Grande successo per la mostra “Alchimie su carta” di Alberto Valese

Nonostante la riconosciuta notorietà del Maestro Alberto Valese e il discreto successo del vernissage di venerdì 16 febbraio, nessuno poteva prevedere che in mesi come febbraio e marzo, considerati meno vivaci in Città, questa esposizione potesse registrare una partecipazione finora di 2.000 visitatori.

L’arte e la storia di vita di Alberto Valese non hanno certamente smesso di entusiasmare critica, pubblico e i tantissimi amici veneziani ed internazionali che a lui si erano affezionati.

Per tutti coloro che non sono ancora riusciti a visitare la Mostra c’è ancora tempo fino a mercoledì 27 marzo, insieme ad un brindisi di finissage previsto per sabato 23 marzo alle ore 17.30, a cui tutti sono calorosamente invitati.

Alchimie su carta
Omaggio al maestro Alberto Valese
Con più di 2.000 visitatori la mostra giunge a conclusione con un felice brindisi

A cura di Silvia Previti

Bicchierata di finissage il 23.03.2024 ore 17.30
Fine mostra il 27.03.2024 

Spazio SV – Centro espositivo San Vidal
Scoletta di San Zaccaria, Venezia

Tutti gli organizzatori, a cominciare dalla curatrice Silvia Previti, si sono impegnati con passione e professionalità per la realizzazione della mostra retrospettiva Alchimie su carta. Questo soprattutto perché l’Omaggio al maestro Alberto Valese fosse all’altezza dell’artista e della persona. Ricordiamo che Alberto Valese (1951 – 2022) è stato artista poliedrico e raffinato artigiano di fama internazionale, l’unico Maestro Ebrù straniero riconosciuto in Turchia, nonché amatissimo nella sua città, Venezia, dove ha mantenuto il proprio laboratorio, un negozio e la propria dimora.

Ciò nonostante, pur essendo stato quello di venerdì 16 febbraio, nell’accogliente Spazio SV nella Scoletta di San Zaccaria a Venezia, un Opening di successo, nessuno poteva prevedere che in mesi come febbraio e marzo, considerati meno vivaci in Città avvicinandosi anche il periodo di Biennale, questa esposizione potesse registrare la partecipazione fino ad ora di circa 2.000 visitatori.

L’arte e la storia di vita di Alberto hanno entusiasmato critica, pubblico e i tantissimi amici veneziani ed internazionali che a lui si erano affezionati.

Per tutti coloro che non sono ancora riusciti a visitare la Mostra c’è ancora tempo fino al giorno 27 marzo, insieme alla bicchierata di finissage prevista per sabato 23 marzo alle ore 17.30.

Alberto Valese, nato a Venezia nel 1951, si è dedicato per più di quarant’anni alla legatoria ed in particolare allo studio della tecnica della marmorizzazione che inizia da autodidatta, dando vita ad una serie di opere uniche nel loro genere che lo hanno reso noto in tutto il mondo. L’esposizione riesce ad essere, oltre che un omaggio al maestro veneziano attraverso una selezione ad ampio spettro fra le tipologie di carte da lui prodotte, anche un’occasione per far comprendere, attraverso dei supporti video, il modus operandi di Valese ed il suo immaginario. Carte marmorizzate, suminagashi, ebrù, sono tutte tecniche che convogliano nella realizzazione delle decorazioni, dal floreale all’astratto, di libri pregiati, quaderni, scatole, tessuti e oggetti di ogni tipo. In mostra si possono trovare non solo carte marmorizzate ed ebrù, ma anche vere e proprie opere d’arte come le pietre “non infossibili”, finti fossili realizzati fondendo l’ebrù con la modellazione della carta pesta, le piastre oscillanti che assomigliano a piccoli universi in miniatura sospesi da delicate strutture di ferro, i mobile, d’ispirazione calderiana, e ancora sculture a forma di teste ed oggetti di design.

Un artista a tutto tondo, in laboratorio così come nella vita, noto per la sua originalità e visione innovativa che ha riportato nelle sue carte, espressione di un genio di cui in molti sentono la mancanza. Essere riusciti a trasmettere l’eclettismo di Valese è un punto di orgoglio per Giampietro Freo, suo amico e collaboratore impegnato a portare avanti l’attività. Oggi, nello stesso luogo dove aveva sede il negozio Ebrù in Campo Santo Stefano, si trova l’Antica Legatoria Ofer, bottega che porta avanti nel solco della tradizione l’arte della legatoria tramandando i saperi lasciati da Alberto Valese ad una nuova generazione di giovani artigiane.

“Sintetizzerei i passaggi della vita artistica di Alberto e quindi dell’esposizione in questo modo – racconta Giampietro Freo – la sua passione che nasce con le carte marmorizzate (marbled) lo porta a fare innumerevoli viaggi in Turchia fino ad impadronirsi così bene della tecnica Ebrù da diventare addirittura unico “Maestro Ebrù” non turco. Comincia a produrre carte sempre più raffinate, poi sete finissime. Marmorizzava tutto, piramidi piedi, facce, teste, lampade, sfere, qualsiasi cosa, fino ad arrivare agli oggetti d’arte marmorizzati. La curiosità, la perseveranza, il buon gusto e la meticolosità che si oggettivizzano in termini creativi come un fiume in piena, lo fanno entrare a pieno titolo nell’arte sia con le carte che con gli oggetti ed alla mostra ci si potrà rendere conto di tutto ciò. Questa evoluzione porta la sua sperimentazione a raggiungere apici mai raggiunti da nessuno”.


ALCHIMIE SU CARTA. Omaggio al maestro Alberto Valese
A cura di Silvia Previti
Dal 16 febbraio al 27 marzo 2024
Orario: 10,30 – 12,30 / 15,00 – 18,00 chiuso il lunedì

SPAZIO SV
SCOLETTA DI SAN ZACCARIA (VE)
Entrata libera

Per informazioni
tel: +39 0415234602
mail: info@spaziosv.com

In collaborazione con Antica Legatoria OFER

Immagine che contiene testo, Carattere, design, Elementi grafici

Descrizione generata automaticamente
Ufficio Stampa e Comunicazione Davide Federici info@davidefederici.it

Bologna, Museo civico del Risorgimento: “La pittura a Bologna nel lungo Ottocento” – Mostra diffusa

Ottavio Campedelli (Bologna, 1792 ‐ ivi, 1862), Un mulino in mezzo a un luogo montuoso, 1826
Olio su tavola, cm 35 x 45
Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Collezioni storiche),
n. inv. H103 / 2019/5106 (1995)
La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915

Mostra diffusa a cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari


21 marzo – 30 giugno 2024

Bologna 
Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44
Museo civico del Risorgimento | Piazza Giosue Carducci 5

Inaugurazione martedì 19 marzo 2024 ore 20.30
Museo civico del Risorgimento 
Piazza Giosue Carducci 5, Bologna

Anticipata da un ricco palinsesto di attività che ha preso avvio nel dicembre scorso, la primavera della stagione espositiva a Bologna apre al pubblico dal 21 marzo al 30 giugno 2024 con l’ampia rassegna espositiva diffusa La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915 dedicata alla pittura felsinea dall’età napoleonica all’inizio della Grande Guerra, ideata e coordinata dal Settore Musei Civici Bologna attraverso il Museo civico del Risorgimento, a cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari.

Per ampiezza del percorso delineato, numero delle opere esposte e varietà di soggetti e luoghi coinvolti, si tratta della più ampia ricognizione monografica mai organizzata per presentare le origini e le evoluzioni della modernità artistica in ambito bolognese, e in particolare della produzione pittorica la cui presenza è dominante nella cultura figurativa del “lungo Ottocento”.
Sono oltre 500 le opere, di cui circa un centinaio mai esposto prima proveniente dai depositi di istituzioni museali pubbliche e da collezioni private, di 80artisti appartenenti a generazioni differenti, a essere visibili in 18 sedi (5 musei, 5 gallerie antiquarie, 3 fondazioni, 2 edifici di culto, un palazzo comunale, un teatro storico e un’associazione culturale) situati tra BolognaCrespellano e San Giovanni in Persiceto, che spaziano tra tecniche (dal disegno al dipinto su tela e tavola, all’acquerello su carta), contesti di realizzazione (dalle grandi decorazioni pubbliche alle opere da salotto, alle riviste) e generi rappresentati (paesaggi, ritratti, soggetti storici, pale d’altare, vedute urbane).

La prima inaugurazione si svolge martedì 19 marzo 2024 alle ore 20.30 al Museo civico del Risorgimento, con la partecipazione di rievocatori in costume storico di 8cento APS che animano quadri viventi ispirati alle opere esposte nella sezione che dà il titolo all’intera rassegna, La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915. Per offrire un’immersione ancora più suggestiva nelle atmosfere della vita ottocentesca sono aperti in via straordinaria, dalle ore 20.00 alle 23.00 con ingresso gratuito, sia il museo sia, grazie alla collaborazione di Biblioteche di Bologna, Casa Carduccila residenza con gli arredi e le suppellettili originali dove il poeta Giosue Carducci ha abitato dal 1890 fino alla morte nel 1907, situata al secondo piano dello stesso edificio storico situato nella piazza a lui intitolata.

Partendo dallo spoglio della pregevole collezione dei tre album fotografici che documentano la produzione artistica e architettonica a Bologna nella seconda metà del XIX secolo, raccolta da Raffaele Belluzzi (1839-1903) e da lui donata al Museo civico del Risorgimento di Bologna di cui fu primo direttore, l’iniziativa si prefigge l’ambizioso obiettivo di proporre con nuovo slancio interpretativo una visione complessiva su questa fervida stagione culturale rinnovatrice della città attraverso gli studi più aggiornati, le scoperte recenti e le ricostruzioni biografiche acquisite negli ultimi anni.

