Roma: Inaugura “SAPIENZA”, collettiva di artisti internazionali e occasione di attenzione sulla Sindrome di Mèniere

Inaugura “SAPIENZA”, mostra collettiva di artisti internazionali e occasione di attenzione sulla Sindrome di Mèniere

Venerdì 5 aprile alle 18.00 a Roma

Sarà l’IMPACT HUB ROMA ad ospitare il nuovo progetto internazionale, culturale, artistico e sociale, di Nicoletta Rossotti, storica dell’arte, critica d’arte e curatrice, che segue la sua mostra ÀMOR appena conclusa. E sullo stesso binario del parallelismo nelle varie civiltà e culture che riflettono le conoscenze del mito, il titolo della mostra – “Sapienza – evoca la dea Minerva, per una esposizione di opere che nella loro complessità materica, cromatica, simbolica e concettuale, provano a farsi interpreti anche della realtà contemporanea. Tra nuovi artisti emergenti e artisti storicizzati con anni di esperienza, da ripresentare al pubblico di Roma.

 Il Vernissage venerdì prossimo, 5 aprile, alle 18.00, in Via Palermo 41 a Roma.

La mostra ha i Patrocini dell’Accademia Internazionale Medicea di Firenze, di cui Nicoletta Rossotti è coordinatrice nazionale, di Perfomativa Academy, della Fondazione Integria e della Fondazione per la Salutogenesi Onlus.

La presenza delle due Fondazioni è legata al fatto che, in questa occasione, ogni artista è chiamato a consegnare un messaggio che è anche sociale. Tra gli obiettivi dell’evento, infatti, quello di richiamare l’attenzione sugli effetti per la socialità, soprattutto negli adulti, ma anche nei bambini, della Sindrome di Mèniere, caratterizzata da ricorrenti episodi di intense vertigini, perdita di udito e acufene, e di altre patologie legate all’orecchio. Interverrà all’opening il Prof. Lino di Rienzo, presidente della Fondazione Integria e la Prof.ssaNadia Gaggioli, vicepresidente Vicario della Fondazione per la Salutogenesi Onlus. All’opening previsti gli interventi anche del Rettore dell’Accademia Internazionale Medicea di Firenze, Prof. Michele Coppola, della Dott.ssa Ludovica Rossotti, Università La Sapienza e Performativa Academy, della Dott.ssa Laura Buccino, Università di Firenze, e naturalmente della curatrice, la Dott.ssa Nicoletta Rossotti.

Venticinque gli artisti presentati: Piera Bachiocco, Dario Calì, Annamaria Campus, Giuseppe Virgilio Capuozzi, Antonio Caramia, Diego De Santis, Ilaria Di Fabio, Benedetta Dorinzi, Morena Ferrazzi Testa, Nadia Gaggioli, Juni Gigi, Luciano Mancuso, Hosokawa Mika, Alessio Mariani, Alessandra Meschini, Nelly Fonte, Giuseppe Virgilio Pascuzzi, Lorenzo Pazzuello, Paolo Pozzetti, Eleonora Perillo, Riccardo Salusti, Susie Sarracino, Alexandra Scaffer, STRIMI 21, Veronica Van Saften. 

Non casuale la scelta di IMPACT HUB per l’evento. Nato come spazio di coworking per imprenditori, creativi e professionisti per sviluppare idee innovative in un ambiente aperte, lasciarsi ispirare dal lavoro di altri e creare relazioni utili, Impact Hub è un network globale di persone e spazi per la social innovation: idee e progetti per cambiare in meglio la nostra società.

“SAPIENZA” | Vernissage – Venerdì 5 aprile 2024 ore 18.00 | Roma, IMPACT HUB ROMA, Via Palermo 41 |Ingresso libero

La mostra sarà visitabile, con ingresso gratuito, fino al 26 Aprile 2024 – Dal lunedì al venerdì. h. 9.00-18.00 


Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com  

Ochirbold Ayurzana presenterà la Mongolia alla 60a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

Ochirbold Ayurzana
foto di Jörg Wohlfromm ©/cortesia di www.nordart.de
Background: Degree, 2017-2019 Installazione di sculture, filo di ferro
320 x 2100 x 1700 cm (Premio NordArt 2019)

Nomin Chinbat, Commissario e Ministro della Cultura, Governo della Mongolia
©/cortesia di Ministero della Cultura della Mongolia.

Team Curatoriale
(a sinistra) Oyuntuya Oyunjargal, Curatrice e Inviata Culturale della Mongolia
(a destra) Dr. Gregor Jansen, Co-curatore e Direttore della Kunsthalle Düsseldorf
foto di AMPMC & Katja Illner ©/cortesia di AMPMC NGO & Kunsthalle Düsseldorf

Ad esporre per il Padiglione della Mongolia durante la 60ª Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia 2024 – sarà l’artista OCHIRBOLD Ayurzana.

I ruoli di curatore e co-curatore sono coperti da OYUNTUYA Oyunjargal, ambasciatore culturale della Mongolia in Germania, e da Dr. Gregor JANSEN, direttore della Kunsthalle Düsseldorf in Germania.

L’opera è stata commissionata dalla Ministra della cultura della Mongolia NOMIN Chinbat, a testimonianza del valore che lo Stato attribuisce alla collaborazione interculturale e alla condivisione e apprezzamento dell’arte in tutte le sue forme.

OCHIRBOLD Ayurzana, le cui opere nel corso degli anni si sono distinte per l’indagine della dimensione spirituale, presenta durante la mostra “Scoprire il Presente dal Futuro”, esposizioni scultoree interattive che riecheggiano un viaggio nelle profondità della coscienza.
Il tema della coscienza e della connessione dell’anima con il subconscio umano è chiaramente espresso attraverso le installazioni, con il teschio a tre occhi che richiama l’idea del viaggio verso l’Illuminazione; centro e ispirazione della mostra è anche la figura della divinità buddista Citipati, raffigurata spesso come due scheletri danzanti avvolti da fiamme, che OCHIRBOLD riporta grazie alla scultura del teschio con tre occhi e che a sua volta rimanda a l’impermanenza della vita, alla ricerca di una verità oltre la conoscenza e alla pura trasformazione e sviluppo della coscienza umana. Poiché protettrice e simbolo di cambiamento Citipati funge anche da guardia dell’innovazione tecnologica e digitale, una caratteristica della società odierna in continua espansione. Talvolta vista anche come divinità guardiana dell’ambiente, è possibile interpretare Citipati come protettore contro il funesto cambiamento climatico, rendendolo non solo spirito astratto e memoria culturale, ma anima che vive e si realizza anche nei problemi contemporanei.

Ochirbold Ayurzana
Scoprendo il presente dal futuro, 2024
Installazione di una coppia di sculture, alluminio e filo di ferro Ciascuna di dimensioni 260-350 x 800 x 300 cm
foto di Sukhzorig Bayansan
©/cortesia di 2024mongolian-pavilion.org

I movimenti delle installazioni riflettono la volontà di cooperazione e incontro globale, la interconnessione tra vari punti nel Nord e Sud del mondo che, a loro volta, ricordano le danze di Citipati e la rendono finalmente anche guida moderna di incontro e trasformazione culturale.

L’intento di OCHIRBOLD Ayurzana quindi è un esame della coscienza umana attraverso i livelli sociali e gli atteggiamenti umani in un contesto globale connesso e ricco di espressione artistica. “Scoprire il Presente dal Futuro” è la manifestazione di questo obiettivo, attraverso le installazioni scultoree intitolate “Scoprire la coscienza” e la rappresentazione storica di Citipati che caratterizza la mostra.

La mostra è collocata presso Arsenale Castello 2127A, di fronte all’ingresso della sede dell’Arsenale della Biennale Arte 2024. “Straniero dentro di me” si presenta come uno spazio dalle intriganti installazioni interattive, dove lo spettatore è trasportato in un viaggio sui diversi livelli di una coscienza superiore di sé e del suo contesto, libero e curioso nella sua meditazione.

