In questo nuovo volume, gli autori della pagina Facebook “Se i social network fossero sempre esistiti” raccontano venti storie di disagio, facendo luce sulle biografie di altrettanti personaggi che hanno spaccato il mondo nonostante il mondo si sia accanito su di loro come gli invitati sul buffet di un matrimonio.
René Descartes, noto in Italia come Cartesio, nasce il 31 marzo del 1596 nel villaggio francese di La Haye. La sua educazione comincia nel collegio gesuita di La Flèche; lì si nutre del più avanzato sapere scolastico dell’epoca, che arriverà, nella maturità, a mettere in dubbio attraverso il suo metodo filosofico. Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Poitiers, ma non eserciterà mai la professione, decidendo invece di arruolarsi nell’esercito e partecipare alla Guerra dei Trent’anni. La vita militare gli permette di viaggiare per l’Europa e gli lascia anche il tempo per dedicarsi allo studio della matematica e della fisica. Arriva così il 1619, l’anno dell’“illuminazione”, quando Cartesio ha la prima intuizione del suo metodo, che inizia a mettere per iscritto nell’opera Regole per dirigere l’ingegno. Nel 1628 si trasferisce in Olanda, dove respira un clima di libertà filosofica e religiosa. Qui compone il trattato Il mondo nel quale sostiene l’ipotesi copernicana. Decide però di non pubblicare l’opera, avendo saputo della condanna di Galilei, avvenuta nel 1633. Elimina allora alcune parti del trattato e pubblica, nel 1637, i tre saggi Diottrica, Meteore e Geometria. Scrive anche una prefazione, che è il suo famoso Discorso sul metodo. Negli anni successivi compone il grande trattato intitolato Meditazioni metafisiche, che dà alle stampe nel 1641. La dottrina cartesiana non riscuote in Olanda il successo sperato. Interessata alla sua filosofia è invece la regina Cristina di Svezia, che lo invita alla sua corte. Cartesio parte per Stoccolma nel 1649 ed è lì che si spegne, l’11 febbraio del 1650.
IMMAGINE DI APERTURA – Foto di morhamedufmg da Pixabay
La Madonna Sistina di Raffaello nella sua Piacenza (da maggio 2020). Particolare.
Si è alzato il velo sul programma di Piacenza 2020, il ricco calendario di eventi che coinvolgerà diversi ambiti che spaziano dall’arte al teatro, dalla danza allo sport, dalla musica lirica a quella classica al jazz, fino a coinvolgere il grande patrimonio enogastronomico, una delle eccellenze più riconosciute a livello internazionale.
Piacenza 2020 è promosso da un comitato composto dal Comune di Piacenza, dalla
Fondazione di Piacenza e Vigevano, dalla Diocesi Piacenza-Bobbio, dalla Camera
di Commercio di Piacenza, in linea con il tema “Crocevia di culture”, con cui
si è candidata al titolo di capitale italiana della cultura.
“Piacenza 2020 Crocevia di Culture – afferma Patrizia
Barbieri, sindaco di Piacenza – è un progetto nato e sviluppatosi grazie
alla sinergia tra le istituzioni e tra gli attori culturali piacentini che si
inserisce nel più ampio quadro di Emilia 2020, il sistema di promozione
territoriale che, con il volano di Parma Capitale della Cultura e con la
sapiente regia di Destinazione Turistica Emilia, riunisce in un unico
cartellone oltre 500 eventi che andranno in scena l’anno prossimo tra i
territori di Parma, Reggio Emilia e Piacenza. Una capacità di fare squadra a
livello interprovinciale che ha già garantito straordinari risultati in termini
di attrattività territoriale e promozione turistica e che avrà nel 2020 il
trampolino di lancio per diventare, dal 1° gennaio 2021, una sfida continua per
rendere quest’angolo di Emilia una destinazione turistica primaria, capace di
mettere in mostra e promuovere le eccellenze di cui è ricca e regalare emozioni
tali da invitare il visitatore a tornare”.
“Il già ricco programma di Piacenza
2020 – prosegue Patrizia Barbieri – sarà in costante divenire e si costituirà
giorno dopo giorno. Se l’originalità del capolavoro di Klimt ritrovato in
questi giorni sarà confermata, ci metteremo subito al lavoro per organizzare
una grande mostra che avrà il fulcro proprio nel Ritratto di signora
dell’artista austriaco”.