Giuseppe Bortignoni junior (Bassano del Grappa, 1859 – Bologna, 1936), Madre e figlio sotto il pergolato, fine XIX secolo
Olio su tela, cm 90 x 57, Collezione Lucchese Salati

Numerosi soggetti pubblici e privati concorrono ad arricchire un’iniziativa corale fondato su una co-progettazione culturale durata oltre due anni, con l’obiettivo di restituire a questo patrimonio artistico una rinnovata visibilità per farne riscoprire a un pubblico di non soli specialisti l’altissimo valore non ancora adeguatamente conosciuto e riconosciuto.
Collaborano: Comune di San Giovanni in Persiceto, Confcommercio Ascom Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna con Genus Bononiae.
Partecipano: 8cento APS, Accademia di Belle Arti di Bologna, Antichità Barberia, Archivio Fabio Fabbi, Confguide Bologna, Associazione Amici della Certosa di Bologna, Associazione Bologna per le Arti, Associazione per le arti “Francesco Francia”, Bologna Servizi Cimiteriali, Centro Sociale Casa Gialla, Comitato per Bologna Storica e Artistica, Comune di San Lazzaro di Savena, Federagit Guide turistiche, Fondantico, Fondazione Collegio Artistico Venturoli, Fondazione Gualandi a favore dei sordi, Galleria Artifigurative, Galleria de’ Fusari, Galleria del Caminetto, La Quadreria di ASP Città di Bologna, Le Guide d’Arte, MetROzero di Associazioni Jaya e Samà APS, Mirarte Bologna, Museo Ottocento Bologna, Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Per queste sue peculiarità, il progetto si configura come opportunità rara per vedere rappresentato l’inquieto alternarsi di nuovi stili e ricerche – dal Neoclassicismo accademico al movimento romantico, passando per le tendenze naturalistiche del Purismo e del Realismo, l’Eclettismo storicista fino alle sperimentazioni dei Simbolisti e dei Divisionisti – nel periodo storico in cui, dopo la fine del dominio pontificio e l’adesione al Regno d’Italia, Bologna è attraversata da profondi mutamenti politici, sociali e culturali che conducono la città alle soglie dell’epoca contemporanea.

La città felsinea è geograficamente destinata a essere il crocevia d’Italia, luogo d’incontro e confronto della cultura e dell’economia. Questo ruolo viene in parte perdendosi negli anni centrali del Risorgimento, ma con l’Unificazione Bologna può tornare a diventare uno dei centri vitali nazionali. Un’occasione importante per accreditare questo ruolo è certamente l’Esposizione Emiliana del 1888, quando – sotto l’egida di Giosue Carducci – di fatto si candida a capitale culturale della Terza Italia. Sede della più antica Università d’Europa, nel corso del “lungo Ottocento”vede un fiorire di nuove istituzioni e circoli artistici che si affiancano all’Accademia Clementina (poi delle Belle Arti), fondata nel 1710. Il Collegio Venturoli inizia l’attività nel 1825 offrendo a studenti in difficoltà economica la possibilità di accedere agli studi, mentre con la nascita della Società Protettrice delle Belle Arti (1853) e in seguito con la società “Francesco Francia” (1894) vengono organizzate mostre-mercato che avvicinano gli artisti a un pubblico borghese. In Accademia, ai Concorsi Curlandesi, riformati nel 1870, si affianca dal 1878 il Premio Baruzzi. Il Comitato per Bologna Storica e Artistica (1899) e il movimento dell’Aemilia Ars, insieme ad altre gilde e cenacoli di minore durata, sono tutte occasioni per sviluppare il gusto contemporaneo. Tutto questo fervore artistico si riflette in un grande numero di giornali e riviste d’arte e nella nascita di una delle più importanti tipografie italiane, la Litografia Chappuis.

L’itinerario espositivo diffuso documenta la ricchezza espressiva e la complessità di questi nuovi orizzonti visivi attraverso i lavori degli artisti locali che si sono confrontati con i movimenti italiani e internazionali, partecipando alle Esposizioni Nazionali, a quelle Universali, alle Biennali di Venezia come alle Secessioni romane, ottenendo commissioni all’estero, viaggiando per il mondo. Accanto ai protagonisti di primo piano, più documentati e studiati – Gaetano Gandolfi, Antonio Basoli, Pelagio Palagi, Ottavio Campedelli, Alessandro Guardassoni, Luigi Bertelli, Luigi Busi, Mario De Maria detto “Marius Pictor”, Fabio Fabbi, Luigi Serra, Coriolano Vighi, Augusto Majani detto “Nasica”Carlo Corsi, Athos Casarini, Alfredo Protti – sono rappresentati altri artisti dimenticati o oggi quasi del tutto sconosciuti come Giuseppe Bortignoni junior,Achille Frulli, Dina Pagan de’ Paganis.
Non mancano poi documenti di artisti “forestieri” che hanno influito sulla cultura artistica locale, o che vi hanno soggiornato, o che hanno insegnato nella locale Accademia delle Belle Arti: Antonio Canova, Felice Giani, Antonio Puccinelli, Leonardo Bistolfi, Giovanni Boldini.

Accanto alle iniziative espositive, grande attenzione è dedicata alle attività di mediazione culturale per adulti, bambine e bambini, e a momenti di approfondimento specialistico per il pubblico più appassionato. Durante l’intero periodo di apertura della rassegna sono proposte 70 visite guidate, 22 conferenze, 10 laboratori didattici e attività per famiglie, 4 rievocazioni storiche, oltre a 12 altre iniziative tra passeggiate, momenti musicali e l’esposizione Bolognesi all‘avanguardia – l’esperienza Liberty di “Modelli d’Arte Decorativa” allestita dal 16 al 30 maggio 2024 presso la Mediateca di San Lazzaro di Savena.

Il calendario completo degli appuntamenti è disponibile sui siti web 
www.museibologna.it/risorgimento e 
www.storiaememoriadibologna.it/ottocento.

Alfonso Savini (Bologna, 1838 – ivi, 1908), Io mi sedea in parte, 1863
Olio su tela, cm 105 x 142
Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Collezioni storiche), n. inv. H 159 / H 1666 / 20908 / 5226
LE SEDI ESPOSITIVE (in ordine alfabetico)

Antichità Barberia | Via Barberia 8/a, Bologna
Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista | Piazza del Popolo 22, San Giovanni in Persiceto (BO)
Chiesa della Madonna della Cintura | 
Piazzetta Guazzatoio 5, San Giovanni in Persiceto (BO)
Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
Comitato per Bologna Storica e Artistica | Strada Maggiore 71, Bologna
Fondazione Collegio Artistico Venturoli | Via Centotrecento 4, Bologna
Fondazione Gualandi a favore dei sordi | Via Nosadella 49, Bologna
Galleria Artifigurative | Via Provinciale 27, Crespellano (Valsamoggia)
Galleria de’ Fusari | Via de’ Fusari 7/A, Bologna
Galleria del Caminetto | Galleria Falcone e Borsellino 4/D, Bologna
Galleria Fondantico | Via de’ Pepoli 6/E, Bologna
Museo civico del Risorgimento | Piazza Giosue Carducci 5, Bologna
Museo d’Arte Sacra | Piazza del Popolo 22, San Giovanni in Persiceto (BO)
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44, Bologna
Museo Ottocento Bologna | Piazza San Michele 4/C, Bologna
Palazzo d’Accursio, Sala del Consiglio Comunale | Piazza Maggiore 6, Bologna
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni | Via Alessandro Manzoni 2, Bologna
Teatro Comunale | Corso Italia 72, San Giovanni in Persiceto (BO)

Per consentire la più ampia fruizione del progetto espositivo diffuso, presentando il biglietto di ingresso a una delle sedi è previsto l’accesso a tariffa ridotta nelle altre sedi coinvolte entro la data di conclusione della mostra.
Collezioni Comunali d’Arte (intero € 6 | ridotto € 4)
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (gratuito)
Museo civico del Risorgimento (intero € 5 | ridotto € 3)
Fondazione Collegio Artistico Venturoli (intero € 5 | ridotto € 3)
Museo Ottocento Bologna (intero € 12 | ridotto € 10)
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni (intero € 5 | ridotto € 3)
Musei e Teatro Comunale di San Giovanni in Persiceto (intero € 5 | ridotto € 3).


Tre sono le sedi espositive del Settore Musei Civici Bologna coinvolte nel percorso di visita, dove è possibile ammirare il meglio della pittura locale: Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini e Museo civico del Risorgimento.

Figure e paesaggi dell’Ottocento alle Collezioni Comunali d’Arte
A cura di Isabella Stancari
21 marzo – 30 giugno 2024
Collezioni Comunali d’Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica

Alle Collezioni Comunali d’Arte,nella sezione intitolataFigure e paesaggi dell’Ottocento alle Collezioni Comunali d’Arte, a cura di Isabella Stancari, sono esposti 23 dipinti rivolti a due tematiche principali.
La prima è dedicata all’Accademia delle Belle Arti, luogo di formazione di quasi tutti gli artisti locali e promotore di due concorsi artistici nazionali, il Curlandese e il Baruzzi. Il Premio Curlandese fu Istituito nel 1785 per volontà del duca di Curlandia (regione situata nella parte meridionale dell’attuale Lettonia), mentre i Concorsi Curlandesi (piccolo e grande premio) vennero assegnati dal Senato di Bologna su giudizio di una commissione nominata dall’Accademia, dal 1777 al 1870 e, in seguito, dalla Municipalità fino al 1936. Nel 1878 lo scultore Cincinnato Baruzzi volle che dopo la sua morte venisse istituito un premio nazionale a suo nome. Ogni anno, in alternanza, un pittore, uno scultore e un musicista venivano premiati per un’opera di cui avevano presentato il bozzetto. Il vincitore poteva realizzarlo in grande, o tradurlo in marmo, o metterla in scena al Teatro Comunale di Bologna. Del Premio Curlandese sono esposte le tele Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria (1875) di Raffaele Faccioli e Giovane signora – Mughetto (1905) di Giuseppe Brugo mentre del Premio Baruzzi sono presentati i due grandi dipinti Senza lavoro e senza pane – Disoccupati (1895) di Augusto Majani “Nasica” e Idillio fugace (1899) di Gian Emanuele Covelli detto Gaele. A corredo della narrazione sono presenti inoltre opere che proposte nell’annuale esposizione che si teneva presso l’Accademia, tra cui l’inedita versione della Linda di Chamounix (1857-1861) di Giulio Cesare Ferrari.
La seconda tematica affronta il paesaggio, con numerose opere inedite: ai noti soggetti eseguiti da LuigiBertelli delle collezioni storiche del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna sono affiancati straordinari paesaggi. In prestito dalla Galleria de’ Fusari sono visibili la Veduta di Castel Gandolfo (1810-1815) di Giovan Battista Bassi e un Paesaggio (1840-1850) di Ottavio Campedelli. Grazie a due collezionisti, altrettante opere dialogano inoltre con tele di proprietà pubblica. Uno splendido Paesaggio innevato con alberi di Alessandro Guardassoni è collocato accanto al suo Autoritratto(1870 ca.) della Fondazione Gualandi a favore dei sordi, dove l’artista si ritrae dipingendo proprio la tela qui esposta al pubblico. Il Ritratto di Petronio Montanari (1815 ca.) di Pelagio Palagi nella versione mai terminata delle Collezioni Comunali d’Arte è affiancato dalla versione completata e donata al committente, ora in collezione privata. Oltre alle opere in mostra si possono ammirare nel percorso museale i due ampi saloni dedicati in permanenza allo stesso Palagi, il più importante pennello neoclassico locale, la cui carriera internazionale come pittore, architetto, decoratore d’interni, scultore e disegnatore di arredi si concluse a Torino come artista della corte Savoia di re Carlo Alberto.

