Il tango argentino? Lo ballano a Messina

 

Alla Biblioteca Regionale “Giacomo Longo”, in un piacevole pomeriggio autunnale, ha proprio ragione la direttrice Maria Teresa Rodriquez ad esordire: «Divertirsi non è difficile quando si ha la tessera di una biblioteca». Soprattutto se il clima generoso permette di fruire del chiostro dell’Arcivescovado – lindo e pinto, eccezione non comune nella città accorintiana – e l’evento sembra materializzarsi come le figure tridimensionali dei colorati libri per bambini. A “Tiempo de tango” è stato composto il palinsesto di un incontro fra letteratura, poesia, cinema, e, chiaramente, musica e danza. Perché, fuor di dubbio, i sensuali tanghi e milonghe, dell’affiatata coppia di ballerini argentini Luìs Delgado e Malena Veltri, come l’ondeggiante fisarmonica di Salvatore Galletta, hanno calamitato l’attenzione. Così il pubblico dei presenti s’è ritrovato a fine Ottocento, nelle case da ballo d’oltreoceano, frequentate da povera gente. Quando per stringere una donna s’impiegava un ballabile. Ricordi di cadenze ancestrali, sulle quali intrecciare discorsi ammagliati da Patrizia Danzè, per ascoltare Lilita Pizzi sulla ritmica ispanica dell’Associazione Puerto de Buenos Aires, le pagine di Anna Mallamo, le terapie di coppia di Maria Gabriella Scuderi, le valenze della sceneggiatura filmica di Salvatore Arimatea e Tosi Siragusa per “Ballando il silenzio”. In chiusura, Borges e l’evocazione poetica del tango delle origini. Nato nei vicoli e nei lupanari dei quartieri malfamati, era davvero così poco sensuale e niente affatto sentimentale. I versi di Borges parlano di ammazzati a colpi di coltello e teppisti di periferia. Dopotutto i libri sono qui in biblioteca per questo: per attestare le realtà in evoluzione.

 

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