Ochirbold Ayurzana
foto di Sukhzorig Bayansan
©/cortesia di 2024mongolian-pavilion.org

L’artista mongolo, nato nel 1976, ha definito il suo percorso artistico dall’analisi dell’idea di “coscienza”, che porta avanti dal 2014 attraverso una originale e unica esplorazione dei cambiamenti sociali verso un contesto di globalizzazione. La sua ricerca si concentra sull’evoluzione di questa “coscienza” in un contemporaneo scenario sovraccarico di flussi di informazioni e dinamismo. L’opera di OCHIRBOLD si caratterizza inoltre per la profonda riflessione sociale e per la critica che egli trasmette nelle sue installazioni scultoree esposte a livello internazionale. Esso consente all’osservatore una libera e personale interpretazione dell’opera e un’attiva riflessione che rende il suo operato unico nel suo genere. Le sue sculture, in particolare, consentono un’esperienza interattiva che invita a esplorare la bellezza interiore, anche all’interno delle idee critiche che rappresentano. Le sculture umane giganti e senza genere trasmettono l’idea di “coscienza”, assumendo una posa meditativa di fronte un centro a spirale che incarna il regno mentale e il mondo intermedio. Esse sono state create grazie all’uso di una fine maglia metallica ossidata che grazie alla sua natura permeabile comunica agli spettatori un senso di trascendenza. OCHIRBOLD rappresenta la sua ricerca sulla “coscienza” e manifesta nei suoi lavori la volontà di connettersi a uno spazio spirituale grazie a una superiore visione del mondo e dell’uomo che invita lo spettatore a meditare sulla propria vita interiore e sulla sua relazione con quello che lo circonda.

Le opere di OCHIRBOLD sono state accolte con entusiasmo in numerose mostre in tutto il mondo, tra cui Germania, Corea, Cina, Russia, Stati Uniti e naturalmente la Mongolia. Inoltre, le sue sculture di grandi dimensioni sono state collocate in spazi pubblici di rilievo, come il parco delle sculture presso la sede delle Nazioni Unite a New York.


Sito: http://www.2024mongolian-pavilion.org/
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Indirizzo: Padiglione della Mongolia 2024, Arsenale Castello Campo della Tana 2127A, Venezia
Ingresso gratuito

Periodo: dal 20 Aprile al 24 Novembre 2024
Orari d’apertura: dalle 10 alle 19


CONTATTO STAMPA:
Padiglione della Mongolia 2024

Zultsetseg Oyunjargal (Ufficio Comunicazione/PR Mongolia)
Cellulare: +976 99169084 (whatsApp, viber) | E-Mail: pr@2024mongolian-pavilion.org

Kathrin Luz (Ufficio Comunicazione/PR internazionale)
Cellulare: +49 (0) 171 3102472 | E-Mail: kl@luz-communication.de

Lisa Balasso, Design33 (Ufficio Stampa per la stampa italiana) Cellulare: +39 3484545145 | E-Mail: lisa@design33.it

Castello di Rivoli: Paolo Pellion di Persano – La semplice storia di un fotografo

1973 Marisa Merz
Paolo Pellion di Persano, Marisa Merz, 1973
Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli
Donazione eredi Paolo Pellion

Paolo Pellion di Persano
La semplice storia di un fotografo

A cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani

21 aprile – 8 settembre 2024
Secondo piano, Sala 18
Inaugurazione: sabato 20 aprile 2024, ore 18.30

La mostra Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani, valorizza la generosa e articolata donazione avvenuta nel 2023 da parte degli eredi dell’Archivio del fotografo, inclusivo di oltre 44.000 negativi, al CRRI – Centro di Ricerca del Castello di Rivoli. Per la prima volta, la mostra presenta un gruppo significativo di fotografie dell’autore, comprendente molti inediti, e restituisce uno straordinario racconto nel quale l’energia artistica e intellettuale di Torino e del suo territorio è protagonista, insieme alla storia stessa del Museo. La mostra avviene in collaborazione con il nuovo Festival della fotografia EXPOSED, di cui è parte della programmazione ufficiale. Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo è sostenuta da Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
 
Allestita nella Sala 18 del Castello di Rivoli, la mostra prende in esame l’attività di Paolo Pellion di Persano (Castagneto Po, Torino, 1947-2017) a partire dagli esordi negli anni settanta, individuando nuclei tematici che scandiscono il suo operato: i viaggi, i fermenti sociali del periodo, gli sviluppi dell’Arte povera, il lavoro per altri settori creativi e l’interesse nei confronti del teatro. Indagine sulla precisione dello sguardo e sul ruolo della produzione dell’immagine fotografica nel processo artistico, la mostra si propone come un’occasione unica per ridefinire il ruolo della fotografia nell’evoluzione artistica nel contesto della vita culturale torinese.
 
Una sezione della mostra è dedicata alla lunga relazione tra Pellion e il Castello di Rivoli, istituzione di cui documenta l’inaugurazione nel 1984 e che segue con continuità fino al 2012 e oltre, arrivando a produrre una narrazione lucida ed emotivamente coinvolgente che restituisce la ricca stratigrafia storica, collezionistica ed espositiva presente in ogni sala del Museo. Oltre alle stampe originali, prodotte dall’autore, la mostra comprende infine anche materiale documentario, tra cui oggetti personali e strumenti di lavoro conservati nel suo laboratorio a Castagneto Po.

1974 Referendum divorzio
Paolo Pellion di Persano, Manifestazione per il referendum abrogativo sul divorzio, Perugia, 1974
Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea,
Rivoli-Torino
CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli
Donazione eredi Paolo Pellion

In occasione della mostra, il Castello di Rivoli pubblica inoltre un libro bilingue (italiano/inglese), a cura di Raffaella Perna, dedicato al lavoro di Pellion.
 
“Attraverso le sue fotografie, si può affermare che Paolo Pellion sia stato il primo biografo della storia del Museo d’Arte Contemporanea al Castello di Rivoli. La mostra riconosce quindi a Pellion tale ruolo, e accade proprio nel 2024, anno nel quale si celebra il quarantesimo anniversario del Museo”, affermano i curatori della mostra Marcella Beccaria, Vice Direttore del Castello di Rivoli e Responsabile del CRRI, e Andrea Viliani, Direttore del Museo delle Civiltà di Roma e già Responsabile del CRRI nel biennio 2020-2022.

Paolo Pellion di Persano – Biografia

Paolo Pellion di Persano (Castagneto Po, Torino, 11 febbraio 1947 – 16 ottobre 2017) studia Scienze Politiche a Torino e scatta le sue prime fotografie negli anni ’70 ritraendo luoghi e persone nei suoi lunghi viaggi in oriente e documentando i fermenti sociali in Italia. Nello stesso periodo inizia a collaborare con più artisti dell’Arte povera: li ritrae, ne documenta le opere, contribuisce alla realizzazione delle loro opere. Dal 1975 al 1986 per il regista Carlo Quartucci fotografa scenografie create da artisti quali Paolini, Kounellis, Weiner, Kirkeby, Buren, Merz, Fabro, Nitsch. Nel 1984-85 fotografa Ouverture, prima mostra del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, del quale documenterà da allora l’attività fino al 2012 e oltre. Parallelamente all’arte, dai primi anni ’80 e per i successivi trent’anni, realizza in Italia e all’estero centinaia di campagne pubblicitarie per noti marchi di abbigliamento. Persona curiosa e inventiva, ha intrapreso svariate attività, legate non solo alla fotografia, e ha brevettato sedie, culle, lettini e sdraio prodotti e venduti nel mondo e una camera oscura portatile contenuta in una valigia. Molto legato alla sua casa di famiglia nella campagna piemontese a Castagneto Po, ha prodotto miele, coltivato lavanda e piante micorrizate per la produzione di tartufi. Negli ultimi anni di vita si è dedicato al riordino del suo archivio e alla produzione di alcune stampe fotografiche tratte dai suoi scatti più significativi legati all’arte.