Orari di apertura
Martedì, giovedì 14.00-19.00 | mercoledì, venerdì 10.00-19.00 | sabato, domenica, festivi 10.00-18.30 | chiuso lunedì non festivi

Ingresso
Intero € 6 | ridotto  4 | ridotto speciale 19-25 anni  2 | gratuito possessori Card Cultura
Biglietto integrato Collezioni Comunali d’Arte e Torre dell’Orologio: intero € 10 | ridotto € 7

Informazioni
Collezioni Comunali d’Arte
Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 2193998
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna
TiKTok: @museiarteanticabologna
X: @MuseiCiviciBolo

L’Incredulità di San Tommaso di Gaetano Serra Zanetti: due versioni a confronto
A cura di Mark Gregory D’Apuzzo
21 marzo – 30 giugno 2024
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Strada Maggiore 44, Bologna
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica in collaborazione con La Quadreria di ASP Città di Bologna

I Musei Civici d’Arte Antica, in collaborazione con La Quadreria di ASP Città di Bologna, espongono presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini due versioni dell’Incredulità di San Tommasodi Gaetano Serra Zanetti (Bologna, 1807 – ivi, 1862). L’iniziativa è a cura di Mark Gregory D’Apuzzo.
Entrambi i dipinti sono abitualmente conservati nei depositi, dunque non accessibili al pubblico. L’esposizione offre quindi l’opportunità di conoscere de visu due opere significative nel percorso del pittore, che fu tra i protagonisti dell’Ottocento bolognese, più volte gratificato da premi e riconoscimenti.
Commissionata dal marchese Giuseppe Davia per la cappella di famiglia nella Chiesa di San Francesco (1850), la bella Incredulità di San Tommaso è stata di recente sottoposta a un capillare restauro che ha interessato sia l’intera superficie pittorica, sia la cornice originale, ideata in forme di ispirazione gotica – archiacuta, lobata con colonnine a tortiglione – per meglio adattarsi alla sede ecclesiale. Ne sono riemersi, oltre alla firma e alla data sul retro, “la splendidezza dei toni, la vivacità delle tinte, la leggerezza delle ombre”, notate già dall’anonimo estensore della recensione apparsa nella rivista L’Iniziatore (23 gennaio 1851), che aveva definito il pittore “uno dei migliori artisti che al presente onorino Bologna“, sottolineandone il debito nei riguardi della “divina scuola degli immortali cinquecenteschi”.
Allievo all’Accademia di Francesco Albéri e Giuseppe Badiali, Serra Zanetti avvia fin a partire dagli anni Trenta un’intensa produzione di soggetto storico, anche di carattere religioso, in cui i modelli dei grandi maestri sono tradotti “con accenti di maggiore verità e naturalezza” (Farioli 1983). Sono infatti da collocarsi in quegli anni i viaggi a Parma, dove approfondisce lo studio di Correggio, da lui molto apprezzato per l’amabilità della pittura e per gli effetti di luce e ombra, a Firenze e a Venezia, dove si reca per vedere Tiziano. Nella città lagunare, in particolare, coadiuvato dall’amico pittore polacco Taddeo Gosetschi, elabora una nuova tecnica pittorica, visibile anche nel nostro dipinto, “che consiste nell’uso di una vernice che formando un glutine trasparente serviva non solo a stemperare i colori ma anche a mantenerli più pastosi e lucidi” (Farioli 1983). Un successivo soggiorno a Roma gli consentirà di meglio focalizzare il portato del “bel dipingere”, nel confronto con la tradizione del classicismo da Raffaello a Guido Reni, di cui esegue alcune copie. L’immersione delle figure “in un gelido e astratto limbo formale di stretta osservanza purista” (Benati 1980) è rivelatrice, tuttavia, delle propensioni del pittore, aperto a tangenze “nazarene, alquanto insolite nell’ambiente bolognese” (Renzo Grandi 1983-1984). Condivide tali intenzioni stilistiche nella stesura levigata e “linda”, quasi “da quattrocentista”, la successiva versione del medesimo soggetto – firmata e datata 1853 (La Quadreria di ASP Città di Bologna) in cui la composizione, accresciuta dalla presenza degli apostoli, appare più “complessa ed evoluta sia per numero di figure che per articolazione e sentimento narrativo” (Masini 1995).
Lungo il percorso del museo sono inoltre segnalati alcuni paesaggi ottocenteschi di età romantica esposti in permanenza: il delizioso quadretto La scalinata di Giuseppe Termanini e alcuni dipinti di Giacomo Savini, entrambi allievi del pittore e scenografo Vincenzo Martinelli, esponente di spicco del paesaggismo bolognese della seconda metà del Settecento.

Orari di apertura
Martedì, mercoledì, giovedì 10.00 – 15.00 | venerdì 14.00 – 18.00 | sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.30 | chiuso lunedì non festivi

Ingresso
Gratuito

Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 236708
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna
TiKTok: @museiarteanticabologna
Twitter: @MuseiCiviciBolo

La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915
A cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari
21 marzo – 30 giugno 2024
Museo civico del Risorgimento | Piazza Giosue Carducci 5, Bologna
Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento
Inaugurazione martedì 19 aprile 2024 ore 20.30 in collaborazione con 8cento APS

Al Museo civico del Risorgimento è allestita la sezione a cura di Roberto Martorelli e Isabella Stancari da cui prende il titolo l’intera rassegna espositiva diffusa.
Tra le opere ispirate ai temi risorgimentali si segnala uno dei capolavori della ritrattistica ottocentesca, il Ritratto di Giovan Maria Damiani in uniforme delle Guide Garibaldine (1872) di Antonio Puccinelli, appartenente alla collezione dello stesso museo e raramente esposto. L’iconica opera è affiancata dalle opere I fatti di Savigno (Passaggio delle truppe pontificie) di Ferdinando Fontana e dal modelletto preparatorio, in collezione privata, della omonima grandiosa tela di Carlo Arienti La cacciata dell’imperatore Barbarossa da Alessandria, voluta dal re Carlo Alberto in chiave antiaustriaca. 
Grazie alle opere delle collezioni storiche del MAMbo viene inoltre ripercorso il tema del soggetto storico, tanto caro alla cultura artistica di metà Ottocento, con le opere La morte di Zerbino (1851) del pittore di figura Ippolito Bonaveri Io mi sedeva in parte… (1873) di Alfonso Savini, mentre il genere del paesaggio bolognese è rappresentato dalle vedute neoclassiche di Giacomo Savini, di età romantica con Ottavio Campedelli e del primo Novecento con Augusto Majani “Nasica”.
Oltre alle cinque piccole opere inedite di Giulio Cesare Ferrari, ritrovate da Isabella Stancari durante il lavoro di ricerca confluito nel Bollettino 2020/2022 del Museo civico del Risorgimento, notevole è inoltre il nucleo di quattro tele dipinte da Alessandro Guardassoni, che si ricollegano idealmente alla mostra monografica visibile nella sede della Fondazione Gualandi a favori dei sordi. Il capolavoro giovanile del pittore bolognese Anna Bolena forsennata, vincitore del piccolo premio Pittura al Concorso Curlandese del 1843 e proveniente dai depositi del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, è esposto insieme a tre opere inedite da collezioni private che testimoniano il lato più sperimentale dell’artista. Si tratta del Giardiniere che annaffia una pianta e due particolari vedute di giardini, eseguite a tempera e chine sui toni del grigio, che mostrano la rielaborazione del reale sulla base di fotografie.
Per la delicata eleganza si distingue infine uno dei rari di ritratti Luigi Serra, Ritratto di signore (Enrica Merlani) eseguito nel 1888, anno della prematura scomparsa del pittore.

Orari di apertura
Martedì, giovedì 9.00 – 13.00 | venerdì 15.00 – 19.00 | sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.00 | chiuso lunedì, mercoledì

Ingresso
Intero € 5 | ridotto € 3 | ridotto speciale 19-25 anni  2 | gratuito possessori Card Cultura

Informazioni
Museo civico del Risorgimento
Piazza Giosue Carducci 5 | 40125 Bologna
Tel. + 39 051 2196520 (reception e biglietteria) / 225583 (direzione e uffici)
www.museibologna.it/risorgimento
museorisorgimento@comune.bologna.it
Facebook: Museo civico del Risorgimento – Certosa di Bologna
YouTube: Storia e Memoria di Bologna

LE ALTRE MOSTRE DEL PERCORSO DIFFUSO

Antonio Basoli. “Alfabeto pittorico ossia raccolta di pensieri pittorici…”
21 marzo – 30 giugno 2024
Antichità Barberia | Via Barberia 8/A, Bologna
Del geniale ideatore di luoghi esotici e paesaggi di Bologna, viene presentata l’edizione integrale dell’Alfabeto (1839) e una grande veduta dipinta della Cattedrale di San Pietro. Grazie alla collaborazione con il Museo Tattile Anteros dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, si vuole dare forma plastica alla lettera “A” dell’Alfabeto, ai fini della lettura tattile per ipovedenti e non vedenti.
Ingresso: libero
Info e orari di apertura: www.antichitabarberia.com

La collezione dei dipinti del Comitato per Bologna Storica e Artistica
21 marzo – 30 giugno 2024
Comitato per Bologna Storica e Artistica | Strada Maggiore 71, Bologna
Scoprire la storia del Comitato con i progetti dei restauri di Alfonso Rubbiani e i bellissimi disegni del Salone del Palazzo del Podestà per il concorso vinto da Adolfo De Carolis. Grazie a recenti donazioni sono presentati per la prima volta opere di Dina Pagan de’ Paganis, Alfredo Protti, Garzia Fioresi (pseudonimo di Alfredo Grandi) e Giuseppe Rivani.
Orari di apertura: martedì, venerdì 17.00 – 19.00
Ingresso: libero
Info: www.comitatobsa.it

