Una sontuosa cena barocca – 3/7


MACCHERONCINI IN CROSTA. 

Ingredienti per 6 persone

per la pasta:
300 gr di farina, 75 gr di zucchero
150 gr di strutto
2 tuorli
50 gr di vino bianco secco
1 grosso pizzico di cannella, sale

per il ripieno:
400 gr di maccheroncini caserecci
50 gr di burro fuso
50 gr di caciocavallo grattugiato
50 gr di parmigiano grattugiato,
1 uovo (sbattuto e allungato con 125 gr di panna liquida)
150 gr di ricotta passata a setaccio100 gr di prosciutto crudo tagliato a dadini
350 gr di fiori di zucca, (con aglio e 50 gr d’olio)
150 gr di piselli piccoli sgranati (con 50 gr d’olio, 60 gr di cipolla grattugiata, pepe, sale, 20 gr di zucchero)
1 uovo per dorare la pasta burro o strutto per ungere lo stampo

 Questo pasticcio di maccheroncini in crosta è un primo piatto caratteristico della cucina nobiliare. La differenza con la cucina popolare, che si sarebbe limitata ai soli maccheroncini, consiste nell’arricchire la pasta con un involucro di sfoglia di gattopardesca memoria. Occorre mettere in evidenza che i maccheroncini, sono conditi in bianco; infatti l’uso del pomodoro invalse solo nei primi anni trenta del XIX secolo, mentre oggi sembra quasi non poterne fare a meno nella cucina nazionale.

Anzitutto preparate l’impasto che costituirà il contenitore dei maccheroncini. Nell’impasto notate l’uso dello strutto in luogo del classico burro e soprattutto dello zucchero e della cannella, che si aggiungono ai consueti farina e tuorli d’uovo, profumati dal vino bianco secco.

Tenete l’impasto al fresco, evitando che essicchi e perda quindi in morbidezza. Spianatene i due terzi con un matterello di legno, ottenendo una sfoglia dell’altezza di mezzo centimetro. Ungete uno stampo per pasticcio e foderatelo con la sfoglia, fino a farla debordare. Naturalmente è preferibile uno stampo alto e decorato, perché la crosta di pasta ne prenderà la forma, dando un grandioso effetto alla presentazione del piatto.

I maccheroncini sono un tipico formato di pasta siciliana; meglio sarebbe se fossero stesi a mano arrotolando l’impasto di preparazione con l’ausilio di un ferro da calza. Tuttavia ne esistono in commercio già pronti, sia di pasta fresca, che secca. Lessate i maccheroncini, al dente (perché dovranno subire una seconda cottura) ed aggiungete il condimento, costituito da burro fuso, ricotta fresca passata al setaccio, caciocavallo palermitano (al più spezzato con parmigiano), dadini di prosciutto crudo.

Preparate a parte fiori di zucca soffritti in padella con uno spicchio d’aglio e piccoli piselli sgranati cotti con olio e cipolla. Riempite quindi lo stampo, con strati di maccheroncini alternati ai fiori di zucca (escluso l’aglio) e ai piselli. Spennellate con l’uovo il bordo superiore della pasta, affinché vi possa aderire la sfoglia di chiusura, incassando così il pasticcio di maccheroncini. Poi decorate la superficie con disegni a piacere ricavati con striscioline o formine di sfoglia rimasta. Spennellate ancora con l’uovo sbattuto prima di cuocere il timballo in forno caldo a 220° per 40 minuti circa.

Quando emergerà dal forno, lasciare riposare qualche minuto il pasticcio prima di sformarlo. Ponetelo su di un piatto da portata e servitelo fumante, sarà gioioso scoprirne il contenuto.

[Fotografia tratta dalla rivista “A Tavola”, rielaborata graficamente da Sebastiano Occhino]

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Depero e l’espressione futurista

 

PROSPETTIVE.

Il simbolo del genio e della creatività è, senz’altro, Leonardo da Vinci. Ma vi sono stati altri esempi di straripante genialità, anche abbastanza recentemente. Tra questi, a modo suo, possiamo citare Fortunato Depero, artista futurista. Creò di tutto e fu un esempio del moderno designer.

