Telemaco Signorini – La sala delle agitate nell’ospizio di San Bonifacio

La sala delle agitate al San Bonifazio in Firenze, 1865, Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro, Venezia

IL DIPINTO

La sala delle agitate nell’ospizio di San Bonifacio, noto anche come La sala delle agitate al San Bonifazio in Firenze o semplicemente come La sala delle agitate è un dipinto del pittore macchiaiolo Telemaco Signorini, eseguito nel 1865 e conservato nella Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro, a Venezia. Il soggetto raffigura un reparto psichiatrico femminile dell’antico ospedale di San Bonifacio di Firenze, popolato da un numero di donne agitate, ovvero di malate di mente in preda a forti manifestazioni di eccitamento: più che esseri viventi le recluse sembrano essere ombre provenienti da un’oscura bolgia infernale. Un’alienata è colta mentre sta impetuosamente minacciando con il pugno alzato un interlocutore invisibile, che solo lei vede; un’altra, sul lato opposto del locale, passeggia confusamente per la stanza, come se rincorresse un pensiero fisso ed estraniante al tempo stesso. Altre donne sonnecchiano o gridano, altre ancora hanno uno sguardo assente e perso nel vuoto, e una arriva persino a raggomitolarsi sotto un tavolo cercandovi rifugio.

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Ritratto fotografico di Telemaco Signorini

L’ARTISTA

Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – Firenze, 10 febbraio 1901) è stato un pittore e incisore italiano. Telemaco Signorini nacque il 18 agosto 1835 a Firenze, figlio di Giustina Santoni e Giovanni Signorini, stimato pittore al servizio del granduca di Toscana Leopoldo II. Dopo aver tentato gli studi classici, il giovane Telemaco sarebbe passato all’arte, assecondando così il volere del padre, sotto la cui guida iniziò la sua formazione pittorica. Nel 1852 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, anche se seguì svogliatamente i suoi corsi: nel suo animo, infatti, sorse ben presto una naturale insofferenza alle rigidezze convenzionali ivi promosse. Già nel 1856 avrebbe lasciato l’Accademia, svincolandosi così dagli schematismi accademici e approdando alla pittura en plein air, che esercitò insieme agli amici Odoardo Borrani e Vincenzo Cabianca.

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