Il progetto è sostenuto da Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
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Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
Stilema | anna.gilardi@stilema-to.it | tel. 011.530066

Castello di Rivoli: Titolo Primo, Ho sognato, Clara e altre storie – Rossella Biscotti

ROSSELLA BISCOTTI
Princess of Kasiruta (Principessa di Kasiruta), 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 230 x 105, 210 x 100 cm
Annalies, 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 200 x 100 cm ciascuno/each
Surati, 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 240 x 105, 210 x 100 cm
Sanikem—Nyai Ontosoroh—Madame Le Boucq, 2019
fogli di gomma naturale, colorante alimentare/natural rubber sheets, food coloring, 350 x 108 cm, 210 x 100 cm
Mei, 2019
due fogli di gomma naturale, colorante alimentare/two natural rubber sheets, food coloring, 240 x 60 cm ciascuno/each
Veduta dell’installazione /Installation view Gropius Bau, Berlino/Berlin, 2023
Courtesy l’artista/the artist

Titolo Primo, Ho sognato, Clara e altre storie
Rossella Biscotti

A cura di Marianna Vecellio

21 aprile – 25 novembre 2024
Castello, Terzo piano
Inaugurazione: sabato 20 aprile 2024, ore 18.30

Il Castello di Rivoli è lieto di annunciare Titolo Primo, Ho sognato, Clara e altre storie, la prima mostra antologica istituzionale di Rossella Biscotti (Molfetta, 1978), artista italiana di base in Olanda e Belgio. Esponente di punta di una generazione di artisti italiani che si è dedicata alla storia del nostro paese portandone alla luce nodi stratificati ed irrisolti, Biscotti ha fatto della ricerca e dell’analisi finalizzate a porre domande di interesse collettivo il centro del suo lavoro. Se all’inizio della sua carriera Biscotti si è concentrata sull’amnesia strutturale che segna la storia recente, i suoi ultimi lavori guardano alle risorse, al processo e alla circolazione delle materie prime e a come la politica della natura, l’economia e il genere si intersecano in narrazioni complesse. Biscotti combina la ricerca con la potente azione delle forme scultoree e della materia vibrante per creare opere dal potere suggestivo e dalla precisione forense.
 
Le opere di Biscotti sono spesso frutto di collaborazioni con altre discipline tra cui l’archeologia, l’antropologia, la geopolitica e le scienze ambientali. Utilizzando una vasta gamma di linguaggi tra cui l’installazione, la scultura, la performance, il suono e il film, esse si fondano sul rapporto con la storia intesa come ecosistema di relazioni attive. Le sue opere sono oggetto di lunghi periodi di indagine e studio volti a svelare le complesse strutture di potere che condizionano le dimensioni irrisolte del nostro presente.
 
Nelle sale al terzo piano della Residenza sabauda è allestito un gruppo di opere che illustrano i processi di ricerca condotti dall’artista nella sua carriera ventennale attorno a tematiche e soggetti quali gli sconfinamenti tra le dimensioni privata e pubblica; il rapporto tra il passato e il presente, tra il monumento e il documento. Le opere esposte mostrano come, sin dagli esordi, Biscotti abbia impostato la sua pratica sulla forza del gesto e della parola, sul processo di svelamento e scavo, attraverso un linguaggio multivocale in cui è preponderante l’uso del suono. L’allestimento della mostra delinea una narrazione polifonica composta da storie minori e indagini su tematiche ecologiche, politiche e di genere, mettendo in luce le analogie e le motivazioni che animano usi diversi delle tecniche speculari di estrazione e archiviazione.

ROSSELLA BISCOTTI
Princess of Kasiruta (Principessa di Kasiruta), 2019
due fogli di gomma naturale/two natural rubber sheets, 230 x 105, 210 x 100 cm Veduta dell’installazione/Installation view Gropius Bau, Berlino/Berlin, 2023 Courtesy l’artista/the artist


La mostra presenta alcuni dei primi lavori realizzati dall’artista negli anni duemila che esplorano il rapporto tra storia e memorie individuali per arrivare a indagini recenti sulla nozione di energia intesa come strumento di lettura della contemporaneità. Il percorso espositivo include opere chiave come The Trial (Il processo), 2010-2016, un’installazione sul famigerato processo in cui alcuni militanti e intellettuali, già membri di Potere Operaio e Autonomia Operaia, furono processati in tutta Italia con l’accusa di terrorismo. L’installazione multimediale di Biscotti si riferisce ai procedimenti che si svolsero tra il 1982 e il 1984 nell’aula bunker del Foro Italico, di epoca fascista, e comprende calchi di dettagli architettonici dell’aula, suoni e serigrafie che portano alla luce questa storia stratificata.
 
Inoltre, attraverso l’indagine del corpo femminile e la sua oggettificazione, ulteriori opere esplorano le differenti forme di sfruttamento, reclusione e confino. Nel percorso è presente Trees on land (Alberi sulla terra), 2021, dalla collezione del Castello di Rivoli. L’opera traccia l’impatto del batterio xylella fastidiosa che ha recentemente devastato intere piantagioni di ulivi in Puglia, portando gli agricoltori alla combustione di migliaia di alberi per contenerne la diffusione. Biscotti ha mescolato le ceneri rimaste con argilla per creare vasi simbolicamente vuoti, sculture che mappano e visualizzano questa tragedia ecologica ed economica.
 
La mostra include una nuova produzione appositamente concepita dall’artista per il Museo. La nuova opera è una riflessione sulle relazioni, storiche e attuali, tra estrazione, paesaggio e sottosuolo tramite la metafora della circolazione di materie prime ed energia. Protagonisti dell’installazione sono tubi in acciaio disposti come un oleodotto in scala reale che invade lo spazio espositivo in forme diffuse e tentacolari. La nuova produzione affronta il tema del sottosuolo che da bacino estrattivo è riletto dall’artista come spazio creativo e di rigenerazione. Come una creatura viva e in divenire, l’opera prenderà vita cambiando forma nel corso della mostra.
 
Il progetto è accompagnato da un catalogo bilingue, in italiano e inglese. La pubblicazione è la prima monografia esaustiva sull’artista italiana residente in Olanda e offre una estesa analisi della sua pratica espressiva ventennale includendo saggi della curatrice, di Carolyn Christov-Bakargiev e dell’antropologo australiano Michael Taussig.
 
Francesco Manacorda, Direttore del Castello di Rivoli, dichiara “Rossella Biscotti è un’esponente chiave della generazione di artiste e artisti italiani emersa negli ultimi 10-15 anni che pone le vicende italiane sulla scena internazionale e viceversa. Il suo lavoro tocca aspetti irrisolti della recente storia del nostro paese, così come urgenze globali quali il cambiamento climatico, i flussi migratori e le questioni di genere. L’attenzione e la cura che dedica alla trasformazione di narrazioni e materiali storici in interrogativi sociali, culturali e poetici, continua una specificità della produzione artistica italiana inaugurata dall’Arte povera e che gioca un ruolo fondamentale nella generazione di artisti attiva oggi in Italia”.
 
“Rossella Biscotti è tra le voci più interessanti della scena contemporanea. La mostra al Castello di Rivoli”, afferma Marianna Vecellio, curatore dell’esposizione, “si sofferma sulle potenzialità politiche, ecologiche e speculative della circolazione dell’energia intesa, nelle sue varie forme, come strumento di interpretazione e lettura della contemporaneità. Le pratiche di immersione ed “estrazione”, di sprofondamento e dissotterramento, di immaterialità e solidificazione presenti nel lavoro dell’artista diventano strategie di resistenza e liberazione. Dalla prospettiva del sottosuolo, tra archeologia, industria e fantascienza, l’artista dà voce e corpo a ciò che non è visibile, generando nuovi e possibili linguaggi di interpretazione del presente e mostrando il potenziale di resistenza attiva degli esseri umani nel mondo di oggi”.

