Fontanone. Al di sopra di questo basamento sorgeva ancora una costruzione, residuo delle precedenti vigne, definita nei documenti “uccelliera vecchia”.

1627-1635 Odoardo intraprende le ultime trasformazioni, in vista del suo matrimonio con Margherita de’ Medici nel 1628. Alla vecchia uccelliera, disassata rispetto al percorso di risalita venutosi a formare nel corso del tempo, ne viene accoppiata un’altra in modo più o meno speculare, rendendo il sistema nuovamente simmetrico rispetto all’asse monumentale. Entrambe le voliere vengono coronate da aeree coperture trasparenti in rete metallica. Ai lati delle uccelliere, per il collegamento con il ripiano superiore del giardino, due scalee spezzate in tre branche intagliano il volume del basamento, formato dalle strutture della Domus Tiberiana, accentuando lo slancio verticale della composizione. Tutto l’insieme così ricongiunto in un organico sistema di architetture sovrapposte e terrazzate viene ricoperto da una decorazione in parte a graffito in parte a stucchi. Una seconda “catena d’acqua”, o successione di fontane, viene proposta sul versante orientale del giardino, con la nuova Fontana dei Platani, il sottostante e ridecorato Ninfeo degli Specchi e il doppio specchio d’acqua costituito dalle peschiere gemelle. Di quest’ultimo complesso di bacini e fontane resta solo il Ninfeo degli Specchi.

Metà del ‘600 comincia il declino, quando Ranuccio II trasferisce la corte a Parma, dopo la sconfitta nella guerra di Castro. Da allora nessun membro della famiglia Farnese fissa più la propria residenza nella città dei papi. 

14 novembre 1692 lettera che attesta che i giardini, che costituiscono una grossa spesa, vengono dati a coltivare a giardinieri d’habilità e fede, che abbiano a contentarsi del frutto, che ne caveranno, invece delle provigioni, che si sono pagati per lo passato.

1718 – 1854 dai documenti si apprende la progressiva trasformazione del giardino in consolidata azienda agricola, la “Reale Azienda Farnesiana”.

1721 – 1727 il duca di Parma Francesco I intraprende lo scavo dell’area. Scoperta di tre grandi ambienti della Domus Flavia: il Lararium, l’Aula Regia e la Basilica. Vengono rinvenute le statue più belle della collezione conservata nel museo della Pilotta a Parma: i due nudi maschili colossali in basalto dell’Ercole e del Dioniso Farnese.

20 gennaio 1731 muore Antonio senza eredi maschi. L’unica discendente, Elisabetta Farnese, sposa Filippo V di Borbone.

1809 – 1814 amministrazione francese a Roma, il prefetto napoleonico conte di Tournon, fa disegnare un nuovo assetto del giardino simile a un parco pubblico. L’idea non vede la luce, invece viene realizzato il progetto, attribuito al Valadier, per una riedizione in veste neoclassica delle uccelliere, prive delle coperture a pagoda, saldate da un corpo centrale e rese abitabili per il conte.

1861 l’imperatore francese Napoleone III compra con fondi del proprio patrimonio personale gli Orti Farnesiani da Francesco II di Borbone, con l’esplicito proposito di condurvi scavi. L’impresa viene affidata all’archeologo italiano Pietro Rosa. Avviene la completa distruzione delle coltivazioni, mentre le costruzioni e le fontane vengono conservate o parzialmente riadattate con lievi modifiche, come le uccelliere, che diventano l’abitazione del direttore degli scavi.

1870 gli Orti Farnesiani vengono acquistati dal Governo Italiano.

1876 Rodolfo Lanciani viene nominato direttore degli scavi. La superficie dei giardini viene drasticamente ridotta. La facciata nord, sul Campo Vaccino, e i casini angolari vengono rasi al suolo. Il portale del Vignola viene smontato.

