Le storie scritte sopravvivono

Affermava Umberto Eco che «vi sono momenti magici, di grande stanchezza fisica e intensa eccitazione motoria, in cui si danno visioni di persone conosciute in passato… Si danno altresì visioni di libri non ancora scritti». Similmente questo primo volume di Esperienze Mediterranee, e quelli che verranno dopo, li ho letti prima ancora che siano composti. Con lontananza ansiosa, ne ho sfogliato le pagine, una dopo l’altra. Sarà perché mi piace raccontare storie – storie scritte, fotografate, disegnate – sempre però legate alla realtà di un progetto. Anche una pubblicazione è un progetto: non è la semplice combinazione dei contributi di singoli autori. Ogni brano, ogni immagine, è quello che è in virtù delle relazioni che riesce a instaurare. Anche quando il volume è concluso si capisce che una pubblicazione è l’insieme progressivo dei numeri della collana di cui fa parte, quelli che vengono prima e quelli che nasceranno. È per questo che occorre un progetto da seguire, sulla scorta di propositi che, messi in atto, ne tratteggino l’immagine complessiva. Insieme costruiremo, raccogliendo documenti, la microstoria di questo nostro gruppo di lavoro nato su WhatsApp, che in Esperienze Mediterranee dovrebbe riassumere il respiro ampio del Mare che accomuna tante storie differenti. Così da dire, per usare le parole di un personaggio di Luigi Malerba: «Qualcuno leggerà questa storia, non importa quando. Le storie scritte, a differenza dei fatti della vita che voi chiamate realtà, sopravvivono a tutte le intemperie senza spegnersi mai… Le storie scritte possono venire rubate, trafugate, corrotte, riraccontate o riscritte con altre parole e in altre lingue superando il corso dei secoli, mentre i fatti della vita si consumano e scompaiono per sempre dopo che sono avvenuti».