Rossella Biscotti – Biografia

Rossella Biscotti – Foto Martijn van Nieuwenhuyzen

Rossella Biscotti (Molfetta, 1978) vive e lavora a RotterdameBruxelles. Artista multimediale, impiega lascultura, il video e la performance per indagare, attraverso le sue opere, strati di significato e networkrelazionali, e narrare la costituzione di soggettività e immaginari collettivi spesso in contrasto con struttureeconomiche, storiche e politiche. Nota a livello internazionale, ha esposto il suo lavoro in tutto il mondo,partecipando a importanti rassegne comelaDiriyah Contemporary Art Biennale nel 2024,il Dhaka ArtSummit nel 2020, la Biennale di Venezia e quelladi Istanbul nel 2013, dOCUMENTA (13) a Kassel nel 2012 eManifesta 9,aGenkin Belgio, nello stesso anno. Le sue mostre personali più recenti si sono tenute pressoFabra i Coats, Barcellona,2023;Stadtgalerie Zwergelgartenpavillon a Salisburgonel 2021; ilKunstintituutMellydi Rotterdam nel 2019; la Kunsthaus Baselland di Muttenz in Svizzera nel 2018 e la V-A-C Foundationa Mosca nel 2016. Biscotti ha ricevuto diversi premi, tra cui il Premio ACACIA per l’arte contemporanea,loStipendium Mies van derRohee il Premio MAXXI.Sue opere pubbliche permanenti sono presenti pressol’Artline Parco d’arte contemporanea, Milano, 2023 el’InnovOcean Campus aOstenda, 2022.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
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Brescia, Mo.Ca.: FEDERICO GAROLLA. Saper leggere il tempo

FEDERICO GAROLLA
Saper leggere il tempo
Brescia, Mo.Ca. – Centro per le Nuove culture
16 marzo – 12 maggio 2024
 
La mostra presenta una serie di fotografie in bianco e nero, vintage, provenienti dall’Archivio Federico Garolla, in cui grandi attori teatrali, stelle nascenti della televisione, modelle, artisti ma anche persone comuni sono immersi in ambienti inconsueti e sorprendenti.

Dal 16 marzo al 12 maggio 2024, il Mo.Ca. – Centro per le Nuove culture a Brescia accoglie la retrospettiva dedicata a Federico Garolla (1925-2012), uno dei maestri della fotografia italiana, il cui stile, tra gli anni Settanta e Ottanta, ha illuminato il percorso di molti colleghi.
La mostra, curata da Margherita Magnino e Carolina Zani, dal titolo Saper leggere il tempo, presenta una serie di circa 70 fotografie, tutte vintage, provenienti dall’Archivio Federico Garolla, in cui grandi attori teatrali, stelle nascenti della televisione, modelle, artisti ma anche persone comuni sono immersi in ambienti inconsueti e sorprendenti.

Garolla è stato tra i primi a portare gli abiti degli atelier più prestigiosi nelle strade al mattino presto, nelle periferie urbane ancora libere dal traffico automobilistico, sulle scalinate di una Roma deserta, e anche in contesti inaspettati, creando una fusione suggestiva tra eleganza e realtà urbana.

La sua idea di glamour si basa sul confronto tra immagini dissonanti, su antitesi estetiche e su divisioni di classe inequivocabili, che conferisce alle sue fotografie un’eleganza unica e uno stile sofisticato, in cui ogni dettaglio è orchestrato con cura. Nulla è lasciato al caso, ma tutto appare disinvolto, sofisticatamente casuale.

Influenzato da maestri come Cartier-Bresson e Richard Avedon, Garolla incarna un approccio che va oltre la semplice documentazione visiva, catturando l’essenza e lo spirito di un’epoca in continuo cambiamento. Le sue opere riflettono la vivacità e la complessità della società italiana del secondo dopoguerra, contribuendo a creare l’immagine di un’Italia in rapida trasformazione, pronta ad abbracciare un futuro dinamico e borghese.

Federico Garolla, Massimo Campigli nel suo studio, Roma, 1960

Federico Garolla si distingue come un narratore raffinato della vita sociale e culturale del suo tempo, attraverso reportage per importanti testate. Le sue fotografie, pubblicate su riviste di spicco come Tempo ed Epoca, hanno svolto un ruolo significativo nel plasmare l’immaginario collettivo dell’Italia del dopoguerra, documentando l’ascesa dell’alta moda italiana, ritraendo figure chiave della cultura e del cinema, e narrando gli eventi salienti con uno sguardo sensibile alle realtà sociali del paese.

Federico Garolla, 1960 Roma, 1960. Lo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini gioca a pallone con i ragazzi della borgata romana di Centocelle.

Federico Garolla racconta l’Italia del dopoguerra in una serie di racconti fotografici che spaziano dal fotogiornalismo alla moda, dallo spettacolo alla vita culturale. Vittorio De Sica mentre fuma nella Galleria del Chitamone a Napoli, la modella Sophie Malga al trucco prima di una sfilata, l’artista Renato Guttuso nel suo studio, Totò sul set di I soliti ignoti, Pasolini e Calvino al caffè Rosati di Piazza del Popolo: queste sono solo alcune delle immagini che raccontano la retrospettiva di Federico Garolla. Fotogiornalista, inviato speciale e freelance, si inserisce nel filone del “realismo” anche grazie ai suoi reportage, catturando immagini di straordinario valore. Tra questi ricordiamo, Infanzia abbandonata, Verso sud e L’isola dei pescatori.

Margherita Magnino e Carolina Zani, curatrici.

Federico Garolla (Napoli, 1925 – Milano, 2012) comincia la sua carriera nel giornalismo collaborando col Mattino e con il Domani d’Italia, tra i maggiori quotidiani di Napoli. A Milano inizia il suo percorso nel fotogiornalismo e realizza centinaia di reportage per prestigiose testate italiane – L’Europeo, Tempo Illustrato, L’Illustrazione Italiana, Oggi – e straniere – Paris Match, National Geographic, Colliers, Die Stern.

Nel 1951 diventa inviato speciale di Epoca, e in seguito, a fianco di Federico Patellani, Giancolombo, Paolo Costa e Franco Fedeli, per Le Ore; nel 1956 fonda Foto Italia dell’Agenzia Italia e ne diventa il primo direttore.

Dal 1953 segue la nascita dell’alta moda italiana: riprende nei loro atelier i giovani stilisti che stanno conquistando la scena internazionale, le modelle per strada, fra gli sguardi incuriositi della gente. Sono di quel periodo i servizi apparsi su Eva, Annabella, Donna, Bellezza, Arianna, Grazia e poi Amica. Contemporaneamente coglie la vita culturale italiana in una serie di “fotografie racconto” che ritraggono pittori, scrittori, musicisti, attori e attrici di cinema e teatro, ma anche la gente comune che sta attraversando gli anni del dopoguerra, con un occhio sempre attento alle tematiche a sfondo sociale.

Nel 1976 inizia a collaborare con la Rai in qualità di regista e presentatore per alcune rubriche del TG con una serie di documentari. Realizza reportage su musei d’arte e d’archeologia, su luoghi d’interesse architettonico e paesaggistico, sul turismo enogastronomico, pubblicati poi da Mondadori, Rizzoli, Domus, De Agostini. A partire dagli anni ’80, matura con l’editore e scrittore Mario Monti l’idea di realizzare delle guide sui musei italiani e fonda una casa editrice che attinge proprio a quel cospicuo “serbatoio” di immagini raccolte nel corso del tempo.