“È nota la parabola dei talenti – sottolinea monsignor Gianni
Ambrosio, vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio -, con quel servo che,
per paura, nasconde il suo talento sotto terra. Per tutti, non solo per quel
servo, è facile pensare di salvare un bene nascondendolo. Ma non è la strada
giusta: occorre seguire l’esempio virtuoso degli altri due servi che
valorizzano ciò che hanno ricevuto”.
“L’insegnamento della parabola –
continua monsignor Gianni Ambrosio – vale anche per tutta la gamma di beni
culturali, architettonici, artistici che la storia ci ha consegnato. Per questo
la comunità cristiana deve essere sempre più consapevole che il patrimonio
ricco e prezioso deve essere valorizzato e messo a disposizione di tutti: lo
splendore della bellezza, della bontà e della verità irradia e trasforma gli
occhi, il cuore e la mente. Per questo ritengo doveroso favorire e promuovere
ogni iniziativa per la salvaguardia e la valorizzazione di questo patrimonio: è
una straordinaria risorsa per lo sviluppo economico del territorio, è uno
stimolo per la crescita sociale, culturale e spirituale di tutti, dei turisti e
di noi stessi, cittadini che spesso ignoriamo le molte cose belle che sono in
casa nostra”.
“La Camera di Commercio di Piacenza –
dichiara il suo presidente Alfredo Parietti–
da sempre è presente e attenta alle iniziative del territorio. E anche in
occasione di “Piacenza 2020” abbiamo voluto, con la consapevolezza
del momento difficile che stiamo vivendo, contribuire al fine di rendere
possibili una serie di iniziative che durante l’arco dell’anno valorizzeranno
la città e la provincia di Piacenza. L’aspetto realmente qualificante che mi
preme particolarmente porre in risalto, è la collaborazione tra le varie
istituzioni e le associazioni locali. Questa collaborazione che fino ad ora è
stata solo occasionale magari in concomitanza con alcuni eventi particolari,
ora sta diventando continuativa, si è consolidata, strutturata e lo si
percepisce a tutti i livelli. “Piacenza 2020” è importante ma ciò che realmente
conta è che tutti gli sforzi e le attività produrranno frutti perché condivisi
e portati avanti insieme”.
Massimo Toscani, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ricorda che “abbiamo
partecipato ai progetti del programma per il 2020 – 2021 fin dalle prime
formulazioni (direi fin dalla grande mostra sul Guercino a Piacenza) e
lo abbiamo fatto sostanzialmente in due modi: il primo, a sostegno delle idee
di altri soggetti pubblici e per lo svolgimento corrente delle attività
culturali che caratterizzano la nostra città. E questo rientra tra gli scopi naturali,
diciamo così, della Fondazione”.
“Il secondo modo – prosegue Massimo
Toscani – è stato quello di passare all’impegno diretto su alcuni fronti di
grande interesse per la valorizzazione del patrimonio (è il caso dei monumenti
equestri) e di forte innovazione: penso soprattutto al Centro XNL per la
documentazione delle arti contemporanee, la cui funzione non riguarderà solo la
nostra città, come apparirà chiaro, bensì un sistema medio-regionale a scavalco
di Emilia, Lombardia, Piemonte”.
Dal canto suo, Jonathan Papamarenghi, assessore alla
Cultura del Comune di Piacenza – ha illustrato le potenzialità del sito
internet www.piacenza2020.it che testimonia come “Piacenza 2020 sia un
nucleo in continua evoluzione, con nuovi progetti e nuove iniziative che si
stanno formando e che si svolgeranno anche al di là delle mura farnesiane. Il
sito internet e i canali social a esso collegati racconteranno a un pubblico
allargato il fascino di una terra così ricca di storia, di cultura e di
tradizioni, e sapranno trasformare il visitatore occasionale in un turista
abituale che avrà il desiderio di tornare a Piacenza e nella sua provincia”.
“Una delle cose che più mi rende
orgoglioso – conclude Jonathan Papamarenghi – è vedere come tutte le
istituzioni, tutte le associazioni e tutte le realtà che hanno contribuito a
creare il dossier di Piacenza 2020-Crocevie di Culture, col quale ha partecipato
alla candidatura di Capitale della cultura italiana, stiano lavorando come se
quella sfida fosse stata vinta”.
“Il grande tema che ci siamo dati crocevia
di culture – dichiara Manuel Ferrari, responsabile Culturale della
Diocesi di Piacenza e Bobbio – può essere declinato sotto molteplici aspetti.