Lo sviluppo del talento
A cura di Dante Mazza
22 marzo – 15 giugno 2024
Inaugurazione giovedì 21 marzo 2024 ore 17.00
Fondazione Collegio Artistico Venturoli | Via Centotrecento 4, Bologna
Il progetto espositivo ed editoriale riunisce opere eseguite nel corso dell’Ottocento dagli artisti bolognesi Cesare Bacchi, Ettore Buttazzoni, Filippo Buriani, Luigi Busi, Cleto Capri, Raffaele Faccioli, Ermenegildo Giorgi, Giovanni Masotti, Giuseppe Romagnoli e Luigi Serra, durante il loro periodo di residenza presso il Collegio Venturoli, istituito nel 1825 grazie al lascito dell’architetto Angelo Venturoli (1749-1821) per accogliere e assistere giovani bolognesi inclini alle arti che, a causa del loro stato sociale, non avrebbero potuto intraprendere studi artistici.
La mostra comprende circa 150 tra disegni e dipinti e si suddivide in due sezioni. La prima, allestita nella sala affrescata del Collegio, include i disegni e le iniziali esercitazioni di pittura dei giovani artisti con indicata l’età di esecuzione. La seconda, all’interno della nuova galleria espositiva, riunisce le opere della maturità donate al Collegio dagli stessi artisti in segno di gratitudine, tradizione proseguita fino ai giorni nostri, che ha permesso la creazione di una collezione che conta attualmente oltre 300 opere.
L’esposizione intende evidenziare e seguire il percorso evolutivo della formazione dei dieci artisti selezionati, sottolineando la precocità nell’apprendimento e le conquiste conseguite, che data la loro giovane età risultano spesso sorprendenti.
Orari di apertura: sabato 14.00 – 19.00 | da lunedì a venerdì prenotazione obbligatoria info@fondazionecollegioventuroli.org
Ingresso: intero € 5 | ridotto € 3
Info: www.fondazionecollegioventuroli.org

Alessandro Guardassoni (1819-1888). Dalle volte al cavalletto
21 marzo – 30 giugno 2024
Fondazione Gualandi a favore dei sordi | Via Nosadella 49, Bologna
La mostra presenta una selezione di disegni preparatori per le chiese e quadri presentati da Alessandro Guardassoni alle esposizioni d’arte per mostrare gli esiti illusivi della sua tecnica pittorica. Altre opere sono dedicate a momenti di vita quotidiana, paesaggi e scorci, soggetti prediletti dai committenti privati.
Ingresso: libero
Orari di apertura: da lunedì a venerdì 9.00 – 13.00 (prenotazione obbligatoria 051 3399506)
Info: www.fondazionegualandi.it

Paesaggi dipinti della Valsamoggia. Dieci vedute dell’Ottocento da Pragatto Alto a Vignola
23 marzo – 30 giugno 2024
Galleria Artifigurative | Via Provinciale 274, Crespellano (Valsamoggia)
La mostra offre la riscoperta di otto grandi splendidi paesaggi – dalla Rocca di Bazzano al Castello di Vignola passando dal Castello di Serravalle – realizzate da Ugo Gheduzzi (1853-1925), scenografo del Teatro Regio di Torino, paesaggista di successo sempre affezionato alla sua Crespellano. Opere che sono anche documenti unici del territorio.
Ingresso: libero
Orari di apertura: sabato, domenica 15.30 – 19.00
Info: 339 6511564 | info@albertorodella.191.it

Anche Bologna! Quaranta dipinti dell’Ottocento bolognese
21 marzo – 30 giugno 2024
Galleria de’ Fusari | Via de’ Fusari 7/A, Bologna
Una selezione di rarità. Di Luigi Bertelli una straordinaria veduta di Villa Malvezzi. Tra i quattro dipinti di Luigi Serra uno era considerato perduto, mentre di Lugi Busi, Raffaele Faccioli, Paolo Bedini e Alfonso Savini sono presenti otto creazioni. Del raro Carlo Legnani sono proposte opere che sorprenderanno anche i conoscitori più attenti. Leopoldo Bersani e Luigi Folli arricchiscono il percorso con dipinti di grandi dimensioni.
Ingresso: libero
Info e orari: www.galleriadefusari.it

L’800 ritrovato: dipinti, disegni e sculture bolognesi dalla Restaurazione al primo ‘900
21 marzo – 30 giugno 2024
Galleria del Caminetto | Galleria Falcone e Borsellino 4/D, Bologna
27 opere che attraversano l’arte, dai paesaggi romantici di Giacomo Savini alle esperienze del Novecento di Carlo Corsi. Luigi Serra, Giovanni Paolo Bedini, Mario De Maria “Marius Pictor”e Alfredo Protti sono solo alcuni dei pittori selezionati. Tra le opere inedite il capolavoro giovanile di Cleto Capri, Alla finestra, del 1895. Un dialogo d’arte ancora più ricco grazie a una selezione di sculture bolognesi.
Ingresso: libero
Info e orari di apertura: 051 235292 | galleriacaminetto@libero.it

L’Ottocento prezioso
A cura di Edoardo Battistini
21 marzo – 5 maggio 2024
Galleria Fondantico | Via de’ Pepoli 6/E, Bologna
Un percorso dal romanticismo al ‘900 con più di 80 opere. Si parte dal periodo Goupil con Giovanni Paolo Bedini e Alfonso Savini. Si continua con Luigi Busi e si approda a Luigi Bertelli. L’Orientalismo dei fratelli Fabbi apre visioni verso gli artisti della Secessione: Alfredo Protti e Giovanni Romagnoli. Di Alessandro Scorzoni si presenta un quadro rivoluzionario, Paesaggio nella nebbia del 1910. Il dipinto di Giuliano Amadori L’Ottocento prezioso dona il titolo della mostra.
Ingresso: libero
Info e orari di apertura: www.fondantico.it

Mario De Maria detto “Marius Pictor” (1852 – 1924). Ombra cara
A cura di Francesca Sinigaglia
21 marzo – 30 giugno 2024
Museo Ottocento Bologna | Piazza San Michele 4/C, Bologna
A cent’anni dalla morte, il Museo Ottocento Bologna celebra la figura del pittore Mario De Maria, noto anche come “Marius Pictor“.
L’esposizione presenta 70 dipinti  tra capolavori, inediti e opere ritrovate e appositamente restaurate dal Museo Ottocento Bologna – provenienti da prestigiose istituzioni museali italiane (Gallerie degli Uffizi di Firenze, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Galleria d’Arte Moderna di Milano) e da collezioni private nazionali e internazionali.
Una mostra antologica significativa – la prima che tenta di organizzare una disamina della produzione di De Maria – per conoscere e approfondire il singolare percorso dell’artista, uomo complesso e tormentato, sodale di Gabriele D’Annunzio, padre del “Simbolismo italiano” o “Naturalismo spiritualista”, e tra i pionieristici fondatori della Biennale di Venezia.
Orari di apertura: tutti i giorni 10.00 – 19.00
Ingresso: intero € 12 | ridotto € 10 (visite guidate incluse nel prezzo del biglietto)
Info: mobologna.it

Enrico Romolo.Un’eroina della sfortunata Carini in Sicilia
8 marzo – 27 ottobre 2024
Palazzo d’Accursio, Sala del Consiglio Comunale | Piazza Maggiore 6, Bologna
Con l’esposizione del dipinto di Enrico Romolo Un’eroina della sfortunata Carini in Sicilia (1860) prosegue il progetto voluto dall’Amministrazione Comunale di Bologna per ospitare nella Sala del Consiglio opere d’arte volte ad attribuire rilievo e visibilità a figure femminili che hanno contribuito alla storia della pittura felsinea e del Paese.
Il soggetto ritrae a mezzo busto una giovane e avvenente donna che indossa gli abiti tradizionali siciliani ornati da una coccarda tricolore, intenta a caricare un moschetto. L’inequivocabile figura, insieme al titolo – che rimanda alle vicine a ancora vive vicende del Risorgimento italiano e in particolare alle sanguinose repressioni che colpirono la cittadina siciliana che aveva osato ribellarsi ai Borboni -, colloca il dipinto in quel filone di pittura di storia contemporanea che in quegli anni riscuoteva un notevole successo in tutte le maggiori esposizioni nazionali.
L’iniziativa è resa possibile da una convenzione sottoscritta nel 2023 dal Settore Musei Civici di Bologna con la Pinacoteca Nazionale di Bologna, che ha concesso in prestito l’opera di Enrico Romolo nell’ambito di una progettualità condivisa tra le due istituzioni per la valorizzazione dei rispettivi patrimoni museali.
Orari di fruizione:  da lunedì a venerdì 10.00 – 13.00, compatibilmente allo svolgimento di attività istituzionali

Da Felice Giani a Luigi Serra. L’Ottocento nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
A cura di Angelo Mazza
21 marzo – 30 giugno 2024
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni | Via Alessandro Manzoni 2, Bologna
La Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, in collaborazione con Genus Bononiae, presenta per la prima volta al pubblico una mostra con le principali opere dell’Ottocento bolognese presenti nelle proprie Collezioni d’arte e di storia.
A Palazzo Fava è possibile ammirare, con il grande gesso della Maddalena di Antonio Canova posto al centro del salone affrescato dai Carracci, opere di Felice Giani e di Pelagio Palagi, di Clemente Alberi e di Pietro Fancelli, di Antonio Basoli e Giacomo De Maria; proseguendo con Luigi Busi, Alessandro Guardassoni, Giovanni Masotti e Luigi Serra. Circa 30 artisti rappresentati da oltre 100 opere, tra dipinti, disegni, acquerelli e sculture, per concludere con le maioliche della manifattura Minghetti appartenute al duca di Montpensier.
Ingresso: intero € 5 | ridotto € 3
Info e orari di apertura: www.genusbononiae.it

La pittura dell’Ottocento a Persiceto tra storia e costume
6 aprile – 30 giugno 2024
San Giovanni in Persiceto, vari luoghi
La città di San Giovanni in Persiceto espone il suo patrimonio ottocentesco: il Teatro storico comunale, la Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista, l’adiacente Museo d’Arte Sacra e, nel Coro della Chiesa della Cintura, la Quadreria civica. Un’occasione unica per ammirare ritratti, paesaggi, soggetti religiosi e storici poco noti agli studiosi e agli stessi cittadini persicetani.
Biglietteria presso il Teatro Comunale, Corso Italia 72, San Giovanni in Persiceto
Ingresso: intero € 5 | ridotto € 3 (visite guidate comprensive di ingresso € 15 | bambine e bambini dai 7 anni € 10)
Info e prenotazioni: 051 6812955 | cultura.turismo@comunepersiceto.it


Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Tel. +39 051 2193469 / 051 6496658
Silvia Tonelli – Elisabetta Severino
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silvia.tonelli@comune.bologna.it – elisabetta.severino@comune.bologna.it
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The Bouvet Island Stefano Cagol ETRU Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

‘The Bouvet Island’ by Stefano Cagol Opening at ETRU Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia on February 20, 2024. (Photo by Elisabetta Villa)
Su concessione del Ministero della Cultura – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia”
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia ETRU
 
Stefano Cagol
The Bouvet Island
 
a cura di AAC Platform con Camilla Boemio
 
Press preview e opening con invito 20 febbraio 2024
Dal 20 Febbraio al 24 Marzo 2024
 
Orario: martedì – domenica 8:30-19:30
(chiusura sale 19:00, ultimo ingresso 18:30)
Piazzale di Villa Giulia 9
00196 Roma
https://www.museoetru.it/

Nel diciottesimo anno di attività corale e di ricerca, AAC Platform con Camilla Boemio ha piacere di presentare nella Giornata Internazionale della Giustizia Sociale un intervento site-specific pensato per il cortile centrale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia ETRU dall’artista Stefano Cagol. Il progetto è stato selezionato dal museo come evento di alto profilo culturale tramite bando.