Fortemente voluto dal Comune di Brescia, il Macof – Centro della fotografia italiana, è lo spazio espositivo dedicato alla fotografia italiana, aperto nel maggio 2016 nell’importante sede del palazzo barocco Martinengo Colleoni. È affidato alla direzione artistica di Renato Corsini e si avvale della consulenza di un comitato scientifico formato da due indiscussi protagonisti della fotografa italiana, Gianni Berengo Gardin e Uliano Lucas, e dalla storica della fotografia Tatiana Agliani. È un luogo di informazione, studio e ricerca sulla fotografia italiana e sulla sua storia, uno spazio aperto alla discussione sul linguaggio visivo, sulle tendenze che caratterizzano oggi la fotografia italiana e sulle sue prospettive future.


FEDERICO GAROLLA
Saper leggere il tempo
Brescia, Mo.Ca. – Centro per le Nuove culture (via Moretto 78)
16 marzo – 12 maggio 2024
 
A cura di Margherita Magnino e Carolina Zani
 
Orari:
Dal martedì alla domenica
Dalle 15.00 alle 19.00
Ultimo ingresso ore 18.00
 
Ingresso:
5 euro intero
4 euro ridotto (bambini di età inferiore ai 7 anni, adulti sopra i 65 e studenti).
I biglietti si possono acquistare direttamente presso il Ma.Co.f, non esistono prevendite in internet.
 
Informazioni e prenotazioni:
Ma.Co.f Centro della fotografia italiana
Via Moretto 78, 25121, Brescia.
Info@macof.it
Carolina Zani
Tel. 366.3804795

Ufficio stampa Brescia Photo Festival VII Edizione
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia
T. 02 36 755 700
clara.cervia@clp1968.it

Ufficio stampa
Fondazione Brescia Musei
Francesca Raimondi
T. +39 331 8039611
raimondi@bresciamusei.com
 
Ufficio stampa
Comune di Brescia
Rossella Prestini
T. 39 338 894 8668
r.prestini@comune.brescia.it

Canova interpretato da Luigi Spina. Alla Gypsotheca di Possagno (Treviso)

CANOVA QUATTRO TEMPI
Fotografie di Luigi Spina
Possagno (Tv), Museo Gypsotheca Antonio Canova
20 aprile – 29 settembre 2024

Dal 20 aprile al 29 settembre, il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno ospita la mostra nata dal progetto di ricerca fotografica “Canova Quattro Tempi” di Luigi Spina.
Il racconto, frutto di quattro campagne fotografiche realizzate anno dopo anno, è iniziato nel 2019 e ha dato vita ad altrettante pubblicazioni edite da Five Continents. Accompagnate da testi di Vittorio Sgarbi. L’ultima di queste ha di recente vinto la medaglia d’oro come miglior libro d’Arte attribuita dall’ICMA – International Editorial-Design & Research Forum.

Per la mostra Luigi Spina ha selezionato 32 fotografie in bianco e nero di grande formato, tra le più rappresentative dei temi amorosi, mitologici, eroici presenti nella Gypsotheca di Possagno. Proponendoli   in dialogo con le opere di Canova esposte nell’Ala Gemin della Gypsotheca stessa.

Le immagini catturano l’attimo creativo dell’Artista, quello in cui l’idea si trasmuta   in forma e in gesso. Il momento in cui la genialità si misura con i limiti della materia, cercando di plasmarla, modificarla, assoggettarla alla forma desiderata.

Ciascuno dei 4 racconti di Spina conduce lo sguardo attraverso la densità del gesso, fa emergere ogni possibile dettaglio e postura delle sculture, i chiodini di piombo sui gessi, i punti di répere, diventano un codice di lettura delle opere. “Il mio proposito”, afferma Spina, “è di rivendicare la contemporaneità del classico, il suo essere trasversale in ogni epoca”.

Le interpretazioni di Spina accompagnano in mostra i gessi canoviani di riferimento. Ecco le immagini delle danzatrici affiancate alla danzatrice canoviana, ritratti reali e ideali in dialogo con le rispettive fotografie, la Pace e la Maddalena del Maestro a confronto con immagini della contemporaneità.

“Queste opere”, annuncia la direttrice Moira Mascotto “entrano a far parte del patrimonio del Museo di Possagno con l’ambizione, una volta conclusa la mostra, di dar vita a nuovi progetti espositivi con importanti istituzioni museali nazionali e internazionali con i quali siamo già in dialogo.  Il progetto diverrà così messaggero del Museo e del genio canoviano e, al contempo, farà nascere nuove virtuose collaborazioni”.

“Il progetto Canova. Quattro Tempi mi ha subito entusiasmato per diverse ragioni. In quanto figlio di uno scultore, resto ogni volta incantato dalla magia dell’indagine creativa da cui tutto ha origine, nella forma come nell’emozione che suscita.” afferma l’editore Eric Ghysel “Un processo che riporta alla mia memoria quando, da bambino, vedevo nascere per gradi un’opera plasmata dalla materia grezza.

Poter osservare da vicino e contribuire a far conoscere al grande pubblico, attraverso le foto di Luigi Spina, la concretezza e l’espressività dei gessi canoviani, così pieni di vita, mi fa sentire privilegiato. Queste opere recano in sé l’incanto del concepimento, che avviene – proprio come nella vita – attraverso un susseguirsi di fasi.

Un processo che paragono alla gestazione di un libro, che mi affascina, in quanto editore, perché mi permette di vivere ciò che accade “dietro le quinte”, in tutte le fasi della sua evoluzione, fino alla stampa. I volumi che pubblico sono opere in divenire, che crescono grazie anche alla competenza e alla passione di altri compagni di viaggio.”

“Ognuno dei Quattro Tempi mi ha introdotto alla conoscenza delle differenti densità del gesso. Le sculture sono emerse in ogni dettaglio e possibile postura. Il mio proposito: rivendicare la contemporaneità del Classico. Il suo essere trasversale a tutte le epoche”, ribadisce Luigi Spina.

LUIGI SPINA nasce a Santa Maria Capua Vetere nel 1966.

L’uso del bianco e nero è alla base del suo processo creativo. I temi della sua opera sono gli anfiteatri e il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, la ricerca di antiche identità culturali, il confronto fisico con la scultura classica, l’ossessiva ricerca sul mare, le cassette dell’archeologo sognatore. Il suo filo conduttore è la ricerca della bellezza. Una bellezza che è sempre stata fugace e temporanea. Una bellezza che, tuttavia, è mitica e rigenerativa rispetto alla transitorietà della vita umana e alla fragilità delle certezze umane.

Nel 2014 gli viene dedicata una monografia, L’Ora Incerta, nella collana «Electaphoto» e, nello stesso anno, The Buchner Boxes è pubblicato da 5 Continents Editions. Nel 2015 ha esposto il progetto Danzatrici presso l’Aeroporto Civile di Capodichino, Napoli, pubblicato lo stesso anno da 5 Continents Editions nella linea Tailormade con il titolo Le Danzatrici della Villa dei Papiri (2015). In anni recenti ha pubblicato Diario Mitico (2017), decennale ricerca sui marmi della Collezione Farnese del Museo Archeologico di Napoli, Hemba (2018) una ricerca fotografica sulla scultura africana e Tazza Farnese (2018).

Con 5 Continents Editions e Valeria Sampaolo dà vita alla collana Oggetti rari e preziosi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che a oggi comprende i titoli Memorie del Vaso blu (2016), Amazzonomachia e Centauri (2017); Sette sapienti, Zefiro e Clori e Satiro Ebbro (2018).

È presente inoltre nell’Atlante di Arte Contemporanea a Napoli e Campania, 1966-2016 a cura di Vincenzo Trione.


Il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno è il luogo che custodisce l’eredità storica ed artistica di Antonio Canova (Possagno, 1757–Venezia, 1822), il più grande scultore del periodo neoclassico.