Tra questi crocevia di storie, di narrazioni.
Storie di persone, storie di opere. Storie di persone straordinarie,
come quelle che abbiamo cercato di raccontare nell’appena inaugurato MES
(Museo Emigrazione Scalabrini), voluto dai padri Scalabriniani, un museo che
entra nel circuito di Piacenza 2020 e che si candida a diventare un fiore
all’occhiello per la nostra città per il modo in cui il fenomeno migratorio è
raccontato, dalla fine dell’800 ai giorni nostri. L’abbiamo pensato perché
fossero le storie il filo conduttore di tutto il percorso. Storie di ieri e di
oggi. Storie di chi è partito e di chi è rimasto. Storie di chi ce l’ha fatta e
di chi ha fallito. Ma sempre mettendo al centro l’uomo con i suoi sentimenti e
le sue emozioni”.
Piacenza 2020 è parte di Emilia 2020, il sistema di promozione territoriale
declinato nel segno dell’unicità e dell’esperienza, che a seguito della nomina
di Parma quale Capitale italiana della Cultura 2020, riunisce in un unico
cartellone le proposte di Piacenza, Reggio Emilia e della città Ducale.
Piacenza è sempre più convinta di non
essere solo “terra di passo”, come scriveva Leonardo da Vinci, ma luogo capace
di accogliere e “incuriosire” il visitatore con i suoi segreti da scoprire, con
intrecci tra le storie da raccontare, con le sue eccellenze, dalla cupola della
Cattedrale affrescata dal Guercino, ai tre salumi DOP, al Gutturnio, con il suo
fiume e le sue strade, con le sue chiese e i suoi palazzi prestigiosi, alcuni
dei quali torneranno agli antichi splendori, dopo importanti opere di
rigenerazione urbana e di restauro.
Numerose saranno le
iniziative pensate appositamente per Piacenza 2020. Tra queste
l’apertura del MES – Museo dell’Emigrazione Scalabrini, allestito
all’interno della Casa madre dei Missionari Scalabriniani a Piacenza.
Promosso dal Centro Missionari di San Carlo – Scalabriniani,
con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il MESsi struttura come un percorso,
interattivo e multisensoriale ideato dall’architetto Manuel Ferrari con
contenuti multimediali di Twin Studio che, attraverso video, immagini e suoni,
conduce il visitatore ad approfondire il tema delle migrazioni, facendone
comprendere il divenire storico, le dinamiche socio-politiche dal 1870 fino a
oggi, le soluzioni illuminate che un grande uomo di pensiero e azione come
monsignor Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo di Piacenza tra il
1876 e il 1905, definito il Padre dei migranti, ha saputo mettere in
campo, mostrando come la sua azione sia ancora viva nel mondo, grazie
all’operato delle congregazioni religiose e laiche da lui fondate.
Tra le altre grandi
iniziative si segnala l’apertura di un nuovo spazio espositivo nel cuore della
città. Nell’edificio Ex-Enel della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nasce
infatti XNL Piacenza Contemporanea un centro culturale interamente dedicato
all’arte contemporanea, risultato della ristrutturazione di uno stabile
industriale dei primi decenni del Novecento – la ex sede dell’Enel, in via
Santa Franca, 36 -, di particolare pregio architettonico, restituito alla città
come luogo per raccontare il tempo presente.
XNL Piacenza
Contemporanea sarà inaugurato dalla mostra LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI.
Collezionismo italiano contemporaneo, in programma dal 1° febbraio al 24
maggio 2020.
La rassegna, curata da
Alberto Fiz, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, col
patrocinio del MiBACT – Ministero per i beni e le attività culturali e per il
turismo, della Regione Emilia-Romagna, con un progetto di allestimento di
Michele De Lucchi e AMDL CIRCLE e la consulenza scientifica del Polo
Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano, presenta oltre 150 opere,
tra dipinti, sculture, fotografie, video e installazioni di autori quali Piero
Manzoni, Maurizio Cattelan, Marina Abramović, Tomás Saraceno, Andy Warhol, Bill
Viola, Dan Flavin, provenienti da 18 collezioni d’arte, tra le più importanti
in Italia, che indagano trasversalmente movimenti, stili e tendenze della
contemporaneità. Il percorso si completa alla Galleria d’Arte Moderna Ricci
Oddi – i cui locali sono attigui a quelli di XNL – dove una serie di lavori di
artisti tra cui Ettore Spalletti, Wolfgang Laib, Fabio Mauri, Gregor Schneider,
Pietro Roccasalva, dialoga con i capolavori dell’Ottocento e del Novecento,
raccolti dall’imprenditore e collezionista piacentino Giuseppe Ricci Oddi che
costituisce un fondamentale modello di riferimento.