Oggi più che mai appianare le disuguaglianze sociali ed economiche, contrastando l’esclusione e gli ostacoli all’integrazione, risulta fondamentale e la Giornata Internazionale della Giustizia Sociale riporta l’attenzione sul mantenimento della pace e della sicurezza a livello globale, ricordando quanto l’equità possa attivare su scala le condizioni ideali sostenute dall’ONU e dalle Nazioni Unite. L’intervento al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia ETRU, che inaugura in occasione di questa giornata, mira a far dialogare i linguaggi dell’arte del contemporaneo e del passato con queste grandi cause, facendo incontrare l’etica e l’estetica.

Questa caleidoscopica costellazione di ricerca trova un luogo ideale in questo museo, nato nel 1889 nella rinascimentale Villa Giulia sulla base di un avveniristico programma di esplorazioni archeologiche e un innovativo progetto museografico, arricchitosi nel tempo anche della vicina Villa Poniatowski e divenuto il più importante museo etrusco al mondo, potendo vantare nelle sue raccolte alcuni tra i più celebri capolavori di questa civiltà, come il sarcofago degli sposi e l’Apollo di Veio, per un totale di oltre 6mila oggetti. Per la sua straordinaria storia e importanza culturale, dal 2016 il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia è stato inserito tra gli istituti di “rilevante interesse nazionale” dotati di autonomia scientifica e amministrativa.

‘The Bouvet Island’ by Stefano Cagol Opening at ETRU Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia on February 20, 2024. (Photo by Elisabetta Villa) – Su concessione del Ministero della Cultura – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia”

Chiamato a confrontarsi con gli eccezionali spazi di questo museo è Stefano Cagol, noto e proficuo artista contemporaneo italiano, due volte vincitore dell’Italian Council (2023, 2019) del Ministero italiano della Cultura, che lavora nei campi dell’Arte Concettuale, Arte Ambientale, Eco-Art e Land Art, riflettendo da anni su confini, influenze, energia e ambiente.

Ha partecipato alla 59a, 55a, 54a Biennale di Venezia; Manifesta 11; 14a Biennale di Curitiba; 3a e 2a OFF Biennale Cairo; 1a Biennale dello Xinjiang e 1a Biennale di Singapore. Gli hanno dedicato mostre personali musei come il MAC di Lissone (2023), CCA Center for Contemporary Art di Tel Aviv (2021), MA*GA di Gallarate (2019), Galleria Civica di Trento (2016), ZKM Karlsruhe (2012) e Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (2000). Dal 2022 ha avviato la piattaforma We Are the Flood presso il MUSE Museo delle Scienze di Trento e nel 2023 ha fondato la collezione MUSE Antropocene, che ha vinto il PAC Piano Arte Contemporanea del Ministero italiano della Cultura. Dal 2023 è direttore artistico di Castel Belasi, centro d’arte contemporanea su pratica e pensiero ecologico.

Per questa nuova incursione, AAC Platform con la curatrice Camilla Boemio ha scelto l’opera di Stefano Cagol The Bouvet Island e deciso di collocarla al centro dell’architettura cinquecentesca a effetto della villa, nel cortile centrale tra il portico a emiciclo progettato da Jacopo Barozzi da Vignola e la loggia, concepita da Bartolomeo Ammannati come una quinta scenica. Si dà così vita a uno spazio che utilizza temporaneamente una sedimentazione di linguaggi e di sollecitazioni.

Le contraddizioni, gli ossimori fanno parte di una narrazione estetica che si rivela di forte etica.

Bouvet Island prende il titolo e la forma da un’isola che rappresenta simbolicamente gli opposti e metaforicamente apre al nostro conflittuale rapporto con la natura. Bouvet è, infatti, una delle isole più remote del pianeta, antartica, disabitata dall’essere umano, incontaminata, ma al tempo stesso è stata protagonista di uno degli esperimenti nucleari più misteriosi, il caso Vela, un’esplosione avvenuta nelle sue acque e mai rivendicata da alcuna nazione. Un episodio storico mai risolto, un segreto politico da intrigo internazionale che rimarrà, probabilmente, per sempre un enigma.

Bouvet Island fonde e condensa nella sua struttura fisica e concettuale molti degli elementi tipici della processualità e della ricerca di Stefano Cagol: l’attenzione verso il nucleare, la natura estrema e l’agire dell’uomo, l’idea dei limiti, dei confini, del dominio che condizionano il nostro “essere nel mondo”.

Poche volte l’opera Bouvet Island è stata realizzata dall’artista nella tonalità oro. In ambito spirituale, questa colorazione è solitamente associata alla luce e al divino: si dice che meditando e basando le visualizzazioni sul colore oro, si può instaurare un dialogo con la divinità. Confrontare quindi con il tempo, il futuro e il passato.

È un colore da sempre associato al sole, ma anche all’idea di forza e ricchezza, condividendo così un legame con alcuni dei concetti più tipici del materialismo, come la vanità e l’arroganza dell’essere umano.

Attraverso la luce vogliamo portare il visitatore verso una nuova narrazione del quotidiano, universale, al di là del tempo, che possa indirizzare a un senso di sintonia.


‘The Bouvet Island’ by Stefano Cagol Opening at ETRU Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
on February 20, 2024. (Photo by Elisabetta Villa)
Su concessione del Ministero della Cultura – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

La mostra è resa possibile grazie al prezioso contributo e al supporto degli amici dell’associazione e alle aziende sostenitrici: il main sponsor Casali, DEI Italia, Food Techonology Holding, Casale Del Giglio e Movimento Turismo del Vino del Trentino Alto Adige.

Media partner: Forme Uniche.
Realizzazione dei materiali grafici a cura di Silvia Piazza

Sarà possibile partecipare alla vernice tramite tempestiva prenotazione inviando un messaggio WhatsApp al numero 333.3021151.

Dopo il vernissage, la visione dell’opera è consentita con il pagamento del biglietto di ingresso, nelle sue varie formule (solo giardini, o ordinario con ingresso alle sale espositive).

Main Sponsor è l’azienda marchigiana Casali, che contribuisce dal 1936 alla storia dell’edilizia italiana con i propri materiali e soluzioni, esportando i propri prodotti in ogni parte del mondo. Casali sostiene da tempo e attivamente progetti culturali, promuovendo il valore dell’arte in ogni sua forma.

sito: www.casali-group.com

AAC Platform o Associazione Arte Contemporanea è una piattaforma nomade no profit per la diffusione della cultura contemporanea, con un’attenzione seminale per i temi sociali e politici, l’ecologie, l’attivismo e il dialogo con la storia dell’arte. La sua ricerca ha una vocazione propositiva in espansione votata nell’estendere le collaborazioni con l’Istituzioni, i poli museali delle università, ed i musei. Si annoverano tra le mostre realizzate e prodotte: After the Crash la mostra collettiva curata da Camilla Boemio parte del programma The European Project Immersion in Scientific words through Arts (ISWA) sviluppata dall’associazione che ha organizzato i laboratori e le conferenze tematiche all’Orto Botanico di Roma; CAPSULA 2030 progetto realizzato dall’artista Marco Ranieri per la Diciassettesima Giornata del Contemporaneo 2021; Natural/UnNatural la mostra curata per Co/Lab e parte del programma ufficiale sperimentale di Art Platform – Los Angeles 2012; la personale di Jérôme Chazeix: The coat of hipness (materiali velati) co-curata per AltaRoma2020 da Label201 e sostenuta da Centro Accessori (2020); ed infine l’evento satellite Mestizo Dispossessed con Ismael de Anda III & Eugene Ahn alla AOC F58 Galleria Bruno Lisi parte del programma di Pera + Flora + Fauna, Evento Collaterale ufficiale della 59th International Art Exhibition La Biennale di Venezia.


CAMILLA BOEMIO
AICA International Art Critics member
AAC Platform Co-Founder
Writer, Consultant & Curator
39.3333021151 
http://www.camillaboemio.com/
http://aniconics.wordpress.com/

Curator Nigerian Pavilion – 15^ International Architecture Exhibition La Biennale di Venezia 
http://www.camillaboemio.com/nigeria/nigeria.html

Deputy Curator Maldives Pavilion 
55^ International Art Exhibition La Biennale di Venezia 
http://maldivespavilion.com/blog/about/

Roma, Palazzo Bonaparte: in arrivo la mostra “MARIO TESTINO – A BEAUTIFUL WORLD”

Mario Testino
Ethiopia
2019
Fotografia, 180×120 cm
© Mario Testino

“Fin dall’inizio di questo progetto ho sentito di doverlo chiamare A Beautiful World perché stavo scoprendo nuovi tipi di bellezza in luoghi che non avevo mai guardato prima…”
Mario Testino

“Nei miei viaggi mi sono reso conto che quando un paese perde il legame tra la sua storia e il suo abito tradizionale, qualcosa di veramente prezioso è andato perduto”
Mario Testino

Con la grande mostra

“MARIO TESTINO – A BEAUTIFUL WORLD”

Arthemisia presenta nelle sale di Palazzo Bonaparte a Roma un progetto completamente nuovo di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea.

Negli ultimi sette anni Mario Testino ha visitato circa trenta paesi e realizzato oltre 70 fotografie di grande formato qui presentate insieme per la prima volta.

In “A BEAUTIFUL WORLD” Testino si allontana dalla fotografia di moda, genere in cui si è affermato come uno tra i più grandi della sua generazione, per focalizzarsi su immagini di un’incredibile varietà di abiti e costumi tradizionali ma allo stesso tempo innovativi, indossati con orgoglio dalle genti che continuano a preservarne e tramandarne le origini.

MARIO TESTINO – A BEAUTIFUL WORLD

25 maggio – 25 agosto 2024
Palazzo Bonaparte, Roma

Dal prossimo 25 maggio a Palazzo Bonaparte di RomaArthemisia presenta in anteprima assoluta “A Beautiful World”, il nuovo progetto ideato da Mario Testino, uno dei più celebri fotografi contemporanei a livello internazionale.

Nato in Perù nel 1954 da origini irlandesi e italiane, Mario Testino si trasferisce a Londra nel 1976 dove inizia a farsi un nome e a diventare uno dei fotografi di moda e ritrattisti più innovativi della sua generazione e le sue fotografie appaiono sulle principali riviste di moda del mondo. Punto di riferimento di altissimo rilievo nell’arte della moda, le sue immagini sono spesso diventate leggendarie come le persone che ha fotografato, da Kate Moss a Madonna, da Naomi Campbell a Lady D e molte altre ancora.