Il complesso museale è composto dalla Casa natale e dalla Gyspotheca, collocata nell’originale basilica (1836) e nell’ampliamento progettato da Carlo Scarpa (1957), che raccoglie i modelli originali in gesso dai quali sono stati tradotti i marmi che oggi si trovano nei più importanti musei del mondo. Nella Casa natale sono custodite le opere pittoriche, i disegni, le incisioni e gli effetti personali dell’artista.

Il Museo offre ai visitatori numerose esperienze: dalle visite guidate ai laboratori didattici, fino alle visite notturne a lume di candela.

Dal martedì al venerdì, dalle 9:30 alle 18:00. 
Sabato, domenica e festivi dalle 09:30 alle 19:00. 
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. 
Aperture straordinarie nei giorni festivi (Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre, 26 dicembre). 

VISITE VIRTUALI: IL MUSEO E LA CASA DI ANTONIO CANOVA


Info e contatti
Museo Gypsotheca Antonio Canova
Via A.Canova 74, Possagno (TV)
www.museocanova.it
 
Ufficio Stampa Museo Gypsotheca Antonio Canova
Laura Casarsa  3465895956 comunicazione@museocanova.it
 
In collaborazione con:
Press and Communications
5 CONTINENTS EDITIONS srl
Erica Prous  T. +39 3471200420  studio@ericaprous.com
 
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Rif. Simone Raddi 049.663499 simone@studioesseci.net

Venezia, Spazio SV Scoletta di San Zaccaria, Campo San Zaccaria: 2.000 visitatori la mostra “Alchimie su carta” di Alberto Valese

Uccello

Nonostante la riconosciuta notorietà del Maestro Alberto Valese e il discreto successo del vernissage di venerdì 16 febbraio, nessuno poteva prevedere che in mesi come febbraio e marzo, considerati meno vivaci in Città, questa esposizione potesse registrare una partecipazione finora di 2.000 visitatori.

L’arte e la storia di vita di Alberto Valese non hanno certamente smesso di entusiasmare critica, pubblico e i tantissimi amici veneziani ed internazionali che a lui si erano affezionati. Per tutti coloro che non sono ancora riusciti a visitare la Mostra c’è ancora tempo fino a mercoledì 27 marzo.

Alchimie su carta
Omaggio al maestro Alberto Valese
Con più di 2.000 visitatori la mostra giunge a conclusione con un felice brindisi

A cura di Silvia Previti

Fine mostra il 27.03.2024 

Spazio SV – Centro espositivo San Vidal
Scoletta di San Zaccaria, Venezia

Tutti gli organizzatori, a cominciare dalla curatrice Silvia Previti, si sono impegnati con passione e professionalità per la realizzazione della mostra retrospettiva Alchimie su carta. Questo soprattutto perché l’Omaggio al maestro Alberto Valese fosse all’altezza dell’artista e della persona. Ricordiamo che Alberto Valese (1951 – 2022) è stato artista poliedrico e raffinato artigiano di fama internazionale, l’unico Maestro Ebrù straniero riconosciuto in Turchia, nonché amatissimo nella sua città, Venezia, dove ha mantenuto il proprio laboratorio, un negozio e la propria dimora.

Ciò nonostante, pur essendo stato quello di venerdì 16 febbraio, nell’accogliente Spazio SV nella Scoletta di San Zaccaria a Venezia, un Opening di successo, nessuno poteva prevedere che in mesi come febbraio e marzo, considerati meno vivaci in Città avvicinandosi anche il periodo di Biennale, questa esposizione potesse registrare la partecipazione fino ad ora di circa 2.000 visitatori.

Valese foglio 13

L’arte e la storia di vita di Alberto hanno entusiasmato critica, pubblico e i tantissimi amici veneziani ed internazionali che a lui si erano affezionati.

Per tutti coloro che non sono ancora riusciti a visitare la Mostra c’è ancora tempo fino al giorno 27 marzo, insieme alla bicchierata di finissage prevista per sabato 23 marzo alle ore 17.30.

Alberto Valese, nato a Venezia nel 1951, si è dedicato per più di quarant’anni alla legatoria ed in particolare allo studio della tecnica della marmorizzazione che inizia da autodidatta, dando vita ad una serie di opere uniche nel loro genere che lo hanno reso noto in tutto il mondo. L’esposizione riesce ad essere, oltre che un omaggio al maestro veneziano attraverso una selezione ad ampio spettro fra le tipologie di carte da lui prodotte, anche un’occasione per far comprendere, attraverso dei supporti video, il modus operandi di Valese ed il suo immaginario. Carte marmorizzate, suminagashi, ebrù, sono tutte tecniche che convogliano nella realizzazione delle decorazioni, dal floreale all’astratto, di libri pregiati, quaderni, scatole, tessuti e oggetti di ogni tipo. In mostra si possono trovare non solo carte marmorizzate ed ebrù, ma anche vere e proprie opere d’arte come le pietre “non infossibili”, finti fossili realizzati fondendo l’ebrù con la modellazione della carta pesta, le piastre oscillanti che assomigliano a piccoli universi in miniatura sospesi da delicate strutture di ferro, i mobile, d’ispirazione calderiana, e ancora sculture a forma di teste ed oggetti di design.

Un artista a tutto tondo, in laboratorio così come nella vita, noto per la sua originalità e visione innovativa che ha riportato nelle sue carte, espressione di un genio di cui in molti sentono la mancanza. Essere riusciti a trasmettere l’eclettismo di Valese è un punto di orgoglio per Giampietro Freo, suo amico e collaboratore impegnato a portare avanti l’attività. Oggi, nello stesso luogo dove aveva sede il negozio Ebrù in Campo Santo Stefano, si trova l’Antica Legatoria Ofer, bottega che porta avanti nel solco della tradizione l’arte della legatoria tramandando i saperi lasciati da Alberto Valese ad una nuova generazione di giovani artigiane.

“Sintetizzerei i passaggi della vita artistica di Alberto e quindi dell’esposizione in questo modo – racconta Giampietro Freo – la sua passione che nasce con le carte marmorizzate (marbled) lo porta a fare innumerevoli viaggi in Turchia fino ad impadronirsi così bene della tecnica Ebrù da diventare addirittura unico “Maestro Ebrù” non turco. Comincia a produrre carte sempre più raffinate, poi sete finissime. Marmorizzava tutto, piramidi piedi, facce, teste, lampade, sfere, qualsiasi cosa, fino ad arrivare agli oggetti d’arte marmorizzati. La curiosità, la perseveranza, il buon gusto e la meticolosità che si oggettivizzano in termini creativi come un fiume in piena, lo fanno entrare a pieno titolo nell’arte sia con le carte che con gli oggetti ed alla mostra ci si potrà rendere conto di tutto ciò. Questa evoluzione porta la sua sperimentazione a raggiungere apici mai raggiunti da nessuno”.


ALCHIMIE SU CARTA. Omaggio al maestro Alberto Valese
A cura di Silvia Previti
Dal 16 febbraio al 27 marzo 2024
Orario: 10,30 – 12,30 / 15,00 – 18,00 chiuso il lunedì

SPAZIO SV
SCOLETTA DI SAN ZACCARIA (VE)
Entrata libera

Per informazioni
tel: +39 0415234602
mail: info@spaziosv.com

In collaborazione con Antica Legatoria OFER

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Descrizione generata automaticamente
Ufficio Stampa e Comunicazione Davide Federici info@davidefederici.it

Soriano nel Cimino (VT), Palazzo Chigi: Viaggio nell’inconsueto ovvero del bizzarro in arte

A cura di Francesca Perti

Palazzo Chigi – Albani
Via Papacqua, 471 – Soriano nel Cimino (VT)

Fino al 31 marzo 2024, presso Palazzo Chigi – Albani a Soriano nel Cimino, è possibile visitare la mostra Viaggio nell’inconsueto ovvero del bizzarro in arte, a cura di Francesca Perti, con il contributo e il patrocinio del comune di Soriano nel Cimino.