Anche i musei di Palazzo
Farnese si presenteranno con un look rinnovato. Due sezioni particolarmente significative,
dedicate alle ceramiche e alla collezione di reperti romani, proporranno nuovi
allestimenti che miglioreranno la fruizione del ricco patrimonio cittadino.
La Sezione Ceramiche presenta 250 pezzi, alcuni già appartenenti
alla collezione storica delle ceramiche dei musei civici, altri giunti dalla
donazione Besner-Decca. All’interno delle stanze dell’Appartamento stuccato di
Palazzo Farnese s’incontra il consistente nucleo di maioliche lombarde
settecentesche, le numerose porcellane europee e cinesi, oltre a splendidi
esempi realizzati a Venezia, Nove di Bassano, Albisola, Faenza, Milano, Lodi,
Pavia, Castelli d’Abruzzo, Urbania, Pesaro, e oggetti ritrovati negli scavi
effettuati in città e nel territorio provinciale (di
proprietà statale in deposito ai musei civici), che forniscono
interessanti spunti per la ricostruzione di un profilo della produzione
ceramica nel territorio piacentino tra il XVI e il XVIII secolo.
Le
sale della Cittadella dei Visconti e di Palazzo Farnese, da fine marzo,
accoglieranno la Sezione Romana, con oltre 500 reperti che illustreranno
la storia di Piacenza dalla sua fondazione nel 218 a.C. e miglioreranno la
comprensione della città romana, dall’impianto urbanistico e viario ai
commerci, all’edilizia pubblica e privata, alla vita quotidiana, alle necropoli
e ai culti. Nell’ultima sala si darà conto della crisi dell’impero romano e
verranno esposte opere riferibili alla cultura longobarda. Arricchiranno il
percorso, dispositivi multimediali, ricostruzioni di ambienti e “reperti
parlanti”, ma saranno soprattutto gli oggetti e gli spazi meravigliosi in cui
sono inseriti a raccontare oltre mille anni di storia della città di Piacenza.
Il complesso monastico di San Sisto, aprirà le proprie porte per
condurre i visitatori alla scoperta della Madonna Sistina di Raffaello, uno dei
capolavori assoluti dell’arte mondiale, che torna in modo virtuale a Piacenza,
la città per la quale fu commissionata.
Da
maggio 2020, all’interno di uno tra i più preziosi gioielli architettonici di
Piacenza, verrà inaugurata una mostra che si snoderà in ambienti per la prima
volta aperti al pubblico, e che, attraverso video-proiezioni, filmati,
ricostruzioni virtuali racconterà la storia del complesso monastico e della
Madonna Sistina di Raffaello, ora esposta alla Gemäldegalerie di Dresda, creata
proprio per questo luogo.
Da settembre a novembre 2020, lo spazio XNL Piacenza Contemporanea
celebrerà Gianfranco Ferré, raccontando il suo
legame particolare con Piacenza, sviluppatosi in particolare negli anni
ottanta, quando lo stilista aveva sponsorizzato il restauro degli affreschi del
Guercino, all’interno della cupola della cattedrale. Affascinato dai dipinti
del pittore secentesco, Ferré trasse ispirazione delle Sibille del
Guercino per creare una sua collezione di abiti.
Il percorso espositivo prenderà avvio proprio dai disegni per
questa collezione, e proseguirà alla Galleria Ricci Oddi, dove alcuni abiti di Ferré
saranno affiancati a dipinti ottocenteschi in cui si vedono donne eleganti
vestite in costume dell’epoca.
Per
l’occasione, nell’ottica di una valorizzazione del patrimonio culturale
cittadino, sarà creato un biglietto unico che comprenderà la visita a XNL, alla
Ricci Oddi e alla Cattedrale dove salire in quota per ammirare la cupola
affrescata.
