Quando il Polesine era un crocevia culturale, “buen retiro” e luogo privilegiato per le attività artistiche

Leone Minassian: Angolo di Trecenta. Vista dal Palazzone Spalletti, 1939 olio su cartone. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Crediti fotografici: Fabio Zonta

La mostra su Milani al Roncale
occasione per indagare il ‘900 artistico polesano.

VIRGILIO MILANI
e l’Arte del ‘900 in Polesine

Rovigo, Palazzo Roncale
25 marzo – 25 giugno 2023

Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, da un’idea di Sergio Campagnolo. A cura di Alessia Vedova.

C’è stato un tempo in cui il Polesine fu crocevia culturale e meta di artisti non polesani che si trasferirono in queste terre scegliendole come buen retiro e luogo privilegiato per la loro attività artistica.
Lo racconterà “Virgilio Milani e il ‘900 in Polesine”, la mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, curata da Alessia Vedova, che sarà al Roncale dal 25 marzo al 25 giugno. 

Lucio Scardino, studioso ferrarese, specializzato – tra i diversi ambiti di interesse –  nella storia dell’arte della prima metà del Novecento, al di qua e al di là del Po, tra Emilia e Veneto, è l’autore di questa indagine.

Scardino ricorda come Virgilio Milani, nel 1911, abbia partecipato a una mostra collettiva ai Concordi, ottenendo una medaglia d’oro per una testa di bimba. Ed è proprio in quegli anni, afferma lo studioso, che si inizia a registrare la curiosa tendenza, da parte di alcuni artisti, a scegliere Rovigo come propria residenza. A proposito di questo, Scardino cita il toscano Tito Corbella e il ferrarese Guglielmo Mantovani, entrambi presenti in quella mostra con loro opere, entrambi residenti a  Rovigo. Poi il toscano si traferirà a Roma, dove divenne uno dei più famosi cartellonisti per il cinema mentre il ferrarese fu, ad appena 23 anni, tra le prime vittime della Grande Guerra.

Artisti che arrivano ed altri, rodigini, che vanno.

Così Spartaco Greggio, che dopo le prove in Polesine raggiunge Milano dove si confermerà illustratore e cartellonista di vaglia. O Mario Cavaglieri, che si traferirà stabilmente in Francia.

Nel 1911, da Treviso giunge a Rovigo Gino Pinelli e qui si afferma come vedutista ed eccellente grafico.

Scardino ripercorre anche la mostra ai Concordi del 1917, anno in cui Milani esordì come scultore “pubblico” con il monumento a Cesare Battisti collocato sulla facciata della Gran Guardia. In quella edizione, Pinelli venne premiato con la medaglia d’argento “presentando – ricorda Scardino – paesaggi ancora ottocenteschi, nel gusto del suo maestro Guglielmo Ciardi, giungendo a punte sapide e pittoresche in una scena di genere denominata I promessi sposi: un pastello che non illustrava Manzoni,  bensì un gallo e una gallina posti entro una cesta, in attesa dell’accoppiamento”.

Nel 1923, alla collettiva ai Concordi si fanno apprezzare due paesaggisti originari della provincia, ovvero Ugo Boccato di Adria (1890-1982) e Luigi Cobianco (1893-1967), nativo di Villanova Marchesana. Il primo divenne anzi uno dei migliori pittori del Novecento polesano. Uno dei pochi  ad esporre in mostre nazionali, dalla Quadriennale romana del 1939 al Premio Cremona del 1941, per giungere alla Biennale di Venezia nel 1948.

Cobianco, allievo di Ettore Tito, all’ambiente veneziano restò sempre legato, tanto che finì per insegnarvi pittura al Liceo Artistico e all’Accademia, con soggiorni a Mestre, dove morì.

Alla stessa mostra del 1923 si distinsero inoltre lo scultore e pittore Gino Colognesi (1899-1972) e il pittore Edoardo Chendi (1906-1993), un talento in erba, poiché allora aveva soltanto quattordici anni. Le sculture in gesso di Colognesi, scrive Scardino: “furono giudicate dal Palmieri fra le migliori opere esposte, ma l’artista – anima inquieta ed errabonda – preferì trasferirsi all’estero (Francia prima, Brasile poi), riannodando i rapporti con Rovigo soltanto negli anni Trenta, allorché eseguirà i bassorilievi allegorici per il Salone dell’Economia Corporativa (poi Camera di Commercio) rappresentandovi la mietitura, l’aratura, il commercio del pesce, la fucina, l’industria, in modo invero alquanto farraginoso e retorico se rapportato alla sintesi plastica rivelata da Milani nei monumenti della fase più  novecentista, quello all’esploratore Miani ad esempio o nella mirabile, grandiosa Contadina seduta”. Opera che sarà nella mostra al Roncale. (Clicca QUI per scaricare l’immagine dell’opera)

Sempre in tema di “foresti” venuti ad abitare in Polesine, sono da segnalare Pio Pullini, pittore e illustratore marchigiano, il mantovano Baldissera, il veronese Donati, Chiacigh, quest’ultimo di origine caucasica, Casimiro Iodi, modenese, oltre al più celebre Leone Minassian, armeno.


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