Inizio del 900 l’archeologo Giacomo Boni prosegue gli scavi e riprende anche a occuparsi del giardino. Reintroduce essenze esotiche a ricordo del ruolo di Orto Botanico del giardino nel corso del ‘600. Riporta alla luce il Ninfeo degli Specchi, dalla metà del XVIII secolo seppellito da detriti di scavo e vegetazione inselvatichita. Viene sepolto negli Orti Farnesiani.

1957 rimontaggio del portale del Vignola in via di San Gregorio, quale accesso monumentale al parco archeologico del Palatino, ancora attuale ingresso.


INFORMAZIONI
Mostra organizzata e promossa dal Parco archeologico del Colosseo
A cura di Sofia Gnoli
Uccelliere Farnesiane
Orti Farnesiani sul Palatino, Via di San Gregorio, Roma

ORARI
24 aprile 2024 – 21 luglio 2024
9.00 – 18.45, ultimo ingresso alle ore 18.30
visitabile tutti i giorni con esclusione delle giornate a ingresso gratuito
 
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, Padova Tel. 049663499;
Roberta Barbaro, roberta@studioesseci.net
Simone Raddi, simone@studioesseci.net

Jesolo, JMuseo: apre al pubblico la mostra “Banksy&Friends: l’arte della ribellione”

Dal 24 aprile la città di Jesolo accoglierà nelle sale del JMuseo una mostra unica nel suo genere: Banksy&Friends: l’arte della ribellione, la mostra che racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi.

Dal prossimo 24 aprile il nuovissimo JMuseo di Jesolo accoglierà oltre 90 opere tra le più irriverenti e controcorrente dell’arte contemporanea.

Banksy, ma anche Jago, TvBoy, Takashi Murakami, Liu Bolin, David LaChapelle e molti altri: artisti celebri e celebrati in tutto il mondo riuniti in una mostra straordinaria e dedicata all’arte del nostro presente, con opere iconiche e linguaggi compositivi in grado di giungere dritto al cuore di tutti.

Con le sue oltre 90 opere, la mostra rappresenta una summa di quella che è l’arte contemporanea oggi, presentando al pubblico i lavori di artisti amatissimi come Banksy, Jago, TvBoy ma anche di altri nomi celebri e conosciuti a livello internazionale: da Liu BolinDavid LaChapelle, Takashi MurakamiMr BrainwashObey fino ai noti italiani Angelo AccardiLAIKAMaPoLaurina PaperinaPAUNello PetrucciAndrea Ravo MattoniRizek e Giuseppe Veneziano.

Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene.

Curata da Piernicola Maria Di Iorio e con 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.

La mostra è prodotta dal Comune di Jesolo e organizzata da Piuma e Arthemisia.


Sede
J MUSEO
Via Aldo Policek
30016 – Jesolo (VE)
Date al pubblico
24 aprile – 15 settembre 2024
Biglietti
Intero 12,00 €
Ridotto 10,00 €

Info su orari, eventi e biglietti e prenorazioni
www.comune.jesolo.ve.it
www.jmuseo.it
info@jmuseo.it | T. +39 0418 627167

Social e Hashtag ufficiale
BanksyJesolo
@jmuseojesolo
@arthemisiaarte

Ufficio stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 6938030

Il programma del 25 aprile di ARTEVENTO CERVIA

Prosegue ARTEVENTO CERVIA. In diretta su GEO RAI 3 con il “Volo del fenicottero”, Korea Special Guest, l’annullo celebrativo dedicato a One Sky One World e gli spettacoli mozzafiato degli artisti internazionali Nick James e René Maier: la 44° edizione del Festival Internazionale dell’Aquilone celebra così la Festa della Liberazione. Il programma di giovedì 25 aprile 2024



INFORMAZIONI UTILI
44° ARTEVENTO CERVIA FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’AQUILONE
DOVE: Cervia, Spiaggia di Pinarella e altre location
QUANDO: dal 20 aprile al 1° maggio 2024
 