Attorno a uno dei simboli di Piacenza, ovvero le statue equestri in bronzo di
Alessandro e Ranuccio I Farnese, nell’attuale piazza dei Cavalli, commissionate
a Francesco Mochi da Montevarchi (1580-1654), uno degli esponenti della
scultura barocca, si svilupperà un’interessante operazione culturale, dedicata
alla scultura. Tra settembre e ottobre 2020 una mostra abbraccerà tutto il
centro storico e, dalla piazza dei Cavalli, si diffonderà in alcuni dei più bei
palazzi istituzionali e privati di Piacenza, documentando la straordinaria
fortuna tipologica del gruppo equestre nel tempo, attraverso una serie di opere
di scultori contemporanei, da Botero a Marino Marini ed Henry Moore.
Il ricco
programma espositivo di Piacenza 2020, si concluderà idealmente
all’Appartamento stuccato di Palazzo Farnese dove, dal 3 ottobre al 16 gennaio
2021, si terrà la mostra La natura morta tra XVII e XVIII
secolo: La tavola e i rituali del cibo. L’esposizione, allestita in uno dei
luoghi di rappresentanza in cui i Farnese davano udienza, ricevevano gli ospiti
e organizzavano feste e banchetti, si focalizzerà sul tema della natura morta,
un genere che a Piacenza, già alla fine del Cinquecento ebbe grande successo.
Per
i temi trattati, l’iniziativa si collegherà con quanto verrà presentato
all’interno di Natura viva, il salone del gusto dei prodotti tipici
piacentini, che si terrà nella chiesa di Santa Maria del Carmine, recentemente
restaurata.
La proposta
di Piacenza2020 si allarga a comprendere i campi della musica e
del teatro. La programmazione del Teatro Municipale offre produzioni
particolarmente significative. È il caso della prima assoluta del Falstaff
di Giuseppe Verdi, con l’orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini, in
programma venerdì 24 gennaio (con replica domenica 26 gennaio), cui seguiranno
i nuovi allestimenti della Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti (28
febbraio), della Pelléas et Mélisande di Claude Debussy (17 aprile) e
del Mefistofele di Arrigo Boito.
Il Teatro Municipale sarà anche il fulcro attorno a cui si
svolgerà la stagione teatrale che porterà a Piacenza alcuni degli attori più
importanti e celebrati a livello nazionale, da Ale e Franz (11 e 12 febbraio) a
Silvio Orlando (10-11 marzo), da Marisa Laurito (21-22 aprile) a Pippo Delbono
(24 marzo).
La colonna sonora di Piacenza
2020 spazierà dalla musica classica al jazz. Tra gli appuntamenti più
attesi, il 7 marzo, il concerto della Filarmonica Arturo Toscanini diretta da
Daniele Gatti, e il Requiem di Mozart (9 aprile) con la Young Musicians
European Orchestra, il BBC Symphony Chorus e il Coro del Teatro Municipale di
Piacenza.
Dal 29 febbraio al 5 aprile, quindi, spazio al Piacenza Jazz
Fest che, come ogni edizione, oltre a portare in città i nomi più famosi di
questa particolare espressione musicale, si
articola su diversi livelli: spettacolo, attività formativa, concorsi,
coinvolgimento realtà culturali, scolastiche e commerciali piacentine), con una
specifica attenzione al sociale (carcere, ospedale, case protette).
Non
va inoltre dimenticato, a settembre, l’appuntamento con la Settimana
Organistica Internazionale, rassegna di grande interesse e valore artistico,
promossa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, che propone una serie di eventi
musicali e un concerto straordinario che vedrà esibirsi i solisti più
prestigiosi al mondo che si cimenteranno di volta in volta con le particolari
sonorità di 4 organi piacentini, posti nella basilica di S. M. di Campagna,
nella basilica di S. Savino, nella basilica di S. Anna e nella basilica di S.
Giovanni in Canale.
Un capitolo importante di Piacenza 2020 sarà dedicato
all’enogastronomia, uno dei vanti di Piacenza e del suo territorio. Tra le
numerose iniziative, dal 5 al 7 giugno, ecco la quarta edizione del Gola Gola!
Food & People Festival, che proporrà
una serie di iniziative legate al cibo, come cooking show, degustazioni,
mercato delle specialità del territorio, dibattiti, ma capaci di esplorare
storia, arte, scienza, letteratura, poesia, economia, musica e tanto altro, o
la tredicesima edizione del Premio Coppa d’oro che ha come obiettivo
principale di far apprezzare i salumi piacentini a denominazione di origine
tutelata ad una platea nazionale e nel contempo valorizzare il territorio
piacentino con le sue eccellenze.