Sono esposte le opere di Luigi Ambrosetti, Lidia Bachis, Paolo Berti, Tommaso Cascella, Massimo de Angelis, Luigi Athos De Blasio, Claudio Di Carlo, Marco Fioramanti, Frisco, Massimo Jatosti, Federico Lacerna, Susanna Micozzi, Fabio Milani, Marco Paolini, Maria Pizzi, Eliana Prosperi, Luigi Riccioni, Massimo Saverio Ruiu, Sandro Scarmiglia, Maria Grazia Tata, che, con lavori site- specific, indagano il concetto di bizzarro nell’arte il quale si manifesta come una irresistibile forza creativa che affascina e destabilizza.

Esplorare il concetto di bizzarro significa immergersi in un mondo di visioni alternative e di ribellione alle convenzioni estetiche. Il bizzarro nell’arte è una sfida al conformismo ma anche un mezzo per esplorare la profondità dell’inconscio e le contraddizioni dell’esistenza umana.

Artisti come Hieronymus Bosh, Pieter Bruegel o, per arrivare ai nostri giorni, come Yayoi Kusama, ma anche registi del cinema contemporaneo come Guillelmo del Toro con il film Il labirinto del fauno o Tim Burton con Alice nel paese delle meraviglie, hanno attraversato il bizzarro portandoci a riflettere sulla natura della realtà.

La mostra Viaggio nell’inconsueto ovvero del bizzarro in arte vuole favorire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico di Soriano nel Cimino attraverso una lente contemporanea, per una lettura attiva e partecipata dei temi della contemporaneità. 

Massimo Saverio Ruiu

Esplorare il concetto di bizzarro significa immergersi in un mondo di visioni alternative e di ribellione alle convenzioni estetiche. Il bizzarro nell’arte è una sfida al conformismo ma anche un mezzo per esplorare la profondità dell’inconscio e le contraddizioni dell’esistenza umana.

Artisti come Hieronymus Bosh, Pieter Bruegel o, per arrivare ai nostri giorni, come Yayoi Kusama, ma anche registi del cinema contemporaneo come Guillelmo del Toro con il film Il labirinto del fauno o Tim Burton con Alice nel paese delle meraviglie, hanno attraversato il bizzarro portandoci a riflettere sulla natura della realtà.

La mostra Viaggio nell’inconsueto ovvero del bizzarro in arte vuole favorire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico di Soriano nel Cimino attraverso una lente contemporanea, per una lettura attiva e partecipata dei temi della contemporaneità. 


Viaggio nell’inconsueto ovvero del bizzarro in arte
A cura di Francesca Perti
Con il contributo e il patrocinio del Comune di Soriano nel Cimino
Artisti: Luigi Ambrosetti, Lidia Bachis, Paolo Berti, Tommaso Cascella, Massimo de Angelis, Luigi Athos De Blasio, Claudio Di Carlo, Marco Fioramanti, Frisco, Massimo Jatosti, Federico Lacerna, Susanna Micozzi, Fabio Milani, Marco Paolini, Maria Pizzi, Eliana Prosperi, Luigi Riccioni, Massimo Saverio Ruiu, Sandro Scarmiglia, Maria Grazia Tata
 
Inaugurazione 17 febbraio 2024 ore 11.00 – Ingresso libero

Palazzo Chigi – Albani

Via Papacqua, 471 – Soriano nel Cimino (VT)
tel. 0761 748871 – 378 3033319
ufficioturistico@comune.sorianonelcimino.vt.it
 
Fino al 17 marzo 2024
Orari: dal venerdì alla domenica 10-13 / 15-18 – l’ultimo accesso è consentito 30 minuti prima della chiusura
Biglietti: 3,00 euro intero – 2,00 euro ridotto
 
Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – interno 14 next – blowart
info@melaseccapressoffice.itroberta@melaseccapressoffice.it
tel. 349.4945612
www.melaseccapressoffice.it

Rovigo: dal 5 aprile, al Roncale, Matteotti, una Storia di tutti.

Rovigo, Palazzo Roncale

GIACOMO MATTEOTTI (1885 –1924). Una Storia di tutti

Mostra a cura di Stefano Caretti

È un Matteotti a tutto tondo quello che emergerà, dal 5 aprile al 7 luglio, nella mostra proposta ed organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comitato Provinciale per il Centenario di Matteotti, mostra che sarà uno dei momenti più alti delle Celebrazioni nazionali nei 100 anni dalla morte dello statista rodigino.

All’interno delle diverse iniziative territoriali e nazionali, va ricordato anche il restauro e nuovo allestimento della Casa Museo dello statista a Fratta Polesine, Casa Museo che, nella sua nuova veste, aprirà i battenti al pubblico proprio il 10 giugno, in concomitanza con la giornata commemorativa nazionale.

“La sua denuncia della nascente dittatura, atto di coraggio già di per sé meritevole di essere tramandato come esempio, lo consacrò alla memoria dell’antifascismo durante e dopo il Ventennio, facendogli assumere tratti eroici” sottolinea Stefano Caretti curatore della mostra

 “Al di là dall’aspetto celebrativo, l’esposizione – afferma   il curatore –ha l’obiettivo di ricollocare la storia del deputato all’interno del contesto polesano, dove nacque e visse gran parte della sua breve esistenza, un luogo in cui potevano leggersi, estremizzati, fenomeni comuni al resto d’Italia, come la povertà, l’emigrazione, la conflittualità sociale prima, le violenze del dopoguerra poi. Fu probabilmente quello sguardo sempre rivolto al suo territorio che permise a Matteotti di cogliere prima di altri i segni dei tempi.

L’angolo tra il Lungotevere e via Scialoia dove l’auto dei sicari attendeva il passaggio di Matteotti.

Nato a Fratta Polesine – da una famiglia molto agiata – aderì presto al socialismo e via via intensificò il suo impegno politico nel Partito e nell’amministrazione locale, assumendo sempre le conseguenze dell’espressione forte e pubblica delle proprie posizioni, spesso controcorrente e visionarie: dalle polemiche giornalistiche, al limite della diffamazione e della minaccia, fino alla condanna per disfattismo.

Pacifista convinto, dopo il confino in Sicilia, nel dopoguerra, venne eletto deputato, rinvigorendo le denunce alle crescenti violenze del fascismo, fino al suo clamoroso rapimento e omicidio compiuto il 10 giugno del 1924.

Il percorso espositivo propone un confronto tra il contesto sociale e culturale dell’epoca e le idee, e gli episodi, della vita di Matteotti, così da evidenziare le influenze e le peculiarità delle sue scelte, dando la possibilità al visitatore di inquadrare la sua azione nelle corrette coordinate spaziali e temporali.

La storia di Giacomo Matteotti è e deve essere considerata, soprattutto, una storia di tutti.

Per questo il compito principale della mostra è quello di promuovere la conoscenza della società italiana dell’epoca e, quindi, delle complesse dinamiche che portarono all’instaurarsi della dittatura, al fine di evitare che gli errori commessi in passato possano ripetersi in futuro”.

Su queste premesse, il percorso espositivo in Palazzo Roncale accompagna il visitatore ad approfondire una serie di precisi temi. Ad iniziare dall’ambiente in cui Giacomo è nato. Il titolo che il professor Caretti ha scelto per questa sezione è indicativo: “Ville e tuguri: Matteotti e il Polesine“: Il focus successivo la mostra lo riserva a “Velia Titta e la sua famiglia. La Belle Époque europea“, per ricordare l’amore sbocciato tra Giacomo e Velia, giovane di eccellente famiglia, sorella del celebre baritono Titta Ruffo. 