CONTATTI
SITO: https://artevento.com/
FACEBOOK: https://www.facebook.com/festivalaquilonecervia/
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/artevento_cervia_kite_festival/
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCCQv-5MAJEy-2DTIF57-6Fw/featured
 
UFFICIO STAMPA
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Sicilia: nuovi sviluppi per ispirare il futuro di altre città e le politiche di governo

Il progetto stimola lo sviluppo di un processo multidisciplinare di formazione e comunicazione delle conoscenze volto a implementare le “comunità di patrimonio” e mediante pratiche collaborative nel paesaggio. Molti sono stati i focus del workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” che si è tenuto a Favara, ponendo al centro l’idea di rigenerazione urbana su cui si fonda il progetto di ricerca “Paesaggi Aperti. Comunicazione, partecipazione, empowerment delle comunità” realizzato in Sicilia dall’Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch con la sezione territoriale IN/Arch Sicilia

Paesaggi Aperti
per abitare Favara

Crolli, aree abbandonate, edifici dismessi. Spazi vuoti si trasformano in paesaggi aperti: tanti in Sicilia i contesti da innovare, nei quali soddisfare i bisogni del presente in ascolto e in dialogo con la natura e la tradizione del contesto. Questi alcuni focus del workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” che si è tenuto a Favara, ponendo al centro l’idea di rigenerazione urbana su cui si fonda il progetto di ricerca “Paesaggi Aperti. Comunicazione, partecipazione, empowerment delle comunità” realizzato in Sicilia dall’Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch con la sezione territoriale IN/Arch Sicilia grazie al bando FRES “Fondo per la ricerca in campo economico e sociale” annualità 2021-22, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Il workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” è stato organizzato con il supporto di Farm Cultural Park e il patrocinio del Comune di Favara e dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Agrigento.

Interi quartieri soggetti alla caducità del tempo si stanno sbriciolando silenziosamente nell’attesa di essere rivissuti e di brillare di luce nuova, attraverso azioni di condivisione e coinvolgimento delle comunità. “Paesaggi Aperti” rilegge l’esperienza comunitaria sviluppata da Danilo Dolci in Sicilia a partire dagli anni ’50, con l’obiettivo di valorizzare culture e competenze locali rafforzando la complessa rete di relazioni fisiche, economiche e sociali che attraversano questi territori. Il progetto stimola lo sviluppo di un processo multidisciplinare di formazione e comunicazione delle conoscenze volto a implementare le “comunità di patrimonio” e mediante pratiche collaborative nel paesaggio.

Favara, nuova tappa del progetto Paesaggi Aperti, con il suo concentrato di memorie e forze creative, rappresenta un significativo case study per sviluppare pratiche laboratoriali volte a delineare nuovi paesaggi dell’abitare e nuove visioni urbane capaci di essere rigenerative, inclusive ed innovative. «Oltre a sviluppare un progetto locale per Favara – spiega Mariagrazia Leonardipresidente IN/Arch Sicilia – l’intento è quello di offrire una visione per il futuro di tante altre città, ispirando nuove politiche di Governo che promuovano strategie innovative e complesse per orientare nuovi percorsi di rigenerazione urbana nella società contemporanea». «Ci sono delle sfide che sono più grandi delle singole persone o di una comunità o ancora di più di una municipalità. – spiega Florinda Saieva di Farm Cultural Park, Transition For, RUF Regenerative Urban Farming – In alcuni casi la presenza dello Stato è indispensabile. Il centro storico di Favara è una di queste sfide, ma è anche la più grande occasione per sperimentare dei nuovi modelli di città del nostro sud Italia» sottolinea Saieva anche alla luce dell’accordo di collaborazione tra la Prefettura di Agrigento, il Comune di Favara, SPAB e Farm Cultural Park.