Tra
gli eventi organizzati nel territorio, si ricorda, tra luglio e agosto, il Bobbio
Film Festival, ai Chiostri dell’Abbazia di San Colombano – Bobbio, la rassegna
cinematografica e di incontri con gli autori diretta dal regista Marco
Bellocchio.
Per Piacenza 2020, inoltre, è stato messo a punto una ricca proposta di pacchetti turistici per promuovere e far conoscere la città, con tutti i suoi tesori, e il territorio piacentino, ricco di tradizioni. Tutto il programma di Piacenza 2020 è consultabile sul sito internet www.piacenza2020.it, progettato da Multiplo (www.multiplo.biz) e sviluppato da Remo Romano.
IMMAGINE DI APERTURA– Katja Novitskova – La rivoluzione siamo noi – Collezionismo italiano contemporaneo (01.02.2020 – 24.05.2020)
All’Università degli Studi di Messina, nella sede della prestigiosa Accademia Peloritana dei Pericolanti (sorta nel XVIII secolo), si è svolto un articolato convegno, durante il quale si sono puntualizzati diversi aspetti del progetto orientato alla costituzione di una Macroregione Mediterranea Occidentale in grado di coinvolgere, in sinergia, Paesi europei e del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo. L’iniziativa si è rivolta alle autorità, ai gruppi politici, agli ordini professionali, sindacati enti ed associazioni.
MACROREGIONE EUROPEA DEL MEDITERRANEO E MACROREGIONE DEL SUD
Fondazione Cariplo è una delle principali organizzazioni filantropiche mondiali, che gestisce il patrimonio raccolto in oltre 180 anni dalla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde per portare avanti la sua lunga tradizione filantropica. Fondazione Cariplo vanta una collezione d’arte di notevole valore storico e artistico che si compone di 767 dipinti, 116 sculture, 51 oggetti e arredi risalenti al primo secolo d.C. alla fine del ventesimo secolo. La collezione di Fondazione Cariplo offre una vasta gamma di opere d’arte, dai manufatti in pietra risalenti al primo secolo d.C., alla scultura in legno medievale, attraverso dipinti del Rinascimento italiano e del Barocco ai capolavori dell’Ottocento italiano, e in particolare dell’arte lombarda.
Quella di Biancaneve e i Sette Nani è una delle più famose favole del mondo, popolarmente conosciuta per la sua stesura da parte dei Fratelli Grimm e poi per il film Disney vincitore del premio Oscar nel 1937. Come molti racconti dei Grimm si ispira alle leggende e alle storie della tradizione popolare tedesca. La versione che viene oggi universalmente raccontata è quella più “digeribile” da parte di un pubblico non adulto, e venne pubblicata per la prima volta nella raccolta dei Grimm del 1857. La fiaba del 1812 è profondamente diversa da quella che tutti noi conosciamo… CONTINUA LA LETTURA: Le Oscure Origini della Fiaba “Biancaneve e i Sette Nani”
Spiega Alessandro Barbero: «Lo ius primae noctis è una straordinaria fantasia che il medioevo ha creato, nata alla fine del medioevo, e a cui hanno creduto così tanto, che c’era quasi il rischio che qualcuno volesse metterlo in pratica davvero, anche se non risulta che sia mai successo. In realtà è solo una fantasia: non è mai esistito». Video tratto dalla seconda conferenza di Alessandro Barbero al Festival della Mente di Sarzana 2013
PAESAGGI AGRICOLTURA E AMBIENTE Tra tutele e valorizzazione Brescia, Auditorium San Barnaba venerdì 17 e sabato 18 gennaio 2020 Sito Web: http://www.ipaesaggi.com/
L’evento promosso da Ateneo di Brescia Accademia di Scienze Lettere e Arti, Fondazione ASM Gruppo a2a, Università degli Studi di Brescia, con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Comune di Brescia e con il contributo di numerosi Sostenitori sensibili all’argomento, ad ingresso gratuito, è articolato in due giornate (17 gennaio 2020 mattina e pomeriggio, 18 gennaio 2020 mattina), che si svolgeranno a Brescia presso l’Auditorium San Barnaba, piazzetta Arturo Benedetti Michelangeli in corso Magenta, 44. Autorevoli studiosi e operatori presenteranno con una serie di relazioni la necessità del rispetto e delle interconnessioni tra l’ambiente, l’economia e l’agricoltura, dove il paesaggio soprintende come bene fondamentale. Si vuole proporre un approccio