Terence Pepper, curatore della fotografia alla National Portrait Gallery di Londra, lo ha definito il “John Singer Sargent dei nostri tempi”, mentre il direttore della galleria, Charles Saumarez Smith, parlando della retrospettiva da record “Mario Testino PORTRAITS” del 2002, ha sottolineato il rapporto forte tra l’opera di Testino e la tradizione dei ritrattisti di corte, da Holbein a Reynolds, da Goya a Rubens.

Negli ultimi sette anni, la sua ricerca di nuovi soggetti oltre i confini del mondo della moda ha portato la sua attenzione su un nuovo percorso creativo, in cui ha trovato ispirazione nelle identità culturali dei paesi in cui aveva cominciato ad ambientare i suoi servizi di moda già dal 2007.

Dal 2017 ha attraversato più di 30 paesi, concentrando la sua arte sull’esplorazione dell’unicità culturale e tradizionale che ancora si trova in un mondo rapidamente globalizzato.
“A Beautiful World” è la navigazione straordinariamente magica e sfumata di Testino tra le complessità e i contrasti dei nostri molteplici modi di appartenere: individualità e conformismo, comunità, rituali, idee del sé, simboli e sistemi di credenze.

Mario Testino
Photograph by
Philippe Kliot
© Mario Testino

La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Domus Artium e vede come sponsor Uzbekistan Art and Culture Development FoundationArt Partner e Generali Valore Culturamedia partner Urban Vision e mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e Atac.


Date al pubblico
25 maggio – 25 agosto 2024

Orario apertura
Tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00
(la biglietteria chiude alle ore 19.00)

Biglietti
Intero € 15 (audioguida inclusa)
Ridotto € 13 (audioguida inclusa)

Informazioni e prenotazioni
Tel. + 39 06 87 15 111

Sito web
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.It

Social media e Hashtag Ufficiale
#TestinoBonaparte
@arthemisiaarte
@mostrepalazzobonaparte
@mariotestino

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Sistiana, Duino Aurisina – Portopiccolo Art Gallery: SOBIVANJE/CONVIVENZA Mostra fotografica -FESTIVAL DEL VENTO E DELLA PIETRA

Yesica Perez
L’ENERGIA DEI LUOGHI  FESTIVAL DEL VENTO E DELLA PIETRA
SOBIVANJE / CONVIVENZA


Mostra fotografica

Inaugurazione sabato 16 marzo 2024 ore 18.00

PORTOPICCOLO ART GALLERY  Portopiccolo – Sistiana (TS)

Si è inaugurata sabato 16 marzo, alle ore 18.00, alla Portopiccolo Art Gallery (Sistiana, Duino Aurisina) la mostra fotografica “Sobivanje/Convivenza“, ultimo evento del Festival del Vento e della Pietra organizzato dall’Associazione Casa C.A.V.E. insieme a iManaLAB (visitabile sino al 10 aprile 2024 – Orario: ven. sab. 17.00 – 20.00 / dom. 10.00-13.00 / 17.00-20.00 o su appuntamento: +39 333 4344188).

L’esposizione, a cura della storica dell’arte Sara Nuša Golob Grabner con la collaborazione di Andrea Bojić e Maša Lancner  è il risultato di un corso di fotografia della scuola IMAF – Nova Gorica (Slo) della durata di diversi mesi, durante il quale i fotografi partecipanti hanno sviluppato i loro progetti sotto la guida di mentori internazionali: Ângela Berlinde (Portogallo), Simon Chang (Taiwan/Slovenia), Davide Degano (Italia), Giulia Iacolutti (Italia), Cecilia Lutufyan (Argentina).

Il titolo della mostra evidenzia l’essenza del progetto: la possibilità di coesistenza e co-creazione, mentre i progetti finali permettono di visualizzare l’importanza della connessione tra concetti, stili e realizzazioni differenti, nate grazie alla motivazione e al desiderio di sviluppo e apprendimento.

Gli artisti affrontano una vasta gamma di argomenti, dalla documentazione della vita di un coinquilino, alla malinconia stagionale, alla psicologia dell’esperienza transgenerazionale, alle atmosfere e alle storie degli spazi, alla femminilità e alla malattia… creando così un insieme che esprime il loro approccio altamente empatico, approfondito e ponderato alla fotografia, che in tutti i sensi realizza il concetto di coesistenza. In mostra i progetti di Roberta Battiston (Italia), Martina Birsa (Slovenia), Marcel Kump (Slovenia), Pina Lenart Vengust (Slovenia), Mateja Nikolić (Slovenia), Yesica Pérez (Argentina), Raffaele Saviano (Italia), Klemen Skubic (Slovenia) e Minea Vrabl (Slovenia).


ENERGIJA PROSTOROV 9. / FESTIVAL VETRA IN KAMAN
 
SOBOTA, 16. MAREC 2024 _ ob 18.00
PORTOPICCOLO ART GALLERY
Portopiccolo – Sistiana (TS)
 
SOBIVANJE / CONIVENZA
FOTOGRAFSKA RAZSTAVA
projekti Roberta Battiston (Italija) Martina Birsa (Slovenija) Marcel Kump (Slovenija) Pina Lenart Vengust (Slovenija) Mateja Nikolić (Slovenija) Yesica Pérez (Argentina) Raffaele Saviano (Italija) Klemen Skubic (Slovenija) Minea Vrabl (Slovenija)
kustosinja
Sara Nuša Golob Grabner / umetnostna zgodovinarka
sodelovanje Andrea Bojić, Maša Lancner
organizacija
iManaLAB / Casa C.A.V.E. 

Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

L’Avanguardia nel deserto: una storia mai raccontata

Tatevosyan O.K.: La tenda della frutta. 1928, Olio su tela 67 x 85 cm
UZBEKISTAN: l’Avanguardia nel deserto. la Forma e il Simbolo
Venezia, Ca’ Foscari Esposizioni
17 aprile – 29 settembre 2024

La mostra “Uzbekistan. L’Avanguardia nel deserto” presenta per la prima volta al pubblico italiano e del mondo occidentale una pagina straordinaria e ancora poco nota dell’arte della prima metà del XX sec. Il progetto espositivo, che si dispone nella sede prestigiosa di Ca’ Foscari Esposizioni a Venezia, è promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura ed è curato da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, direttori del Centro Studi sull’Arte Russa dell’Università Ca’ Foscari Venezia, coadiuvati da un prestigioso comitato scientifico internazionale; mette insieme, in un arco cronologico dalla fine dell’Ottocento al 1945, circa 100 opere (soprattutto dipinti su tela e su carta, cui si aggiungono emblematici reperti della tradizione tessile uzbeka) provenienti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus, quello che la stampa internazionale indica da qualche anno, non impropriamente, come “il Louvre del deserto”.

È la prima esposizione nella storia a stabilire delle precise relazioni tra le due più importanti raccolte d’arte del Novecento presenti in Uzbekistan: si tratta di un elemento fondamentale per comprendere la profondità di una vicenda artistica come questa, ma non è l’unica novità della mostra. Finora si era pensato infatti alle opere e agli artisti anche più innovativi che lavorano in Centro Asia nel terzo e quarto decennio del Novecento come a una declinazione periferica e marginale della grande svolta operata nelle capitali russe dal 1898 al 1922 da una straordinaria generazione di artisti (Fal’k, Kandinskij, Ekster, Lentulov, Rodčenko ecc.). Ciò che invece si potrà osservare è la genesi e il successivo sviluppo di una autentica scuola nazionale, di una “Avanguardia Orientalis” affascinante e unica. Un risultato straordinario, che è stato possibile ottenere solo affiancando la raccolta del Museo Nazionale di Tashkent (dove già all’inizio degli anni ’20 erano presenti importanti capolavori dell’Avanguardia russa, tra cui 4 opere di Kandinskij) con quella di Nukus: da una parte l’anticipata ricezione di una matrice di grande modernità, che riprende e diffonde anche tutte le esperienze dell’Europa occidentale, dall’altra la sua trasformazione in un linguaggio totalmente originale, multietnico e interdisciplinare.

La mostra presenta come sottotitolo “La forma e il simbolo”. Il primo termine rinvia all’influenza esercitata sulla pittura del Centro Asia dall’Avanguardia storica russa mediante le opere in parte inviate a Tashkent, in altra parte raccolte da Savickij a Nukus: una selezione di segni di straordinaria qualità, mai in precedenza inviati fuori dei confini dell’Uzbekistan, tra cui 4 opere di Kandinskij (due olii e due disegni su carta): Lentulov, Maškov, Popova, Rodčenko, Rozanova sono solo alcuni dei protagonisti di uno scenario, quello della nascita dell’astrattismo, da tempo riconosciuto come uno dei fondamenti dell’arte mondiale del Novecento.

A queste si aggiunge un’ampia selezione di opere dell’Avanguardia Orientalis. Sono l’esito di un dialogo culturale e artistico profondissimo: da una parte le secolari tradizioni delle sete sfavillanti e la raffinata palette delle decorazioni architettoniche che riprendono i colori del cielo e degli scenari naturali, l’incedere degli animali e i suoni di una lunga vicenda musicale; dall’altra l’esigenza non più rinviabile di un codice pittorico nuovo, mai in precedenza sperimentato nell’Oriente islamico. È proprio questo rapporto a conferire uno spessore simbolico alle opere su tela e su carta che sono esposte.

Ekster A.A.: natura morta, Tela, carta, tecnica mista,
collage 66 х 61 cm

Si tratta inoltre di un dialogo interculturale, che mette insieme artisti uzbeki, kazaki, armeni, russi d’Oriente, siberiani, quasi tutti formatisi a Mosca e a Pietrogrado, ma tutti radicati in una terra che scoprono e in cui scelgono di vivere e lavorare. L’Avanguardia Orientalis è pertanto un’Avanguardia inclusiva, di confronto e collaborazioni, di incontri e di comuni ascendenze.

È una storia spesso avventurosa, che la mostra di Venezia ha scelto di declinare ponendo su un piano di pari dignità i segni pittorici e grafici e quelli delle arti applicate, con una selezione di manufatti tessili che da una parte rivelano insospettabili consonanze con le moderne frontiere dell’arte, e insieme trasmettono, dall’altra, un patrimonio culturale profondamente simbolico, legato ad antichi culti e a pratiche millenarie.

Mashkov I.I.: Natura morta, Olio su tela 51,5 х 62 cm

La rassegna di Ca’ Foscari è anche l’occasione per richiamare l’attenzione internazionale sulla figura e l’opera di Igor Savickij.

