Nel 1868, il settore della pasta e l’Arte bianca in generale, entrano in una grave crisi economica. Questo si deve alla promulgazione della famosa “tassa sul macinato”, da parte di uno dei primi governi dopo l’Unità d’Italia. La legge finisce per colpire le attività manifatturiere non ancora meccanizzate e, in particolare, i vecchi mulini idraulici. Poiché queste piccole aziende si trovano in gran parte al Sud, cosicché il Meridione entra in una grave crisi.
Nel 1878 dei mugnai di Gragnano presentano una petizione al governo. In questo documento viene illustrata la tragicità del momento. Partendo da una realtà florida, con 32 mulini idraulici e 110 pastifici, dopo la legge, molte delle attività falliscono o sono costrette a chiudere, per mancanza di utili. I 14.000 abitanti di Gragnano, così, oltre al pane perdono anche il lavoro. Inutile dire che molti piccoli mulini ad acqua furono costretti a chiudere, qualche altro a meccanizzarsi con motori a cilindri, già presenti nel nord Europa. Nel disastro, purtroppo, impera la lentezza nel rinnovarsi.
Nel Meridione il colpo è più duro. In Sicilia, nella provincia di Palermo, in questo frangente, si contano solo 30 mulini a vapore e 478 ad acqua. In provincia di Messina, addirittura esistono appena 20 mulini a vapore contro 637 mulini idraulici. Le attività molitorie, molto frammentate e di piccole proporzioni, non sono in grado di resistere alle richieste economiche e di mercato. Ciononostante, è proprio da questa grave crisi che parte la riscossa degli imprenditori, che affronteranno con decisione la necessaria meccanizzazione a motore delle loro attività.
Alla crisi del macinato, si aggiunge il potenziamento dell’industria della pasta francese, in concorrenza con quella italiana. In pochi anni, dal 1870 al 1873, infatti, le esportazioni in Francia si dimezzano, perdendo anche fette di consumatori nell’Italia del Nord.