Al workshop di rigenerazione urbana sono stati invitati i progettisti Lillo Giglia (Lillo Giglia Architect); Giovanni FiamingoGiovanna RussoDomenica Benvenga (NextBuild); Salvo Terranova, Giorgia Testa, Arianna Lo Re, Fabrizio Parisi (lineaT studio); Francesco Moncada, Mafalda Rangel (Moncada Rangel); Lucia Pierro (AutonomeForme.Architettura) che, dopo una prima analisi dell’area di Via Reale, hanno iniziato a tracciare un percorso volto a definire una strategia per riabitare quest’area del centro storico che, nonostante, l’incuria ed il degrado diffuso conserva intatta la sua identità ed esprime un grande potenziale di rigenerazione urbana ed umana.

Le prime idee progettuali puntano l’accento sui vuoti generati dai crolli intesi come luoghi densi di possibilità e pronti ad accogliere nuove attività, nuovi spazi verdi e aree pavimentate. Per i progettisti quest’area può infatti diventare un nuovo luogo di relazione con la natura che migliorerà la qualità dell’ambiente urbano mitigando gli effetti del cambiamento climatico e promuovendo una strategia insediativa ecologica, basata sull’uso di fonti energetiche sostenibili, sull’efficientamento idrico e sulle pratiche di riforestazione urbana. Negli edifici recuperabili si propone invece un mix di funzioni residenziali, sociali, culturali, di commercio e piccolo artigianato. Tra i temi trattati anche quello dell’accessibilità e della accoglienza della nuova cittadinanza da attuare mediante progetti di coabitazione, scambi culturali e collaborazioni economiche: lungo Via Reale si potrà sviluppare un esempio di convivenza tra persone di generazioni ed etnie differenti generando una nuova città armoniosa e solidale.  

Paesaggi Aperti” con il workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” delinea nuove strategie per realizzare il modello di un quartiere che risponda alle esigenze attuali anticipando anche le domande future. Dopo la prima presentazione pubblica che è servita anche a raccogliere delle nuove sollecitazioni da parte della comunità favarese, i progettisti coinvolti continueranno il lavoro per rigenerare il sistema urbano lungo Via Reale. “Paesaggi Aperti” tornerà a Favara il 21 giugno 2024 quando, nella cornice di Farm Cultural Park, verranno presentati al pubblico gli esiti progettuali.

Le attività del workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” si sono svolte al Palazzo Micciché e con sopralluoghi nelle aree del progetto, sono intervenuti Andrea Bartoli, Florinda Saieva (Farm Cultural Park, Transition ForRUF Regenerative Urban Farming) e Mariagrazia Leonardi (Paesaggi Aperti, Presidente IN/Arch Sicilia) ed i progettisti Lillo Giglia (Lillo Giglia Architect); Giovanni FiamingoGiovanna RussoDomenica Benvenga (NextBuild); Salvo Terranova, Giorgia Testa, Arianna Lo Re, Fabrizio Parisi (lineaT studio); Francesco Moncada, Mafalda Rangel (Moncada Rangel); Lucia Pierro (AutonomeForme.Architettura). Sono intervenuti e hanno seguito i lavori anche Antonio Palumbo (Sindaco della Città di Favara) e Rino La Mendola (Presidente Ordine Architetti PPC Agrigento), Miriam Mignemi (Presidente Consiglio comunale Favara). Hanno partecipato ai lavori anche Filippo Romano (Prefetto Agrigento), Giuseppe Guerrera (DARCH Università di Palermo), Luca Lotti (Ecole d’Architecture et de Paysage de Bordeaux), Alberto Biondo (Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci), Martina Palumbo (Fondazione RadicePura), Annalisa Contato (DARCH Università di Palermo) Gianfranco Tuzzolino (Presidente Polo Territoriale Universitario Agrigento, Università di Palermo), Valeria Scavone (DARCH Università di Palermo), Vito Martelliano (DICAR, SDS Architettura Siracusa, Università di Catania), Silvia Covarino (German University Cairo), Graziella Trovato (E.T.S.A. U.P.M. Madrid), Antonio Liotta (Vicesindaco), Nicola Costanza (Presidente SPAB), Giacomo Sorce (Comune di Favara).


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