Appena tredicenne Giacomo si iscrive alla gioventù socialista e nel 1904 al partito. Colpito dall’estrema miseria in cui sopravviveva la popolazione rurale del Polesine. Ed è a queste sue lotte sociali che è riservata la terza sezione della mostra: “Dall’impegno sul territorio al socialismo“.

 “Per la guerra o per la guerra alla guerra”, tema della successiva sezione, documenta la profonda avversione di Matteotti alla guerra, presentata come “santa e rivoluzionaria”.

Come racconta la sezione “Nella guerra, in trincea e lontano dal fronte“, Matteotti, all’entrata dell’Italia nel conflitto, continua la sua opposizione in tutte le sedi in cui gli è ancora concesso esprimerla. Nonostante fosse stato riformato e congedato, viene arruolato e poi inviato al confino in Sicilia dove si adopera con la Croce Rossa per il rientro di prigionieri.

Il dopoguerra in Parlamento” ricorda l’elezione avvenuta nel 1919 e nuovamente nel ’21 e nel ’24 nel collegio Rovigo-Ferrara. La sua attività di parlamentare viene riconosciuta come “indefessa e onnipresente”. Sono anni in cui Matteotti matura la necessità di arrivare agli Stati Uniti d’Europa.

Capendo la natura totalitaria del fascismo vi si oppone strenuamente. Pubblica Un anno di dominazione fascista, volume che irrita Mussolini e il Regime.

L’epilogo del suo percorso parlamentare è illustrato nella successiva sezione riservata a “I congressi socialisti e la Marcia su Roma“. In essa rivivono gli anni fatidici dal Congresso Socialista di Livorno del 1921, del successivo di Roma nel ’22 e, nell’ottobre dello stesso anno, la Marcia su Roma: con il benestare del re il fascismo, forza antipartitica, diventava istituzionale. Quella di Matteotti, in Parlamento, sarà la voce più forte dell’opposizione.

La Lancia Kappa targata Roma 55-12169 usata da Dumini, Volpi, Viola, Malacria e Poveromo per il sequestro di Giacomo Matteotti

Il 10 giugno del ’24 questa voce scomoda venne fatta tacere per sempre. Matteotti fu rapito. Il suo corpo, straziato e denudato, verrà ritrovato il 16 agosto in una fossa a Riano Flaminio. Intanto il 27 giugno le opposizioni parlamentari mettono in atto la secessione dell’Aventino. Mussolini passa alla controffensiva e, a partire dall’anno successivo, approva senza ostacoli le “leggi fascistissime”. Nel novembre del ’26 i deputati dell’Aventino vengono dichiarati decaduti dal mandato parlamentare.

L’ultima sezione in mostra è dedicata al processo “beffa” di Chieti. Il “processo” dura appena una settimana, ben presidiato dai fascisti, dimostrandosi essere null’altro che una autentica “farsa”, come avrebbe scritto Turati a Velia Matteotti, una “beffa atroce… evidentemente concordata”.

“La denuncia della nascente dittatura, atto di coraggio già di per sé meritevole di essere tramandato come esempio, consacrò Matteotti alla memoria dell’antifascismo durante e dopo il Ventennio, facendogli assumere tratti eroici”, chiosa Stefano Caretti curatore della mostra.


Fondazione Cariparo
dott. Roberto Fioretto
Responsabile Ufficio Comunicazione
+39 049 8234834 – roberto.fioretto@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499
Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Roma, Galleria Biblioteca Angelica: DE AQUA – 30 artisti d’oggi riflettono sull’acqua

DE AQUA – 30 artisti d’oggi riflettono sull’acqua

A cura di Stefania Severi

Inaugurazione 3 aprile 2024 Galleria Biblioteca Angelica – Roma

Mercoledì 3 aprile 2024 alle ore 17.00, inaugura, presso le sale della Galleria della Biblioteca Angelica, prestigioso spazio espositivo adibito alle mostre di arte contemporanea, il progetto De Aqua – 30 artisti riflettono sull’acqua, a cura di Stefania Severi, promosso e organizzato dalla FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori e Federintermedia, fortemente voluto dal Presidente della FUIS, Natale Antonio Rossi.

Infatti, la FUIS, che recentemente ha ampliato il suo campo di interesse aprendosi anche all’arte contemporanea, intende far riflettere, con questa esposizione, in prima istanza gli artisti e poi tutti coloro che visiteranno la mostra, sul tema dell’acqua che, in quest’epoca di grandi cambiamenti climatici e di tante problematiche politiche, è diventato centrale come non mai per la popolazione mondiale.

In esposizione 30 opere di altrettanti artisti i quali hanno offerto variegate interpretazioni del tema: l’acqua come elemento fisico, metafisico e panteistico; la visione mitica; i risvolti politici e sociologici; il rapporto con l’arte. Varie le tecniche: pittura (acquerello, olio, encausto), scultura (gesso, ceramica, porcellana), grafica, grafica al computer, vetrata Tiffany, libro d’artista, fotografia, arazzo. 

Gli artisti, uomini e donne quasi in pari numero, sono: Raffaele Arringoli, Lidia Bagnoli, Massimo Campi, Anna Caser, Lucio Castagneri, Giulio Cavanna, Michela Cesaretti, Carolina De Cecco, Anna Dell’Agata, Raffaele Della Rovere, Angelo Falciano, Antonella Iovinella, Massimiliano Kornmüller, Luigi Manciocco, Roberto Mannino, Raffaella Menichetti, Patrizia Molinari, John David O’Brien, Lina Passalacqua, Maria Luisa Passeri, Vittorio Pavoncello, Rita Piangerelli, Lillo Santoro, Placido Scandurra, Isabella Tirelli, Lucio Trojano, Sandro Trotti, Romana Vanacore, Piero Varroni, Maria Letizia Volpicelli.

Nel catalogo, a cura della FUIS, i testi di Natale Antonio Rossi e Stefania Severi ed una poesia di Marco Corsi.

Nel corso dell’evento sono previsti i seguenti incontri:

/ Venerdì 5 aprile ore 15.30 – 18.00
Incontro sulla tutela della proprietà intellettuale, focus sul diritto di seguito, sulla contrattualistica per l’arte e su Federintermedia, organismo di gestione collettiva del Diritto d’Autore.

/ Sabato 6 aprile ore 17.00 – 19.00
I poeti leggono le loro poesie sull’acqua. 

/ Lunedì 8 aprile ore 17.00
Presentazione del volume Gli Artisti di oggi e l’Arcadia. 

La F.U.I.S. Federazione Unitaria Italiana Scrittori è nata nel 2009, federando tre organizzazioni sindacali: il Sindacato Libero Scrittori Italiani – SLSI-CISL, il Sindacato Nazionale Scrittori – SNS-CGIL e l’Unione Nazionale Scrittori e Artisti – (UIL UNSA). La FUIS tutela e organizza gli scrittori di opere a stampa (nonché di ebook, di audiolibri, di testi in I.A.), gli autori e gli artisti associati per la loro qualità di produttori di opere dell’ingegno letterario e artistico con la finalità della tutela del loro lavoro professionale e dei loro diritti d’autore.


DE AQUA
30 artisti d’oggi riflettono sull’acqua
A cura di Stefania Severi
Promossa da FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori e Federintermedia
In collaborazione con Apriti Sesamo Cooperativa Sociale Onlus

Inaugurazione mercoledì 3 aprile 2024 ore 17.00
Fino all’8 aprile 2024
Orari
: tutti i giorni feriali ore 11.00 – 19.00; domenica chiuso
 
Galleria Biblioteca Angelica
Via di Sant’Agostino 11 – Roma
+ 39 066840801
b-ange@beniculturali.it
www.bibliotecaangelica.beniculturali.it
F.U.I.S. Federazione Unitaria Italiana Scrittori
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