culturale che affronti paesaggi-agricoltura-ambiente in modo inclusivo per la comprensione dei tratti fondamentali geo-morfologici, agro-faunistici e storico-antropici del territorio, con attenzione ai piccoli borghi. Una maggiore conoscenza dei tratti fondamentali induce: consapevolezza e rispetto dei luoghi, turismo consapevole e controllato, educazione ad una agricoltura di qualità e sostenibile. • Il tema Prospettive immediate e future, sicurezze e minacce, coordinato dal giornalista Massimo Tedeschi, sarà introdotto dalla relazione di apertura di Salvatore Settis archeologo, storico dell’Arte e Accademico dei Lincei, a cui seguiranno importanti contributi di docenti e/o professori universitari esperti nelle diverse discipline (geologiche, ambientali, forestali, climatiche, agrarie); • Il tema Insediamenti antropici nella pianura e nelle zone pedemontane, coordinato dal giornalista Riccardo Venchiarutti, alterna interventi di approfondimento come il contributo di Attivaree-Fondazione Cariplo, ad altri di taglio più discorsivo e di intrattenimento come il contributo del musicista Enrico Intra o di Fiorello Primi presidente di I borghi più belli d’Italia; • Il tema Terra ed acqua: le politiche del paesaggio agrario, coordinato dal giornalista Claudio Baroni, dopo relazioni di approfondimento, verrà concluso da una tavola rotonda con gli interventi e la discussione tra i quattro Presidenti di: Coldiretti, Confagricoltura, Associazione Industriale Bresciana, Camera di Commercio Brescia.
Le tre sessioni, sostenute e condivise dagli Ordini Professionali (Ordine degli Architetti PPC, Ordine degli Ingegneri, Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali, Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia, Ordine dei Geologi della Lombardia), verranno intercalate da coffee break offerti da Istituto Vincenzo Dandolo (che si occupa anche dell’accoglienza e dell’allestimento floreale) e da Coldiretti.
IMMAGINE DI APERTURA– Foto di stratrev da Pixabay.
Nel Pittore di anime, Ildefonso Falcones tratteggia il meraviglioso arazzo di un’epoca convulsa, nel quale l’amore, la passione per l’arte, le rivolte sociali e le vendette personali si fondono in un intreccio emozionante, il ritratto di una Barcellona capace di ribellarsi al grigio potere della tradizione, dimostrando ancora una volta un’innegabile maestria nel tessere personaggi vividi e avventure straordinarie sullo sfondo della Storia di cui è appassionato e attento studioso.
Niccolò Machiavelli nasce il 3 maggio del 1469 a Firenze, da una famiglia borghese di modesta agiatezza. All’età di ventinove anni entra a far parte della vita pubblica della città, come segretario della Seconda Cancelleria del comune. Negli anni successivi compie diverse missioni diplomatiche che gli consentono di conoscere a fondo la realtà politica del tempo, in primo luogo quelle condotte nella Francia di Luigi XII e presso il duca Cesare Borgia, che l’autore assumerà ne Il Principe come esempio di abilità politica. Nel 1512 i Medici riacquistano il potere a Firenze, smantellando l’assetto repubblicano. Machiavelli viene rimosso dal suo incarico e, sospettato di congiura, incarcerato e torturato. Uscito dal carcere, si ritira nel suo podere dell’Albergaccio, presso San Casciano. Qui ha inizio un periodo di forzata inattività politica ma di grande produzione intellettuale. Tra il 1513 e il 1520 l’autore compone le sue principali opere storico-politiche: Il Principe, i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio e L’arte della guerra. A questi anni risale anche la stesura di numerose opere letterarie, tra cui il poema satirico L’asino, la Favola e la commedia Mandragola. Cercando un riavvicinamento con i signori di Firenze, Machiavelli dedica Il Principe a Lorenzo de’ Medici, ma solo gradualmente potrà riprendere una modesta attività politica. Quando, nel 1527, i Medici vengono cacciati e viene ristabilita la Repubblica, Machiavelli spera di riottenere l’antico ruolo di segretario ma la sua richiesta viene rifiutata. Ammalatosi improvvisamente, muore poco tempo dopo, il 21 giugno del 1527.
IMMAGINE DI APERTURA – Foto di morhamedufmg da Pixabay