La leggendaria figura di Savickij è la base del percorso, che ha tra i suoi obiettivi anche quello di far conoscere a un pubblico di non solo addetti ai lavori una personalità essenziale per preservare e tramandare molti aspetti, non solo dell’arte del XX sec., ma del complessivo Cultural Heritage dell’Uzbekistan. A lui si deve, nel bel mezzo del deserto nel Karakalpakstan, nella parte nord-occidentale dell’Uzbekistan, la costituzione di una delle più grandi collezioni di arte d’Avanguardia russa nel mondo, seconda in termini di quantità solo a quella del Museo Russo di San Pietroburgo, e pressoché unica testimonianza di uno dei più importanti movimenti artistici della storia russa del XX sec.

Archeologo di formazione, pittore per diletto e talento, collezionista per felice ossessione, dalla fine degli anni ’50 e fino agli anni ’70 del ‘900 Savickij ha raccolto a Nukus migliaia di reperti archeologici e manufatti di artigianato e arte popolare della regione, affiancandoli col tempo ad altre molte migliaia di dipinti e di fogli di grafica provenienti dall’Uzbekistan e dall’Unione Sovietica, in una concezione attualissima di “museo sintetico”, che la mostra riprende e ragiona nell’ampio catalogo Electa, come pure nella disposizione delle opere e nell’originale allestimento multimediale veneziano.

Savickij ha viaggiato senza sosta per raccogliere migliaia di opere d’arte che nel frattempo erano ormai scomparse anche dall’orizzonte e dalla memoria degli studi: le ha rintracciate negli atelier degli artisti o le ha acquistate da vedove ed eredi, nei “deserti” del rifiuto staliniano e post staliniano per la modernità dell’Avanguardia di inizio Novecento. Ha mantenuto al centro dei suoi interessi le opere degli artisti che avevano vissuto a lavorato nel Turkestan, dove lui stesso era stato evacuato negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Ha fatto rivivere nel deserto di Nukus le radici dell’arte moderna in Uzbekistan.

A  Savickij  si deve anche la comprensione e la raccolta di un importante, e pressoché inedito, gruppo di opere, pittoriche e grafiche, del Gruppo Amaravella (il termine, sanscrito, di etimologia incerta, probabilmente relativo a “spazio in espansione”), impegnato, in un breve volgere di anni, tra 1923 e 1928, a tradurre visivamente, nel solco della lezione di Nikolaj Roerich, i nodi cruciali delle teorie cosmiste all’epoca diffuse nel mondo russo. Il Museo di Nukus è il principale contenitore (e tra i pochissimi al mondo) di opere del Gruppo, che saranno esposte per la prima volta a Ca’ Foscari.


ORARI E APERTURE STRAORDINARIE
Martedì-Domenica: 10.00 -18.00
Lunedì chiuso
Ingresso libero
Apertura straordinaria serale sabato 22 giugno in occasione di Art Night

Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049.66.34.99
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net                    
 
Università Ca’ Foscari Venezia
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MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro: LE AFFINITÀ IMMAGINATE

Melkiorre Melis: Ragazza di Bono – Sorriso di Sardegna, 1926, terracotta dipinta e invetriata.
Credito fotografico Pierluigi Dessì, Confinivisivi
LE AFFINITÀ IMMAGINATE
Opere dalla collezione del MAN_Appartenenze #3
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro

28 Marzo – 16 Giugno 2024

A cura di Chiara Gatti e Rita Moro
 
Inaugurazione: Giovedì 28 Marzo ore 19

Torna esposta la collezione del museo MAN di Nuoro, la più importante raccolta
d’arte moderna e contemporanea legata alla storia della Sardegna.
Da Mario Sironi a Maria Lai, da Francesca Devoto a Giovanni Campus,
da Costantino Nivola a Lisetta Carmi. Un patrimonio collettivo che affonda nella memoria del luogo
e apre l’orizzonte ai linguaggi delle giovani generazioni.

Il museo MAN di Nuoro è lieto di annunciare “Le affinità immaginate”, una grande mostra dedicata alla collezione storica che esce dai depositi per un progetto di rilettura e riallestimento. Il percorso è volto alla partecipazione della comunità locale, per attivare una riflessione su temi identitari, ma con lo sguardo sensibile a prospettive universali. Dalla microstoria alla macrostoria dell’uomo: la Sardegna, la sua arte, la sua cultura, rappresentano un caso esemplare di fatti maggiori, un concentrato di eventi che rispecchiano quelli italiani, in una dimensione circoscritta ma fondamentale come tassello di un orizzonte ampio.

Dal verismo di Antonio Ballero al divisionismo del primo Sironi, dal ritorno all’ordine di Ciusa Romagna al realismo borghese di Francesca Devoto, dall’astrattismo di Mauro Manca alle vite straordinarie di Fancello, Nivola e Pintori, dalla prorompente e toccante creatività di Maria Lai, fino alle ricerche delle ultime generazioni. In questo caso, spiccano allestimenti site-specific realizzati per gli spazi del museo nell’ambito di premi vinti grazie ai bandi del Ministero e dove i nomi dei sardi emergenti si alternano ad altri, chiamati ad abitare e a raccontare l’isola.

Una scelta di 100 capolavori su mille opere della collezione permanente punteggiano un percorso ripensato alla luce di nuove indagini e all’indomani della pubblicazione del catalogo edito da Officina Libraria col titolo “100 Capolavori dalla collezione del MAN”. Una ricognizione a 360 gradi fra acquisizioni, donazioni e comodati, permette di leggere in modo differente le connessioni fra soggetti e autori, iconografie e varianti. L’allestimento ispirato a una sorta di macchina del tempo – diversamente dal classico andamento cronologico – crea cortocircuiti, andate e ritorni, flashback e salti nel contemporaneo – al fine di stimolare nel visitatore possibili affinità, eredità di stile o di contenuto. Importanti sono i tributi a Costantino Nivola (scelto da Adriano Pedrosa curatore della prossima Biennale di Venezia per la sua mostra dedicata agli esuli nel mondo) oltre a Jorge Eielson (in linea con le celebrazioni internazionali per il centenario dalla nascita), e a Guido Strazza maestro dell’astrazione italiana dal dopoguerra in avanti, legato alla Sardegna per i natali materni e per una forte amicizia intellettuale con Maria Lai. Strazza ha concesso in donazione al MAN tre opere monumentali esposte ora per la prima volta.

Felice Melis Marini: Autoritratto, 1909, Carboncino su carta.
Credito fotografico Pierluigi Dessì, Confinivisivi

La collezione del MAN festeggia in questa occasione i suoi 25 anni di vita; nata insieme al museo, nel 1999, è diventata rapidamente una delle più significative testimonianze dell’arte in Sardegna, dall’alba del secolo fino ai giorni nostri. Tutte le opere del fondo hanno un valore storico e sociale, oltre che artistico, nel caso di esemplari che hanno avuto un rilievo particolare sullo sfondo dell’isola, della sua identità e dei suoi mutamenti. Immagini tipiche della tradizione, connesse all’antropologia dei luoghi, ai costumi, ai riti, si alternano a ricerche estetiche informate ai movimenti e alle sperimentazioni in corso da Roma a Venezia a Milano, e che hanno segnato l’evoluzione dell’arte in Italia tanto quanto l’esperienza degli artisti sardi approdati nei centri più vitali della penisola, dove hanno studiato e intrecciato le proprie origini con i modi delle correnti d’avanguardia.

In parallelo alla mostra sulla collezione, il MAN inaugura tre importanti progetti d’arte contemporanea, frutto dei bandi promossi dal Ministero della Cultura, Italian Council e PAC, Piano per l’arte contemporanea. Tre mostre in tre spazi del museo che andranno ad armonizzare idealmente con le opere storiche della raccolta, per temi condivisi, dall’iconografia del pianto rituale a quella del lavoro operaio nelle miniere. 

A cura di Elisabetta Masala, il progetto è sostenuto dal PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Il progetto è realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito dell’11ª edizione dell’Italian Council (2022); promosso e prodotto da Lo schermo dell’arte, con il contributo di nctm e l’arte.

L’opera entrerà a far parte della collezione del MAN di Nuoro.

Performance, Video, Installation. Progetto vincitore del bando Italian Council 2022. Co-finanziato da Stronger Peripheries, co-prodotto da Zeit Art Research, Milan (IT) Viernulvier -Gent (BE), Flux Factory NYC (US), MAN Nuoro, Bunker Ljubljana (SI), Sardegna Teatro, Cagliari Cultural partners Ramdom Lecce, Careof Milano, acquisizione Mambo Bologna. Curato e realizzato in collaborazione con Maria Paola Zedda.


Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI
Via San Mattia 16 35121 Padova
Tel. +39.049.663499
referente Simone Raddi
simone@studioesseci.net
www.studioesseci.net
 
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27
08100 Nuoro
tel +39.0784.252110
Orario invernale: 10:00 – 19:00 (Lunedì chiuso)
info@museoman.it

Inaugurata al Museo Orto Botanico di Roma l’installazione Fragile Ecosystem di Giulia Pompilj 

FRAGILE ECOSYSTEM
Installazione di Giulia Pompilj

 
Museo Orto Botanico – Serra Espositiva
Largo Cristina di Svezia, 23 A – 24 – Roma
 
Dall’8 marzo al 6 aprile 2024

Dall’8 marzo al 6 aprile 2024 il Museo Orto Botanico – Sapienza Università di Roma presenta negli spazi della Serra Espositiva l’installazione site specific Fragile Ecosystem di Giulia Pompilj, con la collaborazione di Edoardo Tedone – soundscape design. 
L’installazione, realizzata con tessuti e tinture di origine vegetale, riflette sulla precarietà dell’ambiente naturale e richiama le silhouette e gli echi di un ecosistema in via di estinzione. I tessuti in cotone, attraversati dal vento, evocano l’effimero paesaggio di un mondo al suo stato terminale, nel quale, nascosto tra le pieghe, un debole bagliore resta in vita, a simboleggiare la resilienza della natura di fronte alle avversità. Al centro di Fragile Ecosystem è quella tensione che intercorre tra un ecosistema e gli elementi che lo compongono, spostando così il punto di osservazione sulla complessa rete di effimere relazioni di cui l’ambiente si nutre.

La forza di un ecosistema risiede nella sua capacità di ripristinare l’equilibrio in caso di perturbazioni. Tuttavia, tutti gli ecosistemi, se sottoposti a prove eccessive, possono rivelarsi fragili. La specificità e le condizioni che ne permettono lo sviluppo rendono alcuni ecosistemi più vulnerabili di altri: se una componente viene meno a causa di disturbi eccessivi o prolungati, anche gli ecosistemi più robusti possono subire danni irreparabili.