L’approccio futurista ci ha sempre colpito per la somiglianza col rinnovamento tecnologico, che andiamo vivendo oggi. L’invenzione dell’ascensore, ad esempio, permise la creazione dei grattacieli, che rendevano possibile, a loro volta, la visione di una nuova città, sia architettonicamente, che urbanisticamente. Cambiava la città con il contemporaneo arrivo di una nuova società e nuove abitudini di vita. Vi sembra poco?

 

Il Tema

Fortunato Depero, fu un artista futurista tra gli altri, che pure furono numerosi, come Boccioni, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Ardengo Soffici, Gino Severini. Tuttavia, Depero emerge storicamente, per aver lasciato ai posteri due Case d’arte, a Rovereto (Trento) e a New York, in cui ritroviamo composizioni varie, investendo espressioni artistiche che variano dagli oggetti, alla pubblicità e ai manifesti. L’opera di Depero, infatti, si svolse con un’ottica a 360 gradi, investendo campi diversissimi tra loro, nell’aspirazione visionaria di immaginare (e creare) il mondo del futuro, appunto futurista. Come per oggi, il loro riferimento era la nuova tecnologia di allora, quale l’invenzione della macchina, la motocicletta, l’aereo o l’ascensore.

Fortunato Depero fu definito “pittore, scultore e pubblicitario”, ma si dedicò a creare l’impensabile, con una vera visione totale. Ebbe come committenti molte aziende produttive leader italiane. Questa grande esuberanza artistica dava vita a disegni, manufatti, stoffe e occasioni pubblicitarie. Tant’è che, nel 1957, Depero stesso creò la Casa d’arte a Rovereto, denominata “la Casa del mago”, dove erano esposte le sue composizioni, come in un museo, ma che conteneva, contemporaneamente, il proprio laboratorio, dove lavorava l’intera famiglia. Desiderio dell’artista non era solo quello di esprimersi, ma di creare oggetti d’impatto sulla società: sia belli, ma soprattutto utili. Un vero designer moderno.

In seguito, nel 1928, lui e la moglie replicarono la Casa di Rovereto, aprendo, a New York, la “Deperòs Futurist House”, una specie di filiale, che operava sul mercato americano.

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Cos’è un libro d’artista?

 

LIBRI D’ARTISTA.

Risponderei: il libro d’artista è il mezzo espressivo di un lavoro artistico. Tutti saprebbero identificare un lavoro artistico guardando un quadro. Nel nostro caso specifico il mezzo prescelto per esprimere un’idea è il libro. Col progetto Black & White di Experiences, ad esempio, il libro è pubblicato in edizione limitata e numerata, ma abbiamo tanti altri autori che hanno prediletto la medesima strada. La maggior parte, però, ha preferito il libro come esemplare singolo, per questo motivo si usa indicarlo con l’espressione francese di “unique”. Sull’oggetto libro, l’autore ha, quindi, lavorato per dare vita ad un’opera d’arte che ha valore “di per sé stessa”.

In realtà gli artisti si sono occupati per secoli di libri unici come i manoscritti o multipli come quelli prodotti a stampa. Ciò nonostante il libro d’artista si è imposto come un nuovo genere legato alle “Belle Arti” solo nella seconda metà del XX secolo. Il libro d’artista è, perciò, l’opera d’arte di un artista visivo che usa, nella preparazione dei suoi lavori, un formato standard di libro oppure un supporto ispirato a qualsiasi mezzo di trasmissione scritto, come è possibile ritrovarlo nella storia. Basti pensare a tavolette d’argilla, a materie vegetali, a conchiglie, ossa, pergamene, carta, metalli. Un esempio di questa usualità con i supporti storici potrebbe essere la ricerca di Gerard de Brénnel, artista che assomma nei suoi lavori influenze, spagnole e francesi, tratte dalla plastica, dall’incisione o dalla serigrafia. Uno dei suoi lavori è nella immagine che accompagna questo articolo.

Una cosa è certa, a metà del XX secolo, gli artisti hanno iniziato a sperimentare mezzi, formati, nonché materiali, meno usuali, così da trovare strade alternative ai tradizionali generi di espressione, quali pittura, scultura od opere grafiche. Interessati dal supporto “libro”, hanno iniziato a utilizzare questo mezzo antico (legato fino ad allora ai testi letterari) per un uso assolutamente nuovo di sperimentazione artistica. Vedremo – se mi seguirete – qualche esempio antico e moltissimi esemplari della produzione contemporanea.

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