L’inserimento dell’opera all’interno del Giardino Botanico di Roma, luogo di biodiversità e di tutela della flora, apre un dialogo suggestivo sulla fragilità dell’esistenza biologica, coadiuvato dalla capacità dell’artista di trasformare processi materiali in veicoli narrativi e divulgativi.

Giulia Pompilj esplora la complessa trama di aspetti biologici, storici e sociali che plasmano gli ecosistemi. La curiosità intellettuale di Giulia ha trovato una vivace espressione presso la Design Academy Eindhoven nei Paesi Bassi, dove si è laureata nel dipartimento “Food Non-Food” nel gennaio 2020. Durante il suo percorso accademico, si è immersa nei mondi del bio e del research design. Durante lo stage a Mater Iniciativa, un centro di ricerca gastronomica in Peru, Giulia ha forgiato una metodologia distintiva: questo metodo coinvolge l’uso del processo di tintura naturale e della ricerca etnobotanica per trasformare le molecole vegetali in colori. Il risultato è una rappresentazione visiva della profonda connessione tra gli abitanti locali e il loro ambiente naturale. Giulia considera questa forma di ricerca, di intuizioni e scienza, un potente mezzo di comunicazione. L’impegno di Giulia per l’arte è riflesso nella serie di mostre internazionali alle quali ha preso parte. Le sue opere, come “What Does Colour Mean”, ora in mostra ad Hong Kong Design Institute e “WARMI” , mostrano la sua capacità di fondere arte e scienza. Oltre alle mostre, Giulia coinvolge il pubblico attraverso conferenze, workshop e pubblicazioni. Eventi notevoli includono “Dirty Dyes” presso il Textile Art Camp di Berlino, o “Behind the Beauty of Fashion”video proiettato durante New York Textile Month, oltre a contribuire a DAMN Magazine. Il suo impegno per l’istruzione si estende a workshop sui processi di tintura naturale, come “Tintura Naturale” presso OZ Officine Zero a Roma e “Natural Dye” presso BGK Holbeak in Danimarca o “Water Lab” per l’Università dell’Arte e del Design a Karlsruhe in Germania. Giulia ha partecipato a residenze artistiche, tra cui “Spark Narration” presso ACED ad Amsterdam e “Metabolic Relation” presso DieDAS a Saaleck, in Germania.


FRAGILE ECOSYSTEM
Installazione di Giulia Pompilj

Soundscape design: Edoardo Tedone
La mostra è accompagnata da una collezione di lampade in ceramica a tiratura limitata
Inaugurazione 7 marzo 2024
Degustazione a cura di Altrovino (www.altrovino.eu)

Museo Orto Botanico – Serra Espositiva
Largo Cristina di Svezia, 23 A – 24 – Roma

Apertura al pubblico
: dall’8 marzo al 6 aprile 2024
Orari: dal martedì alla domenica  9.00 – 17.30 (ultimo ingresso 16.30) – non è necessaria la prenotazione
Biglietteria: 06 49917107 (10:00 – 17:30)
Tariffe: intero 5,00 € (non è necessaria la prenotazione) – ridotto 4,00 € 6-18 anni; over 65; studenti universitari e scuole; soci enti convenzionati – gratuito 0-5 anni; studenti e personale Sapienza Università di Roma; diversamente abili e relativi accompagnatori; docenti accompagnatori di gruppi scolastici
 
Museo Orto Botanico
info-ortobotanico@uniroma1.it
https://web.uniroma1.it/ortobotanico
 
Giulia Pompilj
+39 3936897057
giuliapompilj@gmail.com
www.giuliapompilj.com
 
Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
tel 349 494 5612
roberta.melasecca@gmail.com
Cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Castel Ivano – Trento: The Uncanny Lens | ROGER BALLEN – JOEL-PETER WITKIN

The Uncanny Lens /La Lente Inquietante
ROGER BALLEN – JOEL-PETER WITKIN
A cura di Fortunato d’Amico 

Prima tappa di un tour internazionale 60 opere fotografiche per la prima volta in dittico in mostra in Italia  
16 marzo-13 aprile 2024
Castel Ivano (Tn)
Opening 16.03 ore 18 

The Uncanny Lens/ La Lente Inquietante presenta, per la prima volta in dittico, le opere fotografiche che ripercorrono decenni di carriera di due maestri contemporanei: Joel-Peter Witkin e Roger Ballen.
Entrambi gli artisti sono noti per il loro approccio distintivo e non convenzionale alla fotografia in bianco e nero, alla condizione umana, alla psiche e al grottesco.
La mostra attraverso le opere sovente descritte come provocatorie ed inquietanti cerca di incoraggiare l’esplorazione della mente inconscia attraverso la fotografia e di offrire una visione più approfondita che evidenzi  il rapporto di questi artisti con il Surrealismo e la storia della fotografia.
Il riferimento al “perturbante” in questa mostra è duplice: si riferisce alla qualità intrinseca alle opere stesse, nonché alle strane e straordinarie relazioni visive che il confronto innesca.
Il progetto espositivo rivela un profondo dialogo instaurato negli anni tra i due artisti ed è proprio nella giustapposizione delle loro fotografie che otteniamo una comprensione più chiara della loro estetica unica attraverso i riferimenti stilistici e iconografici al mito e alla fantasia e un apprezzamento più approfondito della fotografia surrealista.


16.03-13.04
martedi -domenica
09-12/ 14-18

Castel Ivano 

via al Castello 1 –
Castel Ivano (TN) 

Progetto di 
Ass.ne Chirone/ Fallone Editore 

Con il patrocinio di
Comune di Castel Ivano 

Partners
METS / Fond.ne Sergio Poggianella

UFFICIO STAMPA
Cristina GATTI
PRESS &P.R.

press@cristinagatti.it
+39 3386950929

La mostra del Sassetta occasione per scoprire uno dei più incredibili borghi d’Italia

Sassetta: Madonna col Bambino, tempera su tavola, 67,5 x 45,3. Siena, Arcidiocesi dalla pieve di San Giovanni Battista a Molli (Sovicille)
IL SASSETTA E IL SUO TEMPO
Uno sguardo sull’arte senese del primo Quattrocento
Massa Marittima, Museo di San Pietro all’Orto
15 marzo – 14 luglio 2024

Mostra a cura di Alessandro Bagnoli

Dal 15 marzo, ai Museo di San Pietro all’Orto si potranno ammirare le magnifiche opere riunite dalla mostra “Il Sassetta e il suo tempo. Uno sguardo   sull’arte senese del primo Quattrocento”. L’esposizione resterà aperta al pubblico sino al 14 luglio, consentendo di ammirare un nucleo fondamentale di tavole di Stefano di Giovanni, meglio noto come il Sassetta (attivo a Siena dal 1423 al 1450), l’artista che immise i fermenti del Rinascimento nella grande tradizione trecentesca senese.

La mostra, curata da Alessandro Bagnoli, è promossa dal Comune di Massa Marittima, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siena – Colle Val d’Elsa – Montalcino, il Dipartimento Beni Culturali dell’Università di Siena, la Diocesi di Massa Marittima – Piombino, la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo.

Il Sassetta riunito al San Pietro vale da solo una visita, per la bellezza delle selezionatissime opere, sue e di precisi artisti di confronto.   

Sassetta, Adorazione dei Magi (31 x 36,4 cm).
Siena, collezione Chigi Saracini

Ma a rendere imperdibile una gita a Massa Marittima in occasione della mostra è anche il contesto che la accoglie. A partire dal Museo di San Pietro, dove tra i diversi capolavori spicca la Maestà di Ambrogio Lorenzetti, poi il contiguo, curioso, Museo dell’Organo e dell’Arte Organaria, e l’intero borgo, incredibile scrigno d’arte e di architettura.

Massa sorse nel cuore delle Colline Metallifere, dal cui sottosuolo si estraeva anche l’argento. Fatto che certo favorì l’istituzione di una zecca cittadina. Il poter battere moneta, il trasferimento in questo luogo protetto della Corte Vescovile prima insediata a Populonia, la presenza di un ceto economico ricco e collegato con l’intera Europa, favorì il crearsi di una serie di monumenti di grandissimo pregio, la cui costruzione venne commissionata alle migliori maestranze del momento. Basti pensare alla maestosa cattedrale di San Cerbone, opera dei Maestri Comacini, al Palazzo Comunale, a quello del Podestà e ad altri che testimoniano il potere e il gusto della classe dirigente tra Medio Evo e primo Rinascimento. Gli imponenti edifici di antichi conventi e monasteri, spesso oggi destinati a funzione diversa da quella originaria, testimoniano l’importanza che ebbero anche a Massa la presenza e la committenza, religiosa.

Ma il monumento più popolarmente celebre della città sono le Fonti dell’Abbondanza, per l’incredibile affresco che le sovrasta: l’albero della Fecondità un unicum nell’iconografia medievale. L’affresco venne realizzato a cavallo tra il ‘200 e il ‘300, a pochi passi dalla Cattedrale, proprio sopra una delle vasche utilizzate per l’approvvigionamento idrico della popolazione. Vi è raffigurato un grande albero, allegoria dell’abbondanza, da cui pendono dei falli di ragguardevoli dimensioni, oggetto della contesa di un gruppo di donne. Il tutto sotto un volo indifferente di neri corvi.   

Quando Siena mise fine all’autonomia del Comune di Massa Marittima, dimezzò la Torre del Candeliere e costruì il Cassero una fortificazione interna alla città per tenere sotto controllo i cittadini ribelli. Questi due gioielli, la torre e il Cassero, furono uniti dall’arco senese, un unicum per bellezza monumentale.

I reperti del ricco Museo Archeologico testimoniano quanto antica sia la presenza umana su queste colline.

Non è di interesse turistico, ma certo storico, il fatto che in questo borgo siano attive ben 3 logge massoniche. Una serena convivenza di pensieri e credi che fa di Massa Marittima un luogo non solo bello da scoprire ma anche da vivere.


La mostra sarà aperta dal 15 marzo al 30 giugno dal martedì alla domenica 9.30 – 13.00 \ 14.30 – 18.00 e dall’1 al 15 luglio tutti i giorni 9.30 – 13.00 \ 14.30 – 18.00.
 
Info e prenotazioni:
Museo di San Pietro all’Orto, Corso Diaz 36 – Massa Marittima 0566/906525;
accoglienzamuseimassa@gmail.com   www.museimassamarittima.it 
 
Ufficio Stampa:
Ufficio Stampa del Comune di Massa Marittima, Monica Moretti, mmoretti95@gmail.com
 
Ufficio stampa del Sistema dei Musei di Maremma e del Parco delle Colline Metallifere, Fabrizio Lucarini    fabrizio@ilogo.it
 
In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
ref. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net